L' assurda negazione della Verità

Aperto da bobmax, 22 Febbraio 2024, 13:05:08 PM

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bobmax

Il tratto forse più emblematico, della involuzione in atto, è riscontrabile nella negazione della Verità.

Delirio della ragione.

La Verità non può essere negata.
Questa dovrebbe essere l'evidenza suprema. Che fonda ogni possibile ragionamento.

E invece... è diffuso il convincimento che la Verità non sia.
Pure qui, non sono rare le posizioni che negano la Verità assoluta.

Si tratta di un mero non pensiero.
Cioè sembra di pensare, ma in effetti non si pensa.
Basterebbe infatti riflettere un attimo su cosa si sta dicendo... per ammutolirsi.

Ma perché siamo giunti a questo punto?
Donde scaturisce questo sonno della ragione?
Come mai avviene quello che, a tutti gli effetti, è un corto circuito cerebrale?

Secondo me le cause sono da ricercarsi nello stesso pensiero logico-razionale che ha perduto consapevolezza di se stesso.
Cioè ha perduto ciò che permette  la sua stessa esistenza: la Verità.

La Verità viene prima di ogni possibile pensiero.
Essendo Verità = Essere

Tutto è incluso nella Verità.
Anche la negazione della Verità, è nella Verità.

Ma come mai siamo arrivati a questo punto?

Secondo me per lo stesso splendore dell'Essere, della Verità.
Che per merito dello sviluppo scientifico è diventato sempre più accecante.
Infatti il nostro inoltrarci nel mondo ha comportato, da un lato lo svanire di ogni rimedio all'angoscia esistenziale, e dall'altro è ormai ineludibile il nostro diretto coinvolgimento.

Un coinvolgimento che richiede un grande sforzo razionale. Perché si tratta di giungere al limite del comprensibile. E lì resistere!

Occorre cioè un pensiero coerente e fermo nella sua logica, costi quello che costi.

Impresa non facile.
Non per niente tra i negatori della Verità non è infrequente la presenza di una capacità logica non eccelsa...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

green demetr

Citazione di: bobmax il 22 Febbraio 2024, 13:05:08 PMIl tratto forse più emblematico, della involuzione in atto, è riscontrabile nella negazione della Verità.

Delirio della ragione.

La Verità non può essere negata.
Questa dovrebbe essere l'evidenza suprema. Che fonda ogni possibile ragionamento.

E invece... è diffuso il convincimento che la Verità non sia.
Pure qui, non sono rare le posizioni che negano la Verità assoluta.

Si tratta di un mero non pensiero.
Cioè sembra di pensare, ma in effetti non si pensa.
Basterebbe infatti riflettere un attimo su cosa si sta dicendo... per ammutolirsi.

Ma perché siamo giunti a questo punto?
Donde scaturisce questo sonno della ragione?
Come mai avviene quello che, a tutti gli effetti, è un corto circuito cerebrale?

Secondo me le cause sono da ricercarsi nello stesso pensiero logico-razionale che ha perduto consapevolezza di se stesso.
Cioè ha perduto ciò che permette  la sua stessa esistenza: la Verità.

La Verità viene prima di ogni possibile pensiero.
Essendo Verità = Essere

Tutto è incluso nella Verità.
Anche la negazione della Verità, è nella Verità.

Ma come mai siamo arrivati a questo punto?

Secondo me per lo stesso splendore dell'Essere, della Verità.
Che per merito dello sviluppo scientifico è diventato sempre più accecante.
Infatti il nostro inoltrarci nel mondo ha comportato, da un lato lo svanire di ogni rimedio all'angoscia esistenziale, e dall'altro è ormai ineludibile il nostro diretto coinvolgimento.

Un coinvolgimento che richiede un grande sforzo razionale. Perché si tratta di giungere al limite del comprensibile. E lì resistere!

Occorre cioè un pensiero coerente e fermo nella sua logica, costi quello che costi.

Impresa non facile.
Non per niente tra i negatori della Verità non è infrequente la presenza di una capacità logica non eccelsa...
Il mio maestro me l'ha fatto notare.
E' Platone che pone la sofistica come nemica della filosofia.
Ma a partire dal suo grembo, ossia da Aristotele, Platone viene additato come sofista.
La civiltà greca che non ha ascoltato Platone ma piuttosto Aristotele, è finita poco dopo...oggi i greci sono poco piu che pastori.
Non ci vuole molto a capire che anche la nostra civiltà sta lasciando il passo a civiltà infinitamente peggiori della nostra.
Il che è tutto un dire.
Meno male che ho incontrato il mio maestro...piu dolce mi è in naufragare in questo mare.
La conoscenza caro bobmax è stata tradita.
Come diceva Primo Levi nell'intervista la prima cosa che gli è venuta in mente parlando del male è stata la FRAUDOLENZA.
E solo dopo "e certo la violenza".
Spiega poi, la fraudolenza, far credere ad altri qualcosa di falso, qualcosa che non è vero.
A maggior ragione se consapevolmente.
(sta parlando dei nazisti).
La fraudolenza post 2020 è talmente abbacinante, che se nemmeno quella si vede, se nemmeno l'antisemitismo, se nemmeno le leggi a favore dell'islamismo...
Ma cosa vuoi sperare che la gente intenda addittura un concetto complesso come quello di verità.
Verità quale? Verità dove? verità chi? verità che cosa?
tutto inutile, fammi vedere la ferragni mezza-nuda, e io sono a posto.
il sofisma si è sbranato il mondo.
altro che ricercatori spirituali.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Koba II

Citazione di: bobmax il 22 Febbraio 2024, 13:05:08 PMIl tratto forse più emblematico, della involuzione in atto, è riscontrabile nella negazione della Verità.
Delirio della ragione.
La Verità non può essere negata.
Questa dovrebbe essere l'evidenza suprema. Che fonda ogni possibile ragionamento.
E invece... è diffuso il convincimento che la Verità non sia.
Pure qui, non sono rare le posizioni che negano la Verità assoluta.
Si tratta di un mero non pensiero.
Cioè sembra di pensare, ma in effetti non si pensa.
Basterebbe infatti riflettere un attimo su cosa si sta dicendo... per ammutolirsi.
Ma perché siamo giunti a questo punto?
Donde scaturisce questo sonno della ragione?
Come mai avviene quello che, a tutti gli effetti, è un corto circuito cerebrale?
Secondo me le cause sono da ricercarsi nello stesso pensiero logico-razionale che ha perduto consapevolezza di se stesso.
Cioè ha perduto ciò che permette  la sua stessa esistenza: la Verità.
La Verità viene prima di ogni possibile pensiero.
Essendo Verità = Essere
Tutto è incluso nella Verità.
Anche la negazione della Verità, è nella Verità.
Ma come mai siamo arrivati a questo punto?
Secondo me per lo stesso splendore dell'Essere, della Verità.
Che per merito dello sviluppo scientifico è diventato sempre più accecante.
Infatti il nostro inoltrarci nel mondo ha comportato, da un lato lo svanire di ogni rimedio all'angoscia esistenziale, e dall'altro è ormai ineludibile il nostro diretto coinvolgimento.
Un coinvolgimento che richiede un grande sforzo razionale. Perché si tratta di giungere al limite del comprensibile. E lì resistere!
Occorre cioè un pensiero coerente e fermo nella sua logica, costi quello che costi.
Impresa non facile.
Non per niente tra i negatori della Verità non è infrequente la presenza di una capacità logica non eccelsa...

La verità non è uguale all'essere, ma è accordo tra pensiero ed essere.
Nessuno, tranne il sofista, nega che il pensiero sia sempre teso a raggiungere questo accordo, anche quando di fatto è impegnato a raccogliere argomentazioni che ne dimostrano l'impossibilità (come nello scettico).
Detto questo, non si capisce perché la verità dovrebbe essere qualificata ulteriormente come "assoluta". Se è tale, dice l'essere. E allora in che senso dovrebbe essere "assoluta"?
Di solito maiuscole e termini come "assoluto" vengono usati per coprire un deficit di reale sensatezza, come in Hegel per esempio.

"Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere" (L. Wittgenstein, da Prefazione al Tractatus)

Pensarbene

Chi viaggia sul pianeta , ne conosce la storia e l'attualità, ha una mente sveglia e intelligente, non di pone neppure il problema 
della verità.
Sarebbe come se  uno di noi si trovasse su un palcoscenico dove è in atto una "pièce" e si chiedesse "qual è la verità in questa pièce?"
L'unica veritá che potrebbe esserci È CHE SI TRATTA DI UNA PIÈCE 8)
A buon intenditore....

bobmax

Citazione di: Koba II il 23 Febbraio 2024, 10:26:46 AMLa verità non è uguale all'essere, ma è accordo tra pensiero ed essere.
Nessuno, tranne il sofista, nega che il pensiero sia sempre teso a raggiungere questo accordo, anche quando di fatto è impegnato a raccogliere argomentazioni che ne dimostrano l'impossibilità (come nello scettico).
Detto questo, non si capisce perché la verità dovrebbe essere qualificata ulteriormente come "assoluta". Se è tale, dice l'essere. E allora in che senso dovrebbe essere "assoluta"?
Di solito maiuscole e termini come "assoluto" vengono usati per coprire un deficit di reale sensatezza, come in Hegel per esempio.
"Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere" (L. Wittgenstein, da Prefazione al Tractatus)

Sì, la maiuscola è necessaria. Proprio per indicare l'assoluto che, infatti, non può avere una sensatezza.
Cioè non può essere pensato.

Quindi Verità, che non è possibile ridurre ad accordo con il reale.
Reale inteso come esistente.
Questo accordo è la verità (minuscolo).

Perché se per noi esistere equivale a essere, bene, è improprio scrivere Verità.
E lasciamo perdere qualsiasi metafisica.

Ma se si trascura la metafisica, allora non si fa filosofia.

Riguardo al rapporto Verità e Realtà è stata aperta una discussione mesi fa, che ritengo abbia approfondito la questione:

Citazione di: bobmax il 24 Gennaio 2023, 14:22:22 PMMi pare sia diffuso il convincimento di una sostanziale differenza tra realtà e verità.
....

Se viceversa per noi l'essere è qualcosa "in più" dell'esistere, allora si tratta dell'Essere.

E l'Essere è esser Vero.
Essere = Verità

Che non c'entra niente con l'accordo con il pensiero.

Che l'Essere sia Verità viene infatti prima di qualsiasi pensiero.

Perciò non ha nulla a che vedere con i sofisti.

La frase di Wittgenstein è la dichiarazione della morte della filosofia.
Non perché sia possibile parlare dell'Assoluto, ma perché pur non essendo possibile si deve comunque parlarne.
La Verità richiede di affrontare l'impossibile.

Per sua fortuna, W si è forse poi un po' ravveduto...
Tra l'altro una morte delle filosofia fraudolenta, perché il termine "ciò" indica proprio quello su cui si può parlare. Una contraddizione in termini.
Difatti, la filosofia che si fondi sul linguaggio non può che cadere in autocontraddizioni.
Diciamo pure che non è filosofia.

E va pure bene... se però si soffre la contraddizione, si vuol cioè comunque provare a fare filosofia e si va avanti nonostante tutto.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jacopus

Sono in disaccordo. La filosofia può essere interpretata esattamente agli antipodi di questa visione, ovvero come accettazione delle contraddizioni e come accettazione della presenza di visioni del mondo contrastanti. Occorre riuscire, filosoficamente, a convivere con chi la pensa diversamente da noi. Il massimo del filosofo non è quello che cerca di persuaderti, ma colui che dice "hai ragione tu". Inoltre sono ulteriormente in disaccordo nella definizione del linguaggio come qualcosa di non filosofico. Noi siamo linguaggio e la filosofia è linguaggio. Ogni filosofia risente concettualmente del linguaggio in cui viene scritta o parlata oltre che della tradizione storica e culturale di quella società e di quel filosofo. Anche la filosofia è un percorso "impuro", colmo di passi falsi, di incoerenze. Creare una summa theologiae può essere una scelta filosofica, ma accanto ad essa ve ne sono altre equivalenti. Il concetto stesso di verità presuppone un mondo in cui esiste Una Verità e una non-Verità, ovvero un mondo in cui c'è chi vince e chi perde. Mi risulta più familiare un mondo in cui coesistono più visioni del mondo. Lo sforzo è quello di considerarle come specie di un ambiente culturale che si arricchisce vicendevolmente, come un ambiente ecologico che funziona. Considerare la Verità come Uno è,a mio sindacabilissimo parere, l'anticamera del pensiero Unico e della violenza. Ovvio che l'Uno permette un grande potere, il potere simbolico dell'unità (Symballein), mentre la molteplicità pone come problema la frammentazione (dyaballein - da cui dialettica ma anche diavolo). Lo sforzo è creare una sintesi, dove una integrazione è resa possibile pur alla presenza di verità molteplici.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Pensarbene

il filosofo deve saper formulare idee falsificabili sul piano logico, razionale.
Altrimenti la filosofia diventa un gioco che cerca poi agganci nella scienza e in tutto ciò che SEMBRA in qualche modo utile e convincente come riferimento.
Manca alla filosofia un' algoritmica autocritica basata su una condivisione di metodo questo ne fa pura speculazione anche nei casi materialistici più esagerati.

Jacopus

Citazioneil filosofo deve saper formulare idee falsificabili sul piano logico, razionale.
Prova a falsificare la "storia degli istrici" di Schopenahauer.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Pensarbene

#8
Le storie non sono falsificabili perchè sono storie e basta. Quindi quella storia non ha una valenza di condivisione basata sulla logica e sulla ragione,ma solo.su un punto di vista.
Invece, questa ce l'ha :
https://www.inforiccio.com/riccio-riproduzione#:~:text=Il%20riccio%20maschio%20compie%20infiniti,femmina%2C%20emettendo%20versi%20e%20sbuffi.&text=La%20femmina%20tiene%20a%20bada,non%20%C3%A8%20pronta%20all%27accoppiamento.
Vedi, il filosofo inventa metafore usando  altri esseri umani, animali o natura,SECONDO IL SUO PUNTO DI VISTA.
È quello che io definisco "sovrapposizione ideologica" astuta e utile per fare passare le sue tesi.
In questo caso, il filosofo, conoscendo bene la vita dei ricci e degli istrici, non avrebbe potuto generalizzare il discorso per co fermare il duo punto di vista.
Inoltre la solitudine del riccio non ha niente a che fare con quella umana e il fatto di potersi pungere ogni tanto tra esseri umani è un piacere e non un dolore senza essere affatto sadico o masochistico.
Mi spiace per te ,Jacopus, ma su queste cose la filosofia non può vantare rigore metodologico ma solo  resilienza intellettuale come disciplina .
Il risultato è il suo essere di nicchia in un mondo con cui non si scherza più nè con le parole nè con i fatti.
 

Jacopus

La storia di Schopenhauer sugli istrici (la trovi su internet) è una specie di favola che indica un aspetto essenziale della vita umana, sempre in tensione fra soggettività e intersoggettività. Questa tensione ricade inevitabilmente su ciò che noi consideriamo Verità. Possiamo pensare ad una Verità univoca, come una Rivelazione, come una Fede, ma comunque come una descrizione valida e non equivocabile, oppure come una situazione instabile, temporanea e che deve confrontarsi e convivere con altre verità. Penso, anche da un punto di vista politico, che sia preferibile un mondo di tante piccole verità che polemizzano fra di loro, che un'unica grande Verità. Magari in quest'ultimo caso si vivrebbe in una società più armoniosa, ma al prezzo della libertà.
L'armonizzazione dovrebbe avvenire su un piano superiore, ovvero quello della connessione ed accettazione fra diverse verità.
Penso che sia inoltre inevitabile in un mondo come il nostro, attraversato da continue migrazioni di culture che si incontrano in territori diversi.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Pensarbene

La favola degli istrici si usa anche in psicologia e la domanda più frequente è:"come fanno due ricci ad abbracciarsi senza pungersi?"
La risposta è logica e davvero utile sul piano terapeutico e sociale umano: "si toccano con le parti morbide!" 
Schopenhauer propone  una versione cicero pro domo sua ,è il suo punto di vista sull'uomo e la Verità ecc ....ecc....
Ma ciò è insignificante per quanto riguarda l'uomo e la Veritá, dato che è un punto di vista e basta.
Non esiste condivisione  su questo e possibilitá di critica  basata su un rigore metodologico condiviso da tutti i filosofi: quindi non esprime alcuna verità,nè piccola nè grande,ma solo un punto di vista e basta 



Pensarbene

Rogers scriveva del.primato dell'esperienza. Una cosa saggia che potrebbe permettere a filosofi
di rifondare la loro materia definendola come un pensare la propria esperienza in modo tale che sia condivisibile almeno in parte,con altri, tramite le parole.
Se il filosofo usasse la parola "io" riferendo quello che scrive a sé stesso, la smettesse di generalizzarlo agli altri esseri umani e di autoestrapolarsi,forse la filosofia diventerebbe qualcosa di davvero utile e significativo per l'esperienza umana.
Se io accendo una sigaretta e aspiro il fumo che esce dalla punta non è un gran bel  e buon fumare.
Il filosofo accende il discorso e poi invece di parlarci del suo modo di gustarne il sapore e l'aroma e basta e come tale, vi propone il fumo che espira e quello che esce dalla punta della sigaretta COME FOSSE ....eh eh eh :P 8) O:-)




bobmax

Citazione di: green demetr il 22 Febbraio 2024, 16:04:54 PMVerità quale? Verità dove? verità chi? verità che cosa?
tutto inutile, fammi vedere la ferragni mezza-nuda, e io sono a posto.
il sofisma si è sbranato il mondo.
altro che ricercatori spirituali.

Ma il ricercatore spirituale sei tu.
Chi altro mai?

E ti ritrovi di fronte l'orrore dell'insensato appoggio ai terroristi, della implicita approvazione di crimini efferati. È l'orrore del rovesciamento dove la vittima diventa colpevole.
Non è neppure male davvero voluto... è peggio, è male nella sua totale insensatezza.

Ma non è proprio qui, di fronte al male che sembra proprio assoluto, che tu sei chiamato a essere?

Perché tu sei quel tuo stesso NO!
È proprio questo NO a stabilire, per l'eternità, chi sei.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

green demetr

#13
Citazione di: bobmax il 23 Febbraio 2024, 13:50:27 PMMa il ricercatore spirituale sei tu.
Chi altro mai?

E ti ritrovi di fronte l'orrore dell'insensato appoggio ai terroristi, della implicita approvazione di crimini efferati. È l'orrore del rovesciamento dove la vittima diventa colpevole.
Non è neppure male davvero voluto... è peggio, è male nella sua totale insensatezza.

Ma non è proprio qui, di fronte al male che sembra proprio assoluto, che tu sei chiamato a essere?

Perché tu sei quel tuo stesso NO!
È proprio questo NO a stabilire, per l'eternità, chi sei.
Se fosse per l'eternità allora non ci sarebbe pietà del malvagio.
Perchè il malvagio ha scelto il male per l'eternità.
Ma questo è quello che pensano questi scappati di casa del nuovo ordine mondiale.
Il cristianesimo insegna la pietà, il giudaismo la fratellanza.
Quanto tempo ci ha impiegato la germaia  a riunirsi?
è solo verso la fine del 2010 che c'è riuscita.
Israele è invece giò pronta a rieducare i suoi vicini.
A fargli conoscere il bene.
Vi è quindi una dimensione temporale.
Che ovviamente richiede anche una visione di reincarnazione.
Nella visione del demone, o della scimmia, invece, esattamente come nel paranoico, il tempo è immobile, non passa, e non deve passare neppure il suo piacere.
I filosofi francesi e il post-modernismo è stato un terrificante terreno di esercizio paranoide per la filosofia.
Che solo ora, di fronte alla minaccia comunista già vista e quella musulmana, non ancora vista, deve RISCOPRIRSI CRISTIANA.
E ricordo che anche Nietzche prima di impazzire, si riconobbe cristiano, in quanto cristo.
Dentro il tempo, con il tempo a maturarci.
Non ci sono verità "prima".
Al massimo sintesi "poi", come insegna hegel
Io penso che tu cerchi un corrispettivo nell'eterno ritorno dell'essere in generale, quello parmenideo, infinito e sferico.
Ma questo essere non siamo noi. E' la scoperta del cristianesimo, che di distacca definitivamente dall'ebraismo etc..
E che ha il suo humus nell'orfismo, come ho scoperto di recente.
In parte capisco quello che dici, ma solo se lo riferisci al Dio, o al nulla, come ami chiamarlo.
Io invece non credo siamo quel nulla o quel Dio.
Forse è questo che ci distanzia in maniera netta.
Perchè non è che non capisco la riflessione sull'essere, che è presente nell'essente.
Come argomenta Heidegger, poverino odiato dal mio maestro.
Io non credo che Heidegger intenda dire che vi è un pensiero che ci precede.
Anche se effettivamente il cattivo maestro aristotele, lo fa andare molto vicino a questa ipotesi.
ricordate studenti dello scientifico o del classico? sotto l'essere, c'è il sostrato.
Cioè noi siamo materia e forma.
Una perversione completa di Platone che invece ci ricorda che noi siamo ANIMA.
Ovviamente se tutto è forma di qualcosa (materia) allora ogni cosa è niente. Perchè ciò che conta è la forma che anticipa la materia. E cosa sia la materia non ha importanza, che la distrugga (l'occidente dai greci fino alla bio-tecnè contemporanea) o la crei (realtà espansa etc..).
Così facendo l'anima cessa di avere una funzione, e si instaura una dittatura del pensiero.
In quanto la morale è una funzione dell'anima che conosce ANZITUTTO SE STESSA.
Certo che è cosi bobmax, ma spero di averti fatto notare, in cosa consiste il tuo nichilismo o il nostro diverso punto di vista (sullo stesso problema da noi avvistato, ossia appunto l'essere, che coincide per te col non essere...non so forse sei buddista).
Infatti è stano che tu utilizzi ancora la morale, o la conoscenza del sè.
Se tutto è nulla perchè farlo?
Vedi anche Severino (poraccio altro odiato dal mio maestro).
Comunque si, raga, ha ragione il  mio maestro: bisogna tornare a platone e kant.
(si odia anche nietzche, perchè dice che nietzche ha capito benissimo cosa è la volontà, ma è poi finito per essere vittima di quella stessa volontà di potenza che si era auto-diagnosticato....non posso dargli torto.)
la volontà di distruggre il tempo, per impedire al tempo di renderci schiavi.
semplicemente porge le chiavi ad un altro un nuovo schiavista.
E lo stiamo vedendo nel contemporaneo che non ha MAI capito il moderno.

PER QUESTO IL MODERNO é un problema.
Perchè ritiene di aver capito, quando non ha capito un cavolo.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

bobmax

La negazione della Verità si ripercuote direttamente sulla giustizia.
Perché la giustizia ha necessariamente come faro la Giustizia.
Cioè fa riferimento a ciò che è assolutamente Giusto.
E il Giusto è Vero.

Giustizia = Verità

La considerazione che non si conosca la Verità, e quindi neppure la Giustizia, è sacrosanta e doverosa, ma non deve però diventare motivo per negare Verità e Giustizia!

Non le si conosce. Punto.

Epperò sono. Su questo non ci deve essere alcun tentennamento!

Anche solo metterne in dubbio la realtà, ci fa sprofondare nel vuoto mentale. Dove il vero e il falso, il giusto e l'ingiusto, in fin dei conti... pari sono.

Sonno della ragione, nichilismo, ormai i mostri già si intravedono.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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