Intuito e intuizione?

Aperto da Aspirante Filosofo58, 07 Marzo 2025, 18:29:02 PM

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Aspirante Filosofo58

Buona sera, qualcuno conosce e può spiegare la differenza tra intuito e intuizione? Grazie.
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

doxa

Ciao Aspirante.

Scusami se prima  ti costringo ad avere pazienza nel leggere l'intuito dal punto di vista etimologico.

Poi ti propongo come lettura il sunto di un articolo sull'intuito  scritto da Riccardo Viale e pubblicato  il 17 – 3 - 2013 sul quotidiano "Il Sole 24 Ore".

Intuito:  i "sacri testi" dicono che questo sostantivo deriva dal latino "intùitus", participio passato del verbo "intuèri", che significa "veder dentro".

"Intuèri" è una parola composta, formata da "in-" (= dentro) e "tuèri" (participio passato "tùitus" (= guardare).

Derivati: intùitivo, intuizione. L'intuizione fa riferimento all'intelletto che percepisce.

Il termine intelletto deriva da "inter-" + "legere" (=  scegliere tra...), allude alla facoltà della mente di discernere.

Intuito: è la facoltà  di  valutare subito senza la mediazione del ragionamento.

L'intuizione funziona spesso come una verifica empirica dell'accettabilità della nostra tesi.

Per la  filosofia sperimentale l'intuizione è solo un fenomeno psicologico della mente ed è permeabile alle influenze di variabili emozionali derivanti dal contesto ambientale.


L'intuizione varia in rapporto ai contesti culturali, ma anche in rapporto a variabili individuali di tipo psicologico, come i tratti di personalità o le contingenze di tipo emozionale ed affettivo.

 La filosofia sperimentale utilizza i metodi delle scienze cognitive e sociali per capire la fenomenologia dell'intuizione.


Le norme morali si fondano più sulla ragione o sull'emozione?

Esiste una universalità nel giudizio morale o sono la situazione e il contesto culturale e sociale a determinare il giudizio ?

Esiste una valutazione morale stabile nell'individuo o essa cambia a seconda del momento emozionale e pragmatico in cui si trova a decidere?

I giudizi morali dipendono dalla situazione in cui vengono emessi. Quindi sono locali e non universali. E c'è collegamento fra giudizi morali, emozioni e sentimenti.

Le emozioni  sono responsabili dei giudizi.

La modalità attraverso la quale si decide non è mai completamente razionale, come afferma la professoressa Gabriella Pravettoni, docente di Psicologia cognitiva e di psicologia delle decisioni dell'Università degli studi di Milano.

Decidere è un'attività che ciascuno ripete ogni giorno centinaia di volte, di solito in modo intuitivo.

Se un individuo  vuol fare una scelta completamente razionale, dovrebbe prima esaminare in dettaglio tutte le variabili possibili e poi scegliere in modo logico. Ma nella realtà questo non avviene. Si decide attraverso le conoscenze che si hanno  e che inducono a decidere secondo la propria opinione, quindi in modo intuitivo.

La professoressa Pravettoni dice che: "Le limitate capacità di attenzione e di memoria e le costrizioni percettive forzano le persone a dipendere da euristiche che semplificano il processo decisionale, e che possono essere descritte come regole empiriche o strategie di scorciatoia cognitiva che assistono le persone nella presa di decisione".

Questo modo di prendere decisioni fa parte della vita di tutti i giorni, ed è caratterizzato dall'interruzione volontaria del processo di raccolta di informazioni, non appena ci si è fatti l'idea di aver trovato una qualche opzione soddisfacente.

Tra l'altro gli studi indicano che le scelte basate sulle euristiche generano una maggiore soddisfazione rispetto alle scelte effettuate da chi vorrebbe forzarsi all'interno di una schema razionale, prendendo analiticamente in considerazione tutte le possibilità prima di decidere.

E' una specie di paradosso, per cui nel processo decisionale basato sulle euristiche, si scopre che alla fine il meno è di più. Le cose si fanno un po' più complicate quando questi principi sono applicati ad ambiti in cui le conseguenze delle decisioni possono andare a interferire con la vita delle persone. Ad esempio, le decisioni prese dai medici. Anche i medici usano spesso la via semplificata delle euristiche. In un medico si attivano diversi meccanismi psicologici  quando decide  sulla base del modello euristico. Ad esempio, il medico può sovrastimare la frequenza di un certo disturbo se recentemente ne ha osservati più d'uno, e tendere quindi a fare più facilmente quella stessa diagnosi, anche quando il quadro clinico dovrebbe essere interpretato diversamente.

Oppure c'è il fenomeno del cosiddetto "ancoraggio": è la tendenza a concentrarsi su caratteristiche salienti emerse nelle prime fasi del processo diagnostico, senza la successiva capacità di modificare l'impressione iniziale alla luce di ulteriori informazioni.

Infine, può esserci il cosiddetto bias di conferma, la tendenza a notare e a dare importanza a quelle informazioni che confermano le proprie aspettative e convinzioni, tralasciando invece quelle che potrebbero portare verso un'altra strada, che invece  è quella giusta.

::)

doxa

p. s. Il titolo dell'articolo di Riccardo Viale è il seguente: "L'intuizione non è innata e la morale non è unica", pubblicato il 17 - 3 - 2013 dal quotidiano Il Sole 24 Ore. Nel web il testo ancora c'è.  :)


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