la cosa più desiderabile per l'uomo

Aperto da sileno, 14 Aprile 2018, 19:16:14 PM

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baylham

La vita è la cosa più desiderabile per l'uomo. 
Teoria che è coerente con la pratica.
L'eccezione conferma la norma.
Gesù non ha accettato la sofferenza e la morte, non aveva alternativa, come un condannato a morte. 
Tutti gli uomini sono mortali, perché affrettarsi, perché non giocarsi la vita?

sgiombo

Citazione di: baylham il 16 Aprile 2018, 09:52:10 AM
Gesù non ha accettato la sofferenza e la morte, non aveva alternativa, come un condannato a morte.
Tutti gli uomini sono mortali, perché affrettarsi, perché non giocarsi la vita?
CitazioneNOn é personalmente il mio caso, ma se si crede ai vangeli e alla religione cristiana, Gesù accettò la condanna a morte pur potendo:

a) evitare di "incarnarsi";

b) evitare di essere catturato e di essere condannato (dichiarando esplicitamente a Pilato e prima ancora ai sacerdoti ebrei che non era il re di alcun regno e che si sottometteva alla legge dell' "antico testamento".



Angelo Cannata

Citazione di: baylham il 16 Aprile 2018, 09:52:10 AMGesù non ha accettato la sofferenza e la morte, non aveva alternativa, come un condannato a morte.
L'alternativa l'aveva: gli sarebbe bastato mostrare un minimo di disponibilità a discutere, chiarire, intendersi. Al sinedrio, mentre i sacerdoti cercavano come accusarlo, lui coglie la palla al balzo e fornisce loro di proposito il capo d'accusa, provocandoli con le sue affermazioni. Gli sarebbe bastato dire che avevano frainteso le sue parole. Pilato fece lo sforzo di salvarlo, ma anche con lui Gesù dimostrò un comportamento volto a forzare l'andamento degli eventi: si mise a rispondere in maniere provocatorie, come se avesse intenzione di mettere più a nudo possibile la non disponibilità di chiunque a compromettersi col suo insegnamento. Insomma, è come se avesse detto "Se mi volete risparmiare la vita, dovete aderire apertamente alla mia dottrina; se non siete disposti a questo, sono io che condanno voi senza appello e vi costringo a condannarmi a morte, affinché venga allo scoperto nella maniera più decisa l'abisso che ci separa". Di fronte a questa cocciutaggine provocatoria di Gesù, Pilato si lavò la mani, come per dire "Mi arrendo, ho fatto il possibile, ma lui non collabora per niente".
In questo senso si può dire che Gesù la condanna se la cercò decisamente, anche se ovviamente non fu lui a prendere l'iniziativa.

baylham

Molti rivoluzionari hanno preferito la morte per restare coerenti al proprio progetto di vita, il loro massimo desiderio.
Gesù ha messo in gioco la sua vita in modo inflessibile ad ogni forza, violenza contraria.

Angelo Cannata

Mi hai fatto venire in mente un mio video di circa un anno fa, in cui dicevo che il vero male non è la sofferenza, la fame, la morte; il vero male è non avere un senso da dare alla sofferenza, non avere un ideale per cui valga la pena sopportarla, per cui valga la pena lottare. Al contrario, il bene è avere qualcosa per cui lottare.

green demetr

Citazione di: sileno il 14 Aprile 2018, 19:16:14 PM
La cosa più desiderabile per l'uomo.
"La leggenda narra che Mida inseguì nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso.Quando gli cadde tra le mani, domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l'uomo.Il demone tace,finchè, costretto dal re, esce in queste parole:
"Stirpe miserabile e effimera, figlio del caso e della pena, perchè mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggioso non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. ma la cosa in secondo luogo migliore per te è – morire presto."
Questo, per il Nietzsche "tragico".Verità che è meglio non sapere: il suicidio razionale.
Nietzsche a scuola viene edulcorato e censurato. Si pensi anche a grandi poetii, pensatori profondi , a personaggi . Ricordo il Pascoli: "Eppur felice te che al vento non vedesti cader che gli aquiloni",per un ragazzo morto. Ma gli esempi sarebbero innumerevoli.
Sileno piace perché la verità ha un suo fascino. Andrebbe detta anche se sgradita - solo qualora richiesta ? - e interiorizzata. Così non è proprio per tutti.
Attrae perché svela falsità e idee consolatorie che si riveleranno illusorie.
Maestro di Nietzsche fu Schopenhauer, ammiratore di Leopardi :
" Vivere è differire la morte ... si persevera per paura della morte. Il nulla della morte in Occidente viene rimosso.
La religione non può contrastare l'angoscia esistenziale. Base della cultura greca: dolore dell'esistenza senza illusioni ultraterrene.

Proprio così Sileno.
Ma questa non è la fine, è solo l'inizio del filosofare, la presa in consegna della propria destinalità, la libertà di scorgerne il senso, è il vero obiettivo del filosofare.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Angelo Cannata il 16 Aprile 2018, 10:13:13 AM
Citazione di: baylham il 16 Aprile 2018, 09:52:10 AMGesù non ha accettato la sofferenza e la morte, non aveva alternativa, come un condannato a morte.
L'alternativa l'aveva: gli sarebbe bastato mostrare un minimo di disponibilità a discutere, chiarire, intendersi. Al sinedrio, mentre i sacerdoti cercavano come accusarlo, lui coglie la palla al balzo e fornisce loro di proposito il capo d'accusa, provocandoli con le sue affermazioni. Gli sarebbe bastato dire che avevano frainteso le sue parole. Pilato fece lo sforzo di salvarlo, ma anche con lui Gesù dimostrò un comportamento volto a forzare l'andamento degli eventi: si mise a rispondere in maniere provocatorie, come se avesse intenzione di mettere più a nudo possibile la non disponibilità di chiunque a compromettersi col suo insegnamento. Insomma, è come se avesse detto "Se mi volete risparmiare la vita, dovete aderire apertamente alla mia dottrina; se non siete disposti a questo, sono io che condanno voi senza appello e vi costringo a condannarmi a morte, affinché venga allo scoperto nella maniera più decisa l'abisso che ci separa". Di fronte a questa cocciutaggine provocatoria di Gesù, Pilato si lavò la mani, come per dire "Mi arrendo, ho fatto il possibile, ma lui non collabora per niente".
In questo senso si può dire che Gesù la condanna se la cercò decisamente, anche se ovviamente non fu lui a prendere l'iniziativa.

A volte la tua iconoclastia mi lascia senza parole.

Il messaggio messianico del Cristo, è proprio nella testimonianza di un Nuovo Regno.

Come poteva testimoniarlo se non dimostrando la follia del suo tempo?

Se non ricordo male, Erode gli chiede se lui si crede RE, ma egli risponde, gli altri lo credono, NON IO.

E credo che non ci sia niente da aggiungere. Una dignita infinita.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Angelo Cannata

Fu Pilato a chiedere a Gesù se fosse re. Non so da dove tu abbia tratto quest'idea che Gesù intendesse rinviare all'opinione altrui e negare di affermarlo in prima persona. Gesù non rinviò la risposta all'opinione degli altri, al contrario, affermò in tutta chiarezza che egli si riteneva re, pur precisando che il suo regno non era di questo mondo. Siamo in Giovanni capitolo 18,33-37:

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?». Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re».

Quando Gesù dice "Tu lo dici", non si può intendere come se dicesse "Lo dici tu, non io": Gesù non dimostra alcuna reticenza nell'affermare a chiare lettere che egli si ritiene re, quindi non ha alcun motivo di intendere "Lo dici tu, non lo dico io". L'espressione piuttosto evidenzia come chi ha posto la domanda si renda involontariamente strumento del disegno che Dio ha deciso di portare a compimento. È come se Gesù gli avesse detto: "Puoi fare e dire quel che vuoi: qualunque cosa farai e dirai ti renderà automaticamente strumento per contribuire a portare a compimento il progetto di Dio Padre; c'è un progetto che Dio Padre sta portando a compimento e non lo potete fermare in alcun modo".

green demetr

Citazione di: Angelo Cannata il 19 Aprile 2018, 08:29:32 AM
Fu Pilato a chiedere a Gesù se fosse re. Non so da dove tu abbia tratto quest'idea che Gesù intendesse rinviare all'opinione altrui e negare di affermarlo in prima persona. Gesù non rinviò la risposta all'opinione degli altri, al contrario, affermò in tutta chiarezza che egli si riteneva re, pur precisando che il suo regno non era di questo mondo. Siamo in Giovanni capitolo 18,33-37:

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l'hanno detto sul mio conto?». Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re».

Quando Gesù dice "Tu lo dici", non si può intendere come se dicesse "Lo dici tu, non io": Gesù non dimostra alcuna reticenza nell'affermare a chiare lettere che egli si ritiene re, quindi non ha alcun motivo di intendere "Lo dici tu, non lo dico io". L'espressione piuttosto evidenzia come chi ha posto la domanda si renda involontariamente strumento del disegno che Dio ha deciso di portare a compimento. È come se Gesù gli avesse detto: "Puoi fare e dire quel che vuoi: qualunque cosa farai e dirai ti renderà automaticamente strumento per contribuire a portare a compimento il progetto di Dio Padre; c'è un progetto che Dio Padre sta portando a compimento e non lo potete fermare in alcun modo".


Non concordo minimamente con la tua lettura, che stravolge completamente la dignità del Cristo, e la narrazione di Giovanni.
Credo che questo tuo voler appiattire il vangelo e la bibbia in continuazione, nasconda problemi di altro genere che la semplice esegesi.

Nel vangelo di Giovanni la distanza siderea con Dio è ribadita più volte.
Altri te l'hanno detto, il mio regno non è di questo mondo, tu dici che io sono re.

Testimoniano proprio in linea con quella tradizione, che è poi la premessa per la nuova alleanza.

Peccato che avrebbe dovuto essere un alleanza della dignità, intesa come umiltà, come agape e non dell'arroganza.

Ma questo fraintendimento mortale, in cui è l'anima che muore, ecco che mi diventi ateo.

Ma allora come parlare poi di spiritualità? I miei dubbi su di te, aumentano.


Vai avanti tu che mi vien da ridere

Angelo Cannata

Qui non si tratta di appiattire, si tratta di rispettare il testo.

La Bibbia non va interpretata partendo dalle nostre concezioni per poi individuarle in essa. Non ha senso interpretare il testo a partire da un'idea precedente riguardo alla dignità di Gesù Cristo. Se vogliamo farci idee su cosa la Bibbia pensa su Cristo, la prima cosa da fare è rispettare il testo. Se vuoi farti idee corrette sulla dignità di Cristo, devi ascoltarle dalla Bibbia, non dettarle ad essa.

Senza dubbio, in ogni processo interpretativo, noi partiamo sempre con delle idee già presenti nella nostra mente, che possiamo anche usare come ermeneutica. Però bisogna dirlo: "Io voglio appplicare al testo questa mia ermeneutica, questa mia lettura". Anche in questi casi, comunque, la massima precedenza va sempre data al testo, altrimenti qualsiasi chiave di lettura è solo spazzatura.

Se vuoi mettere in discussione le spiegazioni che dò, devi basarti sul testo e mostrarmi come il testo le smentisce. Se invece pensi di smentirmi basandoti solo su idee, allora è già scontato che la tua smentita non potrà reggere, perché io mi baso sul testo.

Donalduck

#25
sileno:
CitazioneL'intelligenza reca dolore e solitudine, La vita è tragica.
Questi sono chiari segni di sindrome depressiva, chiunque l'abbia scritto in qualunque epoca.
Filosofeggiare su felicità e infelicità lo trovo, scusa la franchezza, abbastanza futile e fuori luogo. Un po'come filosofeggiare sui gelati alla fragola. Non sono questioni che riguardano la speculazione razionale. Una persona può essere felice in condizioni esistenziali ingrate, e può essere infelice quando apparentemente non gli manca nulla.
E per fortuna che è cosi, altrimenti saremmo tutti infelici per il solo fatto che prima o poi dobbiamo morire.
Ma, se vogliamo provare ugualmente ad affrontare la questione razionalmente (immaginando che la razionalità possa influire sul nostro stato psichico), direi che la tristezza, l'infelicità sono sempre eminentemente irrazionali. Infatti avere uno stato d'animo negativo non fa altro che peggiorare le cose e rende più difficile e penoso affrontare qualunque azione e qualunque problema, qualunque sia la situazione in cui ci si trova. Probabilmente conoscerai la parabola del saggio che poco prima di cadere nel dirupo gusta per l'ultima volta una fragola, vivendo nel momento.
Aggiungerei che  se un sistema di pensiero ha come conseguenza l'indurre sentimenti negativi, è la prova che è sbagliato. A mio parere l'unico pensiero che vale davvero è quello che infonde armonia e benessere al nostro essere. Non parlo di azioni consolatorie o di guardare la vita con gli occhiali rosa, ma di allargare, evolvere la coscienza in modo da poter accogliere tutto il male dell'esistenza senza restarne affetta.

Donalduck

green demetr:
CitazioneMa questo fraintendimento mortale, in cui è l'anima che muore, ecco che mi diventi ateo.
Ma allora come parlare poi di spiritualità? I miei dubbi su di te, aumentano.
Intendi dire che per avere interessi spirituali, compiere pratiche spirituali, occuparsi di spiritualità bisogna essere teisti? Non direi proprio...

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