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L'Io e l'Altro

Aperto da 0xdeadbeef, 11 Marzo 2019, 20:43:56 PM

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paul11

Citazione di: green demetr il 17 Aprile 2019, 02:16:17 AM
Seconda e ultima parte per Paul


Sulla seconda parte sono assolutamente d'accordo. E quindi sono d'accordo anche con Tersite, con mia sorpresa perchè non capisco come si faccia a passare da un mondo riduzionista ad uno che di fatto contiene il ragionamento delle cose.(Ma il ragionamento delle cose come può essere contenuto nel cervello? Mistero! Cmq, forse capirò più in là.)

"C'è necessità che il ponte fra un concetto o più concetti universali, che uniscano popoli, venga proiettato nel mondo storico delle esistenze. Dobbiamo richiederci cosa ci fa veramente felici, se siano i comfort o i gesti umani" cit Paul


Se presupponiamo che l'identità sia l'io (e non lo è), certamente sarebbe un tentativo non solo possibile ma necessario.
Ma ti rimando al topic che gioco forza ho dovuto aprire. (cfr appunto sull'identità-

La cosa non è semplice anzi è infinitamente complicata dal fatto che la comunità deve sapere ciascuno per sè anzitutto quali sono i propri desideri, quali quelli fondamentali e quali quelli accessori, provvisti dalla tecnica cioè.
La comunità che non conosce la questione del desiderio, non ha alcun senso, qualsiasi narrazione proverà a fare.
E' destinata alla mimesi, alla ideologia.


"Severino....
Un conto è dire, che ha ragione logicamente e un conto è costruire una filosofia, un pensiero che sappia dare senso all'unione fra il mondo fattuale e il mondo delle idee."


Concordo, infatti formalmente è un grande filosofo, ma ha commesso un terribile errore, quello di non essersi accorto della mimesi che lo riguarda, per cui parla dell'identità, astraendola come al solito a concetto formale, ma non si rende conto che è di se stesso, del suo io che sta parlando. (e quindi è effettivamente la sua filosofia, e non la Filosofia come si ostina a dire, ovviamente preso dalle maglie della nevrosi, come tutti noi). Per cui di nuovo ti rinvio al 3d sulla identità.


"La logica dice che se un ente esiste non può "trasformarsi" in un altro ente e sparire,sono due enti separati e la regola dell'identità verrebbe contraddittoriamente asserita." cit Paul

Certamente come già detto, concordo.
Ecco per me questa pan-cosmologismo che tanto ti appassiona e ti distingue, non ha però valore rispetto agli enti che lo costituiscono. Perchè se seguiamo Severino, l'originario non esiste nemmeno, o meglio è la pazzia dell'occidente quella di essere rimasti traumatizzati. Se leggi le note che riguardano i suoi ultimi libri, capisci che ormai sta andando verso teorie naziste, nella totale idiozia dei suoi commentatori taciuta ogni critica. Egli teorizza la liberazione della potenza della Tecnica, alla fine della distruzione di qualsiasi politica, un nichilismo tale che alla fine, secondo lui, l'uomo sarà costretto ad aprire gli occhi e di fronte alla morte, che la tecnica porterà, capire di essere immortale.....Discorsi deliranti a dire poco. (e che ora che ricordo erano gli stessi in uno speciale televisivo condotta su la7 da Lerner, con un agguerrito Vattimo, unico a stagliarsi contro il Maestro. A ragione dico io).
ps.
Anche se questi scritti presi come politicamente scorretti, sono una specie di monito a qualsiasi politica ideologica (che pretenda di dominare la tecnica nel caso). E' l'etos di fondo che mi preoccupa.

Ma torniamo al tuo pan-cosmologismo, certo è così, l'archè ci dice che qualcosa di primitivo agisce in ogni cosa.
Ma ciò che intendiamo, non è il suo meccanismo originario (potrebbe anche non essere un meccanismo a dirla tutta, no?)
bensì il suo apparire, appunto la sua fenomenologia.
Non ha senso formalizzarla a livello universale. Già la fisica quantistica ha toccato il fondo conoscibile.
Esistono solo modelli, tutt'altro che universali, ma che ben spiegano le forze agenti. (ove il bene è quello strumentale della tecnica).
Ora di nuovo a livello politico, e quindi comunitario. Trovare quella funzione che regoli il mondo, diverrebbe questione della tecnica. Ma di nuovo torniamo alla critica della italian theory, che rigurda il bio-politico.
Dire che quella funzione sia universale, è esattamente quel "lavoro vi renderà liberi" che però nasconde l'ossesione cinica che porta a milioni di morti. Non esistono funzioni universali. Siamo ben lontani dal lavoro comunitario se continuiamo a pensare teologicamente così.


"Necessariamente bisogna fare i conti con la storia, la sua cultura che detta i modi di essere" cit Paul

Si non possiamo non fare i conti con questo.
Comunque per dare la direzione è proprio questo che Nietzche invece chiede di fare: uccidere la cultura, il serpente morso via dal pastore.Nello zarathustra (interpretazione di Sini).

Ora secondo Sini questo è impossibile. E' per questo che recentemente continua a sottolineare la morte della Filosofia.
Ed è per questo che anch'egli è nelle maglie della nevrosi.

Ti ripeto benchè difficile, la comunità degli amici che non sappia fare a meno della propria identità, è mera follia.
Per accogliere l'altro la mia identità deve performarsi al desiderio altrui laddove quel desiderio non sia quello originario, che mi vuole vedere morto.
Sono gli istinti di Thanatos a dover esser eliminati, cosa impossibile, e dunque si necessita di forze sublimanti, ossia agenti che ci permettano di sorpassare proprio sul proprio campo quella necessità.
Per quel che mi riguarda è abbastanza semplice scegliere la vita piuttosto che la morte. All'interno delle pulsioni annichilenti, rilanciare invece quelle desideranti la vita, anche quella del proprio nemico. (sempre Nietzche, sullo sfondo, questa volta).
Ma per farlo bisogna capire l'istinto cinico che ci porta anche solo a pensare la morte.
Un lavoro personale immenso, figuriamoci comunitario.
Solo quando il gruppo degli amici si sarà formato, saremo agli albori del comunitarismo.
Per ora rimane solo il lavoro personale, pensandolo non come ognuno di noi, ma ciascuno di noi. In ordine proprio di un movimento verso l'altro, e non verso se stessi (che è sempre un implosione)

Grazie dello scambio Paul, sempre un piacere.
ciao green,
stò approfondendo Kant, la sua gnoseologia(termine da non confondere per storia all'epistemologia).
Mi sembra che Kant deve riconoscere che nel cervello/mente ci sono degli apriori, che non sono dati dall'esperienza e che quindi sono intrinseci all'uomo. Prima accetta un apriori dello spazio e  e tempo e poi dovrà riconoscere 12 categorie suddivise a loro volta in 4 tipologie del giudizio, se vuole legittimare che la conoscenza umana abbia un "grado veritativo". e quì nasce un' antinomia.
Da dove vengono gli apriori della mente/cervello umano? Se non derivano dall'esperienza dei mondo dei fatti vengono dal mondo o delle idee. Ed è questo che Hegel recriminerà a Kant, il non aver avuto il coraggio di spingersi alla metafisica.

Sull'identità scriverò sul topic da te aperto, anche perchè Tersite non ha forse capito a cosa alludessi con "identità".

Tutti e tutto  veniamo da un origine comune, questo non lo dice solo la metafisica.
Sempre rifacendomi a Kant, quando si dice "oggettivo" significa universale. Una formula ,una legge ,fisica o matematica non è opinabile ,o la si accetta come paradigma, o non la si accetta.
la metafisica, tratta la SINTASSI, che sono le regole ordinative universali ,Quando studiamo gli elementi fondativi  matematici,studiamo le proprietà delle operazioni(somma, moltiplicazione ecc.). le proprietà di commutazione, invarianza, ecc. 
Ogni scienza nasce da enunciati, postulati, ricordiamoci di questo.E ogni programma algoritmico dentro l'informatica ha un codice sorgente, ricordiamocelo. Già appunto il termine"codice sorgente" che gli hacker rubano al sistema operativo  Windows.
Queste sono le regole dove i numeri sono la semantica. La metafisica deve svelare le regole universale che relazionano tutti i domini compresa l'esistenza.
Perchè il vero scopo umano ,relazionato alla metafisica, è la costruzione di un'etica che non è contrapposta alla physis.
Quando Anassimandro  nel celebre "frammento"scrive il termine physis, non intende affatto "materia",  o solo materia. 
Moltissimi termini antichi sono stati manipolati nei significati nella modernità e bisogna quindi fare attenzione alla "mimesi", e questo è politica.
Ha senso eccome il modello universale diversamente esistono oggi quasi sette miliardi di tesi, quanti sono gli umani sulla Terra, di come comportarsi e vivere la vita, e chi vuole il "dividi et impera" ha in mano il potere culturale che stipendia a libro paga. La cultura è politica, non si scappa da questo. I modelli "condivisi" o sono negoziati che ritualizzano lo scambio economico con lo scambio politico, "io dò una cosa a te e tu la dai a me" e quindi si riducono a rapporti di forza .
Per quale motivo pensi che Zizek ed Agamben cerchino anche nell'antichità la risposta ai problemi politici e culturali attuali?
La verità, che è la vera traduzione di episteme, non cambia con la storia o le apparenze, diversamente non è verità.Non cambia con una cultura della finta evoluzione  e progressione culturale come una verità da fiorellino che spunta in primavera e sparisce in inverno.
La tecnica non regola il mondo, è l'uomo che ha scelto la tecnica perchè gli dà potere sulla natura, un potere illusorio.
La cultura della tecnica ,in termini filosofici, significa la scelta di una pratica che non ha fondativi veritativi, perchè le scienze non le hanno.Se ogni scoperta mette in crisi un sistema veritativo di una scienza, vuol dire che quella scienza fino alla nuova verità, si era mossa su una falsa verità.
L'epistemologia, la filosofia delle scienze moderna, si prende l'alibi di falsificare  o addirittura mantenere più teorie anche contrastanti.
La gnoseologia ,temine proprio filosofico, perchè la gnosi antica dava fastidio come la dà la filosofia, non può mutare gli immutabili a seconda da dove tira il vento.
Heidegger e Levinas sanno bene tutto ciò e a loro modo, ciascuno in modo suo originale, hanno tentato di dare risposte

E' stato un piacer anche per me.