L'origine della diseguaglianza

Aperto da InVerno, 25 Settembre 2018, 08:20:08 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Sariputra

#105
cit.Ipazia: Il generale esperto si equipaggia in patria ma si approvvigiona a spese
del nemico. Così l'esercito non manca mai di cibo (Sun Tzu)

Il povero Sun Tzu sarebbe andato incontro ad una memorabile sconfitta con questa strategia. Infatti , già  nel 514 a.C., gli Sciti utilizzarono la tattica della "terra bruciata" contro il re Dario il grande di Persia. Gli Sciti, di fronte all'avanzata del temibile e più attrezzato esercito invasore, preferirono ritirarsi nelle steppe, distruggendo le fonti di cibo e avvelenando i pozzi d'acqua. Come risultato, Dario fu costretto a cessare l'invasione e ad ammettere la sconfitta, quando una gran parte delle sue truppe morì di fame e disidratazione.
In epoca moderna la tattica della "terra bruciata" fu utilizzata dai Russi prima contro l'esercito svedese di Carlo XII nella campagna di Poltava e successivamente contro le armate francesi di Napoleone durante la campagna di Russia del 1812. Fu anche utilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale da tedeschi e sovietici, per esempio i Russi usarono la tecnica durante l'attacco di Hitler nel 1941 (Operazione Barbarossa) e successivamente il Gruppo d'Armate Sud tedesco la usò per frenare la controffensiva russa dopo la battaglia di Stalingrado nel '43...
Namaste
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

0xdeadbeef

Citazione di: sgiombo il 26 Dicembre 2018, 21:34:02 PM

Io ho parlato genericamente di "plusprodotto" (nel senso di "eccesso relativamente al necessario-sufficiente" per campare e riprodursi), come base della divisione dell' umanità in classi sociali e della nascita della diseguaglianza culturale ("nei blocchi di partenza").

Ciao Sgiombo
Beh, naturalmente il linguaggio ha grande importanza nella formazione di un'economia "capitalistica" (nel
senso più largo di questo termine). E viceversa (in doppio senso di circolazione, insomma...).
Piuttosto io vedo un primo embrione di diseguaglianza (sociale) non tanto nella divisione del lavoro quanto
nell'accumulo.
Ammesso, e non concesso, che una volta scoperta l'origine questo serva a qualcosa di concreto, quando è
cominciato l'accumulo? Probabilmente prima della cosiddetta "rivoluzione agricola", con le tecniche di
conservazione del cibo.
Certo, in quella fase non si è ancora alla "classe" marxiananamente intesa (per vederla bisognerà appunto
aspettare la rivoluzione agricola), ma si è probabilmente già nell'ambito del "patrimonio familiare" (che
del capitalismo e della diseguaglianza sociale è pilastro come quanto la "classe").
saluti e auguri

Phil

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 08:27:28 AM
Il relativismo etico si fonda sul nulla
Se la constatazione storiografica e l'antropologia (culturale-medica-filosofica) sono «nulla», forse «non conosci il tuo nemico» (e te lo segnalo in amicizia  :) ).

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 08:27:28 AM
per cui diventa un attrezzo inutile per l'evoluzione etica.
Per quanto, a parer mio, il concetto di «evoluzione etica» abbia una "massa teoretica" così densa (per implosione?) che meriterebbe un topic a parte.

P.s.
Ricambio i saluti ad Apeiron  ;)


@Sariputra
Aggiungo che come sviluppo dei principi di Sun Tzu (e del suo erede Sun Pin), nel XV secolo in Cina vennero redatte anche le apposite contromisure (ma non solo): le cosiddette «Cento strategie non ortodosse» (Baizhan qilue; consiglio il libro).

sgiombo

Citazione di: InVerno il 27 Dicembre 2018, 09:36:58 AM
Citazione di: sgiombo il 26 Dicembre 2018, 09:16:02 AM
Ma tutte queste disuguaglianze naturali si realizzano "a posteriori" a partire da "blocchi di partenza equamente allineati".
Ma non è vero, a parte il fatto che il ratto di cui stiamo parlando è stato cresciuto dal ricercatore con il preciso scopo di essere più grande di un altro, e quindi partiva decisamente da un blocco di partenza avvantaggiato (addirittura se fosse stato più piccolo non avrebbe partecipato all'esperimento). Ma il punto non è nemmeno questo, questo tipo di esperimenti servono per dimostrare che esistono meccanismi neurolobiologici antichissimi (se anche i crostacei li possiedono) che fanno si che gli animali siani "equipaggiati" per avere a che fare con la diseguaglianza, e per avere laute ricompense (in serotonina e altro) se scalano le gerarchie. Ma lasciando perdere gli animali "gregari" su cui il vantaggio di partenza è piuttosto casuale (ma comunque presente), per tutti gli animali socialmente organizzati il vantaggio di partenza esiste ed è gigantesco. Oppure vorresti negare che un ape nata in alveare vicino ad un fiorista, sta allo stesso blocco di partenza, di un ape cresciuta in un alveare ai confini del deserto ? Questa eguaglianza che vedi a mio avviso è solamente una semplificazione, più guardi il mondo animale nel dettaglio, più noterai che nessuno parte a blocchi di partenza allineati, a partire dal corredo genetico e da altre caratteristiche non manipolabili dall'animale, fino all'organizzazione sociale, che serve proprio per interagire coi blocchi di partenza. Finchè gli homo hanno avuto terre vergini e un impatto antropico limitato la diseguaglianza è servita a sopravvivere a scapito del territorio, quando gli homo hanno conquistato il territorio, la diseguaglianza è servita a sopravvivere a scapito di altri homo, ma sempre a sopravvivere è servita. L'idea che la diseguaglianza sia un semplice strumento di sopraffazione non è molto meglio dal pensare che l'eguaglianza equivalga il conformismo.

Beh, se tratti di selezione artificiale da parte di un allevatore, allora con tutta evidenza esuli dal naturale: é l' arbitrio dell' allevatore e non la natura ad avvantaggiare certi ratti rispetto a certi altri.
 
Negli altri animali non esiste nessun "vantaggio di partenza" per nessuno che sia ereditato dai padri (solitamente assai incerti; ancor più che nell' uomo prima del "test del DNA: ognuno compete -là dove c' é e nella misura in cui c' é competizione interspecifica- "lealmente ad armi pari" senza alcun handicap e nessun privilegio (lì veramente vale il motto "vinca il migliore!", contariamente che nelle società umane classiste, dove é piuttosto eccezionale che non vinca il più ricco (e comunque la corsa é caratterizzata da molteplici, spesso gravissimi, handicap per taluni, privilegi per talaltri).
 
L' ape che vive presso il fiorista non compete affatto con quella del deserto, ma ciascuna delle due compete del tutto "lealmente ad armi pari" con le proprie vicine.
 
Il corredo genetico é la "virtù" propria, il "talento" di ciascun animale, che otterrà risultati "giustamente" in base ad essa (oltre che all' inevitabile "fattore K"; ovviamente non come komunista, ma come kulo); invece nell' umanità (tanto più oggi, dopo il crollo del muro di Berlino, e non a caso, tra costosissime tasse universitarie, costi degli alloggi e dei libri di testo, ecc., ecc., ecc.) la possibilità ad esempio di laurearsi non mi dirai che dipende prevalentemente dalle doti intellettuali, dal talento piuttosto che dalla classe sociale di appartenenza!
Peraltro il "talento" nell' uomo infinitamente più che dal genoma dipende dalla prime esperienze "evidentemente formative e apparentemente non tali" infantili e giovanili; dove peraltro i privilegi di classe si fanno ulteriormente sentire pesantemente).
 
Nell' uomo la diseguaglianza sociale é servita e serve a vivere più o meno iniquamente (e non é stata non é affatto indispensabile alla vita e allo sviluppo della produzione di ricchezza materiale e culturale).
 
Come dicevo nell' intervento extra large, in determinate fasi storiche le diseguaglianze sociali sono più, in altre meno strumento di sopraffazione.
Che l' uguaglianza sociale equivalga al conformismo non l' ho mai pensato. Anzi é la necessaria premessa per il migliore sviluppo personale possibile di ciascuno nel rispetto dello sviluppo di ciascun altro.

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 09:42:07 AM
Citazione di: sgiombo il 27 Dicembre 2018, 08:47:23 AM

E comunque "assolutismo etico" per "assolutismo etico", quello del "nostro" (anzi, tutto tuo) personalmente lo trovo ben peggiore di per lo meno quasi tutti quelli che critica (ovviamente  questa é una convinzione indimostrabile dal momento che i doveri e più in generale i valori etici si avvertono, non si dimostrano).

Se i valori etici ci si limita ad avvertirli si cade inesorabilmente nella palude del relativismo etico o della voce della coscienza. I valori etici, come ogni valore, si postulano e tanto più il postulato è credibile quanto più solidi sono i suoi fondamenti. Cosa che si può, e deve, anche dimostrare. Io non trovo peggiore il "mio" in quanto ne riconosco, contrariamente ai sepolcri imbiancati che critica, l'onestà intellettuale dell'avversario veridico. Rispetto al quale adotto un atteggiamento della sapienza orientale:
Citazione
Come si postulano, se non in quanto avvertiti interiormente come tendenze comportamentali, pulsioni etologiche ad agire e a valutare le azioni proprie e altrui?
Quali altri più solidi fondamenti potrebbero avere?
NOn si postulano certo lanciando monete o dadi, né perché si leggono su qualche "Tavola della legge" o affini.
Si può dimostrare empiricamente a posteriori che esistono di fatto tali tendenze comportamentali (in una certa misura universalmente umane, in altra socialmente condizionate) e lo si può spiegare naturalisticamente con la selezione naturale e l' evoluzione biologica (correttamente intesa "a la Gould").
Ma, come ha rilevato il solito grandissimo David Hume, non si può dimostrare il "dover essere" dall' "essere".

Io del tuo rilevo l' irrazionalismo e l' insopportabile (per me) esaltazione dell' ingiustizia e del privilegio al massimo grado: mi sembra la prima "eccelsa" espressione sovrastrutturale dello strutturale passaggio del capitalismo dalla sua fase progressiva a quella reazionaria in crescente "stato di putrefazione".
e









Citazione di: Sun Tzu (Sunzi), L'arte della guerra - cap 3 Attacco strategico

31. Perciò dico: "Conosci il nemico come conosci te stesso. Se fari così, anche
in mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo".

32. Se non conosce il nemico, ma conosci soltanto te stesso, le tue possibilità
di vittoria saranno pari alle tue possibilità di sconfitta.

33. Se non conosci te stesso, né conosci il tuo nemico, sii certo che ogni
battaglia sarà per te fonte di pericolo gravissimo.
CitazioneSGIOMBO:
Certo.
A me sembra di conoscerlo quel che basta, dati i miei limiti e i miei doveri di modesto combattente per il progresso e il comunismo (anche se é giusto che fra noi ci sia chi si prende la briga -e ed ha lo stomaco- per conoscerlo approfonditamente; per esempio ne ho letto qualcosa da Lukacs e da Losurdo).








Col valore aggiunto:

Citazione di: Sun Tzu (Sunzi), L'arte della guerra - cap 2 Preparazione della guerra

10. Il generale esperto si equipaggia in patria ma si approvvigiona a spese
del nemico. Così l'esercito non manca mai di cibo

Il "nemico" FN, nella sua sottile veridicità, di "cibo" ne offre a volontà. E non richiede neppure cotture troppo elaborate per essere usato contro il mondo dei signori da lui disvelato. L'unica accortezza è capire che di esso fa parte anche la morale degli schiavi, su cui c'è molto da riflettere anche in casa "nostra"
CitazioneRilevo che Sun Tzu, contrariamente a te, non usa le virgolette.

E anche per me il Friederch.2 é uno dei peggiori nemici ideologici senza se e senza ma.
E preferisco ben altro cibo intellettuale (e non essendo un ipocrita e non facendomi scrupoli politicamente corretti -non sono un sepolcro imbiancato, per usare le tue parole: credo proprio di essere personalmente al di là della sua critica- ne parlo senza "usare i guanti").

Ipazia

Citazione di: Phil il 27 Dicembre 2018, 12:53:56 PM
Se la constatazione storiografica e l'antropologia (culturale-medica-filosofica) sono «nulla», forse «non conosci il tuo nemico» (e te lo segnalo in amicizia  :) ).

Storia e antropologia non sono nulla. Nulla è la lezione che il relativismo etico ne può trarre vista la sua canonica neutralità tra una comunità di bellicosi cannibali e una di pacifici agricoltori.

@Sariputra

Il cibo ideologico non si può bruciare.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: sgiombo il 27 Dicembre 2018, 15:37:10 PM

Come si postulano [i valori etici], se non in quanto avvertiti interiormente come tendenze comportamentali, pulsioni etologiche ad agire e a valutare le azioni proprie e altrui?
Quali altri più solidi fondamenti potrebbero avere?

Le condizioni materiali. Non ti ha insegnato nulla Marx ? :-\ Struttura e sovrastruttura

Citazione di: sgiombo il 27 Dicembre 2018, 15:37:10 PM
A me sembra di conoscerlo quel che basta [FN], dati i miei limiti e i miei doveri di modesto combattente per il progresso e il comunismo (anche se é giusto che fra noi ci sia chi si prende la briga -e ed ha lo stomaco- per conoscerlo approfonditamente; per esempio ne ho letto qualcosa da Lukacs e da Losurdo).

Lo conosci così bene da non aver capito il mio riferimento ai sepolcri imbiancati ! Non sei tu; sono i preti.








pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 18:12:44 PM
Citazione di: sgiombo il 27 Dicembre 2018, 15:37:10 PM

Come si postulano , se non in quanto avvertiti interiormente come tendenze comportamentali, pulsioni etologiche ad agire e a valutare le azioni proprie e altrui?
Quali altri più solidi fondamenti potrebbero avere?


Le condizioni materiali. Non ti ha insegnato nulla Marx ? :-\ Struttura e sovrastruttura

Citazione
Marx mi ha insegnato (fra l' altro) che la struttura economica della società condiziona in ultima analisi le sovrastrutture, compresa l' etica, in particolare per quel tanto che ha di transeunte e socialmente condizionato (non in quanto ha di universalmente umano; che, a dire il vero, non sono del tutto sicuro che il Moro ammetta, ma che mi sembra indubbio ammettiamo sia io che te, contro il relativismo).
Ma non mi ha dimostrato -é impossibile! (Hume)- quali siano i postulati etici da assumere (infatti irrazionalmente si avvertono).

Perché invece tu da Marx ricavi forse la dimostrazione di questi postulati dell' etica (universalmente umana; contro il relativismo; ma anche contro l' "assolutismo disegualitario" di FN) che affermi contro il relativismo ? ! ? ! ? !







Citazione di: sgiombo il 27 Dicembre 2018, 15:37:10 PM
A me sembra di conoscerlo quel che basta [FN], dati i miei limiti e i miei doveri di modesto combattente per il progresso e il comunismo (anche se é giusto che fra noi ci sia chi si prende la briga -e ed ha lo stomaco- per conoscerlo approfonditamente; per esempio ne ho letto qualcosa da Lukacs e da Losurdo).

Lo conosci così bene da non aver capito il mio riferimento ai sepolcri imbiancati ! Non sei tu; sono i preti.

Citazione
Guarda che l' avevo capito.

Ma, a parte il fatto che esistono anche preti non ipocriti (e secondo me infinitamente migliori di FN e di quasi tutti i suoi seguaci; in tutta sincerità non mi riferisco a te, che continuo ad apprezzare non poco; che te ne freghi qualcosa o meno), e infatti nessuno é perfetto, neanche la chiesa cattolica, per parte mia, con il mio anticonformismo e avversione al politicamente corretto, ho la presunzione di essere ben oltre la sua critica all' ipocrisia diffusa. E ci tenevo ad affermarlo.
Ti saluto con po' di amaro in bocca (non posso negarlo) ma sempre con molta sincera stima.

Ipazia

Citazione di: sgiombo il 27 Dicembre 2018, 18:57:57 PM

Marx mi ha insegnato (fra l' altro) che la struttura economica della società condiziona in ultima analisi le sovrastrutture, compresa l' etica, in particolare per quel tanto che ha di transeunte e socialmente condizionato (non in quanto ha di universalmente umano; che, a dire il vero, non sono del tutto sicuro che il Moro ammetta, ma che mi sembra indubbio ammettiamo sia io che te, contro il relativismo).
Ma non mi ha dimostrato -é impossibile! (Hume)- quali siano i postulati etici da assumere (infatti irrazionalmente si avvertono).
Perché invece tu da Marx ricavi forse la dimostrazione di questi postulati dell' etica (universalmente umana; contro il relativismo; ma anche contro l' "assolutismo disegualitario" di FN) che affermi contro il relativismo ? ! ? ! ? !

Se i postulati etici sono solo una percezione ha ragione non solo il relativismo etico, ma pure viator che li considera individuali.

Il materialismo storico fa derivare la sovrastruttura (inclusa l'ideologia e la sua etica) dalla struttura intesa nella sua integralità economica e naturale. Poco prima dell'ape e l'architetto (Capitale I-III-5) Marx dice:

... il lavoro è un processo che si svolge fra l'uomo e la natura, nel quale l'uomo per mezzo della propria azione produce, regola e controlla il ricambio organico fra se stesso e la natura: contrappone se stesso, quale una fra le potenze della natura, alla materialità della natura. Egli mette in moto le forze naturali appartenenti alla sua corporeità, braccia e gambe, mani e testa, per appropriarsi i materiali della natura in forma usabile per la propria vita. Operando mediante tale moto sulla natura fuori di sé e cambiandola, egli cambia allo stesso tempo la natura sua propria. Sviluppa le facoltà che in questa sono assopite e assoggetta il giuoco delle loro forze al proprio potere.

"Cambiare la propria natura" è un processo squisitamente et(olog)ico. Da una materialista mi aspetto sappia ricondurre l'ideologia alle sue basi materiali in un rapporto biunivoco che, almeno sui bisogni primari, non lasci spazio all'idealismo e al relativismo etico.

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 18:02:01 PM
Storia e antropologia non sono nulla. Nulla è la lezione che il relativismo etico ne può trarre
Eppure, se il relativismo etico non si fonda su storia e antropologia, su cosa si fonda?
Intendo quello filosoficamente serio (ho già premesso che i motti da Bacio Perugina sono di un'altra categoria...). 

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 18:02:01 PM
la sua canonica neutralità tra una comunità di bellicosi cannibali e una di pacifici agricoltori.
Il relativismo etico non è un'etica (indulgenza post-natalizia per gli amanti degli slogan  ;D ), non può quindi essere «neutro» né esprimere giudizi etici (bensì solo sull'etica; occhio a non confondere i due livelli logici  ;) ), proprio come il pluralismo non è cieco di fronte alle differenze nella pluralità che pure riconosce (soprattutto, attenzione anche a non confondere «relativismo» e «qualunquismo»...).

P.s.
A questo punto, oso chiedere di nuovo, «conosciamo davvero il nostro nemico»?

Ipazia

Il relativismo etico è l'alter ego speculare dell'assolutismo etico. Il relativismo etico produce un'etica relativistica così come l'assolutismo etico produce un'etica assolutistica. I piani logici sono uno sopra l'altro, ma l'edificio ideologico - chiave di lettura (ermeneutica storica e antropologica) - cui appartengono è unico. Nel caso del relativismo etico è già sintomatico voler separare la natura dall'etica. Ovviamente sempre sul "piano logico"  ::)  Ma di piano logico in piano logico finisce che dopo essere saliti all'ultimo piano non resta che buttarsi di sotto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

#116
Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 19:22:36 PM
Citazione di: sgiombo il 27 Dicembre 2018, 18:57:57 PM

Marx mi ha insegnato (fra l' altro) che la struttura economica della società condiziona in ultima analisi le sovrastrutture, compresa l' etica, in particolare per quel tanto che ha di transeunte e socialmente condizionato (non in quanto ha di universalmente umano; che, a dire il vero, non sono del tutto sicuro che il Moro ammetta, ma che mi sembra indubbio ammettiamo sia io che te, contro il relativismo).
Ma non mi ha dimostrato -é impossibile! (Hume)- quali siano i postulati etici da assumere (infatti irrazionalmente si avvertono).
Perché invece tu da Marx ricavi forse la dimostrazione di questi postulati dell' etica (universalmente umana; contro il relativismo; ma anche contro l' "assolutismo disegualitario" di FN) che affermi contro il relativismo ? ! ? ! ? !

Se i postulati etici sono solo una percezione ha ragione non solo il relativismo etico, ma pure viator che li considera individuali.

Il materialismo storico fa derivare la sovrastruttura (inclusa l'ideologia e la sua etica) dalla struttura intesa nella sua integralità economica e naturale. Poco prima dell'ape e l'architetto (Capitale I-III-5) Marx dice:

... il lavoro è un processo che si svolge fra l'uomo e la natura, nel quale l'uomo per mezzo della propria azione produce, regola e controlla il ricambio organico fra se stesso e la natura: contrappone se stesso, quale una fra le potenze della natura, alla materialità della natura. Egli mette in moto le forze naturali appartenenti alla sua corporeità, braccia e gambe, mani e testa, per appropriarsi i materiali della natura in forma usabile per la propria vita. Operando mediante tale moto sulla natura fuori di sé e cambiandola, egli cambia allo stesso tempo la natura sua propria. Sviluppa le facoltà che in questa sono assopite e assoggetta il giuoco delle loro forze al proprio potere.

"Cambiare la propria natura" è un processo squisitamente et(olog)ico. Da una materialista mi aspetto sappia ricondurre l'ideologia alle sue basi materiali in un rapporto biunivoco che, almeno sui bisogni primari, non lasci spazio all'idealismo e al relativismo etico.

Ma saper ricondurre l'ideologia alle sue basi materiali in un rapporto biunivoco che, almeno sui bisogni primari, non lasci spazio all'idealismo e al relativismo etico (che é precisamente quello che faccio) non significa dedurre dalla realtà dell' essere il dover essere.

Ed affermare, come faccio io, che proprio il rapporto dialettico fra natura e cultura determina il fatto che vi siano imperativi etici in parte universalmente umani (non dimostrabili oggettivamente: non tali "di diritto"; ma di fatto realmente universali) e in parte declinati storicamente (col un ruolo determinante svolto dai rapporti di produzione e dallo sviluppo delle forze produttive) non é certo relativismo etico né individualismo etico.

E a meno che tu mi esponi la dimostrazione logica degli imperativi etici "umani" (con tutta evidenza in parte universalmente tali, anche se di solito non usi questo avverbio; altrimenti sarebbero nietzchianamente di due ben diversi ordini "superumani" o degli aristoi e "infraumani" o degli schiavi) l' unico modo (efficace: "funziona benissimo"!) di superare il relativismo mi sembra quello di rilevarli empiricamente a posteriori essere di fatto universalmente diffusi (sopratutto se si spiega naturalisticamente il fatto con la biologia evoluzionistica.
Pretendere che il "dover essere" sia dimostrabile dall' "essere", essendo impossibile, significa dare ragione ai relativisti; contrariamente a constatare che si avverte come insieme oggettivo di tendenze comportamentali biologiche culturalmente declinate (e d' altra parte non vedo che differenza possa esserci fra il "postulare" -arbitariamente- i valori etici, come dici tu, e il "sentirli interiormente" -alla maniera di Kant- come tendenze comportamentali istintive universalmente naturali variamente modulate dalla cultura, come sostengo io).
Se quello che intendi per il "postularli" é qualcosa di diverso mi piacerebbe che mi mostrassi in cosa consiste; che con tutta evidenza é diversa cosa dall' affermare (cosa da me mai negata, anzi, affermata con la massima convinzione!) che sorgono su una base naturale etologica (la storia naturale) e si sviluppano eticamente e si differenziano (nel corso della storia umana) culturalmente in dipendenza dalle dinamiche sociali (dialettica sviluppo delle forze produttive/rapporti di produzione, lotta di classe).

Ipazia

Arridaje con l'idealismo. L'etica non è il dover-essere, non è il Sollen kantiano. E' ethos techne: tecnica del vivere. La tecnica si basa sulla materia e la materia specifica sono le condizioni materiali (natura+civiltà) di una popolazione. L'umanesimo marxista costruisce la sua etica sui bisogni umani declinati egualitaristicamente.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 21:09:29 PM
Il relativismo etico è l'alter ego speculare dell'assolutismo etico. Il relativismo etico produce un'etica relativistica così come l'assolutismo etico produce un'etica assolutistica.
Non mi convince troppo la specularità: l'assolutismo etico è presupposto logico di ogni etica assolutistica: «c'è una sola etica vera» -> «l'etica giusta è x». Il relativismo etico invece non "produce" etiche: la constatazione della relatività (al proprio contesto) di ogni etica non dà parametri per fondare un'altra etica, ma è chiave di "sola lettura" di quelle già esistenti (come dimostra chi dei due sia stato motore storico di conflitti e di rivoluzioni... so già che con questa parola esalterò molti animi ;) ).
La differenza fra assolutismo e relativismo è come quella fra esclusione e inclusione: da un lato, «ne resterà solo una!» (tipo film "Highlander" ;D ); dall'altro, restano tutte, solamente più deboli e ciascuna immanentizzata al proprio habitat (il che, ammetto, esalta molto meno gli animi furenti...).

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 21:09:29 PM
I piani logici sono uno sopra l'altro, ma l'edificio ideologico - chiave di lettura (ermeneutica storica e antropologica) - cui appartengono è unico.
Non vorrei insistere troppo, tuttavia se uno dei due orientamenti (senza fare nomi) è fondato su storia e antropologia, mentre l'altro è fondato su ___________ (compilare in stampatello con movente assolutistico a piacere), direi che né il piano logico né l'"edificio ideologico" siano rispettivamente i medesimi (opinione mia).

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 21:09:29 PM
Ma di piano logico in piano logico finisce che dopo essere saliti all'ultimo piano non resta che buttarsi di sotto.
... e si ricadrà su ciò da cui si è partiti... per questo, dovendomi attutire, preferisco pensieri "deboli"  ;D
In fondo, per adesso, ci siamo limitati a solo due piani logici (etico, meta-etico), quindi, se si è un po' allenati (tipo "parkour filosofico") non ci si dovrebbe comunque fare troppo male ;)

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 27 Dicembre 2018, 22:07:19 PM
Arridaje con l'idealismo. L'etica non è il dover-essere, non è il Sollen kantiano. E' ethos techne: tecnica del vivere. La tecnica si basa sulla materia e la materia specifica sono le condizioni materiali (natura+civiltà) di una popolazione. L'umanesimo marxista costruisce la sua etica sui bisogni umani declinati egualitaristicamente.


Ma quale idealismo ? ! ? ! ?

Si può ben citare Kant (che peraltro non era propriamente "idealista"; Lenin lo definisce "agnostico") senza essere, se non del tutto indebitamente, etichettati come "idealisti".

O l' etica é il dover essere non dimostrabile ma oggettivamente presente nell' uomo (e non affatto necessariamente inteso alla maniera dell' idealismo: io fino a prova contraria -e a scanso di indebite deformazioni e stravolgimenti delle mie convinzioni- lo spiego con il determinismo naturale, biologico e con la dialettica sviluppo delle forze produttive / rapporti di produzione e con la lotta di classe, fattori storici, culturali; mi sembrerebbe anche te, anche se a questo punto non ne sono più del tutto sicuro; di certo non così Nietzche), oppure é il relativistico e/o individualistico pensare e agire ciascuno per sé, senza regole. 

(Sempre in attesa di sapere in che senso i valori etici, così da superare il relativismo, in alternativa all' avvertirli interiormante, "si postulano".

Discussioni simili (5)