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L'inferno!

Aperto da Eutidemo, 16 Settembre 2024, 12:26:25 PM

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daniele22

Citazione di: Eutidemo il 17 Settembre 2024, 10:59:21 AM
Ciao Daniele 22 :)
Io non sono affatto ateo, anche se credo in un Dio "apofatico"; in ogni caso non credo nella "vendetta privata" (o "faida" che dir si voglia).
***
Un cordiale saluto! :)
***

Hai frainteso o Eutidemo il mio intervento ... che era solo un esempio. Nello specifico, il tema che hai aperto mi sembra solamente un invito a essere ligi alla legge in subordine all'avere fatto opportuni calcoli su un ipotetico vantaggio da ottenere compiendo una trasgressione. Beh, ognuno può fare i calcoli che vuole e su questo non ci piove. I calcoli li faccio pure io, ma noto che di solito tendo a fregarmene dei peccati, mortali o veniali che siano; ovviamente non faccio di questo atteggiamento una sciocca regola, ma se per me è giusto trasgredire lo faccio e se mi si condannerà alle pene eterne amen. Chiaro che questo dire è prodotto da uno che di sicuro non crede alla parola di Dio; di conseguenza i calcoli li faccio solamente con le leggi umane. Un saluto 

bobmax

Vi sono ulteriori aspetti da approfondire riguardo all'inferno. Inteso come luogo di espiazione eterna per i peccati commessi (la sofferenza per carestie, uccisioni, ecc... non c'entra nulla con l'argomento che è stato aperto).

Una volta chiarito che all'inferno mi ci condanno io, in perfetta autonomia, posso constatare come questa mia condanna si riproponga sempre più frequentemente col passare del tempo.
Le occasioni per riscontrare una mia colpa si moltiplicano. Basta un niente, una idea, un fatto che richiamino eventi anche lontani, per sollevare subitanea la condanna.
La condanna all'inferno è infatti continuamente ripetuta, ogni volta che appare la verità di una mia colpa.
Non importa se grave, gravissima o veniale, è sufficiente che colpa sia.

Perciò all'inferno è un continuo andare.
Poi però si torna, si potrebbe obiettare...
Non proprio, diciamo che si continua a vivere, e si continua pure a peccare. Ma pian piano non si è più quelli di prima. Perché si vede sempre più chiaramente il proprio stato reale: un non essere.
Io sono un non essere, perché non sono ciò che dovrei essere. E non lo potrò essere mai: è troppo tardi.

Un'altra caratteristica dell'inferno, una volta che lo si frequenta assiduamente, è che vi sono solo io.
Cioè nessun altro può davvero meritare l'inferno. Perché per quel poco che vedo, in realtà, è innocente.
Ne intravedo infatti i condizionamenti, la sua non libertà. E seppure non so tutto di lui, mi sembra evidente che non possa essere colpevole al punto di meritarsi l'inferno.
Mentre nel mio caso non vi è alcuna giustificazione, nessuna attenuante, in quanto avrei potuto non peccare.

Una situazione logicamente paradossale. Ma qui la logica nulla può. Ciò che comanda è la brama di Verità.

Sono convinto che sia impossibile lasciare l'inferno. E vi ci si sprofondi sempre più.
Tuttavia ritengo pure che tutto ciò abbia comunque uno scopo.

Cioè dall'inferno non si può uscire, ma l'inferno stesso può svanire assieme a me stesso.
La forgia dell'inferno deve avere infatti lo scopo di annullare l'io.
Raggiunto lo scopo, scompare l'inferno.

Nulla volere, nulla credere, nulla sperare, questo è ciò che deve avvenire.

E allora, Dio entrerà in me, vorrà al posto mio.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

InVerno

#17
Citazione di: anthonyi il 17 Settembre 2024, 05:00:22 AME' convenzionale pensare che tra genitori e figli ci sia amore ma non é mica sempre cosí. Spesso ci sono rapporti di potere e di dipendenza patologica.
Non parliamo poi di quelle madri che uccidono i propri figli nel grembo.
Anche i consorti potrebbero non prendere bene l'idea di essere separati, dopo una vita insieme la gente muore di crepacuore quando il compagno muore, figurati la felicità eterna nel sapere che l'anima gemella è pure passata alla tortura eterna. Ma il punto per cui tiro fuori queste cose non è trovare casistiche limite, è evidenziare quanto l'intera prospettiva sia miope per il suo individualismo. Quale sia il peccato che spedisca all'inferno sostenere che la colpa sia unicamente individuale è assurdo, le persone nascono in contesti che le determinano. Il fatto stesso di non credere o credere in qualcos'altro è determinato da fattori estrinsechi, tanto che cristiani e mussulmani continuano a nascere in parti diverse del pianeta e non certo per colpe individuali, per non parlare della tribù amazzonica. Della collettività di colpe e retribuzioni non c'è traccia, perché non è giustizia divina ma umana troppo umana. 
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

niko

#18
Io penso che sia impossibile immagginare l'esistenza di un dio veramente buono e onnipotente, data la reakta' del male nel mondo e la miserabilita' della condizione umana, la sofferenza degli innocenti eccetera.

E allora, data quests impossibilita', ci di inventa un di pseudo buono (cioe' falsamente buono) o pseudo onnipotente (cioe' falsamente onnipotente) come e' quello cristiano.

Dunque, ricapitolando, questo Dio:

E' tanto buono > ma scaraventa chi non lo adora e non lo mette al primo posto all'inferno.

Potrebbe mettere tutti in paradiso > ma fa i giochetti per vedere chi si merita il paradiso e chi no, tipo scienziato che mettr i topolini nel labirinto come dice Phil. Io, se voglio bene per esempio a un gatto, gli do i croccantini punto e basta, non lo "metto alla prova" per stabilire se si merita i croccantini o se no. A quanto pare Il Dio cristiano, sa amare gli uomini, che egli stesso ha creato, peggio di quanto io sappia amare il mio gatto. Per lui, la "messa alla prova", dei suoi animaletti da compagnia, prima del croccantino/premio e' imprescindibile. Andiamo bene.

> e' tanto potente, ma non puo' togliere il male dal mondo. Lo fa per rispetto alla nostra liberta', dicono i preti.
Allora io vorrei fare un bel sondaggio con tutta la popolazione adulta e sana di mente del mio quartiere. In questo sondaggio vorrei chiedere loro:

"Cari signori, voi vorreste essere liberi o felici, in una eventuale situazione in cui tutteddue non si possa?"

Ecco che l'opzione "felici", secondo me, vincerebbe sull'opzione "liberi" con un bel novanta voti su cento.

Eppero' Dio, questo strano personaggio, se e quando deve scegliere tra vederci non liberi o non felici, sceglie sistematicamente di
vederci non felici. Pensateci bene, lui ha reso possibile il male, nel mondo, cioe' le guerre, le carestie, i tumori terminali nei bambini eccetera, perche' fosse possibile anche la liberta'. Ben strano personaggio. E che se ne infischia, delle nostre razionalmente
esprimibili preferenze.
E se vi sembra che esagero, tutte queste cose, guerre, tumori, saccheggi, carestie eccetera, da dottrina cristiana sono entrate nel mondo perche' l'uomo, con la sua liberta', ha scelto il male. Perfino la morte fisica e la non immortalita' del corpo.
Cioe' bastava non dargli la liberta' e farne un automa buono, e tutte ste robe si sarebbero evitate. Ogni commento e' superfluo. Eppero' Dio e' buono, infallibile, onnisciente e onnipotente. Misteri della fede.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

anthonyi

Citazione di: Phil il 17 Settembre 2024, 12:14:40 PMQualunque ragionamento voglia "far i conti in tasca" a un dio è destinato allo stallo, perché si potrà sempre risolverlo con  «chissà, in fondo Lui avrà le sue ragioni per aver deciso così...», senza che ragionamenti umanamente razionali possano avere nulla da dire in merito, non essendo Dio un ente "di questo mondo". L'irrazionalità e l'inspiegabilità sono ciò che rende legittima la fede, così come solo lo stare con gli occhi chiusi rende possibile il sogno (almeno in gran parte dei casi).
Il contesto generale è già di per sé assurdo (esistenzialmente parlando): un dio crea delle anime immortali (che si riproducono assieme ai corpi, ma non indaghiamo oltre), poi le confina in un corpo mortale per un tempo finito, solo per poter decidere cosa fare di loro per un tempo infinito... in pratica ha creato alcuni individui per innescare un effetto domino (meglio noto come "storia umana") e stare a vedere (senza intervenire, se non qualche volta, o forse no) quanti finiscono in paradiso e quanti all'inferno. Se consideriamo anche il purgatorio, mi viene in mente uno scenario tipo questo, in cui la "volontà" (inerziale) delle palline si scontra con l'ambiente in cui cadono e gli esiti possibili, alla fine, sono solo tre:

Poteva porre amorevolmente tali creature direttamente in paradiso (non parlo dell'Eden biblico; che è solo una metafora; giusto?) o crearle prive di inclinazione al peccato, ma i suoi piani ludici (e anche un po' sadici, si potrebbe dire) erano evidentemente altri. Come mettere due topi in un labirinto, per farli riprodurre e prendere nota di quanti trovano l'uscita e quanti cadono nelle trappole. Che mai se ne farà di tale statistica? Come può un topo capire il senso di tale esperimento? Misteri della fede.
Personalmente non condivido la tua tesi, Phil. 
Secondo me Dio é razionalizzabile, é cioé interpretabile nella razionalità del suo agire. 
D'altronde il fatto stesso che le religioni si siano rivelate vincenti e dominatrici dello spirito umano nel corso della storia da il segno di questa razionalità, di questa capacità di ordinamento. 
Non dico che sia una cosa facile, anzi, spesso infatti la trasmissione della rivelazione divina é alterata da quelli che sono limiti umani nel percepirla, interpretarla e trasmetterla.
E' per questi limiti che Dio ci chiede di aver fede, non potendo al momento comprendere la verità e razionalità delle cose, dobbiamo aver fede di ciò che oggi non possiamo capire, ma un domani potremo. 
E se potremo domani, vuol dire che sarebbe possibile anche oggi, per cui val la pena tentare di capirlo, questo Dio. 

anthonyi

#20
Citazione di: InVerno il 17 Settembre 2024, 17:21:49 PMAnche i consorti potrebbero non prendere bene l'idea di essere separati, dopo una vita insieme la gente muore di crepacuore quando il compagno muore, figurati la felicità eterna nel sapere che l'anima gemella è pure passata alla tortura eterna. Ma il punto per cui tiro fuori queste cose non è trovare casistiche limite, è evidenziare quanto l'intera prospettiva sia miope per il suo individualismo. Quale sia il peccato che spedisca all'inferno sostenere che la colpa sia unicamente individuale è assurdo, le persone nascono in contesti che le determinano. Il fatto stesso di non credere o credere in qualcos'altro è determinato da fattori estrinsechi, tanto che cristiani e mussulmani continuano a nascere in parti diverse del pianeta e non certo per colpe individuali, per non parlare della tribù amazzonica. Della collettività di colpe e retribuzioni non c'è traccia, perché non è giustizia divina ma umana troppo umana.
Ma come sei borghese, Inverno, addirittura adesso il matrimonio proiettato all'eternità.
Anche con la suocera? Sai che tortura.
Ce lo dice Gesù nel Vangelo che il matrimonio finisce con la morte fisica, anche perché le anime non hanno sesso.
Naturalmente é chiaro che qualsiasi legame affettivo viene preservato, anzi, é proprio il legame affettivo che salva le persone che lo vivono. Ma non lasciamoci ingannare dalle apparenze e dai formalismi, bisogna vedere che cosa c'é dietro l'apparenza di una relazione tra 2 persone, e il momento del passaggio all'altra vita é il momento rivelatore, quello nel quale tutti i pensieri più nascosti diventano chiari, alla luce del sole.
Tu comunque hai ragione a dire che il peccato non é individuale, perché tutti noi siamo parte di una società che condiziona le nostre scelte.
Quello che però io cercavo di spiegare é che la dimensione del peccato é soprattutto psichica, e nella psiche l'individuo é comunque libero dai condizionamenti sociali, a tu per tu con la sua coscienza, e con Nostro Signore.

Phil

Citazione di: anthonyi il 17 Settembre 2024, 19:37:11 PMPersonalmente non condivido la tua tesi, Phil.
Eppure in realtà la condividi, perché la mia tesi è esattamente che:
Citazione di: anthonyi il 17 Settembre 2024, 19:37:11 PME' per questi limiti che Dio ci chiede di aver fede, non potendo al momento comprendere la verità e razionalità delle cose, dobbiamo aver fede di ciò che oggi non possiamo capire, ma un domani potremo.
Mentre sostenere che
Citazione di: anthonyi il 17 Settembre 2024, 19:37:11 PME se potremo domani, vuol dire che sarebbe possibile anche oggi, per cui val la pena tentare di capirlo, questo Dio.
è in contraddizione con la "nostra" tesi, oltre che con l'essenza della fede, con la storia della ragione e delle chiese, con qualunque evidenza razionale, etc. salvo tu intenda un "domani" terreno in cui l'agire di Dio è razionalmente spiegabile, il che semplicemente non è mai riuscito a nessuno (non essendo razionalmente spiegabile nemmeno l'esistenza di Dio, fallacie a parte; ma non voglio deviare sul solito discorso).

Visechi

Citazione di: anthonyi il 17 Settembre 2024, 19:48:32 PMQuello che però io cercavo di spiegare é che la dimensione del peccato é soprattutto psichica, e nella psiche l'individuo é comunque libero dai condizionamenti sociali, a tu per tu con la sua coscienza, e con Nostro Signore.
Non c'è luogo più coartato da influenze esterne della nostra psiche, che è un coacervo di pulsioni contrastanti.

iano

#23
Ma questo peccato non sarà banalmente l'errore del ''imparare dai propri errori'',errore che viene poi scolpito nella nostra psiche?
Perchè, se è grazie al libero arbitrio, cioè alla libertà di errare, che possiamo fare tesoro degli errori, questo tesoro poi va protetto dal libero arbitrio, creandoci un condizionamento che renda l'arbitrio meno libero di agire, il senso del peccato.
Il libero arbitrio è un errare in tutti i sensi, compreso il senso di sperimentare una realtà ignota, sulla quale non possiamo fare alcuna previsione prima di averla sperimentata.
E' andando a sbattere la faccia nella realtà che essa ci appare, e non viceversa, che cioè evitiamo gli ostacoli siccome ci appaiono.
Evitare gli ostacoli in quanto ci appaiono è pur vero, ma viene logicamente dopo l'aver preso un congruo numero di facciate.



Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

anthonyi

Citazione di: Visechi il 17 Settembre 2024, 22:14:24 PMNon c'è luogo più coartato da influenze esterne della nostra psiche, che è un coacervo di pulsioni contrastanti.
Quello che pensiamo non é soggetto a sanzioni, materiali o morali. 
Certamente é influenzato da comunicazioni provenienti dall'esterno, ma é comunque sempre per noi possibile regolare queste scegliendo quello a cui diamo attenzione. 
In conclusione il pensiero é molto più libero dai condizionamenti delle nostre azioni o parole. 
Certamente é soggetto a pulsioni, ma quelle sono cose interiori, non sono condizionamenti sociali. 
Citazione di: iano il 17 Settembre 2024, 23:59:37 PMMa questo peccato non sarà banalmente l'errore del ''imparare dai propri errori'',errore che viene poi scolpito nella nostra psiche?
Perchè, se è grazie al libero arbitrio, cioè alla libertà di errare, che possiamo fare tesoro degli errori, questo tesoro poi va protetto dal libero arbitrio, creandoci un condizionamento che renda l'arbitrio meno libero di agire, il senso del peccato.
Il libero arbitrio è un errare in tutti i sensi, compreso il senso di sperimentare una realtà ignota, sulla quale non possiamo fare alcuna previsione prima di averla sperimentata.
E' andando a sbattere la faccia nella realtà che essa ci appare, e non viceversa, che cioè evitiamo gli ostacoli siccome ci appaiono.
Evitare gli ostacoli in quanto ci appaiono è pur vero, ma viene logicamente dopo l'aver preso un congruo numero di facciate.




Io non metterei sullo stesso piano il peccato con gli errori che producono esperienza.  In sé l'errore é un atto non cosciente, è quindi ha uno scarso contenuto peccaminoso. Il peccato é soprattutto nella cosciente accettazione di compiere il male, e non comporta un esperire, anzi é tipico del male il perseverare nelle stesse azioni che diventano ossessive. 
Ripeto il grande insegnamento che é sia di Gesú che di khrisna: "chi opera il male, diventa schiavo del male", cioé é spinto ossessivamente a riprodurlo. 



anthonyi

Citazione di: Phil il 17 Settembre 2024, 20:23:15 PM. salvo tu intenda un "domani" terreno in cui l'agire di Dio è razionalmente spiegabile, il che semplicemente non è mai riuscito a nessuno (non essendo razionalmente spiegabile nemmeno l'esistenza di Dio, fallacie a parte; ma non voglio deviare sul solito discorso).
E' proprio quello che io intendo, interpretare Dio come agente razionale, stiamo parlando infatti di un qualcosa che agisce nella storia, e che nella storia può essere osservato. Un qualcosa che produce istituzioni millenarie come le religioni. 
Naturalmente passa tramite l'esperienza interiore umana che poi diventa espressione della volontà divina. Si tratta semplicemente di ordinare tra il fenomeno uomo, e il noumeno Dio. 

Phil

Possiamo "vedere" un dio nella storia solo se prima lo abbiamo già in testa (così come altri "vedevano" nella storia il dispiegarsi dello Spirito o cicli cosmici del karma o altro), altrimenti non c'è alcuna oggettività di dio nella storia. Quello che è oggettivo è l'esistenza di religioni come produzioni umane, la cui molteplicità non depone certo a favore di un dio unico; ammesso e non concesso che una credenza umana possa essere considerata prova di esistenza sovra-umana (v. le note fallacie a cui ho già accennato).
"Dio come agente razionale nella storia" sarebbe un elemento in più che rende umanamente irrazionale il contesto di cui parlavo sopra: la "razionalità divina" di un esperimento statistico per vedere quante palline cadono in ciascun contenitore o quanti topi trovano l'uscita; solo la fede, non la ragione, può sperare (non dimostrare) che ciò abbia una ratio o un senso per la pallina o per il topo.
Così come, tornando più in tema, è irrazionale l'esistenza dell'inferno voluto da un dio amorevole: se un padre punisce un figlio è perché impari la lezione e, per il suo bene, in futuro sappia come comportarsi bene (non mi soffermo su tale "bene"). Tuttavia, nel caso dell'inferno (se concepito come eterno), non c'è un futuro ulteriore post-pena, non è una "punizione pedagogica" terminata la quale ci si trova migliori; si soffre per l'eternità e amen. Quale sarebbe la ratio dell'inferno? Punire infinitamente chi ha sbagliato finitamente?
E ancor prima: perché creare qualcuno essenzialmente incline al fallimento, affinché possa rischiare di essere punito infinitamente dopo aver fallito una prova finita e costruita ad hoc per rendere ancor più facile il fallimento? La risposta, fino a prova contraria, è solo il silenzio della/nella fede.

Jacopus

Dio e le religioni sono stati un passaggio importante nella storia dell'uomo, ma come tutte le cose umane è una fase destinata a finire. Il problema, in questa epoca di passaggio, è come fondare una società ben funzionante, dopo che siamo stati abituati per millenni a funzionare attraverso una religione, che ci ha educati in un certo modo, secondo modalità anche positive e che è servito da collante e da ammortizzatore in molte situazioni sociali. Lo stesso marxismo funziona come una religione visto che crede alla venuta sulla terra di una epoca di bontà e pace definitiva (una sorta di millenarismo concreto, che richiama la stessa ideologia speculare del nazionalsocialismo - fatte le debite distinzioni, ovviamente. Qui li definisco simili solo per il discorso dell'età d'oro definitiva che si raggiungerà in un caso con il comunismo e nell'altro con il dominio degli ariani sugli altri popoli).
Chi non crede alle religioni è l'attuale tecnica, che lavora solo allo scopo di aumentare la sua funzionalità tecnica, riversando sull'ambiente tutto ciò che non funziona. La religione in questo ha spesso una visione olistica mentre la tecnica separa e classifica e soprattutto "oggettifica". Per non buttare bambino e acqua sporca occorre un profondo rinnovamento culturale a cui però si oppongono in molti, residui di religioni, strati di analfabeti funzionali, politici che cavalcano l'onda, strati di superricchi che pur di conservare i propri privilegi sono disposti a qualunque cosa.
È possibile pertanto un'olismo che non sia distruttivo e che non si richiami a mitologie religiose e consolatorie e manipolatorie? Questa è la domanda. La risposta molto generica sta nel concetto di "fraternità", il fratello povero di libertà ed eguaglianza.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Citazione di: anthonyi il 17 Settembre 2024, 19:48:32 PMMa come sei borghese, Inverno, addirittura adesso il matrimonio proiettato all'eternità.
Anche con la suocera? Sai che tortura.
Ce lo dice Gesù nel Vangelo che il matrimonio finisce con la morte fisica, anche perché le anime non hanno sesso.
Naturalmente é chiaro che qualsiasi legame affettivo viene preservato, anzi, é proprio il legame affettivo che salva le persone che lo vivono. Ma non lasciamoci ingannare dalle apparenze e dai formalismi, bisogna vedere che cosa c'é dietro l'apparenza di una relazione tra 2 persone, e il momento del passaggio all'altra vita é il momento rivelatore, quello nel quale tutti i pensieri più nascosti diventano chiari, alla luce del sole.
Tu comunque hai ragione a dire che il peccato non é individuale, perché tutti noi siamo parte di una società che condiziona le nostre scelte.
Quello che però io cercavo di spiegare é che la dimensione del peccato é soprattutto psichica, e nella psiche l'individuo é comunque libero dai condizionamenti sociali, a tu per tu con la sua coscienza, e con Nostro Signore.
Meglio non indagare troppo a fondo cosa dicesse Gesù di queste cose, di come il premio della resurrezione abbia poco o niente a che fare con "parcheggi eterni per le anime" e di quanto la teologia ecclesiastica si discosti dal messaggio originario, inventando purgatori limbi e altri posti celesti con biglietto in vendita per indulgenza..io mi riferivo ad un concetto piuttosto "pop" dell'inferno che è quello a cui riferiscono tutti, e che ha una sua logica interna ben spiegata da eutidemo (peccato/punizione/pentimento). Tu sostieni che il limite alla comprensione di queste dinamiche risiede nel fatto che è prerequisita una metanoia radicale, e io sono d'accordo. Ben inteso, questo vale anche per il paradiso, che come una camera anecoica può sembrare allettante finché non ci entri dentro ed esperisci che il silenzio totale è in realtà una forma di tortura, stesso vale per il silenzio delle passioni. Ma se in paradiso ci andrà un InVerno talmente diverso da quello che conosco dall'essere totalmente slegato da ciò che mi ha caratterizzato in vita, perché dovrei interessarmene? Se ci sarà uno specchio in paradiso non riuscirò a riconoscermi, e allora non ci sarò io ma qualcos'altro, la mia essenza terrena andrà comunque persa, e l'idea non mi consola per niente, non più di quanto mi consoli credere che non ci sia niente.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

Citazione di: Phil il 18 Settembre 2024, 10:55:18 AMPossiamo "vedere" un dio nella storia solo se prima lo abbiamo già in testa (così come altri "vedevano" nella storia il dispiegarsi dello Spirito o cicli cosmici del karma o altro), altrimenti non c'è alcuna oggettività di dio nella storia. Quello che è oggettivo è l'esistenza di religioni come produzioni umane, la cui molteplicità non depone certo a favore di un dio unico; ammesso e non concesso che una credenza umana possa essere considerata prova di esistenza sovra-umana (v. le note fallacie a cui ho già accennato).
"Dio come agente razionale nella storia" sarebbe un elemento in più che rende umanamente irrazionale il contesto di cui parlavo sopra: la "razionalità divina" di un esperimento statistico per vedere quante palline cadono in ciascun contenitore o quanti topi trovano l'uscita; solo la fede, non la ragione, può sperare (non dimostrare) che ciò abbia una ratio o un senso per la pallina o per il topo.
Così come, tornando più in tema, è irrazionale l'esistenza dell'inferno voluto da un dio amorevole: se un padre punisce un figlio è perché impari la lezione e, per il suo bene, in futuro sappia come comportarsi bene (non mi soffermo su tale "bene"). Tuttavia, nel caso dell'inferno (se concepito come eterno), non c'è un futuro ulteriore post-pena, non è una "punizione pedagogica" terminata la quale ci si trova migliori; si soffre per l'eternità e amen. Quale sarebbe la ratio dell'inferno? Punire infinitamente chi ha sbagliato finitamente?
E ancor prima: perché creare qualcuno essenzialmente incline al fallimento, affinché possa rischiare di essere punito infinitamente dopo aver fallito una prova finita e costruita ad hoc per rendere ancor più facile il fallimento? La risposta, fino a prova contraria, è solo il silenzio della/nella fede.
Sono oggettivi gli effetti prodotti nella società umana, e sono effetti che é molto difficile spiegare come realizzati da esseri umani esclusivamente biologici e quindi soggetti alla legge di selezione biologica.
Basta fare l'esempio del superamento della forte propensione all'uso della violenza caratteristico particolarmente di homo sapiens. E' un evento che mai si sarebbe potuto realizzare naturalmente perché la propensione alla violenza é elemento vincente nella selezione della specie.
Naturalmente per questo abbiamo l'esempio particolare del profondo mutamento generato nella società dell'antica Roma con l'avvento del cristianesimo, una società orgogliosa della sua grande cultura bellica, e con la passione per giochi circensi di profonda violenza, che vede sparire queste componenti al punto da mettere in crisi l'assetto istituzionale. 
Difficile capire come, nella logica naturale, pochi predicatori cristiani pacifici possano aver avuto ragione di tanti romani armati e propensi alla violenza convinti della superiorità del loro modello di vita. 
Altro discorso é la spiegazione di cosa é quella volontà che ha generato questi effetti