L'origine della diseguaglianza

Aperto da InVerno, 25 Settembre 2018, 08:20:08 AM

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Ipazia

@Ox

Se non vado errato, mi pare esista una scienza denominata nutrizionistica e un'altra denominata tossicologia con una specializzazione di tipo alimentare. Sempre di sapere umano si tratta, ma facilmente asseverabile lasciando uno senza cibo o mettendogli il cianuro nel caffè.

Certo che le soluzioni politiche non sono dietro l'angolo, ma neppure lasciarsi marcire è la soluzione. Finchè non provvederà il padreterno saremo noi umani a dover trovare le soluzioni. Tertum, quartum, quintum, non datur. Secondum sì: la natura.

Citazione di: nativo nordamericanoQuando avrete abbattuto l'ultimo albero, pescato l'ultimo pesce, inquinato l'ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.

Sperando di essere rimasta in tema senza eccessi beffardi e supponenti ti auguro Buon Anno. Ops: ma se sei superstizioso ritiro gli auguri e facciamo  finta di niente. Fosse mai che gli auguri delle donne, come le mele, portino male.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

Sì Ipazia, certo, ma sai bene che la realtà è molto più complessa e articolata...
Ti dicevo: "l'utilitarista/relativista potrebbe dirti che è impossibile far vivere sei-sette
miliardi di persone senza dover scendere a pesanti compromessi (sulla qualità dell'aria; sul
cibo etc.).
Ad esempio, ho per mio diletto qualche albero da frutto e un orto. Faccio un minimo di trattamenti
(due, tre all'anno), giusto per raccogliere qualcosa. Se mettessi le mie "produzioni" sugli
scaffali di un supermercato non venderebbero un cacchio (sono di brutto aspetto), e poi sono
scarsissime come quantità. Vendono, e vendono bene, quelle che subiscono 30-40 trattamenti
all'anno...
Fanno male? Sicuramente fanno più male delle mie. Sono ancora commestibili? Non lo so; qualche
controllo ci sarà pure; la gente le compra ed è contenta perchè sono perfette.
Ma la gente che le compra è consapevole? Di cosa? Subisce una cosiddetta "induzione" dei bisogni?
Può darsi, ma non c'è un gruppetto di potenti che a tavolino lo decide: questo è il "sistema", ed
il "sistema" siamo noi stessi.
Dobbiamo dunque lasciarci marcire? No, ci battiamo ma sia chiaro che ci battiamo nella più "nobile"
delle battaglie: quella persa in partenza.
Auguri di Buon Anno anche a te
mauro

InVerno

Citazione di: Sariputra il 30 Dicembre 2018, 18:35:52 PMVoglio di nuovo gioia nel mio cuore...
Penso di capire come ti sei sentita...
Se tutti potessero godere di questa gioia è un desiderio "troppo assolutistico" ?... :(
Ieri , andando a passeggio sulle colline ghiacciate, mi sono imbattuto in una casa, piuttosto vecchia, la quale sul cancello aveva affisso un cartello: "Vietato lamentarsi" - e sotto- "Hai un tetto sopra la testa, del cibo per stasera e qualche spicciolo nel portafogli? Allora fai parte del 25% dell'umanità fortunata. Non lamentarti!"...
Pensare che, tra il rimanente 75% ci potrebbero essere i "migliori" di noi (ops!Scusa Phil, ho usato l'aggettivo migliori... ;D ) ma che mai avranno la possibilità di dimostrarlo, coprendoci occhi ed orecchi perché "tanto è tutto relativo"... e se lo è ben posso godermi i miei spiccioli...è terribile!...E che sia tutto relativo, escludendo ovviamente il proprio portafogli  ;) , purtroppo lo pensano coloro che governano 'sto mondo...

C'è un sito fatto a posta per le tue esigenze! si chiama  - http://www.globalrichlist.com/ - inserisci il tuo reddito e la tua nazionalità e saprai di che fetta di popolazione fai parte. Io essendo un piccolo agricoltore non posso più vantare un reddito "da impiegato", nonostante questo riesco tranquillamente ad essere nel 7% più ricco del mondo, parte di quel 10% che detiene tutta la ricchezza dell'altro 90%! Finalmente spiegato chi sono i turboapolidicapitalmassonici di Fusaro, siamo io e te! Buon anno a tutti i ricconi del forum, caviale e champagne (altro che zampone e lenticchie) e tanti auguri di una felice e lauta diseguaglianza!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Basta cambiare relativisticamente i numeri e considerare più realisticamente che i marchesi del Grillo sono l'1 e non il 10 % degli umani e tutta la prospettiva politica, economica ed etica cambia.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

#169
Citazione di: Ipazia il 01 Gennaio 2019, 17:57:30 PMBasta cambiare relativisticamente i numeri e considerare più realisticamente che i marchesi del Grillo sono l'1 e non il 10 % degli umani e tutta la prospettiva politica, economica ed etica cambia.
Io non voglio negare i fatti, è ovvio e comprovato che i ricchi si sono arricchiti ancora di più, ma nella maggior parte dei casi questi "ricchi" includono anche me e te, a scapito del 90% della popolazione. La domanda quindi è, perchè tu non fai niente e l'1% dovrebbe mobilitarsi per lanciare soldi dall'aereo? D'altro canto chi decide qual'è la percentuale che identifica solamente i marchesi del grillo? Scommetto che è sempre un punto più bassa di quella dove ricade chi la decide, quindi io che sono nel 7% direi che i marchesi sono nel 6%. Tralaltro giusto guardando i primi 20 vedo tutti innovatori del loro campo etc nessuno che io definirei precisamente come un marchese del grillo, oppure Bill Gates è un marchese del grillo? Simpaticamente, è quello che ti ha dato la possibilità di scrivere qui , oltre a decine di altre che hanno rivoluzionato la civiltà in una maniera cosi drastica da cominciare una nuova era industriale e civile. Queste generalizzazioni che negano il merito degli individui trasformandoli in saltimbanchi arraffoni solamente perchè ricchi, sono un po infantili.. e te lo dice uno che non ha mai avuto rispetto per la ricchezza ne per i ricchi, e che ha sempre creduto che la proprietà debba coincidere il più possibile con il possesso (cioè con ciò che un individuo può "usare"). La diseguaglianza economica inizia innanzitutto da qui, da quel intricata giungla di idee che permettono ad un individuo di avere in proprietà più sedie di quante può "sedere". Inizia con i riti dell'abbondanza, con la deificazione dei migliori, con l'idea del sacrificio e del tributo..e purtroppo non siamo mai riusciti a trovare niente di meglio.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Citazione di: InVerno il 02 Gennaio 2019, 14:10:43 PM
Io non voglio negare i fatti, è ovvio e comprovato che i ricchi si sono arricchiti ancora di più, ma nella maggior parte dei casi questi "ricchi" includono anche me e te, a scapito del 90% della popolazione. La domanda quindi è, perchè tu non fai niente e l'1% dovrebbe mobilitarsi per lanciare soldi dall'aereo?

Io credo, non avendo mai sfruttato nessuno ed essendo sempre vissuta del mio lavoro, di non essere a scapito di nessuno. Ho sempre votato per chi ci avrebbe reso magari più poveri, ma meno rapaci. E ho dato le mie picconate quando quel potere ha scricchiolato un pochino. Oggi mi limito a forme più legali di dissenso. Prendo atto - nè colpa nè merito - di essere nata nella parte "giusta" del pianeta, ma anche che chi è nato nella parte "sbagliata" spesso è corresponsabile delle sue disgrazie, essendo incapace di liberarsi autonomamente dalla barbarie e mettendo il proprio destino, in cambio di un piatto di lenticchie, nelle mani di famelici esportatori di libertà che quella barbarie e miseria rendono eterna. L'evoluzione dell'Estremo Oriente e dell'Africa sono esemplari di questa forbice antropologica tra situazioni provenienti dal medesimo grado di arretratezza socioeconomica.

Citazione
D'altro canto chi decide qual'è la percentuale che identifica solamente i marchesi del grillo? Scommetto che è sempre un punto più bassa di quella dove ricade chi la decide, quindi io che sono nel 7% direi che i marchesi sono nel 6%.

la decide la presenza nella plancia di comando, grazie al potere economico che ne consente l'accesso esclusivo a se stessi e ai propri fantocci. Forse anche l'1% è sovrastimato e comprende portaborse e meretricio oltre ai protagonisti veri.

Citazione
Tralaltro giusto guardando i primi 20 vedo tutti innovatori del loro campo etc nessuno che io definirei precisamente come un marchese del grillo, oppure Bill Gates è un marchese del grillo? Simpaticamente, è quello che ti ha dato la possibilità di scrivere qui , oltre a decine di altre che hanno rivoluzionato la civiltà in una maniera cosi drastica da cominciare una nuova era industriale e civile.

Bill Gates sponsorizza i politicanti americani di entrambi i partiti e le organizzazioni mondiali che stabilizzano il modello sociale di cui la sua ricchezza lo rende imperatore. Non mi permette di usare la sua tecnologia per spirito filantropico, ma perchè ne trae profitto. Ovvero la Grazia secondo il catechismo della religione dominante.

Citazione
Queste generalizzazioni che negano il merito degli individui trasformandoli in saltimbanchi arraffoni solamente perchè ricchi, sono un po infantili..

Infantile generalizzazione è pensare che la critica sociale si riduca ad una sceneggiata napoletana. L'unico merito è il conto che uno riesce ad accumulare in banca. Solo questo gli dà potere, non la sua genialità che potrebbe estrinsecarsi in qualsiasi sistema sociale. Lungi da me pensare che sotto il dio Capitale, come sotto altri dei prima e accanto ad esso, non si sia prodotto e si produca nulla di buono.

Citazione
e te lo dice uno che non ha mai avuto rispetto per la ricchezza ne per i ricchi, e che ha sempre creduto che la proprietà debba coincidere il più possibile con il possesso (cioè con ciò che un individuo può "usare"). La diseguaglianza economica inizia innanzitutto da qui, da quel intricata giungla di idee che permettono ad un individuo di avere in proprietà più sedie di quante può "sedere".

Certamente. (Anche se più che di "idee" si tratta di intricata giungla di diritti classisti acquisiti). Mi sono sempre seduta nell'unica sedia che il mio lavoro mi permetteva di occupare. Quindi rientrerei nel "tipo"

Citazione
Inizia con i riti dell'abbondanza, con la deificazione dei migliori, con l'idea del sacrificio e del tributo..e purtroppo non siamo mai riusciti a trovare niente di meglio.

Auguro agli umani prima che il capitalismo, dopo il luccichio tanto osannato, ci presenti irreversibilmente il suo peggio, riescano a trovare qualcosa di meglio.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

paul11

#171
Citazione di: InVerno il 25 Settembre 2018, 08:20:08 AM
La cosidetta "rivoluzione neolitica" fino a qualche anno fa in ambito accademico era spiegata unicamente attraverso un ottica Marxista, il nome stesso "rivoluzione" rimanda all'ideologia e fu "affibbiato" dagli accademici di tale orientamento in particolare Gordon Childe.  La teoria Marxista che vedeva il motivo economico come propulsore della civiltà, dovuto al surplus dato dalla domesticazione, è però purtroppo stata sconfessata continuamente e ripetutamente  dalle scoperte archeologiche più recenti nella mezzaluna fertile e degli altri focolai indipendenti di origine protoagricola.  Non a caso negli ultimi decenni si è preferito usare il termine di "neolitizzazzione", indicando un processo graduale e continuo anzichè parlare di "rivoluzione" tentando faticosamente di ripulire il concetto da connotazioni ideologiche.
Positivisti e Marxisti, materialisti in generale, hanno perpetrato per anni questa logica insidiosissima riguardo alla natura dell'uomo e della società il cui unico propulsore era di natura economica. La sovrabbondanza di reperti ad oggi disponibili capaci di dimostrare una tesi di natura completamente diversa dovrebbe spingere a gettare nello scantinato dei nostri fallimenti questa teoria, non sottovalutando quanto siano insidiosi e pervicaci i miti storici come quello della "rivoluzione neolitica" tutt'oggi nei libri di testo.
Per capire noi stessi abbiamo terribilmente bisogno di sapere cosa successe in quel periodo dell'uomo, e non possiamo più affidarci ad una teoria postulata attraverso evidenze archeologiche insufficienti e spesso riferite a reperti di migliaia di anni successivi (addirittura romani o ellenici).
La scoperta dei più antichi siti natufiani,la presenza di grandi elementi monumentali a fronte di pochissime varietà domesticate  e di una scarsissima capacità di accumulo del surplus, e di nessuna traccia di autorità non religiosa che possa rispondere della proprietà privata, sconfessano le fondamentamenta della precendente teoria, oltre al fatto che non vi è traccia riferiferibile ad un altra caposaldo della teoria, ovvero il "valore" e la conseguente mercificazione dei prodotti oltre che appunto della proprietà privata. E' ad oggi evidente che i primi insiediamenti umani anche di notevoli dimensioni (fino a 10,000ab) vivessero in forma comunitaria senza realmente conoscere proprietà privata e gerarchie dovute a diverse accumulazione di valore, non è qui che i mitografi della diseguaglianza umana devono ricercare l'origine della borghesia.  Come già Rousseau notava la diseguaglianza è il risultato di "essere pensato e trattato" come superiore, indipendentemente dal valore, ma con molto più a che fare con elementi culturali prima meritocratici, solo successivamente ereditari, e ancora più recententente basati sul plusvalore economico ma solo quando la neolitizzazione era diffusa a tal punto da permettere un commercio fiorente (migliaia di anni dopo) . E l'origine di quel "essere pensato" è scolpita sui bassorilievi monolitici, è un origine di tipo religioso culturale e linguistico, che non ha nulla a che fare con granai di diverse dimensioni come precedentemente concepito. E' necessario riportare la cultura e non l'economia come centro propulsore della società, per meglio capire il passato, il presente e il futuro.
Riprendo il post iniziale e in funzione della discussione poi avvenuta argomento da un altro punto di vista.
Il problema nasce quando l'uomo giustifica una sua interpretazione di un ordine dentro il dominio solo naturale.
Le domande sono: cosa accomuna e cosa divide gli individui umani rispetto all'insieme definita umanità?
La risposta antropologica,che nasce da una cultura empirica, si pone all'interno dell'interpretazione di un ordine naturale in cui il più forte, astuto è vincente.Ma l'uomo è all'interno di una organizzazione sociale, dove non solo un ordine naturale è esistente, ma è mediato da una forma storica culturale che può allo stesso tempo liberarlo(ma non può farlo) o condizionarlo dai vincoli sia naturali che culturali.
Poichè nella forma sociale l'uomo ha trasposto la forza bruta in quella del potere economico, politico, culturale, non solo se si segue contraddittoriamente l'ordine naturale interpretato antropologicamente è "servo" di una diseguaglianza naturale, ma è anche culturale, economica, politica.Quindi la cultura ha assommato le differenze naturali invece di superarle.

La soluzione è fuori dall'ordine interpretato antropologicamente e culturalmente dentro il solo dominio naturale.
Vale a dire ogni esistenza , ogni vita che viene al mondo ha pari dignità in qualunque latitudine e longitudine.
Il riconoscere che è l'esistenza e non la differenza intrinseca nel censo sociale, economico , politico, è un apriori dell'ordine intepretato
nel palcoscenico storico culturale in cui gli attori vivono.
Per far questo bisogna riconoscere che l'uomo non è solo natura e accettare altri domini, di cui la natura è solo una parte, e spostarsi
sull'insieme degli universali affinchè diventi un diritto appunto universale, e in quanto tale inalienabile e doveroso essere recepito nelle legislazioni.
Le carte dei dirtti universali dei popoli sono lettera "chiusa" ,proprio perchè le prassi sociali sono interpretate come natura, come selezione, come scontro/incontro,come divenire storico.Quindi quei diritti universali sono divenuti pura retorica accantonata dalle necessità delle prassi politico-economiche intente alla lotta,in quanto necessità accettata dentro l'ordine del dominio naturale.

sgiombo

Citazione di: 0xdeadbeef il 29 Dicembre 2018, 11:20:07 AM
A Sgiombo e Ipazia
Ritengo che i postulati etici siano, sì, a-posteriori (altrimenti che postulati sarebbero...), ma che in un
certo qual modo "rientrino", per una "libera" (...) scelta di chi li assume, nella sfera dell'a-priori.
Quindi, Sgiombo, anche per me i postulati etici sono una percezione; ma eviterei come la peste di aggiungerci
quel "solo" (una percezione) che li fa apparire, appunto, come se fossero nulla (dicevo: "una percezione è
forse nulla? Io non credo").

Non so, non mi sembra che fra le nostre posizioni vi siano differenze inconciliabili. 
Citazione
Infatti sono d' accordo.

Il "solo" era per enfatizzare il fatto che non sono logicamente dimostrabili (a priori).



Sgiombo afferma: "i postulati etici sono una percezione di fatto universalmente diffusa; per cause naturali
ben comprese dalla biologia evoluzionista". Ipazia sostiene invece: "i postulati etici sono dimostrabili nel
loro rapporto con la realtà materiale che li ha prodotti".
Per me sono piuttosto un qualcosa di più, diciamo, "aleatorio"; sono in definitiva dei "pensieri" sui quali
non mi interrogo più di tanto circa le cause (per una mia mancanza di conoscenze scientifiche appropriate e
perchè, soprattutto, ritengo capziosa una troppo netta distinzione fra la sfera del naturale e la sfera del
culturale); ma pensieri che "sono" qualcosa, non che sono nulla...
saluti ed auguri
Citazione
Concordo che i pensieri son qualcosa (e anche qualcosa di importante).

Più o meno "aleatori" o "categorici" (credo apprezzerai l' aggettivo, da kantiano) a seconda dei casi.

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 29 Dicembre 2018, 14:59:35 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 29 Dicembre 2018, 11:20:07 AM
A Sgiombo e Ipazia
Ritengo che i postulati etici siano, sì, a-posteriori (altrimenti che postulati sarebbero...), ma che in un certo qual modo "rientrino", per una "libera" (...) scelta di chi li assume, nella sfera dell'a-priori.
Quindi, Sgiombo, anche per me i postulati etici sono una percezione; ma eviterei come la peste di aggiungerci quel "solo" (una percezione) che li fa apparire, appunto, come se fossero nulla (dicevo: "una percezione è forse nulla? Io non credo").
Non so, non mi sembra che fra le nostre posizioni vi siano differenze inconciliabili.


Certamente lo sono. L'esperienza etica è troppo importante perchè ci limitiamo a percepirla come fossimo topi da laboratorio. Il compito magistrale della filosofia è trovare le origini delle cose e anche l'etica ha una sua origine. E' poco filo-sofico limitarsi a prendere atto dei fenomeni senza indagarne le cause. E' anche poco marxista. L'origine della disuguaglianza si intreccia continuamente con l'origine dell'etica e per capire la prima bisogna sporcarsi con la seconda. Sporcarsi le mani. Non basta la biblioteca.


Ma la filosofia, a mio parere, non può che concludere, con Hume, che l'etica ha un' origine in parte naturale (ergo spiegabile dalla scienza in senso stretto o "naturale"), in parte sociale (spiegabile dalla "scienza umana" del marxismo), e non logica (che é "constatabile a posteriori" e non dimostrabile a priori"),

E' infatti molto filosofico constatare che dall' essere non é deducibile alcun dover essere o dover fare (Hume), molto scientifico spiegare l' etica universalmente umana di fatto con la biologia evoluzionistica (scientifica) e molto marxista spiegare l' etica particolare, variabile, transeunte con il rapporto dialettico fra sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione e con la lotta di classe.

sgiombo

Citazione di: Phil il 29 Dicembre 2018, 16:47:06 PM


Citazione di: Ipazia il 29 Dicembre 2018, 15:52:32 PM
Come osserva Apeiron, la Storia e l'Antropologia dimostrano che vi sono dei denominatori comuni etici che vale la pena di indagare perchè è su questi che si possono ampliare le coordinate della convivenza umana. Del resto lo si è sempre fatto altrimenti saremmo già estinti. Ma per questo prezioso compito filosofico una impostazione assolutamente - nel suo negazionismo - relativistica è del tutto inadatta.
Qui rispondo anche al vacanziero sgiombo: il fatto che tutte le comunità ripudino l'omicidio (pur rendendolo giustificato e legittimo in alcuni casi: guerra, pena di morte, legittima difesa, etc.) non è dovuto alla assolutezza etica del non-uccidere, ma solo dalla sua utilità (si tratta quindi di un'etica utilitaristica) per la stabilità del contesto sociale. La comprovata funzionalità di tale principio etico non lo rende retroattivamente assoluto ed universale, ovvero non universale come lo sono i bisogni primari. Si è già discusso su natura/cultura: è per arbitraria convenzione che uccidere è sbagliato (prima di essere legalmente «reato╗); il fondamento di tale etica è scritto sulla carta (o sulla tradizione orale, per coloro che non scrivono), non nella natura. Non si tratta quindi di un «imperativo etico derivante dalla natura umana» (cit. da sgiombo), bensì dalla cultura umana. Per quanto riguarda la biologia, non confonderei istinti gen-etici e valori etici (nonostante l'assonanza).
Non colgo perché il relativismo dovrebbe essere inadatto a rapportarsi a denominatori comuni interculturali; si tratta solo di un contesto più ampio (tanto per continuare con i motti dell'"apofatismo relativistico": il relativismo non è nazionalismo ;D ).
Citazione
ESpongo la mia divergente convinzione, nella ragionevole consapevolezza che qui non si tratta di riuscire a convincere l' interlocutore (ci vorrebbe ben altro che ragionamenti: esperienze di vita, letture, ecc.), ma per chiarire per l' appunto le  (relative: toh, così spero sarai contento) divergenze (e le relative convergenze).

Per me non é dimostrato che sia l' utilità a dettare l' imperativo "non uccidere uomini", ma invece l' istinto naturale (l' utilità individuale può anche consistere per qualcuno nel rapinare a mano armata o nell' uccidere i genitori per ereditare).
Peraltro (ammesso e non concesso da parte mia) in cosa consisterebbe l' utilità se non nel conseguimento di una stabilità del contesto sociale (lo dici tu stesso) che é necessaria alla sopravvivenza la maggiore (e migliore) possibile degli organismi umani individuali e della specie?
Ma se é così, allora si tratta ancora in ultima istanza dell' istinto naturalissimo e universalmente diffuso (il "bisogno primario", per usare le tue parole) alla sopravvivenza-riproduzione.
Questo vale in particolare per l' imperativo etico naturale (e dunque di fatto universale: natura umana) di non rubare, se non in casi particolari ("eccezioni che confermano la regola"), variabili  storicamente (cultura).

Per quanto riguarda la biologia, concordo che non vadano confusi istinti gen-etici e valori etici (nonostante l'assonanza); ma rilevarne i rapporti (genetici in un altro senso del termine!) che li spiegano, stando bene in guardia dal pericolo di questa possibile confusione, é tutt' altra cosa (che é giusto, oltre che interessante, fare).


sgiombo

Citazione di: viator il 29 Dicembre 2018, 17:31:55 PM
Salve Ipazia. Mi inchino alla tua dialettica. Per forma e per contenuti. Ed anche se ti condanna alla minoretarietà. Salutoni.


"Condanna" tutt' altro che disprezzabile: la verità non si stabilisce "a maggioranza"!

Ipazia

I fatti del Kerala induista evidenziano come ancora più arcaica della disuguaglianza classista fondata sulla divisione del lavoro sociale vi sia quella sessista fondata sulla divisione del lavoro riproduttivo. 
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

Citazione di: 0xdeadbeef il 31 Dicembre 2018, 13:42:15 PM

questo "sistema" è ciò che si è venuto
a formare in secoli di mutamenti culturali e financo antropologici, e non è pensabile di
cambiarlo con un pò di politica "spiccia" (o perlomeno non è pensabile di farlo facilmente).
saluti


Ma non é detto che ci si debba condannare per forza a (o accontentare di) "politiche spicce" e obiettivi facili!

Ipazia

Citazione di: sgiombo date=1546588955 link=topic=1260.msg28354#msg2835,,536

Ma la filosofia, a mio parere, non può che concludere, con Hume, che l'etica ha un' origine in parte naturale (ergo spiegabile dalla scienza in senso stretto o "naturale"), in parte sociale (spiegabile dalla "scienza umana" del marxismo), e non logica (che é "constatabile a posteriori" e non dimostrabile a priori"),

E' infatti molto filosofico constatare che dall' essere non é deducibile alcun dover essere o dover fare (Hume), molto scientifico spiegare l' etica universalmente umana di fatto con la biologia evoluzionistica (scientifica) e molto marxista spiegare l' etica particolare, variabile, transeunte con il rapporto dialettico fra sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione e con la lotta di classe.

É inevitabile che l'etica essendo indeterministica non possa essere dimostrata come i fenomeni deterministici della natura. Mica era necessario scomodare i grossi calibri della filosofia. Ma che essa abbia una storia, dei fondamenti e degli scopi rientra comunque nell'ambito razionale delle scienze umane di cui il marxismo é lezione etologica esemplare (alienazione, reificazione) come metodo e come contenuti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 04 Gennaio 2019, 16:03:48 PM
Citazione di: sgiombo date=1546588955 link=topic=1260.msg28354#msg2835,,536

Ma la filosofia, a mio parere, non può che concludere, con Hume, che l'etica ha un' origine in parte naturale (ergo spiegabile dalla scienza in senso stretto o "naturale"), in parte sociale (spiegabile dalla "scienza umana" del marxismo), e non logica (che é "constatabile a posteriori" e non dimostrabile a priori"),

E' infatti molto filosofico constatare che dall' essere non é deducibile alcun dover essere o dover fare (Hume), molto scientifico spiegare l' etica universalmente umana di fatto con la biologia evoluzionistica (scientifica) e molto marxista spiegare l' etica particolare, variabile, transeunte con il rapporto dialettico fra sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione e con la lotta di classe.

É inevitabile che l'etica essendo indeterministica non possa essere dimostrata come i fenomeni deterministici della natura. Mica era necessario scomodare i grossi calibri della filosofia. Ma che essa abbia una storia, dei fondamenti e degli scopi rientra comunque nell'ambito razionale delle scienze umane di cui il marxismo é lezione etologica esemplare (alienazione, reificazione) come metodo e come contenuti.

Credo proprio che con l' ultima affermazione non intenda riferirti a me (sfondando una porta aperta da almeno quarantacinque anni).

Che sia, se non anche necessario, almeno utile e interessante scomodare i grossi calibri della filosofia lo dimostra per esempio il fatto che per me (dissentendo in questo da te) l' etica é deterministica (o meglio lo é il comportamento umano; che proprio per questo é etico o meno; mentre secondo me sarebbe eticamente del tutto irrilevante se fosse liberoarbitrario, id est: casuale, fortuito; cosa peraltro inconciliabile logicamente -reciproca contraddizione!- con il determinismo dei fenomeni della natura, che l' uomo sviluppa, da cui viene, e che non può in alcun modo violare).

Vedi quanto c' é di interessantissimo (almeno per me) su cui interrogare i grossi calibri della filosofia?
(E su cui discutere, se ti va, anche fra chi, come credo proprio di poter dire di noi, lotta sulla stessa barricata pratica).

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