La contraddizione nel prospettivismo di Nietzsche

Aperto da Omissis, 12 Agosto 2016, 17:26:57 PM

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Omissis

Buongiorno a tutti

Di seguito una questione sul prospettivismo Nietzschiano.

Se Nietzsche è un deciso sostenitore del prospettivismo e del relativismo dei valori ("Non ci sono fatti ma solo interpretazioni"), se tutti i valori non hanno valore in sè ma sono dei meri -valutati-, ne consegue che non esiste un -bene- e un -male- ma solo la scelta del nostro bene e del nostro male, ossia ciò che è bene per noi. Questo concetto si riallaccia al titolo di una delle sue opere, cioè "Al di là del bene e del male", intendendo, con questo motto, che non esistono bene e male assoluti, ma solo relativi a seconda di chi li valuta. Dunque, non esistendo un valore delle cose in sè, non si può nemmeno parlare di "Decadenza". Dire che il mondo è in una fase di decadenza perchè alla cultura si preferisce portare il cane in una spiaggia specializzata è insensato, se i valori sono dei valutati (e quindi la cultura non ha valore in sè!). La contraddizione nel pensiero di Nietzsche sta nel fatto che lui esemplifica una "morale degli schiavi" e una "morale dei signori", e sostiene che la prima, attraverso il Cristianesimo, abbia prevalso sulla seconda, determinando la decadenza del mondo moderno; addirittura, con la "Trasvalutazione", vorrebbe affermare nuovi valori, andando di fatto a considerare come -buona in sè-, come -giusta-, come -grande salute- la virtus Rinascimentale...!  ???  ???

Phil

Raccolgo volentieri lo spunto di riflessione, pur lasciando la specifica prospettiva Nietzschiana molto sullo sfondo.
Il prospettivismo del "non ci sono fatti ma solo interpretazioni", che associa ad un singolo evento molteplici "sensi" e giudizi possibili, non prescinde dalla (quasi) impossibilità di una prospettiva "neutra", o meglio, dall'impossibilità di un'assenza di prospettiva (è invece "facoltativa" la meta-prospettiva: una prospettiva sulle prospettive...).
Ad esempio, riconoscere che il linguaggio è puramente artificiale ed arbitrario, che non esiste un linguaggio migliore o "più vero" degli altri, non comporta che io non debba comunque usare almeno un linguaggio, sia per parlare in genere, sia, nello specifico, per fare questa stessa affermazione sui linguaggi. Ed il linguaggio che scelgo/posso usare sarà quello che strutturerà la mia sfera linguistico-comunicativa e che, eventualmente, mi porrà il problema della traduzione in altri linguaggi. Quell'oggetto non ha un suo nome, sono solo convenzioni, può averne mille; eppure, di fatto, io lo chiamo "porta"... ed è a partire da "porta" che cercherò traduzioni nelle altre lingue.

Per i valori è lo stesso: sono possibili differenti prospettive, ma la prospettiva che adotto, pur riconoscendo che è una delle tante plausibili, condiziona sia i miei giudizi, sia il mio rapporto con le altre prospettive (così la prospettiva usata da Nietzsche lo porta a determinate conclusioni e a determinati giudizi sulle altre prospettive). La "relatività" proposta dal prospettivismo non inficia la possibilità di avere ed usare una prospettiva, ma semmai suggerisce di non assolutizzarla o crederla l'unica sensata (suppongo che Nietzsche avesse nel mirino sia l'"ottimismo positivista" sia il "fideismo apollineo"...).

Citazione di: Omissis il 12 Agosto 2016, 17:26:57 PMDunque, non esistendo un valore delle cose in sè, non si può nemmeno parlare di "Decadenza". Dire che il mondo è in una fase di decadenza perchè alla cultura si preferisce portare il cane in una spiaggia specializzata è insensato, se i valori sono dei valutati (e quindi la cultura non ha valore in sè!)
Piuttosto direi che diventa possibile parlare di decadenza e di non-decadenza, riferendosi alla stessa situazione, a seconda della prospettiva utilizzata (e quindi a seconda dell'interprete); passando così da un paradigma in cui c'è "il Valore", ad un altro in cui ci sono "i valori"...
Propongo un ulteriore esempio (stavolta un po' più estivo!): se vai da un gelataio, di quelli artigianali, per concederti un gelato, anche quando hai realizzato che, in fondo, sono tutti gusti preparati allo stesso modo (non c'è il Gusto Supremo), con latte e aromi differenti, non per questo alla fine te ne uscirai a mani vuote (supponendo che tu non sia entrato/a solo per approcciare la/il commessa/o... ;D).

memento

#2
Ciao e benvenuto! :)

Mi fa piacere questo recente interesse per il filosofo di Rocken nel forum,se non altro proviamo a non banalizzare/accomodarsi o a distorcere la sua filosofia,come spesso accade e come infatti fecero a loro tempo i nazisti (io consiglio sempre la lettura per cimentarsi a un'interpretazione/critica del pensiero).

Cerchiamo di definire i principi cardine del prospettivismo nicciano: innanzitutto questo afferma che,nel momento in cui esprimiamo una valutazione,positiva o negativa che sia,valutiamo sotto la spinta e il controllo di un'istinto vitale,la cui volontà di potenza si manifesta appunto nell'atto di valutare. In questo discorso,e solo in questo discorso,può rientrare il concetto di decadenza,che indica una condizione fisiologica in cui gli istinti si infiacchiscono,prevalgono debolezza e malattia,per cui il soggetto sceglie spontaneamente ciò che lo danneggia; quel che è cattivo e dannoso per la persona diventa bene (altruismo e in generale tutte le azioni disinteressate) e viceversa quel che rinvigorisce la salute,male. Per questo motivo Nietzsche definisce i valori cristiani come decadenti,poiché antepongono la salvezza dell'"anima" al benessere del corpo,che viene disprezzato.

In nessun caso egli abbandona il suo prospettivismo,sa troppo bene di essere in contrasto con l'opinione corrente e con ciò che viene normalmente venerato e lodato. La trasvalutazione dei valori è lo spostamento di significato da un'ottica decadente e malata,"moderna",a un'ottica sana,l'in-sè è escluso per principio.La virtus rinascimentale poi è solo un'esempio di virtù scevro da giudizi etico-morali,un modello,nient'altro (non certo una virtù in sé,una morale).

Omissis

Citazione di: memento il 12 Agosto 2016, 22:45:00 PMCerchiamo di definire i principi cardine del prospettivismo nicciano: innanzitutto questo afferma che,nel momento in cui esprimiamo una valutazione,positiva o negativa che sia,valutiamo sotto la spinta e il controllo di un'istinto vitale,la cui volontà di potenza si manifesta appunto nell'atto di valutare. In questo discorso,e solo in questo discorso,può rientrare il concetto di decadenza,che indica una condizione fisiologica in cui gli istinti si infiacchiscono,prevalgono debolezza e malattia,per cui il soggetto sceglie spontaneamente ciò che lo danneggia; quel che è cattivo e dannoso per la persona diventa bene (altruismo e in generale tutte le azioni disinteressate) e viceversa quel che rinvigorisce la salute,male. Per questo motivo Nietzsche definisce i valori cristiani come decadenti,poiché antepongono la salvezza dell'"anima" al benessere del corpo,che viene disprezzato.  
.
 Quindi, se ho ben capito, il problema della scelta sta nel suo inizio: Se l'individuo è condizionato da una morale come il Cristianesimo, i suoi istinti si infiacchiscono ed esso sceglie ciò che lo danneggia, ovvero sceglie volontariamente di disprezzare il proprio corpo e di credere in determinate illusioni metafisiche. Ne consegue che il presupposto della scelta sta nella "salute", ossia la buona fisiologia. Questa dunque sarebbe quella che Nietzsche considera la "psicologia del prete" (in Ecce Homo)? Tutto sembra essere chiaro. . .
Il problema della "decadenza" odierna però rimane: è vero che io posso considerare, dalla mia prospettiva, come importante e necessaria la cultura (in generale) e disprezzare, dentro di me e per me, quelli che la considerano inutile (esempio banale, ma per capire). Ma nel momento in cui io andassi in pubblica piazza a dire che la cultura è bene e che l'ignoranza è male, cadrei in errore, perchè la cultura non può essere "buona in sè"; Hegel, ad esempio, considerava la Musica come un'Arte inutile e priva di significato, e quindi non la considerava come "Buona"...! Oppure anche qui bisogna partire da un presupposto "fisiologico"? Affermando che la "Musica è priva di utilità e significato" non voglio, inconsciamente, la maledizione del mio corpo...

Grazie per le risposte

memento

Citazione di: Omissis il 13 Agosto 2016, 10:25:27 AMQuindi, se ho ben capito, il problema della scelta sta nel suo inizio: Se l'individuo è condizionato da una morale come il Cristianesimo, i suoi istinti si infiacchiscono ed esso sceglie ciò che lo danneggia, ovvero sceglie volontariamente di disprezzare il proprio corpo e di credere in determinate illusioni metafisiche. Ne consegue che il presupposto della scelta sta nella "salute", ossia la buona fisiologia. Questa dunque sarebbe quella che Nietzsche considera la "psicologia del prete" (in Ecce Homo)? Tutto sembra essere chiaro. . .
Il problema della "decadenza" odierna però rimane: è vero che io posso considerare, dalla mia prospettiva, come importante e necessaria la cultura (in generale) e disprezzare, dentro di me e per me, quelli che la considerano inutile (esempio banale, ma per capire). Ma nel momento in cui io andassi in pubblica piazza a dire che la cultura è bene e che l'ignoranza è male, cadrei in errore, perchè la cultura non può essere "buona in sè"; Hegel, ad esempio, considerava la Musica come un'Arte inutile e priva di significato, e quindi non la considerava come "Buona"...! Oppure anche qui bisogna partire da un presupposto "fisiologico"? Affermando che la "Musica è priva di utilità e significato" non voglio, inconsciamente, la maledizione del mio corpo...

Grazie per le risposte

In realtà la questione sulla "psicologia del prete" è più complessa,se vuoi approfondire ti consiglio di leggere l'Anticristo e soprattutto Genealogia della morale (di cui è presente in questo forum un topic a commento dell'opera). Per ora ti basti sapere che il cristianesimo domina e signoreggia sui malati e i deboli di volontà,e dove non trova malattia,la genera.
Per Nietzsche il problema del valore intrinseco della cultura non si pone: essa è sempre l'espressione,la sintomatologia di una determinata fisiologia,si tratti di etnie o singole comunità. Cosi come la morale il dato culturale è ricondotto a connotati fisici,materiali,umani. Hegel infatti non era un prospettivista,la "verità" hegeliana è l'intero,l'Assoluto,l'insieme delle prospettive parziali e limitate. Immagino che per Hegel la musica rappresentasse quasi un'obiezione alla sua filosofia,nella sua irriducibilità e mancanza di senso. Domina anche in questa repulsione un presupposto "fisiologico"? Nella misura in cui la musica disinibisce e afferma le gioie dei sensi,"l'ebbrezza dell'anima",certo ;)

green demetr

#5
ND

Mi scuso per il numero di messaggi con gli admin, ma vedo solo ora che i topic su nietzche sono più di uno.

ne aproffitto per una breve ricognizione, mi taccerò di ridurne a 1 massimo 2 nei prossimi giorni.

Direi che memento ha fatto una prima chiarificazione sulla questione, la direi sufficientemente valida. Anzi ottima per un pubblico alle prime armi.

Ad un livello più attento però non basta minimanete perchè rischia di lasciare in sospeso alcune gravi alterazione del pensiero nicciano.

Anzitutto parto dal fondo, la questione del corpo: dagli interventi sembrerebbe quasi che per Nietzche la questione dell'azione virtuosa sia relegata quasi ad un livello politico, ma vi sono diversi fraintendimenti.

Anzitutto quello del topic stesso, se fosse realmente così allora varrebbe la critica di un prospettivismo "di parte".

E invece la premessa di Omissis è inaggirabile, per Nietzche veramente il prospettivismo è un meta-prospettivismo.(e quindi complimenti per la intuizione se l'utente legge ancora questo forum, sei il primo ad averlo detto esplicitmente).

Questo apriva la questione del come mai allora Nietzche di fatto scriva di alcune sue preferenze. (vedi il topic su "nietzche era nazista?" del vecchio forum).

In effetti la scrittura di Nietzche alterna alcuni pezzi sardonici ad altri di criptica ermeneutica.

Almeno su questo punto dopo la terza lettura di UTU sono sicuro di poter dire che la preferenza che di volta in volta dà, è una falsità necessaria.

Necessaria perchè l'uomo di pensiero si scontra con una determinata realtà, oggi diremmo socio-economica.

Ma il punto è questo, che egli non deve adagiarsi sulla NORMA, bensì egli debba applicare la TECNICA della META-PROSPETTIVA.
Dunque possiamo dire con certezza che la filosofia di Nietzche non è affatto quella di dire poichè non vi è bene o male allora vale tutto, bensì proprio perchè vi è una NORMA del bene e del male, allora vale che io non segua assolutamente quella NORMA PASSIVAMENTE.
Non esiste un bene e un male come NORMA, bensì la norma vale come DETERMINAZIONE STORICA.

La differenza enorme con Hegel risiede nel fatto che mentre per un maestro la determinazione storica è FORMALMENTE nella realtà  del soggetto come PARTE DI UN TUTTO, per il nostro QUELLA FORMALITA' è essa stessa DETERMINAZIONE STORICA.
Dobbiamo pensare ad una sorta di perenne scontro contro qualsiasi dato venga sottoposto alla nostra intelligenza.
Ed è questo perenne movimente di re-interpretazione che Nietzche chiama come GRANDE SALUTE. (UTU)

Dunque attenzione a confondere la "dietistica" Nicciana, vista come preconizzazione della scienza della alimentazione (per inciso cosa già fatta da un Kant per esempio), con il tema della "grande salute".
Sono due cose completamente diverse!!!!

questo perchè nella discussione sembrava più orientata quasi ad un incenso del corpo e dell'agire, quasi da filosofia balilla (come letto da molti lettori, che appunto fascisti sono)

In questo senso spero si capisca meglio anche cosa intenda per falsità necessaria, l'uomo non deve assolutamente MAI essere succube dei propri giudizi.
Questo non significa che non deve dare giudizi, direi il contrario, la sua etica è quella di ri-pensare la contemporaneità in un movimento che unisca azione e pensiero, in constante superamento e miglioramento degli stessi.

Per poter migliorare e qui sta la grande qualità della sua filosofia è necessario affrontare ogni tematica, da quella politica a quella dietistica appunto, con la consapevolezza, che si dovrà costantemente migliorare, in adesione alla realtà ESTERNA.
(qua rimando al topic di garbino, come ha già fatto anche cvc)

Ad una lettura ancora più a fondo in realtà in Nietzche non vi è il concetto di miglioramento, direi anzi il contrario, tutta la sua filosofia è una filosofia del negativo e della virtù della RESISTENZA, direi meglio della RESILIENZA visto che anche nel calcio e dunque nella cultura POP hanno iniziato a usarlo come termine.
E' da queste parti che bisognerebbe rileggere la teoria dell'eterno ritorno, per me ancora rompicapo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

memento

#6
Green demetr,hai letto Ecce homo? Immagino e spero di si,perché quel testo rappresenta il miglior punto di riferimento che Nietzsche consegna ai postumi per capire più profondamente la sua persona e la sua produzione filosofica,seguendo il percorso che lo ha portato a diventare quello che è. UTU è un gran libro,ricco di spunti interessanti,ma appunto SPUNTI,che non rivelano i reali intenti dell'autore,in verità ancora molto incerti,come tutte le opere pre-Zarathustra. La maturità del pensiero nicciano a mio avviso avviene con lo Zarathustra,perciò ritengo poco fruttuoso giudicare la sua filosofia a partire da opere come "umano,troppo umano".

Fatta questa premessa,devo dire che non mi trovo d'accordo con gran parte delle tue affermazioni. Nietzsche non prende in considerazione presunte norme del bene e del male (praticamente una norma di..altre norme  ;D  ),né fondamenti etici di alcun genere (già il termine etica nicciana è un fraintendimento abbastanza importante), ma ritiene solamente l'agire e l'esperienza diretta del mondo,ossia i modi con cui ci interfacciamo ad esso,come gli unici criteri validi di valutazione. Non c'è separazione o dicotomia tra anima e corpo,per cui "la grande salute" dell'anima non può prescindere da una fisiologia altrettanto forte che la sostenga.

Tra parentesi: se questo punto può essere frainteso da persone di simpatia fascista,nazista,o chicchessia,non penso debba interessarci,soprattutto se questo può rappresentare un ostacolo ad una corretta interpretazione di un autore cosi complesso. Ognuno vede quel che vuol vedere.
Dunque si,l'analisi strettamente fisiologica è preporenderante rispetto agli altri aspetti nella sua filosofia,è la base (ma non ovviamente il succo) delle sue considerazioni.


green demetr

Citazione di: memento il 04 Ottobre 2016, 00:57:18 AM
Green demetr,hai letto Ecce homo? Immagino e spero di si......

Fatta questa premessa,devo dire che non mi trovo d'accordo con gran parte delle tue affermazioni. Nietzsche non prende in considerazione presunte norme del bene e del male (praticamente una norma di..altre norme  ;D  ),né fondamenti etici di alcun genere (già il termine etica nicciana è un fraintendimento abbastanza importante), ma ritiene solamente l'agire e l'esperienza diretta del mondo,ossia i modi con cui ci interfacciamo ad esso,come gli unici criteri validi di valutazione. Non c'è separazione o dicotomia tra anima e corpo,per cui "la grande salute" dell'anima non può prescindere da una fisiologia altrettanto forte che la sostenga.
......


Non è una norma di altre norme come ho tentato di spiegare.

E' una resistenza dinamica a qualsiasi norma, anche quella che uno si dà di volta in volta.

Questa resistenza alle pretese dell'io, si chiama grande salute. Qualsiasi altra definizione si rifà ad un dualismo corpo-spirito che è distante anni luce da Nietzsche. Anche dimenticando la faziosità politica con cui questo errore viene usato, rimane comunque un errore.

Inoltre fuor di polemica non ridurrei mai Nietzche ad un seguace del pensiero cartesiano, cosa che sembra suggerire il tuo intervento.
Infatti dicendo che la grande salute riguarda l'anima (e non l'intelletto) sorretta o tutt'uno con il corpo, introduci de-facto i termini suddetti a testimonianza della secolarizzazione compiuta dal cristianesimo, ossia stiamo parlando ancora di un' anima e di un corpo.

Ora rimarrebbe da intendere l'attacco al cristianesimo, che Nietzche associa ad un agire ed ad un fare (non specificando mai quale, se non nei passi sardonici quando si riferisce ai tedeschi o ai greci o ai romani).
E quindi tra l'altro se vi è questo attacco, bisogna che ti smentisci, pena la malafede (nel qual caso possiamo anche smettere di argomentare): non è vero che Nietzche  non prende in considerazione presunte norme del bene e del male. Direi che è proprio l'opposto! Nietzche prende con cura ciò che viene ritenuto bene, per poi dimostrare (secondo una SUA etica, pena credere in un Nietzche naif che non prende posizione su nulla) come quel bene, sia il male. E di come il male sia invece il bene. (vedi anche il 3d di Garbino)

Tu suggerisci sulla scorta dello Zaratustra che si tratta di un agire e un fare nel mondo. Non saprei dire (mi sembra più la soluzione Hegeliana o Heidegeriana). Spesso mi viene da pensare al contrario, come ad un agire fisiologico, come se esistesse una scienza motoria: siccome nel nostro secolo esiste, rimane da intendere se ha preconizzato anche quella, o meno.(ma forse tu intendevi proprio questo, ho problemi nel capire cosa intendi mondo).
Ovvero la scienza motoria stabilisce che è lo stesso movimente a cambiare la percezione del nostro io. Indubbiamente sarebbe un intervento ad Hoc visto al cristianesimo come grande malattia della debolezza, della afasia.
Non so come sviluppi il tema politico nei lavori successivi.
Una cosa è certa, qualsiasi sia la riflessione politica, non è centrale, nel pensiero nicciano, che anzi rilancia il tema.
Ovvero anche se superassimo la fase del cristianesimo, cosa ancora oggi lontana dall'avvenire, in cosa consisterebbe il nuovo agire e fare?(Credo che fra le tante questioni nicciane questa sia la mia fondamentale).
Perdonami ma non è forse nello Zarathustra dove si mitizza dell'uomo che stacca con un morso la testa del serpente? A maggioranza di testimonianza critiche (una su tutti Sini) si tratta della cultura. ( e quindi il mondo, a meno che tu lo intenda in una eccezione meramente fisica, come l'esterno al corpo. In quel caso ci potrebbe stare come soluzione, non so se la paventi nello ecce homo).


No non ho letto Ecce Homo, lessi al liceo lo Zarathustra ma non mi piacque affatto. Poi Frequentando forum e conferenze, i riferimenti alla gaia scienza si sono così rivelati fonte di impressione, almeno a livello inconscio, di pelle, che ho deciso di riaffrontarlo seriamente.
I miei vent'anni si sono infranti contro il muro di osticità che un pensiero come quello del filosofo di Rocken propone, in quanto non mi sono mai sognato di intenderlo in maniera semplicemente astratta, ma di legare il pensiero a quello del vissuto mio e del mio tempo.
Ero troppo giovane, dai 30 con un senso molto più smaliziato, e avendo la metafisica agito da base razionale a cui riferirsi, mi sono trovato a capire il senso di profondo pessimismo che anima questo filosofo. Altro che vitalismo gioioso.

Per quanto riguarda la ridda di interpretazioni, ho sempre diviso la critica in 2 filoni, chi lo intende come un filosofo asistematico, e chi invece lo intende come un  filosofo sistematico. Come amabilmente detto da Sini, la filosofia del relativismo va bene, a patto che faccia del relativismo il suo punto fermo. Sembra una contradizione in termini ma non è affatto così.

Ora forse non tutti riusciranno a capire questa importantissima verità, Omissis ha avuto l'intuizione guizzante di capire che dunque si tratta di una meta-prospettivismo, la questione dunque cade non più sulla metafisica, ma sui modi storici delle NORME e della resistenza ad esse. Si tratta di questioni di guerra intellettuale, mai politica.

Lo stesso CORPUS NICCIANO è dunque da intendersi come un UNICUM. E' chiaro che dall'iniziale vortice di nullificazione di UTU, poi nasce per NEGAZIONE la falsificazione dei lavori successivi (il lato propositivo e messianico), cosa che non dimentichiamo succede anche in UTU che essendo diviso in 2 parti riunisce tutta l'ispirazione nicciana.
E d'altronde come spiegare l'emergere dell'OMBRA da un lavoro che pare analitico nella forma, come la prima parte del suddetto?
Ripeto ho trovato la soluzione nel tema della falsificazione, ma mi è costato una meditazione lunga 5 anni.

Vi sono decine di passaggi di UTU che precorrono e superano (per invenzione descrittiva) le pagine dello Zarathustra.

Certo il tema preferito da molti, quello dell'eterno ritorno, non vi è contenuto, ma d'altronde nemmeno nei lavori successivi quel tema verrà mai sviluppato a fondo.

Rimandando alla fine, nel caso più felice, ad uno sfondo Cosmologico. (attenzione meta-Cosmologico, per cui eterno nel suo apparire).

Assolutamente rigetto percio' il tuo tentativo di sminuire un libro immenso, che a tutt'oggi cattura la mia attenzione. E che ritengo indispensabile per poter capire i libri successivi.(al di là della captatio benevolentiae del tuo primo passaggio, tale ritengo il tuo intervento)

Per smorzare il tono polemico, ovviamente sono pronto a interagire anche con chi lo interpreti in maniera slegata, e perciò punto per punto.
Cosa che mi sembra aver fatto nella prima parte dell'intervento odierno.

Non sono disposto ovviamente ad interagire con chi lo pensa un mero romanziere (lì il dissenso sarebbe totale).
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Sariputra

Da quel poco che ho intuito del pensiero complesso di Nietzsche, il filosofo tedesco sembra voler capovolgere la volontà di Schopenhauer. Mentre in S. la volontà di potenza, che è la vera natura del mondo come rappresentazione, è malvagia e deve essere annientata tramite i tre punti fondamentali espressi nel Mondo: l'Arte, la Compassione, e l'ascesi, in N. c'è questo tentativo di adesione a questa volontà di forza, di potere e di dominio intesa come autentica realizzazione dell'uomo e dell'umanità. Sembra la ribellione del figlio al padre. Riconosce infatti la grandezza di S. ma vuole smarcarsi da essa provocatoriamente. La provocazione appare uno dei caratteri tipici di N., quasi un bisogno. Mentre S. lavora per dimostrare che questa forza è la base della sofferenza ( in adesione alla visione buddhista della realtà ineludibile del Dolore) N. pensa che aderendovi totalmente vi sarà Gioia. Forse una gioia sofferente, ma pienezza nell'adesione a ciò che è reale, ossia la sete d'esistere. Ma , nella realtà, Nietzsche soffre e soffre terribilmente, sino alla follia. Il carattere umano non può trovare soddisfazione in questa Forza. Desidera trovarla , ma non può trovarla. S. allora approda alla Noluntas come via 
di  liberazione e al carattere dell'ascesi come unica possibile libertà per l'uomo. Il fascino della Forza appare di fronte a Nietzsche, ma rimane inaccessibile, esattamente come il fascino del non-essere è inaccessibile a Schopenhauer. Leggendo "Sole e Acciaio" di Yukio Mishima riecheggia tutta la disperazione Nicciana, a parer mio, per un mondo visto pieno di forza interiore e caduto in mano al consumismo. Il destino tragico sembra accomunare i due autori, sbeffeggiati dalla stessa Forza che desideravano immaginare e possedere.
E' una mia libera interpretazione, s'intende, prendetela per quello che è... :D
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

memento

#10
Come può il mio intervento suggerire una vicinanza del pensiero di Nietzsche a quello cartesiano se dico che non esiste separazione fra anima e corpo? ???
È solo una questione di parole? Perché sono ormai abituato ad utilizzare anima come termine onnicomprensivo per esprimere un insieme di concetti come intelletto,personalità,presenza vitale. Dopotutto anche Nietzsche utilizza spesso questa parola in una veste non sacrale,quindi direi che possiamo soprassedere.

Non ho mai ritenuto N. un filosofo "naif",votato solo allo scetticismo,anzi lo considero un pensatore dalle idee chiare,ferme e decise,anti-dialettico per eccelenza. Ma prendere posizione non equivale a pretenderla assoluta,cioè a pretendere che ciò che sia giusto per sé sia giusto in sé. Altrimenti Zarathustra all'inizio del suo cammino sarebbe rimasto a tentare di convincere la plebe al mercato,invece di proseguire oltre. Mi viene in mente il celebre aforisma di Eraclito che afferma la duplice natura del mare,imbevibile e (talvolte) mortale per gli uomini,e contemporaneamente fonte di vita per i pesci. Analogamente ciò che costituisce il sale della vita per i nobili è dannoso e insopportabile per i più deboli,come è ripetuto nel primo saggio di Genealogia della morale. Ha senso parlare di norme etiche?

E dire che sarebbe sufficiente leggere frammenti di opere successive a UTU per averne conferma,quindi non una particolare difficoltà interpretativa. Non è che voglia sminuire UTU,ritengo ogni opera di Nietzsche preziosa,ma senza leggere le altre si rischia di ottenere una visione parziale e deformata del suo pensiero.

Tra l'altro la tua interpretazione mi lascia un interrogativo: come si può comprendere Nietzsche a partire da una base metafisica alla quale fare riferimento?

L'ostilità nei confronti del cristianesimo penso sia innegabile (per chi ha letto l'Anticristo praticamente un punto fermo),ma sostanzialmente nella sua epoca era già in fase calante,ad oggi è stato soppiantato dal nichilismo moderno. Nietzsche si ritrova a confutare non tanto il Cristianesimo,quanto l'ombra della sua autorità,per trarre le conseguenze ultime sulla sua fine.

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