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L'Io e l'Altro

Aperto da 0xdeadbeef, 11 Marzo 2019, 20:43:56 PM

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Ipazia

@Tersite

Green Demetr conosce Nietzsche e lo filtra attraverso il suo bias spiritista. L'ho lasciato che cercava l'oltreuomo e la Verità incontrovertibile in Umano troppo umano. Presa dal suo entusiasmo l'ho letto recentemente, dopo aver letto tutto il resto di FN, e mi aspettavo chissacchè. Per carità ... libro chiave lo è in quanto passaggio dalla mistica artistica ad altre e più consistenti teorizzazioni che FN svilupperà nelle opere successive. Ma certi elementi sono banali (l'amicizia e gran parte della raffica di massime da bignami ottocentesco), e quello sulle donne e i bambini illeggibile nel suo perbenismo veteropatriarcale piccolo borghese. Insomma anche il vate della morte di Dio ha i suoi limiti umani troppo umani e in quel libro si vedono tutti.

Penso anch'io che tra materialisti e spiritisti vi sia un koinè oceanica di mezzo. Ma mi sforzo comunque, quando dall'altra parte scorgo un minimo di grano salis, di interloquire, evitando il battibecco e scansando le dinamiche di branco.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

tersite

#316
------> Ma certi elementi sono banali (l'amicizia e gran parte della raffica di massime da bignami ottocentesco), e quello sulle donne e i bambini illeggibile nel suo perbenismo veteropatriarcale piccolo borghese.

Ovviamente risponderai di questo  ;D e sono veramente contento di farlo con un "soggetto materialista" , potendo chiaccherare senza pensare che ci si ritenga ( io non lo suppongo spesso, ma  gli "altri" invece pare lo suppongono più di quanto dovrebbero...) vicendevolmente dei cretini.
Se lo faccio adesso però mi dovrei mettere nelle condizioni dell'uno contro tutti, alla costanzo sciò diciamo, e fa un po te quanto ridicolo sarebbe...non ce lo meritiamo, ne te ne io.

Quindi ci vediamo tra qualche giorno, fretta non ne abbiamo e "pagherai caro, pagherai tutto"  ;D , che tanto quel che pagherai\pagherò, io e te sappiam benissimo essere soltanto due chiacchere..possiamo divertirci sinchè vogliamo quindi.



-----> Ma mi sforzo comunque, quando dall'altra parte scorgo un minimo di grano salis, di interloquire, evitando il battibecco e scansando le dinamiche di branco.

poi ti rendi conto che è inutile e la smetti, ma poi non ci credi che sia così e ci riprovi..e ancora o cavolo è ricapitato, e vabbè un caso, e riprovi...ad libitum,  ma questo  perchè sei\ sono(?) "geneticamente" un ottimista.
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

Ipazia

Diciamo che è un ottimismo "metafisico" perchè anche le ragioni dello spirito, andando alla loro origine, per chi è materialista nascono dalla materia.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Lou

#318
<<Se si intende proseguire su questa linea il topic sarà chiuso. Come sapete c'è spazio e tempo per aprire topic dedicati su come ognuno si relaziona agli interventi altrui e per approfondire le dinamiche comunicative >>
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Lou

Citazione di: 0xdeadbeef il 10 Aprile 2019, 17:52:13 PM
Citazione di: Lou il 09 Aprile 2019, 21:38:55 PM
@Ox
"Nel sempre più marcato oblio di ogni "altro-dall'io" (e l'organizzazione comunitaria appunto lo
è), i singoli individui gestiscono i loro rapporti mediante lo strumento più efficace: il "contratto
fra due parti private" "

Scusami, ho bisogno di una spiegazione di questo passaggio che non mi fila, ogni singolo individuo è di per sè stesso io e altro dall'io, il contratto tra privati sancisce questo: le parti sono l'una per l'altra e viceversa altro rispetto all'io, o no? La dividualità e l'individualità, l'altro e l'io sono supposti e presupposti per un contratto tra parti, altrimenti perchè un contratto se viene a mancare la coppiona io/altro?
L'altro dall'io siamo sicuri sia comunità?

Ciao Lou
Naturalmente non che l'"io" non sia consapevole che esista qualcosa che non è il "sé medesimo" (ad es.
in Fichte vediamo ipotizzato un "io" e un "non-io"): è che esso tende a ridurre a se stesso questo
qualcosa che è "altro".
Nell'individualismo odierno ritengo centrale il concetto di "contratto fra due parti private", che
lungi dall'essere una rappresentazione giuridica o commerciale illustra molto bene quelli che sono
i rapporti in un insieme di singoli "io" (la "società" di una volta...).
Nel progressivo oblio di qualsiasi "comune sentire" (perchè questo già comporterebbe la consapevolezza
di un "altro" a me irriducibile, e verso il quale "io" dovrei pormi in una situazione che comporta
in ogni caso una "responsabilità"), i due "io" sono l'uno di fronte all'altro.
E quando due "io" sono l'uno di fronte all'altro senza la mediazione costituita da un comune sentire,
vi è SEMPRE (quindi a prescindere dalla volontà di predominio) il tentativo di uno dei due di ridurre
a se l'altro.
In altre parole, è a parer mio sempre il "corpo intermedio" (costituito dal "comune sentire" cioè, nella
prassi, da una organizzazione collettiva) che, impedendo l'affermazione totale di uno degli "io", rende
im-possibile la riduzione dell'"altro" all'"io" (cioè la riduzione di uno degli "io" all'altro "io").
L'esempio pratico più evidente e banale di quanto vado dicendo sono i contratti di lavoro, sempre meno
collettivamente intesi e, di conseguenza (cioè in quanto sempre meno collettivamente intesi), sempre più
coercitivi per una delle parti private dello "scambio" (naturalmente la parte debole: il lavoratore).
saluti
Quello che sostengo che un "contratto tra parti private" presuppone il rapporto io/altro. Perchè? L'ho scritto già precedentemente, in un contratto tra parti private tu sei x e io y: y rispetto a x è altro, così come x rispetto ad y è altro, sono altro, l'uno per l'altro.
Ora, su questo punto, che ne pensi?
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Ipazia

Il soggetto di questa discussione "L'Io e L'Altro" è quanto di più svagotopico si possa immaginare. Restando nel campo metafisico nulla è più divisivo del rapporto tra un Io idealista e un Altro materialista (o viceversa). Ma proprio per la svagotopicità si può, ad esempio, rinchiudere la discussione nel teatrino pricoanalitico della soggettività borghese e della sua asfittica dialettica Robinson-Venerdì. Oppure avventurarsi verso i lidi del prossimo evangelico, nei confronti della cui massima più celebrata un mio dubbio bramerebbe una risposta: nel caso che uno si odi, deve odiare anche il prossimo come se stesso ?

E ci sarebbe pure da approfondire la pirandelliana alterità che vive dentro ognuno di noi, nel gioco di specchi, e di maschere, che va oltre il mantra in questione.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Lou

#321
@Ipazia
<<L'approfondimento è una cosa, le tue o altre valutazioni sulla lettura e interpretazione di Nietzsche di altri utenti  (vedi #315) si possono fare direttamente nei topic dedicati, citando ció che si intende valutare o, almeno , utilizzando la funzione link>>
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

sgiombo

Citazione di: tersite il 11 Aprile 2019, 12:38:21 PM
Citazione di: sgiombo il 11 Aprile 2019, 07:57:12 AM
Citazione di: tersite il 11 Aprile 2019, 01:09:58 AM
------> non ho mai considerato il materialismo in generale ed eliminativistico in particolare "intollerabile"; invece lo considero profondamente errato e falso.

Se consideri falso il materialismo ogni discussione è assolutamente inutile.
Non abbiamo un terreno comune su cui discutere; se consideri profondamente falso il materialismo non so proprio che discussione potremmo fare e su cosa poi, su parole che si riferiscono ad altre parole.

Materia o fede, non se ne esce.


Materia o fede un corno ! ! !

E' casomai fede la tua (nel monismo materialistico:materia e fede!), dato che ritieni "ogni discussione inutile"!

In questo forum ho discusso ripetutamente con molto interesse con vari monisti materialisti non fideisti e non dogmatici,  e sono sempre ben disposto a farlo ancora.

Roba da fare "invidia" ai più dogmatici religiosi, che ormai raramente si spingono a dire "Se consideri falso il teismo (se non credi in Dio) ogni discussione è assolutamente inutile".

Al difuori della materia non esiste nulla.
Esistono cose che possono essere accettate per fede e su questo io non ho nulla da obiettare, motivo per cui mi ritiravo dalla discussione; non posso e sarebbe anche moralmente  sbagliato discutere le profonde convinzioni di una persona.  
Tu sei convinto che il cervello si indovi nella coscienza,e amen, cosa posso discutere se ogni volta che ti dico che cosa sia la coscienza esce fuori il totem di berkley;(profondissimo credente e fermo ai tempi di galeno; quella cosa degli spiriti animali e naturali, il sangue che passa dal fegato e carica gli spiriti a poi una parte passa dal cuore e carica gli spiriti b e via a seguire,  ...galeno..la sua concezione è durata sino ad Harvey, sei un medico, potresti darmi lezioni tu su questo).
Citazione
Ma che modo di "ragionare" (si fa per dire...) sarebbe mai questo?
 
Ti informo che un certo Isaac Newton, oltre che cedere in Dio, agli spiriti animali, ecc. come Berkeley, credeva perfino nell' astrologia e nell' alchimia.
...e dovremmo gettare nella spazzatura le leggi della dinamica e quella di gravitazione universale solo per questo ? ! ? ! ? ! ?
 
Ti informo inoltre che l' "esse est percipi" berkeleyano fu accolto dal grande David Hume (che non andava a sindacare sui limiti e difetti degli autori geniali che leggeva ma ne imparava quanto di validissimo insegnavano: non gettava stoltamente bambini con le rispettive acque sporche), e da lui esteso anche alle sensazioni mentali (dalle "res cogitans" alla "res extensa").
 
Che i cervelli si trovino nelle coscienze e non viceversa non lo credo affatto per fede, ma invece lo constato empiricamente (direttamente, immediatamente per quanto riguarda i cervelli degli altri la mia; per fede in quanto mi raccontano gli altri per quanto riguarda le loro coscienze, comprendenti fra l' altro la mia testa con dentro il mio cervello).



Quindi per discutere dovrei anche assumere come verità assoluta le teorizzazioni di un anglicano del 700.
Citazione
E perché mai tutte le teorizzazioni e non quelle pertinenti la discussione?

Ma da dove salterebbe mai fuori questa gran cazzata ? ! ? ! ? !



Non è esattamente quel che intendo come discussione perché se ogni volta che dovessi affermare (potrebbe anche capitare) che berkeley magari ragionava con la testa del suo tempo e forse non è che avesse trovato la verità assoluta non so come andrebbe a finire.
Citazione
E' del tutto evidente che ignori completamente che cosa significhi discutere razionalmente.
 
MI dispiace per te.
 
Non sai che cosa ti perdi!



Se si discute, si discute ( e si discute su tutto ) e possiamo iniziare anche da Berkeley, datosi anche, che per me quel che dice ha poco senso; se invece vogliamo continuare con la mente, una volta appurato chiaramente che di berkeley mi cale tanto quanto di s.anselmo possiamo pure andare avanti ma non ti aspettare che io dia per scontata la visione sua.
Citazione
E quando mai avrei preteso che la visione mia sia data per scontata da altri ? ! ? ! ? !
 
Io do per scontato che chi discute con me legga quel che scrivo e non meni il can per l' aia (per esempio se parlo del carattere fenomenico delle sensazioni coscienti do per scontato che non tiri in ballo le credenze di Berkeley sulla teologia, sulla fisiologia della circolazione e altro) ma invece che critichi le mie affermazioni.



-----> Materia o fede un corno ! ! !
Nonostante l'enfasi non cambia la cosa : Materia o fede.
Citazione
Nonostante la reiterazione non cambia l' infondatezza e la falsità dell' affermazione.



Se non esiste sostrato organico non esiste realtà oggettiva, il resto son sofismi, e son buoni quelli di berkeley come di quelli di kant (ed anche quelli di guenon che fortunatamente non ha avuto tempo di caricare su youtube, ma questi son discorsi per iniziati del primo cerchio,e non mi riferisco a te, sto solo giocando con i bimbi  che iniziano a leggere ;D )
Citazione
Guenon mi interessa esattamente quanto Nietzche == 0 (zero).



P.s.: E' casomai fede la tua (nel monismo materialistico:materia e fede!), dato che ritieni "ogni discussione inutile"!

se vuoi dire che ho fede in quel che vedo si, ho fede in quel che vedo.
In conseguenze di questo ritengo molto più probabile che la mente non sia una specie di anima mortale ma sia un ente temporaneo, un ente di utilità, che serve a qualcosa, sinchè le sue funzioni non saranno "materialmente" esplicitate.  Non è fede, è un aspettativa no una fede.
Citazione
NO, non hai fede in quel che percepisci sensibilmente (che comprende anche il pensieri, i sentimenti, i desideri, gli "stati d' animo", ecc.), ma nei tuoi pregiudizi irrazionalistici, che ti impediscono di "vedere" ciò che hai sotto gli occhi.
 
La mente é l' insieme delle sensazioni fenomeniche coscienti non materiali (non misurabili e non postulabili -indimostrabilmente: Hume!- essere intersoggettive al contrario delle altrettanto fenomeniche sensazioni fenomeniche materiali; ma non per questo meno reali; e men che meno identificabili con le sensazioni fenomeniche cerebrali alle quali corrispondono essendo ben altro).
"Materialmente" si possono spiegare i processi neurofisiologici cerebrali (ma già si sa tutto ciò che serve per capire che sono -nelle coscienze** di osservatori- in necessaria corrispondenza biunivoca agli eventi coscienti* di osservati: nella mia coscienza** il tuo cervello corrisponde alle tue esperienze fenomeniche coscienti accadenti nella tua coscienza* e viceversa).

tersite

-----> Ma che modo di "ragionare" (si fa per dire...) sarebbe mai questo?
 Ti informo che un certo Isaac Newton, oltre che cedere in Dio, agli spiriti animali, ecc. come Berkeley, credeva perfino nell' astrologia e nell' alchimia.
...e dovremmo gettare nella spazzatura le leggi della dinamica e quella di gravitazione universale solo per questo ? ! ? ! ? ! ?

grazie dell'informazione (non lo sapevo); infatti non butto nella spazzatura le sue leggi, ma la sua alchimia !!!!!!! gli esclamativi per adeguarmi....

-----> Ti informo inoltre che l' "esse est percipi" berkeleyano fu accolto dal grande David Hume (che non andava a sindacare sui limiti e difetti degli autori geniali che leggeva ma ne imparava quanto di validissimo insegnavano: non gettava stoltamente bambini con le rispettive acque sporche), e da lui esteso anche alle sensazioni mentali (dalle "res cogitans" alla "res extensa").

Ti ringrazio di nuovo per l'informazione (non lo sapevo) ; stoltamente cosa...si getta la spazzatura non le cose sensate.


-----> Che i cervelli si trovino nelle coscienze e non viceversa non lo credo affatto per fede, ma invece lo constato empiricamente (direttamente, immediatamente per quanto riguarda i cervelli degli altri la mia; per fede in quanto mi raccontano gli altri per quanto riguarda le loro coscienze, comprendenti fra l' altro la mia testa con dentro il mio cervello).

E questo ti sembra empirismo ?  Questo è praticantato.


-----> Ma da dove salterebbe mai fuori questa gran cazzata ? ! ? ! ? !

Apprezzo la carducciata ma rileggi meglio e poi ne riparliamo.
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

0xdeadbeef

#324
Citazione di: Lou il 11 Aprile 2019, 18:19:43 PM

Quello che sostengo che un "contratto tra parti private" presuppone il rapporto io/altro. Perchè? L'ho scritto già precedentemente, in un contratto tra parti private tu sei x e io y: y rispetto a x è altro, così come x rispetto ad y è altro, sono altro, l'uno per l'altro.
Ora, su questo punto, che ne pensi?

Ciao Lou
Certo, come dicevo non è che l'"io" pensa di essere solo nell'universo...
Però pensa, ed è questo il punto, che l'universo sia riducibile al "sé medesimo" ("riducibile", intendo,
nel senso di pensare che l'intero universo "ragioni come il sé medesimo" -cioè abbia il medesimo punto di
vista del sé medesimo).
In altre parole, l'"io" non contempla il "relativo"; ma appunto ragiona per assoluti (l'"io" fa cioè
metafisica...).
La qual cosa vuol dire che l'"io" pensa all'altro non come "altro", ma come ad un replicante di se stesso
(la popolare: "il ladro pensa siano tutti ladri" - o l'onesto che tutti siano onesti, aggiungerei...)
Ad esempio, quando una multinazionale fa un contratto di lavoro a termine ad un precario (...) non solo
fa valere la sua maggior "potenza" (intesa, diciamo, nietzschianamente), ma la fa valere in quanto fa
soprattutto valere la maggior "portata" razionalistica ed efficientistica del proprio punto di vista
(tesi che lo scientismo dilagante gli suffraga, naturalmente).
Non so se mi sono spiegato bene...
saluti

sgiombo

Citazione di: tersite il 11 Aprile 2019, 19:44:55 PM
-----> Ma che modo di "ragionare" (si fa per dire...) sarebbe mai questo?
Ti informo che un certo Isaac Newton, oltre che cedere in Dio, agli spiriti animali, ecc. come Berkeley, credeva perfino nell' astrologia e nell' alchimia.
...e dovremmo gettare nella spazzatura le leggi della dinamica e quella di gravitazione universale solo per questo ? ! ? ! ? ! ?

grazie dell'informazione (non lo sapevo); infatti non butto nella spazzatura le sue leggi, ma la sua alchimia !!!!!!! gli esclamativi per adeguarmi....
Citazione
A si?
E infatti nel tuo intervento che qui criticavo affermavi papale papale:

"cosa posso discutere se ogni volta che ti dico che cosa sia la coscienza esce fuori il totem di berkley;(profondissimo credente e fermo ai tempi di galeno; quella cosa degli spiriti animali e naturali, il sangue che passa dal fegato e carica gli spiriti a poi una parte passa dal cuore e carica gli spiriti b e via a seguire,  ...galeno..la sua concezione è durata sino ad Harvey, sei un medico, potresti darmi lezioni tu su questo).

Quindi per discutere dovrei anche assumere come verità assoluta le teorizzazioni di un anglicano del 700. 
[Ho fatto un semplice copia-oncolla]



-----> Ti informo inoltre che l' "esse est percipi" berkeleyano fu accolto dal grande David Hume (che non andava a sindacare sui limiti e difetti degli autori geniali che leggeva ma ne imparava quanto di validissimo insegnavano: non gettava stoltamente bambini con le rispettive acque sporche), e da lui esteso anche alle sensazioni mentali (dalle "res cogitans" alla "res extensa").

Ti ringrazio di nuovo per l'informazione (non lo sapevo) ; stoltamente cosa...si getta la spazzatura non le cose sensate.
Citazione
Infatti tu gettavi nella spazzatura l ' "esse est percipi" di Berkeley insieme alla sua teologia, fisiologia della circolazione, ecc.


-----> Che i cervelli si trovino nelle coscienze e non viceversa non lo credo affatto per fede, ma invece lo constato empiricamente (direttamente, immediatamente per quanto riguarda i cervelli degli altri la mia; per fede in quanto mi raccontano gli altri per quanto riguarda le loro coscienze, comprendenti fra l' altro la mia testa con dentro il mio cervello).

E questo ti sembra empirismo ?  Questo è praticantato.
Citazione
Sì, questo é precisamente constatazione di dati empirici (sotto "gli occhi" di chiunque non se ne neghi pregiudiziailmente la visone).




Quindi per discutere dovrei anche assumere come verità assoluta le teorizzazioni di un anglicano del 700 (Tersite). 
Citazione
CitazioneE perché mai tutte le teorizzazioni e non quelle pertinenti la discussione?
Ma da deve salterebbe mai fueori questa gran cazzata ? ! ? ! ? ! (Sgiombo)

Apprezzo la carducciata ma rileggi meglio e poi ne riparliamo. (Tersite)


C' é poco da rileggere, come da me qui sopra citato tu pretenderesti che per discutere della fenoemenicità della meeria (l' "esse est percipi") si dovesse "anche assumere come verità assoluta le teorizzazioni [tutte: articolo determinativo, N.d.R.] di un anglicano del 700" [mia enfatizzazione in grassetto sottolineato delle tue parole]. (Sgiombo)



paul11

Ciao Green,
Non ho scritto chel'Essere non sia un ente, l'Essere è un ente.Alcuni filosofi utilizzano l'Essere,altri no. Chi utilizza l'Essere spesso lo compie per distinguerlo dagli enti, che sarebbero ogni "cosa", diciamo che Essere è un ente"speciale".
L'essente è l'ente che esiste, che si manifesta, che appare.
Se la vita comunque è, esiste come diveniente, dovrà pur avere un senso rispetto all'Essere:questo in fondo è Essere e Tempo di Heidegger.
Kant distingue l'essenza dall'esistenza, in quanto l'essenza non necessita di esperienza per essere compresa.Ho esperienza delle cose che mi appaiono, che si manifestano nella vita, con cui costruisco una relazione di conoscenza sensibile. Non ho necessità di avere fisicamente in tasca 100 tallari, per pensarli solamente. Kant cerca nella Critica della ragion pura e ragion pura significa il solo "mentale", il solo pensiero, di coniugare la conoscenza dell'esperienza dei mondo dei fatti con il pensiero.Diciamo che si accorge, riflettendo, che vi sono degli "apriori" nel pensiero e sono questi che permettono al mentale di prelevare dal mondo sensibile le percezioni e diciamo trasformarli, utilizza il termine, trascendente, in pensieri. Così come riflettendo il pensiero di Hume sull'indimostrabilità della causazione e anche della sostanza che Hume imputava non ad una dimostrata causazione, ma ad una "abitudine" consolidata che ci fa credere che una relazione fra la nostra mente è fatti o cose fisco-naturali sia "certa", quando invece è probabile razionalmente.
Kant prosegue il pensiero di Hume, fra un limite conoscitivo fra l'esperienza e la capacità mentale
di costruire pensieri relazionati, e sposta il limite ad un livello superiore, poiché Kant sostiene la possibilità di una metafisica, ma che sia correlata con l'esperienza ,Significa che cerca un "ponte" razionale fra il mondo dei fatti e il mondo delle idee.
Kant non scarta affatto l'idea di Dio, purché, ribadisco abbia un senso nell'esistenza,
L'importanza di Kant e lo si constata dall'utilizzo dei termini di fenomeno e trascendentale, utilizzati da Husserl e prima ancora da Hegel è in questa possibilità di unire esperienza dell'esistenza, e trascenderlo nel pensiero, nel mondo delle idee.

A mio parere l'archè l'abbiamo perso,culturalmente ,filosoficamente.Il proseguimento storico del pensiero di Kant-Hegel-Husserl è nella linguistica, sullo strumento della relazione fra un Io e il Mondo fisico, in termini di capacità o meno del linguaggio, con i suoi segni e simboli, con la sua logica predicativa e proposizionale, di costruire significati, descrizioni, definizioni più o meno veritatitive. Le famose aporie, antinomie linguistiche che già venivano dall'antichità proseguono nella filosofia analitica del linguaggio ad es. in Russell.

Nietzsche è a mio parere a se stante,fortemente strumentalizzato da i pro e i contro : è un pensatore che divide.Non avendo costruito una vera e propria trattazione filosofica il suo pensiero rimane implicito nei suoi aforismi, nelle sue narrazioni. Questa estate ho studiato Così parlò Zarathustra e ultimamente ho finalmente finito Genealogia della morale. A mio parere è un grande conoscitore dell'animo umano, ha capito le mimesi dei dispositivi culturali, come il "senso di colpa", ma estremizza i concetti, li generalizza troppo. C'è in lui una forma "isterica"estremizzante, ma è abissale nella capacità di analisi e di saperla rendere nella scrittura, un grandissimo letterato in questo.La sua parte più "bella" è la sua umanità "fanciullesca", naturale, oserei dire innocente, in simbiosi con la natura, spoglio dei sitemi culturali che hanno appesantito e spesso negato all'uomo la sua stessa umanità,In Zarathustra alcune parti come il finale in cui il con l'aquila e il serpente , lascia i suoi ospiti, tutti uomini simbolicamente deboli, decadenti, nella sua caverna e descrive il sole come sua energia vitale, la sua gioia di vivere.
Nietzsche, leggendo alcuni suoi scritti, diciamo minori, ritene, questo è un mio parere, di non doversi porre delle riflessioni diciamo metafisiche. Lui, scrive, prende atto che esiste e l'uomo per lui è essenzialmente natura, non ama la cultura intesa come sovrastruttura che appesantisca come un fardello l'esistenza, che lo ingabbi, che lo imprigioni, rendendole "intristito e debole",si pone antimoralmente in quanto questi pongono scrupoli anche ai gesti naturali ,li condizionano.

La storia del pensiero umano è correlata al ,diciamo materialismo storico.
Mettiamola così, se Kant cerca di unire l'esperienza all'idea mentale, in passato, ma non solo in passato , hanno utilizzato strumentalmente un'idea per asservire il prossimo, popoli, facendo il percorso inverso : "uso dio, o un qualcosa di metafisico per schiavizzare le esistenze"
Ma bisogna stare attenti a non cadere in queste strumentalizzazioni .

Sono d'accordo che una mimesi fondamentale sia la bio-politica, intesa come furto della propria esistenza da parte dei poteri umani.Quì sta la capacità di smascherare i dispositivi culturali.

La mimesi è un ente, un concetto culturale la cui radice è psicologica, religiosa, morale, che muta storicamente, è il senso di colpa, è il senso di responsabilità, che possono nascere come regolatori naturali "giusti", ma che i poteri nella storia della umanità e i mass media attuali ad esempio usano psicologicamente. Ad esempio il "mercato", lo Stato, molti istituti anche giuridici, non sono affatto fattuali, o per meglio dire, non sono originariamente fattuali , sono letteralmente invenzioni umane per intimorire, indebolire, relegare e condizionare i comportamenti umani ,spostando le correlazioni.Ecco allora che una nevrosi nata in famiglia si trasformi mimeticamente sul lavoro con il capo, nel sociale nell'ubbidineza senza sapere il perchè di questa origine cuturale.

Per uscire dalle nevrosi, dall'indebolimento dell "animo" umano, continuo a pensare che ci voglia qualcosa di non fattuale.affinchè l'uomo impari ad aver cura di sé, del prossimo, del pianeta, della natura, ha necessità di avere un'idea forte, universale che unisca le diversità non che le appiattisca, perché è giusto che ognuno tenga alla propria identità e dignità umana.
Questa cultura strumentalizzata ad arte ha utilizzato antiche forme culturali, appunto mutandole ,mimetizzandole. L'aletheia heideggeriano, che è una mimesi del mondo greco, questo disvelamento dovrebbe anche  essere  utilizzato nel mondo dei fatti ad esempio nel mercato economico.
La forza di Marx è la costruzione di un concetto come il materialismo storico per individuare ciò che non muta, lo sfruttamento di un uomo su un uomo, ma storicamente mimetico, trasformato dai mezzi di produzione, dalla tecnica. dallo stesso mercato ,concetto così impalpabile eppure condizionante nella vita fattuale Ma il concetto di fondo è ancora attuale più che mai.
C'è necessità che il ponte fra un concetto o più concetti universali, che uniscano popoli, venga proiettato nel mondo storico delle esistenze. Dobbiamo richiederci cosa ci fa veramente felici, se siano i comfort o i gesti umani

Non sono un seguace di qualcuno in particolare , mi attraggono e mi fanno riflettere qua e là pensieri, argomentazioni.Ma non ho,diciamo così un maestro.
Severino è molto difficile da capire e ancora di più da spiegare.E' un grande logico a mio parere e utilizza la logica dialettica che pone come negazione gli essenti contraddittori, che per lui sono gli essenti .Un conto è dire, che ha ragione logicamente e un conto è costruire una filosofia, un pensiero che sappia dare senso all'unione fra il mondo fattuale e il mondo delle idee.
E' esatto quando scrivi che l'errore è credere che il mondo dove appaiono e scompaiono gli essenti sono veri. La fisica con la legge della termodinamica, dice che il nostro corpo si decompone, si "smolecoralizza", ma non sparisce, si trasforma in altre cose.ora questa spiegazione ha senso nel dominio di una energia fisica Ma se nulla viene dal niente e non sparisce nel niente, se seguo la teoria cosmologica allora l'intero universo era nel big bang iniziale, all'origine.
La logica dice che se un ente esiste non può "trasformarsi" in un altro ente e sparire,sono due enti separati e la regola dell'identità verrebbe contraddittoriamente asserita. Noi mutiamo fisicamente da bebè ad anziani, ma è nel mentale l'identità che rimane nonostante il corpo muti.E questa identità non può venire dal nulla e sparire nel nulla con il corpo fisico.
Quando lo stesso Kant ammette che vi sono degli apriori mentali, significa che ad esempio lo spazio e tempo mentale ci permette di relazionare le percezioni dei sensi nel mentale, la stessa logica, la stessa matematica che non sono oggetti fisici e naturali .quando diciamo che sono innati, da dove vengono? Dal DNA?E il DNA originariamente come è spiegabile? E il passaggio da natura inorganica in organica e infine nella vita come è spiegabile?
Fin quando la scienza non sarà in grado ,se mai lo sarà, di dare spiegazioni fondamentali, qualunque dubbio o domanda rimane per lo meno "un giudizio di sospensione", un epochè.

Ci sono diversi modi di interpretare il mondo .
Ad esempio se prendo Nietzsche, per quello che ho capito, lo si può fare eccome.Il vero problema è sapersi spogliare di tutti i condizionamenti e tornare fanciulli e riprendersi la vita. Che detta così sembra facile, ma è difficilissimo. Sarebbe vivi la vita e pensa alla vita felice.
Questo potrebbe essere un punto di partenza. Perché temo risulterebbero a sua volta molte contraddizioni di carattere sociale.Puoi fare uno Zarathustra, ma senza famiglia, senza vincoli, isolato e magari deriso dai tuoi stessi simili a cui invece vorresti donare una via felice di vita.
Se si entra nel sociale, ecco lo scambio economico, il valore, il possesso, la proprietà, gli istituti.......
Necessariamente bisogna fare i conti con la storia, la sua cultura che detta i modi di essere

green demetr

x PAUL

parte 1  sorry per la lunghezza, per la leggibilità se di fretta non leggere i vari  approfondimenti sotto il nome ps (post scriptum).
La seconda parte domani o nei prossimi giorni.

ai moderatori ma anche ai lettori casuali.
Mi rendo conto che forse non si capisce il legame con il discorso sull'Altro, ma essendo a mio parere questo il topic per eccellenza della filosofia contemporanea, è quasi necesario fare dei preamboli, che chiariscano le idee generali, per affrontare un tema tanto importante, e che rischia di venir banalizzato.
con fiducia nella pubblicazione grazie e scusate ancora. mi accorgerò di essere più conciso nei prossimi interventi, ma ci tengo alla completezza di questo.

"Non ho scritto chel'Essere non sia un ente, l'Essere è un ente.Alcuni filosofi utilizzano l'Essere,altri no. Chi utilizza l'Essere spesso lo compie per distinguerlo dagli enti, che sarebbero ogni "cosa", diciamo che Essere è un ente"speciale". cit Paul


"Se la vita comunque è, esiste come diveniente, dovrà pur avere un senso rispetto all'Essere:questo in fondo è Essere e Tempo di Heidegger." cit Paul

Credo che non apprezzi il fatto che in Heideger l'Essere non è l'ente.
Infatti il destino, non è quello dell'ente, che si manifesta, fenomenologicamente nel tempo, ma il suo rapporto (quello dell'ente, con l'Essere).
Pensare all'Essere come ente, è possibile, ma in quel caso staremmo parlando di un Dio, e Heideger non credeva in alcun Dio infatti, pur rendendosi conto della necessità della sua invocazione (opere Holderlin e l'intervista alla televisione pubblica tedesca, l'ultima che fece, quasi un testamento.)


PS
Come sai, e se non sai ti consiglio l'agile volumetto della Adelphi di Volpi, gli ultimi capitoli. Heideger tenta nelle sue ultime opere di far capire tramite l'"essere sbarrato", cioè proprio sbarrato tipograficamente, che l'Essere NON E' l'ente.
Questa cosa è molto difficile, me ne rendo conto, a partire dal fatto che lo stesso Volpi taccia Heideger di cadere per l'ennesima volta nella metafisica speciale, già distrutta da Nietzche.
Ma non è minimamente così, certo i continui tentativi di riscrittura forse sono un pò comici, evidentemente però Hediger ci teneva che qualcuno lo capisse.
Lo posso capire io. Non so quanti altri. (finora nessun filosofo che io abbia letto, ma ho letto poco, questo bisogna dirlo).
E di certo non serviva tutta quella attenzione sulla lingua, se una cosa non può essere detta, semplicemente la devi dare per com-presa.
Lui ci teneva, ma il risultato è stato l'esatto opposto, ossia che tanti autori compreso Calciolari che cita LeFay, ma possiamo dire anche la De Agostini, e mille altri...sono veramente tanti (anche la sua miglio studente la Harendt, l'unico che qualcosa subodorava era Husserl...e ho detto tutto! dicevo...;che pensano che la filosofia di heideger sia veramente nazista Ossia il mondo è l'ente, un riduzionismo che fa a pugni con tutti i presupposti di essere e tempo. Era l'esatto opposto!!!
L'essere non è se non in quanto è PURA ESISTENZA, è la radura al massimo, quel momento appena prima che l'ente si scopra ente...etc...appunto come dici tu esistente (ossia incontro, nella radura dell'Essere...un attimo prima)

Comunque ripartiamo pure dall'esistente come Essere. per seguire il tuo vocabolario.

"Kant prosegue il pensiero di Hume, fra un limite conoscitivo fra l'esperienza e la capacità mentale" cit paul

Si certo, ma Kant non coglie che l'essenza è l'Ente (sopratutto quello della metafisica speciale, ente in quanto esistente, non in quanto essenza, che sarebbe un dualismo cartesiano, ma almeno su questo fa distinzione ed è lì la sua grandezza).

PS
Infatti rimarrà bloccato, e si rammaricherà di non aver creato quella scienze riduzionista newtoniana, sulla indimostrabilità della "cosa in sè".
Certo qui rientra quel canone che critica Anselmo senza capire la questione del "speciale".
Ente Primo. Ossia originario. (ovviamente per me non è originario in quanto Ente primo, ma perchè accoglie l'evento dell'essere necessariamente qualcosa di ciò che viene prima.) 
Nella Bibbia sta scritto infatti Bereshit, all'inizio, ossia quando Dio si situa nel tempo. Vuol dire che prima era altro! appunto puro Essere, non mi servono nemmeno gli attributi della metafisica speciale, che comunque ripeto,  infinità, onnipresenza, eternità. Ossia tutto ciò che nega la fenomenologia che si situa nello spazio tempo, come Kant ha dimostrato.
Per me sono cose ovvie, mi sforzo di non darle per scontate, cerco di far vedere alcuni risvolti, alcune consonanze, ma di fatto l'importante è la Relazione.

"l' Importanza di Kant e lo si constata dall'utilizzo dei termini di fenomeno e trascendentale, utilizzati da Husserl e prima ancora da Hegel è in questa possibilità di unire esperienza dell'esistenza, e trascenderlo nel pensiero, nel mondo delle idee. " cit Paul

Si sono pienamente d'accordo, ma dubito che qui ci possa raggiungere qualcuno, siamo già ai piani alti dell'idealismo trascendentale. Appunto l'Idealismo tout court.


PS
Non so se puoi notare insieme a me che però il buon Kant rimanga al di qua dell'idealismo, pur avendolo inventato, paradosso, perchè per lui è importante il mondo materiale, più che quello spirituale (e la sua morale non a caso è una delle più spaventose, non a caso in reinassance proprio negli imperialisti e psichiatrizzati USA).
Non a caso bisogna ricordare che era un docente di biologia e non di filosofia.
Bisogna ricordare che era un maniaco ossessivo.
Basta leggere le sue stesse opere sulla medicina dove insiste per una dietetica, ante-nietzche (e d'altronde anche Nietzche cedeva spesso alla sua malattia, pur essendone pienamente padrone dei suoi (della "malattia", per i pochi non è malattia ma è fantasmatica...ma vabbè) meccanismi.
Anch'egli ossesionato dal suo corpo, dalle sue malattie. (gotta etc...etc...era un accozzaglia di malattie, che oggi facilmente diremmo nevrotiche).

Si tende sempre a separare l'opera dall'uomo, si sono d'accordo, ma nemmeno possiamo non notare di come la vita dell'uomo incida nella direzione del suo pensiero.
Direi che Kant era un grandissimo pensatore Nonostante Kant!!!  ;)


"A mio parere l'archè l'abbiamo perso,culturalmente ,filosoficamente.Il proseguimento storico del pensiero di Kant-Hegel-Husserl è nella linguistica, sullo strumento della relazione fra un Io e il Mondo fisico, in termini di capacità o meno del linguaggio, con i suoi segni e simboli, con la sua logica predicativa e proposizionale, di costruire significati, descrizioni, definizioni più o meno veritatitive. Le famose aporie, antinomie linguistiche che già venivano dall'antichità proseguono nella filosofia analitica del linguaggio ad es. in Russell." cit Paul

Purtroppo la questione linguistica nella sua complessità ha virato nel depensamento dell'analitica americana.

ps
Nell'anno sabbatico che mi presi, frequentando l'università, ebbi l'occasione di parlare con il professore Buozzo, al suo ultimo anno in cattedra.
Mi interessava parlare di Peirce, per verificare se avevo capito bene la questione di connotazione e denotazione. (questione che non credo risolta, purtroppo sono l'unico che possa derimerla, gli altri hanno smesso di pensare se non fosse che proprio al corso di Buozzo, capii che per capirla a fondo servivano qualità matematiche che non ho, e che dovrei costruire nel tempo...e chi c'à voglia.)
Insomma alla fine si rese conto di che tipo ero, e mi fece un breve cenno sul fatto che fu proprio Heideger a partire dalla questione linguistica, cosa che pochi sanno! infatti a parte Buozzo nessuno la tira fuori.
La sua prima opera è proprio la dismissione della linguistica a favore di una nuova scienza che lui crede possa essere all'interno della filosofia.
E che si illuderà di trovare in Husserl, salvo poi crearsene una nuova.
Sono da leggere le lettere di Husserl che vuole capire l'allievo, ma non riesce mai a farlo.
Insomma la lingua DEVE essere pensiero incarnato. Se no non ha alcun senso.
Ovviamente pur non avendo mai letto l'opera, forse in italiano manco l'anno pubblicata, ma in inglese cè-
Capii subito.
Ci lasciammo da simpatici avversari.
Uno dei pochi analitici che aveva un anima vera. una passione per la sua materia!! un bel ricordo davvero. (no il corso non lo capii ;)  )

" C'è in lui una forma "isterica"estremizzante, ma è abissale nella capacità di analisi e di saperla rendere nella scrittura, un grandissimo letterato in questo.La sua parte più "bella" è la sua umanità "fanciullesca", naturale, oserei dire innocente, in simbiosi con la natura, spoglio dei sitemi culturali che hanno appesantito e spesso negato all'uomo la sua stessa umanità,In Zarathustra alcune parti come il finale in cui il con l'aquila e il serpente , lascia i suoi ospiti, tutti uomini simbolicamente deboli, decadenti, nella sua caverna e descrive il sole come sua energia vitale, la sua gioia di vivere.
Nietzsche, leggendo alcuni suoi scritti, diciamo minori, ritene, questo è un mio parere, di non doversi porre delle riflessioni diciamo metafisiche. Lui, scrive, prende atto che esiste e l'uomo per lui è essenzialmente natura, non ama la cultura intesa come sovrastruttura che appesantisca come un fardello l'esistenza, che lo ingabbi, che lo imprigioni, rendendole "intristito e debole",si pone antimoralmente in quanto questi pongono scrupoli anche ai gesti naturali ,li condizionano." cit Paul

Paul hai compreso abbastanza il nostro. Meglio di altre volte mi pare.  :)

Ora lo riscrivo: in lui cè una forma nevrotica ossesiva (ma di tipo paranoico non isterico, infatti è Lou a mollarlo, non il contrario).
La sua grandezza è il fatto di analizzare quella stessa forma nevrotica, superandola in maniera abissale.

PS 1
Come preso dalla lotta con essa, ossia come preso dal tentativo di superare l'istinto di morte, che egli conosce per via anche fisica con continue emicranie. Egli supera la nevrosi addirittura inventando la psicanalisi, Freud non lo cita mai, ma è evidente che lo deve aver letto. Tesi di Derrida e anche del filosofo francese Onfray.
Ma lo fa abissalmente, perchè non solo ne rivela il carattere fondamentalmente metafisico, il carattere totemico arriverà a dire Freud per altre vie, quelle antropologiche.
Egli supera di slancio questo impedimento che ha nome cristianesimo, gente come Marcuse e Reich, ci arrivano per strade diverse, sociologiche.
E va oltre il totem per scoprire quel tabù che ha nome nichilismo, e che Freud chiama principio di morte, in un libretto d'oro, nella collezione cento pagine della newton compton. Una lettura di me stesso liceale.
Sempre all'università misi in difficoltà il professore di psichiatria fenomenologica, una specie di psichiatria contestuale contro la psichiatria americana monista e bio-imperialista.
Perchè nessuno parla più dell'istinto di morte?
Perchè mai nessun giovane fa queste domande? che io mi facevo già adolescente?

PS 2
La parte più bella ossia quella fanciullesca, è ahimè di nuovo uno dei sintomi della paranoia. Un illusione che possa permettere al malato di reiterare i suoi sogni di dominio.
Al fanciullo tutto si perdona.
Ovviamente nel sogno, nella realtà Nietzche è costantemente messo in scacco dalla parte femminile, che egli sogna succube, e che invece fa opposizione, come ogni cosa nella vita. Dicesi principio di realtà.

PS 3
Gli stolti che non capiscono Nietzche si fermano alla datità della sua vita mediocre, o alle sue malattie presunte. Lasciamo da perdere i cinici che lo usano in maniera ideologica. Vale a dire il 99.9% degli intellettuali.

PS 4
Io non riesco a raggiungerlo sulle vette più elevate.
Perchè dire di capire Nietzche vuol dire capire che razza di sforzo sovrumano, intellettualmente parlando, si è costretti a fare per arrivare anche solo a capire quali venti soffiano alle sue altezze.

Ps 5
Io ne capisco gli abissi, le vette, quelle meravigliose vette, temo non le raggiungerò mai.
Per esempio il commiato dagli amici nel "viandante e la sua ombra"-
Ma in generale tutto il viandante e la sua ombra...un opera sublime, non la capirò mai.
O meglio forse introiettando umano troppo umano, ormai fermo a 2 o 3 anni fa nella ottava rilettura.
Ogni volta che lo riprendo, si squarcia qualcosa, che nel frattempo si era sedimentato.
Ci vuole tempo.Molto tempo per capirlo.

Io stupisco a chi legga Nietzche una sola volta e dica, l'ho capito.

A scanso di equivoci la riflessione sull'Altro e sugli altri DEVE ripartire da Nietzche e da nessun "altro" .

La seconda parte domani o nei prossimi giorni.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

tersite

#328
---------> A mio parere l'archè l'abbiamo perso,culturalmente ,filosoficamente.Il proseguimento storico del pensiero di Kant-Hegel-Husserl è nella linguistica, sullo strumento della relazione fra un Io e il Mondo fisico, in termini di capacità o meno del linguaggio, con i suoi segni e simboli, con la sua logica predicativa e proposizionale, di costruire significati, descrizioni, definizioni più o meno veritatitive. Le famose aporie, antinomie linguistiche che già venivano dall'antichità proseguono nella filosofia analitica del linguaggio ad es. in Russell.

se lo dico io ( o cerco di farlo capire ) si irritano quasi tutti


-----> Lui, scrive, prende atto che esiste e l'uomo per lui è essenzialmente natura, non ama la cultura intesa come sovrastruttura che appesantisca come un fardello l'esistenza, che lo ingabbi, che lo imprigioni, rendendole "intristito e debole",si pone antimoralmente in quanto questi pongono scrupoli anche ai gesti naturali ,li condizionano.

Come sopra

------> La storia del pensiero umano è correlata al ,diciamo materialismo storico.
------> Sono d'accordo che una mimesi fondamentale sia la bio-politica, intesa come furto della propria esistenza da parte dei poteri umani.Quì sta la capacità di smascherare i dispositivi culturali.

Come sopra

------> La mimesi è un ente, un concetto culturale la cui radice è psicologica, religiosa, morale, che muta storicamente, è il senso di colpa, è il senso di responsabilità, che possono nascere come regolatori naturali "giusti", ma che i poteri nella storia della umanità e i mass media attuali ad esempio usano psicologicamente.

Che dire, è come se mi risparmiassi la fatica di scrivere..

----> Ecco allora che una nevrosi nata in famiglia si trasformi mimeticamente sul lavoro con il capo, nel sociale nell'ubbidineza senza sapere il perchè di questa origine cuturale.

Per questo hanno dato una risposta (ovviamente la loro..) dolce&gabbana con l'antiedipo.  In ogni caso già porre la questione è fare filosfia di quella che piace a me.

-----> La forza di Marx è la costruzione di un concetto come il materialismo storico per individuare ciò che non muta, lo sfruttamento di un uomo su un uomo, ma storicamente mimetico, trasformato dai mezzi di produzione, dalla tecnica. dallo stesso mercato ,concetto così impalpabile eppure condizionante nella vita fattuale Ma il concetto di fondo è ancora attuale più che mai.

Il vangelo secondo tersite. Incominciavo a sentirmi solo.

-----> Noi mutiamo fisicamente da bebè ad anziani, ma è nel mentale l'identità che rimane nonostante il corpo muti.E questa identità non può venire dal nulla e sparire nel nulla con il corpo fisico.

Buona la prima parte, la seconda invece fa parte quelle cose che attengono a te come persona e che nemmeno sotto tortura (metaforica) mi sognerei di obiettare.  Anche il sostenere non sono d'accordo non avrebbe senso perchè potrei solamente dirti per me no, ma non potrei dirti perchè.
Non possiamo giustificare o contestare uno all'altro il reciproco profondo sentire.  Possiamo discutere su tutto quello di cui sopra, ma su questo---> E questa identità non può venire dal nulla e sparire nel nulla con il corpo fisico<------ non possiamo discutere perchè non c'è nulla da discutere. Il tuo profondo sentire ti porta a questa conclusione, il mio profondo sentire mi porta alla conclusione opposta.  Il fatto che io avrei potuto scrivere ognuna delle frasi che hai scritto sopra è la dimostrazione che io e te abbiamo idee e impostazioni di pensiero simili, con la differenza che tu credi in questo ---> E questa identità non può venire dal nulla e sparire nel nulla con il corpo fisico<------  ed io no, e la questione finisce li, non è dirimente. Non c'è discussione perchè sarebbe sciocco discuterne, sono cose nostre.
Già a naso hai toccato i fondamenti che portano all'antiedipo...quella è filosofia, non il fatto che tu pensi non si possa sparire nel nulla ed io si. Su quei concetti si deve "filosofare" non di cosa "sentiamo" noi, a meno non decidiamo di farlo, ma diventerebbe una conversazione intima, non una chiaccherata filosofica.
Io posso dicutere, ed anzi lo discuto in toto, il concetto di "mentale" ma non nel senso di "identità che non può venire dal nulla e sparire dal nulla".
Se tu identifichi l' "identità che non può venire dal nulla e sparire dal nulla" con il "mentale" lo sottrai al mio campo di analisi.
Io invece non identifico l' "identità che non può venire dal nulla e sparire dal nulla" con il "mentale", ma la identifico con qualcosa che appartiene a te\persona\che\solo\tu\sai\cosa\sia\ (come io\persona\che\solo\ioso\cosa\sia, che è quello che fa di te quel che sei, come il mio non crederci, esattamente speculari, non io\altro ma io\io indiscutibili inquestionabili e irriducibili e poi perchè dovremmo essere riducibili....a cosa...

------> Fin quando la scienza non sarà in grado ,se mai lo sarà, di dare spiegazioni fondamentali, qualunque dubbio o domanda rimane per lo meno "un giudizio di sospensione", un epochè.

A questo punto è certo io abbia seri problemi di relazione. Quello che hai scritto è uno dei miei "cardini", forse il principale, ma se lo sostengo viene fuori il finimondo...spero se la prendano con te da ora in poi...

-----> Questo potrebbe essere un punto di partenza. Perché temo risulterebbero a sua volta molte contraddizioni di carattere sociale.Puoi fare uno Zarathustra, ma senza famiglia, senza vincoli, isolato e magari deriso dai tuoi stessi simili a cui invece vorresti donare una via felice di vita.
Se si entra nel sociale, ecco lo scambio economico, il valore, il possesso, la proprietà, gli istituti.......
Necessariamente bisogna fare i conti con la storia, la sua cultura che detta i modi di essere

abbracciare il cavallo...abbracciare il cavallo, o continuare a chiaccherare.


P.s.: siccome sono persona pigra e oziosa tieni per certo che userò esattamente le tue frasi come risposte perchè in pratica rispondono all'ottanta per cento delle obiezioni che leggo e voglio vedere..
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)

green demetr

Seconda e ultima parte per Paul


Sulla seconda parte sono assolutamente d'accordo. E quindi sono d'accordo anche con Tersite, con mia sorpresa perchè non capisco come si faccia a passare da un mondo riduzionista ad uno che di fatto contiene il ragionamento delle cose.(Ma il ragionamento delle cose come può essere contenuto nel cervello? Mistero! Cmq, forse capirò più in là.)

"C'è necessità che il ponte fra un concetto o più concetti universali, che uniscano popoli, venga proiettato nel mondo storico delle esistenze. Dobbiamo richiederci cosa ci fa veramente felici, se siano i comfort o i gesti umani" cit Paul


Se presupponiamo che l'identità sia l'io (e non lo è), certamente sarebbe un tentativo non solo possibile ma necessario.
Ma ti rimando al topic che gioco forza ho dovuto aprire. (cfr appunto sull'identità-

La cosa non è semplice anzi è infinitamente complicata dal fatto che la comunità deve sapere ciascuno per sè anzitutto quali sono i propri desideri, quali quelli fondamentali e quali quelli accessori, provvisti dalla tecnica cioè.
La comunità che non conosce la questione del desiderio, non ha alcun senso, qualsiasi narrazione proverà a fare.
E' destinata alla mimesi, alla ideologia.


"Severino....
Un conto è dire, che ha ragione logicamente e un conto è costruire una filosofia, un pensiero che sappia dare senso all'unione fra il mondo fattuale e il mondo delle idee."


Concordo, infatti formalmente è un grande filosofo, ma ha commesso un terribile errore, quello di non essersi accorto della mimesi che lo riguarda, per cui parla dell'identità, astraendola come al solito a concetto formale, ma non si rende conto che è di se stesso, del suo io che sta parlando. (e quindi è effettivamente la sua filosofia, e non la Filosofia come si ostina a dire, ovviamente preso dalle maglie della nevrosi, come tutti noi). Per cui di nuovo ti rinvio al 3d sulla identità.


"La logica dice che se un ente esiste non può "trasformarsi" in un altro ente e sparire,sono due enti separati e la regola dell'identità verrebbe contraddittoriamente asserita." cit Paul

Certamente come già detto, concordo.
Ecco per me questa pan-cosmologismo che tanto ti appassiona e ti distingue, non ha però valore rispetto agli enti che lo costituiscono. Perchè se seguiamo Severino, l'originario non esiste nemmeno, o meglio è la pazzia dell'occidente quella di essere rimasti traumatizzati. Se leggi le note che riguardano i suoi ultimi libri, capisci che ormai sta andando verso teorie naziste, nella totale idiozia dei suoi commentatori taciuta ogni critica. Egli teorizza la liberazione della potenza della Tecnica, alla fine della distruzione di qualsiasi politica, un nichilismo tale che alla fine, secondo lui, l'uomo sarà costretto ad aprire gli occhi e di fronte alla morte, che la tecnica porterà, capire di essere immortale.....Discorsi deliranti a dire poco. (e che ora che ricordo erano gli stessi in uno speciale televisivo condotta su la7 da Lerner, con un agguerrito Vattimo, unico a stagliarsi contro il Maestro. A ragione dico io).
ps.
Anche se questi scritti presi come politicamente scorretti, sono una specie di monito a qualsiasi politica ideologica (che pretenda di dominare la tecnica nel caso). E' l'etos di fondo che mi preoccupa.

Ma torniamo al tuo pan-cosmologismo, certo è così, l'archè ci dice che qualcosa di primitivo agisce in ogni cosa.
Ma ciò che intendiamo, non è il suo meccanismo originario (potrebbe anche non essere un meccanismo a dirla tutta, no?)
bensì il suo apparire, appunto la sua fenomenologia.
Non ha senso formalizzarla a livello universale. Già la fisica quantistica ha toccato il fondo conoscibile.
Esistono solo modelli, tutt'altro che universali, ma che ben spiegano le forze agenti. (ove il bene è quello strumentale della tecnica).
Ora di nuovo a livello politico, e quindi comunitario. Trovare quella funzione che regoli il mondo, diverrebbe questione della tecnica. Ma di nuovo torniamo alla critica della italian theory, che rigurda il bio-politico.
Dire che quella funzione sia universale, è esattamente quel "lavoro vi renderà liberi" che però nasconde l'ossesione cinica che porta a milioni di morti. Non esistono funzioni universali. Siamo ben lontani dal lavoro comunitario se continuiamo a pensare teologicamente così.


"Necessariamente bisogna fare i conti con la storia, la sua cultura che detta i modi di essere" cit Paul

Si non possiamo non fare i conti con questo.
Comunque per dare la direzione è proprio questo che Nietzche invece chiede di fare: uccidere la cultura, il serpente morso via dal pastore.Nello zarathustra (interpretazione di Sini).

Ora secondo Sini questo è impossibile. E' per questo che recentemente continua a sottolineare la morte della Filosofia.
Ed è per questo che anch'egli è nelle maglie della nevrosi.

Ti ripeto benchè difficile, la comunità degli amici che non sappia fare a meno della propria identità, è mera follia.
Per accogliere l'altro la mia identità deve performarsi al desiderio altrui laddove quel desiderio non sia quello originario, che mi vuole vedere morto.
Sono gli istinti di Thanatos a dover esser eliminati, cosa impossibile, e dunque si necessita di forze sublimanti, ossia agenti che ci permettano di sorpassare proprio sul proprio campo quella necessità.
Per quel che mi riguarda è abbastanza semplice scegliere la vita piuttosto che la morte. All'interno delle pulsioni annichilenti, rilanciare invece quelle desideranti la vita, anche quella del proprio nemico. (sempre Nietzche, sullo sfondo, questa volta).
Ma per farlo bisogna capire l'istinto cinico che ci porta anche solo a pensare la morte.
Un lavoro personale immenso, figuriamoci comunitario.
Solo quando il gruppo degli amici si sarà formato, saremo agli albori del comunitarismo.
Per ora rimane solo il lavoro personale, pensandolo non come ognuno di noi, ma ciascuno di noi. In ordine proprio di un movimento verso l'altro, e non verso se stessi (che è sempre un implosione)

Grazie dello scambio Paul, sempre un piacere.
Vai avanti tu che mi vien da ridere