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L'inferno!

Aperto da Eutidemo, 16 Settembre 2024, 12:26:25 PM

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Jacopus

L'uomo naturalmente violento? Provate a mettere lupi sconosciuti fra di loro in uno spazio angusto come una metropolitana ed assistete al successivo bagno di sangue (scusa Euti per l'ot).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

bobmax

Citazione di: anthonyi il 18 Settembre 2024, 19:04:23 PMConfesso di avere spesso difficoltà a comprendere il senso di quello che scrivi.
Mi sono interessato al tuo post perché l'ho visto affine alla concezione psichica e interiore che ho degli argomenti spirituali.
Magari l'inferno può essere anche circondato dal bene, solo che chi ci sta non ha la capacità di vederlo e di comprenderlo, non capisce cosa sia l'amore, e quindi non può rimpiangerlo.
Si é all'inferno perché, oltre ad aver trascurato l'amore, si é nutrito l'odio. Poi certo ci saranno anche tante situazioni a metà, situazioni nelle quali l'anima riesce a rimpiangere l'amore trascurato, e allora ecco il purgatorio, l'opportunità di recuperare.
Sono comunque convinto che l'inferno non sia, e non possa essere, una prigione. Ci sta chi vuole starci, chi non accetta di mettere in contraddittorio le parti del suo essere incompatibili con l'amore.

È proprio quando incomincio a vedere e  comprendere veramente l'amore, che mi ritrovo all'inferno.
Finalmente comprendo!
Ma è troppo tardi.

Inoltre non è la comprensione a modificare il mio agire.
Neppure ora che qualcosa comprendo.
Perché agisco per ciò che sono, non per ciò che conosco.
E così inizio a odiarmi.

Sì, non sono in una prigione.
Semplicemente odio me stesso.
Un me stesso che non è ciò che, lo vedo sempre più chiaramente, dovrebbe invece essere.

La Verità conduce all'inferno.
Ma la Verità può "forse" pure farlo svanire.

Dal non essere all'Essere.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

anthonyi

Citazione di: bobmax il 18 Settembre 2024, 22:40:10 PMLa Verità conduce all'inferno.

E' questo che io non riesco a concepire, ne capire, ne accettare. 
Una delle principali caratteristiche del maligno é quella di sedurre, di far apparire bello il male, di ingannare. È la menzogna che conduce all'inferno. 

bobmax

Citazione di: anthonyi il 19 Settembre 2024, 04:28:17 AME' questo che io non riesco a concepire, ne capire, ne accettare.
Una delle principali caratteristiche del maligno é quella di sedurre, di far apparire bello il male, di ingannare. È la menzogna che conduce all'inferno.


Ritengo di comprendere i motivi della tua perplessità e del tuo rifiuto.
Ma ti assicuro che ciò dipende da un fraintendimento.
Perché non vi è nessuno che ti condanni all'inferno, se non te stesso.

Infatti non si va all'inferno per il male commesso di per sé, bensì per il riconoscimento di questo male.
Il malvagio non va all'inferno semplicemente perché malvagio, ma solo quando diventa consapevole della propria malvagità e ne ha orrore!

Questa consapevolezza poi agisce su di noi sempre più in profondità, fino a causare, si spera, la metamorfosi.

Difatti di persone bugiarde, cattive, ve ne è a iosa. E non sembrano per nulla in crisi. Probabilmente non hanno neppure una volta assaggiato l'inferno.

Guarda un Putin, non si può mai esserne certi, ma mi sembra davvero difficile che abiti l'inferno.
E pure qui, le assurdità che vengono scritte con sprezzo sia del bene e sia della verità, non mostrano forse la mancanza di una pur minima consapevolezza della propria cattiveria?

Un'altra peculiarità dell'inferno è che una volta entrati non è possibile tornare indietro.

Perché?
Perché io non tornerei mai indietro a quando me ne stavo allegramente fuori?

Perché dove sono ora, cioè all'inferno, è la Verità.
E nulla vale quanto la Verità.

PS
Interessante il nostro scambio di vedute, che permette di chiarire, anche a me stesso, un aspetto fondamentale della esistenza.
L'inferno è il passaggio necessario che fa sì che la vita abbia un senso.
Un passaggio che nulla assicura abbia una lieta conclusione.
Ma è il tesoro nel campo, nulla vale quanto la Verità.
Grazie
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

niko

Citazione di: bobmax il 19 Settembre 2024, 14:16:57 PMRitengo di comprendere i motivi della tua perplessità e del tuo rifiuto.
Ma ti assicuro che ciò dipende da un fraintendimento.
Perché non vi è nessuno che ti condanni all'inferno, se non te stesso.

Infatti non si va all'inferno per il male commesso di per sé, bensì per il riconoscimento di questo male.
Il malvagio non va all'inferno semplicemente perché malvagio, ma solo quando diventa consapevole della propria malvagità e ne ha orrore!

Questa consapevolezza poi agisce su di noi sempre più in profondità, fino a causare, si spera, la metamorfosi.

Difatti di persone bugiarde, cattive, ve ne è a iosa. E non sembrano per nulla in crisi. Probabilmente non hanno neppure una volta assaggiato l'inferno.

Guarda un Putin, non si può mai esserne certi, ma mi sembra davvero difficile che abiti l'inferno.
E pure qui, le assurdità che vengono scritte con sprezzo sia del bene e sia della verità, non mostrano forse la mancanza di una pur minima consapevolezza della propria cattiveria?




E invece quella merda umana di Biden, di Mario Draghi, la Von der Leyen e tutte le merde umane pidocchi parassiti della politica serva decadente filoamericana che vi difendete voi?

Che schifo.

Il dibattito filosofico in generale non dovrebbe mai suscitare ribrezzo, ma a certi livelli di saccenza e' impossibile.

Gente che senza comunicazione indiretta e frecciatine manco esisterebbe. Per la gioia dei miei occhi.



Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

green demetr

Interessante post.

Ma l'inferno non è quello cristiano, ma è quello biblico.
Quando sta scritto e la terra era vuota e desolata.
Nella Bibbia quando vi sono endiadi è come se si aprisse un passaggio temporale.
Ecco che siamo portati nello scheol, laddove come nei miei sogni vi sono portali di luce verde che portano ai piani superiori (immagino angelici...ma tanto per dire mi sono bloccato lì).
Il panorama è quello del bujo totale.
E' questo l'Altrove.

Agamben ragionava sul concetto di crimen....perchè l'uomo lo ha introdotto?
Perchè dobbiamo essere colpevoli prima ancora di esserelo?
Chi decide della colpevolezza.
Se rapino una banca che si è autoemessa un patrimonio di 50miliardi di euro, mandandomi sul lastrico perchè ha impoverito il valore della mia casa, con l'intento di buttarmi fuori di casa....è ancora una rapina? O Forse è una resa dei conti...una questione MORALE, questa parola sconosciuta alla legge. (no non dico quella scritta, parlo di quella che permette tutto quello che vedo...nell'assoluta impunità...solo i poveri vengono puniti, manganellati e senteziati a 7 anni (mi pare) per aver messo un post su facebook).
Come diceva Sciascia d'altronde in ouverture al caso majorana, la polizia non fa alcunchè di niente, è la popolazione che di NORMA, nel senso di normalità, è pacifica.
Ora perchè nell'autunno dell'anno domini 2024 la cronaca nera apre le pagine dei tg?

E' ovvio che il DIO che sa tutto....ma DIO sa tutto?
Chi è questo Dio che da la colpa all'uomo?

non sono forse gli stessi DEi che hanno detto che ora l'uomo sa esattamente come noi? (genesi)

poichè sappiamo allora siamo buttati fuori dall'eden?

L'unica cosa che so Eutidemo è che Dio non è un contabile, e che probabilmente l'inferno presunto tale, quale prigione, sia vuoto.
Dio è buono come anche tu mi pare sia d'accordo.

E' lo scheol che è pieno di ombre, ossia è la terra che è MARCIA DENTRO.
E NOI (non certo Dio) lo sappiamo benissimo...

Uscire dal giardino è un atto di dimenticanza...pur sapendo NON VOGLIAMO RICORDARE DI SAPERE. (e per essere sicuro ci abbiamo messo pure un GUARDIANO....mmmm l'ho già sentito da qualche parte...ah si Freud....)

A me pare ovvio.
Ciauzzz!

ps-
Ecco forse la violenza non sopporto...non l'ho mai sopportata perchè non l'ho mai capita veramente.

psss
Ma ricordiamoci che Dio è il Dio degli eserciti....checchè il crocefisso facesse finta di niente....e forse è questa la sua grandezza.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Eutidemo

Forse molti non se ne sono ancora accorti, ma l'Inferno è già qui; anche se magari ancora non ci tocca personalmente, in quanto, almeno per ora, riguarda solo coloro che muoiono di fame o di sete, oppure vivono mutilati dalle bombe.
Ma prima o poi toccherà anche a noi: col cancro, la SLA, o altre ORRIBILI forme di malattia e di morte!
Solo un Dio davvero sadico potrebbe immaginare un Inferno peggiore di quello in cui ci ha fatto nascere, dopo che noi si sia finalmente morti! :'(

Visechi

Citazione di: green demetr il 25 Settembre 2024, 18:18:04 PMDio è buono come anche tu mi pare sia d'accordo.
Dio è violenza. Dio è il Male, se non fosse anche Male, non potrebbe essere Dio.

green demetr

L'errore di umanizzare Dio come se avesse una volontà è da sempre l'errore basico degli uomini e del loro sè iper-narcisista ai confini con la paranoia.

Il male è ciò che nasce da un cattivo uso della libertà umana.
Il male naturale francamente non esiste, è una mera concausa naturale, non ha un valore morale.

Ma anche qui l'uomo fraintende completamente il discorso sulla natura, da quello razionale sulla natura, ovvero il vero discorso umano, e di cui la morale dovrebbe (ma non è) il presupposto "naturale" (ossia la libertà è il suo presupposto naturale, per la scelta se schierarsi a ragione con il bene (l'individuo) o con il male (la società).

In questo senso la politica è idealmente (oggi è corrotta fino alle unghie) il luogo della battaglia fra il bene e il male. Il luogo dove si decide la felicità umana. Là dove l'individuo si possa esprimere (maggior felicità) a quello dove si può meno esprimere (minor felicità), io non penso esista un posto dove non ci si possa esprimere per davvero. 
Perchè questo ci ha dato il buon Dio, di poter scegliere, persino da crocefissi persino da perseguitati. 
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Visechi

Il Male non è una creazione umana, o un qualcosa che si determini per effetto dell'agire dell'uomo, il quale lo rende solo manifesto, ma è presente sulla terra per precisa volontà del Creatore stesso. 
Il male e il bene si sono generati per effetto di un misterioso ed inesplorabile complesso di eventi che hanno determinato la comparsa dell'uomo sulla terra. Il richiamo del male è ben presente nel profondo di ciascuno di noi; la sua voce è ben viva, udibile e ravvisabile nel concreto in tantissime manifestazioni della cultura e della storia dell'uomo. 
Pur tuttavia, nonostante la vanità d'ogni nostro interrogare, val sempre la pena formulare il quesito del perché Dio si determinò a favore di una Creazione non perfetta. Su quest'argomento mancano elementi che possano dipanare e dissolvere i dubbi. La Bibbia non risponde, non fornisce le delucidazioni che l'uomo ha il diritto di richiedere. Però, in ogni caso, è possibile congetturare che Egli riversasse in essa la propria agonia ante origine (dissidio interiore – agon intradivino). L'atto creativo sarebbe il risultato della sua precisa volontà di riprodurre il dramma che dall'eternità dilania il Creatore: "Il dramma è Dio", così canta nella sua ultima opera spirituale Padre Turoldo. Componimento che è un interrogarsi circa il dramma della Sua infinita solitudine e che ripercorre e recupera l'atavica traccia del dolore primigenio. Esiste una scintilla di vita; quando scoccò ad essa si congiunse anche la scintilla omologa e contraria, quella del dolore, della morte e del disfacimento. Noi siamo creati ad immagine e somiglianza non della luce divina, ma del Suo tormento, della Sua agonia, della Sua pre-originaria lacerazione. Siamo perennemente sottoposti alle divergenti forze che la Natura esercita sul nostro intimo profondo; oscilliamo fra ansia e quiete, fra gioia e dolore, fra luce e tenebre. È la nostra anima ctonia che riluce di quest'essenza ineffabile, impregnata di senso e non sense. Questo riflettersi dal profondo di ciascuno di noi è reminiscenza della pre-storica lacerazione, del pre-storico dramma intra-divino. E la Creazione stessa si trascina appresso quest'ineluttabile ed irredimibile agon(ia), ad essa pre-esistente. 
Se noi siamo creati ad immagine divina, la pre-storia di Dio deve essere caratterizzata da questo conflitto interiore – supporrei che sia anche perdurante... pre-esistente e coestensivo -. Noi, frutto della Sua (volontà?) creatrice, non possiamo esimerci, perché mai esentati fin dall'Origine, dall'avvertire e percepire come un'eco agghiacciante questo baluginare dell'ineffabile luce e dell'enigmatica e terrifica Ombra del Numinoso, perché entrambe, in un groviglio inestricabile, si espandono nella Creazione. 
La Creazione stessa non è esentata da tutto ciò. Tale condizione è rilevabile nel fatto che questa si appalesa in un ansito di vita che, nel suo espandersi e contrarsi, è evocazione, annuncio e presagio di Morte, così come quest'ultima, nel perenne gioco dell'esistenza, è, a sua volta, incipit e genesi della Vita. Così pure il Male rispetto al Bene: ciascuno è testimonianza dell'alterità che lo compone, divenendone annuncio, e ciascuno dei due opposti poli è premessa e conseguenza, incipit ed epilogo del proprio omologo contrario. 
Dio trasmise alla Creazione quest'agon(ia) ante Origine, cioè quel che caratterizzava la Sua pre-storia. Ve la infuse ab Origine, ed in ciò non è rilevabile alcun "peccato d'Origine" ascrivibile alla creatura, e non emergono neppure le ragioni della maledizione e degli strali divini nei confronti della Creatura e della terra che la ospita narrata nel Libro della Genesi. Il 'peccato d'Origine' è infuso nella Creazione proprio per effetto ed in conseguenza della Creazione stessa. In ciò, nel rilevare l'originaria presenza del Male nella Creazione, mi conformo all'amara constatazione di Nietzsche: <<a quel tempo, ebbene, com'è logico, resi l'onore a Dio e feci di lui il padre del male>> (Genealogia della morale). 
La religione esorta all'abbandono di sé, all'oblio di sé, proprio perché in sé l'uomo reperisce quel vulnus decisorio che ammalia e tende alla separazione che innalza l'uomo a divinità che surroga Dio. 
Dio pose l'uomo al vertice della Creazione, come se questa fosse cosa compiuta, nonché buona, voluta solo in funzione dell'uomo. Solo dopo aver asservito il Creato all'uomo espresse il concetto di "cosa molto buona". È ipotizzabile e verosimile pensare che Dio avesse generato la migliore Creazione che potesse fare. Un Creato che rispecchiasse la sua intima Natura, che prevedesse e contenesse in sé quegli elementi che del Suo essere erano e sono costitutivi. È altrettanto verosimile e conseguente immaginare che quell'elemento disgregante dovuto alla tentazione, ancorché non operante, ma silente, attivato per via della scelta dell'uomo, sia anch'esso costitutivo del creatore e non alieno al suo essere. 
Noi avvertiamo quest'ansito divino che sussurra nelle e dalle profondità dell'animo, che conflige con la coscienza, ammonendola: coscienza che è il vero scandalo e baratro del nostro essere essenziale. Lo avvertiamo in foggia d'ansia, inquietudine, mal di vivere. L'Anima è ricettacolo di questa discrasia, e l'uomo avverte l'antinomia presente nella vita, nella creazione. 
L'avverte in una visione tragica, che dilania, che accentua viepiù la lacerazione dell'Origine. E non vi è sutura che possa redimerla. 
Chi soffre non è il corpo, è l'Anima. 

green demetr

Citazione di: Visechi il 27 Settembre 2024, 19:59:21 PMIl Male non è una creazione umana, o un qualcosa che si determini per effetto dell'agire dell'uomo, il quale lo rende solo manifesto, ma è presente sulla terra per precisa volontà del Creatore stesso.
Il male e il bene si sono generati per effetto di un misterioso ed inesplorabile complesso di eventi che hanno determinato la comparsa dell'uomo sulla terra. Il richiamo del male è ben presente nel profondo di ciascuno di noi; la sua voce è ben viva, udibile e ravvisabile nel concreto in tantissime manifestazioni della cultura e della storia dell'uomo.
Pur tuttavia, nonostante la vanità d'ogni nostro interrogare, val sempre la pena formulare il quesito del perché Dio si determinò a favore di una Creazione non perfetta. Su quest'argomento mancano elementi che possano dipanare e dissolvere i dubbi. La Bibbia non risponde, non fornisce le delucidazioni che l'uomo ha il diritto di richiedere. Però, in ogni caso, è possibile congetturare che Egli riversasse in essa la propria agonia ante origine (dissidio interiore – agon intradivino). L'atto creativo sarebbe il risultato della sua precisa volontà di riprodurre il dramma che dall'eternità dilania il Creatore: "Il dramma è Dio", così canta nella sua ultima opera spirituale Padre Turoldo. Componimento che è un interrogarsi circa il dramma della Sua infinita solitudine e che ripercorre e recupera l'atavica traccia del dolore primigenio. Esiste una scintilla di vita; quando scoccò ad essa si congiunse anche la scintilla omologa e contraria, quella del dolore, della morte e del disfacimento. Noi siamo creati ad immagine e somiglianza non della luce divina, ma del Suo tormento, della Sua agonia, della Sua pre-originaria lacerazione. Siamo perennemente sottoposti alle divergenti forze che la Natura esercita sul nostro intimo profondo; oscilliamo fra ansia e quiete, fra gioia e dolore, fra luce e tenebre. È la nostra anima ctonia che riluce di quest'essenza ineffabile, impregnata di senso e non sense. Questo riflettersi dal profondo di ciascuno di noi è reminiscenza della pre-storica lacerazione, del pre-storico dramma intra-divino. E la Creazione stessa si trascina appresso quest'ineluttabile ed irredimibile agon(ia), ad essa pre-esistente.
Se noi siamo creati ad immagine divina, la pre-storia di Dio deve essere caratterizzata da questo conflitto interiore – supporrei che sia anche perdurante... pre-esistente e coestensivo -. Noi, frutto della Sua (volontà?) creatrice, non possiamo esimerci, perché mai esentati fin dall'Origine, dall'avvertire e percepire come un'eco agghiacciante questo baluginare dell'ineffabile luce e dell'enigmatica e terrifica Ombra del Numinoso, perché entrambe, in un groviglio inestricabile, si espandono nella Creazione.
La Creazione stessa non è esentata da tutto ciò. Tale condizione è rilevabile nel fatto che questa si appalesa in un ansito di vita che, nel suo espandersi e contrarsi, è evocazione, annuncio e presagio di Morte, così come quest'ultima, nel perenne gioco dell'esistenza, è, a sua volta, incipit e genesi della Vita. Così pure il Male rispetto al Bene: ciascuno è testimonianza dell'alterità che lo compone, divenendone annuncio, e ciascuno dei due opposti poli è premessa e conseguenza, incipit ed epilogo del proprio omologo contrario.
Dio trasmise alla Creazione quest'agon(ia) ante Origine, cioè quel che caratterizzava la Sua pre-storia. Ve la infuse ab Origine, ed in ciò non è rilevabile alcun "peccato d'Origine" ascrivibile alla creatura, e non emergono neppure le ragioni della maledizione e degli strali divini nei confronti della Creatura e della terra che la ospita narrata nel Libro della Genesi. Il 'peccato d'Origine' è infuso nella Creazione proprio per effetto ed in conseguenza della Creazione stessa. In ciò, nel rilevare l'originaria presenza del Male nella Creazione, mi conformo all'amara constatazione di Nietzsche: <<a quel tempo, ebbene, com'è logico, resi l'onore a Dio e feci di lui il padre del male>> (Genealogia della morale).
La religione esorta all'abbandono di sé, all'oblio di sé, proprio perché in sé l'uomo reperisce quel vulnus decisorio che ammalia e tende alla separazione che innalza l'uomo a divinità che surroga Dio.
Dio pose l'uomo al vertice della Creazione, come se questa fosse cosa compiuta, nonché buona, voluta solo in funzione dell'uomo. Solo dopo aver asservito il Creato all'uomo espresse il concetto di "cosa molto buona". È ipotizzabile e verosimile pensare che Dio avesse generato la migliore Creazione che potesse fare. Un Creato che rispecchiasse la sua intima Natura, che prevedesse e contenesse in sé quegli elementi che del Suo essere erano e sono costitutivi. È altrettanto verosimile e conseguente immaginare che quell'elemento disgregante dovuto alla tentazione, ancorché non operante, ma silente, attivato per via della scelta dell'uomo, sia anch'esso costitutivo del creatore e non alieno al suo essere.
Noi avvertiamo quest'ansito divino che sussurra nelle e dalle profondità dell'animo, che conflige con la coscienza, ammonendola: coscienza che è il vero scandalo e baratro del nostro essere essenziale. Lo avvertiamo in foggia d'ansia, inquietudine, mal di vivere. L'Anima è ricettacolo di questa discrasia, e l'uomo avverte l'antinomia presente nella vita, nella creazione.
L'avverte in una visione tragica, che dilania, che accentua viepiù la lacerazione dell'Origine. E non vi è sutura che possa redimerla.
Chi soffre non è il corpo, è l'Anima.
L'uomo fu fatto a somiglianza di Dio, non del dolore.
Basterebbe fermarsi qui per capire che questa è una proiezioni dei problemi del suo autore, della reificazione del male.
Non esiste male, non esiste una creazione imperfetta: infatti viene detto in ouverture, e Dio vide che era cosa Giusta e Perfetta.
Basterebbe questa ulteriore idiosincrasia, per capire che non è il creato ad essere dialaniato, ma la proiezione di morte del suo miserrimo autore.
Una teologia di morte che nasconde chissà quali mostri della fantasia.






Vai avanti tu che mi vien da ridere

Visechi

Citazione di: green demetr il 28 Settembre 2024, 16:21:44 PML'uomo fu fatto a somiglianza di Dio, non del dolore.
Basterebbe fermarsi qui per capire che questa è una proiezioni dei problemi del suo autore, della reificazione del male.
Non esiste male, non esiste una creazione imperfetta: infatti viene detto in ouverture, e Dio vide che era cosa Giusta e Perfetta.
Basterebbe questa ulteriore idiosincrasia, per capire che non è il creato ad essere dialaniato, ma la proiezione di morte del suo miserrimo autore.
Una teologia di morte che nasconde chissà quali mostri della fantasia.







L'intera fatica di Dio, resa concreta e manifesta da e nella Creazione, è contrappuntata dall'aggettivo <<buona>>. L'intero Creato è <<cosa buona>>. Solo in seguito, con la comparsa dell'uomo, appare l'espressione <<cosa molto buona>>. Tale differenza di linguaggio, rilevabile nel I Capitolo della Genesi, offre la misura dell'atto più eccelso dell'intera opera creatrice di Dio. Solo  con la creazione dell'uomo si giunge al culmine della fatica divina. L'uomo rappresenta, infatti, il fastigio del processo creativo. Solo in tale occasione il Libro della Genesi si esprime in termini di somiglianza ed immagine del Creatore.
Somiglianza non uguaglianza, dunque. L'uomo è posto all'apice del creato, e ciò per espressa volontà di Dio, poiché fu Dio stesso che adunò tutte le creature viventi, le condusse al cospetto dell'uomo affinché questi imponesse loro un nome. Chiaro simbolo dell'estensione della signoria di quest'ultimo sull'intero creato – attribuire un nome a cose, persone o animali significava prenderne possesso -. I capitoli I e II del Libro Sacro narrano con sufficiente chiarezza questa determinazione originaria della volontà di Dio: un'opera definita <<buona>> sottoposta alla signoria di un'altra creatura considerata <<molto buona>>. In ciò è ravvisabile anche la scaturigine dell'ordinamento cosmologico che d'allora informa il creato. In ogni caso, entrambe le definizioni - <<buona>> e <<molto buona>> - lasciano ben intendere che non si tratta di creature perfette. In alcun momento Dio, il Creatore, si esprime in termini di perfezione.  Somiglianza, non uguaglianza,  mancando appunto, la Sua opera, dei crismi della perfezione, suprema qualificazione.
Somiglianza, per quanto o per quel che non è coincidenza o uguaglianza ma eccedenza o assenza (in questo caso è evidente si tratti esclusivamente di "mancanza"), è anche dissomiglianza. Ritenere che nello slabbro prodotto dal "mancare" dell'una - creatura - rispetto all'altro - Creatore - s'insinuino l'angoscia, il conflitto, il male e il dolore, induce ad inferire che la dissomiglianza sia la scaturigine del trabocco del Male, e, quindi, ne rappresenti l'esperienza che la coscienza ne fa, circostanza che, appunto, nell'uomo si traduce in una perdita di senso e significato.
<<La dissomiglianza invece secondo Pascal apre alla doppiezza metafisica della natura, che non conosce acquietamento possibile, ma, al contrario, comporta conflitto, disperazione, agonia fino alla fine del mondo.
Doppia è la natura: originaria e corrotta, integra e decaduta. L'una e l'altra convivono nell'uomo; che perciò non è né angelo né bestia, ma non è neppure mai se stesso, essendo piuttosto un impasto di entrambi – un centauro, un mostro, anzi «le plus prodigeux objet de la nature» (Givone – Storia del Nulla).
La Creazione è dunque un'opera completa e "molto buona" solo con l'apparire dell'uomo.
Successivamente Genesi c'informa che Dio, rivolgendosi all'uomo, l'ammonì: <ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti>. Egli impartì alla propria Creatura un ordine perentorio: "non devi mangiar(ne)", riferendosi all'albero della conoscenza del Bene e del Male, perché l'uomo, cibandosi dei suoi frutti, ne sarebbe morto. Il conoscere assume qui le fosche connotazioni di una forza disgregante, che separa. Il mondano attrae e separa dal divino. Dio in origine passeggiava nel giardino dell'Eden, il che lascia ben trasparire la prossimità e l'intelligenza fra Creatura e Creatore.
Ad ogni buon conto, non credo possa essere confutato il fatto che tanto l'esistenza del Bene quanto quella del Male permeassero la Creazione fin dalle origini. Cibarsi dei frutti attinti dall'albero della conoscenza significa elevare la creatura al livello di Dio, cioè sostituire le determinazioni umane all'unica vera fonte di Verità. La disobbedienza di Adamo ed Eva si traduce così in un atto che afferma l'autonomia morale dell'uomo – creatura – rispetto al Creatore, per cui è l'uomo e non più Dio a stabilire in base alle proprie determinazioni, volta per volta, ciò che è bene e ciò che è male. Da ciò deriva che non fosse più necessario soggiacere al 'consiglio divino'.
Il peccato di superbia narrato in Genesi è la cifra della lacerazione che è venuta a prodursi fra terra cielo e uomo. Genesi narra non solo il mito della Creazione, ma anche quello della profonda frattura che da allora impregna il creato. L'atto di superbia si concreta nella presunzione di poter fare a meno di Dio ogni qualvolta si pone il dilemma di scegliere, di decidere per un verso o per un altro. Accedere alla superiore conoscenza del Bene e del Male, determinando così autonomamente il grado gerarchico da attribuire a ciascun 'valore' morale, significa violare il sacro (separato) ed entrare in contatto con un qualcosa che già esisteva, che già impregnava ed intrideva la Creazione, seppur forse non ancora operante. Diversamente Dio avrebbe impartito un ordine assurdo. La Creazione è opera divina, è evidente che entrambe le forze che la impregnano siano anch'esse opera divina. La Creazione, evidentemente, era "cosa molto buona" ma non certamente "perfetta", trattenendo in sé anche "cose non buone" o "cose meno buone".
Nel prosieguo, il racconto del diluvio (ma non è l'unico caso) tradisce proprio questa imperfezione primigenia ed originaria della creazione. Il pentimento di Dio, che si traduce in un lavacro dell'intero Creato, esprime in maniera preclara quanto la fatica divina non avesse prodotto un'opera perfetta, poiché infettata dal Male.

green demetr

Citazione di: Visechi il 28 Settembre 2024, 18:40:50 PM...Il pentimento di Dio, che si traduce in un lavacro dell'intero Creato, esprime in maniera preclara quanto la fatica divina non avesse prodotto un'opera perfetta, poiché infettata dal Male.
Ma tu continui a dire che vi è il male, ma nella bibbia non si parla nè di perfezione nè di male, ma di cose buone E GIUSTE.
L'albero del bene e del male, ovvero l'albero della conoscenza del bene e del male.
E' allegoria di come l'uomo che vive originariamente nel bene e nella giustizia di esso, all'improvviso conosca anche il male.
Ovvero si vergogni delle sue cattive azioni.
E' la vergogna il primo sintomo della propria malvagità.
Della nudità.
E' inutile dire che qui si sta parlando del sesso.
Ovvero la malvagità sta nel giudicare il sesso.
Questo errore primigenio verrà scontato con i parti e col lavoro.
Ovvero l'allegoria continua, l'uomo si dimenticherà di aver giudicato il sesso.
Il motivo per cui era stato cacciato da ciò che era buono e giusto.
Alla stessa maniera procede Nietzche.
Che Dio siamo noi è evidente quando mangiato dall'albero della conoscenza, non solo l'uomo non muore, come il dio aveva maledetto, ma anzi gli dei continua la bibbia dissero fra di loro, che ora l'uomo era COME LORO.
E' chiaro che il dio è una allegoria del giudizio dell'uomo, della sua apertura alle diversità della natura, alla sua capacità di nutrirlo, al suo auto-castramento sessuale.
L'ebraismo è una religione della riapertura al piacere sessuale.
IL cristianesimo il suo esatto contrario è la religione del peccatto, del guardiano, del cane dell'impero.
L'idea di perfezione, di voler essere perfetto, di voler essere puro, sono tutte figure della nevrosi che porta con sè la religione mal interpretata.
Il male diventa l'ossessione, il motivo dei loop infiniti delle persone ottuse, chiuse, nemiche dell'altro, nemiche della natura.
Da questo spettacolare inizio poi la BIBBIA decolla, dalla fratellanza tradita di caino ed abele, alla fratellanza rinsaldata tra giuseppe e i suoi fratelli.
E' l'amore che va rinsaldato per poter tornare dall'angelo con la spada di fuoco: siamo pronti a tornare nel giusto e nel buono?
La vedo dura, durissima, sopratutto in questi tempi di debosciaggine assoluta.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Visechi

La Bibbia utilizza il linguaggio mitico, per cui è ridondante di allegorie, metafore, simboli. Pur tuttavia, benché non si possa sorvolare su questa evidenza che apre l'uscio a molteplici interpretazioni (per esempio la tua, alquanto singolare, molto cattolica e sessuofobica), non ci si può discostare eccessivamente dal dettato letterale, diversamente si cadrebbe nel delirio di Biglino e dei suoi adepti. 
La Bibbia parla con esattezza e precisione della presenza di due alberi, quello della Vita, che rappresenta l'allegoria dell'eternità, e quello della conoscenza del Bene e del Male, la cui metafora è assai più articolata e complessa, volendo riferirsi, presumibilmente, all'emergere di una coscienza autonoma e all'insorgere dell'autonoma determinazione della creatura, non più dipendente nelle sue scelte dalle imposizioni divine. Si ha conoscenza di un qualcosa che già, ab origine, permea il creato. L'imperativo divino è perentorio, non equivocabile. Cibarsi di quei frutti apre ad una visione discriminatoria della realtà e del creato tutto: un creato perfettibile in cui bene e male sono intrecciati in un groviglio indistricabile che rappresenta l'humus seminale della libertà della creatura. Il male è reso necessario proprio dalla necessità pretesa dalla libertà, che in sua assenza non potrebbe aver sviluppo e dimora. Dal Male Dio non poteva prescindere perché è parte della sua Natura.

Abbiamo due evidenze: 
l'esistere del Male ante-origine mundi, cioè prima che Dio compisse la sua opera; l'esistere del Tentatore – il Male – anch'esso precedente alla Creazione. Il loro esistere è in entrambi i casi da porre prima della locuzione <<In principio...>>, che è l'incipit dell'intera Bibbia. La tradizione racconta che Satana e la schiera degli angeli caduti avevano già patito e subito la condanna di Dio. La maledizione che li ha colpiti, che precedette la Creazione, sappiamo essere irredimibile e definitiva: semper et pro semper, senza che sia necessario un ulteriore pronunciamento che la rinnovi. È stata pronunciata in origine ab aeternum. Ma nel libro della Genesi, al Capitolo III, è narrato un episodio che, alla luce di quanto appena detto, appare subito alquanto singolare e di per sé significativo. 
A seguito della disubbidienza, Dio maledisse la Creazione scacciando l'uomo dall'Eden. La narrazione di questo episodio è quanto mai significativa, rappresentando, infatti, la cifra della particolare disposizione di Dio nei confronti della discendenza di Adamo ed Eva. Dio provvide ad entrambi le vesti necessarie per coprirsi, affinché non provassero vergogna per causa della propria nudità. Evidenza – la vergogna - dell'insorgere di una coscienza autonoma. Il gesto del Creatore è segno dell'attenzione rivolta alla creatura, ritenuta pur sempre <<cosa molto buona>>, e ciò malgrado la ribellione. La singolarità di quest'episodio è rilevabile nel fatto che Dio maledisse anche il serpente, cioè Satana, il Tentatore, il principe della schiera degli angeli ribelli, e, qui sta la singolarità, già maledetti prima che la Creazione fosse anche solo iniziata. 
È possibile che Dio avvertisse la necessità di rinnovare una maledizione che la tradizione biblica ritiene fosse irrevocabile ed irredimibile? O, evenienza assai più verosimile, il III capitolo della Genesi ci racconta in chiave allegorica il momento preciso in cui Dio compì l'atto deliberativo di definire e marcare il territorio di competenza del Male, fornendo di contenuto e di concreta apparenza ad un qualcosa – una forza – che era costitutiva del suo essere, ipostatizzandola nella figura e persona dell'angelo decaduto: il demonio? Egli punì l'uomo scacciandolo dall'Eden e maledisse la terra e quel qualcosa che era parte della sua Numinosa divinità. La Creazione è un atto compiuto solo se si tiene conto anche di questo particolare evento. Dio confinò sulla terra il Male, costitutivo del suo essere, identificandolo e facendolo coincidere con il demonio – rendendolo in forma e persona di diavolo -. Cioè, in definitiva, dal Male si divise (diaballo - colui che separa), se ne separò (facendo sì che divenisse immanente alla Creazione). Delimitò il confine che separa il Bene – cioè il suo volere, le sue prescrizioni (<<Di tutti gli alberi del giardino tu puoi mangiare; ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu te ne ciberai, dovrai certamente morire>>) -, dal Male. Il Bene in questo racconto coincide con l'abbandono mansueto alla volontà di Dio - <<sia fatta la tua, non la mia volontà>>; anche il figlio dell'uomo si abbandona alla volontà del Padre -; il Male è il progressivo o improvviso discostarsi, il suo separarsi, dividersi (diaballo) da questa volontà, per precipitare dentro le spire del peccato e del demonio. 

green demetr

Citazione di: Visechi il 29 Settembre 2024, 23:07:50 PMIl Bene in questo racconto coincide con l'abbandono mansueto alla volontà di Dio - <<sia fatta la tua, non la mia volontà>>; anche il figlio dell'uomo si abbandona alla volontà del Padre -; il Male è il progressivo o improvviso discostarsi, il suo separarsi, dividersi (diaballo) da questa volontà, per precipitare dentro le spire del peccato e del demonio. 
L'allegoria biblica è molto complessa, io stavo ascoltando un rabbino inglese, che poneva molte domande, quante sono le "stranezze" del testo.
Infatti il serpente (che è per te è il male) dice ad adamo ed eva che non è vero che moriranno.
E infatti non muoiono.
perchè un dio buono e giusto dovrebbe mentire?
Una volta mangiato gli dei dicono che ora l'uomo è come loro: dunque gli dei hanno mentito perchè sennò adamo ed eva diventavano come lui?

Sono passaggi completamente dimenticati dalla tradizione cristiana.

Mi piace la tua intepretazione di una emersione di una coscienza individuale, dovuta proprio alla conoscenza.
Ma perchè l'uomo si nasconde?
L'emersione di una coscienza perchè viene associata ad una cosa così insignificante come la nudità?

Ci sono parecchie domande inevase, anche nella tua spiegazione.

E ci sta, su questi punti vorrei tornare anche in futuro.

Quello che meno capisco è perchè ritieni che il male appartenga a Dio.
Quale passaggio biblico o evangelico te lo fa pensare?

Il male viene identificato con Satana di solito infatti, e cioè un personaggio molto particolare che si dice menta....

Ma anche lì: il serpente che prima di essere un serpente, passeggiava nel giardino....(anche qui...che significa? chi è o cosa è il serpente?)
NON MENTE AFFATTO! infatti lui dice che non moriranno, e infatti non sono morti, LUI DICE CHE DIVENTERANNO COME DEI, e infatti gli DEI dicono che sono diventati come LORO.

Dunque il serpente non mente affatto si direbbe invece il contrario che sono gli DEI che mentono e il SERPENTE che dice la verità.

Ovviamente non credo alla lettura letterale della bibbia che propone biglino, anche perchè poi parte con una serie di congetture bizzarre.
A me interessa il lato allegorico.
E non si capisce niente!

La bibbia contiene alcune delle verità più criptiche, che come siamo messi oggi, rischiamo di perdere per sempre.

Si il rabbino proponeva la risoluzione del RAMBAM....ma devo ancora arrivarci, comunque avevo aperto una discussione sulla bibbia come la stavo provando a leggere....che viste le difficoltà ho dovuto chiudere.

Alle prossime puntate.

ps

di certo il problema del male non può essere risolto come ha fatto il medioevo parlando di bene minore....a me pare ridicolo, e quindi guardo sempre al mondo ebraico.

come può un dio essere buono e allo stesso tempo cattivo? questa era la domanda che attanagliava il medioevo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere