È capace la filosofia di sporcarsi le mani di attualità?

Aperto da Angelo Cannata, 31 Maggio 2017, 16:54:19 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

sgiombo

#15
Citazione di: maral il 02 Giugno 2017, 22:25:08 PM
Il problema è che la filosofia non potrà mai essere una sorta di specialismo da aggiungersi ad altri specialismi, ciascuno isolato nella sua competenza sempre più stretta, senza che sia possibile alcuna comprensione e proprio per questo la filosofia non può più essere la storiografia di se stessa (anche se c'è modo e modo di intenderne e farne la storia). Il problema è che la conoscenza è diventata solo questione analitica (facendosi questione di sola potenza) e così facendo ha perso il suo senso complessivo, il tronco della conoscenza si è spezzato e restano solo rami e rametti, certamente interessanti, ma incapaci di produrre alcun nutrimento. Il problema è che si vede solo il pezzettino, la parte di competenza e di quella parte ogni specialista si occupa come fosse il tutto e ne va pure orgoglioso con tutta la stupidità che gliene deriva.
Se allora sporcarsi le mani di attualità significa aderire a questo specialismo tecnico in cui si è tramutata la scienza attuale, è bene che almeno la filosofia mantenga le mani pulite, se invece significa trovare il senso che ci unisce a partire dalle prassi umane, dai modi di fare concreti nel mondo ben venga.
Quello che può mirare a saper fare un filosofo è pensare (ed è un'arte assai difficile, di cui pochi - sedicenti filosofi compresi - sono capaci) ed è proprio questo che deve continuare a fare sapendolo fare e persino, se ne è capace, a insegnarlo a fare (che non significa portare a pensarla come lui), ma non può isolarsi nell'autoreferenzialità analitica del suo pensare, tutto qui.
Per il resto, alla domanda a che serve la filosofia, che oggi spesso si pone, a seguito dell'estremo sviluppo specialistico delle tecnoscienze, resta per me (che ho una formazione tecnico scientifica) sempre valida la risposta di Severino: "La filosofia non serve perché non è una serva" e ben venga chiunque non è servo e non si sente in dovere di servire, oggi ne abbiamo più bisogno che mai.
CitazioneCondivido pienamente, in particolare come obiezione a InVerno.

Al quale faccio notare che non é necessario essere iperspecialisti né di una qualche particolare scuola o tradizione di economia (anche perché esistono diverse teorie economiche, e quasi tutte scarsamente scientifiche e fortissimamente e scadentissimamente ideologiche) per criticarla intelligentemente, efficacemente e con competenza (e questo vale in generale, per lo meno in qualche misura, per qualsiasi materia di studio).
Se così non fosse ognuno dovrebbe pensare e agire autonomamente e con razionale senso critico unicamente nel suo campo professionale e la politica la deciderebbero (e governerebbero la società) a loro completa e insindacabile discrezione i "professionisti del governo", come nell' Ancien Régime (al quale peraltro ci stiamo obbrobriosamente riavvicinando dopo la caduta del muretto di Berlino).

In particolare Fusaro, lasciando per fortuna di tutti noi a InVerno stesso, che é sicuramente molto più atto all' uopo, la cura del suo pezzo di terra, critica molto intelligentemente e con competenza il pensiero unico politicamente corretto, anche circa la pretesa (in larga misura realizzata o in via di realizzazione; combattendo culturalmente per rovesciarla) di quest' ultimo di imporre il totale e assoluto dominio antidemocratico e umanamente disastroso dell' economia capitalistica su ogni aspetto della vita e della cultura umana.

sgiombo

#16
Citazione di: Angelo Cannata il 02 Giugno 2017, 23:34:33 PM. A questo punto penso sia bene anche lasciare volutamente da parte ogni discussione sulla natura umana quanto a egoismo o altruismo: prendiamo soltanto atto che in concreto avviene che noi uomini facciamo sia del bene che del male. Si potrebbe anche sgomberare il campo da tutto ciò che riguarda la ricerca in grande delle cause e delle responsabilità umane, perché, come già è un po' emerso, ciò darebbe adito a disquisizioni teoriche infinite, che è proprio quello che credo si dovrebbe evitare in un filosofare per l'azione.


CitazioneDissento.

Purtroppo l' azione per cambiare lo stato di cose presente, per essere efficace, richiede una adeguata comprensione teorica dello stato di cose presenti stesse, della sua genesi, delle sue tendenze evolutive oggettive, delle forze in campo nella lotta di classe.
E questo non é facile e richiede profonde elaborazioni e disquisizioni teoriche, assolutamente necessarie per filosofare efficacemente per l' azione.
Anche se questo espone inevitabilmente al rischio di perdersi in diatribe defatiganti e fuorvianti; rischio da correre (e ovviamente cercare di evitare o superare).

Ma da vecchio terzinternazionalista e grande ammiratore di Stalin (ma anche, a mio parere, in sostanziale accordo con filosofia stoica ed epicurea!) dirò di più:
Secondo me l' azione per cambiare lo stato di cose presente, per essere efficace, richiede anche la (ovviamente non illimitata e acritica) disponibilità a "sporcarsi le mani", a correre il rischio di commettere errori e relative ingiustizie, affrontando grandi difficoltà, terribili sacrifici, asprezze, sconfitte; e in particolare evitando un moralistico (ma in realtà a mio avviso immorale) rifiuto di usare tutti i mezzi e forme di lotta che fossero necessari, nelle varie circostanze concrete, a sconfiggere un nemico che per parte sua non si fa scrupolo alcuno di ricorrere a qualsiasi espediente, anche i più abbietti e disumani: non si sconfiggono i cannoni del nemico mettendo nei propri dei fiori, come cantava uno scadente complesso musicale circa mezzo secolo fa.

Non esiste nessuna "soluzione facile" degli immani problemi che l' umanità ha di fronte (e chi vorrebbe suggerircelo, in buona o mala fede, comunque ci sta miseramente ingannando).
Se non si é disposti ad affrontare grandi sacrifici, difficoltà, pericoli, sofferenze, errori in qualche misura inevitabili é inutile lamentarsi per il miserabile e ingravescente stato di cose presenti, perché vuol dire che non si é disposti a battersi per superarlo:

Hic Rhodus, hic salta!".


Ciò verrebbe a significare che, per esempio, le risposte filosofiche da dare ai kamikaze, agli attentatori, ai poteri economici, alle banche, al malaffare presente in politica, dovrebbero essere non tanto riflessioni, libri, ma azioni dimostrative. Il linguaggio fatto di parole, piuttosto che rimandare a se stesso, dovrebbe rinviare alle azioni compiute; il filosofo quindi dovrebbe dire: "Ti spiego a parole le mie idee, ma io stesso non faccio molto affidamento a queste parole, non considerarle come punto di riferimento: il punto di riferimento sono soprattutto le azioni che mi vedi compiere". Un'affermazione del genere costringerebbe il filosofo per lo meno ad interrogarsi su cosa egli fa di materiale nella società. Significa che il filosofo di oggi non pùo limitarsi a pensare, riflettere o scrivere libri.
CitazioneSecondo me i Kamikaze islamici si configgono cominciando a smettere da parte dell' occidente capitalistico di condurre sui paesi dai quali inevitabilmente sono reclutati i "kamikaze" (o da cittadini dei quali discendono i reclutati stessi) guerre e aggressioni mostruosamente terroristiche, nel disprezzo delle più elementari convenzioni internazionali sulla conduzione delle guerre e la tutela delle popolazioni civili, allo scopo di imporre loro governi-fantoccio che consentano all' imperialismo occidentale stesso di depredarli vandalicamente e ridurli alla miseria più nera; aggressioni, violenze, disumano terrorismo che inevitabilmente suscitano reazioni le più adeguate possibili (in condizioni di inferiorità militare pazzesche!) da parte di chi ne é vittima.


Se -"dio" non voglia!- io, mia moglie o mio figlio cadessimo vittime di attentati dell' ISIS o affini rifiuterei con sdegno qualsiasi funerale di Stato o comunque pelosa commemorazione da parte di politici, giornalisti, opinionisti, ecc. al servizio del pensiero unico politicamente corretto, che considererei i veri colpevoli (gli autentici assassini) di me stesso o dei miei familiari (esattamente come considero il governo italiano di allora l' autentico, reale assassino di mio nonno, caduto nella prima guerra mondiale).



Angelo Cannata

Citazione di: sgiombo il 03 Giugno 2017, 09:58:31 AMPurtroppo l' azione per cambiare lo stato di cose presente, per essere efficace, richiede una adeguata comprensione teorica
È per questo che avevo scritto che "Rimane il piccolo, il poco bene che è possibile organizzare in piccoli gruppi oppure individualmente". È la scelta di affrontare le situazioni in grande a causare l'impasse delle infinite discussioni sulle teorie. Nella parabola del buon samaritano non è possibile rispondere al malcapitato "Non ti posso aiutare subito, prima devo costruirmi un'adeguata comprensione teorica della tua situazione". La ragione di quest'impossibilità, e quindi della forza provocatoria di quella parabola, sta nella piccolezza della situazione: la piccolezza di una situazione è in grado di mettere in crisi e perfino in ridicolo le discussioni teoriche.

Di conseguenza, si potrebbe sospettare che la filosofia, piuttosto che dedicarsi ad elaborare grandi sistemi, grandi teorie per riuscire ad interpretare globalmente i giganteschi problemi mondiali, potrebbe riservare maggiori attenzioni alla riflessione riguardante le situazioni piccole, locali, interpersonali, di quartiere; significherebbe lavorare, piuttosto che su filosofie universali, su filosofie di quartiere.

paul11

Angelo C.,
la tua è una domanda pregnante nel nostro tempo.
Il filosfo non può fare il cattedratico e chiudersi nella torre d'avorio del pensiero, prchè prima di tutto è uomo e vive la contraddizone spesso del suo pensiero con la quotidianità, con la mondanità del vivere. E vivere è l'incontro fra pensiero e pratiche.
Purtroppo il filosofo non è mediatico, nella misura in cui si pensa oggi il "fare mediatiicità", veloce quasi privo di pensiero, più immagini che parole,mentre la classe dirigente delle pratiche, nella economia nella politica soprattutto francamente non so se sono capaci ancora di pensare "in grande" e quindi in maniera non contingente al loro potere.
Il filosofo è sempre quindi più escluso dalla vita sociale e il pratico è sempre più avulso dal senso storico in cui vive.
Oggi, faccio un esempio, non so cosa insegnino nelle scuole di partito, nelle scuole sindacali, come formino la classe dirignete imprenditoriale e di coloro che appunto dirigono economicamente.

Ho visto che hai inserito Diego Fusaro nel tuo post, e green ha inserito Costanzo Preve.
Preve ha avuto un forte ascendente su Fusaro.Allora faccio un esempio.
Costanzo Preve è stato marxista, boicottato dalla classe dirigente accademica e alla fine dagli stessi marxisti.
A mio parere ha fatto un serio ragionamento essendo stato attivista politico.
Si ì accorto, diciamo così, che le teorie politiche non erano più confacenti al tempo sociale mutato.
Invitava lo stesso Fusaro a ritornare alla teoria della prassi studiando Fichte, essendo Preve un idealista hegeliano e marxista ideologicamente.
Ma addirittura a tornare   Platone e Aristotele. Ma stiamo parlando di Preve, un attivista politico con alle spalle una formazione filosofica non da poco, o se vogliamo un filosofo prestato alla politica.
A mio modesto parere ha ragione, a prescindere dalle fedi filosofiche o politiche.
Quello che manca oggi è ripensare il pensiero e saperlo reintepretarlo nelle chiavi che le prassi attuali richiedono:questo è un compito se non il compito di un filosofo. dare la chiave di lettura del mondo invitando i praticanti a riflettere nel pensiero e i pensatori a dare signifcati nelle pratiche.

sgiombo

#19
Citazione di: Angelo Cannata il 03 Giugno 2017, 10:59:59 AM
Citazione di: sgiombo il 03 Giugno 2017, 09:58:31 AMPurtroppo l' azione per cambiare lo stato di cose presente, per essere efficace, richiede una adeguata comprensione teorica
È per questo che avevo scritto che "Rimane il piccolo, il poco bene che è possibile organizzare in piccoli gruppi oppure individualmente". È la scelta di affrontare le situazioni in grande a causare l'impasse delle infinite discussioni sulle teorie. Nella parabola del buon samaritano non è possibile rispondere al malcapitato "Non ti posso aiutare subito, prima devo costruirmi un'adeguata comprensione teorica della tua situazione". La ragione di quest'impossibilità, e quindi della forza provocatoria di quella parabola, sta nella piccolezza della situazione: la piccolezza di una situazione è in grado di mettere in crisi e perfino in ridicolo le discussioni teoriche.

Di conseguenza, si potrebbe sospettare che la filosofia, piuttosto che dedicarsi ad elaborare grandi sistemi, grandi teorie per riuscire ad interpretare globalmente i giganteschi problemi mondiali, potrebbe riservare maggiori attenzioni alla riflessione riguardante le situazioni piccole, locali, interpersonali, di quartiere; significherebbe lavorare, piuttosto che su filosofie universali, su filosofie di quartiere.
CitazioneNelle situazioni particolari della vita credo che sia giusto comportarsi come il buon samaritano, e  personalmente cerco di farlo.

Ma (per parte mia) credo che per cambiare il mondo non basti certo una mera somma di singole "buone azioni da buon samaritano": secondo me ci vuole ben altro, compreso un difficile, faticoso studio del mondo stesso e delle sue dinamiche oggettive nel loro complesso e nelle loro articolazioni, nonché durissime lotte di massa, popolari.

Non esistono botti piene unitamente a mogli ubriache!

Non esistono soluzioni facili a problemi difficilissimi!

Non esistono cure omeopatiche o comunque indolori per tumori maligni: occorrono comunque dolorose e mutilanti operazioni chirurgiche e pesanti chemioterapie!

green demetr

cit inverno
"Dipende che cosa è la filosofia e che cosa sono i filosofi. Se essere filosofi vuol dire essere preparati in storia della filosofia e pretendere di insegnare materie specialistiche al mondo (come fa Fusaro con l'economia) allora è meglio che le mani vengano sporcate si, ma dalla terra e dalla zappa (io ho preso questo invito alla lettera, e ho lasciato un piccolo angolo di giardino a Fusaro"

Lasciando da parte il caso Fusaro, secondo te all'economista sta a cuore l'interesse della gente?

Secondo te non dico il filosofo, ma proprio il cittadino, non deve informarsi di quale economia si decida di usare?

O siccome non è uno specialista deve stare zitto?

Le tue argomentazioni sfiorano il fascismo  >:( , e non è un caso. Da bravo liberale quale sei.  ;)

Ma ti dico una novità: siamo ancora in democrazia!  8)


Casomai starà all'economista sapersi spiegare per il pubblico non addetto ai lavori.


ma poi perchè uno con la tua spiritualità (ottima) deve farsi carico di queste istanze....è spiacevole. :'(
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

x angelo p1

cit angelo
Con questo non vorrei diventare già io stesso uno che detta legge: tutto ciò che ho scritto in questo post è da considerare soltanto ipotesi da sottoporre a discussioni e diversi punti di vista.

basterebbe indicare nella democrazia la risposta, la democrazia cosa è?
E' garanzia di diritto sociale, all'istruzione, al lavoro, alla sanità, alla integrità fisica, alla famiglia.

Il filosofo non dovrebbe spiegare ciò che è già patrimonio della storia delle prassi umane.

Non esiste proprio che la domanda ripetuta come un mantra, che ascolto onerosamente da 30 anni, sia " e chi li dà i soldi?"

Strano perchè cosa sia il signoraggio monetario, lo aveva già spiegato Goethe, poi ripreso da Kant fin su a Steiner.

Il problema del filosofo è perchè l'opinione pubblica non sia consapevole di questo trucchetto ridicolo. (lo sterco di satana, lo chiamavano i medievali, che videro il sorgere degli imperi)

la risposta è dopo secoli di cecità: che l'uomo è cattivo ossia è liberale, ossia vuole il bene altrui.
(gli oggetti altrui).

Capire l'individualismo contemporaneo, e il suo scudo (il liberalismo), e poi analizzarne le sue mimesi, le sue mutazioni, questo è ancora compito del filosofo. E di chi altro sennò? (le scienze della psi- si occupano della famiglia e della società, non del soggetto libero, ma del soggetto schiavo, all'interno di prassi, a difesa delle prassi esistenti).

Le azioni invece sono compito del politico, del prendere posizione. Contro qualcuno. (C.Schmitt, Nietzche)
(ed è lì che ci si sporca le mani, che si rischia).

Si tratta di unire la filosofia con la politica, ma da che mondo e mondo è sempre stato così (anche quando la filosofia si chiamava religione, o mito).

L'impedimento dell'azione è d'altronde parallelo al principio di conservazione del soggetto, che poi diventa comunità.
(e questo è il problema ancora da risolvere, che io chiamo il problema della comunità, o dell'altro: come posso riattivare il soggetto da passivo ad attivo? E certo non sapere i vari fallimenti susseguitisi nella storia è un bel problema, perciò lo studio nelle retrovie della storia della filosofia è necessaria ad ogni futura strategia)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

cit sgiombo
"rifiuto di usare tutti i mezzi e forme di lotta che fossero necessari, nelle varie circostanze concrete, a sconfiggere un nemico che per parte sua non si fa scrupolo alcuno di ricorrere a qualsiasi espediente, anche i più abbietti e disumani: non si sconfiggono i cannoni del nemico mettendo nei propri dei fiori, come cantava uno scadente complesso musicale circa mezzo secolo fa."

Il problema della lotta di classe è che è vittima della propaganda, e quindi insiste su alcuni temi come quello della libera accoglienza, senza fare vera lotta contro i potenti.
E la lotta non viene fatta, perchè alla prima minaccia, la gente si spaventa.
Lo stato di terrore e di orrore a cui ci tengono legati a doppia-mandata con i mass media, crea individui spaventati.
E quindi le politiche guardinghe sono diventate pagliacciate.

Tenere una dimensione democratica, e intelligente sembra essere una ipotesi tramontata.

La dimensione sociale è ormai mera finzione. Come diceva Leopardi, una società fatta di individui infelici non può essere felice.
Bisogna tornare a interrogarsi sulla singolarità.

Anche se il potere medico sta tentando di togliere anche quella.

Mi chiedevo cosa ne pensi. (tranne l'ultimo punto che ovviamente rigetterai ;) )

La gente tornerò mai a rischiare qualcosa (proposta badiou)?
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

x angelo p2

cit
"Nella parabola del buon samaritano non è possibile rispondere al malcapitato "Non ti posso aiutare subito, prima devo costruirmi un'adeguata comprensione teorica della tua situazione"."

la parabola del samaritano consiste al giorno d'oggi, che lui non vuol essere aiutato!  8)

Vabbè è ora che ne dica qualcosa in più:

Per capire perchè non lo vuol essere ci vuole una adeguata comprensione teorica.

Che conduce a visioni apocalittiche. 
(del tipo "aiutami e poi vedi di toglierti di mezzo(che non ti sopporto)", scene di vita quotidiana, dal mio periodo di volontariato).
Quanta innocenza nell'idea di principio di reciprocità!!! 

Non rimane che affidarsi veramente all'atto gratuito e insensato. il dovere per il dovere kantiano (fin che dura, io ho mollato).


Proposta pratica e analisi teorica della stessa


O formare un contropotere mediatico, cosa che i filosofi contemporanei cercano di fare, senza riuscirvi, perchè insistono colla dimensione sociale, quando l'uomo VUOLE essere individuale.
Sposare la dimensione personale con quella sociale è da sempre il grave problema della filosofia ognitempo.
patteggiare per una sola di esse significa fallire..... non capisco proprio come si fa non capirlo!

Ma ovviamente bisogna ripartire dal singolo. Il globalismo si combatte con il localismo. non per una questione sociale, ma per una personale. ovviamente se il localismo si sposa ad una visione sociale, allora il globalismo vincerà sempre.(questione di numeri e mezzi)

questo le sinistre mondiali, o le catechesi religiose, non lo riescono a capire.

il singolo va reso felice nella sua produzione nel sociale, ossia il singolo va reso felice nel sociale, e non nella sua produzione.
la produzione è solo uno strumento.

ma il singolo non è mai felice nel sociale, perchè fino ad oggi la morale dice esattamente il contrario di ciò che siamo.
l'incredibile ammontare di odio, è frutto di questo stato di auto-avvelenamento.

ma la morale nasce come la legge del più forte sul più debole.
ossia sull'opportunità di avere più oggetti.

lo spiega molto bene marx (il feticcio e la tecnica). pensiamo ora alla donna come oggetto, e abbiamo a domino tutto quanto vediamo sotto gli occhi.
lo spiega molto bene max reich.

(certo non li ho letti quegli autori, meriterebbero una analisi approfondita, e non dispero che lo farò).

a mio parere la sessuofobia è la mimesi del dominio patriarcale dell'uomo sulla donna.

il grande poema epico ramayana, una delle fonti sacre induiste, apre così, poichè tu devi stare lontanto dal potere, così devi stare lontano dalle donne. perchè il potere e la donna sono la stessa cosa.

il nostro caro  berlusconi è stato attaccato globalmente per i suoi festini. documentari severi anche in giappone a redarguire.

L'intera morale universale si basa dunque su una mera presunzione formale. (quando il reale ciascuno lo sa è l'esatto opposto, l'uomo desidera la donna).
Il rapporto padrone-servo, sta tutto là, in una dimensione di dominio biologica camuffata.

ma l'uomo non ha alcun diritto sulla donna.

questa continua ostinazione è la spiegazione razionale di tutte le nefandezze a seguire.
che portano l'altro al rifiuto d'aiuto perchè lui vuole mantenere i suoi oggetti, il suo patrimonio, se non pecuniario, morale, di identificazione con una certa idea di virilità.
(mi spiace essere così apodittico, ma vorrei darne uno schizzo illustratorio il più possibile sintetico  :P)

EPPURE

Se la si smette di avere presunzione di diritti particolari su chiunque, si vive MOLTO MEGLIO.

Le relazioni nella loro semplicità si basano sull'ospitalità, l'ultima grande lezione di Derrida, è infatti proprio questa.

L'Altro è la capacità linguistica, di poter accettare l'altro, ossia il linguaggio che mi unisce al mio prossimo.

Esige una grande cultura, un grande animo, un grande sacrificio per poter creare questo linguaggio.
(la malefica eredità della storia è ancora da sorpassare, o meglio da lasciare)

Che per Derrida consiste nel dialogo. Saper dialogare ospitando.....ogni maledetta metafisica mille volte maledetta allora cesserà.

Quanti secoli dovranno passare perchè l'individuo se ne accorga, e aprendosi alla comunità si decida della sua lealtà a se stesso.


Come uomo fra gli uomini. Che poi non è forse la lezione del Cristo? (okkei visione molto riduzionista, ma affascinante)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

cvc

La filosofia è tale, credo, in quanto si distacca dal particolare e riflette sui concetti, che sono generalizzazioni del particolare. Nell'attualità si discute di casi contingenti che sono però il riflesso dell'epoca in cui viviamo, e secondo me ciò che manca è un'esauriente e profonda riflessione sui nostri tempi forse troppo frenetici - o addirittura schizofrenici - per essere approfonditi. Appena cerchi di andare in profondità rimani indietro, perché vieni travolto dall'ondata dei cambiamenti sempre più rapidi. È lo spirito della modernità. Mordere, masticare e sputare. Poco o niente lascia il segno. Ieri una bomba ad un concerto rock, oggi ad un funerale, un quindicenne che spara ad un altro quindicenne... Come spiegare eventi che ci sconvolgono per un istante e poi vengono dimenticati e sovrastati da altri ancora più sconvolgenti? Il divenire è sempre stato, il problema è che ora scorre così rapido che non lascia neanche un segno se non, forse, a livello subliminale. Il problema della filosofia è come conciliare filosofia e modernità.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

InVerno

#25
Citazione di: green demetr il 03 Giugno 2017, 16:25:36 PM
cit inverno
"Dipende che cosa è la filosofia e che cosa sono i filosofi. Se essere filosofi vuol dire essere preparati in storia della filosofia e pretendere di insegnare materie specialistiche al mondo (come fa Fusaro con l'economia) allora è meglio che le mani vengano sporcate si, ma dalla terra e dalla zappa (io ho preso questo invito alla lettera, e ho lasciato un piccolo angolo di giardino a Fusaro"

Lasciando da parte il caso Fusaro, secondo te all'economista sta a cuore l'interesse della gente?

Secondo te non dico il filosofo, ma proprio il cittadino, non deve informarsi di quale economia si decida di usare?

O siccome non è uno specialista deve stare zitto?

Le tue argomentazioni sfiorano il fascismo  >:( , e non è un caso. Da bravo liberale quale sei.  ;)

Ma ti dico una novità: siamo ancora in democrazia!  8)


Casomai starà all'economista sapersi spiegare per il pubblico non addetto ai lavori.


ma poi perchè uno con la tua spiritualità (ottima) deve farsi carico di queste istanze....è spiacevole. :'(
Ti sbagli io non sono un liberale, questo non significa che devo appiattirmi su idee opposte. Non sono mai intervenuto in zona euro per parlare di tassi di sconto anzi quelle che poche che sono intervenuto ho invitato alla discussione politica, perchè credo nel primato della politica e specialmente in quello che hai detto tu, che la filosofia debba fondersi alla politica. Non ho mai intimato il silenzio a nessuno. Solo facendo il gioco di una democrazia capitalista si può pensare che travestendosi da economisti si guadagni in autorità e credibilità, è cosi che nella prassi si subordina il discorso politico al discorso economico. Preferisco che di economia parlino gli economisti e che rimanga una tecnica, non una teologia di massa. L'esatto opposto del liberalismo ;).
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

maral

Citazione di: sgiombo il 03 Giugno 2017, 12:48:33 PM
Nelle situazioni particolari della vita credo che sia giusto comportarsi come il buon samaritano, e  personalmente cerco di farlo.

Ma (per parte mia) credo che per cambiare il mondo non basti certo una mera somma di singole "buone azioni da buon samaritano": secondo me ci vuole ben altro, compreso un difficile, faticoso studio del mondo stesso e delle sue dinamiche oggettive nel loro complesso e nelle loro articolazioni, nonché durissime lotte di massa, popolari.

Non esistono botti piene unitamente a mogli ubriache!

Non esistono soluzioni facili a problemi difficilissimi!

Non esistono cure omeopatiche o comunque indolori per tumori maligni: occorrono comunque dolorose e mutilanti operazioni chirurgiche e pesanti chemioterapie!
Credo che già sia tanto tentare di occuparsi delle situazioni particolari, piuttosto che partire per cambiare il mondo, non c'è altro da fare ed è già un'impresa riuscire a farlo. Non siamo noi a cambiare il mondo, a creare mondi nuovi, prima viene il mondo che ci cambia ed è questo mondo che dispone i nostri modi di pensare, di raccontarcela e di sognare.
E' solo nell'acquisita consapevolezza delle nostre prassi quotidiane e limitate che qualcosa può accadere, non nell'utopia dei grandi disegni per i quali ogni mezzo è lecito, perché non è vero che ogni mezzo è lecito in vista della fede nel fine, perché è il mezzo che si usa che rende il fine degno e non il contrario e le prassi hanno sempre la precedenza sull'ideale, fosse pure l'ideale migliore che si possa immaginare.
Una prassi che nei fatti contraddica l'ideale, per quanto in certe situazioni possa apparire inevitabile, annienta l'ideale e quanto più esso si proclama giusto, tanto più manifesterà  la sua ipocrisia in modo nauseabondo. E allora non resterà che la propaganda più becera a fare da maschera ancora per un po', come sempre è accaduto, finché la maschera stessa con tutto il suo oneroso armamentario tecnico di seduzione andrà in polvere svelando il cadavere in putrefazione che ci sta sotto, pullulante di vermi e di poveri illusi. 
La difficoltà sta proprio tutta qui e a volte può apparire insormontabile e riguarda la dignità coerente della prassi quotidiana, nient'altro. 

sgiombo

Citazione di: green demetr il 03 Giugno 2017, 16:31:14 PM
cit sgiombo
"rifiuto di usare tutti i mezzi e forme di lotta che fossero necessari, nelle varie circostanze concrete, a sconfiggere un nemico che per parte sua non si fa scrupolo alcuno di ricorrere a qualsiasi espediente, anche i più abbietti e disumani: non si sconfiggono i cannoni del nemico mettendo nei propri dei fiori, come cantava uno scadente complesso musicale circa mezzo secolo fa."

Il problema della lotta di classe è che è vittima della propaganda, e quindi insiste su alcuni temi come quello della libera accoglienza, senza fare vera lotta contro i potenti.
E la lotta non viene fatta, perchè alla prima minaccia, la gente si spaventa.
Lo stato di terrore e di orrore a cui ci tengono legati a doppia-mandata con i mass media, crea individui spaventati.
E quindi le politiche guardinghe sono diventate pagliacciate.

Tenere una dimensione democratica, e intelligente sembra essere una ipotesi tramontata.

La dimensione sociale è ormai mera finzione. Come diceva Leopardi, una società fatta di individui infelici non può essere felice.
Bisogna tornare a interrogarsi sulla singolarità.

Anche se il potere medico sta tentando di togliere anche quella.

Mi chiedevo cosa ne pensi. (tranne l'ultimo punto che ovviamente rigetterai ;) )

La gente tornerò mai a rischiare qualcosa (proposta badiou)?
CitazioneSono sostanzialmente d' accordo.

Sul "potere medico penso" che sia ben scarso e comunque sostanzialmente subalterno a quello delle oligarchie finanziarie transnazionali (che comprendono anche "specialisti della medicina", ma non nei "posti di comando" dove si trovano soprattutto ideologi da quattro soldi tipo economisti "bocconiani" o della "London school of economy" e via sparando gran cazzate e non imbroccandone mai una che é una, nemmeno per isbaglio; mi scuso, non tanto con te quanto con i benpensanti, per questo lingiuaggio non ipocrita - politicamente corretto).
Comunque personalmente sono un medico anticonformista, del tutto "fuori da questo circuito" (non per niente non sono mai diventato primario e ho subito varie angherie ed ingiustizie, dovendo anche ricorrere alle vie legali, da qualche primario e leccaculo di primari; ora per fortuna sono in pensione).

Quanto alla lotta di classe, penso che inevitabilmente in qualche misura sia fatta anche di propaganda.

La "libera accoglienza" degli ideologi al servizio del potere (soprattutto di quelli sedicenti "di sinistra", come l' orrenda Boldrini; ma anche quella di Papa Francesco) é per me un' insopportabile professione di ipocrisia.

Certo, contro Salvini, la Meloni, la Le Pen e nazisti analoghi affermo il sacrosanto diritto di chi é immiserito e condannato alla morte per fame e/o quotidianamente sottoposto a disumane, terroristicissime violenze belliche da parte dell' imperialismo occidentale a cercare di sfuggire a questa sorte disumana emigrando da noi anche se così di fatto crea oggettivamente (ma per colpa non sua, bensì dell' imperialismo! E un po' anche "nostra", nella misura in cui non siamo in grado di impedire di perpetrare i loro crimini contro l' umanità ai nostri governanti) problemi non lievi per i non sfruttati dei nostri paesi.

Ma rifiuto le miserabili balle ideologiche su "scafisti", "trafficanti di esseri umani" (che non vengono affatto catturati con la forza alla maniera degli schiavi nei secoli scorsi ma sono invece costretti a rivolgersi a loro del tutto "liberamente" a causa dei trattati, come Shengen, che in occidente violano palesemente il diritto umano alla mobilità e alla emigrazione), ecc.: costoro sono semplici malavitosi paragonabili a contrabbandieri che prosperano ovviamente sul proibizionismo legale verso il diritto all' emigrazione: se non ci fossero leggi incivili e disumane approvate dai vostri parlamenti, "care" boldrine, i migranti africani e orientali viaggerebbero molto più economicamente e in sicurezza in terza classe come facevano (e di nuovo fanno, sempre più numerosi!) i nostri migranti italiani!

Inoltre mi fa schifo la pseudopietas per i migranti che rischiano la morte e molto spesso la trovano da parte di chi é connivente con il potere che li costringe a emigrare e non fa nulla per eliminare il dominio e la rapina imperialistica che é la causa della loro emigrazione (in queste condizioni di fatto sacrosanta, ci costi quel che ci costi!), e anzi fa di tutto per conservarne e rafforzarne le cause.

sgiombo

Citazione di: maral il 04 Giugno 2017, 08:38:46 AM

Credo che già sia tanto tentare di occuparsi delle situazioni particolari, piuttosto che partire per cambiare il mondo, non c'è altro da fare ed è già un'impresa riuscire a farlo. Non siamo noi a cambiare il mondo, a creare mondi nuovi, prima viene il mondo che ci cambia ed è questo mondo che dispone i nostri modi di pensare, di raccontarcela e di sognare.
E' solo nell'acquisita consapevolezza delle nostre prassi quotidiane e limitate che qualcosa può accadere, non nell'utopia dei grandi disegni per i quali ogni mezzo è lecito, perché non è vero che ogni mezzo è lecito in vista della fede nel fine, perché è il mezzo che si usa che rende il fine degno e non il contrario e le prassi hanno sempre la precedenza sull'ideale, fosse pure l'ideale migliore che si possa immaginare.
Una prassi che nei fatti contraddica l'ideale, per quanto in certe situazioni possa apparire inevitabile, annienta l'ideale e quanto più esso si proclama giusto, tanto più manifesterà  la sua ipocrisia in modo nauseabondo. E allora non resterà che la propaganda più becera a fare da maschera ancora per un po', come sempre è accaduto, finché la maschera stessa con tutto il suo oneroso armamentario tecnico di seduzione andrà in polvere svelando il cadavere in putrefazione che ci sta sotto, pullulante di vermi e di poveri illusi.  
La difficoltà sta proprio tutta qui e a volte può apparire insormontabile e riguarda la dignità coerente della prassi quotidiana, nient'altro.

CitazioneNon posso che ribadire il mio dissenso e la mia ammirazione per Machiavelli e per Stalin.
Anche perché cerco di essere stoico ed epicureo e un po' leopardiano e di avere sempre presente il senso del limite; e inoltre non sono credente in alcuna provvidenza divina o meno, né in alcuna forma di inevitabili e trionfali magnifiche sorti e progressive dell' umanità.

Sono divergenze profondissime, che non si superano con una discussione ma casomai  con l' esperienza di una vita (o comunque con reiterate, profonde discussioni, riflessioni, letture, esperienze di vita; solo raramente e in casi molto fortunati attraverso subitanee "folgorazioni sulla via di Damasco").

Condivido solo la considerazione che prima che noi si possa cambiare il mondo viene il mondo che cambia noi (e per sperare di cambiarlo bisogna tenerne ben conto); ma credo in un rapporto di "reciprocità dialettica" fra condizionamenti del mondo su di noi e (possibile) azione nostra per (tentare di) cambiare il mondo.

maral

#29
Sicuramente questo è un tema che, nella sua attualità, andrebbe filosoficamente esplorato: come i mezzi incidono sul fine?
Io ritengo che siano i mezzi a determinare il senso effettivo dei fini, mentre dell'utopia originaria resta solo un guscio vuoto a uso propagandistico. A tale proposito vorrei richiamare un vecchio thread, il primo che aprii in "Riflessioni" in cui l'argomento, grazie agli interventi a cui diede luogo, si trova collegato al tema filosofico fondamentale della verità (a dimostrazione che anche per una filosofia che si sporchi le mani i grandi temi filosofici restano imprescindibili): https://www.riflessioni.it/forum/filosofia/14145-la-verita-ovvero-il-potere-dei-senza-potere.html
Citazione... ma credo in un rapporto di "reciprocità dialettica" fra condizionamenti del mondo su di noi e (possibile) azione nostra per (tentare di) cambiare il mondo.

Sì sono d'accordo, ma i risultati non saranno mai corrispondenti a quelli del disegno originario, la volontà non è sufficiente nei suoi intenti pianificanti, anche per questo è bene mantenersi su una scala pragmaticamente ridotta.

Discussioni simili (5)