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La fisica resa semplice.

Aperto da iano, 15 Maggio 2022, 15:57:22 PM

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iano

In un fumetto disegnato dal mitico Mort Walker appare un personaggio di nome Zero che legge un libro, ''La fisica resa semplice''.
Nella vignetta successiva legge ''La fisica resa molto semplice'', e in quella successiva appare  ancora mentre legge  ''La fisica resa molto molto semplice''.
Ma in tutta la sequenza di vignette la faccia perplessa di Zero non muta di una virgola.

Cosa può rendere davvero semplice la comprensione della fisica?
Non certo la sua semplificazione, perchè una teoria fisica è già il risultato di una semplificazione.
Gli scienziati che l'hanno prodotta anzi si sorprendono sempre della sua semplicità, ma sanno bene che giungervi non è stato facile.
Essa matura con lentezza a volte tanto esasperante che quando vi si giunge può succedere che ancora con ritardo giunga la consapevolezza di esservi arrivati.
Giorgio Parisi recente premio Nobel racconta un significativo episodio a tal proposito.
Un suo studente gli sottopone la dimostrazione di un teorema per lungo tempo cercata, riconoscendone subito la correttezza.
In attesa che la dimostrazione venga ufficialmente pubblicata, Parisi non riesce trattenersi di annunciare in una conferenza che quella che sembrava essere una dimostrazione impossibile, forse tale non era.
Alla fine della conferenza un partecipante lo prende da parte e gli snocciola la dimostrazione con sua sorpresa.
Il solo annuncio che la dimostrazione era possibile è stato sufficiente a trovarla a quel partecipante alla conferenza.
Esso la possedeva già, ma ancora non lo sapeva.
E' bastato incoraggiarlo.

Qualcosa del genere potrebbe incoraggiarci a comprendere la fisica come ciò che, senza saperlo, sappiamo già?
In un senso molto lato io credo di sì.
Ovviamente non è corretto dire che la sappiamo già, ma più verosimilmente la comprensione credo non tarderebbe ad arrivare con relativa facilità una volta rimossi gli ostacoli psicologici.
E la questione qui diventa quindi di competenza filosofica.

Faccio un esempio di mia esperienza personale.
Alle scuole medie non riuscivo a schiodarmi dal cinque nei temi di Italiano.
La spiegazione che mi davo è che, dovendo scrivere nei temi la verità, e avendo io poche esperienze da raccontare, allora il mio rendimento non poteva essere che consequenziale, finchè qualcuno non ha rimosso l'ostacolo, dicendomi che era permesso lavorare di fantasia, così che sono passato dal cinque al sette.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Per comprendere la fisica bisogna lavorare di fantasia, mettendo da parte la metafisica verità, svincolando la metafisica, incoraggiandola a tornare in azione, perchè di essa comunque a meno non possiamo fare.
Occorre dunque una nuova definizione di essere, non come verità, ma come nuova base di partenza che agevoli la comprensione della nuova fisica, restando la vecchia definizione funzionale comunque alla vecchia fisica, e tutto sommato quindi ancora attuale nella misura in cui la vecchia fisica rimane attuale.
Per far tutto ciò bisogna però rinunciare al senso di realtà che si fonda su indiscutibili metafisiche.
Le metafisiche vanno riducesse e ridefinite in senso attuale, e quindi ancora funzionale.
Se di contro vogliamo ancora mantenere un senso di realtà, dobbiamo allora ammettere realtà diverse potenzialmente conflittuali, moltiplicando i sensi di realtà. Considerare di poter vivere allo stesso tempo in mondi diversi potenzialmente incomincianti fra loro.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Alberto Knox

#2
accetto la sfida e uso la fantasia per esplicare un problema nella descrizione del mondo fisico  secondo me tanto fantasioso quanto razionale. il problema che vado enunciando parte da questo presupposto  "Sostenere che le nostre teorie e formule scientifiche rispecchiano l'unica realtà possibile è un errore concettuale "
 e ora la formulazione del problema: Prendiamo un pesce rosso che vive in una boccia di vetro . L'immagine della realà  che ha un pesce rosso è diversa dalla nostra , ma possiamo essere sicuri che sia meno reale?
La visione del pesce rosso è diversa dalla nostra ma l'animale potrebbe comunque formulare leggi scientifiche sui moti dei corpi che osserva all'esterno della boccia . All 'osservazione del pesce un corpo che si muove in linea retta per noi risulterebbe muoversi lungo una traiettoria curva a causa della distorsione della boccia stessa. il pesce però potrebbe comunque formulare leggi scientifiche che varrebbero sempre e che consetirebbero di prevedere il moto futuro dei corpi all esterno della boccia. Se un pesce rosso formulasse una simile teoria dovremmo ammettere la sua visione come una descrizione valida della realtà?
 p.s.
Il pesce rosso non avrebbe alcun modo di uscire dal suo universo di vetro (esattamente come noi non possiamo uscire dal nostro) per sperimentare che la sua visione è distorta.
Sta il fatto che avremmo due differenti descrizioni della realtà che descrivono il moto dei corpi nel nostro mondo da due punti di riferimento diversi.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

#3
Osservando un pesce dentro una boccia avremo una visione distorta a causa della boccia. Ne segue quindi che per avere una visione corretta dobbiamo entrare nella boccia?



Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#4
Se per il pesce la boccia è l'universo, esso non vede nulla fuori dalla boccia, perchè non c'è un ''fuori dalla boccia''.
Se invece c'è un ''fuori dalla boccia'', allora la boccia non è l'universo.
Possiamo inoltre parlare di visione distorta solo se conosciamo la visione corretta. Ma non abbiamo alcun esempio di visione corretta.
Chi crede nella verità però pensa che vi sia una visione corretta.
Ma anche usando la fantasia più sfrenata (non mi manca) non riesco a immaginare cosa significhi avere una visione corretta.
Ci sono diversi modi di vedere, dentro una boccia guardando fuori e fuori da una boccia guardando dentro, ad esempio, ma uno vale l'altro.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

Citazione di: Alberto Knox il 16 Maggio 2022, 22:06:00 PM"Sostenere che le nostre teorie e formule scientifiche rispecchiano l'unica realtà possibile è un errore concettuale "

Esiste un unica realtà possibile.
Da un punto di vista logico infatti cosa dovrebbe significare che esistono più realtà possibili?
Esistono diversi modi di descrivere la realtà, ma la descrizione della realtà non è la realtà, quindi non esistono diverse realtà se esistono diverse descrizioni.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Alberto Knox

Citazione di: iano il 17 Maggio 2022, 04:07:45 AMma la descrizione della realtà non è la realtà
certo perchè la mappa non è il territorio , ma resta il fatto che le leggi sono enunciati su classi di fenomeni. E non sono altro . La legge di keplero corrisponde alla realtà? qualla di Newton?, la legge sui moti dei corpi di Galileo? se la risposta è sì... un pesce che formula un modello matematico in accordo con le ossevazioni sarebbe da ritenersi una descrizione valida della realtà. ma la cosa che conta è che sarebbe inutile chiedersi se un modello sia reale ma solo se sia in accordo con le osservazioni . Se ci sono due modelli che sono entrambi in accordo con le osservazioni . come la visione dei pesci rossi e la nostra , non è possibile dire che una sia più reale dell altra.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

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