L'origine della diseguaglianza

Aperto da InVerno, 25 Settembre 2018, 08:20:08 AM

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InVerno

La cosidetta "rivoluzione neolitica" fino a qualche anno fa in ambito accademico era spiegata unicamente attraverso un ottica Marxista, il nome stesso "rivoluzione" rimanda all'ideologia e fu "affibbiato" dagli accademici di tale orientamento in particolare Gordon Childe.  La teoria Marxista che vedeva il motivo economico come propulsore della civiltà, dovuto al surplus dato dalla domesticazione, è però purtroppo stata sconfessata continuamente e ripetutamente  dalle scoperte archeologiche più recenti nella mezzaluna fertile e degli altri focolai indipendenti di origine protoagricola.  Non a caso negli ultimi decenni si è preferito usare il termine di "neolitizzazzione", indicando un processo graduale e continuo anzichè parlare di "rivoluzione" tentando faticosamente di ripulire il concetto da connotazioni ideologiche.
Positivisti e Marxisti, materialisti in generale, hanno perpetrato per anni questa logica insidiosissima riguardo alla natura dell'uomo e della società il cui unico propulsore era di natura economica. La sovrabbondanza di reperti ad oggi disponibili capaci di dimostrare una tesi di natura completamente diversa dovrebbe spingere a gettare nello scantinato dei nostri fallimenti questa teoria, non sottovalutando quanto siano insidiosi e pervicaci i miti storici come quello della "rivoluzione neolitica" tutt'oggi nei libri di testo.
Per capire noi stessi abbiamo terribilmente bisogno di sapere cosa successe in quel periodo dell'uomo, e non possiamo più affidarci ad una teoria postulata attraverso evidenze archeologiche insufficienti e spesso riferite a reperti di migliaia di anni successivi (addirittura romani o ellenici).
La scoperta dei più antichi siti natufiani,la presenza di grandi elementi monumentali a fronte di pochissime varietà domesticate  e di una scarsissima capacità di accumulo del surplus, e di nessuna traccia di autorità non religiosa che possa rispondere della proprietà privata, sconfessano le fondamentamenta della precendente teoria, oltre al fatto che non vi è traccia riferiferibile ad un altra caposaldo della teoria, ovvero il "valore" e la conseguente mercificazione dei prodotti oltre che appunto della proprietà privata. E' ad oggi evidente che i primi insiediamenti umani anche di notevoli dimensioni (fino a 10,000ab) vivessero in forma comunitaria senza realmente conoscere proprietà privata e gerarchie dovute a diverse accumulazione di valore, non è qui che i mitografi della diseguaglianza umana devono ricercare l'origine della borghesia.  Come già Rousseau notava la diseguaglianza è il risultato di "essere pensato e trattato" come superiore, indipendentemente dal valore, ma con molto più a che fare con elementi culturali prima meritocratici, solo successivamente ereditari, e ancora più recententente basati sul plusvalore economico ma solo quando la neolitizzazione era diffusa a tal punto da permettere un commercio fiorente (migliaia di anni dopo) . E l'origine di quel "essere pensato" è scolpita sui bassorilievi monolitici, è un origine di tipo religioso culturale e linguistico, che non ha nulla a che fare con granai di diverse dimensioni come precedentemente concepito. E' necessario riportare la cultura e non l'economia come centro propulsore della società, per meglio capire il passato, il presente e il futuro.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Kobayashi

Citazione di: InVerno il 25 Settembre 2018, 08:20:08 AMPer capire noi stessi abbiamo terribilmente bisogno di sapere cosa successe in quel periodo dell'uomo 

Tema interessante.

Alla base del ragionamento ci sono però alcuni presupposti di filosofia della storia che dovrebbero essere guardati con un certo sospetto: una fase originaria della storia che sarebbe in grado di rivelare (almeno parzialmente) la verità della natura umana e che di solito è funzionale alla critica del presente. L'idea stessa di natura umana come una predisposizione originaria, andata poi smarrita nel succedersi delle epoche, è difficile da difendere.

Comunque i lineamenti di quel periodo così come da te riportati, in sintesi - se ho capito bene - una teocrazia comunitaria, sono molto stimolanti.

paul11

#2
ciao Inverno,
la regola della terra è che vince il più forte, non il più saggio.

E' vero che ci sono notevoli buchi di periodi storici e l'interpretazione sul come è "andata" la storia della civiltà non può essere univoca.
Ad esempio le più antiche città, come Gerico e Catal Hoyuk,sono più del 15.000 a.C. e s si confronta con il codice di Hammurabi del medio periodo del bronzo ,che è del 1750 a.C., potrebbe, uso il condizionale d'obbligo, indicare che il passaggio da economie pastorizie a stanziali con l'agricoltura abbiano portato alle prime forme di "proprietà" intese come difesa da invasioni.
E' vero che vi sono indicazioni di reperti storici che potrebbero far indicare modi comunitari di gestire le risorse naturali/economiche, una prima forma di economia pubblica, ma nel periodo decisivo ,l'età del bronzo, sono abbastanza chiare le civiltà"vincenti", coloro che avendo surplus di risorse potevano dedicarle a specializzazioni in guerra, sacerdoti, scribi, insomma si preformava una gerarcofunzionale struttura di potere.
Il mio parere è che si possono  avere cento comunità che vivono pacificamente e serenamente, ma ne basta anche una sola che si attrezza a scopi guerrafondai per invadere ,vincere e conquistarle, che alla fine ne rimarrà una sola e sarà quest'ultima.
Penso che grosso modo il pensiero storico di Marx, non sbagli, perchè il potere militare lo fa il potere economico e deve avere un'agricoltura che in quel periodo non può che essere estensiva, e non potevano essere che civiltà che nascevano presso grandi fiumi con terreni alluvionali ricchi.

nella mia personale ricerca sul dove fosse nato il concetto di interesse economico, è proprio nel codice di Hammurabi che si comincia a parlare di parte del raccolto che l'affittuario doveva dare al proprietario.Gli istituti di diritto dell'affitto, mezzadria, enfiteusi, ecc, sono antichissimi.Quindi significa che già prima del codice di Hammurabi si stava orientando l'uomo nelle prime forme di specializzazione di mestieri che i grandi agglomerati imponevano.
La tecnica della metallurgia sposata alle tecniche agricole fecero crescere l'esigenza di strutturare quelle diseguaglianze imposte dal "chi fa cosa" che sono da sempre nell'uomo.
Insomma la divisone del lavoro è funzionale alla divisone delle conoscenze e sono indotte dalle forme economiche.

InVerno

#3
@Kobayashi
Hai assolutamente ragione, mi dimentico sempre di virgolettare "natura umana" e similari, sono termini che possono essere utili in una stesura veloce e per comunicare ma non rappresentano ciò di cui sto parlando. Anche teocrazia è un termine che si può usare impropriamente, non ci risultano infatti sufficienti prove che rilevino una classe sacerdotale, è l'oggetto del culto (arrivato a noi in forma monumentale) a stagliarsi imperituro sui protoagricoltori differenziata su base familistica e meritocratica ma ancora non sacerdotale (testimoniato dalla rarità di tombe "speciali"). L'uomo, qualunque uomo, era ancora più piccolo delle proprie idee.

@Paul
Non è un caso se sei costretto a menzionare l'età del bronzo per porre in essere l'elemento militare. La torre di Gerico è quasi universalmente riconosciuto avesse uno scarsissimo valore militare e pochi le danno questa interpretazione. CatalHoyuk non ha nessun tipo di difesa militare, e non risultano a noi reperti di "morti violente" come poi avremo nei reperti successivi. Ci risultano invece moltissimi crani contusi e deformati ma non in maniera letale, a testimonianza di come la guerra probabilmente venisse esorcizzata in pratiche di tipo ludico. L'etnografia ci conferma come la gran parte delle "guerre" tra protoagricoltori siano nella maggior parte dei casi schieramenti che si lanciano minaccie e improperi (magari qualche tazza) ma nella maggior parte dei casi senza mai raggiungere il conflitto letale. La guerra sarà un elemento successivo quando le società stanziali non avranno più spazi ove ritirarsi e terre vergini ove emigrare, quando tutte le caselle saranno occupate cominceranno gli scacchi al re. Sbagli ( a mio avviso) anche nel delimitare la "natura fluviale" dell'agricoltura. Tutti i focolai protoagricoli si manifestano a ridosso di catene montuose miste a terreni alluvionali (vale dalla Cina al sudamerica) a testimoniare la stagionalità e la differenziazione della dieta. Le scorte agricole non erano sufficienti a superare l'inverno che doveva essere passato in montagna con caccia e raccolta. Per migliaia di anni il cosidetto "plusvalore" non fu sufficiente nemmeno per garantire la stanzialità, figurarsi la diseguaglianza sociale e\o un corpo militare\sacerdotale.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

cvc

Semplificando provocatoriamente si potrebbe dire: storia dell'umanità = storia dell'economia = storia del capitalismo. E poi storia del capitalismo = storia della crisi economiche = storia delle guerre. Certo semplificando si finisce sempre per commettere qualche errore, però si potrebbe anche compiere il percorso inverso: storia delle guerre = storia delle crisi economiche = storia del capilalismo, ecc.
Io per principio sono contrario al ridurre il tutto ad un qualcosa, anche se il farlo spesso è l'unico modo per capire qualcosa. Certo resta difficile spiegare un fenomeno storico come ad esempio le crociate o addirittura il Cristianesimo solo sulla base di motivazioni economiche.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Socrate78

#5
Tuttavia rimane il fatto che Marx sembra che non abbia visto giusto su troppe cose per essere considerato un interprete attendibile della storia umana. Oltre al fatto che non sempre l'economia è l'unica causa di diseguaglianze e di conflitti, vi è anche il fatto per nulla trascurabile che lui aveva predetto che il capitalismo sarebbe crollato minato dalle sue stesse contraddizioni, soprattutto nei paesi occidentali dove tale modello era ormai in stato piuttosto avanzato all'epoca in cui Marx scriveva. La previsione era che le imprese capitalistiche avrebbero aumentato il livello di sfruttamento del proletariato per far fronte ai sempre maggiori costi di produzione, sino al punto in cui il sistema sarebbe diventato insostenibile. E' accaduto? NO, si sono trovate forme di adattamento, la rivoluzione è scoppiata proprio dove non si era sviluppata ancora l'industrializzazione, appunto in Russia, non certo in Inghilterra o in Francia. Si cercò di risolvere la contraddizione arrampicandosi sugli specchi, ma l'onestà intellettuale dei sostenitori avrebbe voluto che si rivedesse l'intera teoria.
Per quanto riguarda il tema del topic, l'origine della disuguaglianza è un fatto sostanzialmente naturale, poiché anche in una comunità primitiva non tutti i membri hanno le stesse qualità che la piccola società richiede: di conseguenza è fatale che alcuni soggetti siano apprezzati di più, perché presentano in massimo grado determinate doti, ad esempio il coraggio nel combattere, la forza fisica nelle comunità più primitive, la capacità di farsi seguire dal gruppo, ecc. La disuguaglianza quindi esprime l'attitudine umana a darsi un'etica, per abbattere la diseguaglianza bisognerebbe non avere più valori di riferimento. Anche negli animali, di fatto, la diseguaglianza esiste eccome, esistono i capobranco, in uno sciame l'ape regina è sicuramente considerata molto di più delle operaie, tutti le obbediscono e le sono sottomessi, quindi come vedete il denaro c'entra pochissimo, è la natura stessa ad aver predisposto le gerarchie. Se, per pura ipotesi, l'umanità dovesse abolire il denaro, troverebbe sempre altri fattori per stabilire una gerarchia tra le persone, ad esempio il fattore discriminante potrebbe di nuovo diventare la forza fisica o il coraggio.

paul11

#6
ciao Inverno, rispondo anche ad alcune argomentazioni degli altri interventi.
Prima dell'età del bronzo
1) le popolazioni sembrerebbe, per reperti storici, erano disseminate a macchia di leopardo
2) i contatti fra popolazioni erano inizialmente rare, non era ancora stato addomesticato il cavallo(poco prima dell'età del bronzo)
3) il vero problema per l'esistenza umana era il cibo e il rifugio, quindi era la natura che incuteva timore.

Sono altrettanto convinto che con l'età del bronzo ,con l'addomesticamento del cavallo anche ad uso non solo agricolo, ma di guerra e poi con i "carri" di guerra.,si apre un'altra storia, che è quella "imperialistica", di conquista e invasioni.
Sono altrettanto convinto che la strutturazione delle religioni avviene in questo periodo e non in quello precedente, quindi inizialmente esistevano gli sciamani, ma non una vera e propria casta sacerdotale.
Quindi sono d'accordo ,ma solo in origine, che l'uomo fosse sugli altipiani e non vicino al mare (i liguri ad esempio non "nascono" vicino al mare), ma era un'economia "povera" basata sulla pastorizia e cacciagione.E' altrettanto chiaro che si possono conservare meglio  i cereali piuttosto che la carne e lo dimostrano  i magazzini nelle civiltà egizia e babilonese.

Le religioni diventano funzionali al potere, intese come strutturazione organizzata che aveva bisogno di una sacralità per costruire identità comuni in un popolo da una parte e che il "timore di dio" fosse incarnato nel re o nel grande sacerdote.
Inizialmente non era così.

Sono un sostenitore, come penso che tu sappia della vita in comune,come ho già scritto in altre discussioni nel forum.
In gioventù, essendo mia madre originaria dell'Alta valle Spluga, studiai le architetture dei paesi, abbeveratoi per animali comuni, il forno comune, pulizia dei sentieri, modalità del taglio dei boschi per la legna e costruzioni, fino ai miti, racconti, ecc.
A mio parere funzionava, fin quando erano "isolate", la storia insegna che nel momento in cui sei dentro uno Stato, arriva il gabelliere per riscuotere tasse per il re, arriva la guardia armata, c'è un codice statale che non è più quello della tua comunità, allora ...è finita.

Marx ha capito fra i primi che il valore aggiunto o "plusvalore" è il discrimine fra chi diventa ricco senza far niente, campando di rendita e del lavoro altrui, rispetto a chi deve tirare a sera per mangiare e avere una casa e ripetere il lavoro quotidiano a vita.

bobmax

Sono convinto che l'origine della diseguaglianza debba essere ricercata nell'essenza stessa del nostro esserci.

L'economia, la cultura possono essere temi di indagine, ma non sufficienti. Perché la diseguaglianza è insita nel nostro stesso ego.

È infatti l'altro, per il solo fatto di essere "altro", a produrre diseguaglianza.

E l'altro, il due, la differenza... è all'origine del male.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

paul11

#8
Citazione di: bobmax il 25 Settembre 2018, 13:29:31 PM
Sono convinto che l'origine della diseguaglianza debba essere ricercata nell'essenza stessa del nostro esserci.

L'economia, la cultura possono essere temi di indagine, ma non sufficienti. Perché la diseguaglianza è insita nel nostro stesso ego.

È infatti l'altro, per il solo fatto di essere "altro", a produrre diseguaglianza.

E l'altro, il due, la differenza... è all'origine del male.
ciao Bobmax,
come ho scritto precedentemente ,la "regola della terra" vede vincente il più forte(egoista), piuttosto che il saggio e pacifico.
Ma questo non significa che l'uomo debba esser per forza un egoista, un cinico, un guerrafondaio, perchè non è nè nella regola della natura vegetale e nemmeno animale, diversamente sarebbero letteralmente sparite tutte le specie vegetali  meno una e tutte le specie animali, meno una.La regola della concentrazione della ricchezza, dimostra ,rispetto ai regni vegetali e animali, di quanto siamo "fessi" noi umani. Quando c'è una sovrappopolazione animale o vegetale, arrivano le malattie a riequilibrare i numeri ecologici e delle catene alimentari .
Noi non siamo  tanto egoisti, quanto sommamente ignoranti, perchè così non vive bene nè il ricco e nemmeno il povero.
il primo è povero "di spirito", il secondo di beni materiali per "tirare a campare".
E' vincente la cooperazione con regole "del gioco" che accettano la diversità come confronto, non come conflitto.io imparo qualcosa di te e tu impari qualcosa di me,dove ognuno dà quello che può e riceve in cambio secondo le proprie necessità nella regola che presiede la comunità, che deve essere armonica

La cooperazione fra un fungo ed un alga, forma il lichene
la cooperazione fra un fungo e le leguminose, arricchisce il terreno di sostanze azotate e infatti le leguminose  entrano nelle rotazioni colturali come arricchenti di nutrienti  del terreno oltre come base nutriente per gli animali allevati.
la natura ci insegna .....ci insegnava.......ci insegnò........

InVerno

Citazione di: paul11 il 25 Settembre 2018, 13:24:56 PMSono altrettanto convinto che la strutturazione delle religioni avviene in questo periodo e non in quello precedente, quindi inizialmente esistevano gli sciamani, ma non una vera e propria casta sacerdotale.
E'  inteso che quando si parla di religione antica non si parla di un modello di stato ma di una rivoluzione dell'informazione. Il termine "religione" se non sbaglio nel greco antico manca, ed è una concezione tarda di quello che era più prominentemente un modus operandi dell'informazione:la ripetizione. Il simbolo non è ancora il vettore principale dell'informazione culturale, non prima dell'invenzione della scrittura, e solo attraverso la ripetizione religiosa i modelli culturali potevano essere tramandati e inculcati. Sono le planimetrie dei siti a mostrarlo chiaro e tondo, il centro funerario\religioso è il motivo primo dell'insediamento, attorno ad esso vengono poi costruiti i centri abititativi. Prendendo per buona la teoria marxista dovremmo aspettarci invece che un gruppo di "eguali" si costituisca e poi cominci a costruire il proprio baricentro (tempio o che sia) una volta che il plusvalore lo permette, dando origine alla diversifizione sociale. Questo è un modello che può ben aderire a civiltà avanzate che hanno già teorizzato una qualche forma di valore economico, come potrebbero essere quelle dell'età del bronzo o le dinastie egizie, ma non ha niente con i siti protoagricoli a noi disponibili.
Il modello mesopotamico verrà poi replicato per esportazione in tutta europa, dai minoici ai tirreni agli andalusi.  Alcuni di queste civiltà scomparvero ben prima di possedere un valore economico da spendere, ma essendo comunque capaci di arte, monumentalità, organizzazione, società, e chissà quante altre capacità non pervenute a noi per via del fatto che fossero materializzate su legno.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

#10
Pensare all'uomo "originario" come il "buon selvaggio" e' ideologico. Pensarlo come "maschio alfa" che inevitabilmente trasmette questa sua indole all'uomo "per sempre" e' altrettanto ideologico. Il principio uomo egualitario o gerarchico "naturaliter" e' quindi, a mio giudizio, una grossa panzana ad uso e consumo delle piu' svariate ideologie.
L'homo sapiens e' il prodotto della sua cultura e della sua storia culturale. Le caratteristiche che si invocano per giustificare l'egoismo umano sono anche biologicamente relegate nelle parti piu' arcaiche del cervello.
Il cervello orbito-frontale dispone di meccaniche altamente sofisticate che promuovono molto di piu' la solidarieta', l'autocontrollo , l'empatia e il senso di giustizia.
Ma le parti arcaiche del cervello producono una attrazione potente nei momenti di crisi. In questi momenti si riattivano le dinamiche aggressive border-line amico-nemico, ricerca del maschio-alfa protettivo e dominatore, proiezione sul diverso dei nostri stessi difetti, modalita' di riscoperta del clan, del gruppo, dei fedeli, dei fratelli di sangue.
La storia umana in questo modo alterna momenti di prevalenza del funzionamento "'da cervello arcaico" a momenti di prevalenza del funzionamento "da cervello evoluto".
Ma il movimento e' ancora piu' complesso perche' accanto a questo substrato biologico-neuronale esiste appunto la storia culturale dell'uomo, altro elemento che condiziona e manipola l'azione dell'uomo. Solo l'uomo, in natura, puo' modificare il suo comportamento in un modo così vistoso a seguito delle influenze culturali. Basti pensare alla trasmissione delle idee di generazione in generazione. E' molto piu' probabile seguire i pensieri del proprio padre che andargli contro o adeguarsi a quella che il sociologo Athens chiama "comunita' fantasma di riferimento".
In realta' l'uomo e' l'essere vivente piu' adattabile ed infatti ha costruito societa' molto diverse fra di loro, ma tutte in grado di sopravvivere vittoriosamente alle avversita' naturali.
Accanto a questo ragionamento ne vanno fatti pero', almeno altri due, che spostano l'ago della bilancia verso la diseguaglianza.
Il primo e' il gap generazionale: i padri non sono allo stesso livello dei figli. E' dovere dei padri esercitare la giusta "autoritá" nei confronti dei figli proprio per aiutarli a sviluppare quelle forme di autocontrollo e di integrazione che non sarebbero possibili in un mondo dove padri e figli fossero uguali, un mondo che sarebbe ben piu' violento, se privato di questa fondamentale disuguaglianza.
Il secondo argomento, trattato da studiosi ben noti, e' quello relativo alla divisione del lavoro. Piu' una societa' diventa complessa, ricca, culturalmente stimolante, piu' si moltiplicano i compiti da svolgere in modo "specialistico". Durkheim parlava di societa' differenziate, contrapposte alle societa' segmentate.
Inevitabile che si creino fazioni, o come oggi si dice, lobbies. E proprio per questo Marx vagheggiava a proposito di un poetico "panettiere filosofo".
Non ho risposte univoche da dare alla questione ma spero di aver fornito qualche ulteriore elemento di riflessione.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Socrate78

#11
Non è così vero che il cervello arcaico sia egoista, semmai l'egoismo deriva piuttosto dal cervello evoluto razionale: la scelta egoista infatti nasce quando io decido di calcolare l'utile per me stesso e considerarlo più importante di quello degli altri, di conseguenza tendo a voler sempre qualcosa in cambio e ad escludere la gratuità e la vera solidarietà dal mio agire. Si tratta quindi di razionalità fredda, calcolatrice, non di un atteggiamento emotivo: sospetto anzi fortemente che l'egoismo e il cinismo derivino proprio da un eccessivo sviluppo della parte razionale a scapito di quella emotiva tipica ad esempio del sistema cerebrale limbico, più arcaico. Lo stesso sentimento di separazione dagli altri, tipico dell'EGO, deriva proprio dallo sviluppo cerebrale, negli animali si hanno forme di cooperazione molto più spontanee proprio perché ancora non si è creata questa specie di barriera mentale tra il Sé e l'altro. La divisione quindi tra un cervello arcaico problematico e da superare e un altro evoluto per forza nobile e buono è troppo semplicistica e andrebbe di molto rivista: anzi, addirittura qualche anno fa avevo letto l'opinione di alcuni scienziati e antropologi secondo cui la ragione si sarebbe sviluppata proprio dalla tendenza dell'uomo ad ingannare i suoi simili, a mentire, quindi non avrebbe origini nobili, ma sarebbe il frutto dello sforzo mentale per sopraffare, imporsi con la violenza e ingannare. Del resto che cos'è l'intelligenza? Essa è la capacità di adattamento all'ambiente e da una prospettiva puramente egoistica questo prevede anche la manipolazione e l'inganno se esse servono per ottenere dei benefici.

InVerno

#12
Citazione di: Jacopus il 25 Settembre 2018, 14:22:08 PM
Pensare all'uomo "originario" come il "buon selvaggio" e' ideologico. Pensarlo come "maschio alfa" che inevitabilmente trasmette questa sua indole all'uomo "per sempre" e' altrettanto ideologico. Il principio uomo egualitario o gerarchico "naturaliter" e' quindi, a mio giudizio, una grossa panzana ad uso e consumo delle piu' svariate ideologie.
Ciao Jacopus, intervento molto interessante e ampio. Specifico solo che non si tratta di fare miti ne del "buon selgaggio" nel "cattivo selvaggio", chi ha avuto la pazienza di leggere i miei interventi sul tema sa che sono avverso ad entrambe le generalizzazioni. Le questioni storiche devono essere supportate da un ideologia, da uno schema complessivo, la differenza è se queste ideologie sono di natura politica, oppure economica, o ancora altre. In questo caso l'ideologia è di tipo archeologico e storico,  perciò non si tratta di strumentalizzazioni con un fine "altro" se non la ricerca storica. Croce e delizia della specializzazione degli studi.
Se possediamo prove evidenti per esempio che i neonati venissero "spartiti" all'interno dell'intera comunità anzichè allevati in nuclei familiari fissi (come a CatalHoyuk per esempio) dobbiamo trarre delle conclusioni storiche sul tipo di società di cui stiamo parlando e quanto fossero sentiti i principi (come la famiglia biologica) che consideriamo come fondanti della società e catalizzatori del cosidetto "progresso". Chi fa miti, è chi si ostina aldilà delle evidenze recenti, a sostenere tesi che non hanno riscontro nei reperti.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jacopus

Per Socrate. Allo stato dell'arte che vi sia un cervello arcaico, cd rettiliano e un cervello piu' recente detto anche neocorteccia non e' un ipotesi ma un fatto organico che tra l'altro condividiamo con tutti i mammiferi e forse anche con gli uccelli (non ricordo bene e non ho i testi con me).
Quello che ci distingue e' il grande sviluppo della neocorteccia nell'homo sapiens.
Sulle altre osservazioni invece dici delle cose interessanti che mi riprometto di leggere piu' attentamente.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

0xdeadbeef

Citazione di: InVerno il 25 Settembre 2018, 08:20:08 AM. E' necessario riportare la cultura e non l'economia come centro propulsore della società, per meglio capire il passato, il presente e il futuro.


Cioè è necessario rifare un'altra ri-voluzione (riproponendo il medesimo concetto che si intende superare)?
Per quel che mi riguarda credo invece necessario superare queste visioni dicotomiche tipiche della cultura
occidentale, rendendosi conto di come, per così dire, la "circolazione non avvenga mai a senso unico ma
solo e sempre a doppio senso" (struttura e sovrastruttura si confondono, tanto per usare una terminologia
marxiana).
E' dunque necessario considerare E la cultura E l'economia, non solo o principalmente una di esse.
Ma perchè, poi, cercare sempre l'origine delle cose come se da essa dipendesse interamente l'attualità?
Come se, in maniera speculare alla visione religiosa successiva, individuando l'origine si possa
individuare l'"errore" originario che dall'età dell'oro ha portato all'età del dissolvimento...
Bah, divagazioni a parte, io credo che l'origine della diseguaglianza risieda nella effettiva diseguaglianza
che c'è fra gli esseri umani...
Nella mia attività di "runner" dilettante mi trovo spesso a correre in gare cui partecipano atleti kenyani
(per dire dei più celebri). Beh, ragazzi miei non c'è partita: se se ne presentano cinque i primi cinque
posti sono regolarmente i loro.
La risposta alla domanda sull'origine della diseguaglianza è dunque banalissima; molto meno banale è semmai
il cercare di comprendere il PERCHE' si cerchi l'origine della diseguaglianza...
A tal proposito mi piace ricordare ciò che vidi anni addietro in una trasmissione televisiva, e che letteralmente
mi aprì gli occhi su di un problema che da tempo mi ero posto (spesso abbiamo davanti una montagna e non la
vediamo - soprattutto da giovani...).
C'era una anziana coppia nell'URSS ai tempi di Breznev, che viveva in un modestissimo appartamento.
Il marito era un reduce di guerra, ed era letteralmente "sepolto" delle massime decorazioni militari. Beh,
l'anziano era a dir poco orgogliosissimo del suo "status", e la moglie insisteva molto nel sottolineare
come venisse guardata con grande invidia dai vicini...
Mi chiedo e vi chiedo: è davvero necessario far parte di quell'1% della popolazione mondiale che
detiene l'80% della ricchezza complessiva per sentirsi "realizzati"?
Eppure quella coppia di anziani russi lo era con quattro patacche laccate (come io lo sarei se a certe
gare riuscissi ad arrivare tra i primi 500...), e non sto certo con questo facendo un'apologia del
socialismo "reale", come spero comprenderete...
Il problema allora non risiede tanto nell'origine della diseguaglianza (le disquisizioni sull'argomento,
che chiaramente è l'origine della diseguaglianza "politica", sono del resto molto interessanti, e mi
scuso per non avervi dato il mio contributo), quanto nella MISURA in cui la diseguaglianza debba
impattare sulla vita degli esseri umani.
saluti

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