Kant, pragmatismo e teodicee...

Aperto da PhyroSphera, 28 Novembre 2022, 16:30:29 PM

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viator

Salve Phil. Grazie delle tue precisazioni. Non intendevo certo riferirmi alla forma od alla sostanza della tua prosa. D'altra parte, essendo io un incolto, sarà naturale che io cerchi di colmare la mia mancanza di formazione culturale con qualcosa che mi permetta di partecipare al Forum.

Purtroppo non possiedo altra "arma" che la pedanteria.

Circa la comprensione/comprensibilità degli altrui termini e discorsi.....credo che il lettore medio, qui dentro, possa incappare in incomprensioni :

- in taluni casi, a causa della eccessiva elaboratezza del linguaggio di coloro che sfoggiano pesantissimi bagagli culturali..............

- in altri casi (cioè quando leggono del mio), a causa del mio eccesso di pedanteria terminologica.

............e credo che il risultato finale dei due diversi approcci lessicali sopra riportati.........risulti complessivamente equivalente ai fini di una - sempre difettante poichè irraggiungibile - comprensione universale. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Phil

@Mauro
Non ho affermato che "l'assenza sia un nulla"(?), bensì che lo stud-ente non è coinvolto in nessun evento ontologico a scuola, ma solo a casa, dove è pres-ente; a scuola accade l'evento psicologico dell'attesa della presenza dello studente che, non accadendo, non realizzandosi, ha come evento-effetto la registrazione della sua assenza da parte della maestra (credo concorderemo sul fatto che un evento psicologico può causare un evento ontologico... nel dubbio: un bimbo che non riceve un regalo a Natale, per la delusione, piange. L'assenza del regalo, che non essendo stato comprato ed essendo in quanto sorpresa una "variabile ignota", non è un ente chiaramente identificabile, tale assenza è per te comunque "lontananza"? Di quale ente, non essendo identificabile? Tale "regalo" non esiste più, o meglio, solo sul piano psicologico, piuttosto che ontologico? Non sto paragonando il regalo allo studente, intendiamoci, l'esempio mi serve per provare a capire meglio).
Se non si coglie la differenza fra evento psicologico ed evento ontologico, fra assenza come presenza attesa e assenza come mera possibilità mancata, fra ente presente (lo studente a casa) ed evento presente (la maestra che in quel momento ne segna l'assenza), etc. concordo che tutto possa sembrare un'elucubrazione poco chiara. Per chiarire, le domande già poste credo possano giovare (o, quantomeno, aggirarle non giova).

@viator
Concordo con te che il comprendere e il farsi comprendere (v. poco sopra) non sia un'impresa facile, anzi sia talvolta persino compito faticoso, quando ci vengono poste domande a cui poter (non «dover») rispondere, messaggi che meritano una rilettura calma, perché scritti male o piuttosto "densi",  etc. aggiungerei che le incomprensioni non riguardano purtroppo solo il "lettore medio", ma ogni lettore in quanto tale; tuttavia se si è motivati a comprendere, può capitare talvolta che la comprensione sia un fenomeno persino piacevole, oltre che, a suo modo, utile. Resta il fatto che non sempre gli sforzi danno buon esito, ma forse c'è un sottile edonismo, quasi ludico, anche nel solo provarci.

Ipazia

Tornando al tema, il male radicale richiederebbe un contrapposto bene radicale. Terreno insidioso per qualsiasi volo pindarico metafisico che neppure il sillogistico Kant risolse. Meglio funziona la dialettica, tendente di suo alla sintesi, che dissolve qualsiasi radicalità e resta più attenta all'ontologia causale che alla psicologia sintomatica.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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