L'origine del male e del bene

Aperto da Jacopus, 29 Luglio 2019, 22:20:15 PM

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Jacopus

Che titolo impegnativo. Ad ogni modo si può fare una sorta di quadruplicazione delle cause.
1) HOMO HOMINI LUPUS. E' la tesi più famosa. Il male risiede nello stesso uomo, nella sua origine animale. Nella sua biologia, inestirpabile, al massimo mitigata da continui interventi pedagogici e correttivi. In questa visione il bene è sempre ancillare. Al massimo può essere considerato come un modo perverso e ipocrita per perseguire le stesse finalità "ferine". E' il cosiddetto modello Hobbes-Freud.
2) HOMO HOMINI DEUS. Al contrario, in questo caso, si considera come l'uomo sia biologicamente e naturalmente portato ad amare e a proteggere i suoi simili. E' il mito del buon selvaggio, giunto fino a noi in mille versione diverse. E' il cosiddetto modello Rousseau-Marcuse.
3) HUMANITAS HOMINI LUPUS. In questo caso invece si considera la cultura la causa del male. Si tratta della teoria che si abbina bene al modello Rousseau-Marcuse: "l'uomo è nato libero ma ovunque è in catene", e quelle catene non sono altro che le strutture di potere della società. Potremmo chiamare questo modello il modello Nietzsche-Foucault.
E' possibile anche abbinare 3 a 1. In questo caso si crea un modello SUPERLUPUS, che potrebbe avere una sua verità, in considerazione delle proprietà mimetiche dell'uomo, che tende a replicare la sua realtà interna, nelle strutture sociali che costituisce.
4) HUMANITAS HOMINI DEUS. Questa interpretazione si abbina ottimamente al modello 1. L'uomo nasce egoista ma il processo di civilizzazione lo trasforma e lo rende infine altruista e cooperativo come non poteva essere biologicamente. Chiamiamo questo modello, il modello Marx-Elias.
Anche in questo caso non è escluso che sia possibile ipotizzare un mondo umano interpretabile con 2-4. L'uomo è buono biologicamente e configura questa sua bontà innata attraverso i suoi costrutti culturali. In questo caso abbiamo a che fare con un modello SUPERDEUS.

A questo punto due riflessioni mi sono apparse interessanti rispetto ai due abbinamenti tradizionali.
L'abbinamento 1-4 si pone come un processo che va dal male al bene. Sono quelle famose magnifiche sorti e progressive. Però in questa visione il male cova sempre sotto la cenere, ed è per questo motivo che è stato possibile fare sette film su Harry Potter (Voldemort non muore così facilmente e neppure Darth Fener). Il conseguimento del bene morale è sempre a rischio di implodere e farci tornare allo stato di natura, violento e selvaggio, che è il "vero" stato dell'uomo. Una teoria esclusivamente 1, come quella, ad esempio di De Sade o del darwinismo sociale,  resta invece ancorata ad una visione statica, dove il progresso è soltanto tecnico, ma vedrà sempre la presenza del male e del dominio come elementi naturali dell'uomo.
L'abbinamento 2-3 è l'altro binomio famoso. L'uomo è per sua natura buono e socievole ma la storia e soprattutto la tecnologia lo rendono avido, superbo ed egoista. In questo caso il superamento etico dell'impasse non viene di solito concepito come un processo progressivo e di nani che siedono sulle spalle di giganti ma attraverso una rottura netta.

L'altra osservazione che pongo alla vostra attenzione è invece metalogica, nel senso che, il processo culturale in cui siamo continuamente immersi a sua volta influenza la visione dell'origine del bene e del male che abbiamo come società. Infatti, nel momento in cui, le istituzioni, il sentire comune, le scuole, i libri, diffondono una visione dell'origine del male come innata nell'uomo, sarà inevitabile che quella visione influenzi la stessa strutturazione della società, ad esempio riducendo le risorse per educare le fasce marginali della società, che si convinceranno anch'esse di essere "innatamente malvage". In qualche modo non è altro che la "profezia che si autoavvera" in una mappa sociale, piuttosto che psichiatrica, come originariamente l'espressione di Bateson intendeva rappresentare.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Finalmente si torna a parlare di filosofia  ;) 

Concordo col titolo della discussione. Il bene ed il male non sono archetipici ma hanno un'origine. Tutti i pensatori citati ci hanno insegnato a ragionare aldilà, ma soprattutto aldiqua, del bene e del male. Lo schema quadrangolare proposto esprime bene le ideologie afferenti, un po' più forzatamente ne individua i promotori - che ritengo meno monolitici, e pone, più che risolvere, la questione del bene e del male. Lodevole in ogni caso lo sforzo di incardinare le differenti ideologie della tesi in binari culturalmente potenti come quelli citati.

A mio parere l'origine del bene e del male sta nel dato naturale del vivente: bene è vita, male è morte. (Eros e Thanatos nella lezione freudiana). Ma tale antinomia non è riducibile ad una dicotomia netta di principi filosofici perchè i due concetti si intrecciano dialetticamente nella legge naturale che gli antichi sintetizzarono in mors tua, vita mea e che noi chiamiamo asetticamente catena alimentare.

Adeguandomi allo schema proposto direi che all'origine vi è solo un aldiqua "naturalistico" del bene e del male fatto di istinti e pulsioni, i quali si evolvono antropologicamente sfruttando la pulsione sociale dell'animale umano e si arricchiscono di contenuti intellettuali di tipo etico-razionale man mano che diviene più complesso il contesto sociale e si affinano le facoltà della mente. Il bene ed il male che ne derivano sono storicamente determinati, tarati sulle condizioni "ambientali" intese in senso etologico.

Richiamando i citati: una sintesi di Darwin e Freud che pende verso Marx con qualche sfumatura di Nietzsche  :)

Sulla questione della "profezia che si autoavvera" direi che il "socialmente determinati" e la critica ideologica della tradizione storicomaterialistica ci stanno a pennello a livello eziologico. Spetta poi alla psicologia "di massa" percorrerne e approfondirne la fenomenologia.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

baylham

Non accolgo alcuna delle tesi esposte.
Per me il bene ed il male hanno origini casuali durante l'evoluzione dei processi biologici, ben precedenti la comparsa della classe dei mammiferi.
Inoltre il bene o il male sono concetti relativi, non esistono di per sé, le cose sono normalmente ambivalenti, ambivalenza che varia anche per lo stesso singolo individuo  nel corso della sua vita.
Infine contesto ovviamente qualunque teoria che attribuisca l'origine del bene e del male alla responsabilità dell'uomo e che ponga l'obiettivo dell'eliminazione del male.

viator

Salve Jacopus. Bravo anche da me. Argomento tutt'altro che nuovo ma certi fondamenti, se trattati in modo appropriato, possono anche perdere il loro odore di stantio.

Cominciamo con il chiarire che bene e male sono concetti relativi (per cui, a certe condizioni, persino intercambiabili !) ed esclusivamente umani.

Al di fuori di soggettività e di relatività umane tali concetti mostrano la loro intrinseca assurdità.
A livello divino la loro esistenza è vietata per la semplice ragione che essi risulterebbero come inclusi ed indistinguibili all'interno dell'assolutezza che filosoficamente (ma anche dottrinalmente) è necessario attribuire al concetto di Dio perchè esso riveli un senso.

A livello fisico-naturalistico regna invece esclusivamente il concetto di necessità deterministica e quindi perfettamente neutra.

Restando quindi giustamente in un ambito che Ipazia individua nella biologia, Ipazia stessa ha ritenuto di individuare l'origine dell'etica (perchè bene e male non sono altro che i poli opposti del pianeta etico !) in ciò che racchiude la specificità della biologia, cioè mortalità e vitalità.

Secondo me Ipazia, così facendo, ci ha quasi preso.
E affermo "quasi" perchè la sfera biologica contiene quella umana ma – nella sua interezza – risulta sì riguardata dalla morte e dalla vita ma non è completamente coinvolta dalla problematica etica, la quale a mio parere riguarda solamente gli individui dotati funzione coscenziale, quindi la specie umana (resta a latere l'approfondimento circa la coscienza e la sua diffusione biologica !).

In effetti, all'interno della specie umana, io mi sentirei di affermare che il problema etico male/bene deve venir riferito ad una polarità che sia sempre espressione del'inesorabile destino biologico, ma che deve venir portata ad un livello psichicamente e mentalmente superiore, quindi appunto specificatamente umano.

Tale polarità, che ora intendo più precisamente porre alla base delle scelte etiche umane, a mio parere consiste nella contrapposizione tra la COSTRIZIONE da una parte ed il PIACERE dall'altra.

Psichicamente e mentalmente la costrizione-male è ciò da cui vorremmo fuggire ed il piacere-bene ciò cui tendiamo attraverso l'opposto della costrizione, cioè l'utilizzo delle facoltà-libertà. (Il masochismo e l'abnegazione sono eccezioni che confermano la regola o – se si preferisce – perversioni dell'impulso al piacere).

In pratica il male per noi è tutto ciò che il mondo a noi esterno ci impone senza che si possa sceglierlo, mentre il bene consiste in tutto ciò che possiamo liberamente scegliere di fare. (naturalmente in entrambe le circostanze resta salva l'eventualità di dover ribaltare a posteriori il nostro giudizio !).

Ovviamente quindi vale anche quanto affermato da Ipazia, con la morte che rappresenta il male (costrizione che dovremo subire) e la vita (sempre da noi immaginata al suo meglio) il bene che stiamo cercando di realizzare.

Ma la cosa non è semplice. La più onnipresente forma di costrizione per noi è costituita dai BISOGNI. Quelli fisiologici.
Si tratta delle funzioni che, se da noi non assolte, ci porterebbero alla morte.

Qualcuno sa spiegarmi per quale ragione quando assolviamo un bisogno, cioè una costrizione, cioè ciò che avversiamo trovandolo non piacevole.............proviamo invece una sensazione di piacere ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

viator

Salve Baylham. Citandoti : "Infine contesto ovviamente qualunque teoria che attribuisca l'origine del bene e del male alla responsabilità dell'uomo e che ponga l'obiettivo dell'eliminazione del male.".
Scusa, ma "bene" e "male" mi sembrano essere concetti. Ovvio che il concepire (generare dei concetti) non possa generare "responsabilità" etiche, civili, penali di alcuno, ma esiste anche la "responsabilità" consistente nell' "essere causa di" (per i creazionisti, Dio è responsabile dell'esistenza del mondo).
Quindi l'uomo è certamente responsabile non del male o del bene, ma dell'aver concepito i relativi concetti.
Circa poi l'eliminazione del "male", sono d'accordo con te. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Citazione di: viator il 30 Luglio 2019, 17:06:45 PM


Psichicamente e mentalmente la costrizione-male è ciò da cui vorremmo fuggire ed il piacere-bene ciò cui tendiamo attraverso l'opposto della costrizione, cioè l'utilizzo delle facoltà-libertà.
In pratica il male per noi è tutto ciò che il mondo a noi esterno ci impone senza che si possa sceglierlo, mentre il bene consiste in tutto ciò che possiamo liberamente scegliere di fare.

Ciao viator, riprendo la tua definizione per rappresentare un discorso che è applicabile ad altri commenti nel 3D. I concetti di bene e male non possono essere visti da una prospettiva individuale, perché spesso riguardano il rapporto tra individui differenti. La libertà dell'uno nasce dalla costrizione sull'altro, tipo se io impongo di non uccidere questa è una costrizione per chi vuole uccidere, ma comporta la libertà di vivere per chi altrimenti sarebbe ucciso.
D'altronde, anche nel caso in cui l'altro non sia chiamato in causa, bene e male non hanno una prospettiva individuale, considera l'uso della droga, che è considerato un male che alcuni individui desiderano, e che comporta restrizioni alla libertà di coloro che desiderano consumarla.
Un saluto

viator

Salve Anthony. Le SCELTE relative al bene-male sono sempre e solo RIGOROSAMENTE INTIME ED INDIVIDUALI (naturalmente potranno venir influenzate dall'esterno, ma la loro responsabilità resterà a chi le compia).

Le CONSEGUENZE delle nostre scelte in merito avranno poi eventualmente (in realtà assai spesso) degli EFFETTI che coinvolgeranno altri o magari il mondo intero.

Infatti nell'espressione : "se io impongo di non uccidere questa è una costrizione per chi vuole uccidere, ma comporta la libertà di vivere per chi altrimenti sarebbe ucciso." l'imposizione di non uccidere non rappresenta affatto una COSTRIZIONE (le costrizioni hanno sempre base fisica o biologica) ma l'espressione di un DIVIETO, di una INTIMAZIONE, di una DIFFIDA contenuti in una Legge od in una Sentenza le quali, come ognun sa, non hanno mai impedito a certuni di maturare e portare a compimento la propria individuale volontà di uccidere le loro vittime. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

anthonyi

Citazione di: viator il 30 Luglio 2019, 21:51:43 PM
Salve Anthony. Le SCELTE relative al bene-male sono sempre e solo RIGOROSAMENTE INTIME ED INDIVIDUALI (naturalmente potranno venir influenzate dall'esterno, ma la loro responsabilità resterà a chi le compia).

Le CONSEGUENZE delle nostre scelte in merito avranno poi eventualmente (in realtà assai spesso) degli EFFETTI che coinvolgeranno altri o magari il mondo intero.

Infatti nell'espressione : "se io impongo di non uccidere questa è una costrizione per chi vuole uccidere, ma comporta la libertà di vivere per chi altrimenti sarebbe ucciso." l'imposizione di non uccidere non rappresenta affatto una COSTRIZIONE (le costrizioni hanno sempre base fisica o biologica) ma l'espressione di un DIVIETO, di una INTIMAZIONE, di una DIFFIDA contenuti in una Legge od in una Sentenza le quali, come ognun sa, non hanno mai impedito a certuni di maturare e portare a compimento la propria individuale volontà di uccidere le loro vittime. Saluti.

Ciao viator, tu hai dato delle definizioni di bene e male, e queste non possono essere viste in una prospettiva individuale, anche se la scelta tra i due è un fatto personale.
Riguardo poi al rapporto costrizione/divieto, è chiaro che la legge è fatta tutta di divieti, ma per chi non li rispetta c'è il carcere, che è una costrizione.
Ora sulla base della tua definizione il carcere sarebbe un male, secondo me non è così, il carcere è un bene perché disincentiva al compimento del male.
Un saluto

viator

Salve Anthonyi. Non hai meditato a sufficienza la mia definizione di costrizione assoluta, che qui ripeto : "ciò che - se non adempiuto o subìto - provoca la morte del costretto".

Il carcere è una condizone di costrizione fisica RELATIVA (infatti da esso qualcuno può evadere mentre altri possono evitarlo grazie al lavoro degli avvocati). Non è che se il reo non va in carcere morirà. Anzi!. Esso è solamente la CONSEGUENZA LEGALE dell'infrazione di un DIVIETO.

Perciò le costrizioni ASSOLUTE - il cui mancato assolvimente provoca la morte - sono unicamente i BISOGNI FISIOLOGICI (mangiare, bene, deiettare, respirare.............).

Infatti l'uomo non può fare NULL'ALTRO (dedicarsi ai doveri, alle facoltà,ai sogni, all'espiazione delle pene etc. etc. etc.) se trascura di adempiere ai propri BISOGNI (naturali, biologici, assoluti). Quindi essi rappresentato la COSTRIZIONE (naturale, biologica, assoluta).

La costrizione assoluta viene considerata da ciascuno di noi un male, ed il potervi sfuggire nell'unico modo possibile - cioè adempiendola - rappresenta appunto un bene. Per questa ragione proviamo soddisfazione assolvendo una qualsiasi urgenza fisiologica, no ?.

Quindi noi possiamo vivere - godendo eventualmente del bene e del piacere - solo se affrontiamo e risolviamo il male sotto forma di costrizione-bisogno-necessità biologica. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

E Dio ?

Nello schema di Jacopus manca la componente teologica che sul bene e sul male si spende da migliaia di anni. L'assenza ha una sua logica visto che i nomi citati appartengono tutti alla modernità che ha espunto Dio dalla ricerca filosofica, se non come dimostrazione per assurdo: l' Ormai solo un dio ci può salvare del postnazista Heidegger cui risponde marmoreo il postinternato Primo Levi: C'è Auschwitz, dunque non può esserci Dio.

Però è pur vero che il concetto di bene e di male è così centrale nel pensiero teologico da doverne tener conto se non nel suo bigbang almeno nella sua formazione successiva e nelle corpose sindromi che lo hanno accompagnato fino alla radicale critica nicciana e oltre.

Nel pensiero di Nietzsche si trova anche l'amor fati che contrasterebbe con la proposta di viator di assimilare il male alla costrizione e il bene alla libertà. Il risultato della quale equazione, posta la negazione viatoriana del libero arbitrio, sarebbe l'esistenza certa del male e l'illusorietà del bene. Con Nietzsche a Anthonyi penso anch'io che ciò cui siamo costretti rappresenti la copertura assicurativa del nostro bene supremo incontrovertibile, ovvero la nostra vita. E andando ancora più indietro basta rileggersi le riflessioni di stoici ed epicurei per capire che il bene è un processo dialettico che si nutre integralmente dei limiti della condizione umana, filosoficamente accettati fino ad amarli. Gioendo per i loro superamenti realizzati dalla conoscenza che hanno dato ali ai nostri desideri liberandoci un pochino dai limiti delle costrizioni fisiche della nostra natura.

Appartiene al dominio del bene la soddisfazione dei bisogni e l'ampliamento del limite dei desideri, aldilà di ogni demonizzazione della tecnica e della conoscenza, ma pure vaccinati da ogni feticistica illusione di felicità. Più tecno-conoscenza significa più responsabilità di fronte all'agire e più possibilità per il male (la morte, la distruzione) di esercitare la propria arte. Anche con strumenti umani banali, come dimostrò Hannah Arendt.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

anthonyi

Citazione di: viator il 31 Luglio 2019, 12:57:11 PM
Salve Anthonyi. Non hai meditato a sufficienza la mia definizione di costrizione assoluta, che qui ripeto : "ciò che - se non adempiuto o subìto - provoca la morte del costretto".

Il carcere è una condizone di costrizione fisica RELATIVA (infatti da esso qualcuno può evadere mentre altri possono evitarlo grazie al lavoro degli avvocati). Non è che se il reo non va in carcere morirà. Anzi!. Esso è solamente la CONSEGUENZA LEGALE dell'infrazione di un DIVIETO.

Perciò le costrizioni ASSOLUTE - il cui mancato assolvimente provoca la morte - sono unicamente i BISOGNI FISIOLOGICI (mangiare, bene, deiettare, respirare.............).

Infatti l'uomo non può fare NULL'ALTRO (dedicarsi ai doveri, alle facoltà,ai sogni, all'espiazione delle pene etc. etc. etc.) se trascura di adempiere ai propri BISOGNI (naturali, biologici, assoluti). Quindi essi rappresentato la COSTRIZIONE (naturale, biologica, assoluta).

La costrizione assoluta viene considerata da ciascuno di noi un male, ed il potervi sfuggire nell'unico modo possibile - cioè adempiendola - rappresenta appunto un bene. Per questa ragione proviamo soddisfazione assolvendo una qualsiasi urgenza fisiologica, no ?.

Quindi noi possiamo vivere - godendo eventualmente del bene e del piacere - solo se affrontiamo e risolviamo il male sotto forma di costrizione-bisogno-necessità biologica. Saluti.

Ciao viator, in questo caso, nel quale tu restringi ulteriormente il concetto di male, mi sembra siamo sempre nello stesso problema, un approccio individualistico e non sociale. Il male è una categoria complicata, si traveste in tante immagini accattivanti, attrattive, e realizza il suo massimo potere quando la coercizione non è visibile, quando agisce a livello subliminale costruendo desideri, illusioni, paure, angosce, ossessioni.
Un saluto

Mariano

Nel concordare con baylham, a mio avviso il bene ed il male in termini assoluti non sono descrivibili e non condivido che il "bene è vita e il male è morte" come citato da Ipazia: dipende.

viator

Salve Mariano. Concordi con baylham circa il suo intervento di cui alla sua risposta #2 ?. Di quella io non capii quasi nulla.

Ipazia si è espressa secondo termini relativi ed ottica umana (tra l'altro a lei l'assoluto è poco simpatico).

Semplificando al massimo occorrerebbe dire che il bene è l'ESSERE mentre il male sarebbe il suo opposto, cioè il NON ESSERE, perciò in termini assoluti non esiste.

Mi sembra tu sia un credente, perciò è del tutto inconcepibile che tu non possa essere d'accordo con me circa quanto sopra.

Dio E' ed il male quindi sarebbe la mancanza di Dio, no ? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

bobmax

Sono convinto che non si possa ragionare sul bene e sul male se non si parte dalla nostra fede nella Verità.

Senza questa fede il bene e il male non possono essere che concetti relativi. Senza alcuna essenza in se stessi.

Attraverso la nostra fede nella Verità, che appare come Nulla, siamo chiamati ad una scelta, forse l'unica scelta davvero libera: fare sì che la Verità sia il Bene!

Il male allora assume il suo unico possibile significato: è l'invito al Bene, a tornare a casa.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: Mariano il 30 Agosto 2019, 15:13:47 PM
Nel concordare con baylham, a mio avviso il bene ed il male in termini assoluti non sono descrivibili e non condivido che il "bene è vita e il male è morte" come citato da Ipazia: dipende.

Bene e male sono concetti antropologici ignoti all'unica verità veritiera, ovvero la natura. Vita e morte non sono tout court bene e male, ma i fatali passaggi naturali attraverso cui quei concetti si originano. Il che vale anche per le religioni quando parlano di vita e morte eterne (paradiso e inferno nelle varie declinazioni teologiche) e per l'ontologia filosofica quando contrappone essere e non-essere.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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