L'empatia rende davvero le persone migliori e più altruiste?

Aperto da Socrate78, 06 Febbraio 2022, 17:25:21 PM

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Socrate78

Come da titolo, mi chiedo se l'empatia renda davvero le persone migliori e più altruiste. L'empatia è appunto la disposizione della psiche a provare (in maniera più o meno forte) le stesse emozioni che provano gli altri, sia positive che negative. Di conseguenza l'empatico sentendo dentro di sé il disagio degli altri farà in modo di consolarli, di aiutarli, ma lo farà in fondo per stare bene lui! Quindi nell'empatia l'altro non è il FINE dell'azione altruistica, ma è un MEZZO e quindi, anche se normalmente non viene mai detto, anche l'empatica usa gli altri per un tornaconto, solo che il tornaconto non è materiale, ma psichico. Ma si tratta sempre di rapporto strumentale con l'altro, quindi rimaniamo sempre all'interno di un egoismo che produce sì effetti positivi, ma pur sempre egoismo è ed è tra l'altro accompagnato da autoinganno, poiché l'empatico crede davvero di fare del bene all'altro, ma in realtà il vero fine è l'IO. Di conseguenza deduco che sono molto rare le azioni davvero altruistiche in cui si ha di mira il puro bene dell'altro prescindendo dal proprio tornaconto, e di conseguenza l'uomo è egoista per natura, cambiano solo i modi con cui quest'egoismo si manifesta. Solo se un altruista si sacrifica per l'altro ricevendo un danno obiettivo per se stesso e per il proprio benessere, allora solo in quel caso è davvero altruista.
Sono corrette secondo voi le mie riflessioni oppure l'empatico può davvero definirsi altruista?



viator

Salve Socrate78. Tu hai perfettamente ragione sia dal punto di vista logico che psicologico.
Purtroppo, l'affermare che l'altruismo assolutamente disinteressato (che cioè non provochi nessun genere di gratificazione o di merito in chi lo pratica) non esiste..............rappresenta una verità etica ma una bestemmia morale.
Sarebbe come affermare che deputati e senatori si sono candidati alle loro cariche per ragioni diverse dal volontariato sociale. Certe cose si possono pensare ma guai a dirle o scriverle.
L'empatia poi è cosa leggermente diversa. Non ha niente a che vedere con egoismo od altruismo. Charles Chaplin fu attore e grandissimo comico che comunicava istintivamente la massima empatia a chiunque. Questo non gli impedì mai di comportarsi - quando gli convenne - da profondo egoista nei rapporti personali. Saluti.


Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

Secondo me, occorre considerare che si persegue sempre ciò che si ama.
Quindi la ricerca del bene consiste inevitabilmente nel volere il bene dell'amato.

Di modo che è l'amore a determinare le scelte che man mano facciamo.

Questa azione è totalizzante.
Infatti l'amore esprime ciò che siamo.
Al punto... che noi siamo ciò che amiamo.

Ciò che amiamo "veramente", non ciò che riteniamo di amare...

Di norma, si inizia amando se stessi.
Un amore che può durare tutta la vita.

Tuttavia questo amore per se stessi può esaurirsi. Cioè finire per rivelarsi sbagliato, da rinnegare.

L'empatia rientra in questa possibile transizione.
Perché tramite l'empatia, l'amore prima rivolto esclusivamente a noi stessi, chiede di più.
L'egoismo si amplia chiedendo di amare anche ciò che prima era escluso.

Perché avviene questo ampliamento?

Perché l'egoismo non può che trasformarsi man mano in altruismo, una volta che l'empatia ha iniziato a fargli percepire di essere, almeno un po', pure l'altro.

L'altro non può più essere ignorato.
Il legame che ci lega a lui si fa sempre più evidente.
Il suo dolore diventa il nostro dolore.

"Ama il prossimo tuo come te stesso"

Perché mai?

Perché è te stesso!
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Socrate78

@Bobmax: Puoi dimostrare in qualche maniera che realmente l'Io dell'uomo è CONNESSO a quello degli altri? Per dimostrare questo bisognerebbe prima dimostrare che cos'è l'io, dove ha sede nell'uomo, se è unito in qualche modo a quello degli altri oppure separato. La percezione che proviamo è che l'Io di ognuno di noi sia distinto/separato da quello degli altri, secondo te questa percezione è illusoria?

Kobayashi

L'empatia consente di intuire le condizioni interiori dell'altro.
Dopodiché si sceglie se usare tali informazioni per manipolare l'altro oppure per soccorrerlo.
Che soccorrendolo ci possa essere un ritorno nella forma del sollievo dalla tensione determinata dalla sofferenza che noi intuiamo presente nell'altro, significa che ciò non è altruismo ma egoismo?
Mi sembra un ragionamento sbagliato che può avere origine solo dall'idealizzazione del disinteresse, il quale evidentemente essendo noi immersi nella vita non può esistere in una forma pura.
La ricerca della purezza porta di solito alla catastrofe...

bobmax

@Socrate78

È la percezione dell'io in quanto tale ad essere illusoria.
Non vi è alcun io.

Perché l'io è generato dal cervello per effetto delle sue elaborazioni.

Ma non vi è alcun luogo dove sia l'io, nessuna parte di noi è l'io.
Perché l'io non esiste.

Quando perciò si avverte che l'altro non è che me stesso, cosa significa, visto che l'io è una illusione?

Significa che ciò che esiste, per davvero, è pura comunicazione.

Cioè quello di cui abbiamo contezza è sempre e solo relazione.
Pura relazione, insuperabile relazione.

Dove... i poli che si relazionano, che comunicano... sono solo funzionali alla stessa comunicazione!
In realtà i poli che appaiono comunicare, non esistono!

Ciò che esiste è soltanto comunicazione.

Di modo che non è questione di "io", che richiede inevitabilmente un "tu", ma di Dio!

Non c'è nessuno, se non Dio.

Che non è un io. Che senso mai avrebbe?

Dio ama se stesso.
E si manifesta, a se stesso, attraverso la comunicazione.

So che è difficile. Ma ti assicuro che è difficile solo perché estremamente semplice.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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