La compiutezza del tempo.Fine della utopia.Trionfo della religione, della morte.

Aperto da green demetr, 24 Febbraio 2021, 23:00:34 PM

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green demetr

E' stato un anno veramente difficile, sulla scorta di Heidegger: solo un Dio ci può salvare, ho provato, mio malgrado a vedere il buono delle religioni, delle gnosi, delle massoneria, delle teosofie e dell'antroposofia.
Direi che il video di Cacciari. E' impossibile non vederlo, perchè è il primo contributo serio, ad un proseguimento della filosofia, ha posto fine a quella ricerca (Che sembrava ideale e ingenua, ed effettivamente si è rivelata tale).
Mi lamentavo che in questo 21esimo secolo mancasse un pensiero filosofico, all'altezza dei tempi (non succube dell'abisso dei tempi, in cui ogni filosofia si è zavorrata via).
Finalmente come un destino. Certo proprio quel destino di cui ho sempre parlato. Ovvero il destino Heideggeriano. Sono giunto (bè ci sono sempre stato) alla gigantomachia del Severino. Oltre la transizione delle verità del Sini. E che ha trovato, nel tentativo politico di Cacciari, un dolore profondo, una ingenuità, che era però una necessità, della lotta corpo a corpo INTELLETTUALE (ossia certo politica).
Ma CHe finalmente ha spazzato gli ultimi rimasugli di quelle unghie che hanno solcato il terreno del monte che sarebbe dovuto essere dello spirituale. E che ha fallito, ha fallito di essere spirituale.
(nessun monte, solo una collinetta).
E non nel senso gnostico, di una iniziazione. Direi l'esatto contrario. In quanto lo spirito è su questa terra, non nei cieli, come quelli continuano imperterriti a cercare.
L'hanno capito in pochi.
Ecco che però, Cacciari ha fatto piazza pulita. Direi che infine è così, proprio perchè è sempre stato così.
Se il progresso è la potenza di poter zittire l'altro, e la sua grandezza fosse nel fatto di NON farlo.
Oggi è finita, non può essere più così. La scorreggia intellettuale della scienza è esplosa, e non c'è nessuna via di ritorno.
Sola la scimmia Nicciana, il pappagallo, il verme, (dei cani mi disgusta parlarne) potevano pensare ciò che non erano mai stati in grado di capire. Ossia pensare ad UN destino (non dico IL Destino).
Eppure ne parlavano, ne parlano, in un orgia di delirio, di promiscuità, dove ogni macedonia si mescola nella macedonia altrui. In gioco di rimandi onanistico, sintomo di quella superomismo, di quel gauchismo, di quel messianismo (dove ognuno è messia di se stesso, pazzia totale) che invece è esattamente quello che ogni vero messianismo avrebbe dovuto mettere nella fornace del disprezzo.
Sintomo del prezzo di questi tempi. Ve lo ripeto ancora PARANOIA e all'interno del giro paranoico (ossia del io non faccio, io sono morto)  malattia (non esiste malattia nella psicanalisi, ma è per usare le categorie degli animali sopracitati) di questo secolo: la SCHISI.
Ovvero l'isteria.
Siamo diventate tutte delle isteriche.
Non possiamo andare avanti se non per dettame altrui, per telepatia, per telecinesi.
(e ovviamente questo andare avanti, che è l'equilibrista, che va da un capo all'altro. Non solo non capisce che non esiste capo, ma non si rende conto, che un capo porta all'altro nella forma della cerchio. Ossia proprio ha i criteri della religione. Bizzaria che il topic che mi precede parli proprio di questo.
La storia è una zoccola, un topo, a cui piace scherzare col tempo.
Ma ora che è finita non c'è nemmeno più l'intelligenza della satira.


ora  https://www.youtube.com/watch?v=X37Tus0BW-4

Tornare indietro non si può più.
E' finita anche la mia utopia, l'utopia del destino, l'utopia heideggeriana.
E lo sapevamo. E lo sapeva anche Heidegger, solo non l'avevo capito.
E' sempre stato in quel discorso sulla potenza, la chiave del destino, ossia della morte del destino. Ma ci dovevo passare, ci sono passato, velocemente come una meteora. Gli Dei sono morti. Non esiste più il tempo su cui possano posare la loro resistenza (che poi era la nostra resistenza, il mio discorso non è mai stato religioso, mi spiace che non si sia capito, me ne dolgo).
Ora rimane solo la resistenza degli uomini.
Senza potenza. Senza destino. Senza comunità dunque.

Rimane l'apparire dei cerchi dell'orizzonte, fino alla fine del mondo si diceva: siamo già alla fine del mondo.
Quello che appare non ci interessa più.
Non possiamo più guarire dall'isteria.
Non rimane che spaccare in 2 il mondo fra supericchi (già morti) e poveri (da uccidere al più presto).
E' questo il comando.
Ma nessuno è in grado di sentirlo (nemmeno i potenti che lo stanno inverando).
Non rimane che come profetizzato da Severino, che la morte.
Non solo la morte individuale, ma proprio di massa.
E questo comando non è forse una religione?
Una religione di morte. (Morte della parola, psicanaliticamente, via Lacan, non morte del corpo, chissenefrega, si muore da sempre)

Ma ora si può lavorare. Era ora. Grazie Cacciari, di cuore!

PS
Hai notato Ipazia, che ci lancia una frecciatina, con quell'accenno al ludens?

E' ora di lavorare. Ciao.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr


NDR


Ancora sull'isterica (che noi siamo) non solo rimane ferma (rimando il proseguimento all'altrui guida), ma in futuro, comincerà, quando si aggraverà, a camminare all'indietro, e in cerchio!!! che immagine desolante.  8)  mI piace. l'aggiungo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Kobayashi

Ma che oggi non ci sia alcuna utopia c'erano forse dei dubbi?
Una prassi politica-economica-tecnica che va avanti per progetti, senza l'ardire di un'offerta di liberazione dell'uomo.
Certo, è così, chiaramente è così, e nel video Cacciari ne ricostruisce bene la storia, fino all'attuale decadenza.
Ma il punto è questo: qual'è il costo che il singolo si trova a dover pagare per riuscire a sopportare questo andare avanti, questo procedere senza un perché? Quali gli assestamenti, le fughe, le operazioni di retroguardia, necessari alla resistenza?
Voglio dire che il punto di partenza anche quando si procede cercando strade inattuali come la riattivazione dello spirito religioso è sempre quello di uno stato di alienazione inevitabile. Per cui si sceglie tra alienazioni diverse, alienazioni più o meno distruttive. Si cercano le forme meno soffocanti per il proprio Io, quelle che consentono ancora di gioire, si costruiscono minuscole strategie con il solo fine di mantenere in se' più umanità possibile anche quando la forma di queste strategie è pretenziosa fino all'assurdo come il recupero di grandi progetti filosofici da alchimia o teosofia...

Si tratta però di capire se l'uomo sia fatto per questo tipo di minimalismo filosofico o se al contrario sia, per sua natura, costretto a spingersi sempre verso visioni utopiche nonostante il tempo presente.

paul11

ciao Green,


contribuirei,  a mio modo, alla discussione riferendomi al video di Cacciari.


Questo commento è basato sui primi quindici minuti del video.


Cerchiamo di capirci cosa si intende per "tecnica" dal punto di vista filosofico interpretativo come suole dire Cacciari, Galimberti e ancora prima Severino , loro maestro.
La mia personale interpretazione non combacia totalmente con la loro, ed è importantissimo, perché ritengo che solo una minuziosa archeologia della storia, una filologia direi, può far capire come  dove storicamente il sistema culturale occidentale è diventato quel che è.
Innanzitutto in Repubblica Platone non presenta una città "ideale"; il dialogo tende a finalizzare il come si costituisce una città, una comunità. Il Bene, il Buono, Platone lo indica nella capacità di chi detiene le redini del governo che deve essere saggio e misurato a equilibrare le esigenze pubbliche e private e presenta anche le forme delle decadenze dei governi  monarchici, democratici, populisti.
Parrà strano, ma la storia di Atene e di Roma antica, conoscono molte forme di governo e quindi conobbero anche i motivi delle decadenze di queste forme. Questo è un buon motivo di approfondire gli scritti dei saggi, greci e romani, che analizzarono quei periodi storici.


La tecnica non è il passaggio dallo speculativo antico alla pratica nella modernità, o meglio, bisogna chiarire come avviene questo passaggio e solo in Occidente.
Da sempre la conoscenza tecnologica è accompagnata con i "salti" delle civiltà: età del ferro, del bronzo, ecc. Significa che la metallurgia forgiava strumenti e  soprattutto armi da combattimento . Allora significa che se per tecnica intendiamo il solo aspetto pratico delle ricadute delle conoscenze, da sempre ha prevalso la tecnica sul pensiero, intendo che le armi hanno più potere della parola e questo da sempre. Il punto è invece dato dal "salto" della Grecia antica soprattutto in Aristotele, da quanto è documentato dagli scritti. Non è un caso che la scuola artistotelica arriva fino alle porte della modernità. Gli strumenti che hanno accompagnato la potenza moderna della tecnica, sono le teorie degli enunciati, dei postulati, dei teoremi matematici e geometrici pre aristotelici , in aggiunta alle analisi della logica con il sillogisma, con la logica predicativa.
Alle porte della modernità avviene un movimento a cui si dà poca importanza, il Naturalismo.
La conoscenza naturalistica che avviene nel periodo rinascimentale italiano è decisivo, perché persino gli artisti, i pittori, dipingono il mondo così come è, paesaggi naturali non più iconici .
Accade che l'indagine sulla natura non è più quella dei presocratici greci , dove natura e simbolo sono coniugati intimamente nel procedimento del pensiero filosofico. Nel periodo inziale della modernità si indaga il fenomeno fisico in sé e per sé, nel senso di descrizione matematica, geometrica, senza la "magia" antica. Ed è ovvio, una conseguenza culturale,  che dovesse nascere un Galileo  e poi un Newton, cioè personalità che sapessero strutturare il nuovo pensiero scientifico del fenomeno fisico e naturale depurato da qualsiasi speculazione filosofica. Lo sperimento è un metodo, un protocollo costruito sull'analisi matematica . Questo "salto" è avvenuto solo in Occidente, poiché i postulati, enunciati vengono accompagnati dalla descrizione logica e dalle formule matematiche. La ricaduta è altrettanto ovvia, l'indagine dei fenomeni aiuta a carpire a "rubare" i segreti della natura e a proiettarli nell'artificio culturale, l'alchimia era destinata dal passaggio magico-trasformativo- filosofico a diventare chimica sperimentale, e così per le svariate scienze. Il metodo d'indagine amplifica le forme delle scienze su scala quantitativa e proietta le scoperte negli artefatti che entrano nella quotidianità civile delle comunità umane occidentali .
Il moderno occidentale, spogliando del magico il fenomeno, si sbarazza delle divinità, delle paure che bloccavano lo "spirito" incorporato al fenomeno , per cui è facile arrivare ai tavoli anatomici dove si procede ad indagare i cadaveri umani per capirne la fisiologia, non essendo più il cadavere umano un "tabù" magico.
Questo passaggio è fondamentale per capire cosa davvero ha costruito la tecnica che si muoverà nelle dinamiche esponenziali fino ad oggi e del perché è avvenuto solo in Occidente, non chiarirlo significa costruire un altro "mito" sulla tecnica, oltre a quello prometeico greco.


Quindi: per Platone e Socrate sono decisivi la morale di Bene, Significa allora che l'uomo soprattutto politicamente inteso è fondamentale nella costruzione della Città, della comunità, della nazione o Stato, Socrate  dovrà bere la cicuta mortale , perchè aveva criticato fortemente i vari detentori del potere della città di Atene, per mancanza di morale, di competenza, che incide sul livello del governo . Platone e Socrate non se la prendono con il popolo ,ma con il potere , poiché le forme di governo e le decadenze dei cicli di benessere e malessere socio economico sono di fatto gestiti dal potere politico, sulla "polis" e a loro dire, solo chi è un virtuoso e competente  al governo , quindi un saggio, proietta la sua virtuosità nella forma del governo e sul popolo creando benessere.
La tecnica è quella forma che sta da sempre fra la speculazione del pensiero e le pratiche umane, ovunque nel mondo. Ma solo in Occidente accade che la strutturazione del pensiero logico matematico diventa propedeutico all'indagine fisica e naturale depurando il fenomeno dal magico, dal divino, poiché a monte avviene che la natura non fa più paura, timore .
Allora significa che l'indagine archeologica della cultura filosofica dovrebbe capire come e quando avvengono le desacralizzazioni sulla natura e infatti la risposta religiosa fu ovviamente persecutiva . A me pare che sia del tutto sottovalutato dai filosofi, il passaggio storico del feudalesimo al commercio borghese , soprattutto lontano da Roma, nella cultura anglosassone, dei commercianti fiamminghi, dei borghesi tedeschi, del primo colonialismo inglese, e di come il protestantesimo e il calvinismo hanno mutato lo scenario di indagine speculativo-pratico. Saranno i filosofi anglosassoni soprattutto a dettare le regole moderne, dove la rappresentazione del "sacro" antico o è lieve o del tutto atea . La rivoluzione tecnica moderna, nasce dalla struttura economica-sociale, dallo scontro fra Papa romano e imperi centro europei, dal commercio europeo  che sposta i confini geografici in America, il passaggio dalle civiltà mediterranee a quelle atlantiche e del pacifico.
La sacralità perde forza all'aumentare della forza propulsiva dei "doni" pratici e immanentistici della tecnica che compie alla civiltà creando euforie anche speculative del pensiero filosofico culturale.
Come ogni "rivoluzione" vi sono un concorso di motivazioni che tutte agiscono vettorialmente come un forza verso un determinato fine.
(Per inciso, non capire che la divisone nata allora fra cultura cattolica e protestante anglicana, con tutto ciò che concerne come impostazione e ricaduta pratico culturale, significa non capire oggi i motivi per cui l'Europa è ancora divisa in Nord e Sud)

Alexander

Quello che mi sembra mancare è proprio la volontà di cambiare. Ormai per cambiamento s'intende solamente arrivare ad una maggiore autodeterminazione individuale. A scavarsi la propria nicchia insomma, la più confortevole possibile. Generalmente s'intende comfort materiale, beni insomma. La felicità come fruizione continua di beni. Magari condita da un po' di mindfulness, giusto per rilassarsi dallo stress nevrotico dato dall'ipervelocità in cui si vive e per avere più consapevolezza, di che cosa non si sa, probabilmente del proprio grado di autodeterminazione e successo. Contatti virtuali sui social. Poca sessualità vera. Onanismo alla massima potenza, se ci dobbiamo basare sui dati relativi all' "uso" dei siti pornografici, largamente in testa alle classifiche. Filosoficamente c'è poco, e quasi tutta minestra riscaldata. Ci si diletta a risolvere enigmi o rebus logici. Poco discorso sull'uomo e moltissimo intorno all'uomo. Le religioni se la passano male. Vivacchiano. Se uno vuole vivere in controtendenza deve risolversi ad entrare in un "gorgo" che si forma nella corrente imperante (tecnoscientifica). Sono gorghi ininfluenti per la corrente stessa, che procede inarrestabile verso il ...il?...Boh! Nessuno lo sa. Quasi tutti viviamo alla giornata, però accendiamo mutui e rateizziamo tutto, confidando nel futuro. Nel gorgo personale ci puoi stare anche bene; magari rinunci ad un pò di tecnologia (se te lo consente la corrente). A volte  trovi gorghi ben frequentati e puoi condividere. Condividere è un mantra del nostro tempo. L'eremita classico non esiste più e quindi ti devi reinventare il ruolo, se vuoi "fuggire" dal mondo (non ci riesce nessuno veramente). Magari allevi galline  e cerchi di piazzare le uova.

Jacopus

Il tema che approfondisci Paul, mi sembra importante e collegato con quanto dice Cacciari. Ma un altro tema di fondo riguarda il nucleo della modernità secondo Cacciari, che risiede nella forza incrementale della scienza e della sua ancella, la tecnica. L'utopia diventa allora un fenomeno, giustamente come dici, desacralizzato che si fonda sull'aumento del potere. Potere economico, culturale, scientifico che viene iconizzato da Cacciari nella fantascienza di Verne. Un aumento a cui non si deve chiedere "quanto aumento", perché quell'aumento è geneticamente infinito. Solo agli albori dell'800, l'utopia della crescita infinita è stata messa in discussione, da un lato, dalla tradizione hegeliana(da Fichte a Lenin) dall'altro, dalla tradizione irrazionalista (dal romanticismo a Rosemberg). Non più la crescita infinita, la quale finiva per mistificare ancora il predominio dell'uomo sull'uomo, ma l'evento che spezza il lento fluire del progresso infinito: la rivoluzione. L'utopia assume così una nuova fisionomia, che verrà infine riassorbita dalla storia recente, priva di utopie, che sia quella del progresso illusionista o quello delle rivoluzioni illusioniste anch'esse. Senza utopie l'uomo contemporaneo ancor di più si trova di fronte alla sentenza irriverente che Sileno sputò in faccia a Re Mida.
Questo è il quadro riassunto. Ovvio che fra gli uomini esistono ancora vaste moltitudini che assumono ancora le utopie del progresso, piuttosto che quelle rivoluzionarie, o addirittura quelle ierofaniche. Tutte diventano però nel discorso di Cacciari meccanismi di difesa, consolazioni, rispetto ad un mondo che ci interroga sul suo senso scomparso, poiché senza utopie non è possibile vivere compiutamente, anche in senso mondano e non necessariamente spirituale. Questa è la tesi finale di Cacciari ed è su questo tema che dobbiamo interrogarci in senso filosofico.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

niko

Cacciari sembra parlare di se stesso da uomo vecchio e stanco che è, ed esprimere il suo personale disincanto verso le utopie; ma in realtà io direi che le utopie moderne saranno pure esaurite come dice lui, ma quelle contemporanee sono più vive che mai.


Il mondo contemporaneo è una continua crisi, e le utopie dei potenti, che sostanzialmente si avverano sempre di più e/o sono vere da sempre, sono le distopie della stragrande maggioranza delle loro vittime: la mia generazione ha visto le contestazioni no-global, poi l'undici settembre, poi questo disastro del virus (zero virgola cinque per cento di mortalità) strumentalizzato politicamente per costruire un totalitarismo del consenso, l'avvento dell'uomo-virus: ad ogni supposta "emergenza", si è risposto comprimendo i diritti della stragrande maggioranza dei cittadini occidentali e creando facile consenso intorno a una politica e a una comunicazione mediatica del terrore, quindi io ci vedo una rottura della linearità del progresso verso un qualcosa, un sistema-mondo, che è sempre meglio per l'infima minoranza dei dominanti e sempre peggio per i dominati, l'utopia dell'uno è la distopia dell'altro, e in questo non c'è nessun compimento dell'occidente, ma un disvelamento del meccanismo -potrei dire della natura- che vi sta alla base, meccanismo e natura che mi sento facilmente di identificare con il capitalismo in senso marxiano e con la decadenza in senso nietzschano, sappiamo che l'uno inizia da circa l'ottocento, l'altra dai tempi di Socrate, ma strutturalmente hanno molto in comune.


Ma senza andare troppo fuori argomento, direi che il punto è che la decadenza (che è un inversione del ruolo tra debole e forte e un sentimento della direzione entropica e tanatologica del tempo) non può di per se stessa decadere, e il capitalismo (che è un sistema economico, non un Moloch omnicomprensivo) non può finire se non con la rivoluzione o con la rovina comune delle classi in lotta (socialismo o barbarie), quindi il concetto di attimo e di crisi/rivoluzione, sono stati più che mai presenti nella storia recente, solo che non ne è seguita l'utopia per i più, ma per i pochi.


La realtà dell'utopia è molto simile alla posizione del soggetto rispetto alla natura, quindi al discorso che si faceva in precedenza sul dovere, di amare la natura o no.
La natura è come lo stato di cose presenti di un mondo fondato sull'ingiustizia sociale e sull'irresponsabilità dei potenti; la puoi amare, odiare, razionalizzare, conoscere, ignorare, tentare di essere indifferente, ma la natura sempre quella è, sempre sublime e terribile, sempre più grande e più forte delle sue singole parti. Insomma la società è una "seconda natura" rispetto alla natura nel senso tradizionale del termine, alla natura "selvaggia"; ma la posizione di amore, odio, ignoranza o indifferenza del singolo verso la società attuale in cui questo si trova a vivere non è, non costituisce, di per sé, una terza natura, per questo le utopie "buone" raramente si realizzano... esattamente come chi ama, odia, ignora o è indifferente alla natura, non per questo è salvo dai suoi problemi, e dai suoi "doni".


Quello che voglio dire è che la natura nasce, sorge agli occhi dell'uomo, anche dall'oblio dell'artificiale e dell'artificio umano, oltreché dall'azione fisio-chimica delle cosiddette "leggi" della natura e da un "ordine cosmico" in certo grado reale; non possiamo mai dire se ci troviamo in un paesaggio realmente naturale, o in una natura "secondaria" che sorge dall'oblio dell'artificiale. Siamo dunque realmente vincolati da quello che i più credono e dalle convenzioni a cui i più aderiscono, non è, se non in minima misura, una nostra scelta: cose, fenomeni sociali, come il denaro, la legge, la morale, hanno potere vincolante come se fossero, leggi della natura, pur senza realmente essere, leggi della natura: possiamo maneggiare il denaro, amministrare la legge, rispettare al morale eccetera, solo obliando, in una certa qual misura, che tutto ciò sia del tutto artificiale, che le regole di scambio e di utilizzo dei dispositivi e delle conoscenze generazionalmente tramandate siano puramente convenzionali, quindi alla base del "gioco" della tecnoscienza e del sapere come potere, visto come un gioco proattivo, manipolatore, simulativo, incrementabile all'infinito, c'è sempre il gioco del fare finta che non sia un gioco, l'eterna natura dissimulante dell'umano, che non è mai cambiata nemmeno con il passaggio alla modernità, l'oblio dell'artificiale che ri-manifesta il paesaggio naturale; è questa la vera posta in gioco delle utopie e delle distopie: il velo di maya che ci fa accettare l'ingiustizia sociale non durerebbe neanche un secondo se si mostrasse l'artificialità della maggior parte di quello che consideriamo come "naturale", e per fondare una nuova utopia funzionante, che si contrapponga in qualche modo allo stato di cose presente, bisogna ri-tessere il velo di maya e obliarne la fondazione, il contrario esatto di una concezione giuridica o associativa del concetto di fondazione.

A ben vedere, anche in senso psicologico, la promessa stessa di felicità per come essa può essere significativa per l'uomo, non si riferisce mai a un indefinito futuro di felicità, volto all'accumulazione indefinita di qualcosa o tanto meno alla trasformazione indefinita di qualcosa, ma al desiderio e al bisogno di saturare lo "spazio" del futuro con una felicità in qualche modo esperita, quindi passata: nessun uomo può "insegnare" a nessun altro uomo come essere felice, e nessun uomo può auto-rappresentarsi la sua felicità, senza implicare in qualche modo il passato, e questo implica il fallimento delle utopie di progresso eterno, e l'insufficienza delle utopie di crisi: bisogna sempre in qualche modo fare un uso non scontato della storia in vista della propria e altrui felicità, come se la manifestazione improvvisa di futuri alternativi, la scelta, implichi sempre, in qualche modo, un desiderio verso il passato remoto.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

green demetr

cit Kobayashi
"Ma che oggi non ci sia alcuna utopia c'erano forse dei dubbi?"

Ah ah, mi sganci così una bomba atomica?

I dubbi ci sono. Se lo chiedi a me, non è tanto il fatto che l'utopia esistesse o meno. Ma che la comunità diventasse utopia. Nel senso già detto da Cacciari ossia progetto spirituale, politica del comunitarismo. Politica dei sentimenti etc.
Qualcosa di legato all'uomo.
E che nella mia visione, che ha sotteso dai 35 anni, ovvero da quando mi sono ripreso dal disincanto politico, il progetto politico, ossia l'aderenza all'idea di Destino.
Ossia di destinalità, ossia di teleologia.
Dove la ricerca spirituale era esattamente riprendere il punto da subito dopo il "ma mirando e guardando" oltre la collina (politica del moderno) del Leopardi.
In chiave razionale. Hegeliana.
Questo progetto rivoluzionario, come ha detto già Cacciari, è però fallito.
Il destino di CURA (ossia che cosa è l'uomo) è fallito.
Quindi direi di sì. Io avevo un dubbio, che si chiamava progetto filosofico sull'uomo, per l'uomo.
Un progetto sentimentale.
La collina è evidente che è sempre esistita, non era evidente che lo sguardo fosse accecato per sempre.
Infatti fino ad oggi ho sempre guardato OLTRE.
E che cos'è l'oltreuomo nicciano d'altronde?
Ho compiuto un errore grave però, non solo quello metafisico, che mi fu rimproverato a 35 anni, ma anche quello propriamente filosofico. Di credere di poter pensare un Utopia Storica.
Non esiste utopia, da lì si avanza decisamente speditamente, e mentre ti parlo, forse ho anche la chiave per quell'enigma che è umano troppo umano parte seconda (problema che non riuscivo a risolvere). Laddove Nietzche parla con le ombre.
Le ombre ho sempre pensato che fossero reali.
No, un errore grave. Le ombre sono il ricordo di quell'ieri che fu e più non può essere.
Ossia sono esattamente le utopie storiche, gli amici dell'ombra, con cui Nietzche in un analisi psicanalitica ante-litteram, porta il pensiero sul Destino OLTRE.
Non avevo dubbi che fosse così. Mi mancava la chiave.Ora Cacciari me la ha data.
Comunque sia appunto, come sia o non sia, è ora di andare avanti.
Anche rispetto agli altri interventi, sembra che nessuno, compreso te, abbia inteso, il discorso sulla Compiutezza del tempo.
Qua non si tratta più di andare tentoni, sondando la negatività del mondo (come mi pare aver capito sia il tuo progetto, terreno ovvio),o del trovare strategie rivoluzionarie di guerriglia, fuga e attacco, tanto quanto di fare un profondo respiro che dura tutta la filosofia precedente a noi. E buttarla fuori, si tratta di metabolizzare.
Direi da partire da questa premessa.

Lo stesso Cacciari in un intervento del giorno dopo, sembra essersi dimenticato ciò che ha raggiunto, non a caso in un momento di malattia (vedi Nietzche) ossia di avere capito PIENAMENTE quello che il Nietzche ventenne aveva già capito.
Ossia che l'uomo è compiuto nel giro della sua storicità e non come è facilmente fallibile nella suo storicismo.
Non esiste storia. Era un altro tassello, che capivo e non capivo del giovane Nietzche.
Solo ora posso capirlo.
NDR.
La compiutezza sta comunque nella sua negatività.
Non dico che il tuo modo di procedere sia errato.
Solo che siccome in ballo c'è il concetto di filosofia (di cui a te interessa il giusto) e per me è importantissimo: era importante avere in mente il progetto.
Ripensandoci, forse è proprio come dici tu.
Perchè nel sondare il negativo, è proprio come parlare con defunti amici. (le utopie, nostre e altrui).
Si finalmente posso proseguire con Nietzche.
Come dire che oltre "il mirare e guardare", si mirano gli amici morti e si guarda la morte spirituale in faccia.

cit Kobayashi
"Ma il punto è questo: qual'è il costo che il singolo si trova a dover pagare per riuscire a sopportare questo andare avanti, questo procedere senza un perché? Quali gli assestamenti, le fughe, le operazioni di retroguardia, necessari alla resistenza?"

Ok un'altra bomba atomica. (ora sono contento).

Ma infatti Cacciari parla di inferno.
Il prezzo è l'inferno, non c'è altra via.
Se non come nell'intervento video seguente a questo, https://www.youtube.com/watch?v=YGoYX0V3W6A, ma che è contenuto nel suo ultimo libretto, l'ennesima utopia, e quindi una negazione di quanto detto il giorno prima, di poter usare la scienza e lo spirito, chiarificando il loro significato, ossia esplicitando il loro uso benefico. Il punto che si è dimenticato è di nuovo che la scienza, per poterlo ha fare ha bisogno del potere tecnico e il potere tecnico è la volontà di distruzione dell'umano: questo solo per dire come il risultato a cui è giunto il Cacciari, è materiale esplosivo e nemmeno lui riesce ancora bene a maneggiarlo.
Non esistono alternative. Ormai si viaggi per telecomando. E il comando è quello a cui la tecnica può raggiungere: cambiamento del DNA, manipolazione mentale fisica, implementazione esoscheletrica in componenti bionici, metallici, chimici, elettrici.
La tecnica non ha più resistenza, e l'economia che non può fare a meno di essa, deve adeguarsi al suo richiedere distruttivo. (per questo non può permettersi che vi sia libertà alcuna umana)
Ossia per essere chiari distruzione dell'umano (dei rimasugli delle lotte dei nostri padri e nonni e bisnonni) ossia per dover eravamo rimasti, dei suoi diritti (fraternità uguaglianza libertà).

E' il fio per non aver realizzato l'utopia.
Tra l'altro l'apocalittica ebraica l'ha già detto).
Il comando divino era: VIVI!
la risposta umana è stata: piuttosto muoio!!!
Semplicemente così.
Per questo il DESTINO APOCALITTICO che è : "Datti da fare fare  per VIVERE", è diventato utopia.
Sembra che Heidegger lo avesse capito.
Lo ha spiegato nel video successivo al mio post lo stesso Cacciari.https://www.youtube.com/watch?v=YGoYX0V3W6A
Devo dire che non l'ho mai sentita sta cosa, ma, mi pare ora, che un pensatore della sua altezza, ci fosse già arrivato, era ovvio.
Evidentemente ho sempre pensato di capire Heidegger, e non ciavevo capito na mazza.
Il DESTINO di HEIDEGGER, di cui pure parla, nelle lettere al fratello, pubblicate un anno o due fa.
è quello esattamente nicciano. Quindi non è esattamente un DESTINO. Si capisce meglio forse con il termine Severiniano: l'apparire del cerchio fenomenico.
Il DESTINO è cioè la capacità morale dell'uomo di guardare in faccia questo inferno, che si manifesta davanti a lui.
Non so, mi pare che vi sia qualcosa di metafisico detto così.
Ma ora posso approfondire.
Sono contento, te lo dico. L'idea di lavorare sul pensiero, all'improvviso non la sento come un peso morale.

cit kobayashi
"Voglio dire che il punto di partenza anche quando si procede cercando strade inattuali come la riattivazione dello spirito religioso è sempre quello di uno stato di alienazione inevitabile. Per cui si sceglie tra alienazioni diverse, alienazioni più o meno distruttive. Si cercano le forme meno soffocanti per il proprio Io, quelle che consentono ancora di gioire, si costruiscono minuscole strategie con il solo fine di mantenere in se' più umanità possibile anche quando la forma di queste strategie è pretenziosa fino all'assurdo come il recupero di grandi progetti filosofici da alchimia o teosofia..."

No appunto, ti ho appena spiegato che non è così. Se procedi così non ha veramente senso. Non esiste punto di partenza. Esiste il continuo apparire, che ci invera storicamente.
Ma non esiste un Destino che leghi queste alienazioni, come dici.

Foss'anco il Destino Aporetico, che da S. Giovanni in poi contraddistingue queste visioni ierofantiche, del cristianesimo, magico, scusa non incazzarti. Ma ormai è chiaro che è così. (è questa la mia obiezione al tuo pensiero, non dunque tanto sul procedere "negativo", spero sia più chiaro)

Se procedendo ti alieni, ecco che allora è il telecomando.
E' il comando isterico che ti/ci aliena. Poggiando sulla tua/nostra incapacità a vivere (è quella la vera alienazione originaria, l'incapacità a vivere, che però è solo fittizia, nessuno ci obbliga VERAMENTE a sopravvivere direbbe C.Bene)
Il punto è che ormai è impossibile non obbedire al comando isterico. L'apparire del cerchio dice quello. Guardarlo con coraggio (ossia nell'inferno, nell'olocausto) è l'unica cosa possibile. Prima toccherà ai poveri, ma subito dopo ai ricchi.
Lo ha già spiegato Severino in mille libri e conferenze. Ok conferenze, devo iniziare i libri finalmente ;) .


NB
Qua non si tratta di fare i "piangina", così rispondo anche a Ferraris (che trovi nel secondo video di Cacciari https://www.youtube.com/watch?v=YGoYX0V3W6A ) che sta insistendo da anni su sta roba. Ma infatti! Lasciamo perdere però, perché siccome uno dei sintomi della paranoia è proprio fare i "piangina", chi è che lo decide, che la posizione di Ferraris non sia di quello di una "piangina" (non è forse lui provocatoriamente ad avere dato via al nuovo realismo italiano? ). Ma al di là della sterile polemica, si sono d'accordo, ma nemmeno come i 2 sembrano essere d'accordo nel dire, che allora bisogna ricadere nella utopia! Cacciari dice che non è utopia ma è un progetto.
Si d'accordo, ma la scienza non lo farà mai, non perché non lo possa fare, ma perché la tecnica oggi non glielo lascia fare.
Che il disincanto equivalga alla morte sentimentale umana, e quindi ad ogni sua utopia, non è essere piangina.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

paul11

 Non so se, come scrive Alexander, manchi la volontà di cambiare, penso che forse la frustrazione sia tale e accompagnata da mancanza di visoni, per cui la volontà se non cade nella rassegnazione, poco ci manca. E' come se ci trascinassimo, ci lasciassimo andare alla corrente senza più voglia di combattere.
E' vero che vista la situazione, si tende a rintanarsi nella propria nicchia di sicurezza confortevole.
Altrettanto vero che c'è poco o nulla di originale filosoficamente, e quel poco è particolare ed interessante, nulla a che fare con le "grandi visoni", le uniche che possono mutare il vento culturale odierno.


Jacopus, almeno per me ciò che dice Cacciari è ormai risaputo, ed è sintesi ,non certo analisi.
Come ho scritto nel post precedente, bisogna far capire cosa sia la tecnica dal punto di vista filosofico culturale, del perché avviene solo in Occidente , in determinate civiltà, quali sono gli strumenti teoretici che hanno promosso questo esponenziale sviluppo dalla modernità e quale cultura filosofica ha a sua volta voluto la tecnoscienza, che è anch'essa un'utopia al tramonto da tempo. Cacciari non poteva che fare sintesi , gli approfondimenti sono nei suoi scritti e di altri che seguono il canone "della potenza tecnoscientifica".
Platone non è utopista e nemmeno la filosofia greca in toto, ribadisco.
A meno che si voglia dire che la morale non c'entra più nulla anche nella politica, che il bene comune è un'utopia, che la comunità pacifica è un sogno, che la possibilità di convivenze di diversità sia irrealizzabile.
Il punto chiave della definizione di utopia è infatti credere, perché è una fede anch'essa, che sia possibile mettere in gioco la propria esistenza e il proprio essere nell'orizzonte della propria vita .
Questa è la "vera" utopia, in senso positivo, cioè pensare ad una società ad una cultura che permetta di vivere meglio . Le "false" utopie sono solo progetti che non mutano il senso della vita, il miglioramento umano della vita , sono progetti che toccano il mondo esterno umano, il sistema ambiente , inteso come meccanismi socio economici, leggi politiche.
La caduta della cultura positivistica del progresso intesa anche come "liberazione" negativa, cioè liberarsi dalla fatica, liberarsi dai condizionamenti , se da una parte ha promosso  e permesso che il sistema ambientale, inteso come cultura tecnoscientifica, abbia dato certamente strumenti, "doni", per "sopravvivere" meglio, dall'altra ha invece perso proprio sul fronte del miglioramento umano dell'uomo, perché ha prodotto l'uomo macchina, l'uomo stressato, l'uomo ansioso, l'uomo alienato ancor di più. La dicotomia, la discrepanza fra miglioramento dell'ambiente tecnoscientifico e peggioramento dell'uomo umano come orizzonte di senso umano compiuto, ha messo in luce proprio la fine dell'utopia positivista di un totale progresso .
Le utopie ,quelle vere, non è vero che debbano essere necessariamente "razionali", per essere rivoluzionari c'è ne cessità di una carica irrazionale costruita persino sull'ingenuità e illusione. Per questo i giovani sono più rivoluzionari dei vecchi rassegnati, e da sempre. Intendo dire che l'utopia si nutre della carica emotiva passionale accompagnata dall'idea di cambiamento che deve essere "forte", sentita come realizzabile, per quanto quasi impossibile.
Tutte le utopie moderne sono tecnoscientifiche e volontà di potenza, dal capitalismo al nazismo, dal fascismo al comunismo , questo ben pochi lo hanno capito . Quando Marx attribuisce alla sua teoria
"scientifica" ,anche lui crede al progresso tecnoscientifico , non crede alla divisone delle classi sociali . Le ideologie anti positivistiche sono le due facce dell'identica medaglia, perché cercavano nello stesso progresso positivistico tecnoscientifico ,solo strutturato politicamente e governato in maniera diversa. L'errore è credere che un sistema culturale che ha radicato l'idea di tecnica come potenza ,sia governabile altrimenti dal capitalismo o comunque da una certa idea di progresso .
E' la tecnoscienza che produce l'uomo macchina, che sia a New York, Mosca, o Pechino :questo dobbiamo mettercelo in testa.
Per governare la tecnoscienza, non bisogna più affidarsi a lei come incarnatrice del progresso, ma solo come strumento  al servizio, ribadisco al servizio dell'uomo.


Ha ragione Cacciari quando dice del "superumanesimo" quando pensiamo che l'uomo distrugge il pianeta Terra. Ho già scritto sul rapporto con la natura. La modernità ha esaltato lo scontro natura cultura, seppur ambiguamente abbia sostenuto l'uomo naturale costruendone stereotipi culturali falsi. L'uomo ha paura della natura e cerca in tutti i modi di controllare il suo potere , l'uomo può estinguersi cos' come l'intero bios sul pianeta Terra, ma come Marte che si suppone non abbia più bios, è lì nella sua interezza a fare rivoluzioni e rotazione attorno al Sole.


Niko,  notevole post. Infatti molti pensano ormai che il prodotto della cultura, che è umana, funzioni come la natura....che è indifferente al nostro destino, al modo in cui la rappresentiamo .
In questo errore di tecnica come destino sono caduti in parecchi ,come se la tecnica non fosse  stata una scelta ,una volontà di una cultura che ha promosso la sua espansione. In quanto tale, e non come la natura, ma come cultura, così come fu promossa, è possibile quanto meno gestirla, riprenderla in mano. Lo scontro è interpretativo, perché molti filosofi, fra cui Cacciari, avendo vissuto le utopie, ed essendo stati " sconfitti " hanno battezzato come ineluttabile, come un destino naturale la tecnica, ed è un errore.
Direi quindi questo sulla falsariga da quanto da te scritto. In politica non esiste mai un terreno neutrale, nel senso che c'è sempre e da sempre qualcuno vince e qualcun altro perde, a prescindere dall'esitenza o meno di utopie, c'è chi avanza e chi arranca . La fine dell' utopia, la distopia, il disincanto ,se creano aridità per molta della popolazione che poco o niente spera, per altri è invece terreno fertile per sopravanzare. Su questo sono perfettamente d'accordo. L'errore è pensare che le sconfitte divengano  disfatte, Le sconfitte spesso insegnano più delle vittorie , e non è retorica. Se si sa analizzare teoretica e prassi. Infatti a mio parere, ribadisco, i filosofi hanno smesso di pensare in grande e scrivono piccole cose spesso cadendo involontariamente nella retorica "fatalistica", quando non trovano analiticamente la profondità del perché sono accaduti detrminati avvenimenti storici , quando non conoscono il perché sia sia strutturato un mod di pensare, un modo di vivere, un modo di sperare e fare utopie.
Detto stringatamente, poco mi importa che Nietzsche abbia scritto nella seconda metà dell'Ottocento che "Dio è morto"...non l'avevano avvertito che i funerali c'erano già stati da tempo,  o che Heidegger quasi un secolo dopo  a sua volta dica "ci vorrebbe un Dio....." perché la SUA filosofia si era avvitata su se stessa...
Pur credendo in Dio, ritengo che il destino umano su questo pianeta sia di propria mano degli umani ,che giustizia e iniquità sia il prodotto dell'ignoranza o sapienza umana, dell'indole umana, della natura umana, del genio o stoltezza umana. Sono gli umani che hanno voluto promuovere la tecnica prima come strumento da gestire e governare ai propri fini , ma mantenendo le eterne contraddizioni della storia intera umana. Il vero problema culturale è sovvertire quindi gli opposti , la futura utopia è costruire la società giusta a prescindere dal livello tecnico e solo dopo sarà allora possibile gestire la tecnoscienza . Se l'uomo prima non toglie la propria decadenza, la propria alienazione dal mondo , non promuove se stesso e ne accetta i limiti fisici e naturali come destino e i limiti di conoscenza, smettendo questa volontà di potenza finalizzata al potere, allora può ricostruire luna vera utopia come possibilità in cui immetterci la propria carica passionale emotiva, quella volontà di cambiamento come possibilità . Ma allora bisogna mutare le prassi, e personalmente lo si fa a partire dal sistema giuridico economico che ha costruito privilegi per alcuni e sottomissione per molti , ma non come spirito di rivalsa, ma come spirito di giustizia, per vivere tutti meglio, umanamente meglio e quindi creare le condizioni di pace, sicurezza, tranquillità. In questo mi sento l'ultimo utopista ancora esistente , credo nonostante tutto ancora possible l'emancipazione umana, ma è una questione morale.........e quindi politica.

green demetr

cit Paul
"La mia personale interpretazione non combacia totalmente con la loro, ed è importantissimo, perché ritengo che solo una minuziosa archeologia della storia, una filologia direi, può far capire come  dove storicamente il sistema culturale occidentale è diventato quel che è."

Si ma guarda che è esattamente quello che è sotteso al discorso di Cacciari. Ossia l'importanza del lavoro intellettuale.
Poi egli specifica che però deve essere un lavoro spirituale.

cit Paul
"La tecnica non è il passaggio dallo speculativo antico alla pratica nella modernità, o meglio, bisogna chiarire come avviene questo passaggio e solo in Occidente."

Si lo spiega quando risponde alle domande: oggi lo scienziato non può fare come Gallileo che gli strumenti se li procurava da solo.
Oggi per scomporre, mettiamo l'atomo, c'è bisogno di materiali pregiati, di competenze trasversali, di investimenti di Stato.
Ovvero la pratica moderna rispetto a quella antica, è che oggi è una pratica finanziata dallo stato, con tutti i problemi di accaparraménto delle risorse a livello globale, e quindi un problema anzitutto geo-politico, e successivamente di know-how.
In questo caso gli Stati sono troppo lenti, rispetto alla richiesta scientifica di cambiamento di paradigma, per il semplice motivo che SE può farlo, lo Fa. E' per questo che serve una immissione diretta di capitale, da privati senza le lente intermediazioni statali. I privati dunque sono costretti ad assumersi lo Stato. (in questo caso solo la Cina sta resistendo).
Ma che sia lo Stato direttamente (Cina) o i privati (Occidente) non cambia che la domanda è della tecnica.
Posso andare su Marte? Dammi i soldi. etc...

cit Paul
"Allora significa che se per tecnica intendiamo il solo aspetto pratico delle ricadute delle conoscenze, da sempre ha prevalso la tecnica sul pensiero, intendo che le armi hanno più potere della parola e questo da sempre."
Certo

cit Paul
" Il punto è invece dato dal "salto" della Grecia antica soprattutto in Aristotele, da quanto è documentato dagli scritti. Non è un caso che la scuola artistotelica arriva fino alle porte della modernità. Gli strumenti che hanno accompagnato la potenza moderna della tecnica, sono le teorie degli enunciati, dei postulati, dei teoremi matematici e geometrici pre aristotelici , in aggiunta alle analisi della logica con il sillogisma, con la logica predicativa."
Si il sistema matematico-logico che implementa l'apparato tecnico operativo. Va anche oltre il moderno credo, non capisco perché dici fino al moderno.

cit Paul
" La ricaduta è altrettanto ovvia, l'indagine dei fenomeni aiuta a carpire a "rubare" i segreti della natura e a proiettarli nell'artificio culturale, l'alchimia era destinata dal passaggio magico-trasformativo- filosofico a diventare chimica sperimentale, e così per le svariate scienze. Il metodo d'indagine amplifica le forme delle scienze su scala quantitativa e proietta le scoperte negli artefatti che entrano nella quotidianità civile delle comunità umane occidentali ."

Si certo.

cit Paul
"Il moderno occidentale, spogliando del magico il fenomeno, si sbarazza delle divinità, delle paure che bloccavano lo "spirito" incorporato al fenomeno , per cui è facile arrivare ai tavoli anatomici dove si procede ad indagare i cadaveri umani per capirne la fisiologia, non essendo più il cadavere umano un "tabù" magico.
Questo passaggio è fondamentale per capire cosa davvero ha costruito la tecnica che si muoverà nelle dinamiche esponenziali fino ad oggi e del perché è avvenuto solo in Occidente, non chiarirlo significa costruire un altro "mito" sulla tecnica, oltre a quello prometeico greco."


Si è così. Il problema del Moderno a cui si riferisce quando si parla di modernità, non è però la questione del balzo scientifico, quanto la riflessione politica sullo Stato. Da Macchiavelli a Schmitt. Per intenderci io ho ascoltato 3 o 4 seminari del prof Giannini  https://www.youtube.com/channel/UCStw6RstJlzF95ZT5PXoMzg/videos.
La cosa non è così facile, senza studio. Bisogna esplicitare tutte queste problematiche, se no parliamo di aria fritta.
C'era un peso morale in me che non mi permetteva di farlo, ora si è dissolto. Penso di doverlo fare a livello morale, almeno a livello morale. Mi spiace solo che non vi siano forum di Professori, ma visto cosa fa la massa con youtube, facebool etc--, forse è un bene che rimangano privati. Tocca agli esterni come noi, fare qualcosa. Svegliarsi e lavorare, per creare dei discorsi con contenuto specifici, e non sempre generici, benchè poi certo questo rimanga un forum generalista. Forse mi sposterò su uno fatto solo da me.
Ma non un blog. Non ha senso bloggare oggi, ci deve proprio essere chiara l'idea che bisogna dialogare con contenuti. Quindi è il forum il futuro.

cit Paul
"Quindi: per Platone e Socrate sono decisivi la morale di Bene, Significa allora che l'uomo soprattutto politicamente inteso è fondamentale nella costruzione della Città, della comunità, della nazione o Stato, Socrate  dovrà bere la cicuta mortale , perchè aveva criticato fortemente i vari detentori del potere della città di Atene, per mancanza di morale, di competenza, che incide sul livello del governo . Platone e Socrate non se la prendono con il popolo ,ma con il potere , poiché le forme di governo e le decadenze dei cicli di benessere e malessere socio economico sono di fatto gestiti dal potere politico, sulla "polis" e a loro dire, solo chi è un virtuoso e competente  al governo , quindi un saggio, proietta la sua virtuosità nella forma del governo e sul popolo creando benessere."

Si certo, ma per Cacciari questa si è rivelata utopia, almeno nella formulazione Platonica. (forse sei in disaccordo su questo, aiutami a capire).
Oggi per poter parlare di Etica, bisogna parlare della Modernità.
(se non fosse che anche la modernità si è rivelata una utopia, sotteso al discorso di Cacciari, è che anche il discorso sul moderno, oggi è inutile, in quanto sono discorsi utopici).

Ecco per dire della modernità, non può essere il progetto della somma dei buoni. Infatti lo stato non è la somma dei buoni, ma un soggetto politico, che si conforma, si forma, sulle esigenze tecno-militari del rapporto amico-nemico. La guerra è sempre male.
Su questo l'occidente ha scritto tante volte.
Peccato che l'utopia di scongiurarla, è fallita oggi.
Non si può in quanto la tecnica chiede di non fermarsi più mai più. Il progetto ecologico, sarà la dittatura ecologica etc...etc...(per esempio sta riga nel futuro sarà cancellata  8) )
Parlare di Bene e Male quando TUTTO è male, è una farsa. Come conclude amaramente Cacciari: l'etica non mobilita (e certo aggiungo io! senza comunità nessuna mobilitazione).

cit Paul
". A me pare che sia del tutto sottovalutato dai filosofi, il passaggio storico del feudalesimo al commercio borghese , soprattutto lontano da Roma, nella cultura anglosassone, dei commercianti fiamminghi, dei borghesi tedeschi, del primo colonialismo inglese, e di come il protestantesimo e il calvinismo hanno mutato lo scenario di indagine speculativo-pratico. Saranno i filosofi anglosassoni soprattutto a dettare le regole moderne, dove la rappresentazione del "sacro" antico o è lieve o del tutto atea . La rivoluzione tecnica moderna, nasce dalla struttura economica-sociale, dallo scontro fra Papa romano e imperi centro europei, dal commercio europeo  che sposta i confini geografici in America, il passaggio dalle civiltà mediterranee a quelle atlantiche e del pacifico."

Ma no, ma no, perchè sottovalutato? il libro di Cacciari è proprio su Weber (e non solo weber, nel proseguio del libro fa altri nomi, tutti dei giganti del pensiero...e certo bisogna lavorare per recuperarli...sennò è aria fritta! ;) ).
Comunque si, di base si, è come dici, infatti!

cit Paul
"La sacralità perde forza all'aumentare della forza propulsiva dei "doni" pratici e immanentistici della tecnica che compie alla civiltà creando euforie anche speculative del pensiero filosofico culturale.
Come ogni "rivoluzione" vi sono un concorso di motivazioni che tutte agiscono vettorialmente come un forza verso un determinato fine.
(Per inciso, non capire che la divisone nata allora fra cultura cattolica e protestante anglicana, con tutto ciò che concerne come impostazione e ricaduta pratico culturale, significa non capire oggi i motivi per cui l'Europa è ancora divisa in Nord e Sud)

"
Si vedi andando avanti nel video, Cacciari spiega che anche l'ultima stagione dell'utopia, ossia quella messianica (dopo quella fallimentare idealistico-marxiana) è fallita.
Non esiste la filosofia-religione, o è filosofia, o è religione, o è indagine spirituale, o è cristianesimo.
Et voilà.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

errore
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

cit alexander
"Quello che mi sembra mancare è proprio la volontà di cambiare. Ormai per cambiamento s'intende solamente arrivare ad una maggiore autodeterminazione individuale. A scavarsi la propria nicchia insomma, la più confortevole possibile"


Certo Alexander, è il processo dello zombie. Che va distinto da quello contiguo e complementare del vampiro. (per future lezioni psicanalitiche).

cit Alexander
"Generalmente s'intende comfort materiale, beni insomma. La felicità come fruizione continua di beni. Magari condita da un po' di mindfulness, giusto per rilassarsi dallo stress nevrotico dato dall'ipervelocità in cui si vive e per avere più consapevolezza, di che cosa non si sa, probabilmente del proprio grado di autodeterminazione e successo. Contatti virtuali sui social. Poca sessualità vera. Onanismo alla massima potenza, se ci dobbiamo basare sui dati relativi all' "uso" dei siti pornografici, largamente in testa alle classifiche. Filosoficamente c'è poco, e quasi tutta minestra riscaldata."


Metodologicamente forse sono cose risapute, ma è proprio l'incremento del rilassamento dalla nevrosi inevitabile a cui siamo sottoposti, che è la chiave per capire la rivoluzione industriale 4.0 che sta per arrivare. Realtà virtuale, robotica etc.
Per la nostra sopravvivenza questo rilassamento è proprio quello che chiederemo con più forza. L'ubbidienza assoluta ad uno stato nevrotico continuo, in cambio dell'ora d'aria del nuovo ordine di piaceri che sta per arrivare.
(altro che scienza spirituale) Ma certo.
Il forum è solo un attività secondaria, nell'ordine dei piaceri anche io vorrò la realtà virtuale, e anche con foga.
Nel senso che per capire cosa ti succede e del perchè pure tu farai così, bisogna essere disincantati, attenti. Non superficiali.

cit Alexander
"Ci si diletta a risolvere enigmi o rebus logici. Poco discorso sull'uomo e moltissimo intorno all'uomo. Le religioni se la passano male. Vivacchiano. Se uno vuole vivere in controtendenza deve risolversi ad entrare in un "gorgo" che si forma nella corrente imperante (tecnoscientifica). Sono gorghi ininfluenti per la corrente stessa, che procede inarrestabile verso il ...il?...Boh! Nessuno lo sa."

E no!
Il filosofo lo sa. Vedi Heidegger, Severino e a quanto detto da Cacciari, recentissima scoperta di alcuni appunti anche il Gentile.
L'ho già detto no? Si va verso la morte (sentimentale, utopico sociale, umanista, etc..).
Cosa rimane? ciò che sarebbe la transizione della Verità di Sini.
Ce lo ha detto Cacciari e ancora prima Nietzche, l'uomo compiuto, inverato dalla storia. Ossia noi stessi, Certo! ;)
Le salme se preferisci ;) l'esoscheletro, l'ipersfera.
Non è che non lo si sa, lo si sa, lo si sa da tempo.
E' che nessuno ha capito la questione sentimentale, a parte Lacan ovvio, e Nietzche, sempre Nietzche, non c'è niente da fare 8)
(le figure intermedie e post-maestro, leopardi Heidegger certo tutta la questione dell'alienazione, della noia della malattia, della vecchiaia. appunto la NON VITA).
Siamo zombie no? lo hai detto tu in ouverture, no? dove si va? e dove va lo zombie secondo te? in cerca della morte dei vivi, di chi vuole vivere.
Ma perchè non è già chiaro adesso?

Forse quello che ti chiedi è come fare a salvare il sentimento?
Non si può. O meglio volendo ti immoli, come Nietzche suggerisce. Ossia bisogna rimanere fedeli alla Terra. Sempre. (e vallo a capire il Nietzche dove è arrivato, io non ne ho idea, ho appena solcato un vallo. Guarda è già tanto!)

cit Alexander
"Quasi tutti viviamo alla giornata, però accendiamo mutui e rateizziamo tutto, confidando nel futuro. Nel gorgo personale ci puoi stare anche bene; magari rinunci ad un pò di tecnologia (se te lo consente la corrente). A volte  trovi gorghi ben frequentati e puoi condividere. Condividere è un mantra del nostro tempo. L'eremita classico non esiste più e quindi ti devi reinventare il ruolo, se vuoi "fuggire" dal mondo (non ci riesce nessuno veramente). Magari allevi galline  e cerchi di piazzare le uova."

zombie allevatori di galline?  8)
:D non proprio quello che volevamo sentirci dire. ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Jacopus il 25 Febbraio 2021, 20:45:54 PM
poiché senza utopie non è possibile vivere compiutamente, anche in senso mondano e non necessariamente spirituale. Questa è la tesi finale di Cacciari ed è su questo tema che dobbiamo interrogarci in senso filosofico.


E' vero che Cacciari ragiona ancora su questa impossibilità sentimentale, però in realtà lui stesso si era risposto, con quella bella intuizione del tempo compiuto.
E' venuto quel tempo in cui l'uomo non è più sentimentale, ma mero accidente storico.
In questo senso va riletto Nietzche ventenne (!!).
Il sentimento non è più oggetto della ricerca (è evidente che Cacciari oscilla ancora tra un pensiero positivo, ma utopico, come egli in un momento di straordinari lucidità, ha riassunto magistralmente), ma come Nietzche nel "viandante e la sua ombra" ossia umano troppo umano parte seconda, il sentimento diventa quello di un MORTO amico con cui dialogare.
Spero che lo stesso Cacciari riesca a recuperare questa mia intuzione, questa ineluttabile svolta, che a questo punto il suo stesso pensiero di un nicce illuminista dovrebbe portare.


D'altronde lo stesso Agamben sempre più convintamente allega al compito dell'archeologia quello di trovare una rivitalizzazione nel tempo contemporaneo.


Ecco l'archeologia è però anch'essa un amico morto!(spero Agamben riesca a recuperare l'intuizione di Cacciari e la mia).  Bisogna veramente tentare di raggiungere Nietzche, per poter salvare il sentimento.
La scienza della parola di Lacan e di Verdiglione, o il transito della verità di Sini, sono il futuro di quella che potrà ancora chiamarsi filosofia, ma che con la filosofia come ricerca spirituale in sè non avrà più a che fare.
La filosofia sarà solo uno strumento della difesa sentimentale, in quanto dialogo con la sua stessa morte.
Temi drammatici, che immagino ci vorranno anni per dipanarli. Vedo lo stesso Cacciari in difficoltà, ma ha il merito di avergli dato un nome. Era ora!

Vai avanti tu che mi vien da ridere

Alexander

Buona notte a tutti gli insonni



C'è un male profondo che scorre, neanche tanto sotterraneo. Il primario di pediatria dell'ospedale Bambin Gesù ha detto che ormai, ogni benedetto giorno, si presenta al pronto soccorso un bambino o un ragazzino con ferite da autolesionismo. La media è di uno al giorno. Solo in un ospedale. I tentativi di suicidio tra i giovani sono aumentati di circa il 30%.C'è qualcosa di perversamente malato in una società in cui i bambini si fanno del male da soli. Era questo il mondo che sognavano i nostri vecchi? Più giustizia, più speranza, più giorni di sole? E invece vien giù una pioggia torrenziale che lava via le speranze, i sogni stessi.
Molti diventano "complottari", ma lo fanno per urlare:"Ehi! Guardate che anch'io esisto e questo mondo non mi va bene. Non vi credo più." Dubitano di tutto, anche di quello che non si dovrebbe dubitare. Tanti sono giovani, anche istruiti. Ormai è l'unica forma di ribellione che è rimasta, ma verrà normalizzata presto. Dubitare per sopravvivere dentro. Anche nei sentimenti (eh, già Green Demetr), nelle passioni, magari con un elmo cornuto sulla testa. Farsa e tragedia nello stesso tempo. Non resta molto altro, ma tranquilli, viene presto un mondo dove questi stupidi rideranno della loro rivolta sterile e indecorosa. E' l'irrazionalità vitale che cerca di resistere alla normalizzazione, al fisicismo imperante. Presto però sarà pronta la pillola del "giorno prima", non abbiamo nulla da temere. Saremo "ristorati". E per finire non può mancare l'"andrà TUTTO bene", ovviamente.

green demetr

cit Niko
"Cacciari sembra parlare di se stesso da uomo vecchio e stanco che è, ed esprimere il suo personale disincanto verso le utopie; ma in realtà io direi che le utopie moderne saranno pure esaurite come dice lui, ma quelle contemporanee sono più vive che mai."


E ma quello è il problema! non è certo la soluzione.

cit Niko
"Il mondo contemporaneo è una continua crisi, e le utopie dei potenti, che sostanzialmente si avverano sempre di più e/o sono vere da sempre, sono le distopie della stragrande maggioranza delle loro vittime: la mia generazione ha visto le contestazioni no-global, poi l'undici settembre, poi questo disastro del virus (zero virgola cinque per cento di mortalità) strumentalizzato politicamente per costruire un totalitarismo del consenso, l'avvento dell'uomo-virus: ad ogni supposta "emergenza", si è risposto comprimendo i diritti della stragrande maggioranza dei cittadini occidentali e creando facile consenso intorno a una politica e a una comunicazione mediatica del terrore, quindi io ci vedo una rottura della linearità del progresso verso un qualcosa, un sistema-mondo, che è sempre meglio per l'infima minoranza dei dominanti e sempre peggio per i dominati, l'utopia dell'uno è la distopia dell'altro, e in questo non c'è nessun compimento dell'occidente, ma un disvelamento del meccanismo -potrei dire della natura- che vi sta alla base, meccanismo e natura che mi sento facilmente di identificare con il capitalismo in senso marxiano e con la decadenza in senso nietzschano, sappiamo che l'uno inizia da circa l'ottocento, l'altra dai tempi di Socrate, ma strutturalmente hanno molto in comune."


Si ma appunto l'utopia rivoluzionaria è evaporata.
Io non credo che si possa parlare di utopia dei ricchi, ma di destino incrementale della tecnica. "Che ne sanno della vita i ricchi? al massimo possono tentare a indovinare" (cit Celine)

cit Niko
"Ma senza andare troppo fuori argomento, direi che il punto è che la decadenza (che è un inversione del ruolo tra debole e forte e un sentimento della direzione entropica e tanatologica del tempo) non può di per se stessa decadere, e il capitalismo (che è un sistema economico, non un Moloch omnicomprensivo) non può finire se non con la rivoluzione o con la rovina comune delle classi in lotta (socialismo o barbarie), quindi il concetto di attimo e di crisi/rivoluzione, sono stati più che mai presenti nella storia recente, solo che non ne è seguita l'utopia per i più, ma per i pochi."


I ricchi non hanno utopia, solo noia. Appunto non esiste felicità umana, ma loro che ne sanno? Sotteso sempre al video di Cacciari.

cit Niko
"La realtà dell'utopia è molto simile alla posizione del soggetto rispetto alla natura, quindi al discorso che si faceva in precedenza sul dovere, di amare la natura o no."


Ma il discorso sulla natura come ti ha spiegato Cacciari nelle risposte che ha dato nel finale, è una ideologia, instaurata dalla tecnica e dal suo bisogno incrementale, che ad oggi spinge le scienze dell'IT (industria tecnlogica) e della comunicazione, e che Sloterdijk chiama Sfera, e io sulla scorta di Baudrillard chiamo Ipersfera, e di cui la green ecology, con la letterina della Greta a Draghi (cioè è già avvenuto, quello che prospettavo ironicamente, ma appunto la velocità del cambiamento si mangia anche qualsiasi possibile ironia), è semplicemente solo una delle infinite mimesi. Ovvero la potenza della Realtà Virtuale.
La capacità dell'intero sistema industriale di convertirsi in un immensa produttrice di bolle virtuali, come i giovani ventenni oggi le chiamano, nella più totale tranquillità.
Insomma non è un problema. E' un problema di chi insiste nel voler vedere l'utopia.

cit Niko
" Insomma la società è una "seconda natura" rispetto alla natura nel senso tradizionale del termine, alla natura "selvaggia"; ma la posizione di amore, odio, ignoranza o indifferenza del singolo verso la società attuale in cui questo si trova a vivere non è, non costituisce, di per sé, una terza natura, per questo le utopie "buone" raramente si realizzano... esattamente come chi ama, odia, ignora o è indifferente alla natura, non per questo è salvo dai suoi problemi, e dai suoi "doni".


Ma vedi riproponi ancora la questione ideologica come problematica (non lo è per le nuove generazioni dai millenials in su). In realtà è la questione sentimentale ad essere sotto-attacco. O distinguiamo, o rimarrai sempre nel tuo discorso fatalista. E allora ha ragione Ferraris a parlare di "piangina".

cit Niko
"fenomeni sociali, come il denaro, la legge, la morale, hanno potere vincolante come se fossero, leggi della natura, pur senza realmente essere, leggi della natura: possiamo maneggiare il denaro, amministrare la legge, rispettare al morale eccetera, solo obliando, in una certa qual misura, che tutto ciò sia del tutto artificiale, che le regole di scambio e di utilizzo dei dispositivi e delle conoscenze generazionalmente tramandate siano puramente convenzionali, quindi alla base del "gioco" della tecnoscienza e del sapere come potere, visto come un gioco proattivo, manipolatore, simulativo, incrementabile all'infinito, c'è sempre il gioco del fare finta che non sia un gioco, l'eterna natura dissimulante dell'umano, che non è mai cambiata nemmeno con il passaggio alla modernità, l'oblio dell'artificiale che ri-manifesta il paesaggio naturale; è questa la vera posta in gioco delle utopie e delle distopie"


si infatti, vedo che capisci benissimo la questione dell'infosfera (dell'antropocene, come è alla moda dire), della sfera, dell'ipersfera etc..

Ma poi in coda mi dici che questa è la posta dell'utopia?
Non capisco proprio.

Se il fenomeno (supposto naturale, non essendo mai naturale) si conforma come quello dell'apparire dell'immagine all'interno dell'infosfera (Ossia dei simulacri come diceva Baudrillard), è chiaro che è di nuovo un simbolo (e rientra nella tradizione magica, incantatoria, ingenua). Se le utopie rivoluzionarie e messianiche sono morte, che sono le più recenti, quella magica a maggior ragione, è morta da tempo.
(e nell'antropocene, quali volevi che fosse l'utopia? se non quella utopica magica, che tra l'altro è quella dei ricchi, appunto illusioni!)

cit Niko

"il velo di maya che ci fa accettare l'ingiustizia sociale non durerebbe neanche un secondo se si mostrasse l'artificialità della maggior parte di quello che consideriamo come "naturale", e per fondare una nuova utopia funzionante, che si contrapponga in qualche modo allo stato di cose presente, bisogna ri-tessere il velo di maya e obliarne la fondazione, il contrario esatto di una concezione giuridica o associativa del concetto di fondazione."


Esatto, e per togliere il velo magico, cosa c'è di meglio che seguire con attenzione il disvelamento fenomenico storico?
L'antropocene, non come ricerca spirituale (figuriamoci) ma come apparire dei morti discorsi del passato (gnosi e compagnia bella).
Discorsi di morte, che velano il discorso di morte della tecnica.
Sembra proprio una schisi nella vita nevvero? E infatti è così, isteria all'interno dell'orizzonte paranoico.

La risposta sarebbe trovare il discorso morto di vita (l'utopia certo), che sia mimesi del discorso di morte reale (come nel caso dell'utopia magica contemporanea), ovvero che si contrappone alla vita reale. Cioè al sentimento. O lo diciamo o giriamo a vuoto! Non è questione del sapere e basta quindi!
Noi sappiamo che queste utopie sono sintomi di un discorso di morte, che fa finta di essere di vita. Ha il volto magico di Greta (al di là di Greta).
E' la telepatia. Si sintonizzano tutti su quel discorso.
Le domande che fanno a Cacciari sono le domande di Greta.
Capisci Niko? Ma Cacciari sorride, amaramente.

Cit Niki
"A ben vedere, anche in senso psicologico, la promessa stessa di felicità per come essa può essere significativa per l'uomo, non si riferisce mai a un indefinito futuro di felicità, volto all'accumulazione indefinita di qualcosa o tanto meno alla trasformazione indefinita di qualcosa, ma al desiderio e al bisogno di saturare lo "spazio" del futuro con una felicità in qualche modo esperita, quindi passata:"


Si, dannazione si.
infatti è così vedo che anche tu intuisci qualcosa nella direzione giusta. Passata, dunque morta.
Non passata dunque futura. Non esiste felicità, lo dice Cacciari no?
E' il dialogo che ci porta oltre. Lo spazio futuro va riempito col dialogo coi morti. E' ora di prendere commiato da loro.
Il viandante e la sua ombra di Nietzche, mi capisci?

cit Niko
" nessun uomo può "insegnare" a nessun altro uomo come essere felice, e nessun uomo può auto-rappresentarsi la sua felicità, senza implicare in qualche modo il passato, e questo implica il fallimento delle utopie di progresso eterno, e l'insufficienza delle utopie di crisi: bisogna sempre in qualche modo fare un uso non scontato della storia in vista della propria e altrui felicità, come se la manifestazione improvvisa di futuri alternativi, la scelta, implichi sempre, in qualche modo, un desiderio verso il passato remoto."


Un desiderio verso il presente (non verso il passato come scrivi) che si nutre nel dialogo con gli amici morti. L'archeologia del sapere intesa da Agamben.
Se è un desiderio verso il passato per il passato, è ancora una volta un sotterrarsi.

Ci sei quasi, ma lo sviamento finale, potrebbe essere il sintomo di un discorso paranoico ben più vasto di quel che credi (forse).
Buon lavoro.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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