L'INTELLIGENZA E LA STUPIDITA'

Aperto da Eutidemo, 28 Febbraio 2019, 13:39:10 PM

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Eutidemo

Prima di affrontare il tema, vorrei invitare chi mi legge a sottoporsi ad un piccolo "test"; al quale, a suo tempo, mi sono sottoposto anche io (con esiti alquanto umilianti), ed a cui, forse, vi ho già accennato in un altro mio "thread" di qualche anno fa.
Posate una stretta  "flute" da Champagne sul tavolo, e metteteci dentro un nocciolina.

Fatto ciò, cercate di impossessarvi della nocciolina e di mangiarvela:
- senza toccare il bicchiere (per rovesciarlo o altro)
- senza toccare il tavolo (per far cadere il bicchiere o simili)
- senza usare strumenti di sorta (pinze, penne ecc.).
La cosa migliore, sarebbe farlo con le mani legate dietro la schiena!
Io, dopo un po', riflettendoci, ci sono riuscito; ma, cronometrando i tempi, ho dovuto prendere atto che uno scimpanzè era riuscito a risolvere lo stesso problema, con il mio stesso metodo, ma in tempi un po' più brevi dei miei (con una provetta fissa). :'(
Ora io non so se lo scimpanzè fosse stato preventivamente addestrato a farlo, ma, leggendo il testo dell'esperimento, sembra che esso sia stato replicato -senza trucchi- con diversi animali ed in laboratori diversi da parte di diversi etologi; ed il risultato è stato sempre lo stesso, anche se alcune scimmie arrivavano prima alla soluzione, altre dopo.
Io ho fatto il test anche ad alcuni miei amici...e qualcuno di loro ha perfino dato "forfait.
Se volete, provateci anche voi (sempre che non conosciate già il test)!
Qui sotto vi riporto il LINK di uno dei video dei vari esperimenti, in cui, però, per abbreviare il filmato, è stata tagliata la parte iniziale; ed infatti, anche la scimmia ci ha messo un po' a capire come fare.
Meno tempo di me, però!
https://www.youtube.com/watch?v=Qw1WzCBZ9Kc
Per non parlare di questo Corvo, il quale, a quanto pare, conosce benissimo il "principio di Archimede", senza che nessuno glielo abbia insegnato!
https://www.youtube.com/watch?v=ZerUbHmuY04
                                        ***
Ho ritenuto utile la premessa di cui sopra, in quanto adeguata ad introdurre il tema, e, in particolare, la prima domanda: CHE COS'E' L'INTELLIGENZA, e, per inverso, la CHE COS'E' STUPIDITA'?
Bisognerebbe essere davvero "intelligenti", per rispondere ADEGUATAMENTE a una domanda del genere.
"O Muse, o alto ingegno, or m'aiutate; o mente che scrivesti ciò ch'io vidi, qui si parrà la tua nobilitate!"
Ma, visto che il mio "ingegno" è inferiore a quello di uno scimpanzè, la vedo un po' dura!:D  :D  :D
Ad ogni modo, mio "ingegno" a parte, la stessa comunità scientifica ancora non concorda universalmente su una definizione unica di cosa sia l'"INTELLIGENZA"; ed infatti, ne vengono fornite le definizioni più diverse.
A mio avviso Steven Pfeiffer ne dà la definizione più accettabile, almeno in senso generico, asserendo che INTELLIGENZA è data "dall'insieme della capacità di ragionamento, di risolvere problemi e di apprendere. E tutto ciò, a sua volta, include anche la capacità di attenzione, la memoria, l'uso e la comprensione del linguaggio, la percezione".
D'altronde, mentre secondo alcuni esiste un solo tipo di intelligenza (Freud), secondo altri ce ne sono di più "tipologie" (Aristotele); il che, secondo me, è senz'altro più condivisibile...ma allora resta da stabilire di "quali tipologie" si tratta.
Secondo le teorie più recenti, l'intelligenza è di due prevalenti "tipologie":
- una riguarda l'intelligenza cristallizzata (della verbalizzazione e della comunicazione);
- l'altra l'intelligenza fluida, che comprende il ragionamento, la memoria a breve e a lungo termine, i processi audio-visuali, la velocità nel processare le informazioni. 
A loro volta, le due categorie si suddividono in numerosi sottoinsiemi più specifici.  
Però ci sono anche diverse altre visioni, per esempio:
- la teoria dell'intelligenza multipla di Gardner; 
- il modello trittico di Sternberg; 
- ecc.
Insomma, ci sono molte correnti di pensiero e il leitmotiv che le attraversa tutte è che non esiste un modo univoco per identificarle.
Passando dalla TEORIA alla PRATICA, operativamente esistono molti test standard per la determinazione del Quoziente di Intelligenza; il più complesso ed equilibrato dei quali, secondo me, è quello per accedere al MENSA, che è un po' un MIX di tutti (Scala Wechsler, Cattell B, Culture Free e una dozzina di altri).
Poichè, nonostante il mio umiliante confronto con lo scimpanzè, il mio QI è sempre risultato abbastanza elevato, parecchi anni fa provai ad accedere al MENSA; e, in tale sede, si evidenziò un aspetto che mise in rilievo un altro aspetto problematico di tali test.
Ed infatti, ad un esame che comprendeva l'intelligenza, verbale, spaziale e matematica, essendo consentito l'uso di carta e matita, io cercai di supplire alla mia carente intelligenza matematica con la mia ben più elevata intelligenza spaziale; per fare ciò, laddove possibile, "traducevo" i quiz matematici in quiz spaziali attraverso gli assi cartesiani, e così la soluzione mi appariva "visivamente" molto più semplice. ;)
Ad esempio, alla domanda "Quale è la coppia di numeri che completa la serie 22 33 24 35 26 37 28 ?", io, matematicamente, restavo in panne; ma traslando le coppie di numeri in ascisse ed ordinate, mi risultava subito evidente che il numero che completava la serie era dato dal 3 e dal 9, cioè, 39, che proseguiva il disegno di una sorta di "trincea a denti di drago".  ;)

(l'esempio è solo paradigmatico, per farmi capire).
Utilizzando tale espediente, superai la "soglia", ma, parte degli esaminatori erano contrari, in quanto sostenevano che io avessi "barato"! :(
Io, invece, poichè era consentito l'uso di carta e matita, insistevo nel sostenere che mi era del tutto lecito supplire alla mia carente intelligenza matematica con la mia più performante intelligenza spaziale; al che uno degli esaminatori rilevò che io avevo fatto uso di un quarto tipo di intelligenza, non prevista dal test, cioè quella "strategica".
Insomma, alla fine fui bocciato a quel test, ma ho riportato l'episodio per evidenziare QUANTO SIA COMPLESSO STABILIRE IL QUOZIENTE INTELLETTIVO DI UNA PERSONA, FACENDO RIFERIMENTO A DEI TEST STANDARDIZZATI!
Ciò, anche tenendo conto del caso degli "idiot savant", i quali eccellono in un un particolare ambito, ma sono "sotto traccia" in tutti gli altri (come, ad esempio, Mozart).
Ad ogni modo, almeno in linea "generale", secondo me i test di Q.I. mantengono una loro indubbia validità, soprattutto ai fini della valutazione di una "INTELLIGENZA MEDIA BEN EQUILIBRATA", sia in termini assoluti che in termini comparativi! 
                                        ***
Ciò premesso, si pone una domanda cruciale: l'uomo sta diventando sempre più intelligente, oppure si sta progressivamente rimbecillendo, come la mia prestazione nel "test della nocciolina" lascerebbe supporre? :D
Il che implicherebbe, però, la risposta anche ad un'altra domanda: l'intelligenza è scritta nel Dna e quindi è innata,  ovvero ha una genesi esclusivamente culturale? 
Al riguardo, non c'è ancora una concordanza assoluta in ambito scientifico; ma sembra che, almeno tendenzialmente, il codice genetico individuale influisca in una percentuale variabile tra il 40 e il 60 per cento, mentre per il resto l'ambiente umano circostante svolge un ruolo fondamentale.
In ogni caso, secondo alcuni, nella società odierna non abbiamo più bisogno dell'intelligenza per sopravvivere, perciò questa si sta estinguendo; e, se ciò fosse vero, ciò spiegherebbe perchè la mia "intelligenza di sopravvivenza alimentare" sia inferiore a quella di una scimmia.
Ad affermare la cosa, è uno studio relativo al corredo genetico umano che è stato condotto dalla Stanford University e pubblicato sulla rivista scientifica Trends in Genetics; Gerald Crabtree, che ha condotto lo studio sulle modifiche avvenute, in centinaia di migliaia di anni, al patrimonio genetico e alle capacità intellettive del genere umano, è giunto alla conclusione che la stupidità, sul piano evolutivo, è il nostro inevitabile destino. :(
Il che mi ricorda il film "Idiocracy", in cui si preconizza una società basata sulla stupidità, in cui i geni migliori scompaiono per lasciare spazio a quelli più "imbecilli".
Secondo Crabtre, l'impoverimento delle capacità intellettive dell'"homo sapiens" sarebbe iniziato circa 3 mila anni fa: ma non per una questione storica o culturale, bensì semplicemente perchè, diventando la selezione naturale meno severa, la qualità del nostro cervello sarebbe progressivamente peggiorata (pur restando tutt'ora elevatissima rispetto agli altri animali). 
Comunque, molti altri studiosi non sono affatto d'accordo con le conclusioni di Crabtree, anche perché lo stesso genetista non fornisce dati certi che attestino l'effettiva maggiore stupidità dell'uomo contemporaneo; e, personalmente, penso che, semmai, il decadimento potrebbe essersi verificato solo per determinate "tipologie intellettive", legate soprattutto alla sopravvivenza alimentare, ma non certo per tutte. :)
Ritengo invece molto più preoccupante quanto risulterebbe da un'altra ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, secondo la quale la crescita costante del quoziente intellettivo, nota come "effetto Flynn", che si è registrata nel corso del precedente secolo nei paesi più sviluppati, si sarebbe fermata, e, anzi, avrebbe iniziato ad invertirsi; nello specifico, pare che gli individui nati tra il 1962 e il 1991 avrebbero perso ben 7 punti nei test d'intelligenza a partire dalla metà degli anni '70. :-\
L'analisi statistica è stata condotta su 730mila test conservati dal Ragnar Frisch Centre for Economic Research: dai dati è emerso che l'effetto Flynn ha raggiunto il suo apice per le persone nate a metà degli anni '70, ma a partire da quel momento il quoziente intellettivo non ha fatto altro che diminuire.
Il che risulta "oggettivamente" anche dai test di Q.I. fatti per accedere a determinati servizi militari; ciò ha permesso di osservare il comportamento di ben tre generazioni di uomini, ovvero quelli nati tra il 1962 e il 1991, da cui è risultata inequivocabilmente la perdita di QI di ben 7 punti.
Ma perchè accade questo?
Non mancano numerosi imbecilli (appunto), secondo i quali i nostri cieli vengono quotidianamente inondati di sostanze chimiche; esse sarebbero diffuse nell'atmosfera da numerosi aerei con lo scopo di obnubilare le nostre menti, rendendoci così sempre più passivi e meno attenti a tutte le malefatte che i famigerati poteri forti compiono proprio sotto il nostro naso.  ;D
Ed allora, perchè non supporre che si tratti dei prodomi di una invasione extraterrestre? ;D
Ed invece,  ad influire negativamente sulle prestazioni del nostro cervello (o, quantomeno, a contribuire al degrado),  sembra che sia l'inquinamento dell'aria che colpisce le grandi città di tutto il globo; lo dimostrerebbe uno studio condotto da Xi Chen della Yale School of Public Health, secondo cui i danni cerebrali causati dalle sostanze tossiche che respiriamo sono addirittura peggiori di quelli fisici. 
Secondo tale studio, i danni che l'inquinamento provoca al cervello sono stati misurati conducendo test di aritmetica e di abilità linguistica, scoprendo che hanno un impatto paragonabile alla perdita di un anno di scuola.
I test sono stati condotti su circa 20.000 persone, correlando i risultati con i livelli di biossido di azoto e biossido di zolfo presenti nell'aria; ed è risultato che, più a lungo le persone interpellate sono state esposte a questi agenti chimici, maggiori sono stati i danni cerebrali riscontrati, i quali colpiscono più le facoltà linguistiche di quelle aritmetiche e danneggiano più gli uomini delle donne (a causa delle differenze nel funzionamento del cervello).
Lo studio mi sembra serio, ma, secondo me, non si può escludere a priori l'effetto del cosiddetto "falso positivo", nel senso che le cause potrebbero essere altre; Xi Chen, però, esclude questa possibilità, sottolineando come "...lo studio ha seguito le stesse persone nel corso di 4 anni, tenendo da conto anche le variazioni nei livelli di inquinamento; per questa ragione, tutti gli altri fattori, a partire da quello genetico, sono già stati presi in considerazione". L'inquinamento, inoltre, non influisce sulle nostre capacità solo sul lungo termine, ma anche nell'immediato: danneggiando gli studenti che, per esempio, devono sostenere un esame importante nei giorni in cui i livelli di inquinamento sono più elevati...come pure sembra sia stato oggettivamente rilevato.
Concludendo, da parte mia, risultando indubbio il relativo aumento dell'imbecillità che ci circonda (e, a volte, ci pervade), ritengo però che ad essa contribuiscano anche altri fattori, quali:
- l'adulterazione alimentare; 
- l'abuso di alcool e droghe -sempre più diffuse e dannose, in quanto tagliate male-;
- i "media";
- molti "social network";
e molto altro.
Soprattutto, l'EFFETTO CONTAGIO, PERCHE', PURTROPPO, L'IMBECILLITA' E' PERICOLOSAMENTE CONTAGIOSA...ed OGGI SIAMO IN PIENA PANDEMIA! :(

Socrate78

L'intelligenza è secondo me la capacità di adattarsi all'ambiente che ci circonda, quindi anche un virus, sia pure in modo negativo e producendo danni, è però molto intelligente perché mette in atto strategie anche complesse per replicarsi in una cellula ospite e quindi riprodursi e sopravvivere, così come è intelligente una pianta che sviluppa meccanismi di sopravvivenza in un ambiente ostile e muta forma e caratteristiche per adattarsi alle varie circostanze. O è insufficiente tale mia interpretazione secondo voi?

Eutidemo

Ciao Socrate78 :)
Il tuo approccio al concetto di "intelligenza" non è affatto privo di fondamento, ed anzi, almeno secondo me, è MOLTO INTERESSANTE; ed invero, lo stesso Darwin nel libro "The power of movements of plants" osservava come le piante fossero in grado di attuare riposte "intelligenti" agli stimoli ambientali.
Questa antica intuizione, di recente, è stata rielaborata più scientificamente dal Prof. Stefano Mancuso dell'Università di Firenze e le cui scoperte hanno invogliato gruppi di ricerca in tutto il mondo ad occuparsi di una nuova branca della biologia destinata a cambiare il modo in cui osserviamo il mondo; appunto, la cosiddetta NEUROBIOLOGIA VEGETALE.
Ovviamente, come pure avevo in generale anticipato nel mio THREAD, bisogna però capire bene DI CHE TIPO DI "INTELLIGENZA" si sta parlando; perchè, in senso più o meno "metaforico", anche i COMPUTER e certi tipi di BOMBA hanno una loro particolare forma di "INTELLIGENZA".
Ma si tratta di cose MOLTO diverse tra di loro, per cui bisogna stare molto attenti a non cadere in trappole "nominalistiche" come quella del topo e del formaggio.
Per cui, pur essendo io assolutamente d'accordo che sia i virus che le piante sono in grado di elaborare risposte molto "intelligenti" all'ambiente, e di adattarsi ad esso (altrimenti si sarebbero estinti), dubito molto che saremmo in grado di giocare una partita di "bridge" con loro! ;)

Ipazia

Il test della nocciolina è legato, in ambito umano, al livello di conoscenza scientifica. Una coorte di fisici ci arriva a risolverlo prima di una coorte di letterati per banali motivi di formazione scolastica. Per gli animali è diverso. La loro scuola è procurarsi il cibo in natura. Per far ciò si ingegnano con attrezzi vari, reperibili sul posto, bastoncini, pietre, cannucce, combinati con la loro sensorialità che arriva fino agli ultrasuoni. Il che avvalora le teorie che somatizzano l'intelligenza di una specie e spiegano le attitudini istintuali (genetiche). I documentari naturalistici sono pieni degli ingegnosi ritrovati del mondo animale per sbarcare il lunario. Come nell'uomo, penso che quando un metodo innovativo ha avuto successo diventi patrimonio conoscitivo dell'animale e del suo branco.

La regressione dell'intelligenza umana potrebbe derivare dalle condizioni di standardizzazione della sopravvivenza nelle società opulente che sono poi quelle che fanno i test. Sarebbe interessante fare gli stessi test nelle favelas e nelle carceri laddove il tipo "pollo da allevamento" è meno presente e più differenziato. Più difficile farli, data la loro rarità prossima all'estinzione, nelle comunità umane che ancora vivono immerse nella - e della - natura.

Però è anche vero che pure il pollo di allevamento umano, negli ambiti di intelligenza sociale in cui è immerso, possa raggiungere livelli elevati di intelligenza mirata: penso agli agenti finanziari e ai programmatori.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#4
@Eutidemo.
Mi pare gia' un successo che ancora nessuno abbia usato il concetto di intelligenza a guisa di medaglia da mettere in modo esclusivo su petto di umano , da allevamento o meno.
Se l'intelligenza puo' degradare , a prima vista , ciò dimostra che non è un bene in se' e/o ad uso di gloria.
Evidentemente anche l'intelligenza sembra sottostare ad una legge economica di sopravvivenza.
E , stante ciò, chi dice che giocare a bridge è cosa intelligente?
A prima vista sembra tutt'altro , considerando che la vincita spesso è una nocciolina virtuale , economicamente non spendibile a quanto sembra.
Però forse l'idea che la natura investa quanto basta , e nulla di più, al fine della sopravvivenza, risolvendo uno dopo l'altro problemi che somigliano a test di intelligenza è semplicistica.
Inoltre in qualunque economia possono generarsi dei surplus e nasce il problema di cosa farne .
Un test di intelligenza , più che emulare problemi reali, somiglia più a un gioco come quello del bridge.
Non serve a niente, ma se per esso si è speso un surplus economico ( che a sua volta produce ozio e noia) , non si può escludere di poter cambiare un domani , in tempi di penuria , la nocciolina virtuale con una reale.
I matematici come ben sappiamo accettano solo noccioline virtuali , o quasi , che prima o poi si riesce però a cambiare utilmente.
Questa è una intelligenza gioiosa e giocosa che vorrei promuovere.
Come investono invece i politici il surplus economico?
Stendiamo un velo pietoso.
Nei test di intelligenza a scimmie e corvi vengono suggerite le soluzioni in fondo , mettendo loro a disposizione gli strumenti che servono.
L'uomo invece , con mani legate dietro la schiena , deve ricavare gli strumenti che il suo ozio attivo gli ha fruttato , senza ricevere alcun suggerimento d'uso.
Il risultato è che ci sorprendiamo della intelligenza "superiore" degli animali , che non è necessariamente tale , ma sicuramente sottostimata per pregiudizio.

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Citazione di: iano il 01 Marzo 2019, 14:56:37 PM
Nei test di intelligenza a scimmie e corvi vengono suggerite le soluzioni in fondo , mettendo loro a disposizione gli strumenti che servono.
L'uomo invece , con mani legate dietro la schiena , deve ricavare gli strumenti che il suo ozio attivo gli ha fruttato , senza ricevere alcun suggerimento d'uso.
Il risultato è che ci sorprendiamo della intelligenza "superiore" degli animali , che non è necessariamente tale , ma sicuramente sottostimata per pregiudizio.

Ma quelle soluzioni, come risulta dalle ricerche naturalistiche, le avevano escogitate anche senza l'intervento umano. Nel caso del corvo la successione dei test evidenzia lo sviluppo dell'intelligenza logico-spaziale dell'animale che assomiglia, nelle scelte mirate dopo vari tentativi, al decantato metodo scientifico. Anche gli animali in natura godono di un surplus che devono sfruttare "con le mani legate dietro la schiena" contando solo sulla loro intelligenza genetica e acquisita. 
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

#6
Il termine intelligenza è così polisemantico da indurre ad usare come primo criterio intelligente quello della cautela. Se il metro dovesse essere il raggiungimento dello scopo con il massimo di efficacia/efficienza sarebbe difficile ritenere più intelligente Giordano Bruno rispetto a Pablo Escobar.
In una società automatizzata saper prendere un'arachide non è un segno di intelligenza, ovvero lo è ma si tratta di una intelligenza anacronistica, che potrebbe ritornare utile in caso di ritorno ad una società tribale. L'intelligenza che dovremmo coltivare va distinta da quella istintiva e arcaica della "lotta per la pagnotta".
Il problema consiste piuttosto nella mancata sostituzione da una intelligenza basic ad una intelligenza più complessa e alla connessa incapacità da parte delle società contemporanee di ampliare il livello dell'intelligenza media. L'intelligenza resta quindi appannaggio di una minoranza in grado "di imparare ad imparare" e di "selezionare". Questi dovrebbero essere le due leggi fondamentali dell'homo sapiens contemporaneo. Mi fermo qui, per il momento.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Socrate78

Secondo me la stupidità è molto più diffusa di quanto si pensi e molte azioni che l'essere umano compie non sono affatto intelligenti, ma stupide perché non hanno un senso logico. Andrò controcorrente in maniera assoluta, ma io la vedo così, l'uomo è irrazionale quindi stupido. Ad esempio dal mio punto di vista giocare a calcio (ma anche a molti altri sport con la palla) è qualcosa di fondamentalmente stupido, poiché io non ho nessun motivo razionale per gettare quel pallone in una rete (o in un canestro), quindi il tutto si traduce in un dispendio di energia e in un maggior rischio di subire infortuni per nulla. E' anche stupido imparare una lingua straniera (peggio se una lingua morta) se essa non ti serve per il lavoro e nelle relazioni che prevedi di allacciare, poiché lo sforzo anche notevole non vale il vantaggio obiettivo, quindi sarebbe stato meglio impegnare le proprie energie mentali in un'altra disciplina più utile, più vantaggiosa per il singolo e la collettività, al di là della passione per quella lingua straniera. L'istituzione scolastica spesso mostra notevoli livelli di stupidità obbligando tutti gli studenti ad apprezzare ogni disciplina prescindendo dalle diversità individuali, quindi anche la scuola è stupida nella sua organizzazione e nelle sue regole. Come vedete, a scavare bene, la stupidità è molto più diffusa di quanto si creda e la si può trovare anche in attività apprezzate dai più.

davintro

#8
personalmente sono sempre restio a dar un peso spropositato alle misurazioni del Q.I o cose del genere, perché mi sembrano approcci derivanti da premesse teoreticamente discutibili, dal sapore pragmatistico e materialistico (non a caso, mi pare, approcci soprattutto diffusi nella cultura anglosassone, dove la tradizione filosofica è maggiormente orientante verso tali tendenze), per le quali l'intelligenza viene considerata soprattutto come facoltà da valutare sulla base di prestazioni esteriori (in questo senso trovo azzeccata l'annotazione di Jacopus sulla non identità tra intelligenza ed efficienza), misurabili quantitativamente, slegandola dalle sue fonti collocabili nella vita interiore della persona, mai totalmente studiabile sulle base delle realizzazioni osservate dall'esterno. Le facoltà intellettuali sono sempre contestuali al complesso dello sviluppo della persona comprendente i valori, le motivazioni, gli interessi soggettivi e sentimentali, e dunque la loro applicazione pratica, cioè ciò che il test valuta, è sempre condizionato da questa componente soggettiva/motivazionale: sono le nostre motivazioni, figlie della nostra sensibilità ai valori che ci spingono a impegnarci  e focalizzare le nostre energie psichiche verso la ricerca di determinati risultati, cosicché pretendere che l'intelligenza effettiva sia rappresentabile adeguatamente nell "output" esterno oggetto della valutazione del test è un atteggiamento astratto e parziale, frutto di un modello epistemologico materialista tutto impegnato a spazializzare, quantificare, cioè far coincidere l'intelligenza con le sue performance nel mondo esterno, astraendola, staccandola dall'unità, qualitativa, dell'Io, cioè l'unità del corso delle esperienze vissute, per le quali l'impegno profuso nella performance è figlio di motivazioni sentimentali pregresse, interiori, che il sistema di valutazione non è capace di considerare. Facendo un esempio stupido per chiarirmi meglio... se facendo il test del Q.I conto di informare del risultato una ragazza verso cui mi piacerebbe far colpo, avrò una spinta motivazionale in più che mi porterebbe a ottenere risultati migliori che nel caso in cui non abbia significative motivazioni affettive per impegnarmi, eppure, non avrebbe senso pensare che le mie doti intellettive siano realmente diverse nei due casi, ma solo che in uno dei due casi la volontà abbia avuto in incentivo più forte nel far passare da uno stato di latenza a uno esplicitamente attuale tali doti, che però, latenti o meno, sono comunque presenti in me.

Lou

#9
Anch'io sono orientata a considerare componenti ed elementi motivazionali, emotivi ed intuitivi alla base dello sviluppo e costituzione delle facoltà intellettive e cognitive e, diciamo, delle performance in termini "misurabili". Le intelligenze slegate da un da un "intus", forse, o banalmente, non sarebbero tali o quantomeno, incomprensibili.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Eutidemo

Citazione di: Ipazia il 01 Marzo 2019, 08:28:18 AM
Il test della nocciolina è legato, in ambito umano, al livello di conoscenza scientifica. Una coorte di fisici ci arriva a risolverlo prima di una coorte di letterati per banali motivi di formazione scolastica. Per gli animali è diverso. La loro scuola è procurarsi il cibo in natura. Per far ciò si ingegnano con attrezzi vari, reperibili sul posto, bastoncini, pietre, cannucce, combinati con la loro sensorialità che arriva fino agli ultrasuoni. Il che avvalora le teorie che somatizzano l'intelligenza di una specie e spiegano le attitudini istintuali (genetiche). I documentari naturalistici sono pieni degli ingegnosi ritrovati del mondo animale per sbarcare il lunario. Come nell'uomo, penso che quando un metodo innovativo ha avuto successo diventi patrimonio conoscitivo dell'animale e del suo branco.

La regressione dell'intelligenza umana potrebbe derivare dalle condizioni di standardizzazione della sopravvivenza nelle società opulente che sono poi quelle che fanno i test. Sarebbe interessante fare gli stessi test nelle favelas e nelle carceri laddove il tipo "pollo da allevamento" è meno presente e più differenziato. Più difficile farli, data la loro rarità prossima all'estinzione, nelle comunità umane che ancora vivono immerse nella - e della - natura.

Però è anche vero che pure il pollo di allevamento umano, negli ambiti di intelligenza sociale in cui è immerso, possa raggiungere livelli elevati di intelligenza mirata: penso agli agenti finanziari e ai programmatori.

Tutte considerazioni interessanti, e, in buona parte, condivisibili ;)

Eutidemo

Ciao Iano. :)
Personalmente, neanche io trovo che giocare a bridge sia il modo più intelligente per impiegare il proprio tempo (almeno per i miei gusti, visto che preferisco gli scacchi); però, indubbiamente, occorre un notevole livello di intelligenza per giocare a bridge.
Questo è INDUBBIO! ;)
                                      ***
Il che mette a fuoco un altro aspetto del problema; e, cioè, che si può anche essere dotati di una intelligenza superiore...ma poi utilizzarla male.
Sebbene, in effetti, può essere molto opinabile quale impiego dell'intelligenza possa essere considerato migliore di un altro. :)
In linea generale, io direi che l'utilizzo dell'intelligenza per "sopravvivere" nel miglior modo possibile, a livello individuale e collettivo, sia quello più IMPORTANTE ed ESSENZIALE; ma, una volta utilizzato il proprio cervello a tale scopo primario, ritengo che ciascuno possa utilizzarlo come meglio crede...magari anche spremendosi le meningi per partecipare a questo FORUM.
Direi che, forse, in questo la mia intelligenza è superiore a quella dello scimpanzè; il quale, dopo averla usata per riempirsi la pancia, la mette da parte ed impiega il tempo restante a spidocchiarsi. ;D
                                      ***
E'indubbiamente vero che un test di intelligenza , più che emulare problemi reali, somiglia più a un "gioco" come quello del bridge; ma è anche vero che, almeno per quanto concerne gli "animali superiori", ed in particolare l'uomo, il "gioco" svolge una funzione individuale e collettiva importantissima.
E' assolutamente FALSO, infatti, che esso non serva a niente; anche se molto dipende dal "tipo" di gioco, e, comunque, dall'evitarne l'abuso!
Ed invero, ormai tutti gli studiosi (in campo, psicologico, medico ecc.) concordano sull'importanza del "gioco" anche negli adulti, come mezzo per migliorare radicalmente:
- la salute fisica;
- la salute mentale;
- l'umore;
- le relazioni interpersonali;
- l'efficienza non ludica (lavorativa ecc).
                                      ***
Quanto all'aspetto "economico", e di come i politici investano, più o meno "intelligentemente" il surplus economico, si tratta di un argomento specifico, che esula alquanto dal tema del TOPIC; allo stesso modo, invero, si potrebbe disquisire sull''aspetto "militare", e di come i generali investano, più o meno "intelligentemente" le forze a loro disposizione per vincere -o perdere- una guerra, ovvero su altre dozzine di aspetti dell'attività umana.
                                      ***
Ad ogni modo, mi sembra molto poco perspicuo rilevare che, "...nei test di intelligenza, a scimmie e corvi vengono suggerite le soluzioni di fondo , mettendo loro a disposizione gli strumenti che servono"; ed infatti, ieri stesso, a cena, io ho sottoposto al test alcuni amici, "mettendo loro a disposizione" gli stessi strumenti a disposizione della scimmia, e, cioè nocciolina e bicchiere...eppure loro hanno faticato non poco (discutendone in gruppo) a trovare la soluzione. :D  :D  :D
Per cui, quanto a "suggerimenti", erano PARI; anzi, i miei amici erano in vantaggio, perchè lo scimpanzè ha trovato -da solo- la soluzione, mentre loro l'hanno trovata discutendone assieme!
E, in effetti, a parte una indubbia elevatissima capacità intellettiva, il vero "asso nella manica" dell'"homo sapiens" è costituito dal LINGUAGGIO; sintattico, e non solo semeiotico
Per cui condivido la tua conclusione: "Il risultato è che ci sorprendiamo della intelligenza "superiore" degli animali , che non è necessariamente tale , ma sicuramente sottostimata per pregiudizio." ;)

Eutidemo

Ciao Iacopus.
Concordo al 100%: ed infatti, il termine "intelligenza" può assumere significati tanto diversi l'uno dall'altro, da indurre ad usare come primo criterio intelligente quello della "CAUTELA". 
Io stesso, infatti, in un mio precedente intervento, avevo rilevato che l'aggettivo qualificativo "intelligente", può essere applicato tanto alle "piante", quanto alle "bombe"; ma, ovviamente, in senso molto diverso. :D
Tuttavia un "minimo comun denominatore", forse, è rintracciabile -secondo me- nel concetto di "modificabilità operativa in funzione di una specifica finalità precostituita, reagendo in modo adattativo alle variabili ambientali che ostacolano il perseguimento ottimale di tale finalità"; il che, in effetti, vale sia per le "piante" che per le "bombe" (quelle intelligenti).
Sebbene si potrebbe eccepire che, se una bomba fosse davvero "intelligente", si guarderebbe bene dall'esplodere! ;D  ;D  ;D
                                   ***
Però è anche vero, come dici tu, che, se il metro dovesse essere il raggiungimento dello scopo con il massimo di efficacia/efficienza sarebbe difficile ritenere più intelligente Giordano Bruno rispetto a Pablo Escobar; ma tutto dipende dallo scopo che si prefiggeva l'uno e si prefiggeva l'altro.
Ed infatti, mentre non c'è dubbio che Pablo Escobar fosse dotato di una "intelligenza strategica" (e tattica) ben superiore a quella di Giordano Bruno nel procurarsi denaro, non c'è neanche dubbio che Pablo Escobar sarebbe stato del tutto privo dell'"intelligenza speculativa" necessaria per scrivere "De l'infinito, universo e mondi": tutto dipende dall'obiettivo che ciascuno si prefigge, e dell'efficienza ed efficacia con cui è in grado di perseguirlo. ;)
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Poi ci sarebbe un discorso a parte per distinguere l'INTELLIGENZA, dalla mera ASTUZIA, che è una cosa alquanto diversa, in quanto in tal caso si ha un uso del raziocinio rivolto, sì, ad uno scopo, ma incapace di guardare al di là di quel singolo scopo (solitamente egoistico); e, cioè, alle conseguenze ulteriori e di più larga scala del proprio comportamento. 
Ad esempio, se un pulman si ferma, e tutti scendono per farlo ripartire a spinta, ma ciascuno si limita a far solo finta di spingere (contando sulla dabbenaggine altrui), quel pulmann non ripartirà mai, e tutti dovranno tornare a casa a piedi. ;D  ;D  ;D
Ogni riferimento al pulmann "Italia" è puramente casuale! ::)
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Per concludere, capire come prendere un'arachide in un bicchiere vuoto, senza toccare nè tavolo nè bicchiere, non è normalmente utile nè in natura nè in una società automatizzata; ma in entrambi i casi può essere utile ad affinare il cervello, per altri più utili compiti.
Certi tipi di esercizio mentale, secondo me, dovrebbero essere resi obbligatori nelle scuole primarie! ;)
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In ogni caso, anacronistica può essere una "opinione" o una "credenza", ma MAI l'"intelligenza" in sè e per sè; ed invero, non ha importanza la nocciolina (o la "pagnotta") in quanto tale,  ma il ragionamento che si riesce a fare per capire come prenderla.
Però sono perfettamente d'accordo con te, che l'intelligenza dovrebbe essere adattata all'evoluzione tecnologica. ;)

Eutidemo

Ciao Socrate78.
Non so se la "stupidità" sia molto più diffusa di quanto non si pensi; ma, sicuramente, non può essere più diffusa di quanto penso io, che me sento davvero circondato!  :(
Per non dire della "cattiveria", spesso intrinsecamente connessa alla "stupidità", che sta rendendo sempre più attuale la massima che Biante di Priene incise sulla soglia dell'Oracolo di Delfi: "Οἱ πλεῖστοι κακοί"; cioè, che la maggioranza degli uomini è "cattiva"!
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Peraltro, anche io non sono minimamente attratto dal gioco del calcio, tanto è vero che sono decenni che non guardo più una partita (anche di nazionale); però io non definerei affatto "stupido" il gioco del "football" in sè, in quanto è uno sport che richiede comunque una notevole intelligenza tattica da parte dei giocatori, e strategica da parte dell'allenatore.
Ciò che invece ritengo davvero STUPIDA, è la "TIFOSERIA"; soprattuto quando diventa CATTIVA, e, a volte, addirittura OMICIDA! >:(
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Non ritengo affatto stupido imparare una lingua straniera, anche se "morta"; soprattutto il GRECO e il LATINO, che, come diceva Umberto Eco,  "....aumentano la nostra consapevolezza della lingua".
Soprattutto il primo, poi, aiuta a sviluppare le nostre capacità:
- mnemoniche;
- logiche;
- di ragionamento.
A tal fine, invero, l'aver studiato a suo tempo la "consecutio temporum" latina,  che costituisce il meccanismo per il quale si rispetta la concordanza dei tempi tra proposizioni subordinate e principali, secondo regole di anteriorità, posteriorità e contemporaneità, a mio avviso risulta senz'altro ESSENZIALE per imparare a costruire validi ragionamenti "ipotattici"; se la si è imparata bene, un ragionamento logico scaturisce come se niente fosse, mentre invece non accade così per chi non l'ha mai studiata, traducendo Cicerone. 
Ed anche lo studio di altre lingue può risultare utile, sia per potenziare le capacità mnemoniche, sia per acquisire una maggiore elasticità mentale; questo, in conseguenza della comprensione dei diversi concetti linguistici di altre culture.
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Condivido, però, la tua osservazione circa il fatto che l'istituzione scolastica spesso mostra notevoli livelli di stupidità obbligando tutti gli studenti ad apprezzare ogni disciplina prescindendo dalle diversità individuali. ;)

tersite

-----> Ad esempio, se un pulman si ferma, e tutti scendono per farlo ripartire a spinta, ma ciascuno si limita a far solo finta di spingere (contando sulla dabbenaggine altrui), quel pulmann non ripartirà mai, e tutti dovranno tornare a casa a piedi.

Esempio che è un altro campo minato dal quale trarre conclusioni di carattere etico\morale ma unico -forse- nel quale si possa ipotizzare una possibilità di paragonare comportamenti umani a comportamenti animali, vale a dire il comportamento opportunistico.

E' certo che il pulmann non ripartirà mai se tutti non spingono ma è altrettanto certo che esisterà sempre una piccola percentuale di individui che, una volta che il pulmann si è mosso smetterà di spingere ed esisteranno sicuramente uno o più individui che non avranno mai spinto, se le condizioni tra numero degli individui partecipanti e l'investimento energetico richiesto ad ognuno lo consentono, vale a dire se ci sono abbastanza individui collaborativi su cui distribuire il proprio carico senza che questi ne risentano al punto da accorgersene.
Ci sarebbe poi ancora da stabilire quanto spinge caio e quanto spinge tizio ( sempre come percentuale riferita ai loro potenziali) però questo complica si la faccenda ma non ne modifica l'impostazione in quanto sempre di comportamento opportunistico si tratterebbe, solo meno pronunciato e continuamente modulato.

Questo è uno dei pochissimi ambiti di indagine in cui diventa possibile un accostamento tra comportamento animale e comportamento umano ma solo perché questi comportamenti opportunistici possono venire "accettabilmente quantificati" in termini di investimento energetico e numero di individui.
In ogni caso le conclusioni non saranno mai "conclusioni forti" ma saranno sempre conclusioni utili come orientamenti generali ed indirizzi di ulteriore indagine per coloro i quali investiranno la loro carriera accademica in quel campo.
Ogni definizione è artificiosa e in ciò è il suo potenziale evolutivo. (anonimo)