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L'ira

Aperto da cvc, 06 Giugno 2020, 08:15:45 AM

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giopap

X Freedom

Credo di comprendere bene, per averne vissuti io stessa di analoghi, il momento penoso che stai vivendo.

Potrebbe benissimo darsi, e anzi per la mia esperienza tendo a ritenerlo piuttosto probabile, che si tratti di un fase transitoria "quasi fisiologica" che tuo figlio sta attraversando nel suo sviluppo personale.
Ciò che abbiamo insegnato ai nostri figli col nostro comportamento non si cancella e prima o poi emerge come qualità positive che hanno acquisito e magari in certe fasi del loro sviluppo stentavano a manifestarsi.
In caso contrario ho sempre pensato come "extrema ratio"(quando mi trovavo in situazioni frustranti e amareggianti simili a questa tua) che comunque ognuno di noi é responsabile di ciò che é lui e non di ciò che sono i suoi figli (quando ritenevo il mio un miserabile egoista gretto e meschino mi dicevo che lui era lui, e io ero io: contrariamente a lui una persona generosa e altruista; e questo avrebbe dovuto bastarmi).

Comunque é vero, questo ultimo episodio che ti é capitato dimostra che di solito l' ira é "cattiva consigliera", e anche quando é giusta é preferibile cercare di tenerla sotto controllo razionale, "modularla", "tenerla a freno" almeno in qualche auspicabile misura proporzionale all' entità degli eventi ce la suscitano.

Abbi fiducia e rincuora anche tua moglie, che il bene che facciamo di solito prima o poi dà i suoi buoni frutti.
Ne sono convinta per esperienza personale.

viator

Salve Freedom. Tutta la mia comprensione. Resta la magra (perchè puramente filosofica) consolazione del sapere che i figli sono sempre mossi da un naturale e pure inconsapevole egoismo.

-----
Non saranno i genitori purtroppo ad insegnar loro. Capiranno certamente ma solamente attraverso il correre del tempo e dell'esperienza. Ciò perchè natura e meccanismi della riproduzione devono incoraggiare l'"egoismo" di chi è giovane e fertile, mentre la saggezza la natura può permettersi di riservarla solo a sè stessa, facendone a noi intravedere solo dei barlumi in età nella quale essa saggezza ormai non servirà a molto. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Freedom

Citazione di: bobmax il 08 Giugno 2020, 19:03:59 PM
@Freedom

L'ira non funziona laddove non svolge il suo compito.
E non lo svolge sia quando nasce da una passione che si rivela poi errata, e sia... quando pur scaturendo come reazione ad un'ingiustizia, viene anzitempo frenata, bloccata, senza così produrre effetti.
L'ira, che sappia io, non è controllabile, governabile. E dunque solo casualmente può servire allo scopo. Più o meno con le stesse probabilità può cioè essere utile o controproducente. Secondo me non è un rischio da correre. Questo da un punto di vista razionale. Ma da un punto di vista, come dire, diciamo umano per non tirare fuori etica e morale, l'ira è semplicemente....brutta! Che spettacolo avvilente vedere una persona in preda all'ira. Se poi sei tu stesso.......allora subentra anche la vergogna.......
Citazione di: bobmax il 08 Giugno 2020, 19:03:59 PM
Perché la legge azione-reazione vale anche per noi. E quando ad una azione non corrisponde una reazione uguale e contraria, il sistema si sballa.

Quindi "dare tutto", "inondare di amore, libertà, fiducia, attenzioni, dialogo" sono tutte cose importanti, preziose; ma senza fornire pure la reazione, necessaria in tante circostanze, tutte queste cose buone finiscono spesso per diventare anche corruttive.
Se qui vuoi dirmi che ho mancato in severità......in tutta franchezza non posso darti torto. Ma non nel senso che sembri indicare dopo (amicizia/paternità): non ho mai scambiato le due cose. Ho sempre cercato di comportarmi da padre e non da amico. Però, questo è vero, non ho mai erogato, se non rarissimamente, punizioni. Non ho mai avuto un atteggiamento che, seppur vagamente, ricordasse la severità, il distacco. Sono sempre stato di una gentilezza assoluta. Calda non fredda. Non è colpa mia se sono una persona gentile! Nel profondo intendo. Il ragazzo non mi ha mai dato problemi e mai e poi mai avrei pensato a una simile evoluzione delle cose. Non ho mai avuto motivo di comportarmi con severità. Ma, forse, riflettendoci adesso, la severità va esercitata tout court. Oppure, semplicemente, banalissimamente ho dato troppa confidenza.
Citazione di: bobmax il 08 Giugno 2020, 19:03:59 PM
Caro Freedom, non si può "inculcare" nulla.
Si può solo cercare di essere d'esempio.
Magari sbaglio ma secondo me si può inculcare qualcosa. Naturalmente soprattutto attraverso l'esempio. Non vorrei che, siccome al giorno d'oggi la parola "inculcare" viene vista malissimo, come qualcosa che ricorda la dittatura, se ne perdesse il significato profondo. Per me inculcare non significa assolutamente manipolare o comunque violare lo spazio intimo psicologico di una persona. Ma, forse, la nostra è solo una differenza etimologica. :)

Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Freedom

Citazione di: giopap il 08 Giugno 2020, 20:16:22 PM
X Freedom

Credo di comprendere bene, per averne vissuti io stessa di analoghi, il momento penoso che stai vivendo.

Potrebbe benissimo darsi, e anzi per la mia esperienza tendo a ritenerlo piuttosto probabile, che si tratti di un fase transitoria "quasi fisiologica" che tuo figlio sta attraversando nel suo sviluppo personale.
Ciò che abbiamo insegnato ai nostri figli col nostro comportamento non si cancella e prima o poi emerge come qualità positive che hanno acquisito e magari in certe fasi del loro sviluppo stentavano a manifestarsi.
In caso contrario ho sempre pensato come "extrema ratio"(quando mi trovavo in situazioni frustranti e amareggianti simili a questa tua) che comunque ognuno di noi é responsabile di ciò che é lui e non di ciò che sono i suoi figli (quando ritenevo il mio un miserabile egoista gretto e meschino mi dicevo che lui era lui, e io ero io: contrariamente a lui una persona generosa e altruista; e questo avrebbe dovuto bastarmi).

Comunque é vero, questo ultimo episodio che ti é capitato dimostra che di solito l' ira é "cattiva consigliera", e anche quando é giusta é preferibile cercare di tenerla sotto controllo razionale, "modularla", "tenerla a freno" almeno in qualche auspicabile misura proporzionale all' entità degli eventi ce la suscitano.

Abbi fiducia e rincuora anche tua moglie, che il bene che facciamo di solito prima o poi dà i suoi buoni frutti.
Ne sono convinta per esperienza personale.
Ti ringrazio, insieme a Viator, per le tue parole che sono condivisibili e per la sensibilità che esprimi. Sarà un caso ma le donne, da questo punto di vista e da moltissimi altri, superano enormemente gli uomini. Io poi, nonostante nel Forum probabilmente non si noti, ho sempre avuto una sensibilità più vicina e simile alle femmine che ai maschi. E lo ritengo non solo una fortuna ma un vantaggio. Tranne che in questo caso nel quale, forse, avrei dovuto mostrare qualcosa di diverso. Sotto questo profilo sono stato severamente "punito" dalla vita: ho sempre desiderato una figlia femmina e...........due maschi! ;D
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

Lou

L'ira ha una carica trasformatrice, la trasformazione incorre in rischi in eccesso o in difetto. Forse non puó essere controllata, ma direzionata.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

bobmax

Freedom,
ognuno di noi ha pregi e difetti. Ma nessuno di questi è "perfetto". Non vi è né il bene assoluto né il male assoluto.

Di modo che noi ci ritroviamo senza una guida definitiva che ci dica con certezza cosa fare.
Anche ciò che appare senz'altro bene, può nascondere del male.

Abbiamo perciò dei talenti da fare fruttare e nessuna ricchezza da conservare.

È stata davvero la tua gentilezza, a frenarti dal reagire così a lungo di fronte a come viene trattata tua moglie?
O in quella stessa gentilezza vi è qualcosa che non va?

Il rifiuto dell'ira, senza se e senza ma, non è magari una semplificazione forzata per evitare di affrontare dei problemi?

Insomma, Freedom, c'è un motivo per questa nostra vita. Ed è tornare a casa.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Sono felicemente senza prole, ma ho sperimentato le paturnie adolescenziali della figlia del mio compagno e questo, oltre ad avermi confermato nella mia scelta di non procreare, mi ha pure confermato che l'adolescenza è un'età demenziale il cui unico rimedio è che passerà. Peraltro anch'io mi rivedo in tutta la mia insopportabilità di quegli anni, mitigata dal fatto che avevamo molte più energie ed ormoni da spendere in ambito extrafamiliare ed anche aspettative migliori di vita.

Ora che la figlia del mio compagno è a sua volta madre tante cose le sta capendo da sola. E il peggio, per lei, deve ancora arrivare. Meravigliosa la ruota umana dei ruoli che non sconta nulla a nessuno.

La maieutica è un'arte difficile e l'ira non aiuta di certo. I miei genitori erano poveri e malamente acculturati, ma non per questo poco intelligenti: hanno capito che dovevano lasciarmi libera e pretendere solo che andassi bene con gli studi. Non hanno speso una lira in ripetizioni e alla fine la figlia ha preso l'ascensore sociale da sola, senza astio verso una famiglia che aveva fatto per lei tutto il possibile. Amorevolmente, malgrado le mie bizze adolescenziali che non sono mancate. Ad una di esse, particolarmente sgradevole dopo una debacle amorosa, mia madre rispose prendendo il più grosso coltello da cucina e posandolo sul tavolo mi disse nella nostra lingua: "se la vita ti è insopportabile, facciamola finita subito perchè così non si può andare avanti". Senza ira e pacatamente. Ha funzionato.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sapa

Citazione di: Lou il 08 Giugno 2020, 10:21:42 AM
Citazione di: cvc il 06 Giugno 2020, 08:15:45 AM
Da persona che apprezza le scuole filosofiche ellenistiche, ho ammirato le loro battaglie contro le passioni. Naturalmente va premesso che il concetto odierno di passione non rende l'idea di ciò cui gli antichi si riferivano. Per noi può essere una passione fare jogging, in cui non vi è assolutamente niente di male. Per loro il termine passione era riferito in generale ai sentimenti malvagi dell'essere umano. Fra queste, una delle passioni capitali era considerata appunto l'ira. Seneca, in particolare, ha dedicato un libro all'ira che "ripugna il genere umano". Obiettava, in esso ad Aristotele, il fatto che l'ira potesse essere in qualche occasione utile. Aristotele sosteneva, ad esempio, che in alcuni casi, come in guerra, l'ira potesse essere uno sprone al coraggio. Per Seneca, da stoico, il coraggio è il discernere tra ciò che è da temere e ciò che non è da temere. Mentre l'ira, essendo una passione, una volta messa in moto è incontrollabile e ci porta alla deriva. Quindi va evitata sempre.
Il filosofo Remo Bodei, nel saggio "Ira. La passione furente", stimola alcune riflessioni interessanti. Ad esempio nel concetto di giustizia è implicita la punizione dell'empio. E la punizione che altro è se non l'ira del giusto nei confronti del reo? Certo, qualche ortodosso di una qualche religione o dottrina filosofica potrebbe sostenere che si possa punire senza essere adirati. Ad esempio, se giudico che qualcuno sta andando contro Dio, lo punisco non per la mia rabbia ma per la giustizia divina. In altri termini l'ira divina è giusta, l'ira dell'uomo è malvagia.
Ma può esserci giustizia senza ira? Può esserci un'ira giusta?
Alle origini della letteratura occcidentale, parlo del proemio dell'Iliade, la correlazione tra ira, prima passione menzionata, e giustizia è evidente: l'ira di Achille è scatenata da un'offesa ricevuta, tuttavia in essa trova la sua ragion d'essere e la sua logica razionale, gioca la funzione di riparazione a un danno subito. E' giusto che  attraverso l'ira venga ristabilito il giusto prestigio e rapporto di potere, la parte offesa Achille è attraverso questa passione che trova il motore per la vendetta e per ristabilire la sua immagine sociale. Un'ira in fondo rispettata e stimata dal mondo greco antico, purchè essa non sfoci nel tentare di sfondare il limite del "giusto mezzo".
In Omero ci sono due celebri "ire" e relative vendette. La prima è quella di Achille, funesta perchè getta anzi tempo all'Ade molti achei e amici dello stesso Achille, la seconda quella di Ulisse che, finalmente a Itaca, trucida barbaramente i pretendenti. La prima è un' ira ingiusta e spropositata, almeno così a me pare la caratterizzi Omero, Achille non si smuove nemmeno quando a pregarlo saranno i vecchi amici Aiace, Diomede ed Ulisse, solo mandare al massacro l'amato Patroclo riuscirà a smuoverlo e a fargli smettere il "capriccio". La seconda, quella di Ulisse, invece sottende  tutta l'Odissea ed è  attesa come un atto di giustizia finale. Omero distingue, secondo me, tra l'ira giusta e quella ingiusta. Se Achille avesse preferito affrontare in duello Agamennone, invece di ritirarsi corrucciato mandando a morte sicura molti amici, sarebbe stata un'ira giusta (ma non avrebbe fatto divertire gli dei e compiere il Fato di tutti gli attori dell'Iliade e della città di Troia), mentre se Ulisse non avesse compiuto l'eccidio dei pretendenti nella sua casa, sarebbe stato un infame. Detto ciò, io credo che l'ira sia sempre una reazione "pesante", che si tende a mettere in atto quando si ritiene di poterselo permettere, dunque fondamentalmente iniqua. Salutare, ma non sempre, per chi la attua, quasi sempre vissuta, da chi la subisce, come un sopruso. Solo l'incontro/scontro tra due ire contrapposte, comunque, può educarne almeno una, se non entrambi, e farne risaltare l'imbarazzante e spropositato livello.

Lou

#23
@sapa
Molto vero, le ire sono una questione complessa nei poemi omerici, direi che lo stesso Achille ne rappresenta 2 versioni, di ira. La prima certamente ha una origine divina, in un certo qual modo una passione sacrale, prima che una azione, e, che come ogni pathos, ha una sua ratio è un suo logos, carattere divino che non presenta quella di Odisseo. ( in greco le distinzioni, grazie alla ricchezza semantica della lingua, credo si vedano meglio le accezioni per le diverse sfumature). A parte questa disgressione, mi interessava far notare come la mitologia prima e la filosofia dopo ( penso ad Aristotele ) riservi un posto privilegiato all'ira e alla connessione con il senso di giustizia che era la domanda di apertura posta da cvc. Essa, nelle sue forme, è genealogicamente la risposta originaria a una reale o presunta ingiustizia subita. E che sia presunta o reale questa ingiustizia, la risposta irosa è realmente vissuta da chi la prova. Perció trovo sia evidente come il legame con il giusto e l'ingiusto sia un aspetto rilevante.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

cvc

Citazione di: Lou il 09 Giugno 2020, 17:50:52 PM
@sapa
Molto vero, le ire sono una questione complessa nei poemi omerici, direi che lo stesso Achille ne rappresenta 2 versioni, di ira. La prima certamente ha una origine divina, in un certo qual modo una passione sacrale, prima che una azione, e, che come ogni pathos, ha una sua ratio è un suo logos, carattere divino che non presenta quella di Odisseo. ( in greco le distinzioni, grazie alla ricchezza semantica della lingua, credo si vedano meglio le accezioni per le diverse sfumature). A parte questa disgressione, mi interessava far notare come la mitologia prima e la filosofia dopo ( penso ad Aristotele ) riservi un posto privilegiato all'ira e alla connessione con il senso di giustizia che era la domanda di apertura posta da cvc. Essa, nelle sue forme, è genealogicamente la risposta originaria a una reale o presunta ingiustizia subita. E che sia presunta o reale questa ingiustizia, la risposta irosa è realmente vissuta da chi la prova. Perció trovo sia evidente come il legame con il giusto e l'ingiusto sia un aspetto rilevante.
Infatti nel suo trattato sull'ira Seneca menziona proprio Aristotele. L'obiezione si basa sul fatto che se l'ira viene moderata oppure usata discrezionalmente, come vorrebbe Aristotele, allora perde quell'incontrollabilità che la caratterizza. Un'ira moderata non è più ira. E se la ragione ha bisogno di rivolgersi all'ira per accedere al coraggio, significa che la ragione da sola non ha forza sufficiente.

Forse l'ira si collega alla giustizia nel senso che, non esistendo una giustizia assoluta, allora significa che a qualsiasi giustizia umana manca qualcosa. E se la giustizia umana, pur essendo manchevole, si erge falsamente a giustizia assoluta, allora questa è una prevaricazione. E l'ira diventa alfiere della giustizia (ideale, "giustizia giusta") denunciando tale prevaricazione.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

paul11

#25
 Se è vero che le passioni anticamente avevano un signifcato almeno un poco diverso di quanto oggi le intendiamo, rileggendo dopo parecchi anni Platone/ Socrate, mi ha incuriosito come viene interpretata
l'ira.


Nel libro quarto della Repubblica di Platone, Socrate riconosce pulsioni antagoniste nell'anima che provano l'esistenza della facoltà razionale, irascibile e concupiscibile.
Nell'uomo vi è un principio che spinge e un altro che trattiene. La spinta viene dalla passione, il trattenere dalla ragione. L'ira combatte contro il desiderio, come un impulso contro un altro impulso. L'anima irascibile è naturale alleata di quella razionale.
Dice Socrate:
"Non è forse vero che quanto più è di animo nobile, tanto meno risponde con l'ira alla fame, al freddo e a tutte le altre pene dello stesso tipo che gli siano inflitte da colui che a suo parere agisce secondo giustizia, e anzi direi che non vuole neppure che  la sua rabbia accenni a destarsi contro di lui?"
"Passiamo  ora al caso in cui uno è convinto d'aver ricevuto un torto. Non c'è in lui tutto un ribollire, un esacerbarsi, una volontà di combattere a difesa di quello che gli sembra un suo diritto?"


Socrate pone un esempio di Omero nell'Odissea: "Colpendosi il petto con la parola rimproverava il suo cuore". E dice Socrate: "Omero ha rappresentato le due facoltà come se l'una muovesse rimprovero all'altra: quella  che sa giudicare del meglio e del peggio all'altra senza che il lume della ragione si muove all'ira".


A mio parere Socrate interpreta l'ira non come una vera e propria passione, ma direi quasi come una "indignazione" che potrebbe diventare funesta passione o ragione mediata da una virtù: la temperanza.

viator

Salve cvc. Citandoti : "Forse l'ira si collega alla giustizia nel senso che, non esistendo una giustizia assoluta, allora significa che a qualsiasi giustizia umana manca qualcosa. E se la giustizia umana, pur essendo manchevole, si erge falsamente a giustizia assoluta, allora questa è una prevaricazione. E l'ira diventa alfiere della giustizia (ideale, "giustizia giusta") denunciando tale prevaricazione".

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Secondo me non ci siamo proprio. L'ira può essere variamente giustificata dalle circostanze, ma in sè rappresnta il modo di esprimersi di un rozzo egoismo. Nel senso che le persone iraconde per temperamento risultano anche quelle che tendono a delegare alla propria forza (se non fisica, almeno espressiva) ciò che non sanno o non possono gestire a livello ragionavole. Cioè le istanze psichiche che cercano di affermare il sè. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Freedom

#27
Se uno fa una ricerca dei sinonimi di "ira" comprende al volo di cosa stiamo parlando. Oppure basta guardare l'espressione di una persona in preda all'ira. O anche ricordare tutte le volte che siamo precipitati nell'ira: dov'è la giustizia in un comportamento iroso? Dov'è il vantaggio? Quale utilità? Quale soddisfazione?

Ma insomma, quando vi arrabbiate, anche qualora "vinciate" la battaglia con il vostro avversario, non vi rimane l'amaro in bocca? Non vi pervade il senso di un'occasione perduta, di una debolezza?

Cosa c'è di più bello di un duello, anche duro, condotto con calma, magari con glaciale freddezza? Cosa c'è di più potente dell'autocontrollo, della ferma volontà di prevalere con le armi della dialettica, della "superiorità" emotiva?

E mi fermo all'aspetto psicologico perchè se vado sul pratico mi è ancor più facile argomentare i terribili e, spesso irreparabili, danni della collera. Tutti li conoscete: relazioni professionali/amicali/amorose malamente concluse e/o recuperate con fatiche tremende, scontri di ogni genere con esiti a volte pericolosi, discussioni cominciate dalla parte della ragione e finite dalla parte del torto. Come io stesso vi ho testimoniato in qualche post precedente. Ma ancora: ricordo, come se fosse oggi, che da ragazzo mi infuriavo spesso con una morosa tanto bella quanto viperina ma, una volta, fu veramente troppo: cominciò una discussione rabbiosa con lei che aveva torto marcio mentre io avevo ragione da vendere. Dopo diverse mie parole di troppo lei andò via sdegnata ed io rimasi lì come un babbeo a domandarmi come fosse potuto accadere che dalla ragione mi trovavo, causa ira, dalla parte del torto. Lei, con brillante autodifesa, mi aveva portato lontano dal problema centrale e scatenante il diverbio. E con abilità straordinaria mi aveva condotto nella palude dell'incazzatura tremenda. Insomma mi aveva portato a spasso come un cagnolino. Le telefonai e le chiesi scusa. Per non perderla. Quanto, seppur adolescenziale, amore! Ma che orribile ed immeritata umiliazione. Ma giurai a me stesso che mai e poi mai sarei ricaduto in quella spirale disgustosa. Se ho torto ho torto, ma se ho ragione ho ragione cazzo!

E così fu! Sono arrivato a veri e propri livelli di eccellenza: in età adulta, da uomo insomma, una donna, indignata e resa furiosa dal fatto che andò via da casa mia (vivevo da solo) sbattendo la porta dopo l'ennesima lite, ed io, pofferbacco, non le corsi dietro disperato ma mi rassegnai stoicamente alla sua mancanza, indignata e furiosa dicevo, tornò indietro, suonò il campanello e mi assestò, senza proferire una parola, un sonoro ceffone sulla faccia. La guardai con occhi che tradivano sorpresa ma, anche, freddezza glaciale. E, pure, un disprezzo dettato non dallo schiaffo ricevuto ma dalla sua superbia che "esigeva" il mio correrle dietro. Avevo oltraggiato la sua bellezza. Che era tanta, lo ammetto, ma non sufficiente a farmi perdere la mia dignità ed il mio autocontrollo. E voi non potete immaginare la soddisfazione, la pura gioia di non essermi fatto trascinare nell'ira da una passione tra le più forti dell'essere umano. Lì capisci che la calma, l'autocontrollo sono meravigliosi. E quella notte, pur da solo e nell'amarezza di aver perso quello splendore, credetemi, dormii benissimo.

Abbiate pazienza se, in questi post, personalizzo un pò troppo. Penso che sia una cosa bella incarnare le idee nella vita vissuta. Non voglio farla lunga, per i miei standard ho già scritto in eccesso. Passatemi però anche questa ultima, piccola traccia che ci coinvolge tutti, ma proprio tutti: quante volte nei Forum siamo passati dalla parte del torto per..........ira? Anche lì ho fatto tesoro e, credo sia dal 2000 o dal 2001, che non mi capita più. E voi ne siete testimoni.

Sinceramente, ma forse è un problema mio, forse sono troppo "ragioniere", non comprendo a cosa serva la filosofia se non conduce ad un retto pensare e dunque ad un retto agire.

E come si può non relegare l'ira nel posto che a lei compete e cioè all'espressione primitiva per non dire bestiale dell'essere umano?
Bisogna lavorare molto, come se tutto dipendesse da noi e pregare di più, come se tutto dipendesse da Dio.

bobmax

Mi sembra, Freedom, che tu non voglia proprio andare all'inferno.
L'ira è senz'altro una strada veloce per finirci, ma ve ne sono tante altre. Magari più tortuose, ma la loro meta è sempre quella: l'inferno.

Dante ha fatto una panoramica, non certo esaustiva, delle diverse modalità con cui si è dannati in eterno.
E dubito alquanto che sia davvero possibile evitarlo...

Non so fino a che punto si voglia affrontare la questione.
Mi limito perciò ad una considerazione.

Pur essendoci senz'altro studenti dalle doti eccezionali, il più delle volte nella scuola italiana dei risultati eccellenti sono il sintomo di qualcosa che non va.
Spesso, infatti, questi risultati sono dipesi da uno sforzo eccessivo, fatto a scapito di una armonica crescita.
La scuola è per lo più focalizzata sull'erudizione, piuttosto che su un'effettiva maturità.

Magari questo non sarà il tuo caso. Ma è comunque un campanello d'allarme.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Jean

Cit. "E voi non potete immaginare la soddisfazione, la pura gioia di non essermi fatto trascinare nell'ira..."


Quando non vuoi più diventare qualcuno, allora sei pronto per essere nessuno.

Prendo spunto dal motto di Freedom per dire che prima o poi (forse) vien il tempo in cui si accetta o almeno ci si adegua, più o meno convintamente e soddisfacentemente, a quello che si è, apprezzando quanto si è riusciti a realizzare nella vita, sia materialmente che psicologicamente.

Con ciò (forse) esaurendo la spinta al cambiamento con tutta la fatica e le difficoltà che comporta.

Qual che sia il risultato e indipendentemente dall'altrui apprezzamento o critica, la nostra casa (interiore) e la disposizione dei mobili rispecchia il nostro stato e non ambiamo a nuovi oggetti o differenti disposizioni.

Ma in tutte le case c'è... un tappeto sotto il quale abbiamo riposto la polvere man mano spazzata e che, chissà perché, non ci è stato possibile metter fuor di porta pur se ci abbiamo provato.


Anch'essa, lo si voglia o meno, fa parte della casa e personalmente, attualmente, non sono turbato della sua presenza... sarà che è ben nascosta e seppur l'occasionale ospite potrebbe rilevare quel rigonfiamento... non ne parla, avendo egli stesso una tal gobba più o meno pronunciata sotto il proprio tappeto.


Ma vi son anche case, effettivamente, senza tappeti... neppure uno zerbino all'entrata... son case magiche, dove i tappeti - quelli altrettanto magici e "volanti"- vengon da altrove quando meno te l'aspetti, con la loro dote di polvere che ritorna alla casa da cui fu momentaneamente allontanata.


Difficile non adirarsi al ritrovarsela tra i piedi, riportando la casa al punto di partenza... un luogo ancor da pulire e sistemare.


Ci si rimette all'opera, che altro fare... non ci fosse la polvere non ci sarebbe nessuno...



https://www.youtube.com/watch?v=PbFlVf2lB3I




Cordialement
Jean