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L'Io e l'Altro

Aperto da 0xdeadbeef, 11 Marzo 2019, 20:43:56 PM

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Ipazia

Io sono sconvolta da come il bravo davintro deve usare un linguaggio tanto contorto (buon per lui che lo padroneggia) per spiegare cose che sono di una evidenza lapalissiana. Poi mi dico che anche con un pitecantropo devi parlare il pitecantropese per instaurare un dialogo con lui. E me la metto via.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

green demetr

#241
Ciao Mauro
Ciao Paul

Rispondo ai vostri post iniziali.

A mio parere la questione dell'altro, non è la questione dell'altro da me,
in quanto di fronte a me, quanto quello dell'Altro con la lettera maiuscola.

Ossia del grande fratello, dell'ideologia, in una sola parola della metafisica
Platoniana, che crede che l'essere sia il diverso.
Ma se il diverso è tutto ciò che è essere allora anche il diverso è l'uguale.
Ciò che è altro diventa Altro. Ossia idealizzazione monista.

Questo tema è chiaramente lacaniano. Bisogna recuperarlo.
Mi spiace che non lo abbiate ancora fatto in tutti questi anni.

Il sintomo dell'Altro nell'altro, è l'ossessione paranoica, ossia la paranoia.

Fra i suoi fantasmi quello del divoramento (essere divorato), è uno dei
possibili. A vedere tutti i film degli zombie, in questi mesi anche nella
nostra pubblicità è comparsa. Capiamo già meglio lo stato di esasperazione
a cui siamo arrivati.

In realtà il cannibalismo ha un origo ben più complessa, ha ragione a tirarla
in ballo Levinas.
Leggendo Freud, è esattamente il totemismo animale.
Siamo proprio alle radici della questione filosofica, quella vera, quella
ancora da scrivere.
Mi lasciate sempre in un isolamento assordante.
I vostri silenzi sono assordanti.

E' stato di nuovo Agamben, dopo aver scoperto la legge del Basiliscus come
la legge della gerarchia (e vallo a spiegare ad un ebreo, lo negherebbe, pur
di fatto egli facendo del sacrificio la sua Missione).
Ad aver scoperto il mostro come la legge del cristianesimo.
La belva che mangia di nuovo....

Ripeto a me non interessano tanto queste spettografie, mi interesserebbe andare
avanti: nessuno lo sa fare.

Per quanto riguarda l'ebraismo, che come sapete sto studiacchiando, mi pare
sempre più evidente che sia la teologia negativa a fondarlo.

Ora è evidente che il Dio ebraico è l'opposto del Dio cristiano.
Il primo è nascosto, il secondo si è rivelato.

Ma la vera rivelazione anche nel cristianesimo se inteso in maniera corretta.
Non è tanto nella sua teofania, quanto nel suo messaggio ugualmente di
teologia negativa.

In questo senso chi è veramente contrario è l'idolo dei vari Platone e Aristotele
a dover essere smantellato.

Ma penso che l'idealismo (kant e hegel) e Nietzche ci abbiano già pensato
loro.

Ora questo è per dire che il nichilismo non va negato con il principio di
responsabilità (non cannibalizzare l'altro, nel senso etico di Levinas).
Quanto guardato in faccia nel suo abisso più profondo.

Il primo a partire è stato Nietzche (è evidente che Kant non l'abbia mai fatto
non a caso anche lui ci relega nella responsabilità, ma temo anche Hegel, che
fugge di fronte al suo stesso pensiero, come la maggioranza di noi pochi che
lo capiamo) il secondo ....il secondo deve ancora venire! heideger
ha preferito aspettare alla riva. Altri addirittura ci hanno costuito un sistema.
(decostruzionismo e scemenze simili, sebbene utili).Per restare su quella riva.

Attenzione lo stesso Lacan non l'ha fatto. E' molto difficile uscire dal soggetto.


NB (esulante il 3d)
Per dare un aiuto agli aspiranti filosofi, consiglio come primo passo: di pensare, sottolineo pensare, non razionalizzare, che l'esistente non è l'Ente.
Mi pare che su questa fenomenologia Heideger ci abbia lavorato su molto.
Quando sento dire che la filosofia greca si è dimenticata dell'essere, mi arrabbio.
Non l'essere, bensì l'esistente.
Ciò che vive, il corpo vivente.
Se non capiamo questo non possiamo andare veramente avanti,
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: paul11 il 04 Aprile 2019, 13:39:26 PM
...e ti risulta che Hume credesse ad una "buona morale", basata sul "buon uomo di natura"? A me risulta tutt'altro .

I fondamenti di un etica incentrata sull'uomo è falsa. In filosofia politica, per rimanere nella modernità, basta studiarsi tutto il dibattito sul pensiero giusnaturalista o diritto di natura, superato dallo storicismo con Hegel.
Ti risulta che Marx traendo la dialettica da Hegel "pacificamente" possa il proletariato vincere contro il capitale?

Laddove non esiste una cultura ontologica che possa limitare l'uomo, lo fa la legge umana istituzionale  basata sulle convenzioni e sulle sanzioni  non traggono origini certamente dal buonismo comportamentale umano.

Levinas fa l'errore di non costruire un'ontologia che possa sorreggere la sua bellissima argomentazione.
Se per lui l'Essere può essere nulla e la verità nascondimento, ognuno del mondo vede e vive secondo la sua pancia,detto in maniera molto schietta.

Ciao Paul ho fatto un salto in avanti, mi manca la parte intermedia, anche se vedo come al solito che la faccenda (mai che si parli di pensiero) si è di nuovo incancrenita nell'analitica americana, mente corpo verita e cazz'altro. Oltre al senz'anima Sgiombo sè aggiunto pure tersite.....andiamo bene....nuovi robot nel forum, potrebbero benissimo essere dei BOT che partono in automatico, appena leggono le parole chiave della metafisica speciale, mondo anima dio.

Ovviamente quella parte non mi interessa minimamente.

Forse sarà la presenza di davintro, ma perchè a levinas mancherebbe la parte ontologica?

D'altronde qua nel forum si parla di fenomenologia, ma un conto è quella astrusa husserliana, un conto quella vivente heideggeriana.

Ontologia heidegeriana, è fenomenologia heidegeriana, per esempio.

Intendi forse questo?

Comunque Levinas è uno dei pochi che segue Husserl, non a caso anche lui si rivolge alla matematica per creare un sistema che matematico non è (quello gnoseologico che pretende di fondare il soggetto, nel caso di Husserl finalmente trovate un audizione seria fatta non a caso alla normale di Pisa, la miglior università per distacco, proprio su Husserl. E che testimonia ancora una volta, come intuisca subito quale è il punto del filosofo, ossia che non è questione logica, quanto analitica, ma nel senso proprio che l'analitica è vivente. Il che è ridicolissimo, nessun matema è vivente, è l'uomo che lo suppone...buon husserl !!!salvo svegliarsi alla fine della vita con la questione della crisi delle scienze, chiaramente influenzato dall'allievo nel frattempo caduto in disgrazia).
Ma su questo credo che la questione ghematrica della Torah abbia un eco, non leggibile dal filosofo mediocre moderno.
Voglio dire anche qui....mi descrivono un Levinas occidentale, ma Levinas era ebreo.
La questione va letta su ben altre problematiche, per quel che mi riguarda superiori!

Temo che l'errore, se di errore vogliamo parlare sia quello di aver ribadito il patriarcato come necessità per la comunità-

Io sinceramente non vedo comunità reale, relazionale, al massimo comunità politca in quei termini. (principio di responsabilità etc....)
Ma in quel caso siamo dentro l'ideologia, e non fuori come si addice alla filosofia!!!

comunque mi rimane il dubbio sul tuo intervento, Ciao!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

tersite

da qui in poi ci si divertirà davvero.
Arrivano le intuizioni e riapre il teatrino dada\numerologico\illuminato...avanti c'e' posto...
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

green demetr

Citazione di: tersite il 06 Aprile 2019, 01:09:48 AM
da qui in poi ci si divertirà davvero.
Arrivano le intuizioni e riapre il teatrino dada\numerologico\illuminato...avanti c'e' posto...

Ciao Tersite, non ho ancora letto le tue argomentazioni, comunque risponderò anche alle questioni analitiche americane, anche se di base la soluzione di sgiombo mi piace, dualismo monista, usando l'accetta sulla questione tutta sua, sebbene filosofica (occam, hume etc).

Ora vado a nanna. Comunque dell'"illuminati" nessuno mi aveva ancora dato! del dadaista sì! che vuoi farci!
La numerologia (biblica) è cosa seria, scientificamente basata.
A Tel Aviv il dibattito UNIVERSITARIO è già da tempo e ampiamente iniziato.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

tersite

Ciao tersite non ho ancora letto le tue argomentazioni ma tanto per conoscersi così, a pelle, ho deciso che sei un bot a risposta automatica.
Sempre senza aver letto le tue argomentazioni ( cosa che in effetti apprezzo dato che interessano poco anche a me) sei stato assegnato alle questioni analitiche americane (nel caso mi interessassero...) di cui mi occuperò a breve sbrigandole con la consueta competenza.
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

tersite

#246
[quote author=green demetr date=1554506787
A Tel Aviv il dibattito UNIVERSITARIO è già da tempo e ampiamente iniziato.

Nella mia testa questo significa che il dipartimento che distribuisce alle università parte dei fondi statali gode di indiscussa buona salute ed in conseguenza di questo han trovato finalmente dove infilare i fondamentalisti rabbini e levarseli un poco di torno.
Oppure che il dipartimento che distribuisce alle università parte dei fondi statali è stato "influenzato" dai fondamentalisti rabbini per diffondere la loro ideologia.
Che sia oggetto di dibattito universitario a tel aviv è una notizia significante per i rabbini, non certo per il mondo intero.
Scendendo poi a noi,  questa inclinazione  per un sapere alternativo all'istituzionalizzazione del sapere unito alla  compiaciutezza per l'accettazione universitaria, intona un accordo leggermente stonato.
Sicuramente ci sarà qualche rabbino, ventesimo discendente di una dinastia in cui il sapere si tramanda oralmente, che sghignazzerà (anzi no, allargherà lievemente gli avambracci chinando un poco la testa, a me appartiene lo sghignazzo, non a lui) di questa cosa.

P.s.: non ho premesso alcuna considerazione di quanto neutro e "pulito" sia l'uso che io faccia di parole come "ebreo", "rabbino" e simili, per non rischiare di essere offensivo nei tuoi confronti.
Lo devo però sottolineare ad uso dei soliti ignoti, e perché sì, ma ti prego di credermi che non riguarda te.
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

davintro

#247
Per Ipazia

mi spiace di risultare contorto, probabilmente quello che dico potrebbe anche essere espresso in modo più semplice e sintetico, è che preferisco dilungarmi un po' a esporre delle implicazioni dall'idea centrale, che magari porta il discorso a essere meno diretto e lineare, ma, almeno nelle mie intenzioni, più ricercante la chiarezza, considerando le varie sfumature. Posso assicurare, nessuna volontà di ermetismo. Del resto questo è un topic tra i più discussi, segno che comunque i temi discussi non si fermano a delle evidenze da dare per scontato


Per Green Demetr

è vero che Husserl parte da una formazione matematica, ma questo non gli ha impedito di pervenire a una filosofia che è senza dubbio definibile a suo modo come "filosofia della vita". Nel momento in cui si parla di intuizione delle essenze si va indagare l'aspetto qualitativo dei fenomeni, che è proprio l'oggetto dei nostri vissuti, cioè della vita. Il fatto che tale intuizione necessiti di essere rischiarata tramite un passaggio metodologico astrattivo come la sospensione dell'aspetto esistenziale è funzionale a tematizzare il complesso delle modalità di vita in modo il più possibile adeguato a cogliere la struttura necessaria dei fenomeni, che resterebbe nascosta fermandoci a una visione ingenua in cui gli aspetti arbitrari e quelli oggettivamente costitutivi dei fenomeni sono confuse. "Filosofia della vita" e "vita" non sono la stessa cosa, la riflessione analitica tematizza la vita, sì, lasciando sullo sfondo determinati livelli, ma mettendone alle luce sfumature (essenze) fenomeniche, che restando immersi nel flusso immediato e irriflesso della vita non sarebbero riemerse ed esplicitate. L'idea che la razionalità analitica snaturi la vita vuol dire cadere in delle visioni irrazionalistiche/vitaliste che vedono vita e riflessione razionale su di essa come contrapposte, e che fossero seguite coerentemente dovrebbero portare a rinunciare alla filosofia come discorso teso ad andare al di là di una doxa, mera opinione, espressione di un'esperienza immediata e incapace di astrarsi e individuare i fondamenti delle sue pretese di corrispondenza con la realtà. Quando si parla di "essenza" si parla non di quantità, ma di qualità fenomeniche vissute, quindi l'idea del mondo della vita come qualcosa che non si riduce ai saperi matematizzanti è un aspetto della fenomenologia di Husserl a mio avviso presente ben prima della Crisi e dell'eventuale influenza heideggeriana, è già necessariamente insita nell'idea di filosofia come "scienza di essenze" e non di fatti

0xdeadbeef

Citazione di: sgiombo il 05 Aprile 2019, 21:38:27 PM
Insisto sulla necessità di distinguere due diverse questioni nelle quali può accadere che si impieghino i termini "fenomeno" e "noumeno" in due modi diversi (dando origine complessivamente a quattro diversi concetti, reciprocamente correlati a due a due).


A Sgiombo
Credimi, vorrei sinceramente capire il tuo punto di vista, ma non mi è facile (come ho già avuto modo
di dirti).
Allora: un cavallo resta "tale e quale" a prescindere se l'interpretante sia un golosone veronese
(conosci la "pastissada de caval a l'amarone"?), un dandy britannico o nessuno (cioè allorquando
nessuno vede o pensa il cavallo). E siamo perfettamente d'accordo.
Ma, mi chiedo, dove divergono allora le nostre opinioni, visto il perfetto accordo che c'è sul punto
dirimente?
Quell'aggettivazione di "tale e quale" con cui ti riferisci al cavallo io la chiamo "cosa in sé", o
"noumeno"; e non mi riferisco ad essa come ad un oggetto, ma come ad un concetto (ragion per cui la
"cosa in sé", il "tale e quale", è l'idea dell'oggetto, non l'oggetto).
Questo, naturalmente, perchè assumo a fondamento della mia tesi la teoria cartesiana, per cui l'idea è
l'unico oggetto della conoscenza.
saluti

Ipazia

Citazione di: davintro il 06 Aprile 2019, 16:28:59 PM
Per Ipazia
mi spiace di risultare contorto, probabilmente quello che dico potrebbe anche essere espresso in modo più semplice e sintetico, è che preferisco dilungarmi un po' a esporre delle implicazioni dall'idea centrale, che magari porta il discorso a essere meno diretto e lineare, ma, almeno nelle mie intenzioni, più ricercante la chiarezza, considerando le varie sfumature. Posso assicurare, nessuna volontà di ermetismo. Del resto questo è un topic tra i più discussi, segno che comunque i temi discussi non si fermano a delle evidenze da dare per scontato

L'aggettivo che ho usato non è dei più azzeccati. Voleva essere un complimento alla capacità d'uso di un linguaggio filosofico "professionale" per fare lo slalon tra paletti esplicativi che paiono posti ad arte per complicare cose decisamente più semplici quali, ad esempio, l'unicità dei processi logici in tutti i campi del sapere. Ma forse hai ragione tu a non fermarti alle evidenze date per scontate e, da bravo fenomenologo, dissezionare la materia fino all'infinitesimale. In ogni caso mi sento sulla tua stessa lunghezza d'onda, seppur con molto minor rigore, in questa discussione.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sgiombo

#250
Citazione di: 0xdeadbeef il 06 Aprile 2019, 16:37:21 PM
A Sgiombo
Credimi, vorrei sinceramente capire il tuo punto di vista, ma non mi è facile (come ho già avuto modo
di dirti).
Allora: un cavallo resta "tale e quale" a prescindere se l'interpretante sia un golosone veronese
(conosci la "pastissada de caval a l'amarone"?), un dandy britannico o nessuno (cioè allorquando
nessuno vede o pensa il cavallo). E siamo perfettamente d'accordo.
Ma, mi chiedo, dove divergono allora le nostre opinioni, visto il perfetto accordo che c'è sul punto
dirimente?
Quell'aggettivazione di "tale e quale" con cui ti riferisci al cavallo io la chiamo "cosa in sé", o
"noumeno"; e non mi riferisco ad essa come ad un oggetto, ma come ad un concetto (ragion per cui la
"cosa in sé", il "tale e quale", è l'idea dell'oggetto, non l'oggetto).
Questo, naturalmente, perchè assumo a fondamento della mia tesi la teoria cartesiana, per cui l'idea è
l'unico oggetto della conoscenza.
saluti
Citazione
Credo che non potrebbe esserci distanza più abissale fra le nostre rispettive convinzioni sulla realtà e la conoscenza della realtà.

Credo che se dopo tutto l' argomentare che ho sciorinato non riesci a capire la mia, ben difficilmente riuscirò a spiegartela con ulteriori tentatvi.

Ne faccio un ultimo decisamente disperato.

Quel cavallo cui mi riferisco io e che resta tale e quale tanto se accade che sia "interpretato" come fonte di bistecche o come destriero o in qualsiasi altro modo quanto se accade che non sia "interpretato" per niente (se nessuno ci pensa, nessuno lo prende in considerazione, tutti lo ignorano) é una cosa reale (fenomenica1). E' la denotazione o estensione reale del concetto simboleggiato dalla locuzione "quel cavallo", la quale intensione sarebbe reale talmente qualmente anche se nessuno la prendesse in considerazione, nessuno pensasse il concetto con tale denotazione o estensione reale (oltre che ovviamente, come tutti i concetti, una connotazione o intensione cogitativa), nessuno simboleggiasse tale concetto con la locuzione "quel cavallo".

La sua realtà é qualcosa di ben diverso (o forse a te pare uguale ?!?!?!) rispetto a quella di un' idea (reale) di qualcosa che non é reale (oltre all' dea di tale cosa e indipendentemente da essa), come potrebbe essere ad esempio il concetto simboleggiato dalla locuzione "Ippogrifo Bellerofonte", il quale presenta una connotazione o intensione cogitativa (un significato: é qualcosa di sensato e non una sequela di fonemi o grafemi senza senso come potrebbero essere "cerchio quadrato" o "triangolo euclideo la somma dei cui angoli interni é diversa da un angolo piatto", o "trallallerollerollà") ma a differenza del concetto di "quel cavallo" non esiste una sua denotazione o estensione reale (di "ippogrifo" é reale solo il concetto, il pensiero "ippopgrifo", mentre di "cavallo" é reale anche la cosa reale, il cavallo).

SE continui a non capire la differenza, beh, allora tanti saluti,: vuol dire che parliamo lingue diverse e non reciprocamente traducibili, o forse siamo addirittura specie animali diverse; ti auguro ogni bene ma, con tutta la buona volontà che potrei metterci, non potrei avere più nulla a che fare con te.

0xdeadbeef

Sgiombo dice:
"Quel cavallo cui mi riferisco io e che resta tale e quale tanto se accade che sia "interpretato" come fonte di bistecche o come destriero o in qualsiasi altro modo quanto se accade che non sia "interpretato" per niente (se nessuno ci pensa, nessuno lo prende in considerazione, tutti lo ignorano) é una cosa reale (fenomenica1). E' la denotazione o estensione reale del concetto simboleggiato dalla locuzione "quel cavallo", la quale intensione sarebbe reale talmente qualmente anche se nessuno la prendesse in considerazione, nessuno pensasse il concetto con tale denotazione o estensione reale (oltre che ovviamente, come tutti i concetti, una connotazione o intensione cogitativa), nessuno simboleggiasse tale concetto con la locuzione "quel cavallo".

E io rispondo
Embé? E che differenza c'è con: "un cavallo resta "tale e quale" a prescindere se l'interpretante
sia un golosone veronese (conosci la "pastissada de caval a l'amarone"?), un dandy britannico o
nessuno (cioè allorquando nessuno vede o pensa il cavallo)".
Tu ci vedi forse delle differenze? E quali?
Ti ho forse detto che IL CAVALLO "tale e quale" è un'idea? E mica sono Berkeley, che nega la materia...
Ti ho invece detto che IL CONCETTO del cavallo "tale e quale" è una idea, e non mi pare davvero la
stessa cosa...
Mi hai mai sentito dire che la "res extensa" coincide con la "res cogitans" (come nell'Idealismo,
che fa coincidere realtà e razionalità)? Non credo proprio, visto che semmai mi hai sempre sentito
distinguerle, e nettamente.
Se poi tu mi vedi come un idealista e vedi "abissali distanze" con il tuo materialismo beh, direi
proprio che ci hai visto male.
saluti

paul11

Citazione di: tersite il 05 Aprile 2019, 14:18:07 PM
..............
Quello che cerchi non esiste e rischi di trovarlo in quelle signorine che non sono la filosofia ma si vestono come lei.  
Rassegnati a non aver alcun fondamento che non sia la tua mente la tua sensibilità.
Tutto quel che rimane fuori non conta.  
Molto bello tutto il post, come e cosa hai scritto.
Lascio evidenziata una tua constatazione che mi sono chiesto un milione di volta, se valesse la pena continuare a studiare la filosfia.
Ritengo di sì, nonostante tu abbia ottime ragioni nella tua argomentazione.
C'è chi vive senza sapere di vivere, o utilizza come orpello la propria mente, c'è chi crede che sia un prolungamento evoluzionistico animale per cui cerca l'utile e il dilettevole come se la vita fosse un conto corrente fra passività e attività.
Cerco altro........cerco di capire  ad esempio perchè gli indivdui in determinate condizioni emotive e materiali dà il peggio o il meglio di sè, così come negli eventi sociali. ma soprattutto penso che la vita abbia un senso, non c'è niente nell'intero universo che esista senza un senso.
Questo significa non dover solo interessarsi di filosfia, ma un pò di tutto, compresa l'arte.

sgiombo

Citazione di: 0xdeadbeef il 06 Aprile 2019, 22:26:05 PM
Sgiombo dice:
"Quel cavallo cui mi riferisco io e che resta tale e quale tanto se accade che sia "interpretato" come fonte di bistecche o come destriero o in qualsiasi altro modo quanto se accade che non sia "interpretato" per niente (se nessuno ci pensa, nessuno lo prende in considerazione, tutti lo ignorano) é una cosa reale (fenomenica1). E' la denotazione o estensione reale del concetto simboleggiato dalla locuzione "quel cavallo", la quale intensione sarebbe reale talmente qualmente anche se nessuno la prendesse in considerazione, nessuno pensasse il concetto con tale denotazione o estensione reale (oltre che ovviamente, come tutti i concetti, una connotazione o intensione cogitativa), nessuno simboleggiasse tale concetto con la locuzione "quel cavallo".

E io rispondo
Embé? E che differenza c'è con: "un cavallo resta "tale e quale" a prescindere se l'interpretante
sia un golosone veronese (conosci la "pastissada de caval a l'amarone"?), un dandy britannico o
nessuno (cioè allorquando nessuno vede o pensa il cavallo)".
Tu ci vedi forse delle differenze? E quali?
Ti ho forse detto che IL CAVALLO "tale e quale" è un'idea? E mica sono Berkeley, che nega la materia...
Ti ho invece detto che IL CONCETTO del cavallo "tale e quale" è una idea, e non mi pare davvero la
stessa cosa...
Mi hai mai sentito dire che la "res extensa" coincide con la "res cogitans" (come nell'Idealismo,
che fa coincidere realtà e razionalità)? Non credo proprio, visto che semmai mi hai sempre sentito
distinguerle, e nettamente.
Se poi tu mi vedi come un idealista e vedi "abissali distanze" con il tuo materialismo beh, direi
proprio che ci hai visto male.
saluti

Per favore, non prendiamoci in giro!

Tu mi hai scritto nell' intervento #248 (faccio un copia-incolla):


"Quell'aggettivazione di "tale e quale" con cui ti riferisci al cavallo io la chiamo "cosa in sé", o
"noumeno"; e non mi riferisco ad essa come ad un oggetto, ma come ad un concetto (ragion per cui la
"cosa in sé", il "tale e quale", è l'idea dell'oggetto, non l'oggetto)".

E io ti ho risposto:


Quel cavallo cui mi riferisco io e che resta tale e quale tanto se accade che sia "interpretato" come fonte di bistecche o come destriero o in qualsiasi altro modo quanto se accade che non sia "interpretato" per niente (se nessuno ci pensa, nessuno lo prende in considerazione, tutti lo ignorano) é una cosa reale (fenomenica1). E' la denotazione o estensione reale del concetto simboleggiato dalla locuzione "quel cavallo", la quale intensione sarebbe reale talmente qualmente anche se nessuno la prendesse in considerazione, nessuno pensasse il concetto con tale denotazione o estensione reale (oltre che ovviamente, come tutti i concetti, una connotazione o intensione cogitativa), nessuno simboleggiasse tale concetto con la locuzione "quel cavallo".

La sua realtà é qualcosa di ben diverso (o forse a te pare uguale ?!?!?!) rispetto a quella di un' idea (reale) di qualcosa che non é reale (oltre all' dea di tale cosa e indipendentemente da essa), come potrebbe essere ad esempio il concetto simboleggiato dalla locuzione "Ippogrifo Bellerofonte", il quale presenta una connotazione o intensione cogitativa (un significato: é qualcosa di sensato e non una sequela di fonemi o grafemi senza senso come potrebbero essere "cerchio quadrato" o "triangolo euclideo la somma dei cui angoli interni é diversa da un angolo piatto", o "trallallerollerollà") ma a differenza del concetto di "quel cavallo" non esiste una sua denotazione o estensione reale (di "ippogrifo" é reale solo il concetto, il pensiero "ippopgrifo", mentre di "cavallo" é reale anche la cosa reale, il cavallo).



ADDIO ! ! !

sgiombo

Ah, dimenticavo:


Se poi mi vedi come un materialista, beh, direi
proprio che ci hai visto male.

A - RI / ADDIO E STAVOLTA DAVVERO E PER SEMPRE ! ! !