L'origine della diseguaglianza

Aperto da InVerno, 25 Settembre 2018, 08:20:08 AM

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Ipazia

Citazione di: Phil il 27 Dicembre 2018, 22:35:28 PM
Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 21:09:29 PM
Il relativismo etico è l'alter ego speculare dell'assolutismo etico. Il relativismo etico produce un'etica relativistica così come l'assolutismo etico produce un'etica assolutistica.
Non mi convince troppo la specularità: l'assolutismo etico è presupposto logico di ogni etica assolutistica: «c'è una sola etica vera» -> «l'etica giusta è x». Il relativismo etico invece non "produce" etiche: la constatazione della relatività (al proprio contesto) di ogni etica non dà parametri per fondare un'altra etica, ma è chiave di "sola lettura" di quelle già esistenti (come dimostra chi dei due sia stato motore storico di conflitti e di rivoluzioni... so già che con questa parola esalterò molti animi ;) ).
La differenza fra assolutismo e relativismo è come quella fra esclusione e inclusione: da un lato, «ne resterà solo una!» (tipo film "Highlander" ;D ); dall'altro, restano tutte, solamente più deboli e ciascuna immanentizzata al proprio habitat (il che, ammetto, esalta molto meno gli animi furenti...).

Se ho preso le distanze dall'assolutismo e dal relativismo etico è perchè evidentemente ho in testa una terza via per l'etica. Fondata sulla storia e l'antropologia, ma che non si ferma al discorso. Purtroppo l'etica oltre che di chiavi di lettura meta-etiche ha bisogno anche di etica e qualcuno, magari il più becero e furente, finisce sempre con lo scrivere il suo nome nella casellina lasciata vuota da Candide o Celestino V:

Citazione di: Phil il 27 Dicembre 2018, 22:35:28 PM
Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 21:09:29 PM
I piani logici sono uno sopra l'altro, ma l'edificio ideologico - chiave di lettura (ermeneutica storica e antropologica) - cui appartengono è unico.
Non vorrei insistere troppo, tuttavia se uno dei due orientamenti (senza fare nomi) è fondato su storia e antropologia, mentre l'altro è fondato su ___________ (compilare in stampatello con movente assolutistico a piacere), direi che né il piano logico né l'"edificio ideologico" siano rispettivamente i medesimi (opinione mia).

Io non ho paura di scriverci sopra i miei fondamenti che sono quelli che ho già detto, natura, quello che sgiombo mette tra parentesi nel commento precedente, ecc. Ma so pure che anche Candide ci mette i suoi, scritti con l'inchiostro simpatico, ma basta una torcia filosofica per mostrarli e vedere che il relativismo etico ci scrive etica relativistica. Lasciando spazio a tutti i più furenti assolutismi senza muovere un dito.

Citazione di: Phil il 27 Dicembre 2018, 22:35:28 PM
Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 21:09:29 PM
Ma di piano logico in piano logico finisce che dopo essere saliti all'ultimo piano non resta che buttarsi di sotto.
... e si ricadrà su ciò da cui si è partiti... per questo, dovendomi attutire, preferisco pensieri "deboli"  ;D
In fondo, per adesso, ci siamo limitati a solo due piani logici (etico, meta-etico), quindi, se si è un po' allenati (tipo "parkour filosofico") non ci si dovrebbe comunque fare troppo male ;)

Buon divertimento. Ma attento che i sollazzi ginnico-filosofici non conducano il tuo Candide, a sua insaputa, in qualche banlieue furente dove non basta dire: io non gioco più.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 28 Dicembre 2018, 09:16:35 AM


Io non ho paura di scriverci sopra i miei fondamenti che sono quelli che ho già detto, natura, quello che sgiombo mette tra parentesi nel commento precedente, ecc. Ma so pure che anche Candide ci mette i suoi, scritti con l'inchiostro simpatico, ma basta una torcia filosofica per mostrarli e vedere che il relativismo etico ci scrive etica relativistica. Lasciando spazio a tutti i più furenti assolutismi senza muovere un dito.
Citazione
Io non metto affatto tra parentesi la natura. Ne parlo e la considero fondamento -su cui si innestano gli sviluppi culturali- dell' etica (non relativistica; e ugualitaria, contrariamente a quella nietzchiana) in continuazione.

Basta con questi continui stravolgimenti nel loro contrario (taccia di idealismo) delle mie affermazioni !


Ipazia

Citazione di: sgiombo il 27 Dicembre 2018, 22:38:10 PM

O l' etica é il dover essere non dimostrabile ma oggettivamente presente nell' uomo (e non affatto necessariamente inteso alla maniera dell' idealismo: io fino a prova contraria -e a scanso di indebite deformazioni e stravolgimenti delle mie convinzioni- lo spiego con il determinismo naturale, biologico e con la dialettica sviluppo delle forze produttive / rapporti di produzione e con la lotta di classe, fattori storici, culturali; mi sembrerebbe anche te, anche se a questo punto non ne sono più del tutto sicuro; di certo non così Nietzche), oppure é il relativistico e/o individualistico pensare e agire ciascuno per sé, senza regole.

(Sempre in attesa di sapere in che senso i valori etici, così da superare il relativismo, in alternativa all' avvertirli interiormante, "si postulano".

Il Sollen (dover essere) è a posteriori. In questa discussione si parla dell'a priori. Che è all'incirca quello che tu hai scritto qui tra parentesi. E' su quella base che si postula il Sollen, che poi tanto indimostrabile e categorico non è nel momento in cui se ne è compresa la logica interna, ovvero la facoltà di trascendere i limiti naturali con atti di volontà determinati, ma pure indeterministici nel momento dell'invenzione. Progettando, come l'architetto a differenza dell'ape, il proprio edificio. Che troppo spesso riesce ad essere più brutto e irrazionale di quello dell'ape. Ma che dopo tanti errori riesce ad essere migliore. E in ciò sta scritto pure un destino, una causalità finale autoprodotta che caratterizza in maniera originale l'avventura antropologica nel silenzio eterno dello spazio infinito che ci riempie di sgomento.

P.S. incomprensione paranoica del testo ?  :o
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 22:07:19 PM
Arridaje con l'idealismo. L'etica non è il dover-essere, non è il Sollen kantiano. E' ethos techne: tecnica del vivere. La tecnica si basa sulla materia e la materia specifica sono le condizioni materiali (natura+civiltà) di una popolazione. L'umanesimo marxista costruisce la sua etica sui bisogni umani declinati egualitaristicamente.


Ciao Ipazia
Scusa ma cos'è l'etica se non "dover essere"? L'etica è forse un qualcosa di empiricamente verificabile?
Si può forse toccare o vedere in una estensione spaziale? Qual'è, insomma, la "realtà" dell'etica?
E tuttavia vorrei che tu non travisassi questi miei interrogativi (dei quali l'ultimo è quello, direi,
dirimente)...
Trovo si faccia un eccesso di distinzione fra natura e cultura, struttura e sovrastruttura, essere e
dover essere e così via. Eppure già in Marx (del quale hai una conoscenza certamente superiore alla mia)
erano presenti importanti "avvertimenti", che appunto superavano questo, chiamiamolo, rigore dicotomico
di derivazione hegeliana.
Che vuol dire: "i postulati etici sono solo una percezione" (e se è così, rispondevi a Sgiombo, allora
ha ragione chi sostiene il relativismo etico)? Una percezione è forse "nulla"? Io non credo...
Riprendendo Platone circa l'"essere": "cosa c'è di comune fra le cose corporee e quelle incorporee, posto
che si dice che entrambe "sono"? (La Battaglia dei Giganti).
saluti

Sariputra

Mi piace pensare al fattore umano detto 'consapevolezza' o 'coscienza'  come quello che può superare sia il relativismo (culturale ed etico) che l'assolutismo.  Lo sforzo umano di acquisire una sempre maggiore 'coscienza' della propria natura più autentica potrebbe essere visto come un processo graduale di 'uscita' da uno stato di ignoranza e illusione. Le varie culture e le morali  , a volte così diverse ma non completamente, avendo sempre molti elementi in comune,  non sarebbero perciò soggette ad una sorta di scala gerarchica di 'valore' (la mia cultura superiore alla tua; la mia morale alla tua...) ma semplicemente viste come gradini di una comune strada verso questa maggiore consapevolezza. Lo so che la cosa sa molto di utopistico ( e mi si potrebbe rinfacciare che penso in particolare ad un modo per acquisire questa maggiore consapevolezza...visto il mio nickname ;D  )...ma l'alternativa non è, come sperava il realtivismo, di porre sullo stesso piano le varie culture e morali, ma l'imposizione di un'unica cultura e di un'unica morale (quella attualmente dominante, fondata sull'interesse economico e sul consumismo...) così che, da Central park a Mumbai possiamo vedere, in questi giorni, gli stessi identici babbi natali e le stesse lunghe code davanti alle stesse catene di grandi magazzini...Il relativismo culturale ed etico sarà velocemente superato dalla storia stessa ( e in verità mi sembra quasi un processo irreversibile, ormai...), ma non sarà superato "a destra" (assolutismi ideologici o religiosi), ma alla sua stessa "sinistra" (nichilismo passivo...alimentato dal 'soma'  mercificato...).

P.S. "destra" e "sinistra" senza alcun riferimento politico ovviamente, giusto per semplificare...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

0xdeadbeef

Citazione di: Sariputra il 28 Dicembre 2018, 12:04:11 PM.ma l'alternativa non è, come sperava il realtivismo, di porre sullo stesso piano le varie culture e morali, ma l'imposizione di un'unica cultura e di un'unica morale (quella attualmente dominante, fondata sull'interesse economico e sul consumismo...)
E.Levinas, che io considero uno dei più grandi filosofi del 900, diceva che l'Idealismo (che pure avversava
fieramente) ci ha lasciato una "Grande Verità": che fra una tesi e una antitesi avviene sempre una sintesi...
Insomma: ne resterà solo uno, diceva Highlander (mi pare).
saluti

Phil

Citazione di: Ipazia il 28 Dicembre 2018, 09:16:35 AM
Se ho preso le distanze dall'assolutismo e dal relativismo etico è perchè evidentemente ho in testa una terza via per l'etica.
Non nego di essere un "fanatico del tertium datur", eppure qui faccio un po' fatica: la tua etica è la migliore/più giusta (assolutismo) o è umilmente immanente al contesto dei valori in cui credi (relativismo)?

Citazione di: Ipazia il 28 Dicembre 2018, 09:16:35 AM
il relativismo etico ci scrive etica relativistica.
Se ci scriviamo «etica relativistica», assolutizzeremmo tale approccio, smentendo che sia invece fondato su storia e antropologia (non argomento oltre; abbiamo già discusso sull'importanza della «conoscenza del nemico»...).

Citazione di: Ipazia il 28 Dicembre 2018, 09:16:35 AM
Lasciando spazio a tutti i più furenti assolutismi senza muovere un dito.
Non a caso ho già scritto del relativismo che «è chiave di "sola lettura" di quelle [etiche] già esistenti (come dimostra chi dei due sia stato motore storico di conflitti e di rivoluzioni» (autocit.).
Indubbiamente, se vogliamo attivismo, assiomi e ideali per scendere in strada e combattere rivoluzioni, allora l'analisi transculturale, storica e antropologica risulta pedante indagine accademica da topo di biblioteca. Eppure, se vogliamo poi vantarci dei fondamenti, logici ed empirici, delle nostre prospettive, temo ci tocchi stare un po' in biblioteca prima di fare manifestazioni e proclami (se non ricordo male, proprio la biografia di Marx docet  ;) ).

Citazione di: Ipazia il 28 Dicembre 2018, 09:16:35 AM
Buon divertimento. Ma attento che i sollazzi ginnico-filosofici non conducano il tuo Candide, a sua insaputa, in qualche banlieue furente dove non basta dire: io non gioco più.
Non trovo nulla di Candido nel riconoscere la pluralità (senza pianificare di sacrificarla sull'altare del proprio assoluto): la contestualizzazione relativistica, in quanto tale, non può parlare di «miglior mondo possibile» («non è un'etica», dicevamo ben separando i due piani logici), proprio perché riconosce differenti "mondi" che coabitano.
Il "sollazzo ginnico-filosofico" in questione mi pare una dignitosa forma di ermeneutica (per quanto «ogni scarrafone è bello a mamma sua» ;D ) o se preferisci è il "tao del relativismo": yang (fondamento solido su natura, storia, etc.) e yin (analisi con pluralismo, "debolezza", etc.).


P.s.
@Sariputra
Più che «porre sullo stesso piano le varie culture e morali» (cit.), il relativismo dà a ciascuna il suo piano (contesto), riconoscendo che ogni piano non può logicamente diventare criterio di valutazione qualitativa degli altri piani.

0xdeadbeef

Citazione di: Phil il 28 Dicembre 2018, 12:29:23 PMNon a caso ho già scritto del relativismo che «è chiave di "sola lettura" di quelle [etiche] già esistenti (come dimostra chi dei due sia stato motore storico di conflitti e di rivoluzioni» (autocit.).

Senonchè, nel mondo "reale", visto che fra una tesi e una antitesi vi è sempre una sintesi (la Grande Verità
dell'Idealismo di cui parla Levinas - vedi mia risposta a Sariputra) il nostro "mansueto" relativismo si
sta affermando allo stesso identico modo dell'assolutismo...
Ah certo, si continua a parlare dell'etica come di quel qualcosa alla base dei totalitarismi del 900 (e non
del tutto a torto, per carità); del relativo come se esso fosse qualcosa di favorevolmente opposto alla
negatività dell'assoluto; ma poi, nella prassi?
saluti

Sariputra

cit. Oxdeadbeef: E.Levinas, che io considero uno dei più grandi filosofi del 900, diceva che l'Idealismo (che pure avversava
fieramente) ci ha lasciato una "Grande Verità": che fra una tesi e una antitesi avviene sempre una sintesi...
Insomma: ne resterà solo uno, diceva Highlander (mi pare).

E infatti è quello che sta avvenendo ed è disperante il vedere che gli unici ( a livello globale...) che si oppongono seriamente a "questa" sintesi sono... dei terroristi fanatici islamizzati  :o  ( che sospetto però siano pure essi funzionali alla sintesi stessa...)!...
Ricordo alcune pagine 'profetiche' di Y. Mishima, ma anche di tutta quella genrazione di scrittori giapponesi postsconfitta, da Dazai  a Tanizaki, che per primi vissero l'asservimento e l'annientamento di fatto della loro cultura, quasi come il 'primo vagito' dell'ordine nuovo che si andava dispiegando..."ti lascio il tuo tempio,o il tuo municipio, svuotato di ogni significato e valenza reale, e ti riempio le strade di lattine di Coca -Cola"...
Namaste
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Sariputra

cit.Phil:Indubbiamente, se vogliamo attivismo, assiomi e ideali per scendere in strada e combattere rivoluzioni, allora l'analisi transculturale, storica e antropologica risulta pedante indagine accademica da topo di biblioteca.

Ma può la vita, materia 'pulsante' e in continua trasformazione, essere fatta da "analisi transculturali" che , nel frattempo che tengono impegnati i topi da biblioteca, permettono ai gatti  di prepararsi a fare di loro uno spuntino?...Insomma o si agisce o si subisce l'azione, o ci si fa buddhisti  ;D  ( ma questo è un affare per pochi, direi...).
Dopo aver ben analizzato storicamente e transculturalmente devo pur scegliere tra A e B e così facendo non posso sottrarmi alle conseguenze della mia scelta  (indipendentemente se la ritengo una scelta 'assoluta' o 'relativa'... ) e le conseguenze non sono mai relative ("quando è fatta è fatta" recita un famoso detto...); ma di questo abbiamo già discusso fino alla nausea...

cit.Phil:la contestualizzazione relativistica, in quanto tale, non può parlare di «miglior mondo possibile» («non è un'etica», dicevamo ben separando i due piani logici), proprio perché riconosce differenti "mondi" che coabitano.

Senza alcuna offesa, Phil, ma adesso , nel mondo del 2018, vedi ancora la presenza di "differenti mondi che coabitano"? Forse qualche 'sacca' qua e là, in via di estinzione. Ti sembra più un'analisi attuale, oggi, quella del relativismo? Mi sembra che i fatti stiano contaddicendo pesantemente queste "aspirazioni"...Magari esistessero molteplici 'mondi' consapevoli della loro relatività rispetto agli altri. Ormai c'è nè uno solo e pertanto il problema del relativismo manco si pone/porrà...io lo vedo ormai confinato alla sola sfera sessuale che, per carità (non entro nel merito...) avrà la sua importanza, ma non è esattamente la forza motrice della società attuale...

Più che «porre sullo stesso piano le varie culture e morali» (cit.), il relativismo dà a ciascuna il suo piano (contesto), riconoscendo che ogni piano non può logicamente diventare criterio di valutazione qualitativa degli altri piani.

Infatti ho scritto del superamento del concetto di mia cultura superiore alla tua...ma io questo non lo vedo come 'relativismo' (se possiamo finalmente uscire da questa ossessione dualistica assolutismo/relativismo...) ma semplicemente come constatazione di un dato di fatto.
Namaste
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Apeiron

#130
Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 08:27:28 AM
@apeiron

Concordo con entrambi i punti da te sottolineati. FN demolisce un assolutismo etico per fondarne un'altro. Operazione "arbitraria" per eccellenza, che però ha una sua utilità nel disvelare impudicamente le metafore proibite della visione del mondo classista. Il relativismo etico si fonda sul nulla, per cui diventa un attrezzo inutile per l'evoluzione etica. Al massimo ci fai antropologia culturale. Forse il giusto mezzo aristotelico per muovere la tecnica dell'ethos è un rigore etico che contestualizzi l'evoluzione etica senza nullificarla e che fondi i suoi paletti su qualcosa di solido (natura) e realmente unificante (etologia umana). In altri termini: qualcosa di uguale. (rendendo l'onore delle armi al memorabile "tutti gli uomini nascono uguali" laddove lo sono, almeno a spanne secondo le nostre acquisite conoscenze, aldilà di ogni ragionevole dubbio)

Grazie della risposta! :)




Citazione di: Phil il 28 Dicembre 2018, 12:29:23 PM
Citazione di: Ipazia il 28 Dicembre 2018, 09:16:35 AMSe ho preso le distanze dall'assolutismo e dal relativismo etico è perchè evidentemente ho in testa una terza via per l'etica.
Non nego di essere un "fanatico del tertium datur", eppure qui faccio un po' fatica: la tua etica è la migliore/più giusta (assolutismo) o è umilmente immanente al contesto dei valori in cui credi (relativismo)?


@Phil,
Se mi permetti l'intrusione, la contestualizzazione non inficia  la 'validità universale' di una proposizione.
Voglio dire...se, per esempio, ritengo che in un certo contesto fare l'azione X sia qualcosa di 'giusto' faccio comunque un giudizio di valore. In pratica invece di dire "l'azione X è giusta" dico "l'azione X è giusta in questo contesto" - nel secondo caso, introduco una qualificazione ma questo non mi fa concludere che ritengo tale giudizio valore vero solo per me. Contestualizzare non implica il relativismo. Anzi.

Facendo un ragionamento per certi versi analogo (seppur in un contesto diverso, ovviamente) se dico che "l'automobile viaggia ai 50km/h" faccio un'affermazione de-constestualizzata e ambigua. Devo dire, ad esempio, "l'automobile viaggia ai 50km/h nel riferimento solidale all'autovelox". Questo 'fatto' è, invece, qualcosa di universale. Contestualizzare non inficia l'universalità di una proposizione. Semmai chiarisce il limite della sua validità, per esempio. In fisica, d'altronde ci sono molte cose che sono ritenute di 'validità universale' (ovvero valide per ogni osservatore) ma allo stesso tempo, il contestualizzare è di importanza fondamentale. Credo che questa prospettiva possa anche valere nell'etica.


Citazione di: Phil il 28 Dicembre 2018, 12:29:23 PM


Citazione di: Ipazia il 28 Dicembre 2018, 09:16:35 AMil relativismo etico ci scrive etica relativistica.
Se ci scriviamo «etica relativistica», assolutizzeremmo tale approccio, smentendo che sia invece fondato su storia e antropologia (non argomento oltre; abbiamo già discusso sull'importanza della «conoscenza del nemico»...).


L'etica relativista non esiste. Se esistesse, si dovrebbe introdurre una meta-prospettiva etica che giudica tutte le altre. E perché mai dovrebbe essere 'relativismo' un approccio fondato su storia ed antropologia? Semmai, assomiglia ad un approccio 'a tentativi ed errori'. Ma di relativismo qui non c'è traccia.



Citazione di: Phil il 28 Dicembre 2018, 12:29:23 PM

Citazione di: Ipazia il 28 Dicembre 2018, 09:16:35 AMBuon divertimento. Ma attento che i sollazzi ginnico-filosofici non conducano il tuo Candide, a sua insaputa, in qualche banlieue furente dove non basta dire: io non gioco più.
Non trovo nulla di Candido nel riconoscere la pluralità (senza pianificare di sacrificarla sull'altare del proprio assoluto): la contestualizzazione relativistica, in quanto tale, non può parlare di «miglior mondo possibile» («non è un'etica», dicevamo ben separando i due piani logici), proprio perché riconosce differenti "mondi" che coabitano. Il "sollazzo ginnico-filosofico" in questione mi pare una dignitosa forma di ermeneutica (per quanto «ogni scarrafone è bello a mamma sua» ;D ) o se preferisci è il "tao del relativismo": yang (fondamento solido su natura, storia, etc.) e yin (analisi con pluralismo, "debolezza", etc.).


Se ci vuoi convincere della superiorità del relativismo, devi parlarci delle sue qualità e dirci perché sono migliori delle altre. Ma se introduci un tale giudizio di valore, non rientri più nell'ambito del relativismo.
Secondo me tu (e non solo tu, in realtà) confondi il contestualizzare con il relativismo. Inoltre, ci sono anche molte somiglianze tra le 'etiche' dell'antichità (oltre ad innegabili differenze) quindi non vedo come la Storia e l'Antropologia possano dare molti argomenti a favore al relativismo.

Riprendendo il paragone con la fisica, non è che l'introduzione della qualificazione per cui la velocità è misurata rispetto (ad un sistema di riferimento solidale) all'autovelox inficia la validità (in linea di principio) universale della proposizione "l'automobile viaggia ai 50km/h nel riferimento solidale all'autovelox". Lo stesso, secondo me, vale per l'etica. Se mi permetti di farti una critica, tu confondi il relativismo con il contestualizzare. 'Relativismo' significa che non ci sono verità universali. Ben diverso dal semplice contestualizzare (dire, in che condizioni, una proposizione è vera).




Citazione di: Phil il 28 Dicembre 2018, 12:29:23 PM

P.s. @Sariputra Più che «porre sullo stesso piano le varie culture e morali» (cit.), il relativismo dà a ciascuna il suo piano (contesto), riconoscendo che ogni piano non può logicamente diventare criterio di valutazione qualitativa degli altri piani.



Il che è però molto discutibile. Se così fosse vero, non potremmo dire, ad esempio, che i totalitarismi del novecento di destra e di sinistra (o di matrice religiosa, di matrice laica o quant'altro) erano veramente ingiusti (personalmente, trovo questa posizione completamente assurda, tanto quanto quella di Nietzsche, di Eraclito ecc...mi si chiami pure 'assolutista' (non mi vergogno affatto di questo 'appellativo' anche se può dare l'idea di un eccessivo dogmatismo e/o violenza e/o 'bigottismo' - ma il segreto è che essere 'assolutisti' non implica necessariamente essere bigotti e/o dogmatici e/o violenti...), ma ritengo che in certi casi si possa dire che un'azione sia veramente 'giusta' o 'ingiusta'...) - non che non ci siano ingiustizie nella nostra società, ma la ritengo ben più giusta di un totalitarismo.
Togliere 'gerarchie' di qualsiasi tipo tra le varie prospettiva è relativismo. Ma la semplice contestualizzazione non implica affatto il relativismo  :)
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 28 Dicembre 2018, 09:44:11 AM
Citazione di: sgiombo il 27 Dicembre 2018, 22:38:10 PM

O l' etica é il dover essere non dimostrabile ma oggettivamente presente nell' uomo (e non affatto necessariamente inteso alla maniera dell' idealismo: io fino a prova contraria -e a scanso di indebite deformazioni e stravolgimenti delle mie convinzioni- lo spiego con il determinismo naturale, biologico e con la dialettica sviluppo delle forze produttive / rapporti di produzione e con la lotta di classe, fattori storici, culturali; mi sembrerebbe anche te, anche se a questo punto non ne sono più del tutto sicuro; di certo non così Nietzche), oppure é il relativistico e/o individualistico pensare e agire ciascuno per sé, senza regole.

(Sempre in attesa di sapere in che senso i valori etici, così da superare il relativismo, in alternativa all' avvertirli interiormante, "si postulano".

Il Sollen (dover essere) è a posteriori. In questa discussione si parla dell'a priori. Che è all'incirca quello che tu hai scritto qui tra parentesi. E' su quella base che si postula il Sollen, che poi tanto indimostrabile e categorico non è nel momento in cui se ne è compresa la logica interna, ovvero la facoltà di trascendere i limiti naturali con atti di volontà determinati, ma pure indeterministici nel momento dell'invenzione. Progettando, come l'architetto a differenza dell'ape, il proprio edificio. Che troppo spesso riesce ad essere più brutto e irrazionale di quello dell'ape. Ma che dopo tanti errori riesce ad essere migliore. E in ciò sta scritto pure un destino, una causalità finale autoprodotta che caratterizza in maniera originale l'avventura antropologica nel silenzio eterno dello spazio infinito che ci riempie di sgomento.

P.S. incomprensione paranoica del testo ?  :o

Il dover essere é constato a posteriori, empiricamente.
E non dimostrabile a priori:

la facoltà (non di magicamente o soprannaturalmente trascendere ma invece) di superare dialetticamente senza violarli in alcun modo i limiti naturali con atti di volontà determinati, e considerabili solo soggettivamente-gnoseologicamente e non affatto oggettivamente-ontologicamente (il che farebbe crollare come un castello di carte l' intera conoscenza scientifica consentendo "miracoli") pure indeterministici nel momento dell'invenzione. Progettando, come l'architetto a differenza dell'ape, il proprio edificio, certo, ma in conseguenza delle leggi naturali, senza affatto violarle. Che troppo spesso riesce ad essere più brutto e irrazionale di quello dell'ape. Ma che dopo tanti errori riesce ad essere migliore. E in ciò sta scritto pure un destino, una causalità finale autoprodotta che caratterizza in maniera originale l'avventura antropologica senza affatto violare miracolisticamente o soprannaturalmente le leggi di natura nel silenzio eterno dello spazio infinito che ci riempie di sgomento

non dimostra affatto alcun dover essere: 

quale? Quali imperativi etici se ne deduce?

Sentiti ringraziamenti per la taccia di paranoia (per quanto dubitativa; dopo quella di idealismo, perentoria).

Phil

Citazione di: Sariputra il 28 Dicembre 2018, 15:09:58 PM
Ma può la vita, materia 'pulsante' e in continua trasformazione, essere fatta da "analisi transculturali" che , nel frattempo che tengono impegnati i topi da biblioteca, permettono ai gatti  di prepararsi a fare di loro uno spuntino?
Bingo! Anzi, visto il periodo, tombola!  ;D  Il punto è proprio questo: come dicevo a Ipazia, il relativismo non fonda etiche, ma è solo chiave interpretativa (e qui rispondo anche a 0xdeadbeef) del panorama etico; per questo non è semplicemente l'antitesi dell'assolutismo, che invece fonda e ha fondato molte etiche "da gatto"  ;)
Il relativismo è su un piano ermeneutico a cui non ha senso chiedere di aprire scenari etici per il futuro o combattere le oppressioni, proprio come non si chiede ai topi di andare a cacciare i gatti; viene quindi spesso tirato in ballo impropriamente (almeno secondo me).

Citazione di: Sariputra il 28 Dicembre 2018, 15:09:58 PM
Senza alcuna offesa, Phil, ma adesso , nel mondo del 2018, vedi ancora la presenza di "differenti mondi che coabitano"?
Si, anche solo a giudicare dagli improvvisati portavoce qui sul forum  :) , direi che ce ne sono diversi... e le differenti posizioni etiche che emergono a ogni referendum sono eloquenti; pensa se poi guardiamo fuori dai confini italiani e sbirciamo negli altri continenti.

Citazione di: Sariputra il 28 Dicembre 2018, 15:09:58 PM
Magari esistessero molteplici 'mondi' consapevoli della loro relatività rispetto agli altri.
Condivido il «magari» associato al «consapevoli»; forse sarebbe un mondo più pacifico...

Sariputra

#133
Bingo! Anzi, visto il periodo, tombola!    Il punto è proprio questo: come dicevo a Ipazia, il relativismo non fonda etiche, ma è solo chiave interpretativa (e qui rispondo anche a 0xdeadbeef) del panorama etico; per questo non è semplicemente l'antitesi dell'assolutismo, che invece fonda e ha fondato molte etiche "da gatto"  
Il relativismo è su un piano ermeneutico a cui non ha senso chiedere di aprire scenari etici per il futuro o combattere le oppressioni, proprio come non si chiede ai topi di andare a cacciare i gatti; viene quindi spesso tirato in ballo impropriamente (almeno secondo me).


Ma qui il rischio è quello di una 'sterilità' completa. Una sorta di sguardo sul mondo, di comprensione di meccanismi, più o meno verosimili,  e poco più... :(
D'altronde un'ermeneutica dovrebbe pure invogliare a proporre. Ma facendo questo il relativista coerente teme subito di essere tacciato di idealismo o assolutismo?...Va bè , ma 'solo chi non fa non sbaglia"...se ci si accontenta... :)
Il problema è che i gatti non aspettano di essere cacciati dai topi...
E' una forma di 'passivismo' a questo punto...

CitazioneMagari esistessero molteplici 'mondi' consapevoli della loro relatività rispetto agli altri.


Condivido il «magari» associato al «consapevoli»; forse sarebbe un mondo più pacifico...


Temo che l'auspicarselo sia oltremodo insufficiente...la 'pace' artificiale data dall'assunzione del soma ( imbottigliato in colorate lattine ovviamente...) non è però auspicabile...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

sgiombo

Essendo scaduto il tempo per correggerlo, prego di ignorare (considerandola cancellata) l' ultima frase con gli ironici "ringraziamenti" nel mio ultimo intervento, che sa tanto di deplorevole risentimento personale.

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