L'evoluzionismo darwiniano è scientificamente attendibile?

Aperto da Socrate78, 03 Maggio 2018, 14:42:39 PM

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Jacopus

Due obiezioni per i critici del paradigma scientifico darwiniano.
Diamo per attendibile e "scientificamente provata" la scoperta di una lunga serie di specie animali e botaniche che si sono estinte, dai dinosauri alle tigri dai denti a sciabola. Se non vi fosse un fattore evolutivo e tutto fosse già stato predeterminato nel momento "X" dovremmo concludere che ci troviamo di fronte ad un processo di progressiva estinzione di tutte le specie animali. E' come se si trattasse di un patrimonio originariamente pieno che si deteriora di era in era, al punto tale che prima o poi, "uno solo resterà".
Si tratta evidentemente di una descrizione iperbolica e del tutto priva di realtà, visto che, agli stadi biologici più semplici, batteri e virus, si formano continuamente nuove specie, con nuove combinazioni di codice genetico.
Ebbene una caratteristica delle teorie scientifiche è quella di spiegare in modo attendibile e possibilmente elegante un evento osservabile, o un processo, o un oggetto fisico e la teoria dell'evoluzione di Darwin funziona da questo punto di vista.
E' vero che c'è una certa convenzionalità in tutto questo, poichè anche il mio codice genetico differisce, anche se in misura minima, da quella degli altri homo sapiens. Abbiamo in comune circa il 99% del codice genetico, il rimanente uno per cento serve a differenziarci in termini di altezza, colore degli occhi, predisposizione alle malattie, resistenza agli agenti patogeni e così via. Quindi potrei tranquillamente anche dichiarare di far parte di una diversa specie animale: l'homo jacopiensis.
In secondo luogo criticare il modello darwininiano senza proporne uno alternativo mi sembra piuttosto insensato. Se non c'è una teoria alternativa, fondata su ipotesi più o meno fondate, provare a demolire la teoria di Darwin è un puro esercizio sterile e retorico.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Donalduck

Angelo Cannata:
CitazioneSe ci riflettiamo criticamente, l'idea stessa di fine, in qualunque modo venga usata, è solo una finta di comodo che sembra funzionare per interpretare certi meccanismi; in realtà ciò che possiamo individuare sono solo meccanismi e ancora meccanismi; nessuna finalizzazione è dimostrabile, ma solo meccanismi.
Questa frase per me è un esempio di come a furia di giocare le parole slegate da qualunque dato esperienziale direttamente percepito o razionalmente inferito si arrivi a un tuttofabrodo in cui non c'è differenza tra tutto e il contrario di tutto, perdendo il contatto con qualunque tipo di realtà e compromettendo qualunque possibilità di discussione "oggettiva" (ossia basata su rappresentazioni condivise dalla realtà o di suoi aspetti).

Mettere in dubbio radicalmente il concetto di finalità non ha senso. La finalità la conosciamo direttamente, senza intermediazioni: si manifesta direttamente alla coscienza quando compiamo azioni dirette a un fine. Non dobbiamo mai dimenticare che le idee che ci scambiamo sono tutte fondate su una adesione volontaria a significati e procedure di pensiero convenzionali, anche se non arbitrarie. Nessuno potra mai dimostrare che 2+2=4 a un soggetto che non riconosce certi aspetti della realtà che consideriamo di per sé evidenti. Qualunque dimostrazione ha valore e senso solo sulla base di convenzioni di base, che vengono condivise e accettate perché ognuno le percepisce come evidenti. E l'evidenza non appartiene alla logica ma alla percezione. Se non pecepisco l'evidenza di una dimostrazione, questa non avrà alcuna presa su di me. Se per me l'esistenza della finalità non è evidente, nessuno potrà mai dimostrarmela, così come l'esistenza dei pensieri o dei sentimenti, o addirittura di qualunque oggetto del mondo esterno e del mondo esterno stesso.

Ma la mancata adesione alle evidenze fondamentali come la finalità renderebbe impossibile la vita stessa o nel migliore dei casi porterebbe a qualche forma grave di psicosi. Se eliminiamo la finalità il concetto di responsabilità va a farsi un tuffo nel nulla insieme a quello di progetto. In breve quasi ogni cosa su cui si basa la nostra esistenza e la nostra vita sociale perde ogni senso e alla destrutturazione della realtà non segue alcuna ristrutturazione, retrocedendo in un caos del quale non vedo proprio l'utilità e il senso.
Francamente non capisco da dove nasca il vezzo di tuffarsi nell'astrattezza totale e farsi domande secondo me prive di ogni senso come: esiste la finalità? esiste il tempo? esiste il libero arbitrio? esiste la coscienza? esiste l'individuo? o addirittura: esiste la realtà? (senza peraltro mai chiarire cosa si vuole intendere con "esiste" - nella discussione "Essere, esistenza, realtà" ho avuto modo di constatare ancora una volta come questa questione venga sistematicamente e fermamente elusa).
Non vorrei offendere nessuno, ma per chiarire come la penso non posso fare a meno di dire che per me si tratta di semplici masturbazioni mentali, prive di ogni possibilità di avere non solo qualunque conseguenza pratica, ma anche qualunque possibile esito razionale. Si resta confinati nel recinto del puro arbitrio, del puro gioco verbale privo di ogni conseguenza nel dominio dei significati.

Quindi se escludiamo queste attività ludiche fine a sé stesse, conosciute anche come "discussioni sul sesso degli angeli", il ragionamento è abbastanza semplice: conosciamo quelli che chiami meccanismi, ossia sistemi dinamici organizzati. Ora tutto il processo che chiamiamo conoscenza si basa sul chiedersi come funzionano questi meccanismi e da cosa traggono origine e trovare delle risposte. In sostanza nell'individuare le relazioni tra i fenomeni. Quindi il vedere i meccanismi è il punto di partenza e non di arrivo, come invece sembra essere nella tua concezione. Tra queste relazioni, assumono particolare importanza, ai fini della conoscenza, le relazioni di causa-effetto e tra cui compare la categoria di causa finale caratterizzata dalla presenza di un progetto che anticipa attraverso una rappresentazione simbolica - in modo più o meno preciso - la conformazione dell'effetto - ossia l'obiettivo, il fine - prima che questo venga in esistenza. E la somiglianza dell'obiettivo al progetto è il criterio di misura del raggiunimento dell'obiettivo stesso.

CitazioneIl fatto che le doti che favoriscono la sopravvivenza favoriscano la sopravvivenza non dimostra una finalità, ma semplicemente un meccanismo: in natura si fanno strada i meccanismi che favoriscono quel certo tipo di strada.
La finalità è data dal fatto che il sistema in questione (ad esempio l'essere vivente) è dotato di tutta una serie di meccanismi che sono coordinati, sinergici, che collaborano tutti al raggiungimento di certe funzioni, di certi macromeccanismi di interazione, ossia di relazione. La finalità sta tutta in questo assemblaggio di elementi e azioni che non hanno un evidente obiettivo presi singolarmente, ma che attuando una collaborazione (che secondo me è la prova evidente della natura intelligente di questi sistemi) sono fortemente ed evidentemente adatte al raggiungimento di precisi obiettivi (ad esempio assumere energia tramite l'alimentazione e la digestone). La mia critica al darwinismo si basa sulla totale insensatezza e gratuità (nessuna base razionale o empirica a sostegno) della tesi che tale tendenza sinergica e collaborativa, così peculiarmente caratteristica dell'intelligenza e della sua capacità di pianificare e assemblare, si sia formata per mutazioni casuali e selezione e non per un preciso disegno, per una natura intelligente e finalistica (da non intendere in senso assoluto, come nient'altro, del resto, a mio parere) dell'esistenza in generale (perfino questa intesa in senso assoluto perde ogni significato). Per me l'unica conclusione possibile (che non significa la "Verità", né qualcosa di definitivo, ma qualcosa di almeno ragionevole) è che intelligenza e progettazione sono elementi fondanti di quella che chiamiamo realtà e non c'è alcun bisogno di inventare assurde teorie per spiegarne la formazione a partire da forze cieche che con tutta evidenza non hanno nessun potere di causare ordine e sinergia, men che mai al livello altamente complesso in cui lo riscontriamo negli esseri viventi. Come ha poco senso cercare di trovare l'"origine ultima" (idea già di per sé insensata in qualunque contesto) delle cosiddette forze o interazioni fondamentali della fisica. Ci sono e basta, come l'intelligenza e la coscienza ci sono e basta, senza che altro sia "a fondamento" di esse. Almeno per quanto ne sappiamo attualmente.

CitazioneSecondo la mentalità che pensa di individuare finalizzazioni, bisognerebbe concludere che anche i computer dimostrano di possedere in sé una finalizzazione alla sopravvivenza, tant'è vero che sulle scrivanie si vedono soltanto computers dotati di quelle qualità che ne favoriscono lo stare in scrivania. Si dovrebbe concludere che certi messaggi che circolano su internet, le cosiddette "Catene di sant'Antonio" (del tipo: manda questo messaggio a tutti i tuoi amici e sarai baciato dalla fortuna), possiedono in sé una finalità a riprodursi e diffondersi, visto che di fatto possiedono in sé quelle qualità che ne favoriscono la riproduzione e la diffusione.
Certamente anche i computer e qualunque opera tecnologica umana sono finalizzati, proprio perché sono stati costruiti per fini ben precisi e contengono in sé, nalla propria struttura e nel proprio funzionamento, questa finalità. Idem per le catene di Sant'Antonio, che sono state concepite con finalità ben precise, tra cui quella di diffondersi.

Donalduck

baylham:
CitazioneComprendo che si respinga l'evoluzionismo darwiniano, che non si accettino le spiegazioni date, ma le contestazioni poste in questo forum rivelano una scarsa conoscenza della teoria che si respinge. Almeno un testo divulgativo, come "L'orologio cieco" di Dawkins, andrebbe letto per capire il significato e il ruolo del caso in biologia e per evitare di riproporre in continuazione la deformante rappresentazione dell'evoluzione darwiniana basata sul puro caso, una sciocchezza madornale. 
Il libro di Monod tratta del caso e della necessità, dell'invarianza del codice genetico e della sua varianza, come Darwin tratta del caso e della selezione naturale. In breve non c'è il solo caso, c'è anche la selezione. Selezione significa che il sistema non vivente e vivente nel suo complesso, l'ambiente, sceglie, ha delle preferenze, prende delle direzioni, si determina.
Non poteva mancare quello che, dall'alto della sua superiore conoscenza e intelligenza, riscontra che la teoria darwiniana viene criticata perché non è stata compresa. Questa baggianata l'ho sentita centinaia di volte e sempre, puntualmente a sproposito. Se avessi letto quello che ho scritto forse ti saresti reso conto di quanto è fuori luogo la tua osservazione.
Nessuno è così stupido da non capire quell'elementare quanto rozzo e direi ridicolo ragionamento che fa della combinazione caso+selezione il motore dell'evoluzione, ossia ciò che avrebbe determinato la trasformazione graduale di un organismo unicellulare a organismi altamente complessi e finalizzati (teleonomici, secondo la nomenclatura di Monod) e alla straordinaria varietà di forme di vita esistenti. Senza contare che resta ancora prima da spiegare come si arriva a quell'organismo unicellulare a partire dalla materia bruta. Checché mistifichino molti, troppi scienziati e non, non esiste non solo la minima prova, ma neppure nessun valido indizio che sia solo vagamente possibile che dall'interazione di forze cieche possa nascere un ordine altamente organizzato come quello degli esseri viventi. E sfido chiunque a fornire anche solo validi indizi (a meno che non si consideri tale l'osservazione che in certi contesti si assiste a un'aggregazione "spontanea" - ossia dichiarata tale - di molecole o di cellule, con salti logici da stivali delle sette leghe)
E' solo il sopravvivere di un irrealistico realismo materialista che porta a concepire simili assurdità

Donalduck

Jacopus:
CitazioneEbbene una caratteristica delle teorie scientifiche è quella di spiegare in modo attendibile e possibilmente elegante un evento osservabile, o un processo, o un oggetto fisico e la teoria dell'evoluzione di Darwin funziona da questo punto di vista.
No, non funziona affatto, si limita a postulare, senza l'ombra di una spiegazione, che da mutazioni casuali, non finalizzate, possano nascere ordine, sinergia, finalità, che una serie di eventi slegati tra loro possano combinarsi in perfetto accordo per formare sistemi altamete organizzati con funzioni coordinate e finalizzate. Tutta la costruzione basata sull'opera della selezione è priva di qualunque senso se non si dimostra questa possibilità. E la teoria darwiniana (ma prima ancora le teorie abiogenetiche, secondo cui la vita sorgerebbe "spontaneamente" dalla materia in base alle leggi conosciute, senza altri "fattori X") questa possibilità la postula non la dimostra. Una cosa impossibile non accardrà mai, possono passare miliardi di miliardi di anni, ma questo non farà accadere cose impossibili. E il passaggio da disordinato a ordinato, da cieco a finalizzato, da incosciente a cosciente, col solo intervento delle leggi fisiche conosciute non è in alcun modo né dimostrato, né in alcun modo plausibile. E' solo una fantasia priva del benché minimo riscontro.

baylham

#94
A Donalduck

è evidente che le nostre posizioni sono inconciliabili sull'evoluzionismo darwiniano.

Vorrei farti questa semplice domanda: hai letto "L'orologiaio cieco" di Dawkins?

(Ti chiedo espressamente di questo libro perché lo considero una esposizione divulgativa di buon livello del neodarwinismo)

Jacopus

#95
Se l'evoluzionismo darwiniano si limitasse a postulare non sarebbe adottato dalla totalità delle università scientifiche come parte di materie di studio. Postulare è tipico della filosofia e della religione non della scienza. La scienza può anche postulare ma poi deve anche dimostrare empiricamente e le sue dimostrazioni devono essere accettate dalla comunità scientifica di riferimento. 
Al momento la teoria evoluzionistica darwiniana è la migliore risposta per comprendere come si evolve la vita sul pianeta terra. La teoria darwiniana non da una risposta rispetto a chi ha progettato tutto ciò, ovvero se c'è una divinità a fondamento di tutto ciò, né da una risposta su come dall'inorganico si sia passati all'organico. L'evoluzionismo tende a spiegare, con ottimi argomenti, come le forme di vita sul pianeta terra evolvano e si modifichino. E' una evoluzione che riguarda in ogni momento le forme di vita più elementari come i virus. Altrimenti semplicemente non prenderesti il raffreddore tutti gli anni. Le forme di vita più complesse invece evolvono nel corso dei secoli e dei secoli dei secoli, anche nell'ordine di milioni di anni. E' per questo che non ce ne accorgiamo, ed è per questo che ci sembra inverosimile che da un batterio sia scaturito un uomo. Immagina la distanza che ci separa dalle prime forme di vita sulla terra. Accadde tre miliardi e mezzo di anni fa: la storia dell'umanità dalle civiltà sumeriche ad oggi, corrisponde allo 0,00000017 per cento di quel tempo.
Un esempio fra i tanti:  nel ns codice genetico è ancora presente il comando per farci crescere la coda, solo che è stato reso inattivo proprio dall'evoluzione della specie homo sapiens. Se non ti basta come prova te ne posso elencare altre. Ma penso che sia un gioco sterile. Tu resterai della tua idea, che però è una idea antiscientifica.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Donalduck

baylham:
Citazionehai letto "L'orologiaio cieco" di Dawkins?
No, non l'ho letto, ma tu che l'avrai letto e capito, suppongo, non avrai difficoltà ad esporre qualcosa di almeno vagamente simile non dico a una prova, ma a un'argomentazione che possa far ritenere plausibile la teoria dell'evoluzione della vita guidata da caso+selezione.

Donalduck

Jacopus:
CitazioneSe l'evoluzionismo darwiniano si limitasse a postulare non sarebbe adottato dalla totalità delle università scientifiche come parte di materie di studio. Postulare è tipico della filosofia e della religione non della scienza. La scienza può anche postulare ma poi deve anche dimostrare empiricamente e le sue dimostrazioni devono essere accettate dalla comunità scientifica di riferimento.
Come dire: se Berlusconi non fosse una persona onesta e dedita al bene comune non sarebbe mai stato votato da milioni di elettori.
Quello che affermo è che la teoria neodarwiniana non è scientifica, non è neppure una teoria, ma solo una fantasia non sostenuta da alcun serio argomento razionale, e neppure da dati empirici, e, ripeto, sfido chiunque a dimostrare il contrario, ma con veri argomenti, non dicendo: se non fosse attendibile non sarebbe accettata dalla comunità scientifica, che NON è un argomento.
Il fatto che abbia goduto e goda di tanto credito lo spiego con motivazioni extrascientifiche e in parte  extrarazionali: la reazione contro il dogmatismo religioso e le sue interferenze con la ricerca scientifica, posizioni ideologiche materialiste e rozzamente positiviste, accordo con le tendenze sociali alla competizione, al conflitto e all'affermazione della legge del più forte, la radicata illusione che la scienza possa e debba spiegare tutto, il tutto col collante del conformismo e dell'accettazione acritica sempre assai più diffusi, anche all'interno della comunità scientifica, del pensiero libero, critico e autonomo.

CitazioneL'evoluzionismo tende a spiegare, con ottimi argomenti, come le forme di vita sul pianeta terra evolvano e si modifichino. E' una evoluzione che riguarda in ogni momento le forme di vita più elementari come i virus. Altrimenti semplicemente non prenderesti il raffreddore tutti gli anni.
Nessuno nega le mutazioni genetiche, che sono evidenti, e che hanno un ruolo adattivo, in particolare nelle forme di vita meno complesse e all'interno della stessa specie.
Ma è privo di ogni fondamento razionale supporre che questo meccanismo facilmente osservabile e dimostrabile sia qualcosa che genera cambiamenti radicali come quelli esistenti tra specie diverse. E l'idea che il semplice passare del tempo possa rendere impossibile quello che appare, ed è fino a prova (non illazione) contraria, impossibile, è un'idea irrazionale. Lo ripeto per l'ennesima volta, certo che per l'ennesima volta ignorerai questo argomento fondamentale: prima di affermare che qualcosa è accaduto bisogna dimostrare che sia possibile , e la teoria darwiniana con tutte le sue derivazioni, non ha mai fornito nessuan prova, non dico della giustezza della teoria, ma della semplice possibilità che corrisponda a realtà. E la possibilità di un accadimento si mostra non semplicemente affermando che è possibile, ma descrivendo (nello specifico) ogni passaggio che porta dalla forma A alla forma B, col solo intervento delle leggi fisiche conosciute. Non fantasticando che , in un modo o nell'altro, muta oggi, muta domani, miracolosamente singole cellule si accordano tra loro (a loro stessa insaputa) per formare aggregazioni altamente complesse e organizzate, dotate di finalità e, almeno nelle forme più evolute, di evidente intelligenza e coscienza, senza che entri in gioco nient'altro che le leggi fisiche conosciute . E prima ancora che molecole prive di vita si aggregano e si organizzano (sempre per caso) per formare la cellula.
La trasformazione da acqua in ghiaccio o da acqua a idrogeno e ossigeno sono esempi di fenomeni spiegati in tutti i loro aspetti e passaggi sulla base di leggi conosciute e confermate dall'esperienza, sostenuti da vere teorie e veri dati empirici. La trasformazione, invece, da materia inerte a organismo vivente e quella da cellula a organismo complesso o da un organismo complesso a un altro sono scatole nere che solo una fede cieca può scambiare per fenomeni spiegati dalle teorie della biologia.

Carlo Pierini

DONALDUCK
Nessuno nega le mutazioni genetiche, che sono evidenti, e che hanno un ruolo adattivo, in particolare nelle forme di vita meno complesse e all'interno della stessa specie.


CARLO
Certo, ma non è affatto evidente che si tratti di mutazioni CASUALI. Anzi, l'esistenza, da una parte, di stasi evolutive di centinaia di milioni di anni e, dall'altra, di speciazioni improvvise e di adattamenti biologici che avvengono nell'arco delle decine di anni, contraddicono frontalmente l'ipotesi della casualità delle mutazioni. Vedi: P. DE ROSA nel suo libro: "E se Darwin si fosse sbagliato?" (paragrafo 6.7):

https://3.bp.blogspot.com/-RJPvI99jeJw/V8HvO3DhTMI/AAAAAAAAAhw/59G2FRmQ8IcEr-jzE3t75Rg81dJOfFgnwCLcB/s1600/Mente-corpo%2B1.jpg

https://2.bp.blogspot.com/-Xw9DHspZIPI/V8HvZij8ydI/AAAAAAAAAh0/zqImeSISSD81mAC0CYbBq5JlIau_Bo66QCLcB/s1600/Mente-corpo%2B2.png

Jacopus

#99
Riprendo il discorso sull'onda dell'ultimo intervento di Donald Duck. Il paragone con Berlusconi non mi è chiaro. Berlusconi sarebbe l'assioma, gli elettori l'esperimento e la bontà la dimostrazione?
Quello che volevo dire è che il metodo scientifico deve dimostrare ciò che afferma a differenza della religione e rispetto all'evoluzionismo ti ho citato in questo stesso post molte prove, che probabilmente rimuovi.
Ne aggiungo altre a caso: in città, dove le temperature medie sono più alte è stato osservato che alcuni tipi di chiocciole, per adattarsi al calore, hanno mutato il loro esoscheletro da marrone a giallo, per riflettere il calore.
Arathi Sesadhri, ricercatore, ha scoperto che i semi del tarassaco che vive in città si è modificato: il paracadute del seme è diventato meno efficiente per far cadere prima il seme, visti gli spazi ristretti dei parchi urbani.
Cosmacini, in storia della medicina, cita la presenza della talassemia minor nelle popolazioni mediterranee come una modifica genetica, non del tutto coerente per i rischi connessi, al fine di ridurre il rischio di contrarre la malaria, rispetto alla quale i microcitemici (talassemia minor) sono più resistenti.
Nelle popolazioni tibetane si è appurata la maggior percentuale di dna proveniente dall'homo denisovii, per via della sua efficienza a vivere in ambienti con poco ossigeno.
A proposito della presenza degli ominini, quale altra teoria può spiegare meglio l'apparire e scomparire di decine se non centinaia di primati superiori, che hanno convissuto e interagito con l'homo sapiens, primo fra tutti l'uomo di Neanderthal?
Esistono i reperti fossili di queste specie liberamente consultabili, che ci dimostrano le affinità e le differenze con la nostra specie.
Le prove sono talmente tante che, nonostante i tentativi di molte fondazioni plurimiliardiarie, il sistema scolastico dell'Occidente continua a ritenerlo il modello verificato dell'evoluzione biologica e fitologica.
Il problema consiste nella ns incapacità a considerare l'immane quantità di tempo per produrre mutazioni significative e coerenti con i mutamenti ambientali in specie complesse. La vita sulla terra è nata 4 miliardi di anni fa grazie agli essere procarioti. Gli eucarioti, che si strutturano attraverso specializzazioni cellulari sono arrivati solo 2 miliardi di anni dopo. Immaginate la lunghezza di 1000 anni e moltiplicatela per 4 milioni di volte quel tempo, l'unico che riusciamo a immaginarci in modo convenzionale. Oppure provate a ripetere 1000 anni per 4 milioni di volte.

L'evoluzionismo fornisce delle risposte corrette sulle dinamiche evolutive e non va neppure dimenticato che l'evoluzionismo si é sviluppato esso stesso dai tempi di Darwin, cosí come ogni campo del sapere (tranne il marxismo probabilmente). Altro discorso è quello relativo a come è nata la prima particella vivente, generandosi dal mondo minerale. Vi sono molte ipotesi in merito ma l'evoluzionismo non si è mai pronunciato in modo definitivo sull'argomento, proprio in virtù del metodo scientifico: non ci sono dimostrazioni sufficienti a favore dell'una o dell'altra teoria.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

everlost

Certo la scienza non è ancora riuscita a spiegare l'origine della vita e perché nascano organismi complessi da semplici cellule, può soltanto descrivere come ciò avvenga in base a osservazioni, misurazioni e calcoli matematici, usando gli strumenti a sua disposizione.
Però gli odierni telescopi e microscopi, anche se sembrano potentissimi, non vedono tutto ciò che esiste nel macro e nel microcosmo.
Il (neo)darwinismo non pretende tanto, è solo una teoria, ancor oggi valida, che spiega l'evoluzione e l'origine delle specie sulla terra; oggi lo fa meglio che ai tempi di Darwin, dopo gli studi di Mendel sull'ereditarietà e grazie alle attuali conoscenze genetiche.
Eppure molti lo contestano.
Ho l'impressione però che molti discutano questa teoria senza conoscerne le basi, immaginando che l'evoluzione sia prodotta dall'uso di certi organi o addirittura dal volerli avere, quindi si domandano cose del tipo : "Se avere i piedi palmati è vantaggioso in acqua, perché nessun uomo li ha ? Eppure l'umanità ha sempre nuotato". Oppure si chiedono come sia possibile per un enorme minaccioso tirannosauro trasformarsi in un delizioso canarino, e lo trovano ovviamente ridicolo, da vignetta satirica.
Domande simili nascono dall'ignoranza dei meccanismi evolutivi e genetici, il che all'epoca di Darwin era normale, oggi però – dopo la scoperta del DNA, con l'istruzione estesa fino a sedici anni e per certi fino a venticinque ed oltre – molto, molto meno.
Ma è un discorso che riguarda un po' tutte le scienze naturali, trattate da sempre come cenerentole rispetto alle sorelle altolocate del sapere umanistico.
I motivi della contestazione sono anche altri: uno lo fai notare tu Jacopus, ossia per capire il darwinismo bisogna ragionare in termini di eoni, miliardi, milioni di anni, mentre la nostra memoria è così corta che facciamo già fatica a ricordare che volto avevano i nostri bisnonni...
Una specie non si forma all'improvviso, richiede moltissimo tempo per differenziarsi. Per vedere una tigre trasformarsi in un docile gattone bianco a pois neri, non basterebbe tutta la storia umana. E non è detto che succeda. Può darsi che ci siano attualmente molti animali che si stanno 'speciando', solo che non ce ne accorgiamo perché le differenze sono poco evidenti e si possono ancora riprodurre con i propri simili. Poi per un certo tempo resteranno interspecifici, ossia potranno ancora incrociarsi e generare ibridi, anche se nasceranno sterili oppure deboli. Col tempo, rimanendo sempre distanti e separati, perderanno questa possibilità per via delle rispettive mutazioni, diventando specie incompatibili.

Comunque credo sia una teoria inaccettabile, sgradevole per coloro che trovano sminuente essere strettamente imparentati con gli scimpanzé e perfino, alla lontana, con i bacherozzi.
Molti religiosi poi hanno necessità di credere in un grandioso patto fra Dio e l'umanità, proprio come narra la Bibbia.
Tutto ciò viene messo in forte discussione dall'evoluzionismo e dalla selezione naturale.

In verità il darwinismo non esclude l'esistenza della creazione, solo la rende un po' meno probabile, un po' meno necessaria.

Analogo ragionamento lo fa S. Hawking : non è indispensabile supporre l'esistenza di un creatore esterno al tempo e allo spazio che accenda la scintilla del Big Bang (secondo lui è assurdo), però chi ci vuole credere faccia pure...
Be', ma chi vorrebbe credere in qualcosa di manifestamente assurdo e inutile? Ben pochi, a parte Tertulliano. Gli altri preferiscono credere in qualcosa che abbia senso e fondamento, ed ecco perché si lotta ancora tanto fra evoluzionisti e creazionisti, con tutte le tesi e le posizioni intermedie.
L'evoluzione potrebbe essere voluta dall'Onnipotente, ma infine uno si chiede: perché impiegare miliardi di anni fra estinzioni di massa, cataclismi e diluvi quando si può creare tutto in un istante, già bell'e fatto, e senza gravi perdite?
La risposta naturalmente c'è.
Qualcuno l'ha scritto qui mesi fa, credo Iano e Baylham.
Le mutazioni, purché piccole e graduali, sono necessarie a sostenere la vita sulla terra, mentre degli esseri immutabili non sarebbero in grado di reggere a lungo in un ambiente soggetto a continue modifiche (anche l'ambiente si evolve).
La prova ce l'abbiamo sotto gli occhi: quando i cambiamenti per cause climatiche o antropiche sono troppo repentini e devastanti, certe specie si estinguono non avendo il tempo di adattarsi.

Perciò il fatto che esista la selezione naturale non smentisce l'intervento progettuale divino, esclude se mai il fissismo.
Tra l'altro, curiosamente, la Bibbia non dice in nessun punto che Dio abbia creato le piante e gli animali immutabili. Anzi...pensando alla punizione del serpente, si capisce che prima del peccato non strisciava! E i carnivori non esistevano, almeno là nell'Eden, c'erano solo erbivori e fruttivori.
Quindi non so su cosa si fondano certe assunzioni dei creazionisti.

Carlo Pierini

#101
Citazione di: everlost il 19 Novembre 2018, 00:50:07 AM...
I motivi della contestazione sono anche altri: uno lo fai notare tu Jacopus, ossia per capire il darwinismo bisogna ragionare in termini di eoni, miliardi, milioni di anni, mentre la nostra memoria è così corta che facciamo già fatica a ricordare che volto avevano i nostri bisnonni...
Una specie non si forma all'improvviso, richiede moltissimo tempo per differenziarsi. Per vedere una tigre trasformarsi in un docile gattone bianco a pois neri, non basterebbe tutta la storia umana. E non è detto che succeda. Può darsi che ci siano attualmente molti animali che si stanno 'speciando', solo che non ce ne accorgiamo perché le differenze sono poco evidenti e si possono ancora riprodurre con i propri simili. Poi per un certo tempo resteranno interspecifici, ossia potranno ancora incrociarsi e generare ibridi, anche se nasceranno sterili oppure deboli. Col tempo, rimanendo sempre distanti e separati, perderanno questa possibilità per via delle rispettive mutazioni, diventando specie incompatibili.
...

CARLO
Sei rimasto all'evoluzionismo ingenuo e puramente ipotetico (privo di supporti osservativi) di Darwin.

Da una presentazione del libro di Gould-Eldredge: "L'equilibrio punteggiato"

"Proposto all'inizio degli anni Settanta del XX secolo da Stephen Jay Gould e da Niles Eldredge in un celebre articolo (Punctuated Equilibria. An Alternative to Phyletic Gradualism), il concetto di equilibrio punteggiato [lunghi periodi di stasi evolutiva "punteggiati" da speciazioni improvvise] ha segnato una svolta decisiva negli studi dedicati all'evoluzione delle specie. Tra gli scienziati era in quegli anni predominante l'immagine del processo evolutivo come una progressione graduale e cumulativa di caratteri, un meccanismo di lento e inesorabile avanzamento. La documentazione fossile, allora in rapida crescita, sembrava però non confermare questa ipotesi; il dato empirico ricavabile dalle analisi sul campo dipingeva un quadro differente, formato da lunghi periodi di stasi, che potevano durare milioni di anni, intervallati da bruschi e rapidi eventi di speciazione, ovvero i processi biologici ed ecologici "punteggiati" che portano alla formazione di nuove specie. La scoperta di Gould ed Eldredge riuscì a spiegare la mancanza di reperti fossili che documentassero il passaggio necessariamente graduale tra una specie e l'altra, e a riavvicinare in questo modo i dati effettivi della paleontologia alla teoria dell'evoluzione".

CARLO
Si tratta di una teoria che mette in crisi uno dei due pilastri del darwinismo - la casualità delle mutazioni biologiche - e rende marginale e poco significativo l'altro pilastro: la selezione naturale.
Del resto la tesi della casualità delle mutazioni come motore dell'evoluzione delle specie, non solo non è stata mai provata, ma è altresì infalsificabile (Popper), pertanto dovrebbe essere considerata non-scientifica. Se ciò non accade è solo per una questione di indottrinamento ideologico degli scienziati monisti-materialisti che continuano a vedere nel darwinismo un cavallo di battaglia storico contro il gretto e dogmatico creazionismo religioso.

Scrive Gould:

"In base al modello della speciazione a equilibri punteggiati, le tendenze all'interno delle diverse linee evolutive si manifestano attraverso episodi, che si vanno continuamente accumulando, di SPECIAZIONE ISTANTANEA alla scala dei tempi geologici, ANZICHÉ TRAMITE UN GRADUALE CAMBIAMENTO ALL'INTERNO DI POPOLAZIONI CONTINUE si tratta di un processo che assomiglia più al salire i GRADINI DI UNA SCALA che non al far rotolare una palla all'insù lungo un piano inclinato".  [S. J. GOULD: L'evoluzione della vita sulla Terra - pg. 7]

Il neuroscienziato J. Eccles ribadisce:

"Nella teoria di Darwin, le mutazioni genetiche servivano come materiale puro per la selezione, la quale controllava essenzialmente la direzione dell'evoluzione. Nella teoria degli equilibri punteggiati, invece, le modificazioni saltazionali [cioè relative al "salto" di specie, ndr] avvengono PRIMA di un qualsiasi controllo selettivo; questo controllo agisce quindi su NUOVE SPECIE già pienamente costituite. L'ONTOGENESI PRECEDE la selezione. Gli organismi, cioè: <<...influenzano il loro stesso destino con meccanismi interessanti e complessi. Dobbiamo ricollocare al suo posto il concetto di organismo nella biologia evoluzionistica >> (Gould, 1982, p. 144)". [J. C. ECCLES: Evoluzione del cervello e creazione dell'io - pg. 31]

Ma torniamo all'ONTOGENESI. Cos'è?  In poche parole, è quel processo di trasformazione dell'uovo che culmina nel pulcino (replica della specie); processo che è INTERAMENTE codificato nei minimi dettagli nel DNA dell'uovo e che quindi è pienamente compatibile col paradigma materialista-determinista-darwiniano.
Ma se applichiamo lo stesso concetto alla speciazione, cioè al passaggio da una specie *già esistente* ad una nuova specie *mai esistita prima*, il discorso si fa davvero interessante, perché alla "riorganizzazione genetica" (Gould & Eldredge) del vecchio DNA che precede questo passaggio improvviso al nuovo DNA si deve attribuire una sorta di conoscenza della meta, di pre-visione della nuova struttura (che non è, ovviamente, codificata nel vecchio DNA), proprio come succede nei processi creativi-inventivi-finalisti della nostra mente quando inventiamo qualcosa di nuovo e lo disegniamo come progetto PRIMA ANCORA di averlo realizzato.

E non credo sia casuale il fatto che Jung riconosca agli archetipi psichici (inconsci) questa stessa proprietà di pre-conoscenza della meta di un processo di trasformazione-evoluzione psico-spirituale:

"L'archetipo determina il modo e il decorso della configurazione con un'apparente prescienza o "nel possesso a priori del fine" che viene circoscritto dal processo di convergenza in un centro".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.226]

Allora la domanda sorge spontanea: non sarà, forse, che il concetto di archetipo e quello di DNA siano sovrapponibili? In altre parole, non sarà che il DNA rappresenta l'espressione biologica di un archetipo?

Una cosa è comunque certa: se non ci sono prove che i processi bio-chimici presentino aspetti finalistici (teleologici), non ci sono dubbi sul fatto che il comportamento umano - e, in misura decrescente a ritroso sulla scala evolutiva, anche quello di moltissime altre specie animali - sia caratterizzato proprio dal regime finalistico di molte delle loro attività. Per cui nessuno può escludere che il finalismo, pur non essendo una proprietà della materia biologica, sia però una proprietà della mente, che la mente possa interagire con la materia biologica, ...e che dunque le cosiddette "mutazioni" non siano delle trasformazioni del tutto casuali, ma che siano invece influenzate in qualche modo dalla dimensione mentale (e non parlo, naturalmente, di volontà cosciente).

Questa mia ipotesi si chiama: evoluzionismo archetipico junghiano-pieriniano!  :)

P.S.:
A proposito dell'inattendibilità della tesi casualista di Darwin, si legga questo breve brano tratto dal libro di Pellegrino De Rosa ("E se Darwin si fosse sbagliato?") sulla lucertola Podarcis Sicula (paragrafo 6.7):

https://3.bp.blogspot.com/-RJPvI99jeJw/V8HvO3DhTMI/AAAAAAAAAhw/59G2FRmQ8IcEr-jzE3t75Rg81dJOfFgnwCLcB/s1600/Mente-corpo%2B1.jpg

https://2.bp.blogspot.com/-Xw9DHspZIPI/V8HvZij8ydI/AAAAAAAAAh0/zqImeSISSD81mAC0CYbBq5JlIau_Bo66QCLcB/s1600/Mente-corpo%2B2.png

sgiombo

Ma per favore!

Evitiamo di far rigirare nella tomba il compianto Stephen Jay Gould e di denigrare Niels Eldredge, entrambi serissimi biologi evoluzionisti darwiniani particolarmente conseguenti (molto più di Dawkins, Wilson e compagnia "bella"; si fa per dire); che per la cronaca non significa "pedissequi ripetitori", anche degli aspetti deboli delle sue teorie, ma casomai "critici sviluppatori".

In merito alla questione non entro, restando fedele al proposito di non perdere tempo con i negatori della scienza biologica (per lo stesso motivo per cui ignoro la discussione sui "terrapiattisti"); ma la reputazione di Gould e di Eldredge non potevo non difenderla!

Mi aspetto le solite ridicole accuse di dogmatismo alle quali non risponderò perché non le leggerò nemmeno.

Carlo Pierini

#103
Citazione di: sgiombo il 14 Dicembre 2018, 08:51:18 AM
Ma per favore!

Evitiamo di far rigirare nella tomba il compianto Stephen Jay Gould e di denigrare Niels Eldredge, entrambi serissimi biologi evoluzionisti darwiniani particolarmente conseguenti (molto più di Dawkins, Wilson e compagnia "bella"; si fa per dire); che per la cronaca non significa "pedissequi ripetitori", anche degli aspetti deboli delle sue teorie, ma casomai "critici sviluppatori".

In merito alla questione non entro, restando fedele al proposito di non perdere tempo con i negatori della scienza biologica (per lo stesso motivo per cui ignoro la discussione sui "terrapiattisti"); ma la reputazione di Gould e di Eldredge non potevo non difenderla!

Mi aspetto le solite ridicole accuse di dogmatismo alle quali non risponderò perché non le leggerò nemmeno.

CARLO
Contestare l'ipotesi del casualismo darwiniano e della gradualità progressiva delle mutazioni non significa né negare la scienza biologica né porsi su un piano argomentativo comparabile con quelli - davvero ignobili - dei "terrapiattisti" e dei creazionisti cattolici, ma significa semplicemente il contrario, cioè, distinguere delle ipotesi prive di fondamento da affermazioni scientifiche suffragate da solide osservazioni oggettive.
Infatti, sono sempre più numerosi i biologi che si discostano dalle ipotesi darwinianiane. Per esempio:

"Volendo spiegare l'origine dei viventi con la casualità, dobbiamo considerare equiprobabili tutti gli eventi elementari. Poiché la formazione di una singola molecola proteica ha una probabilità quasi nulla, risulta come sia impossibile la sua costituzione  pur in un arco di tempo corrispondente all'età dell'Universo. Da ciò deriva come la formazione dei viventi, anche i più semplici, sia da ritenere impossibile nell'ambito del solo schema dei fenomeni ENTROPICI casuali (raggi X, raggi cosmici, infrarossi e ultravioletti, oppure "errori di trascrizione" nel processo di duplicazione del DNA).
In conclusione, sulla base della teoria di Darwin [...] dovremmo osservare un aumento del grado di omogeneità dei viventi, invece del gran numero di processi di differenziazione che constatiamo guardando la natura intorno a noi. Tale difficoltà può essere superata ricorrendo all'introduzione dei fenomeni SINTROPICI accanto a quelli entropici.
Non solo nello sviluppo di un singolo vivente, ma anche nello sviluppo della Vita si osserva una differenziazione sempre più grande, mediante variazioni che NON SONO CASUALI, ma orientate finalisticamente verso forme sempre più armoniche e complesse. Tale argomentare consente la risoluzione del problema relativo all'origine delle specie fornendo inoltre una conferma che i fenomeni della vita sono essenzialmente di tipo sintropico, in perfetto accordo con i dati geologici e paleontologici. Si spiega inoltre, in modo estremamente semplice, il fenomeno della variazione delle forme viventi e la ragione perché queste esistono, anche se la loro probabilità è pressoché nulla partendo da ipotesi di tipo entropico. Luigi Fantappiè sostiene che la coordinazione verso certi fini non deriva più dalla selezione naturale, che opera nelle forme più differenti conservando solo le più armoniche, ma è governata dal principio di finalità, che regola i fenomeni sintropici. Con tale asserzione non si vuole escludere l'azione della selezione naturale, ma sottolineare come la sua influenza per la evoluzione sia in effetti marginale, anche perché la selezione può agire solo a partire da forme pre-esistenti. [...]
Per concludere si può asserire che la formazione di specie sempre più differenziate non è prodotta da cause esterne, ma è mossa dai fini successivi, in coerenza con quanto richiesto dai principi base dei fenomeni SINTROPICI".  [Giuseppe e Salvatore ARCIDIACONO: Entropia, sintropia, informazione - pg. 67]

"Le mutazioni ENTROPICHE, come accettato comunemente, sono mutazioni di scarsa entità e producono alterazioni casuali nella struttura del materiale ereditario. Se si tratta di alterazioni negative saranno "regressive" o anche letali e si trasferiscono in una teratologia marginale che non può nuocere alla grande stabilità della specie. Le mutazioni di questo tipo rappresentano proprio il disordine legato al fatale aumento dell'entropia. Le mutazioni SINTROPICHE, invece, sono "spontanee", determinate da requisiti interni, logici e strutturali. Sono endogene e non casuali ed involvono una modificazione stabile e diretta del DNA. [...] Tali mutazioni possono assumere una grande ampiezza e sono in grado di riaggiustare armonicamente l'intero programma che caratterizza un certo organismo.
Le mutazioni NEUTRALI mantengono le condizioni iniziali e possono essere identificate con l'equilibrio di Hardy-Weinberg. Un esempio lo si può trovare nelle alterazioni prodotte nella struttura del citocroma c. Accettando l'esistenza delle "mutazioni sintropiche" si riesce a spiegare il motivo per cui l'evoluzione non consista in un processo graduale e lento, ma in un processo che avviene PER SALTI, mediante bruschi passaggi da una forma verso un'altra".   [Giuseppe e Salvatore ARCIDIACONO: Entropia, sintropia, informazione - pg. 67]

viator

Salve Carlo. Non capisco dove dovrebbe approdare la tua insistenza su armonia e finalismo.

L'armonia (da me definibile come "flusso di eventi od informazioni provenienti dall'esterno che si mostrano in sintonia con i preesistenti nostri contenuti interiori) di un processo può da noi venir valutata solo a posteriori, nel senso che troveremo armonico solo ciò che riproduce quanto già si è verificato, è stato da noi sperimentato, trovato piacevole od utile, memorizzato come tale ed infine riconosciuto all'interno della sua attuale reiterazione che stiamo appunto riconoscendo.

Quindi la rassicurante armonia verrà da noi risonosciuta non in ciò che cambia, si evolve, ma solo in ciò che ci fornisce la conferma della invariante persistenza di ciò che apprezziamo.
Per quanto poi riguarda il finalismo, simili considerazione secondo me valgono ^2, (al quadrato) poichè l'esistenza di un fine, relativamente a processi che sfuggono alla nostra volontà, non è in alcun modo  affermabile sino a che esso non si concreti. Quindi sempre a posteriori.

Se l'evoluzione o qualsiasi altro processo raggiunge il proprio fine-scopo, significherà quindi che esso cessa. Quindi scopo dell'evoluzione sarebbe il suo cessare. Nel caso del mondo nel suo assieme, scopo del mondo = fine del mondo.

Spero di non star sbagliando come mio solito. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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