La direzione della storia

Aperto da Jacopus, 15 Aprile 2016, 18:56:17 PM

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Jacopus

Questo argomento mi è stato suggerito da quello che ho aperto a proposito della violenza nelle Sacre Scritture. Ad ogni modo si tratta di una semplice domanda che è l'oggetto di una disciplina filosofica, la filosofia della storia: "La storia ha una direzione?".
Si potrebbe pensare alla storia come a un percorso causale (freccia casuale), oppure ad un progressivo miglioramento ed innalzamento (freccia verso l'alto), oppure ad un progressivo peggioramento (freccia verso il basso), oppure ad un'opera già programmata (freccia teleguidata), oppure all'eterno ritorno delle cose (freccia circolare). Ogni concezione ha i suoi fautori, i suoi punti critici, e una sottostante Weltanschaung. Voi cosa ne pensate?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Sariputra

La storia ha una direzione? Bella domanda. Dovremmo però distinguere tra tante storie. Se parliamo della storia della conoscenza la freccia punta decisamente verso l'alto, anzi si sta addirittura impennando così tanto da rischiare di ricaderci addosso (con la punta...). Se invece pensiamo alla storia della spiritualità, la freccia punta verso il basso e il movimento si fa sempre più rapido. Un noto maestro buddhista lamentava il fatto che, nella nostra epoca, è difficile trovare persone in grado di raggiungere samadhi (estasi, primo grado del raccoglimento meditativo) mentre era cosa veramente comune,nelle comunità monastiche di secoli fa, arrivare al quinto grado.Se parliamo della storia sociale non è facile scorgere progressi, forse nemmeno regressi, diciamo che forse procede a zig zag, e pure un pò avanti e indietro.
Se parliamo della storia individuale...forse siamo tutti più soli. Certo...lo smartphone ci fa molta compagnia...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Mario Barbella

Citazione di: Jacopus il 15 Aprile 2016, 18:56:17 PM
Questo argomento mi è stato suggerito da quello che ho aperto a proposito della violenza nelle Sacre Scritture. Ad ogni modo si tratta di una semplice domanda che è l'oggetto di una disciplina filosofica, la filosofia della storia: "La storia ha una direzione?".

Colgo questo post nel punto a cui fa cenno alle Sacre Scritture per dire che, indipendentemente di quello che vado a sostenere e/o di ciò che chi mi legge creda di aver capito, sono una persona religiosa, cristiana e rispettosa delle Scritture stesse. Detto questo ecco che dico che le Sacre Scritture sono scritte dagli uomini così come è stato per i vangeli inclusi gli apocrifi e di altro tipo. Ma allora dove sta la sacralità .di queste opere?  Questi scritti sono elaborazioni ed elucubrazioni degli uomini che:  
- le scrissero e le continuano a scrivere sotto il controllo critico dell'umanità che, bene o male ed in qualche modo, raggiungono. Ho detto continuano a scrivere, basta semplicemente leggere quando si scrive in libri, opuscoli religiosi, oppure si dice nelle omelie, nelle discussioni filosofico-religiose, in questo stesso post, da me e da altri, e chi più ne sa più ne  metta, come si suo dire,  ecc. 

- le discutono e le scartano come sciocchezze superstiziose oppure le rinnegano con rabbia e odio, ecc.

- le combattono sulla base ad una così detta "altra religione",  ecc. ecc. ecc.

La conclusione di questo mio intervento è quello di mettere sotto l'attenzione di chi si pone queste questioni antiche come il mondo facendo loro rilevare che l'umanità stessa è la complessissima macchina elaboratrice che tritura la storia e la filtra ed i risultati possono solo essere in qualche misura notati dopo che il tempo abbia, in questo modo e con questa macchina, agito; e Dio, che diciamo l'ispiratore delle Scritture? Ma è ovvio -almeno a chi ha buon senso o un'apertura mentale idonea- è proprio questa complessità a sostanziare ciò che diciamo Dio! :o
Un augurio di buona salute non si nega neppure a... Salvini ! :)
A tavola potrebbe pure mancare il cibo ma... mai il vino ! Si, perché una tavola senza vino è come un cimitero senza morti  ;)  (nota pro cultura (ed anche cucina) mediterranea)

sgiombo

Non credo si possa argomentare efficacemente in poche righe su una questione così complessa; fra l' altro personalmente le mie convinzioni in proposito le ho maturate vivendo la mia vita e non semplicemente leggendo; anche se il Manifesto del 1847 di Marx ed Engels ha avuto grande importanza.
A titolo di cronaca accenno comunque a quel che penso in proposito, che non rientra in nessuna delle varianti proposte da Jacopus.

Per me la storia presenta un possibile ma non necessariamente certo e nemmeno costante andamento tendenzialmente "ascendente": in generale verso una sempre maggiore civiltà.
Ma innanzitutto incostantemente, alternando a fasi di progresso anche fasi di regresso e decadenza.
E inoltre non ineluttabilmente: andamento non certo, non garantito da alcunché, bensì solo potenziale, realizzabile attualmente solo a condizione che l' umanità sappia compiere scelte sufficientemente razionali, del che non v' é certezza (e infatti proprio per questo si danno anche fasi di decadenza): non c' é mai davanti all' umanità una freccia indicante un' unica direzione obbligata, ma sempre un ventaglio più o meno ampio di alternative possibili (spesso talmente ampio da comprendere direzioni diametralmente opposte: "angolo di apertura del ventaglio uguale a o perfino maggiore di 180°).

Vi sono poi secondo me due momenti (o meglio fasi di non trascurabile durata) topici, decisivi per il "destino umano".
Il primo é quello dell' invenzione della agricoltura e dell' allevamento che, attraverso l' impiego della razionalità umana (e l' acquisizione delle prime conoscenze scientifiche o per lo meno "paleo- o forse "pre- -scientifiche" e delle prime tecniche produttive -e anche distruttive: in generale "trasformative della realtà naturale"- artificiali sufficientemente potenti per consentirlo) ha permesso la produzione di un costante e limitatamente accumulabile eccesso di mezzi di sostentamento rispetto a quelli necessari alla mera sopravvivenza degli individui e dell' umanità intera (per dirlo con i classici del materialismo storico, il passaggio dal comunismo primitivo alle società divise in classi antagonistiche) .
Il secondo é quello (che noi oggi abbiamo la ventura di vivere in pieno!) del raggiungimento di una potenza tale delle tecniche produttive-distruttive o "trasformative" da consentire la realizzazione della "estinzione prematura e di sua propria mano" dell' umanità: momento decisivo della storia che, affinché venga realizzato il tendenziale, potenziale ulteriore progresso ed evitata l' altrettanto possibile e in questo caso (contrariamente ad esempio di quella che portò dalla civiltà antica al medio evo) -se compiuta- irrimediabile e definitiva scelta regressiva, richiede da parte nostra un ulteriore sviluppo, forse un vero e proprio salto di qualità, della razionalità umana.
Sul che ero molto ottimista da giovane (socialismo avanzante nel mondo, pur se fra limiti, difficoltà, errori; diciamo circa fino alla vittoria del Vietnam) e sono decisamente pessimista ora (restaurazione capitalistica avanzante un po' dappertutto); ma fin che c' é vita (umana) c' é speranza!

InVerno

#4
Ho paura di non aver capito la domanda, in assenza di ulteriori specificazioni. Parlerò di storia come un concetto astratto (a meno che non si parli del tempo in generale, come dimensione) che racchiude il passato degli uomini. Se sia telecomandata o meno dipende se si aderisce ad una visione deterministica (biologica o no) o meno, cosa su cui onestamente sono molto combattuto e non ho risposta, onestamente credo manchino anche i dati empirici per dare una risposta, o magari mancano solo a me. Che sia circolare, non credo proprio, gli eventi (determinare i confini di un evento è arbitrario ma vabbè) possono essere circolari, i famosi ricorsi storici, ma la storia nella sua totalità non credo ci siano evidenze per affermarlo. Casuale non penso proprio, è casuale quando esce fuori dai nostri limiti di predizione, ma quelli sono sempre in espansione e quindi è un difetto dell'osservatore non una proprietà propria. Direzioni in su e in giu mi sembrano valori morali, giudizi, ma questi dipendono dai punti di riferimento che si prendono, e allora si finisce nella giustificata confusione di Sariputra alla domanda. Se poi storia è stato usato come sinonimo di "civiltà" allora le cose si fanno un pò più semplici (si fa per dire) dal punto di vista dialogativo. Interessante lo spunto di sgiombo riguardo alle fasi. Mi rimane difficile da capire se si stia parlando del passato (come suggerito dalla parola storia) o del futuro (come suggerisce la figura della freccia). Nel caso si parli della prima, si può suddividere la storia in numero infinito di "periodi storici" e dubito si possa tracciare un unica direzione (una mediana?o quale altro metodo?). Nel caso sia la seconda, la mia prospettiva è sulla falsa riga della Scala di Kardasev, solo non in termini energetici ma termini umanistici. La nostra tecnologia è arrivata a un punto tale dove l'autosterminio è una possibilità concreta, il riscaldamento globale ce lo ricorda. Per come la vedo io la scommessa sta nell'arrivare a sfondare tutti i muri ideologici e a ragionare come "specie umana" prima che qualche idiota appartenente a qualche fazione prema il bottone sbagliato, cosa che più passa il tempo, più è statisticamente probabile. Purtroppo nutro il sospetto non siamo abbastanza intelligenti per raggiungere questo traguardo in tempo, oppure ho troppa fretta io e in realtà abbiamo ancora tantissimo tempo da perdere a parlare del sesso degli angeli. C'è un unico evento che accelererebbe a dismisura questo processo di unificazione e di distruzione delle barriere, purtroppo dai telescopi ancora non si vede nulla che assomigli ad un altra civiltà.

Jacopus

La mia domanda nasce appunto da una riflessione scaturita dal post sulla violenza nella bibbia. Ragionavo sul fatto che anche le religioni possono essere storicizzate. Il passaggio da antico a nuovo testamento è in questo caso un modello. Dal Dio oscuro che pretende l'amore e la cieca ubbidienza si è passati ad un Dio misericordioso, dove le istanze verso gli ultimi si moltiplicano, così come quelle all'universalismo. Non più una religione del popolo eletto, ma una religione di convertiti. Anche per questo motivo, probabilmente, avevo messo già nel titolo il riferimento al discorso "evangelico".
Da qui ho preso spunto per parlare di questo, di come il progetto storico umano "sulla lunga distanza" possa essere interpretato.
Faccio un esempio che non è Vico (ma anche Vico va benissimo). Jaspers in "Origine e senso della storia" parla di un tempo assiale che va dall'800 al 200 a.c., che è il tempo delle grandi scoperte, e che ha messo in moto tutti i successivi passi. Da questo sviluppo iniziale, la speranza di Jaspers è quella di vedere l'umanità indirizzata verso una progressiva razionalizzazione universale, intesa in un senso di rispetto per la libertà di tutti gli esseri umani. Ma anche Marx fa filosofia della storia, quando descrive come inevitabile il passaggio dal capitalismo al socialismo e infine al comunismo e fa filosofia della storia anche il cristianesimo, quando legge e interpreta la storia umana come inevitabile passaggio, una sorta di palcoscenico, prima dell'epilogo finale a cui è concatenato.
Mi rendo conto che l'argomento è vastissimo e potrebbe alimentare dispersione e confusione, ma abbiamo sempre l'alternativa di concluderlo qui.  ;)
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

paul11

La storia è lineare dentro a grandi cicli, ma questa linearità ha dentro piccoli cicli.La similitudine ancestrale è la vita di una persona e della natura:abbiamo cicli di sonno,circardiani,ecc.
Quello che mi affascina della storia sono le condizioni, e l'ho capito da Le Goff e Marx. Le Goff scrive che la rivoluzione francese è sorta per tre condizioni contempranee: crisi economica,miseria del popolo, nuova cultura della borghesia contro la nobiltà.
Marx studia le condizioni socio economiche dentro il ciiclo economico.
Il sapere quali siano gli iindicatori che segnalano l'economia,la cultura e la società , è capire in anticipo i cambiamenti dell'umanità., su quali nuovi sentieri e direzioni andremo.

green demetr

La direzione della storia è progressiva, semplicemente perchè, questa è proprio l'idea del cristianesimo.
E nessuno di noi può non dirsi cristiano in tal senso.
Nasciamo già in una storia, ce la decantano dalla nascita, e ce la ripropongono come metafisica dopo la morte.
Il ciclo era questione degli antichi greci, del paganesimo, è questione dell'induismo (non so dire se del buddismo, del taoismo, del confucianesimo e dello scintoismo).

Ovviamente in quanto ideologia è sempre frutto di una violenza, spacciata per Bene.(anche se fosse ciclica!) Ma qui passa la parola alla cultura giudaico-romana, che ancora ci vessa, con le sue pretese e menzogne.

Invece sulla questione del suo farsi storia, cultura e quindi nel suo farsi analisi, apriremmo pagine dense di tutta la filosofia della storia, a partire da quella Hegeliana, per finire a quelle Marxiane.
Storia nel suo farsi dialettico, razionale. (certo ci metteremmo dentro anche Aristotele o Kant.)
O in parallelo a quella costruita dalla scuola di Milano, con Banfi-Paci-Sini, come transito e vita.
E cioè la storia come resto, come Doxa diceva infine anche Husserl.(appunto la questione del raccontarsi, la dimensione autobiografica).


Dipende di cosa vogliamo parlare.(in effetti è troppo vasto)

(tra l'altro mi viene in mente anche la domanda dello storico, che infine nota come la storia sia sempre dei vincenti e mai dei perdenti. Dunque la storia come politica.)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

acquario69

#8
la storia e la sua direzione e' un concetto che abbiamo noi moderni.
prima di noi non esisteva lo storicismo ,fino a trasformarsi in una freccia dalla precisa direzione "evolutiva".
questo lo testimonia pure il fatto che sono esistite civiltà anche più prossime a noi nella quale il tempo non e' mai stato considerato nella maniera fissa e cristallizzata (detto così può sembrare un assurdo paradosso) ma integrante all'essere/esserci,diciamo allora che il tempo non compariva perché era "vissuto"
secondo me e' pure sintomatico come questo cambiamento paradigmatico abbia consentito che si vivesse in funzione del tempo,quindi nel cambiamento sempre più veloce,e la sua stessa restrizione,per giungere al vero paradosso e la vera assurdità di non avere più tempo

cvc

Da un certo punto di vista la storia è l'inganno di giudicare le cose a posteriori e in una prospettiva temporale indeterminata, mentre gli eventi avvengono in limiti di tempo circoscritti con decisioni da prendere spesso senza il necessario tempo per rifletterci bene sopra. La direzionalità della storia ha senso solo a posteriori, nel presente può succedere di tutto.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

maral

La storia è una creazione a posteriori dell'osservatore, e la narrazione storica si sviluppa per un periodo molto limitato dell'esistenza umana, il cui inizio corrisponde all'assunzione di quella visione del tempo escatologica, propria della visione del mondo cristiana. Per gran parte della sua esistenza l'uomo non ha avuto storia e il racconto delle origini era affidato al mito e le storie alle cronache degli eventi ricordati dalla generazione precedente.
Parlare di storia significa dunque parlare di una visione storica dell'esistenza che necessita di una specificazione, esiste infatti una storia bellica, una storia tecnologica, una storia economica, una storia sociale, una storia delle credenze e via dicendo: tutte queste storie si intrecciano e si aggrovigliano, alcune per determinati periodi progrediscono, altre recedono, altre ancore restano statiche e solo si ripetono. Gran parte della storia poi ci resta del tutto ignota, è la storia di miliardi di comparse di cui non conserviamo alcuna memoria, praticamente la storia reale di tutti noi e di tutti coloro che ci hanno preceduto senza lasciare traccia.


anthonyi

La domanda sulla direzione della storia porta a pensare all'idea di una finalità che la caratterizzi. E' un'idea non accettabile sul piano di una visione causale e casuale dell'evolversi degli eventi. Può essere interpretata anche come una domanda di senso per la storia stessa, è una domanda antica, per quasi tutta la storia dell'umanità gli uomini più acculturati, (di tutti gli altri, come già fatto notare, non abbiamo testimonianza) sono stati convinti che la storia avesse un senso, e tale senso lo hanno cercato, nel tempo moderno invece, non ci crede più nessuno.
Contrariamente a quanto affermato da altri io non credo che la direzione della storia sia sintetizzabile nell'idea di progresso, il problema è capire se quello che noi reputiamo progresso sia l'effetto di meccanismi naturali o meno. Nel primo caso noi saremmo semplicemente come una specie biologica che si sta espandendo nell'universo fino ad occuparne tutti gli spazi occupabili. E' nel secondo caso che, invece, il discorso diventa interessante, perché in tal caso, il progresso, sarebbe il prodotto di una volontà che lo ha creato, che ha prodotto la storia, la nostra storia, e che forse un giorno si farà riconoscere da noi ....

Mario Barbella

Citazione di: Jacopus il 15 Aprile 2016, 18:56:17 PM
Questo argomento mi è stato suggerito da quello che ho aperto a proposito della violenza nelle Sacre Scritture. Ad ogni modo si tratta di una semplice domanda che è l'oggetto di una disciplina filosofica, la filosofia della storia: "La storia ha una direzione?".
Si potrebbe pensare alla storia come a un percorso causale (freccia casuale), oppure ad un progressivo miglioramento ed innalzamento (freccia verso l'alto), oppure ad un progressivo peggioramento (freccia verso il basso), oppure ad un'opera già programmata (freccia teleguidata), oppure all'eterno ritorno delle cose (freccia circolare). Ogni concezione ha i suoi fautori, i suoi punti critici, e una sottostante Weltanschaung. Voi cosa ne pensate?
.
La direzione del percorso della storia acquista un senso se riferito al sistema di riferimento assoluto universale che è l'Osservatore cioè l'IO nella sua unicità. Solo così assumono significato tutti quei termini particolari come, per esempio, il Tempo, quello di Sant'Agostino, ma non solo,che riteniamo essere indefinibili per via del fatto di cadere  in inevitabili tautologie quando tentiamo di spiegarli o definirli.  Questa problematica  discende dalla convinzione errata, ma inevitabile nella vita quotidiana dell'umanità,  di  ritenere l'Osservatore, ovvero l'IO, come  sostanzialmente, seppure non completamente, esterno rispetto al resto dell'universo e da questo in buona parte indipendente. Questo  alimenta la credenza di considerare del tutto ovvio e naturale fissare sistemi di riferimento stabili ed assolutamente (o quasi) indipendenti da ciò che è il resto del mondo e ciò che vi avviene. Una visione del mondo in ottica idealistica teoricamente correggerebbe  l'errore (ma non facciamoci troppe illusioni, perché ad una visione idealistica l'Osservatore, cioè l'intero universo, non è abituato. Teniamoci, dunque, la nostra vecchia visione oggettivistica, purché ne siamo intelligentemente coscienti, ciò significa di non ritenerci in una botte di ferro quando, per esempio, un esperimento scientifico, specie dopo l'avvento della fisica quantistica, ci sembra che abbia dato la così detta "prova oggettiva", qui è proprio quando bisogna conservare questa umiltà. :o   ;)
Un augurio di buona salute non si nega neppure a... Salvini ! :)
A tavola potrebbe pure mancare il cibo ma... mai il vino ! Si, perché una tavola senza vino è come un cimitero senza morti  ;)  (nota pro cultura (ed anche cucina) mediterranea)

anthonyi

Mario Barbella ha scritto:
La direzione del percorso della storia acquista un senso se riferito al sistema di riferimento assoluto universale che è l'Osservatore cioè l'IO nella sua unicità. Solo così assumono significato tutti quei termini particolari come, per esempio, il Tempo, quello di Sant'Agostino, ma non solo,che riteniamo essere indefinibili per via del fatto di cadere  in inevitabili tautologie quando tentiamo di spiegarli o definirli.  Questa problematica  discende dalla convinzione errata, ma inevitabile nella vita quotidiana dell'umanità,  di  ritenere l'Osservatore, ovvero l'IO, come  sostanzialmente, seppure non completamente, esterno rispetto al resto dell'universo e da questo in buona parte indipendente. Questo  alimenta la credenza di considerare del tutto ovvio e naturale fissare sistemi di riferimento stabili ed assolutamente (o quasi) indipendenti da ciò che è il resto del mondo e ciò che vi avviene.

Mi sembra che queste argomentazioni siano riferibili a qualsiasi fenomenologia della realtà. Certo il senso della storia gode di un'attrazione magnetica che non caratterizza altri aspetti della realtà. Al di la del relativismo dell'osservatore, che comunque si riduce se gli osservatori sono tanti, io credo che la domanda sia oggettiva anche perché, almeno per la mia esperienza, lo studio della storia ti da l'impressione che dietro ci sia qualcosa che la muove, qualcosa che può essere sintetizzato con leggi come la teoria assiale, oppure con la descrizione delle ere della storia umana. Oggi siamo nell'era di Internet, un sistema di comunicazione, proviamo a riflettere sul ruolo che le forme di comunicazione hanno avuto nella società umana, scrittura, stampa, telefono, radio internet. La storia corre sul filo .....

donquixote

L'invenzione della storia, almeno come la si conosce in occidente da qualche secolo in qua, implica che questa abbia una direzione: l'illuminismo ha portato gli uomini a parlare di "treno della storia", locuzione giunta sino a noi, e non esiste un treno che non vada da qualche parte. Il fatto che poi si sia persa progressivamente di vista la destinazione (che sino alla prima guerra mondiale era chiara a tutti) è un implicita sottolineatura del fallimento delle idee che hanno fatto nascere la storia e le hanno fornito una direzione. In ogni caso quella occidentale è l'unica cultura che io conosca che ha una visione lineare della storia, e i popoli e le culture che vedono correttamente la "storia" del mondo e di tutto ciò che ne fa parte come una serie di cicli più o meno ampi ma sempre simili, più che avere una storia senza direzione sono di fatto "senza storia".
Non c'è cosa più deprimente dell'appartenere a una moltitudine nello spazio. Né più esaltante dell'appartenere a una moltitudine nel tempo. NGD

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