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L'infinito non c'è

Aperto da bobmax, 02 Gennaio 2022, 22:58:41 PM

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bobmax

L'infinito è un concetto necessario. Questa necessità deriva dal corrispondente concetto di finito.
Senza l'infinito, infatti, il finito richiederebbe come controparte... il nulla.

Ma il nulla è inaccettabile per il pensiero razionale, per cui il finito deve necessariamente riproporsi ogni volta, senza fine...
Ecco l'infinito!

È tuttavia a mio avviso interessante notare come pure il finito, a volerlo indagare davvero, altro non sia che a sua volta infinito.
Nel senso, che se non voglio arrendermi accettando la presenza del nulla, devo necessariamente presupporre che quel punto di transizione che determina il finito esista senz'altro, sebbene raggiungibile soltanto... all'infinito.

Così l'infinito è ineliminabile.
Indispensabile protagonista di ogni nostra elucubrazione.

E pur tuttavia allo stesso tempo non c'è.
Non è "cosa".
È presente solo in potenza.

Se ci fosse davvero, potrebbe allora essere preso.
Ma si può prendere solo il finito.
Almeno illudersi di poterlo prendere, cercando però di non pensare quanto sia in realtà infinito...

L'infinito non c'è.

Ma la nostra è l'epoca del nichilismo.
Per il quale nulla ha valore.
E questo convincimento nasce proprio dal credere di aver compreso!
Di conoscere perciò pure l'infinito!
Di possederlo!

Paradossalmente, più è forte il convincimento della realtà dell'esserci e più nulla ha in definitiva valore.

Ma l'infinito non c'è.
E questo suo non esserci annuncia il Nulla origine di ogni cosa.

È proprio il Nulla dell'esserci a donare valore a tutta l'esistenza.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#1
Ciao Bobmax.
Mi chiedo come tu abbia fatto a produrre il tuo post assemblando idee senza averle potuto prendere , nonostante siano  finite. E considera che l'infinito al minimo è una idea, e che le idee esistono. Considera inoltre che l'idea di infinito, come tutte le idee, è finita, al pari dell'idea di finito.
Considera dunque che non occorre un pensiero infinito per afferrare l'infinito.
Inoltre considera che il nulla non è l'opposto del finito.
E per concludere, una domanda provocatoria, da cosa deriva la tua certezza che il finito esista?
Puoi dimostrare che esista?
Te lo chiedo facendo una scommessa, che qualunque prova tu porti per dimostrare l'esistenza del finito io la userò per dimostrare l'esistenza dell'infinito.
E naturalmente come prova non basta dire che è evidente che esista il finito, se non vuoi sentirti rispondere che parimenti è evidente che esista l'infinito.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

green demetr

Citazione di: bobmax il 02 Gennaio 2022, 22:58:41 PM
L'infinito è un concetto necessario. Questa necessità deriva dal corrispondente concetto di finito.
Senza l'infinito, infatti, il finito richiederebbe come controparte... il nulla.

Ma il nulla è inaccettabile per il pensiero razionale, per cui il finito deve necessariamente riproporsi ogni volta, senza fine...
Ecco l'infinito!

È tuttavia a mio avviso interessante notare come pure il finito, a volerlo indagare davvero, altro non sia che a sua volta infinito.
Nel senso, che se non voglio arrendermi accettando la presenza del nulla, devo necessariamente presupporre che quel punto di transizione che determina il finito esista senz'altro, sebbene raggiungibile soltanto... all'infinito.

Così l'infinito è ineliminabile.
Indispensabile protagonista di ogni nostra elucubrazione.

E pur tuttavia allo stesso tempo non c'è.
Non è "cosa".
È presente solo in potenza.

Se ci fosse davvero, potrebbe allora essere preso.
Ma si può prendere solo il finito.
Almeno illudersi di poterlo prendere, cercando però di non pensare quanto sia in realtà infinito...

L'infinito non c'è.

Ma la nostra è l'epoca del nichilismo.
Per il quale nulla ha valore.
E questo convincimento nasce proprio dal credere di aver compreso!
Di conoscere perciò pure l'infinito!
Di possederlo!

Paradossalmente, più è forte il convincimento della realtà dell'esserci e più nulla ha in definitiva valore.

Ma l'infinito non c'è.
E questo suo non esserci annuncia il Nulla origine di ogni cosa.

È proprio il Nulla dell'esserci a donare valore a tutta l'esistenza.


Puntuale come al solito bobmax  :)


E' vero, infatti il buon Hegel più che di infinito parlava di assoluto.


Ma assoluto vuol dire ciò che è destinato a perire.


Ma a perire infatti è il finito. Ma noi siamo molto oltre, infatti pensiamo l'infinito.


Infinito, assoluto, negativo, sono tutte la stessa identica cosa. E' la nostra anima che è molto di più della semplice nozione di infinito come invece critica (a sproposito o da bravo formalista, dipende da che parte sta della barricata) iano essere meramente finita (il che ovviamente è vero o meno a seconda se si è formalisti oppure no)

Vai avanti tu che mi vien da ridere

iano

#3
@Green
Non c'è bisogno di ricorrere all'estensione dell'anima per contenere l'infinito se la sua definizione è finita.
Sono formalista, anche se non bravo, perché non vedo in che altro modo si possa esercitare la ragione.
La ragione però è solo la mola, ma ognuno può scegliere poi quale lama arrotare.
Un minimo di coerenza comunque è richiesto.
Ma immagino sia stata una tua svista scrivere che assoluto è ciò che è destinato a perire.
Per me gli unici assoluti sono quelli che si possono solo ipotizzare, compresa la realtà che considero come  ipotesi necessaria, ed è su queste cose che, non nascono e non periscono, ma si pongono e si tolgono , che si applica la ragione.
Succede poi che a volte si pongono senza più toglierle da sembrare una fede, e ci può pure stare, e anzi credo che la capacità di credere sia la nostra migliore capacità, senza la quale la ragione girerebbe a vuoto. Però non sempre abbiamo coscienza di ciò su cui poniamo fede, e da ciò penso derivi l'intuito, come ragionamento che agisce in incognito.
L'assioma della mia filosofia infatti è che ciò che si può con uso di coscienza si può fare anche senza, perciò non conviene abusare troppo dell'intuito, perché non si sa' bene cosa si sta facendo, e quando si esagera alla fine il nostro pensiero si trova sul baratro del pensiero, e alcuni qui mi pare godano ad arrivarci come se avessero una dipendenza da senso di mistero e di meraviglia.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#4
Voglio dire che potrei ricorrere all'estensione dell'anima se fosse necessario, ma finora non ho riscontrato questa necessità, e in genere comunque evito di sparare  a una mosca con un cannone, e sto cercando appunto di spiegare che l'infinito, per quanto fastidioso, nin è più grande di una mosca nella sua definizione.
Inoltre come cercavo di spiegare a Bobmax in altra discussione , l'infinito, e anzi gli infiniti, esistono se li puoi manipolare, senza bisogno di prenderli , limitandosi a porli.
Parliamo di oggetti teorici e nessuno pretende che vi sia una corrispondenza reale, ma ciò vale per tutti gli oggetti teorici, che in quanto tali non andrebbero discriminati per il fatto che di alcuni intuiamo e di altri no un possibile corrispondente reale. Ma che abbiano un corrispondente o meno sono essi già reali, se reali sono le idee, anche se non le possiamo pigliare col le mani, ma non perciò sono infinite.


In conclusione intendo  dire che gli infiniti sono  più povera cosa di ciò che a turno temiamo o che ci piace credere.
Infatti gli infiniti si possono formalizzare e con essi si può perciò operare, senza la necessità di prenderli, ma semmai limitandosi a  porli.
E una volta che li hai posti e vi hai applicato la ragione, riuscendovi cioè ad operare, allora sono reali, al netto di possibili ulteriori corrispondenze con la realtà.
Di sicuro, come è sorte di ogni realtà teorica, serve a rapportarci con la realtà, senza essere la realtà, se non in parte.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

In effetti è diffuso il convincimento che il pensiero consista in una costruzione.

Ossia che la mente utilizzi i concetti a mo' di mattoni, e ponendoli uno sull'altro costruisca il pensiero.

Ma questo convincimento è errato.

Non vi è infatti alcuna costruzione.
Perché il pensiero è un flusso continuo, una comunicazione.

Per pensare, devo sdoppiarmi, in modo da comunicare tra me e me. E in questa comunicazione non vi è nulla di fisso, nessuna idea finita.
È invece un divenire incessante.

Dove la mente è una e bina!

Meraviglia del pensiero.
Che si manifesta volando sul nulla.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

L'infinito è presente nelle funzioni matematiche. Altrove non c'è. Pare neppure lo spaziotempo dell'universo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

L'infinito ha un significato inequivocabile: non ha fine.

Di modo che l'infinito è sempre e solo in potenza, mai in atto.

La pretesa di poterlo invece attualizzare comporta inevitabili contraddizioni.

Trascurando le quali non solo si finisce per confondere l'astratto con il reale (i numeri sono un'astrazione) ma addirittura ci si illude di pensare ciò che in realtà non è neppure pensabile!

L'infinito non è infatti pensabile se non come negazione del finito. Quindi, in realtà di pensa solo il finito.

Una allucinazione molto fuorviante, perché offusca ciò che di più prezioso offre l'esistenza: la percezione della propria Trascendenza.

I numeri naturali, per esempio, sono infiniti perché si può sempre aggiungerne uno.

Di modo che supporre una elaborazione che li consideri tutti è un non senso.

Un non senso che avrebbe dovuto suscitare un immediato rifiuto, ma così non è sfortunatamente avvenuto.
E anche questo è emblematico del diffuso nichilismo.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

niko

Citazione di: bobmax il 11 Febbraio 2022, 13:50:38 PM
L'infinito ha un significato inequivocabile: non ha fine.

Di modo che l'infinito è sempre e solo in potenza, mai in atto.

La pretesa di poterlo invece attualizzare comporta inevitabili contraddizioni.

Trascurando le quali non solo si finisce per confondere l'astratto con il reale (i numeri sono un'astrazione) ma addirittura ci si illude di pensare ciò che in realtà non è neppure pensabile!

L'infinito non è infatti pensabile se non come negazione del finito. Quindi, in realtà di pensa solo il finito.

Una allucinazione molto fuorviante, perché offusca ciò che di più prezioso offre l'esistenza: la percezione della propria Trascendenza.

I numeri naturali, per esempio, sono infiniti perché si può sempre aggiungerne uno.

Di modo che supporre una elaborazione che li consideri tutti è un non senso.

Un non senso che avrebbe dovuto suscitare un immediato rifiuto, ma così non è sfortunatamente avvenuto.
E anche questo è emblematico del diffuso nichilismo.


Ciao per caso ti riferisci a quello che ho scritto io in un altro topic?







Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

bobmax

Non so, non leggo tutto, mi sarebbe troppo difficoltoso.
Soprattutto se perdo spesso il filo del discorso. Come ho già avuto modo di osservare tempo fa.
E se non scorgo la fede.

Leggere richiede impegno e lo scrivere ancora di più.
Se ciò che si desidera è davvero comunicare.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.