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L'Io e l'Altro

Aperto da 0xdeadbeef, 11 Marzo 2019, 20:43:56 PM

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paul11

Citazione di: green demetr il 06 Aprile 2019, 00:49:22 AM
Ciao Paul ho fatto un salto in avanti, mi manca la parte intermedia, anche se vedo come al solito che la faccenda (mai che si parli di pensiero) si è di nuovo incancrenita nell'analitica americana, mente corpo verita e cazz'altro. Oltre al senz'anima Sgiombo sè aggiunto pure tersite.....andiamo bene....nuovi robot nel forum, potrebbero benissimo essere dei BOT che partono in automatico, appena leggono le parole chiave della metafisica speciale, mondo anima dio.

Ovviamente quella parte non mi interessa minimamente.

Forse sarà la presenza di davintro, ma perchè a levinas mancherebbe la parte ontologica?

D'altronde qua nel forum si parla di fenomenologia, ma un conto è quella astrusa husserliana, un conto quella vivente heideggeriana.

Ontologia heidegeriana, è fenomenologia heidegeriana, per esempio.

Intendi forse questo?

Comunque Levinas è uno dei pochi che segue Husserl, non a caso anche lui si rivolge alla matematica per creare un sistema che matematico non è (quello gnoseologico che pretende di fondare il soggetto, nel caso di Husserl finalmente trovate un audizione seria fatta non a caso alla normale di Pisa, la miglior università per distacco, proprio su Husserl. E che testimonia ancora una volta, come intuisca subito quale è il punto del filosofo, ossia che non è questione logica, quanto analitica, ma nel senso proprio che l'analitica è vivente. Il che è ridicolissimo, nessun matema è vivente, è l'uomo che lo suppone...buon husserl !!!salvo svegliarsi alla fine della vita con la questione della crisi delle scienze, chiaramente influenzato dall'allievo nel frattempo caduto in disgrazia).
Ma su questo credo che la questione ghematrica della Torah abbia un eco, non leggibile dal filosofo mediocre moderno.
Voglio dire anche qui....mi descrivono un Levinas occidentale, ma Levinas era ebreo.
La questione va letta su ben altre problematiche, per quel che mi riguarda superiori!

Temo che l'errore, se di errore vogliamo parlare sia quello di aver ribadito il patriarcato come necessità per la comunità-

Io sinceramente non vedo comunità reale, relazionale, al massimo comunità politca in quei termini. (principio di responsabilità etc....)
Ma in quel caso siamo dentro l'ideologia, e non fuori come si addice alla filosofia!!!

comunque mi rimane il dubbio sul tuo intervento, Ciao!
L'Essere entra nella grande tematica della corrente fenomenologica quando Hidegger, essendo pro Aristotele e contro Platone( e per me è un luogo comune della grande battaglia culturale esistente contemporanea colpire Platone nell'antichità e spesso Hegel fra modern, perchè sono "pericolosi") attacca Platone sul concetto di Essere. Heidegger ritiene che fosse una fissità senza contenuto e per dagli un "senso" lo pone nell'esistenza, creando il dasein, l'esser-ci.
Il problema rimane ontologico filosoficamente .Solo un parametro eterno e non in divenire , può orientare il senso di un'esistenza, questo è il punto.
Diversamente cadiamo ,come ha compiuto il disepolo di Heidegger, Gadamer , nell'ermeneutica: interpretiamo.Ma vien fuori il free jazz, non una orchestazione sinfonica. Quale interpretazione è giusta?Ha più ragione Heidegger o Levinas quando discutono dell'Eseere, dell'esistenza e di argomenti importanti ad esempio del rapporto con l'etica? Heidegger è caduto nell'errore di diventare nazista, anche se per poco tempo.
Intendo dire che una filosfia non esenta da errori pratici, anzi bolla la teoretica, in questo caso di Heidegger, quanto meno di "ambigua".


Alla "polemos" Mauro(Oxdeadbeef) Sgiombo,
pacifichiamo chiarendo:
Sgiombo non è un materialista, direi un naturalista -empirista- comunita engelsiano che stima molto Timpanaro.
(Ho inquadrato almeno sufficentmente Sgiombo?) Apassionato fra l'altro di filosfia della mente ha sempre sostenuto che il cervello materiale non corrisponde affatto alla Mente (infatti ritiene che quest'ultima  esista) e' un dualista (cervello da una parte, mente da un'altra parte).

Il problema è che la scienza sperimentale moderna è diversa dall'empirismo, la fenomenologia, è diversa da entrambe è nessuno a tutt'oggi è capace di dire ontologicamente(,una cosa, ente filosficamente, che"è"), prima ancora della  procedura gnoseologica(conoscenza.
Che cosa è la mente, che cosa è la coscienza,(ma anche psiche, anima ,spirito) quali sono i loro contenuti chiari e distinti, perchè esistono intuizioni, intenzioni, una logica a priori, magari rudimentale (è innata?) come nasce la necessità lingusitica di relazionare con il mondo(prima ancora con i nostri simili umani, prima ancora di relazionare con noi stessi e quindi la "nascita" di una consapevolezza).Tutta questa zona fondamentale che è ontologica fra il dominio fisico materiale(cervello) e quello mentale(metafiscio?) è una zona grigia..
Si ì spesso con disnvoltura passati all'apprire della mente direi.Anche quì come tutta la nostra conoscenza nasce da una tautologia, da un'evidenza, verso cui ci "fidiamo".Se non conosco la mente allora studio le sue relazioni(gli effetti), quindi studio la linguistica, i segni i simboli, le signifcazioni: ma perchè?Nessuno conosce la mente, ma si conosce meglio oggi come condizionarla.

Il nobile tenttivo di Kant, e cerchiamo anche di capire il suo tempo storico privo di molte scoperte neuroscientifiche o sul cognitivismo, ecc.
è collegare l'uomo alla realtà con una scientificcizzazione filosfica, vale  dire procederre con gli argomenti filosfici ma con una procedura scientifca. ora che sia giusto o sbagliato, o in parte giusto e in parte sbagliato è al vaglio da più di due secoli

sgiombo

Citazione di: paul11 il 06 Aprile 2019, 23:58:11 PM
Heidegger è caduto nell'errore di diventare nazista, anche se per poco tempo.
Intendo dire che una filosfia non esenta da errori pratici, anzi bolla la teoretica, in questo caso di Heidegger, quanto meno di "ambigua".
Citazione
Non conosco Heidegger, ma suppongo sia per lo meno discutibile che la sua adesione al nazismo sia stata semplicemente un "errore".

Mi pare che sia stata breve semplicemente perché breve é stato il potere del nazismo; che l' abbia abbandonato solo dopo la rovinosa sconfitta.
(Considerazione per niente filosofiche, casomai stoiche, e comunque di scarsissimo rilievo in questa sede: una polemica un po' gratuita, lo ammetto),



Sgiombo non è un materialista, direi un naturalista -empirista- comunsita engelsiano che stima molto Timpanaro.
(Ho inquadrato almeno sufficentmente Sgiombo?) Apassionato fra l'altro di filosfia della mente ha sempre sostenuto che il cervello materiale non corrisponde affatto alla Mente (infatti ritiene che quest'ultima  esista) e' un dualista (cervello da una parte, mente da un'altra parte).
Citazione
Caspita!
Tu sì che mi hai capito benissimo!
(Devo amettere che non me n'e ro accorto dalla lettura -forse non sufficientemente attenta?- delle tue obiezioni).



Il problema è che la scienza sperimentale moderna è diversa dall'empirismo, la fenomenologia, è diversa da entrambe è nessuno a tutt'oggi è capace di dire ontologicamente(,una cosa, ente filosficamente, che"è"), prima ancora della  procedura gnoseologica(conoscenza.
Citazione
Direi che la filosofia empirista é sempre stata diversa dalla scienza sperimentale. e (ma in minor misura) dalla fenomenologia.

Ma, come l' empirismo e non ovviamente le scienze naturali, si occupa di gnoseologia e "da sempre" tiene conto delle conoscenze scientifiche.



Che cosa è la mente, che cosa è la coscienza,(ma anche psiche, anima ,spirito) quali sono i loro contenuti chiari e distinti, perchè esistono intuizioni, intenzioni, una logica a priori, magari rudimentale (è innata?) come nasce la necessità lingusitica di relazionare con il mondo(prima ancora con i nostri simili umani, prima ancora di relazionare con noi stessi e quindi la "nascita" di una consapevolezza).Tutta questa zona fondamentale che è ontologica fra il dominio fisico materiale(cervello) e quello mentale(metafiscio?) è una zona grigia..
Si ì spesso con disnvoltura passati all'apprire della mente direi.Anche quì come tutta la nostra conoscenza nasce da una tautologia, da un'evidenza, verso cui ci "fidiamo".Se non conosco la mente allora studio le sue relazioni(gli effetti), quindi studio la linguistica, i segni i simboli, le signifcazioni: ma perchè?Nessuno conosce la mente, ma si conosce meglio oggi come condizionarla.
Citazione
Secondo me di innato ci sono unicamente tendenze comportamentali, capacità, "potenzialità di conoscenza" (le caratteristiche fisiche della famosa empiristica tabula rasa", come il colore, la ruvidezza e la durezza delle superficie, la forma e l' ampiezza, che condizionano i "materiali con cui ci si può scrivere", l' "estensione delle scritture possibili", i "modi di tracciarveli", ecc.: nessuna conoscenza a priori. Ben spiegate dalla biologia scientifica; spiegazione ovviamente ben diversa -tutt' altro!- che una critica filosofica della conoscenza o che una gnoseologia filosofica).

La mente secondo e si constata empiricamente come insiemi - successioni di sensazioni fenomeniche (interiori, non misurabili quantitativamente, non postulabili essere intersoggettive), esattamente come la materia (insiemi - successioni di sensazioni fenomeniche esteriori, misurabili quantitativamente, postulabili essere intersoggettive).
Quindi non é altro che (un determinato tipo di) "apparire" : fenomeni.

E il linguaggio é il peculiare modo umano (simbolico) di pensare e dunque di conoscere, da quando é stato inventato).


Il nobile tentativo di Kant, e cerchiamo anche di capire il suo tempo storico privo di molte scoperte neuroscientifiche o sul cognitivismo, ecc.
è collegare l'uomo alla realtà con una scientificcizzazione filosfica, vale  dire procederre con gli argomenti filosfici ma con una procedura scientifca. ora che sia giusto o sbagliato, o in parte giusto e in parte sbagliato è al vaglio da più di due secoli
Citazione
Più che "scientifica" direi "razionale" (come nel caso di altre correnti filosofiche, empirismo i primis, anche Cartesio, ecc.: tutti "nobili ardimentosi ne cimento).

Ipazia

Citazione di: paul11 il 06 Aprile 2019, 23:58:11 PM
L'Essere entra nella grande tematica della corrente fenomenologica quando Hidegger, essendo pro Aristotele e contro Platone( e per me è un luogo comune della grande battaglia culturale esistente contemporanea colpire Platone nell'antichità e spesso Hegel fra modern, perchè sono "pericolosi") attacca Platone sul concetto di Essere. Heidegger ritiene che fosse una fissità senza contenuto e per dagli un "senso" lo pone nell'esistenza, creando il dasein, l'esser-ci.
Il problema rimane ontologico filosoficamente .Solo un parametro eterno e non in divenire , può orientare il senso di un'esistenza, questo è il punto.

Certamente. Ma essendo il divenire un parametro incontrovertibile bisogna imparare a scrivere l'ontologia sull'acqua della storia e a tal proposito ...

Citazione
Diversamente cadiamo ,come ha compiuto il disepolo di Heidegger, Gadamer , nell'ermeneutica: interpretiamo.Ma vien fuori il free jazz, non una orchestazione sinfonica.

... Il free jazz dell'ermeneutica (non semplice narrazione) storica diventa strumento indispensabile

Citazione
Quale interpretazione è giusta?Ha più ragione Heidegger o Levinas quando discutono dell'Eseere, dell'esistenza e di argomenti importanti ad esempio del rapporto con l'etica? Heidegger è caduto nell'errore di diventare nazista, anche se per poco tempo.
Intendo dire che una filosfia non esenta da errori pratici, anzi bolla la teoretica, in questo caso di Heidegger, quanto meno di "ambigua".

La risposta è la filosofia della prassi che non si limita ad enunciare principi astratti, ma li verifica costantemente, dopo averli estratti dalla realtà antropologica - fenomenologicamente complessa - con le sue luci, da esaltare, e le sue ombre, da illuminare e regolamentare. Questo le permette anche di non prendere lucciole metafisiche per lanterne naziste.

Citazione
Il problema è che la scienza sperimentale moderna è diversa dall'empirismo, la fenomenologia, è diversa da entrambe è nessuno a tutt'oggi è capace di dire ontologicamente(,una cosa, ente filosficamente, che"è"), prima ancora della  procedura gnoseologica(conoscenza.
Che cosa è la mente, che cosa è la coscienza,(ma anche psiche, anima ,spirito) quali sono i loro contenuti chiari e distinti, perchè esistono intuizioni, intenzioni, una logica a priori, magari rudimentale (è innata?) come nasce la necessità lingusitica di relazionare con il mondo(prima ancora con i nostri simili umani, prima ancora di relazionare con noi stessi e quindi la "nascita" di una consapevolezza).Tutta questa zona fondamentale che è ontologica fra il dominio fisico materiale(cervello) e quello mentale(metafiscio?) è una zona grigia..
Si ì spesso con disnvoltura passati all'apprire della mente direi.Anche quì come tutta la nostra conoscenza nasce da una tautologia, da un'evidenza, verso cui ci "fidiamo".Se non conosco la mente allora studio le sue relazioni(gli effetti), quindi studio la linguistica, i segni i simboli, le signifcazioni: ma perchè?Nessuno conosce la mente, ma si conosce meglio oggi come condizionarla.

Anche la materia e la cosmogonia erano zona grigia ai tempi di aria-acqua-terra-fuoco. Non si è arrivati per incanto alla tavola di Mendeleev e al bigbang, ma scavando nella fenomenologia naturale con procedimenti ermeneutici sempre più precisi. Il metodo scientifico è una somma di pratiche gnoseologiche sviluppatesi nel corso dei millenni in parallelo con lo sviluppo della "mente". La filosofia più consapevole, non arroccata nella necropoli di antiche entità metafisiche, non è rimasta estranea a questo sviluppo conoscitivo e - proprio per l'autonomia della "mente" - ha la piena capacità di trasferire quel rigore al suo campo d'elezione: l'ethos. Approfondendone i fondamenti e producendo le sue tavole. Dal durevole (posto che non esiste l'eterno) fino al contingente, ogni volta che un cigno nero diveniente rompe l'incanto provvisorio della struttura pensante induttiva-deduttiva consolidata.

Citazione
Il nobile tenttivo di Kant, e cerchiamo anche di capire il suo tempo storico privo di molte scoperte neuroscientifiche o sul cognitivismo, ecc. è collegare l'uomo alla realtà con una scientificcizzazione filosfica, vale  dire procederre con gli argomenti filosfici ma con una procedura scientifca. ora che sia giusto o sbagliato, o in parte giusto e in parte sbagliato è al vaglio da più di due secoli

Secondum non datur.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Sariputra

Com'è la fenomenologia? É troppo difficile? Contrapponendosi alla scuola di Rickert, che si concentra
unicamente sulla struttura logica, la fenomenologia contiene elementi di esperienza e per questa ragione è
interessante. Mi chiedo, tuttavia, qualora continuasse a svilupparsi in maniera così statica, cosa ne sarà di essa.
Proprio come Goethe portava in giro Mendelssohn, la fenomenologia non finirà per uccidere la farfalla pur di
catturarne la bellezza?


Lettera di Nishida Kitaro all'allievo Kiba Ryohon (1922) che si era recato a Friburgo per  studiare filosofia occidentale...

 Nell'ottica di Nishida, «l'era moderna ha dato un posto preponderante alla
conoscenza, compromettendo l'unità di questa con sentimento e volontà» cosicché «le due
dimensioni tendono ora ad allontanarsi l'una dall'altra» (NKZ I, 47). Sarà dunque necessario
ricercare l'individuo nella sua integrità e, con chiara disillusione sulla possibilità di
autotrasparenza del cogito, percorrere un'altra via per rispondere alla domanda "Chi?". Come
ben sappiamo, la filosofia occidentale del Novecento ha imboccato, in larga misura, la "via
lunga" dell'ermeneutica, che si è aperta dalla greffe dell'ermeneutica sulla fenomenologia, e
non ha disdegnato la deviazione sui testi diversi da quella della tradizione filosofica, in
particolare i testi biblici. (Letizia Coccia-dottorato di ricerca sulla filosofia di Nishida Kitaro)

Noi possiamo prevedere l'avvenire a partire dall'esperienza del passato. Il linguaggio è inventato come un tal
metodo di adattamento: corrisponde all'esperienza. Tuttavia, resta creato dagli uomini. Attraverso di esso, non
arriviamo mai a riprodurre fedelmente l'esperienza. Io esprimo ancora la mia esperienza come un atto; ma
quando inizio a dire "Qui c'è un cavallo" io la sto solidificando. In questo caso sta già subentrando un postulato.
L'atto si vede rimpiazzato da qualcosa di stabile.

Buona domenica a tutti  :)
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

0xdeadbeef

Citazione di: sgiombo il 06 Aprile 2019, 22:49:36 PM
Ah, dimenticavo:


Se poi mi vedi come un materialista, beh, direi
proprio che ci hai visto male.

A - RI / ADDIO E STAVOLTA DAVVERO E PER SEMPRE ! ! !

Sembra quasi ci sia stato del tenero fra noi, ma figuriamoci...
Sei una persona passionale, a dir poco
saluti

0xdeadbeef

#260
Citazione di: paul11 il 06 Aprile 2019, 23:58:11 PM

Il nobile tenttivo di Kant, e cerchiamo anche di capire il suo tempo storico privo di molte scoperte neuroscientifiche o sul cognitivismo, ecc.
è collegare l'uomo alla realtà con una scientificcizzazione filosfica, vale  dire procederre con gli argomenti filosfici ma con una procedura scientifca. ora che sia giusto o sbagliato, o in parte giusto e in parte sbagliato è al vaglio da più di due secoli


Ciao Paul
Mah guarda, secondo me Kant dice una cosa molto chiara (oltre che molto condivisibile): che il
"fatto" è presumibile/conoscibile solo all'interno di un "campo", cioè di un contesto o interpretazione che
dir si voglia (certo non usa questi termini, bensì i desueti "fenomeno", "noumeno" etc. ma la
"ciccia" di quel che dice è quello).
La cosa era ipotizzata già da un pezzo: fin da quando Tucidide (o era Erodoto?) pensava i diversi
modi di onorare i defunti che avevano Greci e Persiani; ma Kant, come dire, la "rilancia alla
grande" ponendo così fine al, chiamiamolo, "mondo degli oggetti" a lui antecedente.
In seguito, come noto, verrà un'ulteriore specificazione ad opera della fisica relativistica.
Questo, ritengo, è il motivo per cui si parla di Kant da così tanto tempo (non certo per le sue
teorie morali, pur importanti).
Con tutto il rispetto, ma credo che sicuramente non si parlerà altrettanto a lungo dei "dettagli"
proposti dalla neuroscienza, dal cognitivismo e dall Fenomenologia.
saluti

tersite

Citazione di: paul11 il 06 Aprile 2019, 23:58:11 PM
Solo un parametro eterno e non in divenire , può orientare il senso di un'esistenza, questo è il punto.

:)

Ma scusa, orientare il senso di una esistenza è una questione psicologica e non "filosofica", ma lasciando pure perdere questa questione che filosofia e psicologia,secondo me, hanno intrecci indicibili ed inscrivibili (inscrivibili sopratutto),
l'unico parametro "eterno" che un "soggetto osservante" possa riferire è nascita-morte, e non mi sembra sia una grande scoperta.

E poi un parametro eterno per misurare un esistenza (ovviamente umana, perché penso di umani si stia parlando...ignorando il resto) non ti sembra un poco gravoso per quella povera esistenza che magari dura trentanniventiquarantocento che siano?

E questo parametro eterno viene assunto per votazione referendum imposizione o che altro..

In pratica, prova a renderti conto ( in senso tecnico, come premesse logiche che poni, "renditi conto" in quel senso) di tutte le domande a cui "devi" dar risposta se vuoi "tenere" razionalmente quel "punto" e la spaventosa quantità di domande che pone dovrebbe segnalarti come minimo la sua dubbia utilità come parametro.
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

tersite

Citazione di: paul11 il 06 Aprile 2019, 23:58:11 PM.
Ha più ragione Heidegger o Levinas quando discutono dell'Eseere, dell'esistenza e di argomenti importanti ad esempio del rapporto con l'etica?

Nessuno dei due ovviamente.
Altrettanto ovviamente questo è per te (che sempre ovviamente significa anche me) totalmente irrilevante.
Chi dei due o degli altri mille abbia ragione nulla attiene a quello che sei, che eri e che diventerai.
Prendi di heidegger quel che ti serve e ti  "piace" e da levinas pure che tutti e due come ovviamente gli altri mille han scritto un sacco di cose davvero carine.
L'etica non è un problema di marx o di socrate, da risolvere leggendo o imparando, è un tuo\mio problema che risolviamo ogni giorno.
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

0xdeadbeef

Citazione di: Sariputra il 07 Aprile 2019, 09:35:32 AM
Noi possiamo prevedere l'avvenire a partire dall'esperienza del passato. Il linguaggio è inventato come un tal
metodo di adattamento: corrisponde all'esperienza. Tuttavia, resta creato dagli uomini. Attraverso di esso, non
arriviamo mai a riprodurre fedelmente l'esperienza. Io esprimo ancora la mia esperienza come un atto; ma
quando inizio a dire "Qui c'è un cavallo" io la sto solidificando. In questo caso sta già subentrando un postulato.
L'atto si vede rimpiazzato da qualcosa di stabile.

Buona domenica a tutti  :)



Ciao Sari, e buona domenica anche a te.
Eccellente osservazione (tua o di Letizia Coccia?).
Il segno linguistico infatti (ma del resto come fa già lo stesso pensiero) "interpreta" l'oggetto.
Nel corso di questa discussione ho spesso citato un aforisma di G.Gentile: "l'oggetto, in quanto
pensato, non può essere una realtà indipendente dal soggetto che lo pensa". E l'ho citato appunto
perchè non sempre (cioè quasi mai...) è chiaro che l'idea del cavallo, poi seguita dalla parola
"cavallo", "mai riproduce fedelmente l'esperienza", cioè mai riproduce quello che è l'oggetto
"in sé" (oggetto in sé che viene solo postulato, come molto a proposito affermi).
saluti

tersite

#264
Categorie--Primi approcci  in mezzo ai cocci.

Le categorie kantiane sono un apriori se le consideriamo "ontologicamente" rispetto all'individuo, ma diventano un aposteriori se considerate "filogeneticamente" rispetto alla specie cui l'individuo appartiene.

Vorrei conoscere le vostre obiezioni a questa affermazione.

P.s.: anche quella di giove e minerva  ;D
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

paul11

citaz Sgiombo
Secondo me di innato ci sono unicamente tendenze comportamentali, capacità, "potenzialità di conoscenza" (le caratteristiche fisiche della famosa empiristica tabula rasa", come il colore, la ruvidezza e la durezza delle superficie, la forma e l' ampiezza, che condizionano i "materiali con cui ci si può scrivere", l' "estensione delle scritture possibili", i "modi di tracciarveli", ecc.: nessuna conoscenza a priori. Ben spiegate dalla biologia scientifica; spiegazione ovviamente ben diversa -tutt' altro!- che una critica filosofica della conoscenza o che una gnoseologia filosofica).

La mente secondo e si constata empiricamente come insiemi - successioni di sensazioni fenomeniche (interiori, non misurabili quantitativamente, non postulabili essere intersoggettive), esattamente come la materia (insiemi - successioni di sensazioni fenomeniche esteriori, misurabili quantitativamente, postulabili essere intersoggettive).
Quindi non é altro che (un determinato tipo di) "apparire" : fenomeni.

E il linguaggio é il peculiare modo umano (simbolico) di pensare e dunque di conoscere, da quando é stato inventato).


C'è stata da Leibniz la problematica empiristica e innatistica.
Kant prendendo le categorie aristoteliche le porta nel dominio dell'esperienza.
L'esperienza è centrale come nuovo luogo del sapere nella modernità. che poi vuol dire esistenza che puoi vuol dire manifestazione delle apparenze che è diverso da sostanza, forma, essenza ed Essere della metafisica.Kant, se non ricordo male, ritine l"estensione" spazio/tempo innata ad esempio.

Non direi che la conoscenza è innata, se nascessimo "imparati" non avremmo necessità di esperienza per imparare, ma direi "le condizioni" affinchè sia possibile una conoscenza.


N.B. nota tecnica: la citazione non preleva automaticamente  l'intero testo citato

paul11

Citazione di: Ipazia il 07 Aprile 2019, 09:04:34 AM
Certamente. Ma essendo il divenire un parametro incontrovertibile bisogna imparare a scrivere l'ontologia sull'acqua della storia e a tal proposito ...

... Il free jazz dell'ermeneutica (non semplice narrazione) storica diventa strumento indispensabile

La risposta è la filosofia della prassi che non si limita ad enunciare principi astratti, ma li verifica costantemente, dopo averli estratti dalla realtà antropologica - fenomenologicamente complessa - con le sue luci, da esaltare, e le sue ombre, da illuminare e regolamentare. Questo le permette anche di non prendere lucciole metafisiche per lanterne naziste.

Anche la materia e la cosmogonia erano zona grigia ai tempi di aria-acqua-terra-fuoco. Non si è arrivati per incanto alla tavola di Mendeleev e al bigbang, ma scavando nella fenomenologia naturale con procedimenti ermeneutici sempre più precisi. Il metodo scientifico è una somma di pratiche gnoseologiche sviluppatesi nel corso dei millenni in parallelo con lo sviluppo della "mente". La filosofia più consapevole, non arroccata nella necropoli di antiche entità metafisiche, non è rimasta estranea a questo sviluppo conoscitivo e - proprio per l'autonomia della "mente" - ha la piena capacità di trasferire quel rigore al suo campo d'elezione: l'ethos. Approfondendone i fondamenti e producendo le sue tavole. Dal durevole (posto che non esiste l'eterno) fino al contingente, ogni volta che un cigno nero diveniente rompe l'incanto provvisorio della struttura pensante induttiva-deduttiva consolidata.

Secondum non datur.
La citazione mi prende i tuoi scritti, ma non il mio scritto a tua volta citato, ma spero che si capisca ugualmente.

Che il luogo dell'esistenza sia dove debba essere ricondotta tutta la conoscenza, dalla scienza sperimentale alla metafiscia, questo è sempre stato implicito.Diversamente gli antichi non avrebbero toccato argomentazioni sul come comportarsi, etica/morale.
E' la modernità che ha focalizzato semmai la "fidelizzazione" sui sensi perdendo l'ontologia.
Prender la vita, importantissima, ma in sè-e-per- sè rischia di essere trattata biologicamente, bio-politicamente direbbero alcuni filosofi contemporanei,con il rischio che diventi"cosa", ente fra gli enti, senza nessuna o poca specificità.
Il paradosso quindi sarebbe ,esaltare la vita, per poi accorgersi che non è nemmeno rispettata dalla stessa cultura che l'ha esaltata

sgiombo

Citazione di: paul11 il 07 Aprile 2019, 15:05:08 PM

C'è stata da Leibniz la problematica empiristica e innatistica.
Kant prendendo le categorie aristoteliche le porta nel dominio dell'esperienza.
L'esperienza è centrale come nuovo luogo del sapere nella modernità. che poi vuol dire esistenza che puoi vuol dire manifestazione delle apparenze che è diverso da sostanza, forma, essenza ed Essere della metafisica.Kant, se non ricordo male, ritine l"estensione" spazio/tempo innata ad esempio.

Non direi che la conoscenza è innata, se nascessimo "imparati" non avremmo necessità di esperienza per imparare, ma direi "le condizioni" affinchè sia possibile una conoscenza.



CitazioneAppunto: la famosa "tabula rasa" degli empiristi.


tersite

#268
--------> Eccellente osservazione (tua o di Letizia Coccia?)
Cambierebbe qualcosa ?

--------> Nel corso di questa discussione ho spesso citato un aforisma di G.Gentile
Ma si sta parlando del gentile giustiziato nel 44 ? Perché sarà la terza volta che lo citi e vorrei essere sicuro intendere la stessa persona che intendi tu.

-------->  "l'oggetto, in quanto pensato, non può essere una realtà
               indipendente dal soggetto che la pensa"

ebbene ? tipica fumisteria idealistica, cosa c'è di così profondo da sviscerare se non altre parole riferentesi a fumisticherie ?

p.s.: chissà cosa ne pensa ora g.gentile del suo aforisma
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

paul11

Citazione di: 0xdeadbeef il 07 Aprile 2019, 11:47:06 AM
Citazione di: paul11 il 06 Aprile 2019, 23:58:11 PM

Il nobile tenttivo di Kant, e cerchiamo anche di capire il suo tempo storico privo di molte scoperte neuroscientifiche o sul cognitivismo, ecc.
è collegare l'uomo alla realtà con una scientificcizzazione filosfica, vale  dire procederre con gli argomenti filosfici ma con una procedura scientifca. ora che sia giusto o sbagliato, o in parte giusto e in parte sbagliato è al vaglio da più di due secoli


Ciao Paul
Mah guarda, secondo me Kant dice una cosa molto chiara (oltre che molto condivisibile): che il
"fatto" è presumibile/conoscibile solo all'interno di un "campo", cioè di un contesto o interpretazione che
dir si voglia (certo non usa questi termini, bensì i desueti "fenomeno", "noumeno" etc. ma la
"ciccia" di quel che dice è quello).
La cosa era ipotizzata già da un pezzo: fin da quando Tucidide (o era Erodoto?) pensava i diversi
modi di onorare i defunti che avevano Greci e Persiani; ma Kant, come dire, la "rilancia alla
grande" ponendo così fine al, chiamiamolo, "mondo degli oggetti" a lui antecedente.
In seguito, come noto, verrà un'ulteriore specificazione ad opera della fisica relativistica.
Questo, ritengo, è il motivo per cui si parla di Kant da così tanto tempo (non certo per le sue
teorie morali, pur importanti).
Con tutto il rispetto, ma credo che sicuramente non si parlerà altrettanto a lungo dei "dettagli"
proposti dalla neuroscienza, dal cognitivismo e dall Fenomenologia.
saluti
ciao Mauro(Oxdeadbeef)
Kant non arriva ancora ad argomentare di interpretazioni,cerca di costruire un processo gnoseologico, mentale,
L'oggetto mentale è il fenomeno ed è quello che viene consiuto.
Il noumeno verrà superato da Hegel, quando "spinge" la fenomenologia fino allo spirito, alle idee,, attraverso la dialettica.
La fenomenologia quando riprende un "oggetto" essenziale come l'Essere che "è" e non diviene e lo ripone nell'esistenza.riridefinisce l'Essere relativizzandolo nell'esitenza, ma perdendo la verità incontrovertibile: ora la verità è posta nella singola esistenza e diventa un processo di retrorica, il convincere, che possa essere verità condivisibile,Diventa politica.

La morale di Kant non mi convince nei fondativi, ma ha avuto un'enorme influenza nella dottrina della filosfia politica/morale,tanto da essere ispirazione nelle scienze giuridiche.I caposaldi delle Costituzioni degli Stati moderni , i principi dei valori, vengono anche da Kant.

La fenomenologia ha avuto profondi sviluppi in altre discipline, persino nella teologia del primo Novecento.
Molti docenti universitari hanno origine, per studi, per tesi da lì.Mi pare che Sini sia uno di questi.

Non so che sviluppi avranno le neuroscienze , il cognitivismo nella filosfia della mente,  è una dialettica fra scienza e filosfia, alcuni grandi scienziati soprattutto matematici , hanno costruito pensieri filosfici importanti.
Ma rimarrà sempre centrale nella storia umana il come conosciamo e "cosa siamo noi umani".