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L'individuo di massa

Aperto da Jacopus, 08 Gennaio 2018, 21:47:50 PM

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Jacopus

Riflettendo sul concetto storico di democrazia e' emerso in me, quasi intuitivamente il seguente percorso che vorrei condividere con voi. L'ascesa della borghesia e' stata segnata dall'affermazione dell'individuo. Il soggetto borghese idealizzato nella figura di R. Crusoe che si afferma nel mondo senza necessita' di lignaggio e nobili natali. L'individuo filosoficamente definito dal sum cogitans e' l'antagonista del potere aristocratico. Progressivamente l'affermazione individuale deve estendersi sempre piu', poiche' la liberta' e la dignita' umana proclamate come valori universali, richiedono di poter sedere alla nuova mensa della borghesia.
L'equilibrio della democrazia liberale gestita dai notabili in una situazione di perfetta isonomia si spezza. Al regolatore "individuo" subentra il regolatore "massa" che si realizzera' nel xx secolo attraverso i totalitarsmi e le democrazie di massa.
All'inizio del terzo millennio assistiamo alla fusione di individualismo e massa, che permette la nascita dell'individualismo di massa. Questo terzo regolatore politico scinde i legami solidaristici che la massa porta con se' e offre la falsa idea che tutti possiamo imporci con la nostra volonta', come se tutti potessimo traformarci in tanti Robinson Crusoe.
In questo modo si preserva il mito originario della borghesia e si disattiva contemporaneamente la minaccia proveniente dalla formazione di gruppi-massa, presumibili portatori di valori non omologabili all'interno dell'imperante turbocapitalismo.
Non e' che sia molto originale come lettura ma tant'e', ormai l'ho scritta.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve Jacopus. Mi piace il termine "turbocapitalismo". E' proprio ciò che ha creato l'"individualismo di massa", che sarebbe la modalità con cui gestire appunto gli strati medio-bassi della massa di consumatori, quelli cioè meno maturi e più influenzabili poiché giacciono a livelli di maturità appena post-adolescenziali.
L'individualismo di massa consiste nel far convinto il componente della massa di non far parte della massa.
Cioè nell'invogliarlo all'acquisto in massa di ciò che dovrebbe distinguerlo dalla massa perché viene presentato come esclusivo, elitario, prestigioso.

Nel fare ciò viene sfruttato appunto il dilemma tipico della psicologia adolescenziale.
L'adolescente si affaccia al "nocciolo duro" della vita senza (ovviamente) l'esperienza. D'altra parte il suo surplus di energie lo porta ad immergersi nel monto ed a esplorarne le possibilità.

Il suoi riferimenti sono i comportamenti del mondo intorno a lui, e tra questi egli è ovviamente portato ad imitare quelli più diffusi e più vicini a lui. Ciò, unitamente al bisogno di veder approvata la propria figura, tende a fargli sviluppare un comportamento gregario (io sono giusto se faccio come i miei coetanei........se faccio diverso non verrò capito o verrò escluso).

Il dilemma però consiste nel fatto che per il giovane, accanto alla necessità di omologarsi per venir accettato e non restare da solo, esiste un opposto impulso all'autoaffermazione. Negando la cultura passata (genitori) che va superata od addirittura demolita (il giovane è "il nuovo" per antonomasia) ma anche e soprattutto - nel quotidiano - adottando segnali che dovrebbero sottolineare la sua individuale diversità, naturalmente nel segno dell'innovazione.

E' il discorso delle mode più o meno giovanilistiche le quali nascono per distinguere chi le crea e muoiono quando, ormai massificate, non possono dire più nulla perché sono diventate semplicemente il marchio di un gregge. Intanto però si ingrassa il capitalista.

Spero di essere risultato comprensibile. Salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

sgiombo

#2
Penso che nella storia accada un succedersi (non lineare, con anche fasi di regresso) delle classi sociali al potere in una lotta fra loro nella quale ciascuna di esse passa da una fase progressista e rivoluzionaria a una fase conservatrice e poi reazionaria.

Nel caso della borghesia, la sua fase "ascendente" o progressiva, nella quale era portatrice delle istanze emancipatrici della democrazia liberale e dei diritti individuali e personali contro l' aristocrazia feudale, é da gran tempo tramontata e le sia succeduta una fase "discendente" sempre più biecamente reazionaria.

Le stesse conquiste più avanzate sul terreno della democrazia politica formale del XX°  secolo (come il suffragio universale e l' universale uguaglianza dei voti di tutti alle elezioni), nei limiti nei quali sono state realizzate, lo sono state soprattutto per la forza e la lotta della classe "ascendente" del proletariato contro una borghesia (divenuta capitalistica monopolistica transnazionale) che sempre più ha teso e tende ad opporvi la negazione e la distruzione di esse (dai fascismi, alle limitazioni dei diritti sociali e politici, come quello di sciopero o financo di espressione -vedi l' attuale vergognosa campagna contro le "fake news"- alle leggi elettorali sempre più truffaldine, oligarchiche, illiberali, antidemocratiche).

E infatti dopo la caduta del muretto di Berlino, in termini di rapporti sociali e politici, di "nocciolo sostanziale" della vita civile (rapporti di convivenza e potenzialità di sviluppo personale e realizzazione delle facoltà umane e delle aspirazioni più profonde delle popolazioni), e al di là delle caratteristiche più superficialmente visibili e meno sostanziali della vita sociale stessa (quelle che incantano chi non ha sufficiente discernimento e senso critico per vedere la sostanza oltre le apparenze), come il fatto che si viaggia in macchina e non a cavallo o che si scrive col computer e non con la penna, tutto sa tornando a prima della Rivoluzione d' Ottobre in tutto il mondo:

dominio imperialistico e neocoloniale e miseria sempre più diffusa e sempre più nera nella maggior parte del mondo,

e qui da noi fine dei diritti a (ma probabilmente ne dimentico qualcuno):

limitazione dell' orario di lavoro;

riposo festivo;

ferie;

malattia (nel senso di possibilità di curarsi a spese dello stato e non solo se si ha il patrimonio necessario e nel senso di assentarsi dal lavoro senza perderlo);

istruzione;

pensione (e vecchiaia serena e dignitosa nei limiti del possibile);

divieto del lavoro minorile (cosiddetta spudoratissimamente "buona scuola" e lavoro gratuito e obbligatorio degli studenti).

Stiamo ritornando al mondo descritto da Victor Hugo, salvo cose come tagli dei capelli, fogge dei vestiti, divertimenti e svaghi, mezzi di trasporto e di scrittura.

...Solo lo ius primae noctis non potrà essere ripristinato (ma se per assurdo fosse possibile lo sarebbe di certo!) per il semplice fatto che con l' invenzione degli anticoncezionali nessuna giunge più vergine al matrimonio.


Siamo autentici "schiavi al 100% con l' utilitaria e il telefonino ultratecnologico tuttofare (smartphone o qualche altro fantozziano megagalattiphone)" ! ! !

Avete presente i cartoni animati di quando ero ragazzo, quelli degli Antenati ("I Flintstones"), che viaggiavano su macchine e usavano radio e televisori, anche se fatti di pietra e legno, o quelli dei Pronipoti (non mi ricordo come si chiamassero) che viaggiavano su dischi volanti o lungo scale mobili e corsie scorrevoli estese a tutta la città, la terra e gli altri pianeti ma avevano ancora sempre a che fare con capufficio rompicoglioni, mutui da pagare o con figli invaghiti dell' ultimo cantante rock o che non studiavano e prendevano brutti voti a scuola?

cvc

Si, individuo e massa si sono uniti in una sintesi fuorviante (individualisno di massa). In un certo senso è lo stesso errore di Hegel che vede la realtà assoluta nella sintesi degli opposti. Ma è una realtà falsata che tradisce lo stesso Eraclito da cui proviene: realtà come armonia di opposti e non come sintesi di opposti. Nello specifico l'assolutismo dell'essere porta ad una sintesi di massa e individuo. Scevra dalla realtà in quanto l'individuo per essere tale necessità della riflessione in solitudine, laddove nell'ottica della massa non vi è alcuna utilità nrlla riflessione in solitudine nè in alcuna altra cosa che abbia a che fare con la solitudine: la solitudine è solo malattia. Questa sintesi alienante dell'individuo di massa porta anche all'eliminazione della malattia mentale. Perché laddove si individua la malattia nrll'individuo, la massa è sana. E laddove si individua la malattia nella massa, l'individuo è sano. Quindi l'individuo di massa è sempre sano, malgrado le crescenti e dilaganti oscenità virtuali e non.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

green demetr

Quando si parla di individuo di massa si dovrebbe tenere conto di Debord, e la società dello spettacolo.

Lo spauracchio costantemente agitato, da gente agitata, preda dei propri fantasmi, contro il movimento 5stelle ne dà tutta la sua portata virulenta: credere che la massa sia un soggetto politico.

E' invece il media che è un soggetto (e quindi un oggetto, in mano a qualcuno di preciso) politico.

Considerare ancora tramite le obsolete categorie marxiste la massa un soggetto, è ancora testimoniare di una chiusura, di una cultura dei baronati e degli interessi notarili, dell'elite intellettuale (autoproclamatasi tale), che per inciso hanno sempre fatto il contrario di quanto promesso. (ossia,in attesa che il soggetto si svegliasse, e cioè diventasse soggetto politico, ha sempre fatto di testa sua, e sempre per tornaconto personale, o di gruppi interni. (e la storia dura tutt'ora, in strascichi sempre più ridicoli).
Appunto ribadendo il notarilismo liberale e antidemocratico.

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Parlare poi in maniera positiva del liberalismo e additare le masse come il problema è poi veramente da uomini arroganti e miopi.(Si brancola del bujo, senza l'orizzonte del problema dell'Altro).
Si addita il problema quando il problema è nel dito di chi lo addita, e cioè nella sua cecità di fondo.
Non vede lo sfondo, non vede il contesto. O meglio lo vede e lo sa benissimo, e proprio per questo lo difende nella sola maniera capace di difenderlo, e cioè attaccando. (a testa bassa senza ragione, senza logos).
Vai avanti tu che mi vien da ridere