L'amore è una triade dialettica (...e non parlo di corna!)

Aperto da Carlo Pierini, 22 Maggio 2019, 04:16:06 AM

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Carlo Pierini

La Complementarità degli opposti tratta di *enti* opposti di pari dignità ontologica che convergono complementarmente verso una unità *ontologica* superiore. Questo significa che l'ontologia in generale è sempre un concetto *uni-trinitario*, il quale non presenta alcuna autocontraddizione, poiché la complementarità di due ontologie conduce ad una unità superiore, cioè ad una unità che non giace sullo stesso piano della dualità e quindi non fagocita la dualità; solo se giacessero sullo stesso piano, unità e dualità costituirebbero una contraddizione, poiché DUE cose non possono essere, insieme, anche UNA cosa.

L'esempio più significativo è la triade: "Uomo-Donna-Amore. L'uomo e la donna sono DUE ontologie opposte (non una dualità solo gnoseologica), ma al termine di un ideale processo di integrazione profonda, essi tendono a quell'unità superiore (archetipica) che si chiama Amore (Amore è una divinità: Eros, Venere, Cupido, ecc., o un attributo di Dio). Ma si tratta di una unità che, appunto, NON cancella la dualità, bensì la esalta, cioè porta al suo massimo compimento sia la virilità di lui, sia la femminilità di lei. La massima dualità nella massima unità!
Per questo il rito matrimoniale si celebra in tutte le culture in un luogo sacro, e per questo gli sposi cristiani non sono semplicemente uniti, ma sono uniti in Cristo, (che è trinitario).

Tutto ciò ci suggerisce che l'amore non è SOLO una relazione tra DUE persone, ma è, insieme, una partecipazione ad un Tertium superiore, al senso dell'eternità, all'unità col Tutto, un salire in Paradiso. Chiunque sia stato innamorato o che abbia vissuto sia pure per un breve istante nella vita la magia più alta dell'amore sa a cosa mi riferisco. Ma se non siamo consapevoli di questo "tertium" che è racchiuso nella pienezza dell'unità amorosa e che la alimenta, rischiamo seriamente di attribuire alla nostra "lei" o al nostro "lui" (anzi, al vostro lui) quelle qualità celesti che tanto ci hanno deliziato e affascinato e travolto, facendone una dèa o un dio, ...ma preparando, così, il terreno a future cocenti delusioni, quando, prima o poi, ci renderemo conto della sua "ordinaria" umanità, del suo non esser affatto dea o dio. Allora potremmo sentirci addirittura degli stupidi o degli illusi per aver provato sentimenti tanto elevati e sublimi, e cominceremo persino a nutrire seri dubbi sull'esistenza stessa dell'amore, fino a diffidare del nostro cuore "ingannatore". E così un'esperienza "divina" può finire col renderci paradossalmente più duri, più guardinghi, più freddi, e magari giungiamo persino a pensare di aver recitato entrambi una parte, di esserci ingannati a vicenda... e così via, fino a toccare il fondo. Dalle stelle alle stalle! ...E tutto questo, per colpa di una "piccola" svista: per non aver riconosciuto quel miracoloso zampino del dio Amore all'interno della nostra unione!


Insomma, la realizzazione dell'ideale amoroso rappresenta la sfida più difficile a cui un essere umano possa essere chiamato a cimentarsi: perché l'amore (come ogni altro archetipo) è una complessa complementarità di opposti e noi non abbiamo alcuna guida né teorica né pratica che ci indichi il corretto cammino per realizzarla.
Un altro degli aspetti di questa dualità-dialettica da realizzare in amore riguarda la coppia di ideali "libertà-fedeltà". Il rispetto della libertà di chi si ama è un ideale etico, spirituale. Ma è altrettanto spirituale il sogno - e anche l'aspettativa - di una dedizione esclusiva e prioritaria (fedeltà) che l'amore ci ispira; e sta proprio in questa dualità di tendenze il destino fallimentare che ci attende se non sapremo tenere in equilibrio ENTRAMBE le polarità di cui essa è fatta, o sopprimendo l'impulso alla fedeltà in nome della libertà (scivolando così nel libertinaggio), oppure sopprimendo l'impulso alla libertà in nome della fedeltà (scivolando così nella dipendenza reciproca).  Nel primo caso l'amore morirà nella trascuratezza e nell'indifferenza; nel secondo morirà soffocato nelle sabbie della schiavitù reciproca

Ma se riusciamo a mantenere vivo l'amore (impresa ai limiti del sovrumano per una umanità come la nostra, ancora spiritualmente rozza e primitiva) i vincoli che esso impone non ci schiavizzano, ma ci realizzano. Quando riusciamo a conquistare la nostra libertà interiore (ed è un cammino "sovrumano" anche questo), ci accorgiamo che essa non è fine a se stessa, non è più un "essere liberi da-", ma diventa un "essere liberi di-", cioè scopriamo che essa, paradossalmente, trova il proprio compimento ultimo nel "sacrificarsi" (rendersi sacra) ad un ideale e nell'obbedire alle regole che esso esige (obbedienza è l'opposto di libertà). In altri termini, dobbiamo conquistare la nostra libertà *per sacrificarla*; e non potremmo mai sacrificarla se prima non saremo riusciti a conquistarla. Se l'avremo conquistata allora saremo in grado di regalarla alle persone amate, di immolarla ad un ideale di fedeltà o di genitorialità. Altrimenti la fedeltà sarà solo una catena, una dipendenza psichica che strangolerà gradualmente ma inesorabilmente l'amore.



MOZART - Per pietà, bell' idol mio KV 78
https://youtu.be/42F6Q6AKFuE

doxa

Ciao Carlo,

dimmi se sbaglio se riassumo in poche righe la tua riflessione sull'amore di coppia. Tu dici che una specifica complementarietà degli opposti di pari dignità ontologica convergono verso un'unità ontologica superiore, chiamata amore, che è diversa dalle due dualità.

Hai fatto l'esempio della triade: "Uomo-Donna-Amore" evidenziando che  l'uomo e la donna sono  due ontologie opposte, ma al termine di un ideale processo di integrazione profonda, essi tendono a quell'unità superiore chiamata Amore,  che non  cancella la dualità,  ma la esalta, cioè completa  sia la virilità di lui sia la femminilità di lei. La massima dualità nella massima unità!
Per questo il rito matrimoniale si celebra in tutte le culture in un luogo sacro, e per questo gli sposi cristiani non sono semplicemente uniti, ma sono uniti in Cristo, che è trinitario.

Alla fine della lettura del tuo post mi sto chiedendo se per parlare dell'amore di coppia ci sia bisogno della filosofia o ammantarla con la filosofia, di solito noiosa ed astrusa, preferisco la psicologia.

Ho letto numerosi libri sull'amore di coppia e sul processo amoroso, che ha schemi di comportamento ripetitivi pur con le variabili. Sono antichi "meccanismi" psicologici escogitati dalla natura per la continuità della specie.

Conoscere le "regole del gioco" è importante. L'iter amoroso si basa sui segnali sensoriali, i meccanismi ormonali, l'attività psichica che si combina con la neurofisiologia e la biochimica.

Certamente la  dissezione scientifica  toglie all'amore  il velo di romanticismo passionale,  poetico,  però è un modo per  comprenderlo, per capire che l'iter amoroso si svolge come un percorso ciclistico a tappe, per ognuna delle quali oggi la scienza dà la spiegazione.

Le diverse fasi  del metaforico viaggio sono caratterizzate da scansioni temporali. Il traguardo finale è simbolicamente rappresentato dall'amore di coppia, ma spesso uno od entrambi i partner scelgono di fermarsi,  di non proseguire il processo amoroso.

L'itinerario comincia con l'attrazione, che può avvenire in ambiente reale oppure virtuale: forum,  chat, social network, e-mail,  telefonate possono creare idealizzazioni, che poi debbono essere  confermate o disconfermate  durante l'incontro vis a vis.
Se l'attrazione è reciproca, se la percezione di alcune caratteristiche esteriori (fisiche e comportamentali) riesce ad emozionare,  se in entrambi c'è la volontà di conoscersi ed il contesto permette l'approccio, comincia il dialogo, che permette, se possibile, il  feeling, la reciproca simpatia, ed anche di capire  se la persona può interessare come amico/a o come partner.

Se entrambi decidono di cominciare la relazione amorosa si entra nella fase della reciproca seduzione, alla quale  di solito segue  l'infatuazione, che è il primo livello dell'innamoramento, connesso  con l'attaccamento.

"Mi sto innamorando di te" , è la frase che di solito viene usata per dire al/alla possibile partner: "dentro di me sta nascendo l'affetto per te, forse è innamoramento, ma sei in tempo per bloccarlo oppure per darmi modo di andare avanti."  La risposta serve per capire cosa l'altro/a pensa in merito, se il sentimento è reciproco, se la relazione deve proseguire o deve essere interrotta.

Molti giovani per timidezza od orgoglio temono di rivelare la loro infatuazione perché non sopportano la possibile sconfitta.
La "dichiarazione" è "rischiosa", un rifiuto fa svanire i "sogni ad occhi aperti", ma comunque vada è importante tentare... se si tace per timore si perde la possibilità di sapere.

Innamorarsi è facile ed è un'esperienza piacevole, ma non è l'amore. L'innamoramento serve per creare le basi di un amore duraturo, ma chi resta ancorato all'utopia dello stato d'innamoramento finché vive può incontrare seri problemi nel costruire un durevole rapporto di coppia.
 
Infine c'è l'amore, ma anche la possibile crisi di coppia e, purtroppo, la fine dell'amore, la separazione. che spesso lascia conseguenze  psicologiche traumatiche.

Comunque, al di là di queste fasi, valide generalmente per tutte le coppie, la complessità della vita amorosa è legata a numerose variabili: la vita adulta è frutto delle esperienze, delle relazioni con i genitori e quelle che si incontrano crescendo, del rapporto che si ha con se stessi e con il proprio corpo, del grado di autostima e di accettazione del proprio essere e della propensione ad affidarsi all'interno di una relazione.

Carlo Pierini

ALTAMAREA
Conoscere le "regole del gioco" è importante. L'iter amoroso si basa sui segnali sensoriali, i meccanismi ormonali, l'attività psichica che si combina con la neurofisiologia e la biochimica.
Certamente la  dissezione scientifica  toglie all'amore  il velo di romanticismo passionale,  poetico, però è un modo per  comprenderlo, per capire che l'iter amoroso si svolge come un percorso ciclistico a tappe, per ognuna delle quali oggi la scienza dà la spiegazione.

CARLO
Stai sopravvalutando la scienza. I segnali sensoriali sono solo UNA delle DUE polarità dell'amore, e la scienza ha gli strumenti per cogliere solo la polarità bio-chimica (questo è un altro aspetto ancora della dialettica dell'amore). Infatti, con gli strumenti scientifici noi possiamo rilevare una corrispondenza tra stati mentali (che sono puramente soggettivi e quindi non misurabili) e stati fisiologici, ma nessuno ci dice se questi siano LA CAUSA oppure LA CONSEGUENZA dell'esperienza amorosa. E' il paradigma materialista che impone di credere che essi siano la causa, cioè che in definitiva l'amore "non sia altro che" il risultato di processi biochimici; ma il materialismo è filosofia, non scienza; da un punto di vista scientifico, cioè, non esiste alcuna ragione per pensare che l'amore sia l'epifenomeno dell'attività neuronale, piuttosto che il contrario, cioè che sia l'attività neuronale l'epifenomeno di un sentimento amoroso. Il neurobiologo Eccles, infatti, ritiene che tra mente e cervello/corpo ci sia, appunto, una relazione dialettica tra DUE entità di pari dignità ontologica in entrambe le direzioni: la biologia può influenzare l'esperienza soggettiva non meno di quanto questa può influenzare quella (si veda il mio thread: "La mente immateriale può agire causalmente sulla materia?").
Per me, infatti, è estremamente significativo il punto di vista di C.G. Jung:

"L'erotismo è per sua natura ambivalente e lo sarà sempre. [...] Esso appartiene da un lato all'originaria natura animale dell'uomo, la quale sopravvivrà fin quando l'uomo avrà un corpo animale; dall'altro lato l'erotismo è apparentato con le forme più alte dello spirito: ma fiorisce soltanto quando spirito e istinto trovano il giusto accordo. Se l'uno o l'altro aspetto manca ne deriva uno squilibrio o una unilateralità che degenera facilmente nel morboso. Un eccesso di animalità svisa l'uomo civilizzato, troppa civiltà crea animali ammalati".   [JUNG: Psicologia dell'inconscio - pg.67]

Ipazia

Non esiste Uomo-Donna-Amore. Siamo al solito nell'astratto iperuranico il cui pesante spirito di gravità simbolico schiaccia il vivente fatto di uomini e donne reali. E i loro amori reali inclusivi di uomo-uomo e donna-donna. Più varie ed eventuali, speciste e interspeciste.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Carlo Pierini

Citazione di: Ipazia il 22 Maggio 2019, 13:03:30 PM
Non esiste Uomo-Donna-Amore. Siamo al solito nell'astratto iperuranico il cui pesante spirito di gravità simbolico schiaccia il vivente fatto di uomini e donne reali. E i loro amori reali inclusivi di uomo-uomo e donna-donna. Più varie ed eventuali, speciste e interspeciste.
CARLO
Infatti la mia riflessione è perfettamente trasferibile alle relazioni uomo-uomo e donna-donna; anzi  vale per qualunque relazione io-tu (mutatis mutandis).

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