L'origine del male e del bene

Aperto da Jacopus, 29 Luglio 2019, 22:20:15 PM

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Jacopus

#30
CitazioneUn background in perenne evoluzione fino a spezzarle per istituirne di nuove.
Un pensiero breve e collaterale. Questa frase di Ipazia rappresenta bene anche il mio pensiero. Ma cosa impedisce a tante persone, probabilmente alla maggioranza, di accettarlo?
Penso che la ragione sia la seguente: accettando la transitorietá delle leggi morali si accetta anche la transitorietá della vita umana e la caduta nell'immanenza. In altre parole significa la ratifica della morte degli dei e di ogni eventuale accoglimento nelle varie schiere degli "immortali".
Per questo una visione rigida della morale resiste ai variegati assalti post ancien regime.
Però davvero tutto é cosí relativo? La dicotomia bene-male é una lavagna nera, su cui si può riscrivere ad ogni generazione?
E come istituire il background comune, attraverso il quale condividere le tavole della legge?
Alla prima domanda la mia risposta è no. In effetti sono un "relativista relativista", poiché alcuni atti possono essere sempre ascrivibili al bene e al male e quindi assoluti nel loro rientrare in una delle due categorie. Esempi di male assoluto (nel senso che é sempre male, anche se più o meno grave): lo stupro, l'omicidio non per legittima difesa, le vessazioni gratuite, il tradimento per fini personali, e altri ancora. Esempi di bene assoluto: il sacrificio di sé per gli altri, la carità nei confronti degli altri, saper ascoltare, saper tacere.
Da questi esempi emerge una concezione, tutta mia, per cui il male é l'ego, l'individuo egoista che afferma sé stesso a spese degli altri, mentre il bene é la capacità di donarsi agli altri.
Questo il quadro non tanto originale, ma del quale non vedo ancora validi sostituti.
La seconda domanda, ovvero come istituire un background comune per scrivere di volta in volta le nuove tavole della legge, è un compito ancora più gravoso.
C'è inoltre un terzo tema importante quando si parla di tavole della legge "rewriteable". Ovvero il tema della legittimità, poiché nessuno é più certo della legge morale ed ognuno si pensa in diritto di fondare una nuova moralità. Un tema strettamente connesso al background comune di cui sopra.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

#31
Citazione di: Jacopus il 03 Settembre 2019, 21:01:32 PM
CitazioneUn background in perenne evoluzione fino a spezzarle per istituirne di nuove.
Un pensiero breve e collaterale. Questa frase di Ipazia rappresenta bene anche il mio pensiero. Ma cosa impedisce a tante persone, probabilmente alla maggioranza, di accettarlo?
Penso che la ragione sia la seguente: accettando la transitorietá delle leggi morali si accetta anche la transitorietá della vita umana e la caduta nell'immanenza. In altre parole significa la ratifica della morte degli dei e di ogni eventuale accoglimento nelle varie schiere degli "immortali".
Per questo una visione rigida della morale resiste ai variegati assalti post ancien regime.
Però davvero tutto é cosí relativo? La dicotomia bene-male é una lavagna nera, su cui si può riscrivere ad ogni generazione?
E come istituire il background comune, attraverso il quale condividere le tavole della legge?
Alla prima domanda la mia risposta è no. In effetti sono un "relativista relativista", poiché alcuni atti possono essere sempre ascrivibili al bene e al male e quindi assoluti nel loro rientrare in una delle due categorie. Esempi di male assoluto (nel senso che é sempre male, anche se più o meno grave): lo stupro, l'omicidio non per legittima difesa, le vessazioni gratuite, il tradimento per fini personali, e altri ancora. Esempi di bene assoluto: il sacrificio di sé per gli altri, la carità nei confronti degli altri, saper ascoltare, saper tacere.

Il relativismo ha da essere relativista per sua coerenza interna (forse questo intendeva dire Phil) rimandando sempre ad un background a priori. Per l'ethos condiviso l'a-priori è la finitezza e vulnerabilità della vita umana. Non si scrive e riscrive su una lavagna nera, ma sui vincoli che la natura e la civiltà pongono alla vita umana. Vincoli che nessuna ideologia religiosa, politico-economica o metafisica può aggirare realmente, ma solo misti(fi)camente.

CitazioneDa questi esempi emerge una concezione, tutta mia, per cui il male é l'ego, l'individuo egoista che afferma sé stesso a spese degli altri, mentre il bene é la capacità di donarsi agli altri. Questo il quadro non tanto originale, ma del quale non vedo ancora validi sostituti.

L'individuo umano è un prodotto culturale al pari della società che lo crea nella quale vanno cercati gli elementi individualistici e solidali per decifrare i comportamenti individuali. Anche qui non vi è "lavagna nera"

CitazioneLa seconda domanda, ovvero come istituire un background comune per scrivere di volta in volta le nuove tavole della legge, è un compito ancora più gravoso.

Fino ad un certo punto, perchè l'evoluzione storica pone da sè le condizioni in cui l'etica è costretta ad evolversi. La sovrappopolazione pone la questione et(olog)ica della procreazione responsabile, abbondanza di terre vergini, no. Il che si connette alla terza questione:

Citazione
C'è inoltre un terzo tema importante quando si parla di tavole della legge "rewriteable". Ovvero il tema della legittimità, poiché nessuno é più certo della legge morale ed ognuno si pensa in diritto di fondare una nuova moralità. Un tema strettamente connesso al background comune di cui sopra.

La legittimità deriva dall'intelligenza collettiva che si evolve storicamente. Dalle tavole mosaiche abbiamo espunto i numi nelle nostre costituzioni laiche. E la teocrazia è divenuta sinonimo di arretratezza culturale, che si manifesta nella limitazione delle libertà individuali e collettive che tale retaggio mantiene di fronte alla koinè laica la cui legittimità è ormai riconosciuta anche dalla parte più evoluta del pensiero religioso.

Avere espunto i numi dalla legge passa il testimone della responsabilità alla cultura laica, ma non vi è cesura netta bensì continuità antropologica nella parte della legge mosaica, attinente l'umano, che mantiene la sua validità e conferma con ciò la sua fondatezza.

Il vero problema, la cui soluzione è sempre in divenire, è il peso fisico e metafisico del testimone per chi ha la responsabilità di conservarlo e trasmetterlo.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ettore Angelo Rossi

Questa scelta di bene e male deriva dall'ego del branco e del singolo individuo e non tiene conto dell'equilibrio dell'ambiente in cui si interfacciano. Per mantenere l'equilibrio la Natura ha bisogno di eliminare branchi. L'agio e l'abbondanza creano ozio. Un capobranco esperto è sempre il risultato di lotte intestine per mantenere la freschezza di questo ruolo. Con troppe prede la Natura avrà bisogno di predatori ed al contrario, con troppi predatori la Natura avrà bisogno di eliminarne qualcuno.
L'equilibrio è in eterno mutamento e ciò che sembra male per il semplice ego e la sopravvivenza del singolo non è male per il Tutto.

Ipazia

Citazione di: Ettore Angelo Rossi il 05 Settembre 2019, 09:01:10 AM
Questa scelta di bene e male deriva dall'ego del branco e del singolo individuo e non tiene conto dell'equilibrio dell'ambiente in cui si interfacciano. Per mantenere l'equilibrio la Natura ha bisogno di eliminare branchi. L'agio e l'abbondanza creano ozio. Un capobranco esperto è sempre il risultato di lotte intestine per mantenere la freschezza di questo ruolo. Con troppe prede la Natura avrà bisogno di predatori ed al contrario, con troppi predatori la Natura avrà bisogno di eliminarne qualcuno.
L'equilibrio è in eterno mutamento e ciò che sembra male per il semplice ego e la sopravvivenza del singolo non è male per il Tutto.

Eviterei di coinvolgere la natura nei nostri concetti di bene e di male essendone essa del tutto aldiqua.

Il mio esempio era riferito ad animali sociali (branco) in cui un certo rudimentale ethos si viene a formare e in cui il capobranco esperto è per lo più un fortuito accidente genetico e ambientale. Nel caso umano tale ethos è così sviluppato, grazie all'evoluzione intellettuale, da tener conto anche dei processi naturali, assecondandoli per quanto sta nel nostro interesse. Ma tale scelta non ha nulla di giusnaturalistico e non presuppone una eticità intrinseca della natura esportabile tal quale nell'etica umana che piuttosto deve spesso contrapporsi ai processi naturali per migliorare le nostre condizioni di vita.

Tale contrapposazione ha un costo e meccanismi perversi di retroazione per cui l'equilibrio va sempre perseguito, ma non sempre è possibile contemperare tutti i fattori in gioco e si devono fare talvolta delle scelte etiche "contronatura". Una di queste è la procreazione consapevole.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ettore Angelo Rossi

Secondo me diviene grosso errore sentire la Natura aldilà dell'essere umano.

La Natura è il Maestro per eccellenza e nel momento in cui ci si considera superiori al mondo Animale o non facenti parte, si va a squilibrare l'intero approccio umano con il mondo esterno.
Le antiche Filosofie, dal Taoismo al Tantra, dall'Ermetismo al Druidismo hanno sempre considerato la natura e gli elementi che la compongono come Maestri.
Qualche grande religione dicendo di non fare ha fatto, considerando la Natura come qualcosa di inferiore e la Divinità come qualcosa di Superiore.
Da qui la scissione e la confusione per l'essere umano che ora divaga su questo pianeta, pronto per la sua stessa distruzione.

Ma la distruzione umana non è ne male e ne bene per l'equilibrio del pianeta e del cosmo.
Diviene male all'interno del nostro ego e dell'ego della stessa razza umana.

E' come traduciamo l'esperienza che la trasformano in costruttiva o meno. Se addirittura evitiamo di tradurre un esperienza in positiva o negativa rimaniamo nel flusso del nostro percorso.

Ipazia

Citazione di: Ettore Angelo Rossi il 05 Settembre 2019, 12:44:47 PM
Secondo me diviene grosso errore sentire la Natura aldilà dell'essere umano.

Certo, la natura è aldiqua dell'essere umano. Siamo noi trascendentali rispetto alla natura, non il contrario. Ma la nostra trascendentalità vive bene se (ri)conosce le sue radici naturali. Altrimenti combina grossi guai.

Pur riconoscendo la bellezza artistica delle metafore panteistiche, che formano parti fondamentali di molte religioni, le ritengo nulla più che narrazioni da non prendere troppo sul serio se si fa scienza e filosofia.

Concordo sulla critica all'antropocentrismo dal pdv scientifico, ma non da quello filosofico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

#36
In questa discussione, a differenza di altre, sono in sintonia con Ipazia. Detto in altri termini, l'umanità vive una condizione paradossale da 6000 anni, da quando alcune importanti tecnologie, prima fra tutte la scrittura e più genericamente la simbolizzazione, ci hanno reso qualcosa in più rispetto al bene/male della natura. Solo noi e poche altre specie superiori (io conosco solo gli scimpanzé in questa particolare competenza) uccidiamo per dominare. E gli scimpanzé non si interrogano su questo, come accade a noi (ma questo non possiamo saperlo per certo, dobbiamo aspettare che gli scimpanzé sviluppino una cultura scritta).
Usando un altro approccio, é come se la natura, dotandoci di un SNC composto da poco meno di 100 miliardi di neuroni, abbia fatto una scommessa evolutiva. È vero che il cervello é ovviamente natura, ma con esso, un po' come con il codino del barone di Munchausen ci siamo emancipati dalla natura.
Questo non vuol dire però trattare la natura con superbia o come strumento. Anzi, il nostro potere dovrebbe renderci proprio più responsabili. In questo connubio fra irresponsabilità ben visibile a tutti sta un diverso tipo di malvagità, che per forza di cose deve essere trattato in termini etici, di condivisione e rispetto per il mondo, sia esso animale, vegetale o minerale.
La natura quindi non è esclusa, ma va gestita in modo responsabile, visto che ora ne abbiamo il potere, senza alcun sentimento di hybris e senza neppure alcun sentimento nostalgico e velleitario di ritorno idilliaco allo stato di natura (che cosí idilliaco non è, basta domandare all'agnello di fronte al lupo).
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ettore Angelo Rossi

Le metafore panteistiche sono Scienza e Filosofia. Sono la culla della scienza e della Filosofia.

Non esistono razze superiori. Jacopus l'unico potere che abbiamo sulla Natura è distruggerla per il resto essa ci sovrasta e ci domina nel microcosmo e nel macrocosmo. 

 Siamo un unico con essa e con Dio, con il potere del cielo e della terra.

Jacopus

Per Ettore. Libero di pensarla come vuoi ma l'umanità del 2019 non è la stessa del 6019 A.C. É ovvio che se paragonati all'immensità della natura continuiamo ad essere insignificanti, ma qui non si parla di questo ma della necessità di ragionare su un'etica umana, immanente, procedurale, temporalmente limitata, oltre all'Ur-etica che deriva da una visione della natura che ci sovrasta e verso la quale dobbiamo avere solo un timore reverenziale, la quale non scompare. L'Ecclesiaste continua ad essere valido, ma accanto all'hazel hazilim (polvere alla polvere), abbiamo dato voce ad Ulisse ed è iniziato un nuovo capitolo della storia dell'uomo. Quasi una filogenesi piuttosto che un'ontogenesi.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

green demetr

Citazione di: Ipazia il 03 Settembre 2019, 08:51:17 AM
Citazione di: paul11 il 02 Settembre 2019, 23:46:21 PM
C'è una guerra nella modernità fra il Dio è morto, "evviva siamo liberi" e il piano trascendente a cui tende comunque da sempre l'uomo; coinvolge la dimensione politica, esistenziale, storica.

Traggo questa citazione dalla discussione su Erich Voegelin perchè quel "piano trascendente", che chiamerei kantianamente "trascendentale" è il luogo proprio della spiritualità atea, non da scoprire o svelare, ma da inventare. Il luogo in cui i concetti di bene e di male vengono riscritti nello spirito dei tempi che viviamo a cui le risposte della trascendenza teistica non bastano, semmai sono state davvero esaustive in quanto verità a chi non le subiva soltanto, più.

Il problema oltre a quello del materialismo storico, è anche quello di ordine kantiano sono d'accordo.

Ma infatti il problema, almeno da quanto ricordo della introduzione dello stesso kante al suo critica della ragione pratica, è quello della riscrittura etica a partire dalla libertà dell'essere umano.

A me pare, ed è il motivo per cui gli preferisco Hegel, che egli inizi ponendo in essere la questione della morale come tribunale della ragione. (ps naturalmente non ho approfondito la questione tra il rapporto drammatico fra libertà e tribunale, e non dubito che negli anni avvenire vi saranno ulteriori approfondimenti sopratutto dal mondo americano dove vi è una reinassance!)


A proposito di tribunali basterebbe ricordare Kafka, di gran lunga il migliore, e il suo "il Processo" per ricordarci, che il tribunale è ben oltre l'idea che esso sia una mera funzione trascendentale, ma appunto il suo contrario, ossia trascendente, per cui la palla ritornerebbe nel campo di Vogelin.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Jacopus il 03 Settembre 2019, 21:01:32 PM
CitazioneUn background in perenne evoluzione fino a spezzarle per istituirne di nuove.
Un pensiero breve e collaterale. Questa frase di Ipazia rappresenta bene anche il mio pensiero. Ma cosa impedisce a tante persone, probabilmente alla maggioranza, di accettarlo?
Penso che la ragione sia la seguente: accettando la transitorietá delle leggi morali si accetta anche la transitorietá della vita umana e la caduta nell'immanenza. In altre parole significa la ratifica della morte degli dei e di ogni eventuale accoglimento nelle varie schiere degli "immortali".
Per questo una visione rigida della morale resiste ai variegati assalti post ancien regime.
Però davvero tutto é cosí relativo? La dicotomia bene-male é una lavagna nera, su cui si può riscrivere ad ogni generazione?
E come istituire il background comune, attraverso il quale condividere le tavole della legge?
Alla prima domanda la mia risposta è no. In effetti sono un "relativista relativista", poiché alcuni atti possono essere sempre ascrivibili al bene e al male e quindi assoluti nel loro rientrare in una delle due categorie. Esempi di male assoluto (nel senso che é sempre male, anche se più o meno grave): lo stupro, l'omicidio non per legittima difesa, le vessazioni gratuite, il tradimento per fini personali, e altri ancora. Esempi di bene assoluto: il sacrificio di sé per gli altri, la carità nei confronti degli altri, saper ascoltare, saper tacere.
Da questi esempi emerge una concezione, tutta mia, per cui il male é l'ego, l'individuo egoista che afferma sé stesso a spese degli altri, mentre il bene é la capacità di donarsi agli altri.
Questo il quadro non tanto originale, ma del quale non vedo ancora validi sostituti.
La seconda domanda, ovvero come istituire un background comune per scrivere di volta in volta le nuove tavole della legge, è un compito ancora più gravoso.
C'è inoltre un terzo tema importante quando si parla di tavole della legge "rewriteable". Ovvero il tema della legittimità, poiché nessuno é più certo della legge morale ed ognuno si pensa in diritto di fondare una nuova moralità. Un tema strettamente connesso al background comune di cui sopra.

Certamente è lecito parlare di bene e male in termini relativi, ma ad oggi in piena epoco iper-post-moderna o semplicemente iper-moderna, la cosa va riflettuto alla luce delle ultime istanze storiche.

Come sappiamo il post-moderno è una rilettura della problematicità della soggettività che da Cartesio arriva ad Hegel. E che ha sopratutto in Kant l'epigono del suo riflettere.

Ossia in estrema sintesi il problema della sovrastruttura che decide del soggetto, ossia appunto il problema del riconoscimento personale.

Il post-moderno è una lunga sfida dunque alla decostruzione della sovrastruttura, per illustrare il carattere di maschera del soggetto (persona).

In questo senso sono le categorie di assoluto a essere sottoaccusa, e questo certo  rientra nel problema tutto moderno del rapporto metafisico tra Dio e Uomo che certamente qui non abbiamo tempo di affrontare.

Una volta dissilto l'idea di Dio, rimane dunque la domanda "cosa vuol dire essere uomini".
E' proprio di fronte a questa impellenza, che il post-moderno ha ceduto il passo di schianto, rivelando in fin dei conti tutto il suo ragionar del relativo come una sorta di incapacità o di rimando del vero problema rispetto al quale essi stessi avevano contribuito a fare la domanda fondamentale. Quindi ad affermare un pensiero ateo.

Il relativo che tanto è utile a levarci l'idea di Dio, risulta però nocivo se si tratta del problema politico, ossia appunto quello relativo all'uomo in sè.

Per questo ho voluto sorvolare su quanti continuano a insistere su categorie del recente passato, che ormai però sono solo occasione di un pessimismo diffuso, e non aiutano certo a ragionare sui problemi reali della convivenza umana.

La guerra esiste ancora, la violenza esiste ancora, le forme democratiche di contenimento di queste epifenomeni sono sotto attacco.
Possiamo anche ingenuamente chiamarlo del problema del male. E va benissimo purchè la discussione non si arrocchi su problemi pessimiste.

Il bene è naturalmente tutto ciò che riguarda la risposta a cosa è l'uomo.

Naturalmente in tempo di analitici e continentali e al tempo delle neuroscienze, in un clima in cui nuovi attori politici spostano il problema dalla dimensione locale a quella planetaria, la confusione è evidente.

E' ciò di cui parlava Anders: l'agenda tecnica surclassa quella umana.

Ciò nondimeno io ritengo che la filosofia sia una sorta di resistenza locale, una guerriglia se vogliamo, che nacque pure come arte del dialogo in grecia, proprio in seno a piccole comunità.

La resistenza locale alle forme globali è dunque lo sfondo su cui innalzare lo sforzo del Pensiero.

Io spero vivamente che il pessimismo rispetto a questa che sembra chiaramente una lotta impari, ci faccia dimenticare che il pensiero ha in sè una grandezza che essendo astratto non può essere catturato. E dunque è quasi un dovere morale, quello di continuare la riflessione teorica, le riflessioni.
Come dice Zizek, quand'anche il mondo intero morisse di fame il problema della filosofofia è quello di non smettere mai di pensare. Di riflettere sulle situzioni reali.

In questo senso penso di poter apprezzare l'idea di rewritable.

Non in senso di abnegazione umana Jacopus (come se la salvezza del mondo passasse dalle mani dell'ossessione salvifica di una "dozzina" di persone), nè di reprimende orrifiche, che dimentichino il lungo e faticoso processo che ha portato il diritto dalle antiche usanze della legge del sangue (che ormai dominano nel mondo inculturale dei mass media, quasi ad inneggiarle) a quelle formali asettiche del bandimento sociale (e dunque della forma democratica, con diritti "umanitari" associati, anch'essi ormai sotto attacco, all'interno della più vasta lotta antidemocratica).

Come già diceva Aristotele, la politica deve sempre stare nel mezzo.

In tempi buj come questi in cui il progressismo ormai langue disperato negli angoli della prigione reale, nell'utopia di pochi coraggiosi intellettuali, è sotto attacco proprio la forma democratica, e proprio sotto idee di ordine morale, che di umano hanno poco, e si rimandano di continuazione ad una gerachia celeste.

Dicesi problema della Teologia Politica, risolto in Schmit come riflessione sull'Altro.

Andando avanti uscendo dalla forma più avanzata del progressismo, ossia dalla sua eredità, si deve ripartire da Lacan.

L'Altro va affrontato rispetto al problema dell'altro.

Ossia la discussione sulla Paura (l'Altro, la politica, la guerra, l'odio, la violenza) va affrontata nella discussione (con l'altro, essere umano, nella stessa città, comunità).

Non è in fin dei conti RICORDARCI esattamente come è nata la FILOSOFIA che possiamo utilmente tornare a fare filosofia? I formalismi facciamoli fare a qualcun altro.
A chi reagisce cullandosi nel terrore, che è sempre un lasciar spazio al fantasma dell'orrore, ossia al tabuico freudianamente inteso.

Gli hater, il mondo che svolta a destra, la chiusura nella dimensione individuale, sono tutti SINTOMI del CONTROLLO del FANTASMA totemico.

Non siamo più esseri umani ma animali, è un lasciar spazio alla psichiatria alle neuroscienze, alla sociologia, al liberismo, alla morte delle città.

O di questo ci interroghiamo o quel rewritable non sarà MAI nostro, ma il risultato delle nostre paure.

Non rinunciamo mai al pensiero!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Ettore Angelo Rossi il 05 Settembre 2019, 09:01:10 AM
Questa scelta di bene e male deriva dall'ego del branco e del singolo individuo e non tiene conto dell'equilibrio dell'ambiente in cui si interfacciano. Per mantenere l'equilibrio la Natura ha bisogno di eliminare branchi. L'agio e l'abbondanza creano ozio. Un capobranco esperto è sempre il risultato di lotte intestine per mantenere la freschezza di questo ruolo. Con troppe prede la Natura avrà bisogno di predatori ed al contrario, con troppi predatori la Natura avrà bisogno di eliminarne qualcuno.
L'equilibrio è in eterno mutamento e ciò che sembra male per il semplice ego e la sopravvivenza del singolo non è male per il Tutto.

L'uomo è uscito da lungo tempo dallo stato di Natura, sempre ammesso che ci sia mai stato (vedi Nietzche per quest'ultima cosa).

Io ritengo questo continuo ripensamento alla natura come una sorta di rinvagazione di antiche deità teurgiche.

Per i più addentro, a prodotti della gnosi.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

x Ipazia, concordo con tutti o tuoi ultimi interventi.

Ecco io rilancerei solo su un punto laddove parli del dovere "di custodire e rilanciare."

Infatti come diceva C:Bene poichè la realtà è in continua evoluzione, la custodia rischia di diventare monumentalità.

Il problema della custodia, o anche della istruzione in generale, è che essa deve essere in grado di rimanere viva.

Poichè il compito dello Stato è essenzialmente protettivo però questa ultima cosa deve essere fatta dai singoli, o come dice la pscianalisi da ciascuno (che vuol dire ognuno ma all'interno di un gruppo di discussione).

Uno dei problemi della monumentalità è il carattere aggressivo di questo rilancio di solito in caratteri nazionalisti e individualisti, che poi riproposto in termini ideologici, rischia di sfociare nella approvazione di qualche decreto repressivo della discussione libera, che per esempio Macron continua a tentar di far passare a livello europeo.

Per ora riguarda le grandi catene dei social media, i forum sono ancora risparmiati, ma l'andazzo non è dei più rosei.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Mariano

Rileggendo i vari interventi sull'argomento mi sorge una domanda:

"Prima di chiedersi l'origine di un qualcosa non è necessario darne una definizione?"

E il susseguirsi dei post mostra l'ammirevole tentativo di trovarne una.

Tentativo oggetto della ricerca dei più grandi filosofi e teologi che a mio avviso non ha mai portato (nè porterà) una soluzione "razionale".

Insisto nella mia opinione (mi sembra condivisa da altri ed in particolare da Baylam) e cioè che il bene ed il male sono concetti relativi alle circostanze ed alle coscienze di ciascuna persona.

Per discutere dell'esistwnza del Bene e del Male assoluto penso che si debba passare a tematiche spirituali, ad un Credo la cui verità (se esiste) non fa parte della nostra cosiddetta razionalità.

Jacopus

Effettivamente Mariano, la mia intenzione iniziale non era quella di elencare una volta per tutte ciò che é bene e ciò che é male ma ragionare su qual'è il motore che causa il male, qualunque esso sia e nella storia del pensiero i motori sono sempre i soliti: i demoni, la natura, l'uomo, la società. Nel corso del tempo le analisi si sono fatte sempre più raffinate. Ovviamente la spiegazione teologica ha perso di peso come verità in sé ma ha mantenuto la sua importanza come giustificazione sociologica e psicopatologica al male agito, giustificato attraverso le religioni.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

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