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L'assoluto.

Aperto da viator, 25 Dicembre 2018, 17:29:52 PM

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viator

Salve. Qualcuno dei più assidui di voi mi troverà ripetitivo. Il tema l'ho già svolto – mai estesamente – in altri interventi.

Il fatto è che personalmente non concepisco come si possa discutere di concetti astratti (e la filosofia è basata sull'astrazione, non sulla valutazione ed il commento di fatti concreti) senza chiarirsi o veder chiarito il significato della radice del tutto, cioè di quella cosa di cui ciascuno di noi può tranquillamente fare a meno pur agognandola. Naturalmente il chiarimento può essere espressione di un punto di vista del tutto balzano, quale potrebbe essere il mio.

Non importa quanto se ne sia consapevoli, ma credo proprio che ciò che più amiamo sia l'assoluto e ciò che più temiamo sia la morte.

Si tratta dei due "misteri" estremi con i quali siamo chiamati a confrontarci (non tutti rispondono al richiamo : le persone più impegnate a rendere "produttiva" la propria esistenza hanno generalmente – o credono di avere – ben altro da fare).

Credo comunque che i due misteri siano uno solo.

L'assoluto, a livello esistenziale individuale, si incarna nella cosiddetta "ricerca della felicità", cioè della condizione di completa (assoluta) soddisfazione. E' questo il richiamo concreto dell'assoluto.

E' curioso come difficilmente venga compreso – o meglio ancora che compreso, sentito – che la perfetta felicità, essendo la condizione in cui tutti i desideri risultano soddisfatti, non può che consistere nella cessazione, eliminazione, mancanza di ogni desiderio.

E che tale condizione è raggiungibile in un unico modo : morendo.

L'unica felicità assoluta è nella morte per cui noi, inseguendo la prima, corriamo verso la seconda cioè verso ciò da cui, se consapevoli, vorremmo fuggire.
E' questa una conclusione non necessariamente tetra per colui che conosce cosa la felicità veramente sia e quindi non la cerca, accontentandosi invece di ciò che trova lungo la strada che conduce comunque ad essa.

Abbandonando per ora l'interpretazione esistenziale dell'assoluto, proviamo adesso a cercare di definirlo in chiave di logica razionale:

Assoluto. Definizione : "Ciò che contiene senza essere contenuto da altro".
Realtà sostanziale convenzionale : l'insieme di tutto ciò che esiste.

Occorrerà un poco di pazienza nell'aggirarsi in quanto segue, applicando, se lo si vuole, un minimo di concentrazione non tanto per la complessità dell'argomento (al contrario, la difficoltà consiste nell'essenzialità di esso e nell'ovvietà delle sue conclusioni !) quanto per le inevitabili ripetizioni degli stessi vocaboli e concetti.

Nel linguaggio corrente la parola "assoluto" si trova spesso usata come aggettivo : "assoluta povertà", "assoluto silenzio", eccetera, oppure come avverbio ("assolutamente"), per indicare la misura estrema di una qualche manifestazione. Infine ne viene usata anche la forma plurale.
Anche se io stesso potrei trovarmi ad usarla in questi modi, essa è invece solamente un sostantivo rigorosamente singolare.
Con dei sinonimi : "tutto", "Dio" e qualche altro ancora. Tra cui il verbo essere.

La definizione datane sopra sembra comunque sottintendere che l'assoluto, contenendo, risulti per questo in relazione con i propri contenuti. Quindi relativo !
Non è così poiché noi tendiamo a farci trarre in inganno dalle parole (queste sì tutte relative poiché una qualsiasi di esse può venir definita solo impiegandone altre !).

L'assoluto non è in relazione con i propri contenuti perché non è influenzato da alcuno di essi. Infatti se prendiamo l'insieme composto da tutto ciò che esiste e riduciamo od aumentiamo il numero dei suoi contenuti, ne variamo l'ordine, la posizione o la natura, ecco che esso sempre e comunque rispetterà la definizione datane sopra e consisterà nell'assoluto.
Il quale può risultare composto da una sola, da una molteplicità o da un'infinità di cose.

Matrice e contenitore di tutte le quantità e di tutte le qualità.

L'assoluto sembra sì generato dai propri contenuti, ma ancora ciò non significa che sia in relazione con uno o più di essi; Ciò che lo genera è la completa totalità dei suoi contenuti, che semplicemente coincide con l'assoluto stesso (non è la parola "contenuti" che lo genera; è la parola "totalità"). Quindi esso si autogenera o, se preferito, si "autostabilisce".


Relativo : Definizione : "Ciò che è contenuto ed a sua volta contiene".
Realtà sostanziale convenzionale : ciò che è influenzato od influenzabile da altro.

Questa seconda definizione può suscitare perplessità ma mi risulta difficile rinunciarvi, dovendo diversamente ricorrere ai concetti di "relazione" o di "rapporto" che sarebbe però improprio usare perché tautologici, cioè essi risulterebbero troppo chiaramente consistere proprio in ciò che si vorrebbe definire.
D'altra parte essa risulta avere forma congrua rispetto a quella dell'assoluto.

Abbiamo quindi un "Tutto" assoluto che contiene. Contiene le sue parti, relative.
Relative perché esse sono in relazione tra loro (sempre si influenzano reciprocamente). Ma anche perché ciascuna contiene altre parti in quanto nessuna separata entità (o parte) è risolvibile sino alla propria essenza.
La ricerca dell'essenza di qualcosa consiste nell'indagare da quali ulteriori entità più elementari essa è composta. Si tratta del ben noto procedimento analitico.
Il problema è che – man mano che si proceda nell'analisi – tutto ciò che di più elementare, essenziale si trova risulterà inesorabilmente in relazione con ciò da cui lo stiamo ricavando !
Quindi continueremo a trovare ulteriori componenti relativi di ciò che a sua volta si è mostrato relativo. In questo senso il relativo ne contiene sempre degli altri.

A questo punto però noi potremmo anche impadronirci del tutto, giocando (?) a dichiarare di aver finalmente scoperto la verità assoluta. Essa recita così (attribuita ad A. Einstein) :

" Tutto è relativo "

Obiezione di un passante : se tutto è relativo, anche tale frase è relativa !
Replica mia : la forma elegante ma troppo lapidaria di tale enunciato va così spiegata : "Ciascuna cosa è relativa, ma l'insieme di tutte le cose è assoluto".
Passante: anche questa è una frase, appena un po' più lunga; è quindi una delle cose che in essa vengono definite come relative".
Replica: certamente la frase è relativa, ma io non mi sono mai sognato di darla per assoluta ! Non ho proposto la frase assoluta, ma la verità assoluta !
Passante: ti sei spostato dal sensibile (la frase come espressione grafica o sonora) cercando di agganciarti all'insensibile (il concetto astratto di verità) volendo vanamente sfuggire a quella stessa logica che vorresti affermare. Anche i concetti sono "cose", enti parziali quindi relativi.
Replica: ma bravo ! Quindi secondo te anche il concetto di assoluto sarebbe relativo ?
Passante: credo proprio di sì.
Replica: hai perfettamente ragione; anche il concetto di assoluto è relativo, ma solo in quanto concetto. L'assoluto come entità non lo è. Comunque, cercando di darmi torto, sei riuscito solamente a dimostrare che ho ragione almeno al cinquanta per cento: stai continuamente ribadendo che tutto è relativo, inclusi tutti gli argomenti che stai usando contro la mia tesi.
Passante: chiudiamola così, pari e patta : tutto è relativo ma l'assoluto non esiste.
Replica: vedi, "assoluto" significa semplicemente "(tutto) ciò che è". Se vuoi, possiamo eliminare questa fastidiosa parola. Vorrà dire che, tolto l'assoluto, resterà solamente ciò che è relativo. Il cui completo insieme si chiamerà........

Tutto dipende dal significato di "esistere = essere". Come ho già accennato, il problema che rende vana ogni discussione è nel significato di tale verbo.

Noi troviamo che le cose "sono", "esistono", intendendo che esse "sono in noi", esistono per noi in quanto sperimentabili o concepibili dalla nostra mente, ma dimentichiamo che alcune (o tutte?) le cose potrebbero avere una propria realtà (essenza) completamente estranea alle nostre capacità di sensazione, di descrizione e di comprensione.

Le frasi usabili per esprimere il concetto di assoluto sono relative; anche la parola "assoluto" lo è ed il concetto stesso, pure; ma l'essenza dell'assoluto non lo è.

Quindi esso non è definibile come una "cosa" che esista (per noi); esso " E' " senza tuttavia risultare qualcosa di conoscibile nella sua intierezza. E naturalmente proprio nell'affermare ciò sembra che venga da noi riconosciuto.
Non è così : l'assoluto può unicamente venir menzionato come concetto ma non conosciuto quale realtà poiché noi possiamo spiegarci ciò che fa parte di qualcos'altro, ma non possiamo farlo per ciò che appunto " E' " senza far parte di qualcosa di ancora più grande di sé.

L'assoluto è un concetto (aspetto formale) relativo ma un'entità (caratteristica sostanziale) .... assoluta.
Il problema sono le parole che non possono definire il "non relativo inesprimibile", ma non per questo possono negarne l'esistenza. Non è possibile penetrare con strumenti razionali ciò che è fuori e sopra la ragione e, al limite, l'ha generata.
Forse solo il perfetto silenzio, incluso ovviamente quello nostro, può manifestarlo.

L'assoluto per me esiste, è singolare, inesprimibile, include tutto (ovviamente anche ciò che èumano, ma noi siamo la parte inclusa nel tutto, di cui non possiamo capacitarci pur facendoneparte) e soprattutto nessuno può ergersi a suo interprete o portavoce.
Mentre l'assoluto ci si pone per sintesi di tutte le cose, anche l'analisi (infinita) di esse sembra convergere verso una loro essenza comune ma comunque irraggiungibile. Dovrebbe essere semplicemente lo stesso assoluto dal quale siamo partiti.

Suggerisco di tener sempre presente una visione perfettamente circolare del mondo.

Secondo i ragionamenti precedenti risulterebbe verificata la coincidenza tra "assoluto" e "tutto". Essa viene confermata anche dalla considerazione che sicuramente non può esistere una pluralità di assoluti.
Infatti se così fosse dovremmo poter concepire un insieme (come dovremmo chiamarlo ?) costituito da tali assoluti, i quali risulterebbero quindi in relazione tra loro. Decadrebbe la loro singola assolutezza che verrebbe trasmessa all'insieme – appunto unico – che li contiene.
Se l'assoluto è totalizzante, unico, esso quindi nuovamente coincide con il concetto di "un tutto unico" (= l'insieme di tutte le cose).
Che tale concetto sia a suo volta singolare (anche se quotidianamente usato in senso relativo, cioè di "tutto ciò che..." o "tutti quelli che...") non appare necessario spiegarlo e comunque varrebbe il medesimo percorso precedente. Auguroni per tutti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

#1
L'Assoluto appartiene al club esclusivo dei paroloni metafisici che richiedono un bagno nella realtà per acquistare significato. Il compito della filosofia della prassi è appunto questo. Galileianamente non resta che affidarsi alla natura per trovare i fondamenti (naturali) di questo significato (umano). Altrove ho posto l'assoluto nella non calcolabilità del valore vita umana, perchè individua in maniera assoluta un vivente nell'intervallo tra la sua nascita e la sua morte.

In natura l'assoluto si presenta in almeno un paio di parametri: velocità della luce (c) e 0 K (zero assoluto di temperatura). Esso ha una sua magnitudo che trova i suoi limiti nel nostro sapere. Oggi questa magnitudo assoluta va dal bigbang alle particelle subatomiche. Il bigbang vale anche in termini temporali perchè l'assoluto c, nella sua limitatezza, ci conserva la memoria nell'immagine, ugualmente lontanissima nel tempo e nello spazio (che einsteinianamente in ciò coincidono), dei più remoti e antichi corpi celesti misurabili dalla nostra tecnologia. La limitatezza di c pone un'altra questione: l'assoluto reale è limitato, non infinito. Il che fa piacere perchè significa che è pure conoscibile. L'infinito compare solo come induzione della più deduttiva delle nostre epistemi, la matematica. La quale, realisticamente, lo definisce come limite (lim) delle sue funzioni trascendentali. Come trascendentale è la nostra capacità di fantasticarci sopra.
.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

0xdeadbeef

Citazione di: viator il 25 Dicembre 2018, 17:29:52 PM

Assoluto. Definizione : "Ciò che contiene senza essere contenuto da altro".
Realtà sostanziale convenzionale : l'insieme di tutto ciò che esiste.



Ciao Viator
Perdonami, ma chi dice che la definizione di "assoluto" è: "ciò che contiene senza essere contenuto da altro"?
Per me la defizione migliore resta quella etimologica: "sciolto da"; "indipendente"; "incondizionato".
La tua definizione mi sembra più appropriata per definire il "tutto", non l'assoluto.
saluti

viator

Salve Ipazia. Sai, io sono sempre stato turbato da "c". Un valore assoluto espresso in unità di misura relative.
Dovrò dedicarci un poco (credo anzi, un tanto) di riflessione. Quale potrebbe essere la relazione tra spazio, tempo (dimensioni che considero del tutto ascientifiche ed unicamente psichiche) e la loro subrelazione con la velocità che permette la loro convertibilità ?

E poi 0°K. Che rappresenta non un assoluto, ma il suo contrario, il nulla energetico che noi appunto invece chiamiamo "zero assoluto" e cioè mancanza sia di assolutezza che di relatività.

Ma quanto riusciamo ad essere incoerenti anche ai massimi livelli della logica scientifica !

Sì. devo pensarci. Ma potrebbe scaturirne solo del silenzio. Mica possiamo arrivare a tutto. Mica io sono di quelli che arrivano ad inventarsi delle balle pur di non ammettere la propria impotenza. Salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

c puoi esprimerlo in qualsiasi unità di misura, oppure non esprimerlo per nulla, sempre assoluto, nella sua insuperabilità, rimane. 0 K è l'irraggiungibile nirvana ove perfino Eraclito incontra la pace. Un assoluto negativo rimane pur sempre un assoluto. L'incoerenza della logica scientifica va di pari passo con l'incoerenza della natura che ha la brutta abitudine di non sottomettersi ai principi metafisici, ma rispetta solo le metafisiche che ad essa si adeguano. Costruendoci eventualmente sopra, non dietro o sotto. Cosa di cui la scienza tiene educatamente conto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: viator il 26 Dicembre 2018, 21:22:26 PM

Ma quanto riusciamo ad essere incoerenti anche ai massimi livelli della logica scientifica !


Mica tanto. Nel raccontarci l'universo inventiamo grandezze che ci permettono di descriverlo e unità di misura che ci permettono di misurarlo.

Anche essere, divenire, sostanza sono pure invenzioni umane che diventano spazio, tempo, massa nella speculazione scientifica. Alla quale va tutta la mia simpatia perchè con quelle fantasie ha reso abitabile l'universo antropologico, con qualche grado di confortevolezza in più rispetto all'universo ereditato dalla natura. Senza negare gli acciacchi connessi, ma, come si dice nello show system: è il bello della diretta.

Salutoni
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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