L' assurda negazione della Verità

Aperto da bobmax, 22 Febbraio 2024, 13:05:08 PM

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iano

#165
Citazione di: Koba II il 03 Marzo 2024, 16:37:48 PMOpportuno il tuo riferimento alla metanoia cristiana, cioè al movimento di conversione, di trasformazione progressiva che riguarda tutto l'essere dell'uomo: il suggerimento di un lettore di Hegel che ci ricorda che la verità è processo?
Io la leggo così, come un giusto rimprovero... Ammetto di aver affrontato la discussione fino ad ora con in testa un'idea di verità come un'immagine statica, istantanea, diciamo così.
E che si prenda sul serio, una buona volta, la dialettica!

Ma non pensi che i tuoi opposti atteggiamenti, succedutesi in diretta, (cosa che solo la vituperata tecnologia che produce i forum come questo, può fare, cioè documentare il pensiero in diretta nel suo divenire) trovino la loro ragione nel loro succedersi?
Forse la verità più che un processo è una sua fase, senza esserne l'inizio o la  fine, cosa che invece ci appare quando lo parzializziamo, secondo come lo parzializziamo.
La verità quando la vediamo alla fine del processo, per essere davvero tale, per svolgere cioè la sua funzione, deve essere messa al riparo dalle sue negazioni, e un modo per farlo è dimenticare il processo che l'ha generata.
Solo così essa ci potrà apparire come un punto da cui il processo può ripartire.
Forse allora dovremmo riprendere la lettura del primo scritto di F.N., come ho sentito oggi accennare sulla Rai nazionale, che se non ho capito male somiglia ad un elogio della dimenticanza, quella capacità di dimenticare che le macchine non hanno, perchè tengono sempre memoria dei loro processi, per cui abbiamo una successione di zero e di uno senza che sia possibile scambiare alcuno di essi per un inizio o una fine, un a-priori o un a-posteriori.
Scegliere un punto da cui partire è solo una necessità della narrazione, quando quella successione vogliamo analizzare.
E' il racconto del processo che richiede un inizio e una fine, non il processo.
Però io credo anche che la verità, così come ho provato a delinearla, non possa più replicarsi, per mancata perdita di memoria. Essa non potrà più inabissarsi ponendosi a fondamento delle evidenze,
cioè di ciò che non si riesce negare,
 creando così un mondo assimilabile alla realtà.
Il fondamento della scienza invece è la possibilità di negare, ma per negare bisogna  tenere memoria di ciò che si nega, perchè se si perde quella memoria, sarà quella negazione a divenire verità.

Ma la memoria non è cosa per tutti, perchè richiede spazio e ha un costo , mentre la verità è a buon mercato, e infatti chi non ne possiede almeno una.
------------------------------------
Gratis, le grandi novità,
Gratis, le nuove nudità
(Gratis le nuove verità)
C'è ancora da ridere
Nell'intimità,
C'è ancora da fingere,
Ah, che delirio, che scomodità
Gratis, con che facilità,
Prima, durante, dopo Ma
C'è ancora da leggere
Due passi più in là
A gratis, e nessuno lo sa
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Alberto Knox

#166
Citazione di: Ipazia il 03 Marzo 2024, 15:01:24 PMUna proposizione per essere sensata e veritiera deve fare riferimento ad una realtà antecedente.
Ok , giustissimo, infatti la previsione che il sole domani sorgerà è un esempio di ragionamento induttivo basato sul fatto che , nella  nostra esperienza, il sole è sorto puntualmente e quando lascio andare un oggetto mi aspetto che cada , sulla base della mia esperienza precedente . Gli scienziati usano questo tipo di ragionamento quando formulano ipotesi che si fondano su un numero limitato di osservazioni o di esperimenti. Le leggi della fisica , per esempio , sono di questo tipo.
Sarà anche verità che si sia sempre invariabilmente osservato che uno stato di cose B (per esempio l alba) segue uno stato di cose A (il tramonto) ma non si deve intendere ,con ciò, che B sia una conseguenza necessaria di A. In che modo infatti  il tuo riferimento ad una realtà antecedente osservata può sostenere che a B debba necessariamente seguire A? Non vi è nessun collegamento logico necessario (al di là della nostra fiducia sulla regolarità della natura)tra A e B.
Ed è esattamente in questo senso che le proposizioni a-posteriori sono fertili ma sono incerte.
è possibile riuscire a trovare un modo per formulare il ragionamento ricavato dall esperienza in modo che le regole con cui facciamo sintesi siano sicure e certe? Questo se nella mente riusciamo a trovare dei principi universali e necessari attraverso le quali faremo sintesi dell esperienza. giudizi sinteci a-priori.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

#167
Citazione di: Alberto Knox il 03 Marzo 2024, 18:15:57 PMè possibile riuscire a trovare un modo per formulare il ragionamento ricavato dall esperienza in modo che le regole con cui facciamo sintesi siano sicure e certe? Questo se nella mente riusciamo a trovare dei principi universali e necessari attraverso le quali faremo sintesi dell esperienza. giudizi sinteci a-priori.
Se è dalla conoscenza del processo che  genera le leggi, che le leggi ereditano la loro incertezza, allora l'unico modo che c'è per dargli certezza non è la ragione, ma dimenticarsi del processo, se ciò fosse possibile.
E' in questo modo che noi abbiamo ereditato un mondo belleffatto, come se fosse stato li da sempre ad attendere la nostra venuta, ignari della sua generazione.
C'è stato un momento della nostra storia in cui ci è stato possibile dimenticarci del processo, evento forse non più replicabile.
Così che all'illusione di questo mondo non ne seguirà una altra.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Citazione di: Koba II il 03 Marzo 2024, 11:13:36 AMPilato mette in discussione che esista una verità ultima sulla vita dell'uomo, una verità che Gesù dice di incarnare.
Non c'è nulla di assurdo nella negazione di una verità del genere, anzi. E negarla non significa negare anche che vi possano essere verità più piccole, parziali, utili per la sopravvivenza.
In tutto questo non c'è nulla di assurdo, ne di paradossale.

Questa considerazione afferma implicitamente ciò che nega.

Vi sono soltanto verità parziali, più piccole, utili...

È anch'essa una verità parziale, utile?
E se è parziale, di che cosa è una parte?

Corto circuito logico.

Siamo persi nella dissomiglianza.

Ma al di là della fallacia logica, la voragine è etica.
Per rendercene conto, la considerazione che vi siano soltanto verità parziali, piccole, utili... dovrebbe essere rivolta a noi stessi.

Cioè in me non vi è alcuna Verità!
Ma questo è un pensiero impossibile.

Sì la Verità implica dolore e disperazione.
Cosa non ci si inventa pur di non andare all'inferno...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Alberto Knox

Citazione di: iano il 03 Marzo 2024, 18:22:18 PMSe è dalla conoscenza del processo che  genera le leggi, che le leggi ereditano la loro incertezza, allora l'unico modo che c'è per dargli certezza non è la ragione, ma dimenticarsi del processo, se ciò fosse possibile.
l'approccio epistemologico alla scienza è il come viene organizzata la conoscenza scientifica , ovvero come formulano il ragionamento . L'assiomatizzazione della fisica è l'elemento fondante nel ragionamento induttivo utilizzato in fisica ad esempio il secondo principio della dinamica di Newton che dice che la forza è uguale alla massa per l accelarazione. E su tale assioma si costruisce tutta una serie  di derivazioni fisiche dell assioma complicando il sistema. Come nella geometria che si parte da un assioma ad es.  "il triangolo ha tre angoli" e costruiamo tutta una geometria rigorosa e certa partendo dall assioma. La verità che il triangolo ha tre angoli è una verità a-priori così come F=M x A è una verità a priori , esistono delle cose su cui non si prescinde, questo è un esempio di universale e necessario . l'assioma è dunque la formalizzazione di quell a priori attraverso il quale costruiamo tutto un ragionamento rigoroso e certo analiticamente.
L'incertezza da dove arriva? l'incertezza deriva dal momento in cui per far vedere una traiettoria devo mettere dei dati che ho incompleti oppure che conosco poco. Stessa incertezza deriva dal fatto che non si può mai conoscere con esattezza infinita lo stato iniziale dell oggetto nella traiettoria.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

Citazione di: Alberto Knox il 03 Marzo 2024, 18:15:57 PM...è possibile riuscire a trovare un modo per formulare il ragionamento ricavato dall esperienza in modo che le regole con cui facciamo sintesi siano sicure e certe? Questo se nella mente riusciamo a trovare dei principi universali e necessari attraverso le quali faremo sintesi dell esperienza. giudizi sinteci a-priori.

Sì, ma solo nel ragionamento deduttivo basato su saperi convenzionali, come la matematica, possiamo ottenere risultati "sicuri e certi".

Nel mondo reale naturale il metodo scientifico cerca attraverso algoritmi, certificati dall'esperienza (know how, calcolo, predittività), di ottenere risultati sicuri e certi nelle applicazioni tecnologiche, con piccoli margini di errore che non compromettono il risultato finale.

Le categorie kantiane mi sembra complichino in senso metafisico, contaminate dal noumenismo a-priori, un processo dell'intelletto che si limita a seguire, sulla base dell'esperienza consolidata a-posteriori, dei percorsi logici di approccio alla realtà naturale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 03 Marzo 2024, 20:57:02 PMLe categorie kantiane mi sembra complichino in senso metafisico, contaminate dal noumenismo a-priori, un processo dell'intelletto che si limita a seguire, sulla base dell'esperienza consolidata a-posteriori, dei percorsi logici di approccio alla realtà naturale.
Spazio, tempo e categorie sono strutture innate dell intelletto. Anche se all inizio , da appena nati, sono strutture ancora vuote. Ma il bambino, crescendo riempirà quelle strutture di esperienza che è vero si consoliderà a.posteriori ma di cui era innatamente predisposto a farne esperienza, sono le facoltà ad essere innate non l'esperienza.
 è in questo senso che i giudizi sintetici sono a -priori.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Ipazia

Citazione di: Alberto Knox il 03 Marzo 2024, 21:36:49 PMSpazio, tempo e categorie sono strutture innate dell intelletto. Anche se all inizio , da appena nati, sono strutture ancora vuote. Ma il bambino, crescendo riempirà quelle strutture di esperienza che è vero si consoliderà a.posteriori ma di cui era innatamente predisposto a farne esperienza, sono le facoltà ad essere innate non l'esperienza.
 è in questo senso che i giudizi sintetici sono a -priori.
Ma sono strutture in perenne evoluzione, non riducibili a "cose in sé" permanenti ed autosufficienti. Ai livelli evolutivi più complessi necessitano di cure parentali per non prendere fischi per fiaschi andando incontro ad una rapida distruzione. Su queste strutture genetiche si fonda ben poco in assenza di "formazione". Sono, aristotelicamente, mere cause materiali.

Lo stesso Kant ha dovuto farcirle per renderle utilizzabili. Una farcitura superata mi pare. Come quella di Hegel. E del neopositivismo scientista. Una scatola vuota riempita poco più razionalmente che ai tempi del vaso di Pandora. Con l'immancabile deus ex machina.

(Sempre le donne di mezzo per assolvere i guai del patriarcato)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Alberto Knox

Citazione di: Ipazia il 04 Marzo 2024, 06:09:44 AMMa sono strutture in perenne evoluzione, non riducibili a "cose in sé" permanenti ed autosufficienti.
Questo è vero, non sono riducibili a cose in sè. Sono strutture innate che in un organismo sano sono le facoltà cognitive , intellettive, percettive di spazio , tempo e categorie. Sono la cassetta degli attrezzi per l'esperienza come li chiama Odifreddi.  Tutto ciò che percepiamo passa attraverso i filtri della sensorialità e le facoltà intellettive rielabarono quelle percezioni in causa/effetto ad esempio, o la matematica. Gran parte della nostra conoscenza deriva dalla capacità di fare matematica, ma noi dobbiamo imparare a contare , da piccoli con i fagiolini, da grandi con le equazioni differenziali. Ciò non toglie che questa possibilità di fare matematica è innata. la possediamo già potenzialmente. Lo stesso vale per imparare  a suonare uno strumento, noi impariamo a suonare uno strumento ma è grazie alla facoltà intellettive di capirne il ritmo e le sue regole e le facoltà sensoriali di sentirne l'armonia che possiamo farlo.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

green demetr

Citazione di: Alberto Knox il 03 Marzo 2024, 14:12:50 PMa-posteriori sono le regole con cui facciamo sintesi dell esperienza. Come uniamo le idee? Look così come Hume avevano elencato delle modalità per costruire e per unire fra di loro delle idee molto diverse , per esempio causa-effetto , ma gli sitessi empiristi , lo stesso Hume aveva messo in discussione questa modalità , il ragionamento induttivo si basa sull assunto che il corso della natura sia sempre uniformemente invariabile. Il fatto che il sole sia stato visto sorgere sempre in orario , o che le leggi dell inverso del quadrato sia sempre stata confermata , non è una garanzia del fatto che continuerà a essere così in futuro. Allora i giudizi sintetici a posteriori sono sì legati all esterno , prendono i loro contenuti dall esperienza, sono creativi ma sono le regole con cui costruiamo la conoscenza a non essere certe. I giudizi a posteriori sono fertili ma sono incerti.
Perfetto, infatti non è il giudizio a essere chiamato in causa quanto lo schema causale.
D'altronde per essere molto stringato la realtà è una (problema filosofico ancora assai aperto, qua vado con la "mia accetta") ma i fenomeni sono diversi.
Il fatto che lo schema contemporaneo è ancora incerto, o addirittura indecidibile (per ora), dice assai bene di come sia difficile ipotizzare una ontologia che sia episteme.
Ad oggi siamo dentro un mondo fenomenico, dove la verità è decisa localmente.
Non c'è contradizione, semplicemente il modello è incompleto, ma funzionale al suo uso economico.
In Hume quando anni e anni fa lessi l'introduzione, la questione viene portata ancora più a fondo, purtroppo non ricordo più niente.
Consiglio a qualcuno di leggerlo e di riportarcelo su discussione a parte.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Koba II il 03 Marzo 2024, 16:37:48 PMOpportuno il tuo riferimento alla metanoia cristiana, cioè al movimento di conversione, di trasformazione progressiva che riguarda tutto l'essere dell'uomo: il suggerimento di un lettore di Hegel che ci ricorda che la verità è processo?
Io la leggo così, come un giusto rimprovero... Ammetto di aver affrontato la discussione fino ad ora con in testa un'idea di verità come un'immagine statica, istantanea, diciamo così.
E che si prenda sul serio, una buona volta, la dialettica!
Torno a leggere Adorno e la sua dialettica negativa, abbandonata senza profitto un anno fa. Ho appena iniziato il testo che raccoglie le trascrizioni del corso universitario che aveva tenuto nel semestre estivo del 1965 su "Metafisica. Concetto e problemi", il quale spiega, in modo più comprensibile, molti dei temi di "Dialettica negativa".

La verità in Hegel come processo?
Vedo che non ci stiamo capendo affatto.
Ti rimando di nuovo alla lettura della prefazione.
La cosa che mi importa di Hegel non è tanto il suo concetto di verità.
Quanto il fatto che mette finalmente al centro dopo millenni di filosofia il PROBLEMA del soggetto.
Di Adorno è importante la critica all'industria culturale, nel suo minima moralia è evidente che la risposta etica è di nuovo legata alla scelta etica del singolo.
Nella prefazione dei minima moralia però Adorno dice di parlare in nome di Hegel, e cioè a partire da un soggetto storico determinato.
Ma Hegel non parla di un soggetto storico determinato.
Perchè se il problema fosse la determinazione storica, il soggetto in sè non dovrebbe avere problemi, ovvero basterebbe ribellarsi a quella determinata situazione storica.
Ma in Hegel la questione non è affatto quella.
Il problema del soggetto è piuttosto quello di NON essere il soggetto TOUT-COURT.
Noi continuiamo a parlare di noi come se esistessimo in quanto soggetti.
Ma noi non lo siamo affatto.
L'io è quel punto di vista che si affaccia sul mondo delle cose (fenomenologia) e che nel momento in cui si affaccia DEVE (ed è questa la scoperta più importante di Hegel, non ancora capita, figuriamoci recepita da ogni filosofo, tranne me) AMMETTERE che ESISTA un DIO.
La metanoia cristiana non la conosco, ma per me è molto facile capire quale sia stato il meccanismo che ha portato l'io a diventare SOGGETTO ETICO ovvero SPIRITUALE (secondo il mio prof è AGOSTINO).
In fin dei conti è quello che sembra dire Platone (per i pochi che lo hanno capito, ossia per ora SOLO IO).
Ma il tutto come un domino è venuto giù grazie a questo video, che ho capito, e che sto facendo uno sforzo per interiorizzare, significa cambiare tutto nella mia ricerca.
Perchè è ovvio che Platone è un ORFICO.
Hegel? Hegel è un sommo genio, infatti tutto il discorso difficile, molto difficile sull'ALTRO come controltare dell'incomucibilità del TEMPO, diventa infine il rantolo finale che chiude il primo capitolo della fenomenologia,e che credo sia definitivo, non riesco a immaginare come si possa andare avanti. Hegel lo fa, e sono più che altro curioso di vedere dove svolazza via.
Per me il discorso di Hegel è quello del primo capitolo della FDS; che chiude così: " Noi NON POSSIAMO VIVERE".
Penso che Hegel abbia infine pronunciato la dannazione totale, e irrevocabile.
MA prima di lui è esistito l'orfismo e il cristianesimo.
La metanoia è quella conversione che ci permette di vivere di NUOVO. anzi di vivere per davvero, e per la prima volta.
Certo oggi in tempi BUJ, il soggetto destinato a NON VIVERE, non riesce più nemmeno a vederlo il CRISTO.
E' talmente disperato, siamo talmente disperati, che oggi serve una scienza come la psicologia per tenerci in qualche maniera a galla.
Ma il nichilismo dei nostri tempi, non ci fa vedere cose ancora più complesse, come il CRITONE (di Platone) e l'inizio del PROCESSO (di Kafka) invece con una intellezione superiore ci portano agli occhi.
NEMMENO LA VOLONTA' ti basterà (per vivere).

Ecco che l'etica ha bisogno di un fuoco sacro, una volontà superiore alle volontà dei singoli.
Una volontà di POTENZA (ed eccoci all'ultimo dei filosofi ossia Nietzche).
Una volontà di POTENZA forgiata non solo dalla FILOSOFIA, ossia dall'ETICA (orfico-cristiana), ma anche da DIO STESSO.
Ecco che Nietzche diventa troppo, ha bisogno di trovare ristoro e implode sotto i colpi che questa ricerca assesta al SOGGETTO.

Mi fa tanto ridere, quando tra migliaia di anni, forse si capirà quello che un breve periodo di 2000 anni aveva partorito, e di cui le conseguenze, ossia l'impossibilità, la paranoia, fino alla schizofrenia dei giorni nostri, porterà a devastanti paesaggi di oscurità mai vista prima.
Tanto che qualcuno diventa catastrofista, in nome di una pace interiore, ormai compromessa PER SEMPRE.
Non sono un catastrofista, anche se il 2020 l'ho vissuto come tale, a testimonianza di quante letture ancora mi mancavano, e tutt'ora mi mancano.
D'altronde interiorizzare duemila anni di ricerca spirituale, e trovare la forza che questa ricerca ci ha portato a capire che E' NECESSARIA, proprio per quel cammino verso la verità che oggi appare come un miraggio.
Un cosa da poeti per i più.
Esatto una cosa da poeti! (chissà quando lo capiranno)
Ah ecco il video: https://www.youtube.com/watch?v=1HI5IPhIh-o

Gli altri li devo ancora vedere.
Se sono tutti come questo...wow.
Molte cose sono ancora da fare.
C'è molto, molto da leggere.

Tutta sta pappardella per dire.
No non voleva essere una critica, la metanoia cristiana è l'unica via.
In cosa consista dovrebbero essere gli amici cristiani o gnostici, quelli a farlo.
Non ne vedo traccia alcuna.
Forse perchè non sapevo dove cercare.
Di certo quella ORFICA ora la conosco, e non vedo l'ora di approfondirla.

Ciao!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: iano il 03 Marzo 2024, 10:36:29 AMForse la verità è ciò di cui si prende coscienza interagendo con la realtà, e poi ci si dimentica, ma che non perciò smette di essere causa di nuova interazione, tanto da potersi scambiare con ciò su cui l'interazione si fonda, l' ''a-priori'', che però nasce dalla perdita di memoria dei suoi natali.
Quindi in effetti non credo che la verità ci dica qualcosa della realtà, ma sia una istruzione per l'uso della realtà.
Apparentemente quindi ti dice, attento davanti a te c'è un pezzo di realtà chiamato burrone, ma nel tempo che tu ti chiedi cosa sia davvero un burrone, ci sei già caduto dentro.
Si tratta allora forse di una istruzione non verbale, quando la realtà preme e non c'è tempo per le parole.
Più che qualcosa che non si può dire è qualcosa che non conviene dire.
Tradotta in parole la verità è un ''fallo e basta'' che ti può salvare.
Però se il burrone non è un pezzo di realtà, ma un istruzione per l'uso della realtà che nasce dall'interazione con la realtà, questa dinamica di interazione fa si che le istruzioni possano mutare.
Così si inizia a negare la ''verità'' del burrone, con inevitabili allarmi di fine del mondo, essendosi assimilata l'apparenza al mondo.
E' la storia di quel filosofo che, filosofando, finisce in un fosso, ma se la filosofia fa parte dell'interazione con la realtà, ciò dimostra solo che questa interazione non è mai priva di rischi.
In effetti il miglior modo di finire nei fossi è smettere di filosofare, cioè di far tesoro dell'esperienza.
In questo modo se finisci nei fossi non è perchè non li vedi, ma perchè non ne hai proprio idea , e perciò non li vedi.
In questa interazione con la realtà non ci sono a-priori ed a-posteriori, se non in apparenza, perchè si tratta di un ciclo che non appare nella sua interezza perchè non c'è mai il tempo di raccontarlo tutto per intero.
Il problema non è l'apparenza, perchè l'apparenza è tutto ciò che possiamo ricavare dalla realtà, ma una incompleta apparenza che spezza la vista della sua ciclicità, e ci sono buoni motivi per farlo, perchè il pensiero si sviluppa nel tempo, e il tempo dell'interazione vitale è limitato.
A proposito dei fossi.

1. Strano perchè che la bomba atomica fosse pericolosa qualcuno lo aveva ipotizzato.
Ma l'uomo deve fare esperienza.

2. Per poter dire che quello è un burrone, qualcuno ci deve cascare.


3. La cosa strana è a mio parere ricascarci (ovviamente è ironico).

PS
A proposito di 3. l'italietta è felice di avere l'atomica portatile.
Diabolicus perseverandum est
(eh ma non vorremo mica dire che il green (non demetrato)...etc..)
Ah l'Italietta.
A proposito di 2. Esper....com'era quella parola? Eh ma TACI lo dicono quelli BRAVI
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Koba II

Citazione di: green demetr il 05 Marzo 2024, 22:27:11 PMLa verità in Hegel come processo?
Vedo che non ci stiamo capendo affatto.


"Il vero è il tutto. Il tutto però non è altro che l'essenza che si compie attraverso il suo sviluppo" (Prefazione de La fenomenologia dello Spirito, p. 15 dell'edizione Einaudi).

green demetr

Citazione di: Koba II il 22 Marzo 2024, 16:13:28 PM"Il vero è il tutto. Il tutto però non è altro che l'essenza che si compie attraverso il suo sviluppo" (Prefazione de La fenomenologia dello Spirito, p. 15 dell'edizione Einaudi).
I discorsi con il punto senza spiegazione non vogliono dire niente.
Ho già criticato molte cose della prefazione e per pietà sua e nostra, ho proposto di andare a leggere direttamente il testo.
Sono in molti coloro che hanno fatto intendere che la prefazione è più una postfazione.
E anzi è lo stesso Hegel a dircelo nel mezzo del suo farneticare.

Mettiamo a paragone il vero della metanoia e il "fantomatico vero" dell'essenza.
Nella religione il vero è il cristo stesso.
Nella filosofia fantastica di Hegel è l'essenza.
Ma cosa vorrebbe dire "vero"?
In entambi i casi è una fantasia un delirio di affermazione.
Infatti nè il cristo nè l'essenza hanno un senso reale.
La realtà ci dice che non esiste alcun cristo e alcuna essenza.

Dunque o le due tradizioni sono fuori strada e fuori di testa, oppure il vero va discusso punto per punto su un altro livello.

Senza andare punto per punto (non è questa la sede) però possiamo già fare una generalizzazione: ossia che questo vero non è nella realtà.

Ora parlo per me: se il vero non è nella realtà a me cosa me ne frega di impostare una verità nel mondo fantastico?
La mia preoccupazione è quella di vedere come il mondo fantastico si intrecci non tanto con la realtà (perchè quello io lo chiamo delirio) quanto con la nostra anima.
Ora il punto è dunque unire il fantastico con l'anima.
Quello che non mi sono mai sognato di fare è di pensare questo fantastico.
Mi sono cioè illuso che questo fantastico fosse un reale.

Dimenticavo una cosa su tutte, e che stava sempre di fronte a me: il dolore.
Il dolore è ciò che emerge dal cercare nel reale ciò che si unisce all'anima.
Qualsiasi pensiero slegato dalla realtà mi ha sempre disgustato.
Ho sempre considerato il cristianesimo per quello che è, e non per quello che potrebbe essere.
Dunque per me ciè che conta non è l'essenza (come ti ho già detto e detto ampiamente nel forum, la mia infanzia l'ho passato col maestro Yogananda e le sue meditazioni metafisiche: che Dio esista è un mero dato di fatto), quanto ciò che appare. La faneroscopia antica, è la fenomenologia come io me la immaginavo.
Territorio di conquista e terreno di fertili amori spirituali.
Ciò che invece rimbalza dalla reltà è che il terreno dà solo amori materiali.
E quindi effemiri in un testa-coda che mi riporta sempre alle intuizioni dell'infanzia.
Nel mezzo però il fiume sempre più impetuso del dolore ha formato canyon di desolazione assoluta.
Il mio paesaggio non è più quello materno fantastico, luogo dell'accoglienza, ma come nelle più profonde intuzioni di Freud o della letteratura, luogo di continue angosce, sempre più demoni abitano il mio cuore, e figuriamoci non fatico a pensare quello degli altri.

La grandezza di Hegel è quella di dare un punto di vista, una griglia di interpretazione per non cadere nelle reti del nostro tempo, sempre riduzioniste, sempre più decostruttiva fino all'osso derridiano in cui la parola viene crocifissa, viene sbranata dal di dentro e sputata come mero fantasma capriccio delirio, per ricostruire però poi paesaggi riduzionisti.
Siamo in un epoca di profondo malessere intellettuale, prima ancora che sentimentale.
Perchè, come dice il mio maestro attuale, il sentimento senza intelletto diventa mero sentimentalismo.
E il sentimentalismo è la veranda della depressione contemporanea.

Il vero in Hegel, non voglio nemmeno saperlo, per me finisce al capitolo 1, laddove a parole di fuoco enuncia l'impossibilità non solo della felicità ma proprio della vita.
Del vivere.
Parole che dovrebbero essere marchiate a fuoco nell'anima sentimentale.
Solo allora ipotizzo arriva la via metanoica, o la via orfica.
O nuove vie come meglio intendono Nietzche e Leopardi.
Perchè quelle vecchie sono bisunte, distrutte e corrotte dai loro interpreti.
Il mondo fantastico secondo Nietzche e Leopardi non esiste.
Serve una ultra-filosofia.
Sta qui la mia via elettiva.

Il vero? solo uno stupido fardello, un abile rete per gli infami che abitano questo mondo.
Saluti cari.
E okkeyy ciaooo! ;)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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