L'origine del male e del bene

Aperto da Jacopus, 29 Luglio 2019, 22:20:15 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Phil

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
Dal cielo, tutti o quasi, vedono il brulicare della vita. Da terra ci si chiede come regolarla al meglio. La risposta (storica) incontrovertibile è che alcune ricette funzionano meglio di altre.
Il «meglio» è esattamente il problema (valutativo, direi). Che la strada dell'uomo proceda pian piano verso il meglio, possono dirlo Darwin e Leibniz (e altri, suppongo), ognuno con le sue ragioni; ci sono tuttavia anche altre ragioni che, su altri piani, decostruiscono persino la categoria di «meglio», relegandola al rispettivo paradigma (questione di interpretazioni e di fondamenti).

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
L'assiomatica a priori è un delirio metifisico che ha già fatto infiniti danni. Persino nella "razionalità pura" scientifica gli assiomi nascono da induzioni continue, soggette a falsificazione, e deduzioni a posteriori. Nell'universo antropologico funziona uguale: l'assioma va sempre ricercato nell'esperienza ed è soggetto a continue revisione che lo adeguino ad un ethos in costante evoluzione. Come nella scienza, l'unica autorità assiomatica è il pear review dell'intelligenza collettiva che, col senno di poi (sempre a posteriori), può rivelarsi anche poco intelligente, ma che avendo essa scritto la storia chiede comunque di essere presa sul serio, generando un punto assiomatico da cui ripartire per fare eventualmente tutto il contrario.
Tutto condivisibile; almeno finché non parliamo di etica, che non credo possa procedere "per tentativi ed errori"; non perché non ci sia la pazienza per farlo, ma perché un'etica induttiva, che sperimenta, prende nota e poi si corregge, non avrebbe la normatività che le si richiede (non dimentichiamoci cosa ci aspettiamo da un'etica...), né ha, essendo basata su interpretazioni di significato, una falsificabilità fruibile per riorientarsi al meglio (sempre in attesa che si scopra/inventi un sequitur incontrovertibile e oggettivo per risolvere definitivamente le questioni etiche, rendendole mere operazioni epistemologiche).

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
La filosofia fa da moderatore quando qualcuno la fa fuori dal vaso trasformando quattro dati sperimentali in metafisiche di bassa lega. Non si tratta di "raccordare i saperi", ma di trarre da essi elementi nutritivi per il proprio sapere (filosofico) che pare non andare mai in pensione visto la debordante "richiesta di significato" che popola di folle umane ogni sagra turistico-filosofica che neppure l'armata di Bergoglio e la pietra nera riescono a reggere la concorrenza.
Magari sbaglio, ma direi che il paragone numerico sia piuttosto impietoso a favore della concorrenza con la tunica (inevitabilmente, a parer mio) e, soprattutto, la «richiesta di significato» di oggi mi appare piuttosto consumistica, nozionistica, fumettistica, presenzialistica e populistica (e ben venga la "popsophia"), proprio per colmare il vuoto lasciato, loro malgrado, da quelli con la tunica e non ancora conquistato dagli psicologi. Questo, a suo modo, è il compimento del declino della metafisica tramite volgarizzazione a livello popolare e mutamento in "letteratura d'ispirazione" (ogni piano ha i suoi tempi e la sua voracità). Quando parlo del "vecchietto senza cantiere", intendo questo:«una volta sì che si sapeva come tirar su una metafisica fatta bene» direbbe il suddetto vegliardo guardando alla teoresi di oggi.

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
Che i bisogni materiali muovano la Lebenswelt ha tutti i crismi dell'assioma correttamente relazionato al referente reale in tutto l'arco non virtuale che va dai boat people a Wall Street. [...] Per tutti gli animali terrestri l'assioma regge.
Certo, assioma fisico; per diventare etico deve purtroppo spogliarsi della sua incontrovertibilità, aprendo il referente (physis, bios) ad un senso che si fa sempre più imposto alla vita in sé (dall'ethos all'etica). Solo a seguito di tale spogliarsi, ogni etica acquisisce senso (se lo avesse prima, non staremo qui a parlarne) e si fonda nella sua tautologica circolarità (che diventa aporia ogni volta che ne incontra un'altra).

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
filosofia [...] il suo campo operativo è una semantica in cui nessuna "scienza umana" è stata finora capace di prenderne il posto.
Concordo, e come ogni semantica è infatti arbitraria, autoreferenziale, etc. volerlo evitare comporterebbe un ritorno ai fondamenti celesti, gli unici che oltre ad essere referenti "incontrovertibili" avevano in omaggio anche dei significati parimenti incontrovertibili (per quello potevano e dovevano negare che, anche nell'etica, non ci fossero fatti ma solo interpretazioni... oggi per noi è forse un po' più difficile).

Ipazia

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 16:24:48 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
Dal cielo, tutti o quasi, vedono il brulicare della vita. Da terra ci si chiede come regolarla al meglio. La risposta (storica) incontrovertibile è che alcune ricette funzionano meglio di altre.
Il «meglio» è esattamente il problema (valutativo, direi). Che la strada dell'uomo proceda pian piano verso il meglio, possono dirlo Darwin e Leibniz (e altri, suppongo), ognuno con le sue ragioni; ci sono tuttavia anche altre ragioni che, su altri piani, decostruiscono persino la categoria di «meglio», relegandola al rispettivo paradigma (questione di interpretazioni e di fondamenti).

Abbiamo difficoltà a distinguere la Germania nazista dalla Germania democratica ? Torquamada da Voltaire ? Tanto difficile e opinabile un paradigma a proposito ? Ne girano parecchi: indicatori di sviluppo, qualità della vita e persino di felicità  ;D

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 16:24:48 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
L'assiomatica a priori è un delirio metifisico che ha già fatto infiniti danni. Persino nella "razionalità pura" scientifica gli assiomi nascono da induzioni continue, soggette a falsificazione, e deduzioni a posteriori. Nell'universo antropologico funziona uguale: l'assioma va sempre ricercato nell'esperienza ed è soggetto a continue revisione che lo adeguino ad un ethos in costante evoluzione. Come nella scienza, l'unica autorità assiomatica è il pear review dell'intelligenza collettiva che, col senno di poi (sempre a posteriori), può rivelarsi anche poco intelligente, ma che avendo essa scritto la storia chiede comunque di essere presa sul serio, generando un punto assiomatico da cui ripartire per fare eventualmente tutto il contrario.
Tutto condivisibile; almeno finché non parliamo di etica, che non credo possa procedere "per tentativi ed errori"; non perché non ci sia la pazienza per farlo, ma perché un'etica induttiva, che sperimenta, prende nota e poi si corregge, non avrebbe la normatività che le si richiede (non dimentichiamoci cosa ci aspettiamo da un'etica...), né ha, essendo basata su interpretazioni di significato, una falsificabilità fruibile per riorientarsi al meglio (sempre in attesa che si scopra/inventi un sequitur incontrovertibile e oggettivo per risolvere definitivamente le questioni etiche, rendendole mere operazioni epistemologiche).

Chi decide la "normatività" etica ? Un assioma idealistico assoluto o storicamente determinato ? La falsificabilità la misurano le varie Stalingrado sociali e morali che hanno segnato la storia. L'oggettività incontrovertibile meglio lasciarla ai metafisici e ai matematici. Per la vita reale basta un'etica laica, capace di demarcare diritti e doveri nello spirito e materialità dei tempi.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 16:24:48 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
La filosofia fa da moderatore quando qualcuno la fa fuori dal vaso trasformando quattro dati sperimentali in metafisiche di bassa lega. Non si tratta di "raccordare i saperi", ma di trarre da essi elementi nutritivi per il proprio sapere (filosofico) che pare non andare mai in pensione visto la debordante "richiesta di significato" che popola di folle umane ogni sagra turistico-filosofica che neppure l'armata di Bergoglio e la pietra nera riescono a reggere la concorrenza.
Magari sbaglio, ma direi che il paragone numerico sia piuttosto impietoso a favore della concorrenza con la tunica (inevitabilmente, a parer mio) e, soprattutto, la «richiesta di significato» di oggi mi appare piuttosto consumistica, nozionistica, fumettistica, presenzialistica e populistica (e ben venga la "popsophia"), proprio per colmare il vuoto lasciato, loro malgrado, da quelli con la tunica e non ancora conquistato dagli psicologi. Questo, a suo modo, è il compimento del declino della metafisica tramite volgarizzazione a livello popolare e mutamento in "letteratura d'ispirazione" (ogni piano ha i suoi tempi e la sua voracità). Quando parlo del "vecchietto senza cantiere", intendo questo:«una volta sì che si sapeva come tirar su una metafisica fatta bene» direbbe il suddetto vegliardo guardando alla teoresi di oggi.

I numeri assoluti ti danno ragione, ma il trend va a scemare. Il vescovo della mia città dice che siamo diventati noi occidentali la nuova terra da evangelizzare. Seminari e conventi languono e "un pane per grazia di Dio" scandisce penosamente i nuovi reclutamenti. Che invece abbondano nelle kermesse socio-filosofiche. A prova di snobbismo iniziatico: ogni epoca ha il suo logos, e che si sia proletarizzato un po', alfabetizzando le masse, non guasta. Magari è solo una questione di tecniche cantieristiche, cui gli intronati stentano ad adeguarsi.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 16:24:48 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
Che i bisogni materiali muovano la Lebenswelt ha tutti i crismi dell'assioma correttamente relazionato al referente reale in tutto l'arco non virtuale che va dai boat people a Wall Street. [...] Per tutti gli animali terrestri l'assioma regge.
Certo, assioma fisico; per diventare etico deve purtroppo spogliarsi della sua incontrovertibilità, aprendo il referente (physis, bios) ad un senso che si fa sempre più imposto alla vita in sé (dall'ethos all'etica). Solo a seguito di tale spogliarsi, ogni etica acquisisce senso (se lo avesse prima, non staremo qui a parlarne) e si fonda nella sua tautologica circolarità (che diventa aporia ogni volta che ne incontra un'altra).

Stiamo parlando di un'etica che acquisisce senso in una circolarità planitaria, di specie. E che se ne incontra un'altra non nasce aporia, ma necessità di sintesi, perchè la dialettica è ormai globale.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 16:24:48 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 08:43:16 AM
filosofia [...] il suo campo operativo è una semantica in cui nessuna "scienza umana" è stata finora capace di prenderne il posto.
Concordo, e come ogni semantica è infatti arbitraria, autoreferenziale, etc. volerlo evitare comporterebbe un ritorno ai fondamenti celesti, gli unici che oltre ad essere referenti "incontrovertibili" avevano in omaggio anche dei significati parimenti incontrovertibili (per quello potevano e dovevano negare che, anche nell'etica, non ci fossero fatti ma solo interpretazioni... oggi per noi è forse un po' più difficile).

Anche perchè pure le interpretazioni sono fatti. E producono fatti il cui sfondo incontrovertibile, in assenza di dei, diventa la natura, ivi compresa quella natura particolare che è la natura umana. In cui i significati non sono, ma si danno. E sopravvivono in base alla loro capacità di produrre più benessere e felicità. Concetti non incontrovertibili, ma solidi abbastanza da poter essere assiomatizzati con la consapevolezza dei loro limiti. E' la lezione di Nietzsche: interrogare il proprio destino (evolutivo) e cercare di assecondarlo al meglio possibile. Ovvero, aggiungo io (anche se FN non sarebbe d'accordo) vagliandolo con lo strumento più oggettivo di cui disponiamo: l'intelligenza collettiva.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Abbiamo difficoltà a distinguere la Germania nazista dalla Germania democratica ? Torquamada da Voltaire ? Tanto difficile e opinabile un paradigma a proposito ? Ne girano parecchi: indicatori di sviluppo, qualità della vita e persino di felicità
La distinzione (del referente "fattuale") la vedono sia il nazista che il democratico, sia gli inquisitori che gli illuministi; sul valore (significato) della differenza, temo non siano perfettamente concordi (come già ricordato da Jacopus). Chiaramente qualcuno viene sconfitto nel corso della storia; ma davvero capita solo ai "cattivi"? O sono i vincitori a fare l'etica più di quanto la facciano i presunti sequitur? Forse non ne avremo mai la controprova; tuttavia, riflettendo sulle categorie (e sulla compilazione degli indicatori) attuali non è difficile intuire che esse siano figlie della storia più di quanto siano formalizzazioni di valori assoluti e meta-storici (se riusciamo a riconoscere la loro genesi terrestre: contingente, non necessaria). Ad esempio, il successo storico degli "squali dell'imperialismo capitalista" quanto condiziona il "segno +" dei nostri «indicatori di sviluppo, qualità della vita e persino di felicità»(cit.)? Autoreferenza dei paradigmi, dicevamo.

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Chi decide la "normatività" etica ? Un assioma idealistico assoluto o storicamente determinato ? La falsificabilità la misurano le varie Stalingrado sociali e morali che hanno segnato la storia. L'oggettività incontrovertibile meglio lasciarla ai metafisici e ai matematici. Per la vita reale basta un'etica laica, capace di demarcare diritti e doveri nello spirito e materialità dei tempi.
La normatività è solitamente implicita nell'etica, non fuori (per questo ammonivo sul ricordare cosa ci aspettiamo dall'etica). L'etica deve guidarci o noi dobbiamo guidare l'etica? Sarebbe bella una salomonica dialettica fra le due, ma se intanto, in concreto, dobbiamo decidere una questione etica, come quelle che ho citato in precedenza, non possiamo che far appello all'etica che abbiamo: "per vedere l'effetto che fa" o perché la riteniamo giusta? La risposta rivela il peso della distinzione fra induzione e deduzione, fra falsificabilità e paradigma tautologico, etc.

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Seminari e conventi languono e "un pane per grazia di Dio" scandisce penosamente i nuovi reclutamenti. Che invece abbondano nelle kermesse socio-filosofiche. A prova di snobbismo iniziatico: ogni epoca ha il suo logos, e che si sia proletarizzato un po', alfabetizzando le masse, non guasta.
Direi che non guasta affatto; una volta distinto lo snobbismo dalla competenza, sai che sono fautore del fai-da-te filosofico (essendone esempio), della già citata popsophia e del "bricolage del pensiero", soprattutto finché hanno la consapevolezza e l'umiltà di esser tali (le istruzioni dei mobili Ikea sono per tutti, quelle per costruire l'Amerigo Vespucci sono un po' più selettive).

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Stiamo parlando di un'etica che acquisisce senso in una circolarità planitaria, di specie. E che se ne incontra un'altra non nasce aporia, ma necessità di sintesi, perchè la dialettica è ormai globale.
Eppure, su scala globale, i "fatti" ci parlano più di conflitti che di sintesi; più di incompatibilità paradigmatica che di dialettica. Dove le talpe notano sgambetti e colpi bassi, le nottole, dall'alto, vedono un laborioso formicaio; come sempre, ognuno scorge ciò che la sua prospettiva gli consente.

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Anche perchè pure le interpretazioni sono fatti. E producono fatti il cui sfondo incontrovertibile, in assenza di dei, diventa la natura, ivi compresa quella natura particolare che è la natura umana. In cui i significati non sono, ma si danno. E sopravvivono in base alla loro capacità di produrre più benessere e felicità.
Selezione "naturale" fra i significati in vista di maggior benessere e felicità? Come dissi pagine addietro, è un alibi ben noto a noi occidentali, dai tempi delle crociate sino all'esportazione della democrazia (cito, non valuto); gli squali di cui sopra ne sarebbero fieri, i pesci piccoli e martirizzati un po' meno; tuttavia se questa è la sintesi dialettica "giusta" che la storia ci propone, le sorti della vita dei pesci piccoli sono la conferma dell'ethos del «mors tua, vita mea»; tutto piuttosto "naturale" (la vita ha di certo un suo "valore" nell'economia della piramide... non di Maslow, ma quella alimentare).

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
capacità di produrre più benessere e felicità. Concetti non incontrovertibili, ma solidi abbastanza da poter essere assiomatizzati con la consapevolezza dei loro limiti.
Assiomatizzare «benessere e felicità» non è forse il primo passo per chiudere impostare un paradigma etico sull'interpretazione del significato di quei due termini? In un gesto solo ecco spiegati l'autoreferenza del fondamento etico e la pluralità delle etiche.

Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
E' la lezione di Nietzsche: interrogare il proprio destino (evolutivo) e cercare di assecondarlo al meglio possibile. Ovvero, aggiungo io (anche se FN non sarebbe d'accordo) vagliandolo con lo strumento più oggettivo di cui disponiamo: l'intelligenza collettiva.
Sbaglierò, ma qui rilevo un ingombrante occidente-centrismo: al di là degli Urali e al di sotto del Mediterraneo, l'intelligenza collettiva/connettiva non va troppo di moda, o forse è così "pensiero laterale" che la fraintendiamo?

green demetr

Citazione di: Ipazia il 21 Settembre 2019, 21:02:29 PM
Per quanto tra etologia ed ecologia vi sia un sequitur non ridurrei l'etologia all'ecologia. Sulle gretinate stenderei un velo di pietoso silenzio. Ormai la politica liberal riesce a rendere autorevoli personaggi come Trump, Salvini e Orban che non fanno i sinistri con gli sponsor miliardari e le loro flotte. Neanche tanto dietro le quinte.

Saranno kretinate ma di fatto i liberal si muovono proprio a partire dall'etica, quando i progressisti dal provare a dare risposte.

Il fatto che tu insisti sul problema generale dell'etica, a mio parere dimentica proprio il fatto che l'etica è di fatto una politica.

Una politica generale mi pare molto metafisica, lo stesso metafisica che tu aborri così tanto.

In questo senso apprezzo che Phil parli di ricordo di cosa sia l'etica.

L'etica è una teorizzazione di una prassi, in fin dei conti per me è ciò che segue la prassi stessa, un continuo rimodellamento del suo presentarsi come politica.

Il punto principale ribadisco per la ennesima volta, è che il problema va spostato dall'etica ai soggetti che la pongono in atto.
Ossia chi sono questi soggetti che la pongono in atto.

In questo caso torniamo ai liberal.

E le Kretinate tornano a inquinare qualsiasi opinione generale.
Tanto che io continuo a sentire gente che nega il fascismo latente 
di ogni movimento di destra europeo.
Non quello americano, in quanto tutte le loro corti federali hanno già fatto piazza pulita degli uomini del presidente.
Per la loro giurisdizione la libertà (dei ricchi ovvio) è sacra.
In Europa invece l'idea di libertà si sta colorando di un bruno inquietante.

Sinceramente fin quando noi paio di filosofi continuiamo a non capire la cosa, non solo diamo spazio al pop-philosophia e al nuovo realismo, ma proprio all'interno del nostro pensare ci stiamo rendendo ridicolmente idioti. (perseveranti in idee astruse   
e dimentiche della grande tradizione filosofica).

Amen
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Jacopus

#154
CitazioneAnche perchè pure le interpretazioni sono fatti. E producono fatti il cui sfondo incontrovertibile, in assenza di dei, diventa la natura, ivi compresa quella natura particolare che è la natura umana. In cui i significati non sono, ma si danno. E sopravvivono in base alla loro capacità di produrre più benessere e felicità.
Cari Ipazia e Phil. Il vs dibattito sta per diventare leggenda nella piccola storia di questo forum.
Ho leggiucchiato qua e là e sono spesso d'accordo. Dovrei concentrarmi di più in realtà.
Inizio con questo breve passo che racchiude molti altri discorsi.
"Le interpretazioni sono fatti" é di una verità sulla quale non pensiamo abbastanza. Se non sono fatti sono il movente dei fatti, sempre. Per questo le parole andrebbero trattate con cura e più alta é l'autorità più necessaria é la cura.
Ma poi anche il seguito é rilevante, poiché le conseguenze delle parole sono nella natura, in quella particolare natura, definita natura umana. Prometeo ha inventato la technè per trasformare la natura e quella continua a trasformare anche l'umanità, i suoi desideri, la sua storia, svincolata da ogni patto sacro. Zeus non poteva far altro che punirlo.
Siamo noi i responsabili della nostra etica e solo noi, sia come collettività che come singoli e questo è l'assillo della nostra epoca: "È bene? É male? Ripetuto in continuazione. Perché non c'è più alcuna verità rivelata. La verità va scoperta, quella sì con il sudore della fronte ( o meglio con il lavoro della neocorteccia, dal lato interno della fronte).
Solo sul finale dissento, Ipazia. Un dissenso relativo comunque. Perché quella ricerca del benessere e della felicità mi sembra sempre che nasconda un baco avvelenato. Mi si addice di più il detto latino "in hilaritas triste, in tristitia hilare". E comunque mi appare sempre come una riduzione della nostra libertà, questo correre tutti insieme verso questo benessere, in fondo un po' conformista e perfino totalitario.
E se l'etica avesse come sua compagna di viaggio la famosa frase di Brecht, sul voler stare comunque dalla parte di chi ha torto? Se nella storia si fosse sempre seguita quella frase, se ci si fosse seduti di più dalla parte del torto "visto che tutti gli altri posti erano occupati", quante spade non sarebbero state sguainate. Forse in realtà esistono le leggi universali dell'etica e una di queste la potremmo definire la mitezza, il perdono, il guardare il mondo ed avere pietà di noi e dei nostri simili, conoscere per il gusto di sfidare le colonne d'Ercole, riposarsi all'ombra di una quercia, quando siamo troppo stanchi della vicinanza degli altri. Oppure "lavorare ed amare", la ricetta sommamente filosofica di Sigmund Freud.
Ma anche una filosofia combattente potrebbe andare bene a fronte delle troppe ingiustizie. Si perdona se si ha la pancia piena e se a suo tempo si fecero quelle stesse malefatte, direbbero i seguaci di De Andrè.
IL dilemma è tutto qui. Sguainare la spada e attendere che il Minotauro si impossessi della propria anima o subire l'ingiustizia e perdonare? Esiste una terza via, dove sia possibile non essere contaminati dalle Furie della vendetta e conoscere la via del perdono? Non è questa la strada che dobbiamo costruire tutti insieme, con il sudore della neocorteccia?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Citazione di: green demetr il 23 Settembre 2019, 23:04:13 PM
Citazione di: Ipazia il 21 Settembre 2019, 21:02:29 PM
Per quanto tra etologia ed ecologia vi sia un sequitur non ridurrei l'etologia all'ecologia. Sulle gretinate stenderei un velo di pietoso silenzio. Ormai la politica liberal riesce a rendere autorevoli personaggi come Trump, Salvini e Orban che non fanno i sinistri con gli sponsor miliardari e le loro flotte. Neanche tanto dietro le quinte.

Saranno kretinate ma di fatto i liberal si muovono proprio a partire dall'etica, quando i progressisti dal provare a dare risposte.

Il fatto che tu insisti sul problema generale dell'etica, a mio parere dimentica proprio il fatto che l'etica è di fatto una politica.

Certamente: ethos techne vs. polis techne che a sua volta retroattivamente modifica l'ambiente (umano) e le sue tecniche di gestione, quindi l'etica (Platone, Machiavelli, illuminismo, socialismo,...). Mai negato tutto ciò. Semplicemente non eravamo arrivati a discuterlo, ma la con-fusione tra le due era evidente soprattutto nelle repliche "fattuali" di Phil.

CitazioneUna politica generale mi pare molto metafisica, lo stesso metafisica che tu aborri così tanto.

In questo senso apprezzo che Phil parli di ricordo di cosa sia l'etica.

L'etica è una teorizzazione di una prassi, in fin dei conti per me è ciò che segue la prassi stessa, un continuo rimodellamento del suo presentarsi come politica.

Anche qui grande incomprensione del mio pensiero. L'uomo è animale metafisico. La scienza stessa è metafisica naturale. Semmai è Phil convinto che si possa fare etica a partire dalla fisica, tralasciando il passaggio metafisico (teorizzazione della prassi, appunto) autoreferenziale e tatuologico, ergo "fallace". Le mie stoccate alla metafisica sono dello stesso genere che riservo alla fisica (ovvero ai loro interpreti e ai loro bias): quando la fanno fuori dal loro vaso. Dalla mia assai opinabile (e discutibile, qui) prospettiva "metafisica".

CitazioneIl punto principale ribadisco per la ennesima volta, è che il problema va spostato dall'etica ai soggetti che la pongono in atto. Ossia chi sono questi soggetti che la pongono in atto. In questo caso torniamo ai liberal.

Non solo ai liberal: in ogni società umana funziona così. E si risolve conflittualmente o condivisivamente, ma sempre sinteticamente. L'analisi serve solo a distribuire i pezzi sulla scacchiera. Tornando ai liberal, per me sono quelli che hanno messo i diritti civili al posto dei diritti sociali. Coloro che difendono Caino al punto di massacrare Abele lasciandolo su un ponteggio finchè schiatta. I sepolcri imbiancati dei sensi di colpa occidentali che ignorano del tutto le colpe dei loro arrembanti e ultraprolifici beniamini sottosviluppati. Filantropia interessata di cui sono sempre gli Altri a pagare il conto economico e sociale. Per questo ti dico che ...

CitazioneE le Kretinate tornano a inquinare qualsiasi opinione generale.
Tanto che io continuo a sentire gente che nega il fascismo latente di ogni movimento di destra europeo.
Non quello americano, in quanto tutte le loro corti federali hanno già fatto piazza pulita degli uomini del presidente.
Per la loro giurisdizione la libertà (dei ricchi ovvio) è sacra.
In Europa invece l'idea di libertà si sta colorando di un bruno inquietante.

.. il Leviatano ha poco da spartire con le utopie nazionalistico-razziali dei secoli scorsi, ma preferisce vestire liberal, e lo fa ben prima che la parola sovranista e il rossobruno apparissero in Europa. Lo fa fin da Portella della Ginestra e la sua impermeabilità incappucciata - ben più inaccessibile di Auschwitz -  è tale che non sapremo mai che cosa ha combinato a Piazza Fontana, Ustica, ... mentre noi gli leccavamo i piedi. Pratica che Conte e Di Maio hanno rinnovato nella capitale dell'impero occidentale anche ieri.

CitazioneSinceramente fin quando noi paio di filosofi continuiamo a non capire la cosa, non solo diamo spazio al pop-philosophia e al nuovo realismo, ma proprio all'interno del nostro pensare ci stiamo rendendo ridicolmente idioti. (perseveranti in idee astruse e dimentiche della grande tradizione filosofica).
Amen

Mi auguro di aver colmato la carenza politica che poteva trasparire dai miei post. Sempre restando IT: la polis è luogo principe dove il bene ed il male si generano e si consumano. Tornando ai sentieri, quando sboccavano in radure assolate  succedevano varie cose: bivaccamenti, scontri alla clava con altri pervenuti,... finchè qualcuno non ebbe la balzana idea di costruirci una polis. Lì - nel bene e nel male - è nato l'universo antropologico.
Amen
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

#156
"il Leviatano ha poco da spartire con le utopie nazionalistico-razziali dei secoli scorsi, ma preferisce vestire liberal, e lo fa ben prima che la parola sovranista e il rossobruno apparissero in Europa. Lo fa fin da Portella della Ginestra e la sua impermeabilità incappucciata - ben più inaccessibile di Auschwitz -  è tale che non sapremo mai che cosa ha combinato a Piazza Fontana, Ustica, ... mentre noi gli leccavamo i piedi. Pratica che Conte e Di Maio hanno rinnovato nella capitale dell'impero occidentale anche ieri." cir Ipazia

Il leviatano dici bene si veste liberal, ma rimane il moloch fascista che vorrebbe relegare lo stesso pensare (il pensare) a tabù.
Paragonare la politica degli anni 70 ad Auschwitz mi pare improprio, le dimensioni del delitto politico non hanno mai avuto una dimensione raziale.
Piuttosto è il frutto della lotta lobbistica del potere. (questo sì concordo ovviamente).
Che (ancora) ovviamente dura anche oggi, come durava anche prima e mentre c'era Auschwitz.
Il punto etico oggi sarebbe la lotta alle lobby, ma è un mero sogno, in quanto la società tutta è intesa a che vi siano delle lobby, tutti desiderano il potere.
Ritorniamo alle analisi infantili della filosofia contemporanea, che adduce la colpa non al soggetto, ma all'individuo (come se esistesse, dandolo per scontato come unicum, e non come aggregato feticista, manipolabile e manipolato socialmente, credo Marx ne parli).
E invece appunto ci vorrebbe una analisi del soggetto, che ponga in questione l'intera dimensione socio-logica. Il discorso che parla del discorso degli individui, ossia appunto la politica occidentale, liberal, è un terribile modo di fare politica, proprio perchè ponendo la società un aggregato di individui, non me coglie assolutamente nè la parte sociale, ossia l'aggregazione come atto politico inteso alla socialità, nè come tentativo del soggetto di uscire dalle maglie dell'individualismo, in questo caso non etico, ma proprio come idea identificativa e anti-liberale, nonchè anti-intellettuale.
E invece non c'è uno straccio di filosofo (professionista) che raccolga questa sfida.(o meglio c'è Zizek (purroppo preso dal sua fantasmatica di morte) e alcuni psicanalisti, che però rimangono prigionieri delle loro categorie intellettuali).
Ora non so se Phil abbia frainteso l'ethos della tecnica con quello della politica, in effetti ripensandoci, comincio a capire dove risieda la tua critica alla sua posizione antimetafisica, che è una antimetafisica della tecnica, che non intende l'urgenza di quella metafisica.(politica e sociale). Ora riesco a capire e ad approvare anche quanto detto prima da te. (almeno c'è la volontà di andare in una direzione, al di là delle argomentazioni: bene!). :)
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Abbiamo difficoltà a distinguere la Germania nazista dalla Germania democratica ? Torquamada da Voltaire ? Tanto difficile e opinabile un paradigma a proposito ? Ne girano parecchi: indicatori di sviluppo, qualità della vita e persino di felicità
La distinzione (del referente "fattuale") la vedono sia il nazista che il democratico, sia gli inquisitori che gli illuministi; sul valore (significato) della differenza, temo non siano perfettamente concordi (come già ricordato da Jacopus). Chiaramente qualcuno viene sconfitto nel corso della storia; ma davvero capita solo ai "cattivi"? O sono i vincitori a fare l'etica più di quanto la facciano i presunti sequitur? Forse non ne avremo mai la controprova; tuttavia, riflettendo sulle categorie (e sulla compilazione degli indicatori) attuali non è difficile intuire che esse siano figlie della storia più di quanto siano formalizzazioni di valori assoluti e meta-storici (se riusciamo a riconoscere la loro genesi terrestre: contingente, non necessaria). Ad esempio, il successo storico degli "squali dell'imperialismo capitalista" quanto condiziona il "segno +" dei nostri «indicatori di sviluppo, qualità della vita e persino di felicità»(cit.)? Autoreferenza dei paradigmi, dicevamo.

Essendo tutto legato, lo sono anche i segni +, una volta separati dai - . Anche un mio Maestro, che certo non si faceva illusioni sugli "squali dell'imperialismo capitalista", ne riconosceva la funzione progressiva nella razionalizzazione del lavoro e dell'economia. Compresa una funzione etica di metabolizzazione di squali di più antica datazione. Il paradigma a volo d'uccello appare come un serpentone unico, autoreferenziale nel suo volersi conservare in vita, per la qual cosa deve spendersi per il sequitur - poco presunto e reale - che il Maestro di cui sopra chiamava "ricambio organico uomo-natura"; la ricerca del cui equilibrio omeostatico è sempre una bella sfida per umani ed etiche di tutte le razze ed epoche.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Chi decide la "normatività" etica ? Un assioma idealistico assoluto o storicamente determinato ? La falsificabilità la misurano le varie Stalingrado sociali e morali che hanno segnato la storia. L'oggettività incontrovertibile meglio lasciarla ai metafisici e ai matematici. Per la vita reale basta un'etica laica, capace di demarcare diritti e doveri nello spirito e materialità dei tempi.
La normatività è solitamente implicita nell'etica, non fuori (per questo ammonivo sul ricordare cosa ci aspettiamo dall'etica). L'etica deve guidarci o noi dobbiamo guidare l'etica? Sarebbe bella una salomonica dialettica fra le due, ma se intanto, in concreto, dobbiamo decidere una questione etica, come quelle che ho citato in precedenza, non possiamo che far appello all'etica che abbiamo: "per vedere l'effetto che fa" o perché la riteniamo giusta? La risposta rivela il peso della distinzione fra induzione e deduzione, fra falsificabilità e paradigma tautologico, etc.

Come in questa bellissima canzone di Battiato, il divino Eraclito ci spiega che il ciclo della vita è un paradigma tautologico nel quale tutto avviene al suo interno, laddove l'induzione passata ci permette di dedurre il futuro e l'etica funge da filo di Arianna che dobbiamo ritessere man mano che ci inoltriamo nel divenire. Ci facciamo guidare dall'etica del passato, laddove essa dimostra di continuare a funzionare, decostruendo e ricostruendo ciò che non funziona più. Il paradigma e talmente ben congegnato nella sua autoreferenzialità che funziona anche quando sembra che non ci sia più niente che funzioni. Dall'archè in poi si è edificato molto, evidentemente. Si è consolidata una forma umana.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Stiamo parlando di un'etica che acquisisce senso in una circolarità planitaria, di specie. E che se ne incontra un'altra non nasce aporia, ma necessità di sintesi, perchè la dialettica è ormai globale.
Eppure, su scala globale, i "fatti" ci parlano più di conflitti che di sintesi; più di incompatibilità paradigmatica che di dialettica. Dove le talpe notano sgambetti e colpi bassi, le nottole, dall'alto, vedono un laborioso formicaio; come sempre, ognuno scorge ciò che la sua prospettiva gli consente.

La sintesi nasce dal conflitto. Dialettica hegeliana elementare. L'ellenismo ha guadagnato secoli di vita dalla conquista romana. Ne ha beneficiato la sapienza greca e pure i romani. Il problema non è il conflitto, ma il livello dei belligeranti e dei loro paradigmi etici. Il che mi spinge a caldeggiare l'unificazione degli assiomi e dei referenti fondativi.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Anche perchè pure le interpretazioni sono fatti. E producono fatti il cui sfondo incontrovertibile, in assenza di dei, diventa la natura, ivi compresa quella natura particolare che è la natura umana. In cui i significati non sono, ma si danno. E sopravvivono in base alla loro capacità di produrre più benessere e felicità.
Selezione "naturale" fra i significati in vista di maggior benessere e felicità? Come dissi pagine addietro, è un alibi ben noto a noi occidentali, dai tempi delle crociate sino all'esportazione della democrazia (cito, non valuto); gli squali di cui sopra ne sarebbero fieri, i pesci piccoli e martirizzati un po' meno; tuttavia se questa è la sintesi dialettica "giusta" che la storia ci propone, le sorti della vita dei pesci piccoli sono la conferma dell'ethos del «mors tua, vita mea»; tutto piuttosto "naturale" (la vita ha di certo un suo "valore" nell'economia della piramide... non di Maslow, ma quella alimentare).

L'alibi occidentale con la sua scienza riesce a sfamare sette miliardi di umani, compresi i pesci piccoli che se la passano un po' meglio di quando morivano di fame, epidemie e parto. Il valore vita ha avuto anche risvolti differenti dalla piramide alimentare darwiniana. Abbiamo portato anche morte e distruzione, ma bisogna mettere tutto nel conto evolutivo. Nel quale solo il progresso etico e l'accuratezza dei suoi paradigmi ci può salvare.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
capacità di produrre più benessere e felicità. Concetti non incontrovertibili, ma solidi abbastanza da poter essere assiomatizzati con la consapevolezza dei loro limiti.
Assiomatizzare «benessere e felicità» non è forse il primo passo per chiudere impostare un paradigma etico sull'interpretazione del significato di quei due termini? In un gesto solo ecco spiegati l'autoreferenza del fondamento etico e la pluralità delle etiche.

Benessere e felicità hanno loro algoritmi abbastanza rigorosi finchè si resta nel campo della soddisfazione dei bisogni condivisi. Con un grado si certezza maggiore quanto più ci si trova alla base della piramide di Maslow, cui corrisponde una invarianza etica alquanto incontestabile. Salvo casi patologici, nessuno si augura carestie, cataclismi, malattie, morti sul lavoro, per strada o per crimine. Vicino ai fondamentali antropologici la pluralità etica diventa impraticabile.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
E' la lezione di Nietzsche: interrogare il proprio destino (evolutivo) e cercare di assecondarlo al meglio possibile. Ovvero, aggiungo io (anche se FN non sarebbe d'accordo) vagliandolo con lo strumento più oggettivo di cui disponiamo: l'intelligenza collettiva.
Sbaglierò, ma qui rilevo un ingombrante occidente-centrismo: al di là degli Urali e al di sotto del Mediterraneo, l'intelligenza collettiva/connettiva non va troppo di moda, o forse è così "pensiero laterale" che la fraintendiamo?

Mica tanto: lo sviluppo socioeconomico e tecnologico travolgente dell'Asia è frutto di intelligenza collettiva. Sintetica, piuttosto che debitrice, del pensiero occidentale. Al punto che ci stanno già facendo scuola. Sotto il Mediterraneo manca. E infatti se la vengono a prendere in Europa.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Abbiamo difficoltà a distinguere la Germania nazista dalla Germania democratica ? Torquamada da Voltaire ? Tanto difficile e opinabile un paradigma a proposito ? Ne girano parecchi: indicatori di sviluppo, qualità della vita e persino di felicità
La distinzione (del referente "fattuale") la vedono sia il nazista che il democratico, sia gli inquisitori che gli illuministi; sul valore (significato) della differenza, temo non siano perfettamente concordi (come già ricordato da Jacopus). Chiaramente qualcuno viene sconfitto nel corso della storia; ma davvero capita solo ai "cattivi"? O sono i vincitori a fare l'etica più di quanto la facciano i presunti sequitur? Forse non ne avremo mai la controprova; tuttavia, riflettendo sulle categorie (e sulla compilazione degli indicatori) attuali non è difficile intuire che esse siano figlie della storia più di quanto siano formalizzazioni di valori assoluti e meta-storici (se riusciamo a riconoscere la loro genesi terrestre: contingente, non necessaria). Ad esempio, il successo storico degli "squali dell'imperialismo capitalista" quanto condiziona il "segno +" dei nostri «indicatori di sviluppo, qualità della vita e persino di felicità»(cit.)? Autoreferenza dei paradigmi, dicevamo.

Essendo tutto legato, lo sono anche i segni +, una volta separati dai - . Anche un mio Maestro, che certo non si faceva illusioni sugli "squali dell'imperialismo capitalista", ne riconosceva la funzione progressiva nella razionalizzazione del lavoro e dell'economia. Compresa una funzione etica di metabolizzazione di squali di più antica datazione. Il paradigma a volo d'uccello appare come un serpentone unico, autoreferenziale nel suo volersi conservare in vita, per la qual cosa deve spendersi per il sequitur - poco presunto e reale - che il Maestro di cui sopra chiamava "ricambio organico uomo-natura"; la ricerca del cui equilibrio omeostatico è sempre una bella sfida per umani ed etiche di tutte le razze ed epoche.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Chi decide la "normatività" etica ? Un assioma idealistico assoluto o storicamente determinato ? La falsificabilità la misurano le varie Stalingrado sociali e morali che hanno segnato la storia. L'oggettività incontrovertibile meglio lasciarla ai metafisici e ai matematici. Per la vita reale basta un'etica laica, capace di demarcare diritti e doveri nello spirito e materialità dei tempi.
La normatività è solitamente implicita nell'etica, non fuori (per questo ammonivo sul ricordare cosa ci aspettiamo dall'etica). L'etica deve guidarci o noi dobbiamo guidare l'etica? Sarebbe bella una salomonica dialettica fra le due, ma se intanto, in concreto, dobbiamo decidere una questione etica, come quelle che ho citato in precedenza, non possiamo che far appello all'etica che abbiamo: "per vedere l'effetto che fa" o perché la riteniamo giusta? La risposta rivela il peso della distinzione fra induzione e deduzione, fra falsificabilità e paradigma tautologico, etc.

Come in questa bellissima canzone di Battiato, il divino Eraclito ci spiega che il ciclo della vita è un paradigma tautologico nel quale tutto avviene al suo interno, laddove l'induzione passata ci permette di dedurre il futuro e l'etica funge da filo di Arianna che dobbiamo ritessere man mano che ci inoltriamo nel divenire. Ci facciamo guidare dall'etica del passato, laddove essa dimostra di continuare a funzionare, decostruendo e ricostruendo ciò che non funziona più. Il paradigma e talmente ben congegnato nella sua autoreferenzialità che funziona anche quando sembra che non ci sia più niente che funzioni. Dall'archè in poi si è edificato molto, evidentemente. Si è consolidata una forma umana.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Stiamo parlando di un'etica che acquisisce senso in una circolarità planitaria, di specie. E che se ne incontra un'altra non nasce aporia, ma necessità di sintesi, perchè la dialettica è ormai globale.
Eppure, su scala globale, i "fatti" ci parlano più di conflitti che di sintesi; più di incompatibilità paradigmatica che di dialettica. Dove le talpe notano sgambetti e colpi bassi, le nottole, dall'alto, vedono un laborioso formicaio; come sempre, ognuno scorge ciò che la sua prospettiva gli consente.

La sintesi nasce dal conflitto. Dialettica hegeliana elementare. L'ellenismo ha guadagnato secoli di vita dalla conquista romana. Ne ha beneficiato la sapienza greca e pure i romani. Il problema non è il conflitto, ma il livello dei belligeranti e dei loro paradigmi etici. Il che mi spinge a caldeggiare l'unificazione degli assiomi e dei referenti fondativi.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
Anche perchè pure le interpretazioni sono fatti. E producono fatti il cui sfondo incontrovertibile, in assenza di dei, diventa la natura, ivi compresa quella natura particolare che è la natura umana. In cui i significati non sono, ma si danno. E sopravvivono in base alla loro capacità di produrre più benessere e felicità.
Selezione "naturale" fra i significati in vista di maggior benessere e felicità? Come dissi pagine addietro, è un alibi ben noto a noi occidentali, dai tempi delle crociate sino all'esportazione della democrazia (cito, non valuto); gli squali di cui sopra ne sarebbero fieri, i pesci piccoli e martirizzati un po' meno; tuttavia se questa è la sintesi dialettica "giusta" che la storia ci propone, le sorti della vita dei pesci piccoli sono la conferma dell'ethos del «mors tua, vita mea»; tutto piuttosto "naturale" (la vita ha di certo un suo "valore" nell'economia della piramide... non di Maslow, ma quella alimentare).

L'alibi occidentale con la sua scienza riesce a sfamare sette miliardi di umani, compresi i pesci piccoli che se la passano un po' meglio di quando morivano di fame, epidemie e parto. Il valore vita ha avuto anche risvolti differenti dalla piramide alimentare darwiniana. Abbiamo portato anche morte e distruzione, ma bisogna mettere tutto nel conto evolutivo. Nel quale solo il progresso etico e l'accuratezza dei suoi paradigmi ci può salvare.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
capacità di produrre più benessere e felicità. Concetti non incontrovertibili, ma solidi abbastanza da poter essere assiomatizzati con la consapevolezza dei loro limiti.
Assiomatizzare «benessere e felicità» non è forse il primo passo per chiudere impostare un paradigma etico sull'interpretazione del significato di quei due termini? In un gesto solo ecco spiegati l'autoreferenza del fondamento etico e la pluralità delle etiche.

Benessere e felicità hanno loro algoritmi abbastanza rigorosi finchè si resta nel campo della soddisfazione dei bisogni condivisi. Con un grado si certezza maggiore quanto più ci si trova alla base della piramide di Maslow, cui corrisponde una invarianza etica alquanto incontestabile. Salvo casi patologici, nessuno si augura carestie, cataclismi, malattie, morti sul lavoro, per strada o per crimine. Vicino ai fondamentali antropologici la pluralità etica diventa impraticabile.

Citazione di: Phil il 23 Settembre 2019, 22:21:58 PM
Citazione di: Ipazia il 23 Settembre 2019, 19:47:38 PM
E' la lezione di Nietzsche: interrogare il proprio destino (evolutivo) e cercare di assecondarlo al meglio possibile. Ovvero, aggiungo io (anche se FN non sarebbe d'accordo) vagliandolo con lo strumento più oggettivo di cui disponiamo: l'intelligenza collettiva.
Sbaglierò, ma qui rilevo un ingombrante occidente-centrismo: al di là degli Urali e al di sotto del Mediterraneo, l'intelligenza collettiva/connettiva non va troppo di moda, o forse è così "pensiero laterale" che la fraintendiamo?

Mica tanto: lo sviluppo socioeconomico e tecnologico travolgente dell'Asia è frutto di intelligenza collettiva. Sintetica, piuttosto che debitrice, del pensiero occidentale. Al punto che ci stanno già facendo scuola. Sotto il Mediterraneo manca. E infatti se la vengono a prendere in Europa.

Va bene la direzione ma questo etologismo ai limiti dell'imbarazzante invaselinato con un pò di farina Maslow è deprimente.  ::)  oltre che ossesivamente riproposto nel 3d.

Ps.

Ti sembra di aver risposto anche ad uno solo dei quesiti di Phil?
Risposte a buon mercato mi sembra.

Come se l'occidente fosse la sua scienza.

Come se la Natura fosse quella che fa da Mamma e non da Matrigna. Etc..etc..
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Ipazia

Citazione di: Jacopus il 23 Settembre 2019, 23:30:02 PM
Solo sul finale dissento, Ipazia. Un dissenso relativo comunque. Perché quella ricerca del benessere e della felicità mi sembra sempre che nasconda un baco avvelenato. Mi si addice di più il detto latino "in hilaritas triste, in tristitia hilare". E comunque mi appare sempre come una riduzione della nostra libertà, questo correre tutti insieme verso questo benessere, in fondo un po' conformista e perfino totalitario...

Che la sazietà, inclusa quella erotica, rischi di finire in tristezza e l'opulenza materiale ponga le basi per nuovi feticci, ci sta. Ma sono "sofferenze" da ricchi che possiedono strumenti intellettuali per venirne fuori senza grandi sforzi.

Sui conflitti col potere la faccenda è più spinosa. Non penso vi siano strategie di lotta e neppure dispositivi etici buoni per tutte le stagioni. Si viaggia su una tavola da surf che bisogna imparare a manovrare in tutti i mari possibili avvalendosi della manualistica morale che fin dall'antichità si è cimentata su quei mari, marosi e mareggiate.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 10:25:17 AM
Certamente: ethos techne vs. polis techne che a sua volta retroattivamente modifica l'ambiente (umano) e le sue tecniche di gestione, quindi l'etica (Platone, Machiavelli, illuminismo, socialismo,...). Mai negato tutto ciò. Semplicemente non eravamo arrivati a discuterlo, ma la con-fusione tra le due era evidente soprattutto nelle repliche "fattuali" di Phil.
Alludi a quando ho relazionato il successo storico di una prospettiva (politica o altro) con l'imprinting etico che ne è poi derivato (v. indicatori)? Oppure a quando ho ricordato che la politiche hanno la mano più pesante delle etiche (come ci insegnano gli "squali del capitalismo", etc.)?
Se politica ed etica prescindono dai "fatti", non diventano ancor più avulse ed autoreferenziali, pagando tale disimpegno con una mancata spendibilità in ambito sociale? Se pensiamo a sintesi dialettiche, ma poi la realtà ce le falsifica, significa che sbagliamo ad appellarci alla realtà oppure che è il nostro pensare che va un po' ricalibrato? Ci interessa un'etica e/o una politica che possano essere praticate (v. tesi su Feuerbach) o soltanto (de)scritte come "miglior mondo nel sol dell'avvenire"?

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 10:25:17 AM
Semmai è Phil convinto che si possa fare etica a partire dalla fisica
Tale "convinzione" risiede nel mio sbandierato non trovare un sequitur fra physis-ethos ed etica?
[Stai giocosamente "trollando" tutti i miei post in questa discussione o hai solo dimenticato di inserire un «non» prima di «convinto»?]

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Anche un mio Maestro, che certo non si faceva illusioni sugli "squali dell'imperialismo capitalista", ne riconosceva la funzione progressiva nella razionalizzazione del lavoro e dell'economia. Compresa una funzione etica di metabolizzazione di squali di più antica datazione.
«Etica» o «sociale»?

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Il paradigma a volo d'uccello appare come un serpentone unico, autoreferenziale nel suo volersi conservare in vita, per la qual cosa deve spendersi per il sequitur - poco presunto e reale - che il Maestro di cui sopra chiamava "ricambio organico uomo-natura"; la ricerca del cui equilibrio omeostatico è sempre una bella sfida per umani ed etiche di tutte le razze ed epoche.
L'etica non ha perlopiù altro campo d'applicazione rispetto all'equilibrio uomo/natura?

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Come in questa bellissima canzone di Battiato, il divino Eraclito ci spiega che il ciclo della vita è un paradigma tautologico nel quale tutto avviene al suo interno, laddove l'induzione passata ci permette di dedurre il futuro e l'etica funge da filo di Arianna che dobbiamo ritessere man mano che ci inoltriamo nel divenire. Ci facciamo guidare dall'etica del passato, laddove essa dimostra di continuare a funzionare, decostruendo e ricostruendo ciò che non funziona più.
[In entrambe le ricorrenze]«Etica» al singolare?

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
La sintesi nasce dal conflitto. Dialettica hegeliana elementare.
Eppure, il buon Hegel si occupava di dialettica fra paradigmi etici o parlava di sintesi storica "a posteriori"? Intanto, nel qui ed ora del conflitto, quale dialettica scandisce l'etica (o meglio, le etiche)?

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Il che mi spinge a caldeggiare l'unificazione degli assiomi e dei referenti fondativi.
Possiamo manipolare e unificare gli assiomi, ma davvero anche la pluralità dei referenti?

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Il valore vita ha avuto anche risvolti differenti dalla piramide alimentare darwiniana. Abbiamo portato anche morte e distruzione, ma bisogna mettere tutto nel conto evolutivo. Nel quale solo il progresso etico e l'accuratezza dei suoi paradigmi ci può salvare.
Progresso etico? Secondo quali indicatori (di quale etica)?

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Benessere e felicità hanno loro algoritmi abbastanza rigorosi finchè si resta nel campo della soddisfazione dei bisogni condivisi. Con un grado si certezza maggiore quanto più ci si trova alla base della piramide di Maslow, cui corrisponde una invarianza etica alquanto incontestabile.
«Invarianza etica» dei bisogni primari? Il testo di Maslow (citato in precedenza) non aveva confermato che la piramide ha valenza individuale (così come sono vissuti individualmente i bisogni primari)?

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
lo sviluppo socioeconomico e tecnologico travolgente dell'Asia è frutto di intelligenza collettiva. Sintetica, piuttosto che debitrice, del pensiero occidentale. Al punto che ci stanno già facendo scuola.
Lavoro collettivo, senza scendere nei dettagli della sua "eticità", significa intelligenza collettiva? Lo sviluppo è davvero anche «socio» oltre che «economico»?

Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Sotto il Mediterraneo manca. E infatti se la vengono a prendere in Europa.
Davvero è l'intelligenza collettiva ciò che (ap)prendono (provenendo dai paesi dell'ubuntu)?

Ipazia

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 10:25:17 AM
Certamente: ethos techne vs. polis techne che a sua volta retroattivamente modifica l'ambiente (umano) e le sue tecniche di gestione, quindi l'etica (Platone, Machiavelli, illuminismo, socialismo,...). Mai negato tutto ciò. Semplicemente non eravamo arrivati a discuterlo, ma la con-fusione tra le due era evidente soprattutto nelle repliche "fattuali" di Phil.
Alludi a quando ho relazionato il successo storico di una prospettiva (politica o altro) con l'imprinting etico che ne è poi derivato (v. indicatori)? Oppure a quando ho ricordato che la politiche hanno la mano più pesante delle etiche (come ci insegnano gli "squali del capitalismo", etc.)?
Se politica ed etica prescindono dai "fatti", non diventano ancor più avulse ed autoreferenziali, pagando tale disimpegno con una mancata spendibilità in ambito sociale? Se pensiamo a sintesi dialettiche, ma poi la realtà ce le falsifica, significa che sbagliamo ad appellarci alla realtà oppure che è il nostro pensare che va un po' ricalibrato? Ci interessa un'etica e/o una politica che possano essere praticate (v. tesi su Feuerbach) o soltanto (de)scritte come "miglior mondo nel sol dell'avvenire"?

Da quando la polis ha iniziato a contrassegnare pesantemente l'ethos umano, politica ed etica hanno viaggiato a vista d'occhio nella stessa direzione. Spesso conflittuale (Antigone) ma dialetticamente intrecciate: è evidente che Sofocle, e i suoi spettatori, stanno dalla parte di Antigone, pur vivendo nella quintessenza della polis, Atene.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 10:25:17 AM
Semmai è Phil convinto che si possa fare etica a partire dalla fisica
Tale "convinzione" risiede nel mio sbandierato non trovare un sequitur fra physis-ethos ed etica?
[Stai giocosamente "trollando" tutti i miei post in questa discussione o hai solo dimenticato di inserire un «non» prima di «convinto»?]

Non mi permetterei mai. Ma se si considerano il bene e il male dei ferrivecchi da archiviare e si pone l'etica nell'esclusiva autonomia individuale finisce che ognuno si costruirà il suo rapporto "etico" con la natura, inclusa quella umana, salvando la teoria (relativista), ma non la funzione intersoggettiva dell'etica (singolare in quanto sapere collettivo) che ci salva da guai peggiori fin dalla notte dei tempi (mors tua vita mea) ripristinando i sequitur che il relativismo pretende di sciogliere.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Anche un mio Maestro, che certo non si faceva illusioni sugli "squali dell'imperialismo capitalista", ne riconosceva la funzione progressiva nella razionalizzazione del lavoro e dell'economia. Compresa una funzione etica di metabolizzazione di squali di più antica datazione.
«Etica» o «sociale»?

Etica in quanto sociale.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Il paradigma a volo d'uccello appare come un serpentone unico, autoreferenziale nel suo volersi conservare in vita, per la qual cosa deve spendersi per il sequitur - poco presunto e reale - che il Maestro di cui sopra chiamava "ricambio organico uomo-natura"; la ricerca del cui equilibrio omeostatico è sempre una bella sfida per umani ed etiche di tutte le razze ed epoche.
L'etica non ha perlopiù altro campo d'applicazione rispetto all'equilibrio uomo/natura?

Sì, ma il suo campo d'esistenza si fonda lì. Inclusi gli sviluppi, anche quando cercano di scardinarne l'inerzia dell'ordine, dovendo comunque sempre farlo con mezzi naturali.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Come in questa bellissima canzone di Battiato, il divino Eraclito ci spiega che il ciclo della vita è un paradigma tautologico nel quale tutto avviene al suo interno, laddove l'induzione passata ci permette di dedurre il futuro e l'etica funge da filo di Arianna che dobbiamo ritessere man mano che ci inoltriamo nel divenire. Ci facciamo guidare dall'etica del passato, laddove essa dimostra di continuare a funzionare, decostruendo e ricostruendo ciò che non funziona più.
[In entrambe le ricorrenze]«Etica» al singolare?

Sì, intesa come sapere. Come prodotto dell'intelligenza storica collettiva. La pluralità riguarda semmai le applicazioni pratiche nei molteplici piani del reale. Le quali però derivano il loro "spirito" da una fonte tendenzialmente unificante.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
La sintesi nasce dal conflitto. Dialettica hegeliana elementare.
Eppure, il buon Hegel si occupava di dialettica fra paradigmi etici o parlava di sintesi storica "a posteriori"


La sintesi storica a posteriori comporta anche una sintesi di paradigmi etici; una loro sintetica unificazione come avviene nel caso delle rivoluzioni scientifiche. Che l'ostacolo più forte all'unificazione dei paradigmi etici sia laddove si resta invischiati in "massimi sistemi" contrapposti dimostra la bontà anche teoretica di un riferimento alla (comune) natura e la non peregrinità fondativa della teoria dei bisogni che produce la farina di cui tutti si alimentano. (alimenti ce ne sono molti, ma la necessità alimentare è unica e incontrovertibie)

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Intanto, nel qui ed ora del conflitto, quale dialettica scandisce l'etica (o meglio, le etiche)?

Il conflitto è manifestazione di interessi contrapposti a prori di ogni possibilità di unificazione etica (che avverrà in qualche modo a conflitto concluso). Però che l'etica abbia un conatus unificante lo dimostra l'etica del conflitto: Odissea, etica cavalleresca, convenzione di Ginevra, regole d'ingaggio, DUDU. E mettiamoci pure la netiquette.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Il che mi spinge a caldeggiare l'unificazione degli assiomi e dei referenti fondativi.
Possiamo manipolare e unificare gli assiomi, ma davvero anche la pluralità dei referenti?

Dobbiamo. Questione di sopravvivenza della specie e di lieto vivere. La pluralità dei referenti non è questione etica, ma di gusto personale. Quando diventa questione etica nasce il conflitto, che esige almeno un'etica condivisa che si chiama tolleranza. Soluzione provvisoria in attesa di unificazioni più soddisfacenti. Con la farina a fare sempre da collante. E pure vaselina talvolta, quando l'animalità riscopre il suo senso. Perfino nelle trincee di una volta, a Natale e non sempre (i talebani c'erano anche allora).

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Il valore vita ha avuto anche risvolti differenti dalla piramide alimentare darwiniana. Abbiamo portato anche morte e distruzione, ma bisogna mettere tutto nel conto evolutivo. Nel quale solo il progresso etico e l'accuratezza dei suoi paradigmi ci può salvare.
Progresso etico? Secondo quali indicatori (di quale etica)?

Algoritmi di soddisfazione dei bisogni primari, salute, alfabetizzazione, tempo libero, diritti sociali e civili. Teoria dei bisogni: etica e politica sempre lì devono andare a parare. Fissando il tutto nel divenire delle tavole della legge.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Benessere e felicità hanno loro algoritmi abbastanza rigorosi finchè si resta nel campo della soddisfazione dei bisogni condivisi. Con un grado si certezza maggiore quanto più ci si trova alla base della piramide di Maslow, cui corrisponde una invarianza etica alquanto incontestabile.
«Invarianza etica» dei bisogni primari? Il testo di Maslow (citato in precedenza) non aveva confermato che la piramide ha valenza individuale (così come sono vissuti individualmente i bisogni primari)?

La valenza individuale è data dal fatto che gli stomaci sono individuali. Anche i cervelli, ma è più facile ingannarli con cibo farlocco (di qui nasce il mio rispetto per i ragionamenti di pancia). L'invarianza etica intersoggettiva sta, fatta la tara del gusto e della varietà, nel cibo e nel bisogno di esso.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
lo sviluppo socioeconomico e tecnologico travolgente dell'Asia è frutto di intelligenza collettiva. Sintetica, piuttosto che debitrice, del pensiero occidentale. Al punto che ci stanno già facendo scuola.
Lavoro collettivo, senza scendere nei dettagli della sua "eticità", significa intelligenza collettiva? Lo sviluppo è davvero anche «socio» oltre che «economico»?

Senza entrare nei dettagli della sua eticità, sì: altrimenti non ci sarebbero questi post. L'economico trascina il sociale ma è solo la politica, col suo combustibile etico tarato sui bisogni collettivi, che può impedire lo trascini all'inferno.

Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Sotto il Mediterraneo manca. E infatti se la vengono a prendere in Europa.
Davvero è l'intelligenza collettiva ciò che (ap)prendono (provenendo dai paesi dell'ubuntu)?

Non tutta (altrimenti farebbero altrettanto da dove provengono). Solo quella parte che si materializza in welfare.
(la versione esportazione ubuntu ha deciso che tocca agli europei dimostrare che non esistono bambini orfani, o meglio abbandonati, africani. Pare che l'intelligenza collettiva europea su questo punto si stia svegliando dal letargo)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Phil

Citazione di: Ipazia il 25 Settembre 2019, 10:05:47 AM
Citazione«Etica» al singolare?
Sì, intesa come sapere. Come prodotto dell'intelligenza storica collettiva. La pluralità riguarda semmai le applicazioni pratiche nei molteplici piani del reale. Le quali però derivano il loro "spirito" da una fonte tendenzialmente unificante.
Unificante nella sua "forma" in generale (se forziamo un po'), ma la storia la fanno le scelte concrete e i contenuti, fattuali e plurali (contraccolpo dell'eccessiva generalità: suggerire, in generale, di fare il bene, non aiuta a capire quale esso sia). Fare di tutte le culture una etica (o un sapere) è, a mio avviso, un "civettuolo" ("nottolico"?) librarsi sopra il reale, augurandosi di poterci poi riatterrare con qualcosa di fruibile per compiere scelte etiche (finché la loro urgenza ne ammette l'attesa).

Citazione di: Ipazia il 25 Settembre 2019, 10:05:47 AM
La sintesi storica a posteriori comporta anche una sintesi di paradigmi etici; una loro sintetica unificazione come avviene nel caso delle rivoluzioni scientifiche. [...] la bontà anche teoretica di un riferimento alla (comune) natura e la non peregrinità fondativa della teoria dei bisogni che produce la farina di cui tutti si alimentano. (alimenti ce ne sono molti, ma la necessità alimentare è unica e incontrovertibie)
Come ricordato, le scienze sono falsificabili proprio perché si occupano induttivamente dei propri referenti; la convergenza unitaria del pensiero scientifico (potrei sbagliarmi) viene meno quanto più il referente si fa impalpabile (quantistico, etc.). Mi pare che l'etica abbia tutta un'altra impostazione e un altro campo di applicazione che, sempre fino a prova contraria, non è riducibile a soddisfare i bisogni primari (che sono individuali). Unificare i paradigmi etici è talvolta come unificare i propri amici vegani invitandoli per una grigliata di maiale: sarebbe anche "bello", ma la realtà dei fatti è spesso spietatamente selettiva più che unificante.
Salvo tu intenda «unificante» nel senso che uno domina l'altro; infatti:
Citazione di: Ipazia il 25 Settembre 2019, 10:05:47 AM
che l'etica abbia un conatus unificante lo dimostra l'etica del conflitto: Odissea, etica cavalleresca, convenzione di Ginevra, regole d'ingaggio, DUDU. E mettiamoci pure la netiquette.
non sono esempi di unificazione etica, ma di come una etica si affermi scartando le altre possibili: ancora una volta si rischia di confondere il successo storico e demoscopico con la sintesi verso "il meglio". Come già detto, a posteriori l'etica dominante non può che guardare al passato che l'ha affermata come tale e dire: «è cosa buona e giusta» in un'autoreferenza che schiva le domande insidiose di ogni meta-etica.

Citazione di: Ipazia il 25 Settembre 2019, 10:05:47 AM
Citazione di: Phil il 24 Settembre 2019, 23:57:04 PM
Citazione di: Ipazia il 24 Settembre 2019, 22:03:37 PM
Il che mi spinge a caldeggiare l'unificazione degli assiomi e dei referenti fondativi.
Possiamo manipolare e unificare gli assiomi, ma davvero anche la pluralità dei referenti?
Dobbiamo. Questione di sopravvivenza della specie e di lieto vivere.
Un dovere etico che si scontra con un non-potere pragmatico; mi sa che anche qui puntiamo su cavalli diversi.

Citazione di: Ipazia il 25 Settembre 2019, 10:05:47 AM
La pluralità dei referenti non è questione etica, ma di gusto personale.
Pardon, la pluralità dei referenti è questione di "oggettività", "fattualità", etc. la pluralità dei significati è questione di gusto.

Citazione di: Ipazia il 25 Settembre 2019, 10:05:47 AM
Quando diventa questione etica nasce il conflitto, che esige almeno un'etica condivisa che si chiama tolleranza. Soluzione provvisoria in attesa di unificazioni più soddisfacenti. Con la farina a fare sempre da collante. E pure vaselina talvolta, quando l'animalità riscopre il suo senso.
Posso anche concordare con questa tua prospettiva etica (esigenza della tolleranza, etc.), almeno finché ne ricordiamo la contingenza; nel momento in cui la riteniamo necessaria e giusta, non potrà esserci né unificazione né sintesi dialettica con le prospettive divergenti, ma solo sotto-valutazione (gerarchica) o, in casi estremi, sotto-missione («mors tua...»).

Citazione di: Ipazia il 25 Settembre 2019, 10:05:47 AM
CitazioneProgresso etico? Secondo quali indicatori (di quale etica)?
Algoritmi di soddisfazione dei bisogni primari, salute, alfabetizzazione, tempo libero, diritti sociali e civili. Teoria dei bisogni: etica e politica sempre lì devono andare a parare. Fissando il tutto nel divenire delle tavole della legge.
«Bisogni primari, salute, alfabetizzazione, tempo libero» li lascerei a margine dell'etica (che non è il welfare); per affermare che diritti sociali e civili (e le tavole della legge che li contengono) progrediscano o regrediscano, avremmo bisogno di un paradigma interpretativo; ovviamente sceglieremo quello di casa nostra (di nuovo: posso concordare perché sono nella tua stessa cultura, ma la gerarchia è inevitabilmente autoreferenziale, non mi pare fondata su incontrovertibili sequitur etologici).

Citazione di: Ipazia il 25 Settembre 2019, 10:05:47 AM
L'invarianza etica intersoggettiva sta, fatta la tara del gusto e della varietà, nel cibo e nel bisogno di esso.
Se tolgo la parola «etica» la frase mantiene lo stesso senso; eppure quell'aggettivo non dovrebbe essere così irrilevante... il fatto che tutti abbiamo bisogno di cibo non è una questione in sé etica, ma fisiologica; l'etica può occuparsene nel gestire le scorte di cibo, ma è allora etico l'approccio al tema del cibo, non il bisogno in sé (anche i microbi hanno bisogno di cibo, ma non scomoderei l'etica per comprenderli). Ancora una volta, il referente (bisogno di cibo) non è il significato (questioni etiche riguardanti la gestione del cibo, etc.), in mezzo c'è un paradigma, anzi, dei paradigmi.

Citazione di: Ipazia il 25 Settembre 2019, 10:05:47 AM
se si considerano il bene e il male dei ferrivecchi da archiviare e si pone l'etica nell'esclusiva autonomia individuale finisce che ognuno si costruirà il suo rapporto "etico" con la natura, inclusa quella umana
Forse questo è il deleterio fraintendimento di base: quando propongo di accantonare «bene» e «male», non ho in mente un'autarchia individualista in una società di schegge rapsodiche e arroganti (che si arrogano la definizione di «bene» e «male», piuttosto che accantonarli). Rileggiamo il mio primo post del thread:
Citazione di: Phil il 07 Settembre 2019, 17:01:45 PM
L'alternativa è ingegnare nuove categorie più attuali (e possibilmente figlie fertili del nostro tempo) oppure, per farla più facile/difficile (dipende), andare a ripescare gli insuccessi storici di categorie inattuali al loro tempo, o di quelle soffocate dal coevo mainstream storico.
Se consideri che ho più volte sottolineato come il campo di gioco dell'etica sia la società e non l'individualità (vedi il mio ostracizzare Maslow in quanto invitato illegittimo) e ho più volte evidenziato come l'autoreferenza del paradigma etico sia culturale (non soggettiva) nel conflitto fra società (o addirittura continenti), puoi ben dedurre che la mia chiave di volta (e di lettura) non è che ognuno debba farsi un'etica a sua immagine e somiglianza (anche se resta possibile), ma piuttosto provare a pensare e analizzare i rapporti sociali con
Citazione di: Phil il 07 Settembre 2019, 17:01:45 PM
categorie meno vaghe e sbrigativamente sintetiche di "bene" e "male", magari declinandole (in entrambi i sensi) in altre categorie
Il conflitto fra paradigmi etici (siano essi, stavolta, sia individuali che collettivi) l'ho sempre inquadrato come criticità (risparmio altre autocitazioni) e come presupposto di fatto (cronaca, possibili referendum, etc.) il cui risvolto etico, secondo me, non è (come da caricatura "strawman" del relativismo) «ognuno si faccia il suo idolo e inizi la babelica bagarre planetaria!», quanto piuttosto una presa d'atto delle tautologie interne a ciascuna etica (in quanto tali) e delle aporie che nascono in assenza di una meta-etica risolutiva (che mi sembra piuttosto improbabile; per questo ho chiesto delucidazioni sull'eventuale sequitur ethos/etica; "piano b" altrettanto improbabile, da quel che ho capito).


P.s.
Se son "dovuto" ritornare al post di partenza, significa che il giro di giostra è finito e i successivi sarebbero perlopiù (ulteriori) ripetizioni; scendo, grazie della compagnia.

Ipazia

E' stato un piacere. Alla prossima.

Ripartirei da questo suggerimento per nulla infondato:

Citazione di: Phil il 25 Settembre 2019, 15:51:56 PM
Citazione di: Phil il 07 Settembre 2019, 17:01:45 PM
L'alternativa è ingegnare nuove categorie più attuali (e possibilmente figlie fertili del nostro tempo) oppure, per farla più facile/difficile (dipende), andare a ripescare gli insuccessi storici di categorie inattuali al loro tempo, o di quelle soffocate dal coevo mainstream storico.
Se consideri che ho più volte sottolineato come il campo di gioco dell'etica sia la società e non l'individualità (vedi il mio ostracizzare Maslow in quanto invitato illegittimo) e ho più volte evidenziato come l'autoreferenza del paradigma etico sia culturale (non soggettiva) nel conflitto fra società (o addirittura continenti), puoi ben dedurre che la mia chiave di volta (e di lettura) non è che ognuno debba farsi un'etica a sua immagine e somiglianza (anche se resta possibile), ma piuttosto provare a pensare e analizzare i rapporti sociali con
Citazione di: Phil il 07 Settembre 2019, 17:01:45 PM
categorie meno vaghe e sbrigativamente sintetiche di "bene" e "male", magari declinandole (in entrambi i sensi) in altre categorie

In effetti "bene" e "male" sanno tanto di incenso e zolfo dei tempi andati, soprattutto per gli eredi di una tradizione culturale religiosa manichea come quella monoteistica occidentale sempre in lotta tra numi e demoni. Santificando e demonizzando.

Suggerirei pertanto di testare una sostituzione con etico e non-etico. E prima che qualcuno intraveda in ciò pericolosi piani inclinati verso il totalitarismo etico coi suoi tribunali dell'inquisizione creando strowmen a gogò chiarisco cosa intendo per non-etico. Con un esempio viene meglio: se io rispetto il codice della strada ho un comportamento etico, se imbocco l'autostrada contromano ho un comportamento non-etico. In tal caso non posso sostenere di essere portatore di un'etica alternativa e credo che nessun relativista, per quanto lo sia, potrebbe supportare la mia tesi.

L'ambito concettuale del non-etico va definito rigorosamente contestualizzandolo ai valori di una formazione sociale data, inclusiva del rispetto per la libertà di pensiero e di azione nella misura in cui essi siano compatibili con la vita comunitaria. Individuando limiti etici tanto all'esercizio del potere e che del dissenso. Al di fuori dei quali si determinano situazioni non-etiche.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Ipazia. Citandoti : "In effetti "bene" e "male" sanno tanto di incenso e zolfo dei tempi andati, soprattutto per gli eredi di una tradizione culturale religiosa manichea come quella monoteistica occidentale sempre in lotta tra numi e demoni. Santificando e demonizzando.

Suggerirei pertanto di testare una sostituzione con etico e non-etico. ..................................................................."
.
Ma il concetto di etica è comunque basato sulla percezione e sul soppesamento di ciò che viene valutato benefico a fronte di ciò che risulterebbe malefico. Quale che sia - circostanza per circostanza - l'ambito di ciò che possa rappresentare un bene od un male. Insomma, secondo me non può generarsi un'etica in mancanza di un previo riconoscimento del bene (o del male) che vorremmo realizzare. Non trovi ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Discussioni simili (5)