La Complementarità: l'archetipo più diffuso nella storia della cultura.

Aperto da Carlo Pierini, 29 Giugno 2018, 15:30:50 PM

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Carlo Pierini

"Il termine "simbolo" deriva dal greco symbállo, "metto insieme", e designa in origine le due metà complementari di un oggetto che, spezzato, può essere ricomposto avvicinandole". [Enciclopedia di Filosofia Garzanti - pg. 1056]

"La forma religiosa del simbolo corrisponde quindi esattamente all'originaria natura di esso, che consiste nell'essere scissione dell'unità e ricostituzione di essa dalla dualità". [H. G. GADAMER: Verità e metodo 1° -pg.106]

"ll dualismo religioso e filosofico ha avuto una lunga storia in Asia quanto in Europa (...). Dall'inizio del secolo, tuttavia, il dualismo come altri problemi ad esso connessi quali la polarità, l'antagonismo e la complementarietà, sono stati avvicinati in una nuova prospettiva e siamo ancora attratti verso i risultati di queste ricerche, in particolare alle ipotesi che hanno suscitato". [M. ELIADE: La nostalgia delle origini - pg.145]

"Durante il primo quarto del secolo, grazie alla crescente conoscenza delle istituzioni sociali e politiche tradizionali, gli studiosi furono impressionati e imbarazzati dal numero considerevole di organizzazioni sociali di tipo binario e dalle molteplici forme di dualità". [M. ELIADE: La nostalgia delle origini - pg. 145-146]

"Per gli strutturalisti, le polarità, le opposizioni e gli antagonismi non hanno un'origine sociale, né possono essere spiegati con gli avvenimenti storici. Piuttosto, essi sono espressioni di un sistema perfettamente coerente, che informa l'attività inconscia del pensiero. (...) La comprensione della funzione delle polarità nella vita religiosa e nel pensiero delle società arcaiche e tradizionali richiede uno sforzo ermeneutico, e non una demistificazione. I nostri documenti - siano essi miti o teologie, sistemi di divisione dello spazio o rituali officiati da due gruppi antagonisti, dualità divine o dualismo religioso, ecc., - costituiscono, ciascuno secondo il proprio specifico modo di essere, tante creazioni del pensiero umano. Noi non abbiamo il diritto di trattarli in modo diverso dal modo in cui trattiamo, diciamo, le tragedie greche o una delle grandi religioni. Non abbiamo il diritto di ridurli a qualcosa di diverso da ciò che sono, vale a dire creazioni spirituali. Di conseguenza, è il loro significato e contenuto che deve essere afferrato. Per questa ragione presenterò un certo numero di documenti scelti tra differenti culture. Li ho selezionati in modo da mostrare la sorprendente varietà di soluzioni offerte agli enigmi della polarità e della rottura, antagonismo e alternanza, dualismo e unione di opposti". [M.Eliade: Nostalgia delle origini – pp.148/51]

"Ricordiamo anzitutto che l'esperienza religiosa presuppone una bipartizione del mondo in sacro e profano. La struttura di questa bipartizione è troppo complessa per poter essere discussa convenientemente in questa sede (...). Sia sufficiente dire che non è questione di un dualismo embrionale, perché il profano è trasformato in sacro dalla dialettica della ierofania. D'altra parte, numerosi processi di desacralizzazione trasformano nuovamente il sacro in profano. Ma troviamo l'esemplare opposizione del sacro e del profano negli innumerevoli elenchi di antagonismi binari, assieme alle opposizioni maschio-femmina, cielo-terra, ecc..". [M.ELIADE: Nostalgia delle origini – pg.151]

"Per i popoli antichi lo spirito e la materia erano considerati come le due mani di Dio; in reciproco rapporto come maschio e femmina, o padre e madre, non potevano in alcun modo dissociarsi l'uno dall'altro poiché, se il primo era presente come principio attivo di generazione, l'altro dava forma e corpo a tutte le attività celesti. (...)
È stato l'uomo moderno a fare della materia una «cosa», e non più lo specchio passivo dello Spirito. [...] Si è fatta massa inerte e opposta allo spirito libero, pura esteriorità spiritualmente impenetrabile, fatto bruto". [TITUS BURCKHARDT: Alchimia - pp. 54-55]

"La bi-unità divina risponde a un bisogno fondamentale dell'essere umano: la reintegrazione dell'uomo nel Cosmo attraverso un'assoluta unificazione; in essa scompaiono gli estremi e si fondono i contrari". [M. Eliade: Il mito della reintegrazione - pg. 55]

"Le divinità della fertilità cosmica sono in massima parte androgini, oppure sono femmine un anno e maschi l'anno dopo (cfr. ad esempio lo « Spirito della Foresta » degli Estoni). La maggioranza degli dèi della vegetazione (tipo Atti, Adone, Dioniso) e delle Grandi Madri (tipo Cibele) sono bisessuati. In una religione arcaica come l'australiana, il dio primordiale è androgino, e tale è anche nelle religioni piú evolute, per esempio in India (talvolta perfino Dyaus; Purusa, il macrantropo cosmico del Rgveda, X, 90, ecc.). La piú importante coppia divina del pantheon indiano, Siva-Kali, è talvolta rappresentata in forma di un essere unico (ardhanarisvara). E l'iconografia tantrica è piena di immagini che ci mostrano il dio Siva strettamente abbracciato con Sakti, la propria «potenza», rappresentata come divinità femminile (Kali). D'altronde, tutta la mistica erotica indiana ha come fine specifico la perfezione dell'uomo mediante la sua identificazione con una «coppia divina», cioè attraverso l'androginia". [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pp. 436-7]

"In quasi tutte le tradizioni religiose del mondo, l'uomo primordiale era raffigurato come androgino. Yama, il primo uomo della mitologia indiana, significa «gemello»; in testi un po' più tardi, veniamo a sapere che ha una sorella, Yami, proprio come nella tradizione iranica Yima ha una sorella gemella, Yimal. (...) Il primo uomo nella mitologia germanica era Tuisto, parola che deve essere messa in rapporto con l'antico norvegese tvistr («bipartito»), con il vedico dvis, con il latino bis, ecc. (Krappe, p.319)". [M. Eliade: Il mito della reintegrazione - pg.79]

"La bisessualità divina è fenomeno molto diffuso nelle religioni e - questo tratto merita di essere rilevato - sono androgine perfino le divinità maschili e femminili per eccellenza. Quale che sia la forma in cui si manifesta, la divinità è la realtà ultima, la potenza assoluta, e questa realtà, questo potere, rifiutano di lasciarsi limitare da qualsiasi specie di attributi e di qualità (buono, cattivo, maschio, femmina, ecc.). Molti fra i piú antichi dèi egiziani erano bisessuati. Presso i Greci, l'androginia continuò ad ammettersi perfino negli ultimi secoli dell'antichità. Quasi tutti gli dèi importanti della mitologia scandinava conservano tracce di androginia: Odino, Loki, Tuisto, Nerthus, ecc.. Il dio iranico del tempo illimitato, Zervan, che gli storici greci traducono giustamente Chronos, è anch'egli androgino, e Zervan mette al mondo i due gemelli Ormuzd e Ahriman, il dio del «Bene» e il dio del «Male», il dio della «Luce» e quello delle «Tenebre». Perfino i Cinesi riconoscevano una divinità suprema androgina, che era appunto il dio dell'oscurità e della luce: il simbolo è coerente, dato che luce e tenebre sono soltanto aspetti successivi di una realtà unica; considerandoli isolati, questi aspetti parrebbero separati, opposti, ma agli occhi del saggio si manifestano piú che «gemelli» (come Ormuzd e Ahriman): formano una sola e unica essenza, ora come manifestata e ora come non manifestata". [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pg. 437]

"In Romolo e Remo ritorna infatti - in fondo - lo stesso tema dei "gemelli", che si ritrova in Indra-Varuna, in Osiride-Set, in Caino-Abele, ecc. Essi son nati da un dio guerriero, Marte, e da una donna, da una vergine custode del fuoco sacro; nel che si ha lo stesso tema degli angeli che scendono nelle donne generando "razze gloriose", della generazione divina degli eroi elleni, di Eracle e di Apollo, della generazione rituale dei re egizi, ecc.; tema, che sappiamo caratteristico appunto per lo spirito aristocratico dei cicli "eroici". [J. EVOLA: Simboli della tradizione occidentale - pp.37-38]

"Il mito rivela, piú profondamente di quanto potrebbe rivelarlo la stessa esperienza razionalistica, la struttura stessa della divinità, che si pone al disopra degli attributi e riunisce tutti i contrari. Che una simile esperienza mitica non sia aberrante, ce lo dimostra il fatto che essa si integra pressoché universalmente nell'esperienza religiosa dell'umanità, anzi in una tradizione rigorosa come quella giudeo-cristiana, Jahvè è insieme buono e collerico; il dio dei mistici e dei teologi cristiani è terrificante e mite, e da questa coincidentia oppositorum sono partite le piú audaci speculazioni di uno pseudo Dionigi, di Meister Eckhardt o di Nicola da Cusa.
La coincidentia oppositorum è uno dei modi piú arcaici con cui si espresse il paradosso della realtà divina. (...) Teniamo ben presente che la personalità divina non potrebbe in nessun caso considerarsi semplice proiezione della personalità umana. Tuttavia, benché tale concezione nella quale tutti i contrari coincidono (o meglio sono trascesi) sia appunto una definizione minima della divinità e dimostri fino a che punto la divinità sia «assolutamente cosa diversa» dall'uomo, nonpertanto la coincidentia oppositorum è diventata il modello esemplare di certe categorie d'uomini religiosi, o di certe modalità dell'esperienza religiosa. La coincidentia oppositorum o la trascendenza di tutti gli attributi, sono realizzabili per l'uomo in ogni sorta di modi. (...)
Nella prospettiva orientale, la perfezione non è concepibile senza un'effettiva totalizzazione dei contrari. Il neofita comincia tentando di «cosmizzare» tutta la sua esperienza, assimilandola ai ritmi che dominano l'Universo (Sole e Luna), ma, una volta ottenuta questa «cosmizzazione», volge tutto il suo sforzo a unificare il «Sole» e la «Luna», cioè ad assumere il Cosmo tutto intero; rifà in sé e per proprio conto l'unità primordiale precedente la Creazione; unità che non significa il caos della pre-creazione, ma l'essere indifferenziato nel quale tutte le forme sono riassorbite". [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pp. 434-5]

"Il termine sanscrito per coppia di opposti in senso psicologico è "dvandva". Esso significa anche coppia (uomo-donna), conflitto, litigio, duello, dubbio. Le coppie degli opposti sono state generate dal creatore del mondo. [...] «Il mondo ha sempre da soffrire a causa delle coppie di opposti», dice il Ramayana (II, 84, 20). È quindi un dovere etico di essenziale importanza non lasciarsi influenzare dagli opposti (nirvandva = libero dagli opposti), ma elevarsi al di sopra di essi, giacché la liberazione dagli opposti conduce alla redenzione.
Dal libro di Manu: «Chi si è affrancato progressivamente da tutti i legami e da tutte le coppie di opposti riposa in Brahman» (Manava-Dhar-masastra VI, 80 sg.).
Nel Yogasutra del Patanjali è detto: «Dalla più profonda concentrazione (samadhi) consegue la non ostruzione da parte dei contrari»". [JUNG: Tipi psicologici - pg.212]

"E' degno di nota che forse la maggior parte delle divinità cosmogoniche siano di natura androgina. Ermafrodito non significa altro che un'unione degli opposti più clamorosi e più appariscenti. Tale unione rinvia anzitutto a una condizione primitiva dello spirito, nel cui crepuscolo differenze e contrasti sono poco accennati o addirittura confusi. Con la crescente lucidità della coscienza i contrasti diventano sempre più netti e inconciliabili. (...)
E ancora in tempi molto recenti, nella mistica cattolica, abbiamo sentito parlare di androginia di Cristo". [JUNG: Archetipi e inconscio collettivo - pp.166/167]

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Carlo Pierini

2a PARTE

"Dice l'Ortelius: «Come Cristo partecipa delle due nature, la divina e l'umana, così pure questo nostro salvatore terreno [Mercurio] consta di due parti, la celeste e la terrena, per il cui tramite ci restituisce la salute e ci libera dai mali celesti e terreni, dagli spirituali e dai corporali, dai visibili e dagli invisibili". [JUNG: Psicologia e religione - pg.96]
 
"In breve i temi del materiale sudamericano che ci interessano sono: 1) la divisione binaria dello spazio e dell'habitat; 2) i miti dei Gemelli Divini; 3) la dicotomia estesa all'intero mondo, inclusa la vita spirituale dell'uomo; e 4) l'antagonismo divino, che riflette piuttosto una complementarità occulta, la quale fornisce il modello del comportamento e delle istituzioni umane. Frequentemente, diversi di questi motivi, o addirittura tutti, sono attestati nella stessa cultura. (...)
I Kaingang del Brasile fanno risalire tutta la loro cultura e tutte le loro istituzioni agli antenati mitici, i Gemelli. Essi hanno non solo diviso le tribù in due metà exogamiche, ma tutta la natura è distribuita tra i due eroi. La loro mitologia, che fornisce il modello esemplare per i Kaingang, illustra drammaticamente questa bipartizione universale, resa intelligibile e piena di significato dall'attività dei due eroi. (...) Sovente una tale dicotomia totale della natura si estende nello stesso modo all'aspetto spirituale dell'uomo. (...)
Secondo Nimuendaju, la concezione delle due anime riflette la dicotomia della natura, illustrata in modo esemplare dai Gemelli mitici, i cui opposti ed antagonistici caratteri sono trasmessi ai membri delle due metà. (...) Questa concezione può essere comparata con l'idea di fondo dei Caliñas, secondo cui tutto ciò che esiste sulla terra ha una replica spirituale in cielo". [M.Eliade: Nostalgia delle origini – pp.152/56]
 
"Citerò l'uso fatto dai Kogi della Sierra Nevada dell'idea della polarità e della complementarità nella loro interpretazione del mondo, della società e dell'individuo. La tribù è divisa in 'popolazione dall'alto' e 'popolazione dal basso' e il villaggio, come la capanna consacrata al culto, è separato in due metà. Anche il mondo è diviso in due parti, determinate dal corso del sole. lnoltre vi sono molte altre coppie opposte e antagonistiche: uomo-donna, mano destra-mano sinistra, caldo-freddo, luce-oscurità, ecc. Queste coppie sono associate ad alcune categorie di animali e di piante, di colori, venti, malattie, e, allo stesso modo, al concetto del bene e del male.
Il simbolismo dualistico è evidente in tutte le pratiche magico- religiose. Tuttavia, i contrari coesistono in ogni individuo come in alcune divinità tribali. (...)
Secondo i Kogi, il problema centrale della condizione umana è proprio il modo di portare questi due contrari all'equilibrio e di mantenerli come forze complementari. L'idea fondamentale è vulúka, un termine che può essere tradotto 'essere in accordo', 'essere uguale', 'essere identificato'. Sapendo come bilanciare le energie creative e distruttive, 'essere in accordo' è il principio fondamentale del comportamento umano. (...)
La divisione binaria è estesa all'intero universo. Le coppie di opposti sono allo stesso tempo complementari. Il principio della polarità sembra essere la legge fondamentale della natura e della vita, come la giustificazione dell'etica. Per i Kogi, la perfezione umana non consiste nel 'fare il bene', ma nell'assicurare l'equilibrio delle due forze opposte del bene e del male. Al livello cosmico, questo equilibrio interiore corrisponde al 'punto centrale', il Centro del Mondo. Questo punto si trova alla intersezione delle quattro direzioni cardinali e dell'asse verticale zenith-nadir, nel mezzo dell'uovo cosmico, che è identico all'utero della Madre Universale". [M. Eliade: Nostalgia delle origini – pp.156/158]
 
"Nell'isola di Nias, le due supreme divinità, Lowalangi e Lature Danö, sebbene una opposta all'altra, sono allo stesso tempo complementari. Lowalangi è associato al mondo superiore; incarna il bene e la vita, i suoi colori sono il giallo o l'oro, i suoi simboli ed emblemi di culto sono il gallo, l'aquila, il sole e la luce. Lature Danö appartiene al mondo inferiore; incarna il male e la morte, i suoi colori sono il nero o il rosso, i suoi emblemi i serpenti, i suoi simboli la luna e l'oscurità. Ma l'antagonismo tra le due divinità implica anche la loro complementarità. I miti narrano che Lature Danö venne al mondo senza testa e Lowalangi senza parte inferiore; in altre parole, essi insieme costituiscono una totalità. Inoltre, ciascuno di essi possiede alcuni attributi che sembrano più appropriati all'altro.
In Indonesia, il dualismo cosmico e l'antagonismo complementare sono espressi nella struttura dei villaggi e delle case, nell'abbigliamento, negli ornamenti, nelle armi come nei rites de passage (nascita, iniziazione, matrimonio, morte). Per dare solo pochi esempi: ad Ambryna, una delle isole Molucche, il villaggio è diviso in due metà; la divisione non è solo sociale ma anche cosmica perché comprende tutti gli oggetti e i processi del mondo. Pertanto sinistra, donna, costa marina, inferiore, spirituale, esteriore, ovest, giovane, nuovo, ecc. sono l'opposto di destra, maschio, terra o montagna, superiore, cielo, terrestre, alto, interno, est, vecchio, ecc. Ciononostante, quando gli abitanti di Ambryna si riferiscono a questo sistema, essi parlano di tre divisioni piuttosto che di due. Il terzo elemento è la 'sintesi superiore' che integra i due elementi antitetici e li mantiene in equilibrio. Lo stesso sistema è applicato a centinaia di chilometri di distanza da Ambryna, ad esempio a Giava e a Balì. L'antagonismo tra gli opposti è messo in rilievo specialmente negli oggetti di culto e nei rituali che, in ultima analisi, tendono alla congiunzione degli opposti. Presso i Minan-gkabau di Sumatra, l'ostilità tra due clan è espressa con un combattimento di galli in occasione del matrimonio. (...) Il loro significato cosmico è innegabile; i gruppi antagonisti rappresentano alcune sezioni dell'universo; di conseguenza, la loro contesa illustra l'opposizione delle forze cosmiche primordiali: il rituale costituisce un dramma cosmico. (...)
In breve, si può dire che il pensiero religioso indonesiano elabora e spiega incessantemente l'intuizione colta dal mito cosmogonico. Poiché il mondo e la vita sono il risultato di una separazione che spezza la congiunzione primordiale, l'uomo deve ripetere questo processo esemplare. L'antagonismo polare è elevato al grado di un principio cosmologico; non solo esso è accettato, ma diviene la cifra attraverso cui il mondo, la vita, e la società umana svelano il loro significato. Inoltre, attraverso il suo stesso modo di essere, l'antagonismo polare tende ad annullare se stesso in una unione paradossale dei contrari. Le polarità, scontrandosi tra loro, producono ciò che potrebbe essere chiamato un 'terzo termine' che può essere sia una nuova sintesi o un regresso a una situazione precedente. Raramente si incontra nella storia del pensiero presistematico una formula che ricordi la dialettica hegeliana in modo più accentuato delle cosmologie e simbologie indonesiane". [M. ELIADE: La nostalgia delle origini - pp.178/81]
 
 
"Il fatto di riconoscere l'esistenza di una dualità e di situarla al posto che realmente le compete non costituisce in alcun modo un dualismo, dato che i due termini procedono da un unico principio, appartenente in quanto tale a un ordine superiore di realtà; così è, innanzitutto, per quanto riguarda la prima di tutte le dualità, quella dell'Essenza e della Sostanza universale, generate da una polarizzazione dell'essere, fra le quali si produce ogni manifestazione". [R. GUÉNON: La grande triade - pg.25]
 
"Per gli Indonesiani, la sintesi delle polarità, il 'terzo termine', pur rappresentando una nuova creazione nei confronti dello stadio immediatamente precedente, quello dell'antagonismo polare, è allo tesso tempo un regresso, un ritorno alla situazione primordiale, quando i contrari coesistevano in una totalità non differenziata.
Si potrebbe dire che la mente indonesiana, dopo aver identificato il mistero della vita e la creatività nella congiunzione e disgiunzione mitica degli opposti, non cercò di andare oltre questo modello biologico come fece, ad esempio, il pensiero indiano". [M. ELIADE: La nostalgia delle origini - pg.181]
 
"Lo storico delle religioni può ritrovare la coincidentia oppositorum e il mistero della totalità tanto nei simboli, nelle teorie e nelle credenze concernenti la realtà ultima, il Grund della divinità, quanto nelle cosmogonie che spiegano la Creazione nei termini di una divisione di un'Unità primordiale". [M. ELIADE: Mefistofele e l'Androgine - pp.74-75]
 
"Talvolta ci stupisce che ad uno stesso simbolo possano essere attribuiti due significati almeno in apparenza opposti l'uno all'altro. (...) Per comprendere ciò, occorre partire dal concetto di dualità quale presupposto di ogni manifestazione e quale elemento che la condiziona in tutti i suoi modi. Certamente questa dualità è in verità un complementarismo e non una opposizione; ma due termini che sono in realtà complementari, se vengono esaminati da un punto di vista più esteriore e contingente, possono anche apparire opposti. Ogni opposizione esiste come tale solo ad un certo livello, poiché un'opposizione irriducibile non può esistere: ad un livello più elevato essa si trasforma in un complementarismo, nel quale i due termini si trovano già conciliati ed armonizzati, prima di entrare infine nell'unità del principio comune donde entrambi procedono. (...) Si può così comprendere che il considerare in un simbolo due aspetti contrari è del tutto legittimo, poiché essi sono correlativi e quindi la loro esistenza è in qualche modo solidale. (...) I due aspetti possono trovarsi riuniti in una medesima figurazione simbolica complessa, e ciò dimostra che essi non si escludono affatto e che possono essere colti simultaneamente. (...) Una dualità può disporsi, quanto alla reciproca situazione dei suoi termini, in senso verticale oppure orizzontale (schema a forma di croce del quaternario). Un esempio del primo caso è dato dai due triangoli che formano il Sigillo di Salomone, mentre, quale esempio del secondo caso, abbiamo i due serpenti del Caduceo". [R. GUÉNON: Il regno della Quantità e i segni dei tempi - pp.199/200]
 
"I simboli non hanno un solo significato, ma diversi e spesso addirittura caratterizzano una coppia di opposti: per esempio, la stella mattutina [Mercurio], denominata anche Lucifero (che annuncia la luce), è un simbolo molto noto allo stesso tempo di Cristo e del Diavolo. L'interpretazione corretta dipende dal contesto". [JUNG: Psicanalisi e psicologia analitica - pg.267]
 
"I simboli sono tentativi naturali di superare il divario, spesso profondo, tra gli opposti, come appare evidente dalla natura contraddittoria di molti di essi". [JUNG: Simboli di trasformazione - pg.298]
 
"L'unione degli opposti a un livello più alto di coscienza, non è un fenomeno razionale o un fatto di volontà, ma è un processo di sviluppo psichico che si esprime in simboli". [JUNG: Il segreto del fiore d'oro - pg.30]
 
"La fisiologia mistica indiana, particolarmente lo Yoga e il Tantra, attribuisce al Sole una regione «fisiologica» determinata, opposta a quella della luna. E lo scopo comune di tutte le tecniche mistiche indiane non è di ottenere la supremazia di uno di questi due centri cosmico-fisiologici, ma, al contrario, di unificarli, cioè di conseguire la reintegrazione dei due principi polari. Siamo qui di fronte a una delle numerose varianti del mito e della metafisica della reintegrazione, nella quale la polarità riceve una formulazione cosmogonica Sole-Luna". [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pg.152]
 
"La sequenza dei re leggendari di Roma tradisce le alternative della lotta fra i due principi. Dopo Romolo, trasmutatosi in "eroe" nella specie di Quirino, il Marte Sabino, il "dio invitto" del quale lo stesso Cesare si considererà quasi come una incarnazione, risorge in Numa il tipo lunare del sacerdote regale etrusco-pelasgico, diretto dal principio femminile (l'Egeria), e con lui si annuncia la scissione fra il potere regale e quello sacerdotale.
Ma in Tullo Ostilio può vedersi il segno di una rivolta del principio aristocratico virile propriamente romano, opposto a quello etrusco-sacerdotale; egli ci appare, infatti, soprattutto come il tipo dell'imperator, del capo guerriero; e se Tullo Ostilio perisce per aver acceso l'altare e aver fatta scendere la folgore dal cielo come usano farlo i sacerdoti, ciò ci conferma, attraverso il simbolo, il senso di un tentativo di restaurazione e di reintegrazione sacrale dell'aristocrazia guerriera; tentativo che sembra esser stato travolto dalla dinastia etrusca dei Tarquini, con la quale il tema della preeminenza femminile e della tirannide connessa alla protezione degli strati plebei contro l'aristocrazia vengono a intrecciarsi strettamente in Roma". [J. EVOLA: Simboli della tradizione occidentale - pp.40-41]

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Carlo Pierini

3a PARTE

"Per avere un'idea chiara della 'cosmovisione' andina (...) dobbiamo sempre tener conto dei principi 'logici' della razionalità andina, in particolare i principi di corrispondenza e complementarità. (...)
Gli assi cardinali della pachasofia si estendono: secondo l'ordine spaziale, tra sopra (hanaq) e sotto (huray) e tra sinistra (lloqu'e) e destra (paña) e secondo l'ordine temporale, tra prima (ñawpaq) e dopo (qhepa). Queste dualità più che opposizioni sono polarità complementari. (...) Altro asse cardinale della cosmovisione andina è la polarità sessuale tra femminile (warmi) e maschile (qhari) presente sia sopra (sole e luna) che sotto (maschio e femmina). (...) I fenomeni di transizione occupano un posto speciale e vitale: hanno la funzione di relazionare i diversi poli degli assi cardinali affinché il sistema cosmico sia realmente pacha, cioè un insieme di interrelazioni ordinate e fisse.
La pachasofia andina insiste sull'importanza della 'identificazione topologica' degli elementi polari e corrispondenti: ognuno di essi occupa un locus o un topos determinato secondo la sua funzione relazionale e simbolica nel tutto cosmico". [J. ESTERMANN: Filosofia andina - pp.145-147]
 
"[Nella cultura andina] il principio di complementarità si manifesta ad ogni livello e in tutti gli ambiti della vita, tanto nelle dimensioni cosmica e antropologica quanto in quelle etica e sociale. L'ideale andino non è l'estremo, uno dei due opposti, ma l'integrazione armoniosa dei due. (...) E' opportuno, quindi, vedere più da vicino la familiarità della filosofia andina col pensiero dialettico occidentale. Ci sono molti indizi che permettono di qualificare la razionalità andina come 'dialettica', sia nella struttura sotterranea di concepire la realtà sia nell'abbondanza di indicazioni fenomenologiche". [J. ESTERMANN: Filosofia andina - pg.129]
 
"Questa duplice funzione di ogni processo simbolico, la funzione della divisione e della riunificazione, si presenta in modo ancor più chiaro e convincente nell'arte. «Niente più sicuramente dell'arte separa l'uomo dal mondo, e niente più di essa lo congiunge con il mondo». Questa frase di Göethe esprime un sentimento di fondo che agisce in ogni grande artista. (...) Anche il sentimento religioso presenta lo stesso carattere di duplicità". [E.CASSIRER: La logica delle scienze della cultura - pp.49/51]
 
"L'immaginazione simbolica costistituisce l'attività dialettica stessa dello spirito. (...) E se tanti simboli, tante metafore poetiche animano gli spiriti degli uomini, è, in ultima analisi, perché essi sono gli «ormoni» dell'energia spirituale". [G. DURAND: L'immaginazione simbolica - pg.106]
 
"L'alchimia, che riconduce il minerale a umanità e l'umanità a minerale, definisce anch'essa, nei suoi termini propri, queste vertiginose congiunzioni di opposti". [E. ZOLLA: Le meraviglie della natura - pg.472]
 
"Il fatto che gli opposti appaiano come dèi deriva dal semplice riconoscimento della loro grande potenza; la filosofia cinese ne dedusse che erano principi cosmici e li chiamò Yang e Yin. Quanto più vogliamo separare gli opposti, tanto maggiore diventa la loro potenza. «Se un albero cresce fino al cielo, le sue radici affondano nell'inferno», diceva Nietzsche. Eppure si tratta, sopra e sotto, dello stesso albero". [JUNG: Psicanalisi e psicologia analitica - pg.510]
 
"Il motivo della coppia primitiva: Cielo (maschio) e Terra (femmina), è piuttosto frequente; nell'isola indonesiana di Keisar, il principio maschile Makarom manuwe, che abita in cielo e temporaneamente nel sole, e il principio femminile Makarom mawachu, presente in terra, sono l'oggetto centrale del culto. La coppia primitiva e il mito cosmogonico corrispondente sono caratteristici della Polinesia e della Micronesia - la forma più conosciuta è quella Maori di Rangi e Papa. Tracce della credenza in una coppia divina primitiva si trovano anche in Africa; per i Bantu meridionali, e specialmente per i Bawili e i Fjort, la divinità suprema celeste Nzambi passa in seconda linea, lasciando al suo posto, e addirittura sotto nome identico, una divinità della Terra, i cui segreti cultuali sono comunicati esclusivamente alle donne. Il motivo mistico della coppia Cielo-Terra si ritrova nella California meridionale (fratello e sorella; dalla loro unione sono nate tutte le cose), fra gli Indiani Pima, nel Nuovo Messico, fra gli Indiani della Pianura (Plain Indians), presso i Sioux e i Pawni, e nelle Antille". [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pp.57-8]
 
"Simon Mago chiamava lo spirito primordiale arsenothelys, «maschio-femmina». Del pari i Nasseni concepivano l'Uomo celeste, Adamas, come un arsenothelys. L'Adamo terrestre non era che un'immagine dell'archetipo celeste: anche lui era quindi androgino. Dato che gli uomini discendono da Adamo, l'arsenothelys esiste virtualmente in ogni uomo e la perfezione spirituale consisterebbe proprio nel ritrovare in sé questa androginia. Lo Spirito supremo, il Logos, era anch'esso androgino. E la reintegrazione finale, «tanto delle realtà spirituali quanto di quelle animali e materiali, avrà luogo in un uomo, in Gesù figlio di Maria» (Refutatio, V, 6). (...) Per i Nasseni, l'androginia è solo un grandioso processo di totalizzazione cosmica". [M. ELIADE: Mefistofele e l'Androgine - pg.95]
 
"Che cosa ci rivelano tutti questi miti e questi simboli, tutti questi riti e queste tecniche mistiche, queste leggende e queste credenze implicanti più o meno chiaramente la coincidentia oppositorum, la riunione dei contrari, la totalizzazione dei frammenti? Anzitutto, una profonda insoddisfazione dell'uomo per la sua situazione attuale, per quella che viene chiamata la «condizione umana». L'uomo si sente lacerato e diviso. Gli è difficile rendersi sempre perfettamente conto della natura di questa divisione interiore, perché talvolta egli si sente alienato da «qualche cosa» di potente, di totalmente altro di lui stesso; altre volte si sente alienato da uno «stato» indefinibile, atemporale, di cui non ha alcun ricordo preciso, di cui tuttavia conserva un sentimento nel più profondo del suo essere: uno stato primordiale di cui egli godeva prima del tempo, prima della storia. Questa separazione o alienazione si è costituita come una rottura, sia in lui stesso che nel mondo. È stata una «caduta», non necessariamente nel senso ebraico e cristiano del termine, ma pur sempre una caduta perché si è tradotta in una catastrofe fatale per il genere umano e, ad un tempo, in un cambiamento ontologico della struttura del mondo. Da un certo punto di vista, si potrebbe dire che numerose credenze implicanti la coincidentia oppositorum tradiscano la nostalgia di un Paradiso perduto, la nostalgia di uno stato paradossale nel quale gli opposti coesistono senza però contrastarsi e dove la molteplicità rappresenta quella degli aspetti di una misteriosa unità". [M.ELIADE: Mefistofele e l'Androgino - pg.113]
 
"Il mito ha, per così dire, una duplice faccia. Da un lato, presenta una struttura concettuale, dall'altro una struttura percettiva. Anzitutto non è un insieme di idee confuse e incoerenti; deriva, in secondo luogo, da una precisa forma di percezione. (...) Per capire la natura del pensiero mitico bisogna riportarsi a questo più profondo strato della percezione". [E. CASSIRER: Saggio sull'uomo - pg.155]

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