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L'inferno!

Aperto da Eutidemo, 16 Settembre 2024, 12:26:25 PM

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Eutidemo

Personalmente, ritengo "estremamente improbabile" che possa esistere un posto avente le caratteristiche comunemente attribuite al cosiddetto "Inferno"; e, ciò, per varie ragioni.
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Infatti:
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1)
Poichè presumere l'esistenza del cosiddetto "Inferno", richiede di dover previamente presumere l'esistenza di un "Dio che retribuisce le nostre colpe", in effetti ci troviamo di fronte ad un classico "praesumptum de praesumpto"; e, poichè le presunzioni costruite su altre presunzioni costituiscono un procedimento logico molto "debole", già questo comporta  che risulti "estremamente improbabile" l'ipotesi che esista un posto avente le caratteristiche comunemente attribuite al cosiddetto "Inferno".
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2)
Comunque, una volta ammessa l'ipotesi che esista un Dio che retribuisce le nostre colpe (per rivelazione, per fede, secondo ragione o per altri motivi), in genere tutti coloro che credono in tale ipotesi, suppongono anche che si tratti di un Dio infinitamente "buono" e "misericordioso"; e, se così fosse, è molto arduo pensare che possa e/o voglia punire i suoi "figli peccaminosi" con una "pena eterna" (sia che essi si pentano o no dei loro peccati).
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3)
Una volta ammessa, invece, l'ipotesi che esista un Dio più "giusto", che non "buono" e "misericordioso",  almeno secondo me è egualmente arduo pensare che possa e/o voglia punire i suoi "figli peccaminosi" con una "pena eterna"; ed infatti non mi sembra molto "giusto", nè "equo", retribuire un "peccato dalla valenza finita" con una "pena dalla valenza infinita".
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4)
A tale considerazione, di solito, si obietta che anche un "peccato dalla valenza finita" può meritare una "pena dalla valenza infinita", poichè offende Dio, che ha una "valenza infinita"; ma a me, al contrario, sembra  che un Dio, dalla "valenza infinita", a maggior ragione non dovrebbe prendersela affatto per un "peccato dalla valenza finita".
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Si potrebbero fare altre considerazioni circa la scarsa plausibilità di una "pena eterna" da scontarsi "fuori del tempo"; ma non intendo qui avventurarmi in simili speculazioni.
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Infine Giovanni Paolo II in una catechesi sull'inferno prospettò l'ipotesi dell'"Inferno vuoto", cioè senza nessuno dentro, dicendo: "La dannazione rimane una reale possibilità; ma non ci è dato di conoscere, senza speciale rivelazione divina, <<se>> e quali esseri umani vi siano effettivamente coinvolti".
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Ciò premesso, tuttavia, pur  ritenendo "estremamente improbabile" che possa esistere un posto avente le caratteristiche comunemente attribuite al cosiddetto "Inferno" (e che, se c'è, ci possa anche essere qualcuno dentro), penso, tuttavia, che, almeno sotto il profilo meramente matematico del "rapporto rischi benefici" sia più opportuno comportarsi come se esso ci sia sul serio; cioè facendo, per così dire, una semplice "proporzione" tra il "vantaggio" che può procurarci il compimento di un cosiddetto "peccato mortale", rispetto allo "svantaggio", per quanto remoto, di essere "torturati per l'eternità".
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Faccio un esempio "terra terra", partendo dal presupposto di essere del tutto privo di scrupoli morali.
a)
Se, svaligiando di notte una gioielleria, con la prospettiva di un bottino di 50 milioni di euro:
- corro il rischio di essere essere identificato dalla polizia pari al 20% (secondo le statistiche);
- corro il rischio,  se identificato dalla polizia,  di farmi pochissimi anni di galera;
allora, tutto sommato, "il gioco può valere la candela"!
b)
Se, però svaligiando di notte una gioielleria, con la prospettiva di un bottino di 5  milioni di euro:
- corro il rischio di essere essere identificato dalla polizia pari al 90%;
- corro il rischio,  se identificato dalla polizia,  di essere condannato all'ergastolo;
allora, be', tutto sommato, non è più detto che "il gioco valga la candela"!
***
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Analogamente, sempre partendo dal presupposto di essere del tutto privo di scrupoli morali, se io ritengo che, commettendo un peccato mortale:
- la possibilità di finire all'"Inferno" sia di una su un miliardo di miliardi;
- ma che, se si dovesse verificare tale sia pur remotissima eventualità, finirei all'"Inferno" per l'ETERNITA';
allora, be', tutto sommato, forse sarebbe meglio evitare di commettere quel particolare peccato mortale!
Ed infatti il "pericolo", per quanto remotissimo, almeno secondo me, è davvero troppo SMISURATO per valere la pena di correrlo! ::)
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P.S.
Quanto sopra, ovviamente, "pentimento" a parte; che, però, non deve essere "premeditato" prima del peccato, sennò non vale! ;)

anthonyi

Ciao eutidemo! E' una bella domanda, quella che fai, anche se per me alcune consequenzialita logiche sono discutibili. 
Intanto non vedo perché l'esistenza di un inferno dovrebbe presumere un Dio che ci punisce? L'inferno potrebbe esistere indipendentemente dalla presenza di Un Dio che lo abbia creato. L'unica condizione essenziale per l'inferno é l'esistenza di un aldilà, di uno stato di coscienza, dopo la morte, che può essere di gioia, nel caso del paradiso, e di sofferenza, nel caso dell'inferno.
L'altra questione che poni é quella dell'equità della pena dell'inferno. Anche qui la presunzione che quella dell'inferno sia una pena per i peccati compiuti é discutibile.
Infatti con la confessione, in teoria, uno può compiere tutte le nefandezze che vuole e poi, in punto di morte, confessarsi. 
Inferno e paradiso sono destinazioni funzionali al nostro stato interiore. Chi compie peccati sviluppa uno stato interiore che lo spinge ad aderire sempre più a quel modello comportamentale. 
Come ha detto Gesú, ma anche khrisna: "chi opera il male diventa schiavo del male". 
Ora nel momento della morte, se questa schiavitù é presente, vuol dire che la coscienza della persona é in grado di concepire solo il male e prova una repulsione per il bene, per cui non sopporta neanche di andare nel luogo dove c'é solo il bene, ma va volontariamente laddove ci sono gli altri come lui, altri spiriti, tutti vocati al male. 

bobmax

In effetti l'idea dell'inferno, in quanto luogo eterno di sofferenza dopo la morte, è alquanto inverosimile. È incongruente con la ragione stessa che fa postulare la sua esistenza: il Bene.
Se Dio, il Bene assoluto, è, come può condannarti ad una dannazione eterna?

Ma questa è una idea distorta dell'inferno. Che è un luogo senz'altro esistente, senza però che si debba attendere l'aldilà per andarci.
Perché l'inferno è accessibile qui e ora. È infatti un luogo reale, più reale della stessa realtà fisica, è un luogo dell'anima.
E non vi è nessuno che ti condanni all'inferno, sei solo tu che decidi di andarvi. Per la semplice ragione che così è giusto.

Ritengo che la ricerca della Verità implichi necessariamente di andare all'inferno.
È la inevitabile conseguenza della evoluzione spirituale. Che mi porta man mano davanti al Bene.
Il Bene diventa sempre più luminoso, importante, fondamentale, proprio quando è perduto per sempre.

L'inferno è il riconoscimento di aver perso la preziosa, unica occasione offerta dalla vita di seguire il Bene.

Sono colpevole di aver negato amore.
E a questo punto, se voglio la Verità, sono perduto per sempre.
Il male commesso se ne sta incastonato in quel momento che fu, non posso più cancellarlo, è per sempre.

Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Visechi

Eppure avevo il sospetto che un bombardamento, una carestia, la fame cronica e perenne, la furia della Natura, l'ingiuria degli assassini e degli aguzzini, non fossero solo luoghi dell'anima, non fattuali, o fattuali quanto possano esserlo la disperazione, la paura, l'angoscia.
Mah! 

daniele22

Ciao Eutidemo. Dio o Minosse che sia, seguendo il tuo discorso, al punto tre, un agnostico come mme.. che beve esta-te, si chiede dell'esistenza della pena di morte, dell'ergastolo, torture eventuali a parte. Restando comunque in tema, mi sembra che tu la faccia troppo semplice circa "il gioco non vale la candela". Con quale metro misuri il valore della candela? Infatti per conto mio partiresti da una premessa quantomeno discutibile, ovvero che possa esservi una persona priva di scrupoli morali. Circa infine la salvezza, come comunicato da Duc in Altum, sedicente fervente cristiano e praticante, saremmo tutti innocenti salvo chi bestemmia lo Spirito Santo. Un cordiale saluto

InVerno

L'assunto è che la gioia o la sofferenza possano essere godute in maniera individuale ed egotistica.. ma se uno arriva in paradiso e viene informato che ai suoi figli è stato riservato l'eterno stridor di denti, e riesce nonostante questo ad esperire gioia eterna, io dico di lui che è un eterno pezzo di merda.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

#6
Citazione di: InVerno il 16 Settembre 2024, 23:39:10 PML'assunto è che la gioia o la sofferenza possano essere godute in maniera individuale ed egotistica.. ma se uno arriva in paradiso e viene informato che ai suoi figli è stato riservato l'eterno stridor di denti, e riesce nonostante questo ad esperire gioia eterna, io dico di lui che è un eterno pezzo di merda.
A volte può capitare di essere legato a persone sbagliate. Ma l'aldilà é anche un luogo di piena coscienza, per cui ciascuno conosce le ragioni per le quali una persona é andata dall'altra parte. D'altronde, inverno, anche su questa terra ci capita ogni tanto di essere felici sapendo che tanti nostri fratelli vivono nella disperazione.
Non condivido la tua idea che la gioia del paradiso sia egotistica, al contrario, é una gioia vissuta insieme con tutti coloro che sono in grado di condividerla. Quelli che non ci sono, perché schiavi più o meno volontari del male, non possono condividere questa gioia.
Oltretutto l'esempio che fai é fondato su luoghi convenzionali. E' convenzionale pensare che tra genitori e figli ci sia amore ma non é mica sempre cosí. Spesso ci sono rapporti di potere e di dipendenza patologica.
Non parliamo poi di quelle madri che uccidono i propri figli nel grembo.

Eutidemo

Ciao Anthony. :)
Hai ragione nel dire che l'inferno potrebbe esistere indipendentemente dalla presenza di un Dio che lo abbia creato, ma il mio TOPIC riguardava specificamente un posto "avente le caratteristiche comunemente attribuite al cosiddetto Inferno"; la principale delle quale consiste nel fungere da luogo di pena, creato da Dio, per punire i peccati mortali di cui non ci si è pentiti.
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Hai anche ragione nel dire che, con la confessione, in teoria, uno può compiere tutte le nefandezze che vuole e poi, in punto di morte, confessarsi.
Però io avevo precisato: "Quanto sopra, ovviamente, "pentimento" a parte; che, però, non deve essere "premeditato" prima del peccato, sennò non vale!";)
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Un cordiale saluto! :)
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Eutidemo

Ciao Bobmax. :)
Sono d'accordo con te che il "vero inferno" è accessibile qui ed ora; ed infatti ritengo che noi non si sia puniti "per" i nostri peccati, bensì "dai" nostri stessi peccati.
Come tu giustamente scrivi, infatti, l'inferno è il riconoscimento di aver perso la preziosa, unica occasione offerta dalla vita di seguire il Bene.
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Un cordiale saluto! :)
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Eutidemo

Ciao Visechi. :)
Penso anche io che un bombardamento, una carestia, la fame cronica e perenne, la furia della natura, l'ingiuria degli assassini e degli aguzzini, siano i "gironi" dell'"inferno" che dobbiamo affrontare quando siamo ancora vivi; buona parte dei quali sono stati creati da noi stessi! :(
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Un cordiale saluto! :)
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Eutidemo

Ciao Daniele 22. :)
Io misuro il valore della candela in base al rapporto teorico che può sussistere tra il "vantaggio" attuale, ma "finito", che può procurarci un peccato mortale, e lo "svantaggio", molto ipotetico e remoto, però "infinito", che può procurarci l'inferno.
E' un "rischio infinitesimo", ma a fronte di un "pericolo infinitamente grande"!
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Un cordiale saluto! :)
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Eutidemo

Citazione di: InVerno il 16 Settembre 2024, 23:39:10 PML'assunto è che la gioia o la sofferenza possano essere godute in maniera individuale ed egotistica.. ma se uno arriva in paradiso e viene informato che ai suoi figli è stato riservato l'eterno stridor di denti, e riesce nonostante questo ad esperire gioia eterna, io dico di lui che è un eterno pezzo di merda.
Non hai tutti i torti! :(
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Un cordiale saluto! :)
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daniele22

Citazione di: Eutidemo il 17 Settembre 2024, 06:49:46 AM
Ciao Daniele 22. :)
Io misuro il valore della candela in base al rapporto teorico che può sussistere tra il "vantaggio" attuale, ma "finito", che può procurarci un peccato mortale, e lo "svantaggio", molto ipotetico e remoto, però "infinito", che può procurarci l'inferno.
E' un "rischio infinitesimo", ma a fronte di un "pericolo infinitamente grande"!
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Un cordiale saluto! :)
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Ferma restando la disambiguazione circa l'interpretazione delle direttive Celesti, se ho ben capito, qualora la persona a te più cara fosse uccisa per futili motivi, volontariamente, e la giustizia non fosse in grado di mettere le mani sul colpevole della cui identità però tu sei certo, da ateo quale ti dichiari, nulla faresti perché il gioco non vale la candela?

Eutidemo

Ciao Daniele 22 :)
Io non sono affatto ateo, anche se credo in un Dio "apofatico"; in ogni caso non credo nella "vendetta privata" (o "faida" che dir si voglia).
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Un cordiale saluto! :)
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Phil

Qualunque ragionamento voglia "far i conti in tasca" a un dio è destinato allo stallo, perché si potrà sempre risolverlo con  «chissà, in fondo Lui avrà le sue ragioni per aver deciso così...», senza che ragionamenti umanamente razionali possano avere nulla da dire in merito, non essendo Dio un ente "di questo mondo". L'irrazionalità e l'inspiegabilità sono ciò che rende legittima la fede, così come solo lo stare con gli occhi chiusi rende possibile il sogno (almeno in gran parte dei casi).
Il contesto generale è già di per sé assurdo (esistenzialmente parlando): un dio crea delle anime immortali (che si riproducono assieme ai corpi, ma non indaghiamo oltre), poi le confina in un corpo mortale per un tempo finito, solo per poter decidere cosa fare di loro per un tempo infinito... in pratica ha creato alcuni individui per innescare un effetto domino (meglio noto come "storia umana") e stare a vedere (senza intervenire, se non qualche volta, o forse no) quanti finiscono in paradiso e quanti all'inferno. Se consideriamo anche il purgatorio, mi viene in mente uno scenario tipo questo, in cui la "volontà" (inerziale) delle palline si scontra con l'ambiente in cui cadono e gli esiti possibili, alla fine, sono solo tre:

Poteva porre amorevolmente tali creature direttamente in paradiso (non parlo dell'Eden biblico; che è solo una metafora; giusto?) o crearle prive di inclinazione al peccato, ma i suoi piani ludici (e anche un po' sadici, si potrebbe dire) erano evidentemente altri. Come mettere due topi in un labirinto, per farli riprodurre e prendere nota di quanti trovano l'uscita e quanti cadono nelle trappole. Che mai se ne farà di tale statistica? Come può un topo capire il senso di tale esperimento? Misteri della fede.