Intellettualismo e anti-intellettualismo

Aperto da doxa, 10 Novembre 2019, 22:27:46 PM

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doxa



Stasera posso usare verso di voi  la "legge del contrappasso" per "analogia" alla vostra colpa di "intellettualismo"  filosofico ?

L'intellettualismo indica l'atteggiamento  di chi pone in primo piano l'attività dell'intelletto per comprendere ed analizzare concetti e fenomeni.

Ma c'è chi critica l'intellettualismo, perché produrrebbe un modo di pensare astratto, astruso e lontano dai dal linguaggio della gente comune. Perciò l'intellettualismo così inteso assume un valore negativo e gli anti-intellettuali ridicolizzano le élite intellettuali.  


L'anti-intellettualismo si caratterizza con la  predominanza  dell'emotività a scapito  del ragionamento logico e argomentativo. Il linguaggio, semplificato e diretto mira alla persuasione e manipolazione degli ascoltatori e del lettori, non all'analisi critica e al ragionamento.

L'anti-intellettualismo ha talmente permeato la politica e la società che esso si esprime non solo in quelle forze e movimenti che si oppongono alle élite al potere, ma viene ampiamente utilizzato anche dalle elite dominanti, che vengono accusate di essere intellettuali e quindi distanti dai veri bisogni dei cittadini.
Questo fenomeno può essere spiegato in parte con il fatto che la politica è sempre più arte retorica e persuasiva e poco arte del fare. In questo senso la retorica anti-intellettuale si presta ad un tale approccio.

Secondo studi americani effettuati per analizzare il linguaggio ed i discorsi dei candidati alla presidenza, risulta che, nei dibattiti, ha due volte maggiori possibilità di successo chi impiega un approccio (un linguaggio) anti-intellettuale rispetto a chi non impiega un tale approccio.

L'anti-intellettualismo è un fenomeno che ha radici antiche, tuttavia nel mondo contemporaneo, a causa di fattori economici, politici, sociali e tecnologici, ha assunto un ruolo di primo piano. Per questo merita un'attenzione particolare.

Johan Huizinga nel suo libro titolato "La crisi della civiltà", scrisse: "I pensieri del giorno vogliono agire all'istante. Invece in questo mondo le grandi idee si sono affermate solo con grande lentezza". Ne è un esempio la religione. Le  sue intuizioni sui valori e sulla società si proiettano nel lungo periodo, ben oltre la vita di una singola generazione o di un modello economico e politico. Per questa sua visione di lungo periodo la religione preserva valori forti, svolge un ruolo di coesione sociale. Ma questo ruolo può favorire anche la funzione di controllo sociale,  e l'uso dei valori religiosi può diventare un potente strumento politico.
Mi sembra che in gran parte della storia le religioni hanno svolto proprio questo ruolo, macchiandosi spesso di errori e colpe gravi.

Fortunatamente nei secoli recenti in Occidente si è realizzata un apparente, maggiore separazione tra Stato e organizzazioni religiose, accanto allo sviluppo del pensiero scientifico autonomo dalla religione. Proprio questo processo permette oggi alle religioni di recuperare un forte ruolo morale, occupando "meno" l'ambito della politica.

Così è se vi piace, oppure "Così è (se vi pare)", usando il titolo di un'opera teatrale di Luigi Pirandello.

bobmax

Secondo me, il diffuso rifiuto dell'intellettualismo ha diverse motivazioni.
La necessaria astrazione richiesta dal pensiero intellettuale è solo una di queste e forse non la principale.

Indubbiamente stiamo assistendo ad una accelerazione del nostro vivere quotidiano. Ci stiamo concentrando sempre più sul presente.

Questo fenomeno ritengo non sia un male in sé. 
Un male è invece l'incremento dell'angoscia esistenziale che tale accelerazione può comportare nei nostri cuori.
Perché che si vada più veloci, può pure permettere di comprendere più in fretta i problemi da affrontare e come eventualmente risolverli.

A fronte di questa maggior velocità ci ritroviamo però con una generale minor profondità di pensiero.

In particolare presso quelli che dovrebbero essere gli "intellettuali".
Che non vengono sovente rifiutati tanto per la loro "astrazione", quanto per la loro verbosità inconcludente.
Una verbosità che non nasconde, alla gente comune che stupida non è, il loro sostanziale vuoto di pensiero.

Occorrerebbero autentici intellettuali, con profondità di pensiero e capaci di esprimersi con la sintesi che è ormai indispensabile.

Purtroppo ci ritroviamo, a causa di una selezione che premia la fedeltà a scapito del merito, con una "élite" intellettuale per lo più mediocre. Incapace di contrastare persino i più beceri e ottusi demagoghi.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

baylham

L'inconcludenza mi sembra l'esito normale di una riflessione intellettuale. Se fosse il contrario la filosofia o la scienza non avrebbe ragione di esistere.

Ipazia

Un superamento dialettico dell'antinomia si trova nel pensiero di un maestro che recità così

I filosofi hanno solo diversamente interpretato il mondo, si tratta invece di trasformarlo.
(Die Philosophen haben die Welt nur verschieden interpretirt; es kommt aber darauf an, sie zu verändern)


(L'originale non è per vezzo intellettualistico ma per l'accesso diretto alla fonte di quel pensiero per chi se ne volesse ermeneuticamente dilettare)

La filosofia della prassi è un buon antidoto alla degenerazione intellettualistica del pensiero filosofico per il semplice motivo che la realtà non concede scappatoie al flatus vocis inconcludente e pone di sbaglia immediatamente, o comunque in tempi umani e verificabili, di fronte al suo err(o/a)re.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

baylham

Per esempio, questo argomento di discussione oppure in generale il forum Logos sono concludenti o inconcludenti?

Il compito della filosofia o della scienza è la trasformazione del mondo? Il compito mi appare ingenuo, anzi erroneo: in una relazione reciproca, uomo-mondo, il risultato del processo non è determinabile da una delle parti.

Apprezzo molto l'intellettualismo.

Ipazia

Citazione di: baylham il 20 Novembre 2019, 14:15:56 PM
Per esempio, questo argomento di discussione oppure in generale il forum Logos sono concludenti o inconcludenti?

Per me hanno senso se concludono qualcosa, se scambiando le idee le moltiplicano. Altrimenti e chiacchiericcio, magari intellettuale. A qualcuno piace e i gusti non si discutono.

CitazioneIl compito della filosofia o della scienza è la trasformazione del mondo? Il compito mi appare ingenuo, anzi erroneo: in una relazione reciproca, uomo-mondo, il risultato del processo non è determinabile da una delle parti.

Il compito di ogni sapere è la trasformazione del mondo altrimenti non è sapere. La filosofia ritengo rientri nel sapere e sta a lei dimostrare di non essere "aria fritta (cit)". Tutte le filosofie che hanno avuto successo sono filosofie della prassi cominciando da quella che gli antichi chiamavano filosofia naturale.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

CitazionePer esempio, questo argomento di discussione oppure in generale il forum Logos sono concludenti o inconcludenti?

Altra citazione


Per me hanno senso se concludono qualcosa, se scambiando le idee le moltiplicano. Altrimenti e chiacchiericcio, magari intellettuale. A qualcuno piace e i gusti non si discutono.


Nessuna singola discussione od intervento risultano concludenti. Ovvio. Le eventuali conclusioni, se qualcuno vorrà trarle, verranno estratte dall'insieme di una certa moltepicità di discussoni ed interventi.
Quali conclusioni raggiungono l'arte o la scienza o la volontà di avere dei figli ?
Tutti gli artisti, gli scienziati, gli aspiranti genitori fanno ciò che fanno nella speranza, fiducia, desiderio, presuntuosa certezza di giungere alla conclusione che si prefiggono.
Ma il raggiungimento del loro scopo non è loro opera. Le conclusioni di quello che hanno fatto - se saranno riconosciute - saranno opera del destino o di chi giudicherà le loro opere.

Perciò noi dobbiamo continuare a discutere, a fare arte, a studiare, a copulare senza aspettarci conclusioni. Le quali però verranno al di là di ogni nostra specifica aspettativa in proposito. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

baylham

Citazione di: Ipazia il 20 Novembre 2019, 17:24:33 PM
CitazioneIl compito della filosofia o della scienza è la trasformazione del mondo? Il compito mi appare ingenuo, anzi erroneo: in una relazione reciproca, uomo-mondo, il risultato del processo non è determinabile da una delle parti.

Il compito di ogni sapere è la trasformazione del mondo altrimenti non è sapere. 

Il sapere trasforma il mondo, ma il mondo trasforma il sapere: per questo motivo il processo trascende le parti della relazione.

Ipazia

Citazione di: baylham il 21 Novembre 2019, 00:43:28 AM
Citazione di: Ipazia il 20 Novembre 2019, 17:24:33 PM
CitazioneIl compito della filosofia o della scienza è la trasformazione del mondo? Il compito mi appare ingenuo, anzi erroneo: in una relazione reciproca, uomo-mondo, il risultato del processo non è determinabile da una delle parti.

Il compito di ogni sapere è la trasformazione del mondo altrimenti non è sapere.

Il sapere trasforma il mondo, ma il mondo trasforma il sapere: per questo motivo il processo trascende le parti della relazione.

Certamente, infatti volevo aggiungerlo e ti ringrazio di averlo fatto. Il rapporto è dialettico, retroattivo. Lo è anche materialmente: il sapere ha prodotto la lente che ha aumentato il sapere sul mondo. Dal sapere al potere il passo è breve e in ciò sta la trasformazione del mondo, che riguarda anche la filosofia per un animale metafisico come siamo. Se ben guardiamo non solo le filosofie, ma anche le religioni della prassi, sono quelle che più hanno trasformato il mondo.

(Tralasciando il verso etico, che è altra cosa e potrebbe offrire qualche punto in più a riflessioni filosofiche e religiose meno attivistiche, ma la cui ineffettualità alla distanza rende comunque perdenti. Anche sul piano etico.)
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Che io sappia dietro all'anti-intellettualismo storicamente c'è sempre un movente politico, e spesso una lotta di classe, e spesso finisce nel sangue. Ma non tutto l'anti-intellettualismo è uguale, non scambierei per esempio la critica all'accademismo con le rivalse di moderni buzzurri che vorrebbero gli altri cadere al loro livello, e con gli altri non intendo le accademie, ma proprio tutti gli altri.

Questa è una foto che è stata fatta recentemente a degli appunti di un discorso di Trump, un noto "anti-intellettualista", appunti attraverso i quali il suddetto avrebbe voluto difendersi da accuse di impeachment, cioè tenere la barra dritta della leadership della nazione più importante del globo.

Se l'antintellettualismo conduce ad una leadership che scrive i discorsi cruciali con l'uniposca sulle salviette di un aereo, (e quello che produce leggendoli, è una cacofonia logica di assoluta incomprensibilità ai normodotati) forse conviene tenersi gli intellettualisti? Ca va sans dire..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Phil

Citazione di: baylham il 20 Novembre 2019, 14:15:56 PM
Per esempio, questo argomento di discussione oppure in generale il forum Logos sono concludenti o inconcludenti?
Domanda con gradevole "doppio fondo" filosofico, velato dall'assonanza fra «concludente» e «conclusivo», entrambi derivati da «chiudere» («claudere»). La filosofia, o più umilmente, il ragionare in questo forum, dove (si) conclude e/o che cosa dischiude?
I discorsi concludenti e conclusivi su un argomento spettano, di diritto e di fatto, alle scienze ("scienze della natura" diceva Dilthey) con le loro verifiche empiriche, dimostrazioni oggettive, esperimenti, validità extra-soggettive, etc. alla filosofia "appartiene" (con compito talvolta socialmente ingrato) molto di ciò che è fuori da tali conclusioni inconfutate. All'epoca dei fisici presocratici, la filosofia "doveva" deontologicamente interrogarsi sull'archè, sulle sostanze, etc. perché erano domande senza riposta concludente (tantomeno conclusiva); poi la scienza ha fornito risposte solide che hanno sollevato la filosofia da tale inadatto incarico. Oggi la filosofia può discutere di etica, politica, etc. perché nessuna «scienza dello spirito» (ancora Dilthey) ha proposto risultati così concludenti e conclusivi da risolvere tutte le divergenze alla luce di un'"oggettività", al punto da rendere inopportuna o impraticabile ulteriore proficua riflessione. E forse è proprio questo il punto: in assenza di un'evidenza conclusiva, la pluralità dei discorsi filosofici (o, più poveramente, forumistici), presenta molteplici approcci concludenti, uno per ogni prospettiva che sia ben argomentata e minimamente compatibile con la lettura del reale circostante (quindi non ogni prospettiva solo in quanto tale). L'apertura del discorso filosofico si basa sull'inconclusa ricerca di una soluzione definitiva, quindi sull'apertura dei possibili orizzonti di senso, concludenti nei rispettivi risultati (più o meno teoretici), ma non conclusivi per l'interrogazione di partenza. La condizione di possibilità della riflessione filosofica è quindi l'assenza di un discorso concluso in quanto "risolto" (e l'inconcludenza logico-semantica di alcune interrogazioni, filosofiche e non, rivela come alcune questioni siano falsi problemi, effetti collaterali di un domandare maldestro o malposto).

Quando una prospettiva filosofica si ritiene conclusa (da un autore, un metodo, un approccio, etc.) e definitiva (ogni chiusura è sempre, a suo modo, sia una fine che il fine), smette di essere filosofica e, purtroppo per lei, le viene chiesto di dar conto delle sue "verità" conclusive (ed è qui che spesso proliferano circoli viziosi, fallacie varie, etc.).
Alcuni osserveranno che anche questa stessa prospettiva pluralista e inconclusiva (ma non inconcludente) della filosofia sembra spacciarsi a sua volta come conclusiva e definitiva (oltre che definitoria); tuttavia così non può essere, perché essa prevede esattamente l'esistenza di altre posizioni divergenti (ma non per questo di minor legittimità filosofica), ognuna ritenentesi conclusiva (o almeno concludente), il che conferma proprio la suddetta pluralità e l'inconclusività (assoluta) di ogni singola posizione (sempre fino a prova contraria, in attesa di prove inconfutate o almeno confutabili, come direbbe Popper).


P.s.
Notoriamente non tutti gli approcci filosofici hanno avuto lo stesso successo storico, la stessa quantità di proseliti, la stessa diffusione culturale, etc. ma, secondo me, non è questo un criterio filosofico per valutarne l'inconcludenza (logica) o la conclusività (quei fattori possono ben essere criteri storici, sociologici, antropologici, etc.).

Ipazia

Citazione di: Phil il 23 Novembre 2019, 00:42:47 AM
P.s.
Notoriamente non tutti gli approcci filosofici hanno avuto lo stesso successo storico, la stessa quantità di proseliti, la stessa diffusione culturale, etc. ma, secondo me, non è questo un criterio filosofico per valutarne l'inconcludenza (logica) o la conclusività (quei fattori possono ben essere criteri storici, sociologici, antropologici, etc.).

Magistrale come sempre  :D

Però non saprei da dove la filosofia potrebbe trarre un criterio per determinare la conclusività di certe filosofie di successo se non dai dati storici, sociologici, antropologici, che la testimoniano. A prescindere, e spesso contro, ogni loro concludenza logica  ;D
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Sariputra

La filosofia ha ancora molta importanza, secondo me. Basti pensare che la scienza studia e si dà da fare per salvare vite umane (per es. la ricerca medica) o per distruggerle (per es. la ricerca militare), ma non sa dire perché lo fa (al netto dell'interesse economico s'intende...). Il perché la vita sia o non sia un valore è infatti un problema filosofico e non una questione scientifica.
La scienza ci dimostra la complessità della vita e delle leggi che la regolano, ma non basta un generico 'senso di meraviglia' personale (opinabile tra l'altro..) per 'infondere' un valore alla stessa...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

viator

Salve Sariputra. "Il perché la vita sia o non sia un valore è infatti un problema filosofico e non una questione scientifica".
Filosoficamente è un valore per chi fa filosofia non nichilistica.
Scientificamente la vita non è un valore ma (con significato immensamente più valido e profondo) una necessità. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Phil

Citazione di: Ipazia il 23 Novembre 2019, 10:15:20 AM
Però non saprei da dove la filosofia potrebbe trarre un criterio per determinare la conclusività di certe filosofie di successo se non dai dati storici, sociologici, antropologici, che la testimoniano. A prescindere, e spesso contro, ogni loro concludenza logica  ;D
Direi che della concludenza se ne occupa la logica, della conclusività se ne occupa l'ermeneutica (del successo storico la storiografia, delle ripercussioni sociali la sociologia, etc.). Secondo me, per restare sul piano filosofico, non bisogna impantanarsi nei dati che fanno statistica e/o storia, per mantenere chiara la distinzione fra ciò che la filosofia fa (produce orizzonti di senso) e ciò che essa fa fare (attuazioni storiche, sociologiche, antropologiche, etc. di tali orizzonti); la filosofia fa riflessioni politiche, esistenziali, estetiche, etc. e fa fare rivoluzioni, apostasie, opere artistiche, etc. ma questo secondo gruppo non è propriamente un filosofare perché presuppone che sia stata già fatta una filosofia d'innesco (e chiaramente l'architetto deve considerare la fattibilità di ciò che chiede di fare al muratore). Inoltre, per riprendere un'immagine à la page, direi che è comunque importante saper distinguere il fritto della nonna da quello del McDonald's; fermo restando che "non di solo fritto vive l'uomo".

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