La centralità della coscienza.

Aperto da iano, 19 Febbraio 2021, 22:17:04 PM

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iano

Ci rifugiamo sempre in qualche centralità, ma non è un difetto, è una necessità.
La necessità dell'osservatore di avere un punto di vista, che , in quanto relativo, è modificabile.
Non siamo più , ad esempio, avendo modificato il nostro punto di vista, al centro dell'universo , ma ci siamo spostati in un nuovo centro : la nostra coscienza.
Ad alcuni potrebbe sembrare una ovvietà, ma il credere esser ovvio è ciò che caratterizza il centro.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jacopus

La centralità della coscienza, se ho inteso bene la tua concezione di coscienza (altro termine ultrapolisemantico) , è una invenzione della modernità, da Cartesio in poi. Un processo lento che ha creato l'individualismo attuale. Nei mondi precedenti il singolo soggetto era sempre sacrificabile, aveva sempre un destino già scritto, che non aiutava lo sviluppo di una chiara consapevolezza di sè e delle proprie doti. Al massimo la coscienza era un privilegio per i chierici che avevano letto Agostino o Marco Aurelio, non un fenomeno di massa come oggi. Con i pro e i contro di questo cambiamento, ovviamente.
Nel XXI secolo dovremmo però cercare di superare anche la centralità della coscienza individuale. Un piano molto ambizioso in Italia, il cui DNA è forgiato da secoli dal "particulare" (Guicciardini). Questo nuovo scenario dovrebbe cercare di tenere insieme la coscienza individuale moderna (con i suoi pro) e una nuova identificazione intersoggettiva di un certo spessore. Il rischio, altrimenti, è quello incentivato dal mercato, di una identificazione esclusivamente in qualità di consumatori, con pesanti rischi involutivi (già in atto), che ovviamente finiranno per compromettere le stesse regole del mercato, che in assenza di una regola esterna, finisce per autofagocitarsi.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

iano

#2
Una pregevole e dotta sintesi la tua, che però lascia fuori il punto di vista scientifico, che evidentemente io ho dato per scontato, senza esplicitarlo.
Però molto interessante la tua esposizione, e se volete può diventare questa la discussione.
Il fatto di essere al centro dell'universo era una percezione, e in parte ancora lo è,  che accomunava tutti, ignoranti e sapienti.
Magari poi le due discussioni si possono utilmente intrecciare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Kobayashi


La coscienza come centro dell'individuo, come ciò capace di garantire la continuità del soggetto, è qualcosa che si sperimenta istintivamente ma che poi, problematizzato filosoficamente, resta indimostrabile.
La Cristianità si era affidata all'idea dell'anima individuale eterna. Il contadino analfabeta del medioevo che partecipava, per esempio, ad un piccolo pellegrinaggio, lo faceva con l'idea di guadagnarsi la ricompensa eterna. Dunque che la sua esistenza fosse considerata sacrificabile è una questione che riguarda esclusivamente la divisione di casta del potere aristocratico che accompagna da sempre la nostra civiltà, non certo l'effetto di una mancanza di consapevolezza del contadino stesso (la cui interiorità certo sarà stata un po' rudimentale ma comunque viva come dimostra la paura della dannazione eterna).
La Modernità, nel suo ripensamento laico dei fondamenti della civiltà, ha cercato di sostituire l'idea di anima immortale con il concetto di io individuale.
La problematicità di questa figura è tale che alla fine di un paio di secoli di elaborazioni teoriche si sono potute sviluppare filosofie (a partire da quella di Schopenhauer) che sostengono che l'io individuale, l'identità personale, è solo un'illusione, per cui la verità del soggetto va ricercata altrove, con tutto ciò che ne consegue però a livello politico dove, questa volta sì, l'individuo diventa sacrificabile essendo ora il proprio centro lo Stato, la Razza, il Partito, etc.

iano

#4
Citazione di: Kobayashi il 21 Febbraio 2021, 08:12:01 AM

l'individuo diventa sacrificabile essendo ora il proprio centro lo Stato, la Razza, il Partito, etc.
etc...la scienza, la tecnologia.
"L'individuo diventa",  presuppone un prima e un dopo, ed esclude una continuità nel progredire del fenomeno.
Ma possiamo veramente escluderla ?
La stessa coscienza non appare dall'oggi al domani immagino.
Essa comporta che al procedere per tentativi ed errori si affianchi , col suo aumentato uso, un predire e verificare.
Azzarderei che il primo metodo costruisca l'istinto e il secondo la conoscenza.
Se sembra ovvio distinguere nettamente istinto da conoscenza ,  sarebbe invece utile vederli come due facce della stessa medaglia.
La conoscenza sembra fatta apposta per essere condivisa, ma la stessa cosa succede con l'istinto.
Sia la condivisione degli istinti , che della conoscenza, fa' degli individui una potenziale società.
L'accento positivo che si pone sulla coscienza, come un bene in se', è il nostro punto di vista relativo.
Il centro nel quale ci siamo posti arbitrariamente ,che però, come si conviene a ciò che è relativo, può essere modificato, sfrondandolo della attribuzione di positività in se', come cosa ovvia.
L'ovvietà è appunto , come dicevo, la caratteristica di ogni centralità.
In effetti questa discussione si sarebbe potuta intitolare: "Una definizione possibile di "ovvietà ".
Voi come la definireste?
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

La centralità della coscienza si colloca, evolutivamente, nel sistema nervoso centrale delle forme di vita animale ad un certo grado di complessità che implichi decisioni non di natura meramente deterministica. Il primo passaggio è l'autocoscienza che permette all'animale di separare la sua somaticità dal resto dell'universo in cui è immerso e con cui interagisce. Una volta presa coscienza di sè tutto il resto è un perfezionamento del sistema psicosomatico il cui perno rimane il SNC.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve iano. L'ovvio è ciò che ciascuno di noi crede di conoscere. Il monte Rosa è visibilissimo da Milano nelle giornate terse, quindi è considerabile ovvio da decine di migliaia di finestre.Anche una esperta guida alpina che ne calpesti le pendici troverà ovvio il Monte Rosa.Ma si tratterà di ovvietà in realtà assai diverse. Dipende dalla distanza dalla quale osserviamo ciò che troviamo ovvio Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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