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La "struttura originaria"

Aperto da 0xdeadbeef, 28 Aprile 2019, 15:17:42 PM

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0xdeadbeef

Citazione di: paul11 il 29 Aprile 2019, 15:02:14 PM

E' una necessità a livello metafisico ed una possibilità a livello pratico.


Ciao Paul
Mi par di capire che le nostre rispettive posizioni divergono soprattutto sulla concezione
parmenidea e severiniana circa il divenire ed il molteplice.
Io, ti dico la verità, la penso un pò come G.Reale: "io definisco la filosofia di Severino come
espressione di una tesi che è falsa – negazione dello spessore ontologico del divenire e, quindi,
del non essere e della morte – però espressa nel modo più coerente e più perfetto. Ma con Nicolas
Gomez Davila penso che la coerenza di un discorso non sia prova di verità, ma solo di coerenza".​
E questo, sia chiaro, senza negare la statura di grande pensatore che gli compete...
Ti chiedevo infatti se la tua affermazione ("è solo la coscienza che può unire i domini") fosse
da intendere nel senso della necessità o della possibilità proprio perchè l'idea dell'unitarietà
dell'Essere parmenideo esclude categoricamente il secondo termine (l'Essere che è non può essere
diverso da come è - cioè "non può").
E a ben pensarci neppure potrebbero esserci i due diversi domini del nomos e della physis, che
infatti nella tua tesi mi sembrano appunto obliare, quasi "sfumandola", la loro diversità.
Comunque alla mia precisa domanda rispondi quel che metto in citazione (e devo dire che lo trovo
molto interessante...).
Molto interessante ma anche molto controverso, soprattutto alla luce di quanto dicevo prima circa
quel che mi pareva di aver capito dei tuoi ragionamenti.
Parlando infatti di una necessità a livello metafisico e di una possibilità a livello pratico non
credi di riproporre quella stessa diversità dei domini che sembravi aver precedentemente negato
parlando di "nomos" e di "physis"?
Ma dici anche un'altra cosa estremamente interessante: "il vero problema è nella gerarchia fra i
domini". Cui aggiungi in conclusione: "il problema è smascherare gli "alibi", per questo ritengo
necessaria la verità incontrovertibile come struttura originaria. Si necessita di un punto di
riferimento inalienabile, logico e razionale e non opinabile dove alla fine contano  i rapporti
di forza e non la ragione, la logica, la razionalità".
Tutto questo mi ricorda ciò che dicevo in un'altra discussione a proposito della metafisica, che
personalmente credo coincida con la filosofia ma non solo: che addirittura coincida con la "politica".
E questo proprio per i motivi che mi sembra di scorgere nel tuo ragionamento, e cioè che la
coscienza come "luogo originario dove avviene la decisione" è, in definitiva, il "luogo per
eccellenza" della filosofia come "scelta", come decisione, cioè come quel qualcosa che dà senso
e significato alla parola "politica".
Il pericolo di una simile visione è però davvero dietro l'angolo, ed è ben sintetizzato da Nietzsche
quando descrive il "filosofo" come: "colui che dice: così dev'essere".
saluti

paul11

Citazione di: 0xdeadbeef il 29 Aprile 2019, 21:48:31 PM
Citazione di: paul11 il 29 Aprile 2019, 15:02:14 PM

E' una necessità a livello metafisico ed una possibilità a livello pratico.


Ciao Paul
Mi par di capire che le nostre rispettive posizioni divergono soprattutto sulla concezione
parmenidea e severiniana circa il divenire ed il molteplice.
Io, ti dico la verità, la penso un pò come G.Reale: "io definisco la filosofia di Severino come
espressione di una tesi che è falsa – negazione dello spessore ontologico del divenire e, quindi,
del non essere e della morte – però espressa nel modo più coerente e più perfetto. Ma con Nicolas
Gomez Davila penso che la coerenza di un discorso non sia prova di verità, ma solo di coerenza".​
E questo, sia chiaro, senza negare la statura di grande pensatore che gli compete...
Ti chiedevo infatti se la tua affermazione ("è solo la coscienza che può unire i domini") fosse
da intendere nel senso della necessità o della possibilità proprio perchè l'idea dell'unitarietà
dell'Essere parmenideo esclude categoricamente il secondo termine (l'Essere che è non può essere
diverso da come è - cioè "non può").
E a ben pensarci neppure potrebbero esserci i due diversi domini del nomos e della physis, che
infatti nella tua tesi mi sembrano appunto obliare, quasi "sfumandola", la loro diversità.
Comunque alla mia precisa domanda rispondi quel che metto in citazione (e devo dire che lo trovo
molto interessante...).
Molto interessante ma anche molto controverso, soprattutto alla luce di quanto dicevo prima circa
quel che mi pareva di aver capito dei tuoi ragionamenti.
Parlando infatti di una necessità a livello metafisico e di una possibilità a livello pratico non
credi di riproporre quella stessa diversità dei domini che sembravi aver precedentemente negato
parlando di "nomos" e di "physis"?
Ma dici anche un'altra cosa estremamente interessante: "il vero problema è nella gerarchia fra i
domini". Cui aggiungi in conclusione: "il problema è smascherare gli "alibi", per questo ritengo
necessaria la verità incontrovertibile come struttura originaria. Si necessita di un punto di
riferimento inalienabile, logico e razionale e non opinabile dove alla fine contano  i rapporti
di forza e non la ragione, la logica, la razionalità".
Tutto questo mi ricorda ciò che dicevo in un'altra discussione a proposito della metafisica, che
personalmente credo coincida con la filosofia ma non solo: che addirittura coincida con la "politica".
E questo proprio per i motivi che mi sembra di scorgere nel tuo ragionamento, e cioè che la
coscienza come "luogo originario dove avviene la decisione" è, in definitiva, il "luogo per
eccellenza" della filosofia come "scelta", come decisione, cioè come quel qualcosa che dà senso
e significato alla parola "politica".
Il pericolo di una simile visione è però davvero dietro l'angolo, ed è ben sintetizzato da Nietzsche
quando descrive il "filosofo" come: "colui che dice: così dev'essere".
saluti
ciao Mauro(Oxdeadbeef)
non sono hegeliano,non sono severiniano, sono"Nessuno" e vagabondo per il mondo, cercando di capire, senza verità in tasca.
Non sono etichettabile, semplicemente di Severino mi convincono i tre punti che ho postato precedentemente, quali non ti convincono?
Stiamo dimenticando che fra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, c'è stata una rivoluzione scientifica teoretica, con Maxwell che unisce l'elettricità e il magnetismo creando le premesse per la teoria  generale e ristretta della relatività, le 12 assiomatizzazioni della matematica i Hilbert nel congresso del 1900, il superamento del postulato sulle parallele di Euclide apre alle geometrie sferiche e iperboliche.
Nasce un "mondo" che è controfattuale, perchè la descrizione del sistema è diverso dai nostri sensi che si sono dettati all'ambiente del pianeta Terra, così leggendo di quanti e spazio tempo relativo, le "memorie percettive sensitive" ci farebbero pensare ad una assurdità, e la nostra ragione arranca a seguire concetti controsensibili, controfattuali.
Popper assiste a lezioni di Einstein, Bergson con Einstein si scontra in un dibattito sul concetto di tempo, un anno fa a Milano un dibattito con Penrose e Severino su intelligenza naturale e artificiale, sulla coscienza.

Severino è difficile nella  lettura, allo stesso modo dello studiare la meccanica quantistica e la relatività.
Sono tutte controfattuali, e il dato dimostrativo percettivo vuol dire che sta andando a "farsi benedire" anche le scienze stanno andando in una metafisica dove la rappresentazione è espressa dalle formule matematiche.E' difficile spiegare a parole come nell'astrofisica un buco nero risucchia la luce e tempo e spazio collassano.

Divenire e molteplice non hanno verità. Sono opinione ingannevole. Affermando l'esistenza del divenire, si afferma che l'essere non è; affermando l'esistenza del molteplice, si afferma che il non-essere è. 

Severino risolve le negazioni con la logica dialettica, come dire che essendo il divenire un "falso", gli essenti, vale a dire gli enti che esistono apparendo e sparendo, sono negazioni rispetto alla regola d'identità 

Da sempre nella filosofia è controverso il rapporto del dominio fattuale, del mondo in cui il corpo umano fisico si adatta come animale, come organismo e il dominio metafisico della ragione.
Gli gnostici antichi lo dividevano fra un demiurgo il fattuale e sophia la gnosi.
Le religioni e spirtualità indicano praticamente tutte che la via della conoscenza non è nel dato sensibile(maja dice la cultura indiana).
Il dominio naturale è ciò che permette al corpo fisico di sopravvivere, non di vivere.
La materialità attuale è attaccarsi ai desideri animali di possesso e proprietà giustificando come il capitalismo, la regola del migliore come il più forte del branco.Questa cultura naturalista e materialista  è già obsoleta per quanto espresso dalle scienze attuali.E' già in seno all'attuale cultura dominante la diaspora fra la scelta naturalista e fisicalista rispetto alle ontologie fisiche attuali che sono meta-fisica. L'uomo, l'umanità ,la polis, è arretrata culturalmente a gestire la potenza della tecnica, e questo è già contraddizione interna nella teoretica e prassi contemporanea.
Mentre l'uomo è attaccato al vil denaro e agli scranni del potere, le stesse scienze avanzano nelle biochimiche nei Cern scoprendo il bosone di Higgs.

In estrema sintesi pensare o non pensare alla verità incontrovertibile sta alle condizioni sociali ed economiche per cui mi tocca lavorare più di 40 anni, prostituendo il mio tempo di vita in tempo di lavoro attendendo che le crisi cicliche economiche sottraggano dal mio conto corrente il vil denaro di scambio fra prestazione di lavoro e tempo buttato e qualcuno in nome di un nomos che non è vero, ma che rappresenta la physis dei poteri forti per potere e non per ragione imporrà il suo volere sul mio, perchè le istituzioni gli danno il mandato di farlo.
E' chiaro? Per questo il rapporto verità-coscienza-pratiche ,fra nomos e phisys o collimano o collidono
Le culture rivoluzionarie sbagliano se rimangono sul piano naturalistico e fisicalista, perchè è il vento in poppa capitalistico e la sua giustificazione di essere.
I filosofi anche antichi sbagliavano se introducendo la metafisica, nella pratica accettavano la schiavitù e la diversità fra dignità umana.Vedo chiaramente la contraddizione.E' su questo che è sempre stata debole la filosofia, il filosofo pensa, ma non sa fare e quando fa compie scelte sbagliate.
La nostra cultura è un fare molto senza tanto pensare

La metafisica 2.0 è necessario che entri nella vita e non faccia il Ponzio Pilato lavandosene le mani 
di fronte al capitalismo 4.0, quello del denaro metafisico, impalpabile che non puzza più di sudore

Il filosofo può anche dire così dovrebbe essere, presentandosi come "profeta" od "oracolo", tanto non conta nulla a livello pratico, campa nelle università, vende libri, partecipa convegni, adesso fa il consulente. Nietzsche conta a livello pratico?
Intanto  le classi dirigenti fanno  corsi di formazione sul problem solver o sula leadership o fare public relation
Il filosofo o fa scelte di campo come libero pensiero o scrive belle favole ed una volta chiuso il libro,avanti...bisogna correre per sopravvivere nel sistema tecnico

0xdeadbeef

Citazione di: green demetr il 29 Aprile 2019, 02:09:45 AM
Ciao Mauro,

Essendo Hegeliano propendo per la visione di Paul.  ;) (ottimo come al solito).



Ciao Green
Tutto il mio discorso prende le mosse da questa affermazione di Paul: "la struttura originaria è
la coscienza".
Mi sembra, dicevo, estremamente interessante. E, diciamo, "quasi" del tutto condivisibile nel senso
che per me la coscienza non è tanto la "struttura originaria" (nel senso severiniano del termine, cioè
impregnata di un significato ontologizzante); ma è comunque un qualcosa di molto importante: è il
"luogo originario della decisione" (e, aggiungerei, del giudizio). Ovvero, con ogni probabilità, il
luogo originario della stessa filosofia, che per certi versi io penso coincidente con la "politica"
(come dicevo altrove), che è il "luogo della decisione e del giudizio collettivamente - forse
l'unica "oggettività" raggiungibile... - intesi".
In definitiva la mia posizione differisce da quella di Paul perchè, ritengo, a differenza sua io
accetto l'evidenza rappresentata dal divenire e dal molteplice (è questo che mi porta a questi
esiti per certi versi "ultrasoggettivistici" e relativisti - pur, chiaramente, ponendomi il "problema"
dell'Essere e dell'unitarietà).
saluti

green demetr

Citazione di: 0xdeadbeef il 30 Aprile 2019, 20:47:33 PM
Citazione di: green demetr il 29 Aprile 2019, 02:09:45 AM
Ciao Mauro,

Essendo Hegeliano propendo per la visione di Paul.  ;) (ottimo come al solito).



Ciao Green
Tutto il mio discorso prende le mosse da questa affermazione di Paul: "la struttura originaria è
la coscienza".
Mi sembra, dicevo, estremamente interessante. E, diciamo, "quasi" del tutto condivisibile nel senso
che per me la coscienza non è tanto la "struttura originaria" (nel senso severiniano del termine, cioè
impregnata di un significato ontologizzante); ma è comunque un qualcosa di molto importante: è il
"luogo originario della decisione" (e, aggiungerei, del giudizio). Ovvero, con ogni probabilità, il
luogo originario della stessa filosofia, che per certi versi io penso coincidente con la "politica"
(come dicevo altrove), che è il "luogo della decisione e del giudizio collettivamente - forse
l'unica "oggettività" raggiungibile... - intesi".
In definitiva la mia posizione differisce da quella di Paul perchè, ritengo, a differenza sua io
accetto l'evidenza rappresentata dal divenire e dal molteplice (è questo che mi porta a questi
esiti per certi versi "ultrasoggettivistici" e relativisti - pur, chiaramente, ponendomi il "problema"
dell'Essere e dell'unitarietà).
saluti

Anche io sposo una tesi relativista. Ma alla fine non capisco perchè sono sempre molto vicino alle tesi di Paul.

La decisione però si dà solo dopo che il soggetto si forma, vi è perciò da indicare la formazione dello stesso, che ritengo sia il nodo da cui si dipana la politica.

Difficile che una decisione possa avvenire prima ancora che il soggetto si dia.
A meno che certo parli degli imperativi morali kantiani, che aborro con tutto me stesso.(essendo discorsi mortiferi).
Vai avanti tu che mi vien da ridere

0xdeadbeef

Citazione di: green demetr il 01 Maggio 2019, 05:55:03 AM


Anche io sposo una tesi relativista. Ma alla fine non capisco perchè sono sempre molto vicino alle tesi di Paul.

La decisione però si dà solo dopo che il soggetto si forma, vi è perciò da indicare la formazione dello stesso, che ritengo sia il nodo da cui si dipana la politica.

Difficile che una decisione possa avvenire prima ancora che il soggetto si dia.
A meno che certo parli degli imperativi morali kantiani, che aborro con tutto me stesso.(essendo discorsi mortiferi).


Ciao Green
Sicuramente la decisione, la "scelta", e quindi il "giudizio", si formano dopo (o contemporaneamente)
la formazione della soggettività (direi anzi che questa tua osservazione coglie un punto essenziale).
La coscienza come "struttura originaria" (Paul) o come "luogo originario" (per me) presuppone
infatti la capacità di "guardarsi dentro", e di agire secondo modalità che non sono quelle proprie
del dominio, diciamo, a-soggettivo della "physis".
Naturalmente non sto parlando degli imperativi categorici kantiani, che rappresentano la scelta già
in atto (quando si seguono già si è scelto di seguirli); ma sto parlando del momento che precede,
quello della scelta "in potenza"; quando si può scegliere, per così dire, se seguire S.Francesco
o un killer seriale.
Ecco, questo momento coscienziale, che ho chiamato "luogo originario della decisione", è per me il
"luogo" della stessa filosofia.
saluti

0xdeadbeef

#20
Citazione di: Jacopus il 29 Aprile 2019, 08:33:49 AM
L'Aplysia è un lumacone con circa 10.000 neuroni e che è stato studiato da È. Kandel. Noi ne abbiamo quasi 100 miliardi. Eppure Kandel ha dimostrato che Aplysia apprende dall'esperienza e questa esperienza modifica le sue sinapsi. Esattamente come noi. La differenza sta nel quantum, non nel qualia. Stiamo giungendo al rovesciamento della massima di Cartesio: "sono dunque penso." Se ci sia un disegno divino non lo so, ma la biologia e le neuroscienze ci dicono che strutturalmente siamo identici alle formiche e alla pianta di banano. Cambia solo la complessità e la quantità ma i meccanismi sono identici, così come sono identici i neurotrasmettitori e gli ormoni usati.
Quindi sì, filosofia e coscienza sono intimamente collegate, ma anche questo post e la mia coscienza sono intimamente collegati.


Ciao Jacopus
Io credo che in questi discorsi siano assolutamente da esplicitare certi riferimenti tipo da "convitato
di pietra"; che sempre "aleggiano", come presenze incombenti e malcelate...
Mi sto chiaramente riferendo al concetto religioso, o comunque spirituale, della coscienza.
Personalmente non è a quella che intendo riferirmi (poi chissà, nell'inconscio...). Quando, ad esempio,
affermo che il mio gatto non "sceglierà" mai di non mangiare le cose che gli metto nella ciotola
mentre io potrei addirittura decidere di lasciarmi morire di fame, non intendo affermare che io sono "libero"
in quanto creatura di Dio, essere spirituale o altro  (potrei in verità anche scegliere di uscire per strada e
accoltellare il primo che passa, come dicevano provocatoriamente i Surrealisti), bensì intendo affermare
quella che a me appare come una evidenza (secondo il significato che l'evidenza ha nella storia del
pensiero filosofico).
Ecco, questa perlomeno apparente "libertà" di decidere in un senso o nell'altro è il "luogo originario
della decisione". Ovvero il luogo della filosofia stessa: la coscienza.
Credo altresì, sempre per lo stesso principio di "evidenza osservabile", di non aver assoluta necessità
del competente parere delle neuroscienze per sapere che io e il mio gatto non siamo in definitiva molto
diversi (noto infatti che abbiamo le stesse identiche necessità fisiologiche).
Non so, forse fra un milione di anni i discendenti del mio gatto potrebbero decidere di diventare vegani,
o di lasciarsi morire di fame: chi può escluderlo?
Nell'attesa, osservo quel che osservo (fedele al principio "a-parmenideo" che: "l'occhio, non la ragione,
vede il vero")...
saluti

Jacopus

Ciao Ox. Quello che intendevo dire è più o meno quello che hai detto tu. O meglio: onde evitare un obsoleto etnocentrismo bisogna riconoscere che la coscienza, così come la tradizione filosofica ce l'ha tramandata, ha molto a che fare con i complessi reticoli neuronali dell'homo sapiens.  Nello stesso tempo, se vogliamo trovare un luogo alla "mente" , distinto dal cervello come organo, senza dover disturbare la ghiandola pineale, dobbiamo probabilmente far riferimento alla filosofia, come giacimento di conoscenza e riflessione dell'uomo su di sé e sulla relazione fra sé e mondo.
Ma la filosofia è, a sua volta intimamente connessa con il reticolo neuronale. Insomma siamo quello che siamo perché:
1. Abbiamo un cervello di circa un chilo e mezzo e possiamo usufruire di due arti, della visione frontale, del pollice opponibile e di una laringe in grado di riprodurre molti suoni diversi.
2. Abbiamo costruito e tramandato una cultura che ci ha abituato a pensare in modo riflessivo (appunto, come tu dici, fino al punto dal lasciarsi morire di fame).

Sarebbe interessante rispondere ad una domanda successiva: se la coscienza è un fatto individuale oppure nasce e progredisce solo come fatto collettivo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

odradek

a Oxdeadbeef

citazione da Oxdeadbeef: Credo altresì, sempre per lo stesso principio di "evidenza osservabile", di non aver assoluta necessità del competente parere delle neuroscienze per sapere che io e il mio gatto non siamo in definitiva molto
diversi (noto infatti che abbiamo le stesse identiche necessità fisiologiche).

L'intera affermazione è volutamente spregiativa nei confronti delle neuroscienze. Il competente parere delle neuroscienze è relativo proprio ai problemi della coscienza, perchè quello stanno cercando di risolvere a piccoli passi, quindi tentare di escluderle relegandole alla veterinaria è solo retorica, e come tale facilmente riconoscibile.
Ma a noi le neuroscienze non interessano, parliamo di filosofia.

Considerazione estremamente a latere :*// sei davvero sicuro di avere le stesse necessità fisiologiche di un gatto? Ritieni di avere gli stessi comportamenti e le stesse reazioni ? Fiuti gli ormoni femminili a due chilometri ? Marchi il territorio  ovunque tu senta l'odore di un altro essere umano ? //*

citazione da Oxdeadbeef : Non so, forse fra un milione di anni i discendenti del mio gatto potrebbero decidere di diventare vegani,o di lasciarsi morire di fame: chi può escluderlo?

Se quel tra un milione di anni alludi anche ad un eventuale invalidazione della evidenza evolutiva (al pari di ridurre le neuroscienze alla veterinaria) le basi da cui si potrebbe partire per un eventuale discorso risultano ben ristrette.

citazione da Oxdeadbeef : Ecco, questa perlomeno apparente "libertà" di decidere in un senso o nell'altro è il "luogo originario della decisione". Ovvero il luogo della filosofia stessa: la coscienza.

Benissimo, la coscienza allora. Di questo si può parlare. Abbiamo una teoria comune sulla questione :
"da dove proviene la coscienza?" perchè senza di questo si torna punto a capo.  Quindi la domanda diventa :
da dove viene  la coscienza ?
 
Precisazione terminologica: essere è un infinito e non un sostantivo. Il verbo essere serve per determinare esistenza (biologica) : il gatto esiste ; serve per determinare identità : io sono pinco pallino; serve per l'attribuzione o come la si vorrà chiamare : la pietra è solida. Nei miei discorsi essere significa questo e niente altro.

0xdeadbeef

Citazione di: Jacopus il 01 Maggio 2019, 18:15:23 PM
Sarebbe interessante rispondere ad una domanda successiva: se la coscienza è un fatto individuale oppure nasce e progredisce solo come fatto collettivo.


Ciao Jacopus
Mi limito a rispondere a quest'ultima osservazione, in quanto non ho nulla da obiettare sulle altre.
Sicuramente la coscienza non è solo un fatto individuale, ma risente anche delle condizioni sociali,
culturali ed economiche (diciamo che penso ad un "mix" fra questi elementi).
Non a caso in un precedente intervento definivo la politica come il "luogo della decisione e del
giudizio collettivamente - forse l'unica "oggettività" raggiungibile... - intesi".
E pensa che in un'altra discussione ero arrivato a decretare la coincidenza di filosofia e politica...
Non sono d'accordo su quel "progredisce" relativo alla coscienza come fatto collettivo, perchè
penso che il "progresso" sia un enunciato impregnato di metafisicità (la radice è chiaramente
ebraica). Ma se non vado errato ne abbiamo già parlato...
saluti

0xdeadbeef

Citazione di: odradek il 01 Maggio 2019, 19:04:02 PM

Considerazione estremamente a latere :*// sei davvero sicuro di avere le stesse necessità fisiologiche di un gatto? Ritieni di avere gli stessi comportamenti e le stesse reazioni ? Fiuti gli ormoni femminili a due chilometri ? Marchi il territorio  ovunque tu senta l'odore di un altro essere umano ? //*


Benissimo, la coscienza allora. Di questo si può parlare. Abbiamo una teoria comune sulla questione :
"da dove proviene la coscienza?" perchè senza di questo si torna punto a capo.  Quindi la domanda diventa :
da dove viene  la coscienza ?

Precisazione terminologica: essere è un infinito e non un sostantivo. Il verbo essere serve per determinare esistenza (biologica) : il gatto esiste ; serve per determinare identità : io sono pinco pallino; serve per l'attribuzione o come la si vorrà chiamare : la pietra è solida. Nei miei discorsi essere significa questo e niente altro.


Ciao Odradek
Hai una così "alta" opinione dell'essere umano da non accorgerti che siamo molto, ma molto,
simili agli animali anche in queste cose?
Ma forse sono solo io che gli assomiglio, mentre tu fai parte delle schiere angeliche...
"Da dove viene la coscienza"? Non lo so; fisicamente forse da una certa trasmissione neuronale
(sperando di non dire castronerie); ma mi interessa di più sapere "cosa è"...
Per quanto riguarda l'Essere (che ti scrivo con tanto di maiuscola per il rispetto dovuto
ad un concetto-cardine dell'intera storia del pensiero) ciò che ne penso lo trovi nella
risposta #18 della discussione "Identità o Soggettività (un errore di Severino)" che qui
ti riassumo: "Ora, qual'è, se vi è, oggi il senso dell'Essere filosofico? Per me, francamente,
non vi è più alcun senso".
Solo che, come dicono i maestri giapponesi del bonsai (altra mia passione): "le regole prima di
trasgredirle bisogna conoscerle", che nel nostro caso vuol dire accostarsi al problema dell'
Essere senza tanta facilonera né presunzione (se permetti, 1 a 1 per quanto riguarda
l'affermazione volutamente spregiativa...).
saluti

odradek

a Oxdeadbeef :

citazione : Hai una così "alta" opinione dell'essere umano da non accorgerti che siamo molto, ma molto,
simili agli animali anche in queste cose?

Ho una così alta opinione dell' essere umano che nella mia concezione quel che dico io vale una contrazione neurale dell' Aplysia quanto quello che dice Severino.

citazione : Non lo so; fisicamente forse da una certa trasmissione neuronale (sperando di non dire castronerie); ma mi interessa di più sapere "cosa è"...

A tutti interessa sapere cosa è e nessuna sa cosa sia, nessuno. 
Proviamo a darne una definizione per ridicola che sia  (spero tu sappia che  scriviamo tutti delle ridicolaggini, da quando esiste la scrittura, non da quando esistono i forum) e discutiamo sulle definizioni.

cit : "Ora, qual'è, se vi è, oggi il senso dell'Essere filosofico? Per me, francamente,
non vi è più alcun senso".

Su questo siamo assolutamente d'accordo; potremmo andare al rogo insieme sostenendo che l'essere filosofico non ha alcun senso.

cit : problema dell' Essere.

Niente da fare su questo punto. Son rimasto fermo ad Aristotele.  Essere = esistenza, identità, predicazione; nient'altro. Prenditela con lui.

Per quanto riguarda faciloneria e presunzione non devo farti notare che stai sfiorando l'insulto e se non te ne rendi conto significa che stai incominciando a non focalizzare bene quel che scrivi (apprezzo anche molto che tu tenga un punteggio, è indicativo e confortante, saprò sempre come siamo messi) ; davvero vuoi continuare  su questo tono?

0xdeadbeef

Citazione di: odradek il 02 Maggio 2019, 00:45:49 AM
davvero vuoi continuare  su questo tono?

C'è forse bisogno che io citi la tua maleducazione nella risposta #214 alla mia domanda #213 (la
discussione è "L'impossibilità di una filosofia senza metafisica")?
Oppure pensi non si tratti di insolenza? Perchè se quella non è insolenza, allora non hai
capito nulla di quel che voglio dire con quella domanda (ma in questo caso è lecito chiedere).
Non esiste una alternativa a queste due ipotesi (tanto più che ho chiesto spiegazioni senza
ricevere risposta).
saluti

odradek

Non c'è  bisogno, la cito io :


a Oxdeadbeef.

Quel tutto lo intendo in qualsiasi maniera chiunque lo voglia intendere, purchè non me lo ritrovi infilato (esplicitamente o surrettiziamente) in qualsiasi discussione o ragionamento.
Dio è  cattolico ? Benissimo, non me lo infilare nella morale o nella sociologia.
Dio è Buddista ? Benissimo, ma non me lo infilare nella teoria delle sensazioni o nella sociologia.

Non mi interessa nulla e niente della religione a cui uno appartiene fosse anche di Baal; purchè non lo infili nei ragionamenti.

Dove trovi maleducazione ?  Pensi che sia maleducato dire che non mi interessa nulla della religione cui una persona appartenga ?
Trovami una sola parola male educata.  Quindi ora abbiamo :  un facilone  un presuntuoso ed un male educato. 
Trovami un solo post in cui io ti definisca in una sola di queste maniere.
Insisto, argomenta invece di insultare che la pazienza non è infinita come l'essere ed il tempo.

Jacopus

Scusatemi. Noto che sempre più spesso non si riesce ad intavolare una discussione senza finire per accusarsi e litigare. Prego tutti, compreso me stesso, di fare uno sforzo e di cercare più i punti di incontro che le battute poco felici che talvolta possono scappare.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

odradek

a Oxdeadbeef :

citazione :
(tanto più che ho chiesto spiegazioni senza ricevere risposta).

Invece l'hai ricevuta e stava come prima frase che diceva :

Quel tutto lo intendo in qualsiasi maniera chiunque lo voglia intendere.

Significava che qualsiasi concetto una persona avesse di Dio andava per me benissimo e non dovrebbe essere discusso, perchè cosa intima e personale, purchè non fosse "usato" per sostenere un "discorso" dialettico e di confronto.
Cosa può esserci di più chiaro che una risposta del genere ?
Invece dici che non ti ho risposto e che manco ho capito la domanda, quando invece hai avuto risposta (che non era quella che volevi tu) e la domanda era stata perfettamente compresa.
Il punto è che non avevo nessunissima voglia di infilarmi in una discussione su come  Parmenide, Severino, Anselmo, Pierce, Heidegger, Nietzche intendano Dio e l'essere, sulla falsariga de :

qua vediamo come H sostiene che, mentre B afferma che.
Quindi come dobbiamo inquadrare la posizione di C che da una parte concorda con H mentre si trova in forte disaccordo con B ?.
Non dimentichiamo anche gli studi di E che han fatto nuova luce su quello che C aveva mal interpretao del pensiero di B.
Alla luce di tutto questo possiamo affermare che Dio esiste come un Tutto indifferenziato oppure come una Entità incommensurabile ?
Tutto è diverso da Entità incommensurabile; qua interviene F con il suo fondamentale.....e via di seguito, per eoni.