È capace la filosofia di sporcarsi le mani di attualità?

Aperto da Angelo Cannata, 31 Maggio 2017, 16:54:19 PM

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Angelo Cannata

Mi sembra che nella sezione Filosofia, sotto varie forme e camuffamenti, non faccia altro che riproporsi in continuazione nient'altro che la contrapposizione tra relativisti e metafisici, scettici e realisti, o comunque li si voglia definire.

Mi sembra inoltre che ai nostri giorni sia gli uni che gli altri vantino, più o meno implicitamente, la loro posizione come la migliore affinché nel mondo si venga a creare un ambiente migliore, in particolare riguardo alle grandi potenze economiche, le banche, che oggi tengono tutti noi in pugno, il capitalismo, l'industria, l'uomo ridotto a massa di consumatori. Mi sembra chiaro ormai che non abbia senso continuare sulla linea "Se tutti la pensassero come me il mondo si salverebbe", e di conseguenza difendere a spada tratta la verità oppure lo scetticismo. Ricordo una frase di un prete sentita tantissimi anni fa in ambiente ecclesiale: "Mentre il mondo va in rovina noi litighiamo su chi deve tenere la candela"; qui potremmo dire "Mentre il mondo va in rovina noi litighiamo per stabilire se è tutto essere o tutto divenire, se esiste la verità oppure no".

Non sarebbe ora di rendersi conto di questo e sospettare che sia necessario fare filosofia diversamente, come minimo facendo in modo che nelle questioni teoretiche entrino di prepotenza le questioni sociali? In questo senso, proprio il fatto che per le questioni sociali e di attualità esistono in questo forum delle sezioni a parte può costituire un alibi per la sezione filosofia, per non sporcarsi le mani dei problemi del mondo. Ma ha senso oggi pensare ancora di poter fare filosofia in un modo così avulso dalle sofferenze del mondo?

Ovviamente non dovrà trattarsi di copiare o spostare qui le discussioni del forum che si trovano nelle sezioni sul sociale o sull'attualità; dovrà essere piuttosto un lavoro mirato a dimostrare che la filosofia è in grado di dare un suo serio contributo alle questioni di attualità, facendo tesoro di tutto il bagaglio specifico di ricerca che essa si trova alle spalle, indipendentemente dall'essere del singolo per lo scetticismo o per la verità, per il relativismo o per la metafisica.

maral

Ma la filosofia se è tale non può dare risposte, né legiferare con prescrizioni. Al massimo, se è una buona filosofia, può mostrare la domanda vera e il senso che vi è in essa, affinché nella domanda stessa appaia da sé la risposta a ognuno degli intelocutori.

anthonyi

Citazione di: Angelo Cannata il 31 Maggio 2017, 16:54:19 PM
in particolare riguardo alle grandi potenze economiche, le banche, che oggi tengono tutti noi in pugno, il capitalismo, l'industria, l'uomo ridotto a massa di consumatori.,.

Proviamo allora a sporcarci le mani, quelle di cui parti sono interpretazioni ontologiche dell'attualità, l'idea dietrologica, della quale la cultura Occidentale è succube da Marx in poi  porta a ragionare spesso come se questo grande complotto, dei poteri finanziari, delle multinazionali, dei potenti del mercato, fosse una verità indubitabile.
Lo stesso Papa Francesco in un'enciclica dichiara: "Affamare i popoli per salvare la banche" non ponendosi il problema del se questa frase sia vera (mentre per me che me ne intendo è vero l'esatto contrario).

Angelo Cannata

Io immagino, ad esempio, qualcosa come filosofia dell'azione, del coinvolgimento personale, della prassi, una filosofia che si sforzi al massimo di favorire l'agire, piuttosto che perdersi in infinite analisi teoriche.

In relazione al post di maral: dovrebbe essere una filosofia che, piuttosto che pensare ad individuare domande o risposte, cerchi di individuare il che cosa fare subito, o almeno aiutare, incoraggiare ad agire, proprio in contesti che sono a rischio di disperdersi nel ricercare quali sono le domande da porsi oppure se si debbano cercare le risposte. Già tener presente che possono esistere contesti in cui bisogna evitare di disperdersi in un riflettere infinito e inconcludente mi sembra un tentativo di fare filosofia dell'azione.

Penso qualcosa di simile anche riguardo al post di anthonyi: mi sembra improduttivo stare a dibattere se ci sono complotti oppure no; che ci siano o no, mi sembra più utile chiedersi che fare, come può il filosofo rendersi utile nelle maniere più rapide e concrete, piuttosto che passare il tempo a chiedersi se una frase è vera o falsa.

sgiombo

Citazione di: anthonyi il 01 Giugno 2017, 10:53:39 AM
CitazioneInnanzitutto sulla questione in generale mi sembra che esistano filosofi che non se ne stanno rinchiusi nella loro torre d' avorio ma combattono nella cultura e anche nella politica (non necessariamente militando in un determinato partito); e che dalla loro cultura e preparazione filosofica traggono forza anche nelle loro prese di posizione politiche.

Uno molto intelligente e interessante, anche se dissento profondamente sia da qualche sua tesi filosofica che politica, mi pare Diego Fusaro (come già il suo compianto maestro Costanzo Preve).
Altri con i quali in politica concordo moto di più sono Domenico Losurdo, Stefano Azzarà e pure in qualche non effimera misura Luciano Canfora.
Un altro é stato il mio venerato maestro e amico Sebastiano Timpanaro.

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Citazione di: Angelo Cannata il 31 Maggio 2017, 16:54:19 PM
in particolare riguardo alle grandi potenze economiche, le banche, che oggi tengono tutti noi in pugno, il capitalismo, l'industria, l'uomo ridotto a massa di consumatori.,.

Proviamo allora a sporcarci le mani, quelle di cui parti sono interpretazioni ontologiche dell'attualità, l'idea dietrologica, della quale la cultura Occidentale è succube da Marx in poi  porta a ragionare spesso come se questo grande complotto, dei poteri finanziari, delle multinazionali, dei potenti del mercato, fosse una verità indubitabile.
Lo stesso Papa Francesco in un'enciclica dichiara: "Affamare i popoli per salvare la banche" non ponendosi il problema del se questa frase sia vera (mentre per me che me ne intendo è vero l'esatto contrario).  (Anthony)


CitazioneTe ne "intenderai" pure, ma gli orrori del capitalismo contemporaneo (compreso il fatto che sta pericolosissimamente portando all' estinzione "prematura e di sua propria mano" dell' umanità) non sono affatto ideologiche "interpretazioni ontologiche dell'attualità, o idee dietrologica", bensì dati di fatto reali sotto gli occhi di tutti coloro che non vogliano deliberatamente mettere delle spessissime (e rancide) fette di salame sugli occhi propri e (soprattutto) del popolo.

maral

Citazione di: Angelo Cannata il 01 Giugno 2017, 17:19:28 PM
In relazione al post di maral: dovrebbe essere una filosofia che, piuttosto che pensare ad individuare domande o risposte, cerchi di individuare il che cosa fare subito, o almeno aiutare, incoraggiare ad agire, proprio in contesti che sono a rischio di disperdersi nel ricercare quali sono le domande da porsi oppure se si debbano cercare le risposte. Già tener presente che possono esistere contesti in cui bisogna evitare di disperdersi in un riflettere infinito e inconcludente mi sembra un tentativo di fare filosofia dell'azione.
Dovrebbe essere allora una filosofia performativa volta a scuotere le coscienze scandalizzandole, come quella a suo tempo dei cinici che rivendicavano il coraggio della verità nell'agire in pubblico.


Angelo Cannata

Penso che nel contesto di questa discussione non si possa trascurare che esiste un libro del 2014 dal titolo significativo: Diego Fusaro, Il futuro è nostro. Filosofia dell'azione. Purtroppo non l'ho ancora letto, ma, dopo aver avviato questa discussione, mi sento in dovere di farlo al più presto, altrimenti risulterei troppo incoerente con l'interesse che ho manifestato per quest'orientamento.

Garbino

E' capace la filosofia di sporcarsi le mani con l' attualità?

X Angelo Cannata

Purtroppo, come ho già sottolineato altrove, il filosofo non appartiene e non può appartenere al tempo in cui vive. Il suo sguardo spazia non nell' attualità, che è solo un frammento della realtà, anche se è l' unico che si vive, ma in un orizzonte che racchiude secoli di Storia e che abbraccia tutti i futuri possibili che gli si presentano e che riesce a scorgere.

Altra cosa è se si intende comportarsi da intellettuali e grazie anche alla filosofia abbracciare il presente e studiarne le possibili evoluzioni e dare delle risposte che comunque non potrebbero essere che parziali. Gli aspetti sociali sono sempre in evoluzione ed è difficile per chiunque riuscire a studiare un presente e redimerlo dallo stato in cui è. Per altro, l' attuale è uno dei peggiori mondi possibili e migliorarlo mentre è in netto stato di imbarbarimento presenta problemi quasi irrisolvibili.

Inoltre, anche se si riuscisse a determinare una cura per la malattia che avvolge il nostro tempo, sarebbe sempre un palliativo, dal momento che qualsiasi cambiamento che si potesse ottenere sarebbe destinato ben presto a sparire se non sussistesse una reale consapevolezza di ciò che si intende ottenere e se in seguito non si riesca a trasmettere questo messaggio a chi verrà dopo.

Ciò non vuol dire che non si possa provare, ma se già sussistono tanti problemi nell' affrontare problemi filosofici di tipo classico, pensa a cosa si determinerebbe nello studio dell' attualità. E non è che sia necessario andare tanto lontano, visto che in ogni discussione si ci trova di fronte a posizioni lontane e contrastanti già nella stessa analisi del momento storico. 

Un miglioramento sostanziale è possibile soltanto in un arco di tempo relativamente lungo, e senza dimenticare che il presente verrebbe ad essere molto più doloroso di come lo viviamo attualmente. Perché non è che ci si sporca e poi si rimane a guardare. O si prova e si agisce, o è molto meglio, e cioè senza fare la figura di chi tira il sasso e poi tira indietro la mano, anzi indispensabile tacere.

Garbino Vento di Tempesta.

anthonyi

Citazione di: sgiombo il 01 Giugno 2017, 17:58:24 PM
Citazione di: anthonyi il 01 Giugno 2017, 10:53:39 AM
CitazioneInnanzitutto sulla questione in generale mi sembra che esistano filosofi che non se ne stanno rinchiusi nella loro torre d' avorio ma combattono nella cultura e anche nella politica (non necessariamente militando in un determinato partito); e che dalla loro cultura e preparazione filosofica traggono forza anche nelle loro prese di posizione politiche.

Uno molto intelligente e interessante, anche se dissento profondamente sia da qualche sua tesi filosofica che politica, mi pare Diego Fusaro (come già il suo compianto maestro Costanzo Preve).
Altri con i quali in politica concordo moto di più sono Domenico Losurdo, Stefano Azzarà e pure in qualche non effimera misura Luciano Canfora.
Un altro é stato il mio venerato maestro e amico Sebastiano Timpanaro.

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Citazione di: Angelo Cannata il 31 Maggio 2017, 16:54:19 PM
in particolare riguardo alle grandi potenze economiche, le banche, che oggi tengono tutti noi in pugno, il capitalismo, l'industria, l'uomo ridotto a massa di consumatori.,.

Proviamo allora a sporcarci le mani, quelle di cui parti sono interpretazioni ontologiche dell'attualità, l'idea dietrologica, della quale la cultura Occidentale è succube da Marx in poi  porta a ragionare spesso come se questo grande complotto, dei poteri finanziari, delle multinazionali, dei potenti del mercato, fosse una verità indubitabile.
Lo stesso Papa Francesco in un'enciclica dichiara: "Affamare i popoli per salvare la banche" non ponendosi il problema del se questa frase sia vera (mentre per me che me ne intendo è vero l'esatto contrario).  (Anthony)


CitazioneTe ne "intenderai" pure, ma gli orrori del capitalismo contemporaneo (compreso il fatto che sta pericolosissimamente portando all' estinzione "prematura e di sua propria mano" dell' umanità) non sono affatto ideologiche "interpretazioni ontologiche dell'attualità, o idee dietrologica", bensì dati di fatto reali sotto gli occhi di tutti coloro che non vogliano deliberatamente mettere delle spessissime (e rancide) fette di salame sugli occhi propri e (soprattutto) del popolo.

Il concetto di capitalismo nasce con Marx, poi nelle successive interpretazioni vetero-marxiste assume vari significati mai precisi. Io preferisco usare concetti più precisi come libero mercato, impresa, imprenditore. Sono tutte realtà che sono alla base dell'esplosione di benessere che ha avuto l'umanità negli ultimi due secoli (Perché è tutto cominciato due secoli fa in Germania e Inghilterra). Non lo so se l'umanità va verso l'estinzione, nucleare o per il surriscaldamento globale, quello che so è che fino al 1991 quando il blocco comunista crolla, quello stesso blocco che non riusciva a garantire benessere per i suoi cittadini, comunque riusciva a produrre bombe nucleari ed inquinamento come i paesi "capitalisti". Se l'umanità si estinguerà non sarà certo per il "capitalismo", il quale essendo per definizione egemone sull'umanità, non ha alcun interesse a distruggere il suo dominio.

green demetr

Angelo hai ragione a sottolinearlo, però se mi immischio in battaglie da pollaio, schiamazzose e senza senso, è proprio perchè ritengo che il pensiero scettico o ingenuo che sia (costruttivismo vari), sia una chiara violazione del diritto alla filosofia.

E' una questione seria, che in tempi di laissez faire come i nostri, non ricevono la giusta attenzione.

Filosofi tosti come Cacciari come Sini e tanti altri ancora, sembrano invece cedere il passo alle nuove prassi, e ai cani della polizia intellettuale come ribattezzati da Cesare Preve. Gente che fa della stoltezza la sua arma principale.In vista di piaceri da settimana enigmistica.

Hanno completamente perso il valore della guerra intellettuale.

Siamo d'accordo che forse pecchiamo di ingenuità, perchè quelle guerre (analitici vs continentali, come la chiamo io) sono solo fumo negli occhi, di modo che non si ragioni più su problemi reali. (Uno su tutti il governo dei corpi)
Ma che ci vuoi fare....qua stiamo ancora discutendo se è meglio stare in Europa o no....problema ai miei occhi importante, ma del tutto periferico.

Per meglio comprendere uno deve capire di stare all'interno di certi meccanismi...è quindi impensabile pensare di passare direttamente all'azione, senza una minima idea delle strutture in cui siamo immersi, e che condizionano direttamente il nostro pensiero.

L'amarezza con cui chiudono la loro esistenza certi filosofi (mi viene subito in mente Preve) è testimone di quale esercizio di sopportazione i pochi filosofi critici ancora rimasti devono fare per poter andare avanti.

E comunque io dico No! bisogna farsi carico del fallimento delle ideologie, e il sociale, da un punto di vista filosofico va cautamente seguito nel suo iter di proposta. Ma va fatto!

E' sulle modalità di procedimento, che credo possa essere suscitato il maggior interesse, su questo forum almeno.

Procedere per via etica. O per via cognitiva. Uniti o Separati? etc.....

Ma se ovviamente si toglie persino l'idea che si possa procedere.....BEH qualche problemino io ce l'ho e mi batto per ogni iter possibile.

Siamo putroppo alle premesse per poi dire qualcosa dell'iter che comprenda anche il sociale.

Quindi volenti o nolenti, il faticoso, a volte detestabile, definire le questioni e confrontarle è necessario.
(Ma poi perchè lo sto dicendo a te. Visto che ne sei maestro ;) )

Sebbene non ancora legato alla questione sociale.

Va da sè che la filosofia sembra lavarsene le mani (anche se effettivamente se ne lava le mani, sia chiaro) perchè sta ancora organizzandosi nelle retrovie. ( eh sì lo so, non suona tanto bene, al saldatore dell'acciaieria!)

Diversa cosa è l'attualità, dove uno può proporre la sua idea politica o ideale, senza dover far eccessivo ricorso alle strutture della filosofia, che richiedono un approfondimento maggiore.

Così nella religione, posso proporre letture, a partire da un sentire, senza dover per forza passare per delle forme rigide di composizione.

Almeno nel secondo caso sò che sei d'accordo.

Nessuno ha mai detto che la filosia sia roba facile. Certo attira molti uditori, ma pochi comprendono veramente il suo carattere unitario e rivoluzionario.


Per questo filosofie spicciole come quelle dello scientismo o dello scetticismo: fanno più radical chic....e qui mi fermo.
O sennò la polemica impazza.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: anthonyi il 02 Giugno 2017, 11:51:43 AM
Citazione di: sgiombo il 01 Giugno 2017, 17:58:24 PM
Citazione di: anthonyi il 01 Giugno 2017, 10:53:39 AM
CitazioneInnanzitutto sulla questione in generale mi sembra che esistano filosofi che non se ne stanno rinchiusi nella loro torre d' avorio ma combattono nella cultura e anche nella politica (non necessariamente militando in un determinato partito); e che dalla loro cultura e preparazione filosofica traggono forza anche nelle loro prese di posizione politiche.

Uno molto intelligente e interessante, anche se dissento profondamente sia da qualche sua tesi filosofica che politica, mi pare Diego Fusaro (come già il suo compianto maestro Costanzo Preve).
Altri con i quali in politica concordo moto di più sono Domenico Losurdo, Stefano Azzarà e pure in qualche non effimera misura Luciano Canfora.
Un altro é stato il mio venerato maestro e amico Sebastiano Timpanaro.

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Citazione di: Angelo Cannata il 31 Maggio 2017, 16:54:19 PM
in particolare riguardo alle grandi potenze economiche, le banche, che oggi tengono tutti noi in pugno, il capitalismo, l'industria, l'uomo ridotto a massa di consumatori.,.

Proviamo allora a sporcarci le mani, quelle di cui parti sono interpretazioni ontologiche dell'attualità, l'idea dietrologica, della quale la cultura Occidentale è succube da Marx in poi  porta a ragionare spesso come se questo grande complotto, dei poteri finanziari, delle multinazionali, dei potenti del mercato, fosse una verità indubitabile.
Lo stesso Papa Francesco in un'enciclica dichiara: "Affamare i popoli per salvare la banche" non ponendosi il problema del se questa frase sia vera (mentre per me che me ne intendo è vero l'esatto contrario).  (Anthony)


CitazioneTe ne "intenderai" pure, ma gli orrori del capitalismo contemporaneo (compreso il fatto che sta pericolosissimamente portando all' estinzione "prematura e di sua propria mano" dell' umanità) non sono affatto ideologiche "interpretazioni ontologiche dell'attualità, o idee dietrologica", bensì dati di fatto reali sotto gli occhi di tutti coloro che non vogliano deliberatamente mettere delle spessissime (e rancide) fette di salame sugli occhi propri e (soprattutto) del popolo.

Il concetto di capitalismo nasce con Marx, poi nelle successive interpretazioni vetero-marxiste assume vari significati mai precisi. Io preferisco usare concetti più precisi come libero mercato, impresa, imprenditore. Sono tutte realtà che sono alla base dell'esplosione di benessere che ha avuto l'umanità negli ultimi due secoli (Perché è tutto cominciato due secoli fa in Germania e Inghilterra). Non lo so se l'umanità va verso l'estinzione, nucleare o per il surriscaldamento globale, quello che so è che fino al 1991 quando il blocco comunista crolla, quello stesso blocco che non riusciva a garantire benessere per i suoi cittadini, comunque riusciva a produrre bombe nucleari ed inquinamento come i paesi "capitalisti". Se l'umanità si estinguerà non sarà certo per il "capitalismo", il quale essendo per definizione egemone sull'umanità, non ha alcun interesse a distruggere il suo dominio.

Ha ragione Sgiombo, nella maniera più assoluta.

Oggi come oggi, o si è liberali e si accetta il capitalismo, o si è contrari!
(non c'è tempo per inutili sottigliezze legali).

allora si cerca di ripensare (io), o di mantenere (sgiombo), anche l'originalità del pensiero marxista. Che volenti o nolenti è stato un importante pezzo della storia recente. Le cui categorie valutative, per avere successo, non sono poi così totalmente pretestuose.


Vai avanti tu che mi vien da ridere

sgiombo

Citazione di: anthonyi il 02 Giugno 2017, 11:51:43 AM


Il concetto di capitalismo nasce con Marx, poi nelle successive interpretazioni vetero-marxiste assume vari significati mai precisi. Io preferisco usare concetti più precisi come libero mercato, impresa, imprenditore. Sono tutte realtà che sono alla base dell'esplosione di benessere che ha avuto l'umanità negli ultimi due secoli (Perché è tutto cominciato due secoli fa in Germania e Inghilterra). Non lo so se l'umanità va verso l'estinzione, nucleare o per il surriscaldamento globale, quello che so è che fino al 1991 quando il blocco comunista crolla, quello stesso blocco che non riusciva a garantire benessere per i suoi cittadini, comunque riusciva a produrre bombe nucleari ed inquinamento come i paesi "capitalisti". Se l'umanità si estinguerà non sarà certo per il "capitalismo", il quale essendo per definizione egemone sull'umanità, non ha alcun interesse a distruggere il suo dominio.

CitazioneNon mi risulta proprio che i paesi socialisti non riuscissero a garantire il benessere (casomai il consumismo all' occidentale, che é altra cosa) ai loro cittadini.

Infatti prima del crollo del muro di Berlino fuggivano da noi "alla ricerca della libertà (di conseguire illimitati, iniqui privilegi sulla pelle dei loro concittadini, N. d. R)" professionisti quali medici, avvocati, ingegneri (che avevano conseguito i loro titoli di studio e le loro competenze a totale carico di spesa dei rispettivi stati: salvo che fossero nati privilegiati, nell' occidente capitalistico avrebbero avuto possibilità ben più scarse di riuscirvi e di fatto per lo meno molti di loro di fatto non ci sarebbero riusciti proprio), oppure sportivi di successo o artisti (spesso imbrattatele o scribacchini da quattro soldi che automaticamente diventavano "pittori e scrittori eccelsi"); che venivano accolti a braccia aperte e anzi sollecitati a venire da quelli che ora vorrebbero gettare a mare -e spesso ci riescono!- gli attuali migranti per guerre e miserie procurate loro dai "nostri governi occidentali").

Ora invece, con l' "esplosione di benessere portatavi dal capitalismo" emigrano da noi (accolti dall' ostilità selvaggia e spesso decisamente razzistica di quelli che prima si commuovevano per le "vittime del muriciattolo -rispetto ai tanti altri ben più grossi e micidiali muri costruiti ovunque dopo- di Berlino") tanti onesti lavoratori che adesso in patria non riescono a sbracare onestamente il lunario.

Anche perché (anche a considerare solo gli aspetti quantitativi della produzione materiale, prescindendo dai suoi aspetti qualitativi e dalla distribuzione del benessere materiale stesso) dopo il "meraviglioso trionfo del benessere capitalistico" c' é voluto in media un decennio e più perché il PIL di quei paesi, precipitato abissalmente dall' '89 - '90, ritornasse sui livelli di allora.

E senza contare ciò che la restaurazione capitalistica in Europa orientale ha comportato per i paesi extraeuropei ed "exranordamericani e affini" (Giappone, Canada, Australia), ove la miseria é generalmente proliferata, in qualche caso esponenzialmente (in modo non generalizzato; e fra quelli "in controtendenza" spicca -guarda caso- la R P Cinese) e inoltre il capitalismo imperialistico, non più contenuto dall' URSS  dagli altri paesi socialisti, vi ha  portato terrorismo (autentico), violazione totale dei più elementari diritti civili (autentica), miseria (autentica; con conseguente emigrazione di massa, che comporta oggettivi problemi anche per le masse popolari occidentali; oltre al fatto che queste, sempre in evidente conseguenza del crollo del muro di Berlino e "annessi e connessi", hanno perso quasi completamente le conquiste dello "stato sociale" ed hanno visto più in generale precipitare le loro condizioni di vita e di sia pur relativo, limitato benessere, verso condizioni per molti importanti aspetti "ottocentesche").

Il capitalismo ha interesse solo alla realizzazione del max profitto possibile a qualsiasi costo e a breve termine da parte di imprese private in reciproca concorrenza.
Per questo non può tener conto della limitatezza delle risorse naturali e tende inevitabilmente a segare (e segherà, se non verrà superato per tempo) il ramo stesso sul quale é esso stesso appollaiato.

Di capitalismo e necessità di trasformazioni socialiste palavano, prima di Marx. vari socialisti utopisti, anche se non in termini scientifici (scientifici qui é da intendersi nel senso delle "scienze umane").

InVerno

Dipende che cosa è la filosofia e che cosa sono i filosofi. Se essere filosofi vuol dire essere preparati in storia della filosofia e pretendere di insegnare materie specialistiche al mondo (come fa Fusaro con l'economia) allora è meglio che le mani vengano sporcate si, ma dalla terra e dalla zappa (io ho preso questo invito alla lettera, e ho lasciato un piccolo angolo di giardino a Fusaro). Il mondo si è specializzato e si è complicato dai tempi in cui il filosofo era il "tuttofare" della scienza. Se essere filosofi significa amare la conoscenza e approfondire i campi di cui si vuole parlare, ben venga, allora tutti gli specialisti sono già filosofi. L'importante è distinguere la filosofia da storia della filosofia, anche se quest'ultima di certo insegna a ragionare. Per esempio utilizzando il famoso rasoio posso affermare che l'ipotesi di un "complotto" è totalmente superflua nell'ipotesi che le banche e i capitalisti si stiano mangiando il mondo, lo possono fare tranquillamente senza nemmeno essersi mai visti.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

maral

#13
Il problema è che la filosofia non potrà mai essere una sorta di specialismo da aggiungersi ad altri specialismi, ciascuno isolato nella sua competenza sempre più stretta, senza che sia possibile alcuna comprensione e proprio per questo la filosofia non può più essere la storiografia di se stessa (anche se c'è modo e modo di intenderne e farne la storia). Il problema è che la conoscenza è diventata solo questione analitica (facendosi questione di sola potenza) e così facendo ha perso il suo senso complessivo, il tronco della conoscenza si è spezzato e restano solo rami e rametti, certamente interessanti, ma incapaci di produrre alcun nutrimento. Il problema è che si vede solo il pezzettino, la parte di competenza e di quella parte ogni specialista si occupa come fosse il tutto e ne va pure orgoglioso con tutta la stupidità che gliene deriva.
Se allora sporcarsi le mani di attualità significa aderire a questo specialismo tecnico in cui si è tramutata la scienza attuale, è bene che almeno la filosofia mantenga le mani pulite, se invece significa trovare il senso che ci unisce a partire dalle prassi umane, dai modi di fare concreti nel mondo ben venga.
Quello che può mirare a saper fare un filosofo è pensare (ed è un'arte assai difficile, di cui pochi - sedicenti filosofi compresi - sono capaci) ed è proprio questo che deve continuare a fare sapendolo fare e persino, se ne è capace, a insegnarlo a fare (che non significa portare a pensarla come lui), ma non può isolarsi nell'autoreferenzialità analitica del suo pensare, tutto qui.
Per il resto, alla domanda a che serve la filosofia, che oggi spesso si pone, a seguito dell'estremo sviluppo specialistico delle tecnoscienze, resta per me (che ho una formazione tecnico scientifica) sempre valida la risposta di Severino: "La filosofia non serve perché non è una serva" e ben venga chiunque non è servo e non si sente in dovere di servire, oggi ne abbiamo più bisogno che mai.

Angelo Cannata

Può essere utile prendere atto che il senso in cui stiamo intendendo l'attualità non è neutrale, ma riguarda un aspetto specifico dell'attualità, che definirei le sofferenze degli uomini, i problemi degli uomini. Si può ancora restringere il campo tenendo presente che ci stiamo occupando dei problemi causati da altri uomini: non mi sembra che qui intendiamo occuparci, per esempio, dei terremoti. A questo punto penso sia bene anche lasciare volutamente da parte ogni discussione sulla natura umana quanto a egoismo o altruismo: prendiamo soltanto atto che in concreto avviene che noi uomini facciamo sia del bene che del male. Si potrebbe anche sgomberare il campo da tutto ciò che riguarda la ricerca in grande delle cause e delle responsabilità umane, perché, come già è un po' emerso, ciò darebbe adito a disquisizioni teoriche infinite, che è proprio quello che credo si dovrebbe evitare in un filosofare per l'azione.

Rimane il piccolo, il poco bene che è possibile organizzare in piccoli gruppi oppure individualmente. Ne conseguirebbe una presa di coscienza del fatto che ciò che si chiama carità, beneficenza, opere di bene, risulterebbe essere una specie di imperativo pratico che la filosofia dovrebbe essere in grado per lo meno di favorire. Il che non sarebbe poco, perché significherebbe prendere le distanze da filosofie che teorizzano la cattiveria umana oppure l'indifferenza di ogni gesto quanto al suo significato e valore. Tutto questo dovrebbe basarsi filosoficamente non su princìpi teorici, che darebbero adito alle solite discussioni infinite, ma sulla sensibilità umana che abbiamo, la nostra capacità di prendere posizione, parteggiare, la decisione del filosofo di sentirsi responsabile del bene possibile che egli potrebbe fare come essere umano e non solo in quanto filosofo.

In altre parole, verrebbe fuori un'immagine del filosofo non come di uno che si ritiene in grado di dettare a tutti dei princìpi (devi fare il bene perché è così... oppure le scelte che devi fare si devono basare su questo e quest'altro e non sul tale o tal altro criterio), ma come di uno che fa le sue scelte, inizia di suo a compiere dei gesti pratici e in questo modo si rende non tanto soggetto pensante, ma piuttosto testimone di una filosofia sua propria, testimone nel senso che intende comunicarla più con le proprie azioni che con le proprie parole.

Ciò verrebbe a significare che, per esempio, le risposte filosofiche da dare ai kamikaze, agli attentatori, ai poteri economici, alle banche, al malaffare presente in politica, dovrebbero essere non tanto riflessioni, libri, ma azioni dimostrative. Il linguaggio fatto di parole, piuttosto che rimandare a se stesso, dovrebbe rinviare alle azioni compiute; il filosofo quindi dovrebbe dire: "Ti spiego a parole le mie idee, ma io stesso non faccio molto affidamento a queste parole, non considerarle come punto di riferimento: il punto di riferimento sono soprattutto le azioni che mi vedi compiere". Un'affermazione del genere costringerebbe il filosofo per lo meno ad interrogarsi su cosa egli fa di materiale nella società. Significa che il filosofo di oggi non pùo limitarsi a pensare, riflettere o scrivere libri.

Con questo non vorrei diventare già io stesso uno che detta legge: tutto ciò che ho scritto in questo post è da considerare soltanto ipotesi da sottoporre a discussioni e diversi punti di vista.

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