La Conoscenza e il mito biblico dell'Eden

Aperto da Carlo Pierini, 26 Giugno 2018, 12:20:08 PM

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Carlo Pierini

==   Continua dal thread: "Il simbolo della conoscenza ...sulla banconota da 1 dollaro"  ==

Possiamo giungere alla stessa idea di un'imminente "incarnazione" del Principio nel Sapere umano anche a partire dal mito biblico di Adamo, sempreché si esca dalle ristrettezze interpretative classiche del cristianesimo.
In tutte le tradizioni l'Albero del Paradiso, o Albero Cosmico, o Albero della Conoscenza, o Albero sacro (si veda l'Albero dell'Illuminazione del Budda, l'Albero della Conoscenza indù, l'Albero sciamanico della guarigione, ecc.) rappresenta la dimora di Dio in terra nel "Centro del mondo" e i suoi frutti simbolizzano i doni del Cielo.

"All'«Albero», con alto grado di unifomità, si associano idee di immortalità e di conoscenza sovrannaturale da una parte, dall'altra figurazioni di forze mortali e distruttrici, nature temibili come draghi, serpi o dèmoni. Inoltre, esiste tutto un ciclo di miti concernenti vicende drammatiche che hanno per centro l'Albero, e che dietro l'allegoria celano significati profondi. Di tali miti, è popolarmente noto quello biblico, conclusosi con la caduta di Adamo. Noi risaliremo all'insieme più vasto a cui esso appartiene, per determinarne le varietà, dopo aver fatto cenno all'universalità degli elementi simbolici che vi figurano.
Già nei Veda e nelle Upanishad incontriamo l'«Albero del Manda», talvolta capovolto, a significare che «in alto», nei «cieli», risiede l'origine della sua forza. Poiché da esso stilla la bevanda d'immortalità (soma o amrta); poiché l'avvicinarsi ad esso produce l'ispirazione e una visione che, superando il tempo, è come il ricordo di infinite forme di esistenza; poiché, d'altra parte, nel fitto dei suoi rami si cela Yama, il Dio dell'oltretomba, concepito però anche come un re dello stato primordiale - già in esso riscontriamo la convergenza di elementi e di idee sopra indicata. E la ritroviamo nell'Iran, nella tradizione di un doppio albero, l'uno comprendente, secondo il Bundahesh, tutte le sementi, l'altro, capace di fornire la bevanda d'immortalità (haoma) e la scienza spirituale; per cui la mente corre altresì ai due alberi paradisiaci biblici, l'uno della Vita e l'altro, appunto, della Scienza. Il primo poi equivale a quello di cui in Matteo XIII, 31-32, raffigurante il regno dei cieli che sorge dal seme gettato dall'uomo nel suo simbolico «campo»; si ritrova nella Apocalissi giovannea (XXII, 2) e soprattutto nella Kabbala, ove al «Grande e possente Albero di Vita», da cui «promana la Vita dall'alto», è connessa una «rugiada» per virtù della quale si produce la resurrezione dei «morti»: palese equivalenza con la virtù immortalante dell'amrta vèdico e dell'haoma irànico.
La mitologia assiro-babilonese conosce anch'essa un «Albero cosmico» radicato in Eridu, la «Casa della Profondità», detta anche «Casa della Sapienza». (...)
Interessante è poi la variante, secondo la quale l'Albero ci si presenta anche come quello del dominio e dell'Impero universale: la si ritrova in saghe, come quelle di Ogiero e del Prete Gianni, di cui abbiamo detto altrove. In queste saghe l'Albero spesso si sdoppia in un Albero del Sole e in un Albero della Luna".         [J. EVOLA: La Tradizione Ermetica - pp.31-2]

Ma allora perché nel mito dell'Eden si associa il frutto della conoscenza con il dramma della caduta nel peccato? Com'è possibile che il frutto di un Albero Sacro posto nel centro del Paradiso Terrestre, provochi l'allontanamento dell'uomo da Dio?
La risposta non può trovarsi, naturalmente, nell'equiparazione dottrinaria cattolica tra il serpente e il male assoluto, poiché anche il serpente simbolizza tradizionalmente l'incarnazione del principio divino, sia pur nella sua forma più primitiva, ctonia, enigmatica, ambigua. Infatti, la sua lingua è biforcuta e il suo veleno può trasformarsi in medicina.

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Tanto che nell'Antico Testamento il serpente di bronzo che Mosè innalza come strumento "magico" di guarigione dal morso dei serpenti è considerato dalla stessa esegesi cristiana come una prefigurazione del Cristo Redentore (vedi figure: Bronzino, sec. XVI + moneta coniata da Gerolamo da Magdeburgo - sec. XVI).

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Scrive Williamson:

"Poiché l'uomo è spinto a mangiare il frutto dell'Albero della Scienza appunto dalla forza impellente dell'evoluzione, così il serpente della Genesi, che simboleggia questa forza, non rappresenta un potere malvagio, ma un agente benefico".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 95]

La risposta al problema della "caduta" e del "peccato" associati alla Conoscenza comincia a delinearsi solo se riflettiamo su due dati importanti:
1 - sul fatto che la forma di conoscenza più matura ed evoluta che l'uomo abbia mai raggiunto, cioè la Scienza, ha abbagliato la cultura umana di questi ultimi tre secoli conducendola al materialismo, al razionalismo estremista e all'ateismo come fenomeno di massa;
2 - sulla capacità dei grandi archetipi mitologici, da sempre, di prefigurare o predire simbolicamente il futuro.
Coniugando queste due considerazioni, il mito del "peccato originale" può essere visto, allora, come la prefigurazione dell'incontro dell'uomo con la Scienza e col suo pericoloso potere desacralizzante.
E' la Scienza che, sotto metafora, ha allontanato Adamo da Dio; e sarà il "secondo Adamo", cioè Cristo, che curerà questa forma di conoscenza "peccaminosa" e la eleverà alla perfezione del Logos, alla meta della Verità definitiva e redentrice in un Principio universale.

"Nei simbolismi della tradizione mitica il significato dell'Albero è duplice: da una parte esso è concepito come una tentazione che conduce a rovina e a maledizione chi vi soggiace; dall'altra, esso è concepito come l'oggetto di una conquista possibile che, vincendo sia draghi, sia gli esseri divini che lo difendono, trasforma l'audace in un dio e - talvolta - trasferisce l'attributo della divinità e dell'immortalità da una stirpe ad un'altra stirpe.
Così quella scienza da cui Adamo si fa tentare per «divenire simile a Dio» e che egli non conquista che per esser subito abbattuto e privato dello stesso Albero di Vita proprio da colui al quale aveva voluto rendersi simile - quella stessa scienza sovrannaturale il Buddha invece la consegue sotto l'Albero ad onta degli sforzi di Mara - egli che, come vuole un'altra tradizione, sarebbe riuscito a strappar la folgore al dio Indra".    [J. EVOLA: La Tradizione Ermetica - pg.33]

"Il mito ci dice dunque, figuratamente, di una vicenda che presenta un rischio e una incertezza fondamentali. Nelle teomachie esiodee, e tipicamente nella saga del Re dei Boschi, Dèi o uomini trascendenti si mostrano detentori di un potere che può passare, insieme all'attributo della divinità, a chi sappia prenderlo. A tale stregua la forza primordiale ha natura femminile (Albero = Donna divina): essa può subire quella violenza, che negli stessi Vangeli è detto potersi usare verso il «Regno dei Cieli». Ma fra coloro che tentano v'è chi forza il passo e trionfa, e vi è chi cade e sconta la sua audacia, subendo gli effetti dell'aspetto letale di quella stessa potenza.
Ora, l'interpretazione di tale vicenda mette in luce la possibilità di due opposte concezioni: quella eroico-magica e quella religiosa. Secondo la prima, chi nel mito cade è solo un essere nel quale la fortuna e la forza non sono state pari all'audacia. Ma secondo l'altra, quella religiosa, il significato è diverso: qui la sfortuna si trasforma in colpa, l'impresa eroica in un atto sacrilego e maledetto non in quanto conclusasi in un esito non vittorioso, ma in se stessa. Adamo non è più uno che è caduto in una vicenda, in cui altri riuscí vincitore: egli è invece uno che ha peccato, e ciò che gli è accaduto è l'unica cosa che gli poteva accadere. Non gli resta dunque che riparare espiando, e soprattutto rinnegando la volontà che lo spinse a quell'impresa: l'idea, che il vinto possa anche pensare alla rivincita, o intenda tener fermo alla dignità che il suo atto gli ha assicurata, dal punto di vista «religioso» apparirebbe come il «luciferismo» più riprovevole".   [J. EVOLA: La Tradizione Ermetica - pp.34/35]

Questa distinzione-separazione dualistica (operata da Evola) tra la concezione eroico-magica e quella religiosa dei miti si risolve e si compone e si chiarifica nell'ipotesi secondo cui il mito voglia alludere ad una impresa il cui epilogo vittorioso sarà preceduto da una sconfitta, da un errore (=peccato) di percorso, da una caduta, da un allontanamento temporaneo da Dio; in cui si alluda, cioè,  ad una impresa nella quale ad una morte farà seguito una resurrezione, dove ad un Adamo "peccatore" seguirà un Cristo Risorto . Ed effettivamente Cristo è considerato biblicamente come il "secondo Adamo":

"Come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi". (1 Corinti,15:22)

"Il primo uomo Adamo divenne anima vivente. L'ultimo Adamo divenne spirito vivificante. Il primo è ciò che è fisico, l'ultimo ciò che è spirituale".(1 Corinti,15:45)

Così come Adamo, per mezzo dell'Albero della Conoscenza allontanò l'umanità da Dio, Cristo, il Logos, per mezzo dell'Albero della Croce, la ricondurrà di nuovo al suo Principio creatore.

...Continua...

Carlo Pierini

#1
SECONDA  PARTE

Sono molto numerose, specie nel Rinascimento, le raffigurazioni di Gesù crocifisso sui rami di un albero.

http://1.bp.blogspot.com/-tvrFMDzV_b8/Uh25S9Eij0I/AAAAAAAAANw/bboPlk_1oiY/s1600/30+Cristo,+l'Albero+della+vita,+Arcimboldi.jpg

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Nella parte inferiore del seguente dipinto (Cristo sull'Albero della Vita, di P. da Bonaguido, sec. XIV)...

http://3.bp.blogspot.com/-wQsb_i7bjCo/TdZl8FNw65I/AAAAAAAAAA0/49OP8k4KMb0/s1600/Cristo+Albero.jpg

...è infatti riassunta in sette scene miniaturizzate la Genesi, dalla creazione al peccato originale, come per sottolineare la continuità tra il primo e il secondo Adamo.
Inoltre, esistono leggende medio-orientali secondo le quali la Croce fu eretta nello stesso luogo in cui era piantato l'Albero della Scienza:

"Secondo il libro siriaco La caverna dei tesori, Adamo fu creato al centro della terra, nello stesso punto ove era destinata a sorgere la Croce di Gesù. Le stesse tradizioni si sono conservate nel giudaismo. L'apocalisse giudaica e le misdrah shim precisano che Adamo fu plasmato a Gerusalemme; poiché fu sepolto nel punto stesso dove era stato creato, cioè nel centro del mondo, sul Golgota, il sangue del redentore lo riscatterà direttamente". [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pg.390]

«Nel­la regione in cui andiamo scenderà e vivrà il Logos di Dio e sopra il luogo in cui riposerà il mio corpo egli sarà cro­cifisso, si che il vertice del mio capo sarà irrigato dal suo sangue».[La caverna dei tesori]

Vedi le seguenti figure:
il Crocefisso sulla tomba di Adamo:

http://2.bp.blogspot.com/-pgO55pQ5_DE/TdZnl_seZPI/AAAAAAAAAA8/N5L2kzHPZ9U/s1600/Cristo-Adamo+2.jpg

il sogno della Vergine (di Michele di Matteo):

http://3.bp.blogspot.com/-urNkOwXPSos/Uh3KwfzSUfI/AAAAAAAAAOY/au0HalaBwkc/s1600/35+Sogno+della+Vergine,+Michele+di+Matteo,1445.jpg

"Crocifisso dipinto" e un particolare (Alberto Sotio, 1187):

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Nella seguente incisione di P. Langer, oltre al teschio di Adamo, compaiono anche il serpente tentatore e il frutto del "peccato".

http://3.bp.blogspot.com/-k4RTKCw5dlE/Uh3EKSMcljI/AAAAAAAAAOI/PgBaQvEturE/s1600/34+Cristo+Adamo+Teschio+Serpente,+P.+Langer.jpg

Cosicché, al frutto velenoso e fuorviante del Primo Albero si alterna il frutto risanatore e redentore del Secondo Albero, l'Albero della Croce. Al primo mito biblico fa da contraltare l'ultimo, nel quale è portato a compimento il cammino iniziato in Adamo. Questa dualità è sottolineata anche da M. Eliade e da Chevalier & Geerbrant (Dizionario dei simboli, Vol. 1, pg.23):

"Nel centro del Paradiso stavano l'Albero della Vita e l'Albero della Scienza del bene e del male (...) Cos'è l'Albero della Vita? È un doppione dell'Albero della Scienza, oppure, come credono alcuni studiosi, l'Albero della Vita era «nascosto» e sarebbe diventato identificabile, e quindi accessibile, soltanto nel momento in cui Adamo avesse conseguito la scienza del bene e del male, cioè la sapienza? Noi incliniamo per questa seconda ipotesi. L'Albero della Vita può dare l'immortalità, ma non è affatto facile trovarlo; è nascosto, come ad esempio l'erba dell'immortalità che Gilgamesh cerca in fondo all'oceano; oppure è custodito da mostri, come le mele d'oro del giardino delle Esperidi. La coesistenza dei due alberi miracolosi - l'Albero della Scienza e l'Albero della Vita - non è tanto paradossale quanto parrebbe a prima vista. La ritroviamo in altre tradizioni arcaiche: sull'ingresso orientale del Cielo, i Babilonesi ponevano due alberi, quello della Verità e quello della Vita; e un testo di Ras Shamra ci dice che Alein concede a Ltpn la sapienza e l'eternità insieme".  [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pp.297-8]

"L'Albero della scienza è lo strumento della caduta di Adamo e si dice che servì anche a costruire la croce di Cristo spesso assimilata a sua volta all'Albero della Vita, che diventa così anche strumento di redenzione. (...) L'albero della Vita concerne solo coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello (Apocalisse 3:7, 22:2). Così l'albero di vita della prima alleanza annuncia la Croce della seconda alleanza; l'albero di vita della Genesi prefigura la Croce e la morte di Cristo, che è già l'albero-croce. (...) Per espiare la colpa di Adamo, una sanguinosa vittima umana è legata all'albero della Vita. Questa concezione si ritrova in un Passionario slesiano del XV secolo". [CHEVALIER & GEERBRANT: Dizionario dei simboli, vol. 1 - pg. 23/30]

Questa dualità Adamo-Cristo viene evidenziata in modi diversi anche dalle figure seguenti. In questa (una miniatura del sec. XV)...:

http://1.bp.blogspot.com/-TXzW_IyxfZo/TdZq2v-tKfI/AAAAAAAAABE/7mBC-xeX2ho/s1600/Cristo-Adamo+4.jpg

...il Cristo risorto, il "secondo Adamo" tiene per mano il primo Adamo in segno di riconciliazione e di redenzione dell'intero genere umano.
Invece, nella "Tentazione" di Michelangelo...:

http://4.bp.blogspot.com/-JuMywbEKwU4/TdZo-Zv-24I/AAAAAAAAABA/u2D2MVqxNtQ/s1600/Caduceo+Michelangelo+2.JPG

...la dualità è simbolizzata nella coppia di serpenti attorcigliati, a mo' di caduceo, nel tronco dell'Albero della Conoscenza: il serpente femminile porge il frutto della "tentazione" e il maschile caccerà i due "peccatori" dall'Eden.

"Disse il serpente: Dio sa bene che se ne mangerete i vostri occhi si apriranno, diventerete come lui: avrete la conoscenza di tutto". (Genesi, 3:5, 6)

"Nella vostra Legge c'è scritto questo: Io vi ho detto che siete dèi. La Bibbia dunque chiama dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio, e la Bibbia non può essere annullata". (Giovanni, 10:34)

"Gli Ofiti - scrive Epifanio - attribuiscono tutta la sapienza al serpente del Paradiso e dicono che egli fu l'autore della scienza degli uomini". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 112]

Questa realizzazione solo a metà del Caduceo sembra confermare simbolicamente l'idea che la Scienza non corrisponda con la meta finale, ma solo con il "primo tempo" del cammino umano verso il Logos finale: è il principio, l'Alfa, in viaggio verso l'Omega, un viaggio da esuli dopo la cacciata dall'Eden, un percorso non più illuminato dalla presenza di Dio, ma dalla luce della Ragione. E' l'Illuminismo ateo e razionalista.

"Gli aspetti mistici dell'Albero della Conoscenza e dell'Albero della Vita sono numerosi. Nei tempi antichi gli iniziati erano chiamati "Alberi sacri", "Alberi del Signore"; e le loro iniziazioni - intellettuali e spirituali - erano rappresentate rispettivamente dal frutto dell'Albero della Conoscenza e da quello dell'Albero della Vita, poiché il primo senza il secondo è male. Il solo frutto dell'Albero della Conoscenza è morte; ma insieme al frutto dell'Albero della Vita è salute e immortalità. Essi costituiscono l'unione di Manas e Buddhi (mente e spirito), la misura della perfezione, la pienezza della statura di Cristo". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 96]

Ma esistono altre convergenze su questo medesimo significato. Per esempio, la Pietra filosofale dell'Alchimia si configurava anche come il frutto dell'Albero filosofico, cioè come conquista dell'intelletto e come Principio logico-filosofico.
E il cerchio si chiude ancora una volta considerando che gli alchimisti identificavano la Pietra filosofale sia con Mercurio-Ermes (la loro arte era detta anche "Ars Ermetica"), che con Cristo che essi chiamavano "Filius philosophorum". Inoltre, il Mercurio-Pietra filosofale era considerato il "Redemptor spiritus et naturae", cioè il redentore dello spirito e della natura".
Infine, nella figura (Eleazar, 1760):

http://1.bp.blogspot.com/-V5cwFUDsL4E/TdZspK1zXYI/AAAAAAAAABQ/Uq0CEeDKt0k/s1600/CROCE-CADUCEO.JPG

è rappresentato il "Serpens mercurialis", un altro dei simboli della Pietra filosofale, dell'Opus, che si collega ancora al biblico serpente di bronzo innalzato da Mosé; due facce della stessa medaglia (equivalenza tra Cristo e l'Opus, detto anche "Salvator Spiritus et Naturae"):

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myfriend

@Carlo

Quante parole...inutili...che hai scritto.
Il peccato del giardino dell'Eden consiste nel "voler diventare come dio".
E' "l'apoteosi"....cioè la "divinizzazione dell'uomo"....cioè l'imperatore che diventa dio.
Questo è il peccato denunciato dal racconto dell'Eden.

Il problema non è la "conoscenza" in sè (l'albero della conoscenza del bene e del male).
Il problema è quando l'uomo usa la conoscenza per "diventare come dio"...cioè per negare dio e prendere il suo posto. Questa è la tentazione...questo è il "peccato originale" descritto nel primo libro della Bibbia.

Tutto il resto che hai scritto non c'entra nulla.
In 6 semplici righe ti ho spiegato tutto quello che c'è da capire. :-)
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Carlo Pierini

#3
Citazione di: myfriend il 26 Giugno 2018, 12:34:27 PM
@Carlo

Quante parole...inutili...che hai scritto.
Il peccato del giardino dell'Eden consiste nel "voler diventare come dio".
E' "l'apoteosi"....cioè la "divinizzazione dell'uomo"....cioè l'imperatore che diventa dio.
Questo è il peccato denunciato dal racconto dell'Eden.


CARLO
Come ho già detto, <<diventare come Dio>> nel senso di <<diventare immagine e somiglianza di Dio>>, e <<divinizzare l'uomo>> nel senso di <<renderlo santo>>, non sono peccati, ma imperativi morali.

MYFRIEND
Il problema non è la "conoscenza" in sè (l'albero della conoscenza del bene e del male).
Il problema è quando l'uomo usa la conoscenza per "diventare come dio"...cioè per negare dio e prendere il suo posto. Questa è la tentazione...questo è il "peccato originale" descritto nel primo libro della Bibbia.

CARLO

E' quello che ho scritto io. Non è la conoscenza in sé ciò che allontana l'uomo da Dio, ma è la Scienza moderna a farlo con la sua tendenza decisa al materialismo, alla negazione di Dio. E il mito dell'Eden è una prefigurazione simbolica dell'avvento di questa Scienza "peccaminosa". Ma, per fortuna, la cacciata dall'Eden non è l'epilogo, ma solo la "prima tappa" fatalmente sfortunata del viaggio verso la resurrezione finale del Logos, cioè verso una futura conversione della Scienza al teismo. E dico "della Scienza", non "degli scienziati"; cioè alludo ad una futura scoperta di Dio da parte della Scienza, di una Scienza trasformata e trasfigurata che includerà Dio come Principio universale, come fondamento del proprio sapere (il Principio di Complementarità degli opposti simbolizzato anche dal "trinitario" Tao-Yin-Yang).
Del resto nel "centro del Paradiso Terrestre" non c'è Satana, ma Lucifero, il "portatore di luce", l'aspetto terreno di Dio. E' Dio stesso che invita l'uomo alla conoscenza, malgrado il pericolo materialista che incombe. Per questo Dio ci ha inviato questo mito, il mito dell'Eden: per farci stare in campana, per avvisarci del pericolo, della "lingua biforcuta" della Scienza, che da una parte ci eleva al rango di dèi, ma dall'altra ci separa (temporaneamente) da Dio.

MYFRIEND
Tutto il resto che hai scritto non c'entra nulla.

CARLO
Meditaci sù, e vedrai che non c'è nulla di sbagliato.

Senti cosa scrive il teologo Altizer:

<<Per Altizer, la metamorfosi kenotica [la morte] di Dio determina la scomparsa del sacro dalla storia. E questa è la fase storica che stiamo vivendo, ma non la condizione finale, non la meta suprema. In realtà il crollo del sacro e l'avvento del profano stanno già alle nostre spalle, ma la rivelazione, l'epifania di Dio, continua. Noi siamo all'alba della terza e ultima età dello Spirito (piuttosto gioachimita che hegeliana): «Una nuova rivelazione sta per irrompere nella nuova età, e questa rivelazione differisce dal Nuovo Testamento tanto quanto questo differisce dal Vecchio».
La seconda fase segna dunque il trionfo del profano sul sacro; Dio abdica alle sue primordiali epifanie di potenza e di purezza assolute per incarnarsi e morire>>.  [SERGIO QUINZIO, prefazione a T. ALTIZER: Vangelo dell'ateismo cristiano - pg.23]

<<Partecipando alla realtà della morte di Dio, sperimentandola concretamente nella sua vita, l'uomo contemporaneo attinge la salvezza. Dio, annientando se stesso, libera infatti l'uomo da ogni alienante trascendenza, da ogni vincolo di soggezione e di peccato, da ogni oppressione e pena>>.   [T. ALTIZER: Vangelo dell'ateismo cristiano (Introduzione di Sergio Quinzio) - pg.14]

<<Solo una falsa dialettica postula un definitivo e insuperabile baratro fra gli opposti [teismo/ateismo], perché solo in quanto dualisticamente isolati l'uno dall'altro gli opposti sono raggelati in una forma statica e rifiutano la loro intrinseca risoluzione>>.  [T. ALTIZER: Vangelo dell'ateismo cristiano pg.87]

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