Intellettualismo e anti-intellettualismo

Aperto da doxa, 10 Novembre 2019, 22:27:46 PM

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InVerno

#45
Citazione di: Ipazia il 28 Novembre 2019, 09:56:16 AMTemo che: "Una società sana e dinamica muta da se, non aspetta di incancrenirsi ed arroccarsi finchè la violenza dell' "anti-intellettualismo" non la travolge" sia di là da venire e non possa nemmeno rimandare ad un "arcadico", purtroppo incolto, far west, ma possa realizzarsi solo in una inedita società che superi la contrapposizione tra sudore della fronte e sudore del cervello. Una società senza classi, ma con molto intelletto. Che permetta a ciascuno di essere, come raccomandava Engels, un po' architetto e un po' carrettiere, nell'arco della sua unica e irripetibile vita.
L'architetto-carrettiere avrà mille parole per rispondere ad un padrone economico, ma non gli basteranno per le dieci mila di un intellettuale. In una società altamente specializzata esistono intellettuali di categoria, perciò difficilmente il "beta" potrà trasformare la società marxianamente, certo gli sarà molto utile per accedere alla borghesia, come quasi tutti i marxisti hanno poi effettivamente fatto, trovandosi a essere quelli con mille parole in una società dove la scomparsa della classe media ha ingrassato la fila di quelli con dieci. Non è un caso che la sinistra sia passata in tutto il mondo dal lato conservatore dello spettro politico. Il "recente" utilizzo di bambini nella retorica sociale, è l'esempio lampante di un bisogno profondo di antintellettualità, di irrazionalità emotiva, di fede, di ricerca di purezza. La complessità del mondo specializzato rende gli individui insicuri su tutti gli ambiti che escono il proprio percorso di studi. A questa insicurezza non si può rispondere con una laurea magistrale, l'antivaccinista reclama la possibilità di decidere di virologia con dieci parole, onde evitare di subire supinamente le decisioni degli "intellettuali". Gli sforzi dei divulgatori sono flebili singhiozzi, in un sistema che per spirito autoconservativo tende all'oscurantismo.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

@InVerno

Non si tratta di negare la specializzazione e competenza tecnica, ma di evitare la mistificazione che inventa 10000 parole per nascondere il fatto che ne conosce realmente solo 10, ovvero quelle della propria disciplina. E' tale falsificazione che rende impresentabile l'intellettuale e permette a chi ha una laurea in filologia classica di pontificare nel campo virologico. O, a chi serve un padrone, di dar da intere che i tarocchi finanziari sono stati inventati per il bene dell'umanità e non si possono modificare.  Nel qual caso: ben venga l'incompetenza, il far west e la Rivoluzione. Ma basta anche  la riflessione non specialistica di un nativo americano di incerta individuazione e in molte versioni:

Quando l'ultimo albero viene abbattuto, l'ultimo pesce mangiato e l'ultimo torrente avvelenato, ti renderai conto che non puoi mangiare il denaro.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

Non sto giudicando, sto descrivendo, un pò perchè penso che questo fenomeno sia parte di un onda più alta - che questo topic non ha ancora provato a decifrare - un pò perchè non c'è realmente niente di nuovo sotto il sole. La commistione tra fideismo ed economia non è cosa nuova. Ma non c'è bisogno di andare a risvegliare i capi indiani, sarà che vivo nella mia  bolla informativa, ma raramente mi è capitato di trovare un  intellettuale favorevole al consumismo, insieme a ToroSeduto c'è la creme della nostra intelligenza occidentale, il consumismo è un frutto basso che possono raccogliere persino i nani, è una "filosofia" talmente facile da attaccare che raramente si trova qualcuno disposto a difenderla anche nel mondo occidentale..Permane per inerzia, ma non per colpa degli intellettuali onestamente.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Phil

In fondo, quando parliamo di "intellettuali", oggi, a chi ci riferiamo? 
I settori della conoscenza, come ricorda InVerno, sono così specialistici e sufficientemente ricchi di contenuti da render obsoleta la figura dell'intellettuale tout court, interdisciplinare, la cui parodia è forse quella dell'opinionista tuttologo, specialista in nulla ma minimamente competente in tutto. I docenti universitari, i ricercatori, gli scrittori sono probabilmente ritenuti intellettuali nei rispettivi ambiti; pare che l'intellettuale di oggi sia definibile come colui che, anche senza essere ammesso al Mensa, vive d'accademia e/o di carta stampata abbinata a qualifiche "elevate", preferibilmente in ambito umanistico (quanti definirebbero Einstein un intellettuale?), essendo nondimeno uno specialista, quasi un "tecnico" della sua disciplina (nel senso che sa usarla bene e ne conosce gli strumenti, non nel senso che si occupi di sola pratica senza teorizzare nulla); gli altri sono semplici opinionisti (e forumisti).

P.s.
@InVerno
Chiedo senza retorica (non essendo competente): se venisse meno il consumismo, ormai, non ci sarebbe uno stallo o una crisi economica con sgradevoli ripercussioni sociali? Cosa intendi parlando di intellettuali (s)favorevoli al consumismo o con «"filosofia" facile da attaccare»? Qual'è il rapporto oggi fra (eventuale "compito" degli) intellettuali e consumismo?
L'ondata ecologica, ad esempio, in fondo non altera le dinamiche consumistiche, le rende saggiamente compatibili con l'ambiente, ma come "meccanismo" di massa resta tale (il "consumismo verde" è pur sempre consumismo, quando il verde non è addirittura strumentalizzato a scopi di marketing).

InVerno

L'ondata ecologica ha diverse gradazioni, a seconda di chi la interpreta per bias confermativo e per soluzioni accettate..il "green washing" è solo una pratica delle tante, forse quella del mainstream, ma sono spesso gli esperti a metterla alla berlina, e spesso sono i semplici a caderci in pieno.. Consumare significa distruggere, ma se lo chiamassimo distruggere, il suo valore sarebbe meno neutrale di quanto appare, compito degli intellettuali è formare le parole del discorso, e le università in alcuni casi si adoperano..c'è un intero ramo di discussione che verte sul chiamarlo "riscaldamento globale" o  "cambiamento climatico" e ad ingegnerizzare memeticamente il discorso. Troppo catastrofismo spinge all'inazione, poco catastrofismo anche, compito dell'intellettuale è trovare un "sweet spot" lessicale che conveisca il significato e determini l'azione voluta.  Il compito degli intellettuali è anche quello di religare queste parole in un credo che sappia trasformare la società. Non si può superare questa sfida individualmente, con quello che io chiamo "ecologismo  della lampadina", lavarsi la coscienza dividendo la spazzatura è forse la pratica più controproducente del "green washing". Serve un nuovo lessico, un nuovo discorso... anche gli economisti possono adoperarsi, con un pò di fantasia, smetterla di misurare una nazione con un indice (GDP) creato in tempo di guerra per misurare il numero di carrarmati potrebbe essere un inizio per non vedere l'economia nazionale come una protesi della guerra. Ci sono così tanti ambiti dove impegnarsi che se anche ci mettessimo tutti all'opera non basterebbe un secolo, putroppo crediamo troppo al presente per immaginare il futuro.. che è il sintomo di un conformismo dilagante e imperante.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

#50
Citazione di: InVerno il 30 Novembre 2019, 09:39:57 AM
Non sto giudicando, sto descrivendo, un pò perchè penso che questo fenomeno sia parte di un onda più alta - che questo topic non ha ancora provato a decifrare - un pò perchè non c'è realmente niente di nuovo sotto il sole. La commistione tra fideismo ed economia non è cosa nuova. Ma non c'è bisogno di andare a risvegliare i capi indiani, sarà che vivo nella mia  bolla informativa, ma raramente mi è capitato di trovare un  intellettuale favorevole al consumismo, insieme a ToroSeduto c'è la creme della nostra intelligenza occidentale, il consumismo è un frutto basso che possono raccogliere persino i nani, è una "filosofia" talmente facile da attaccare che raramente si trova qualcuno disposto a difenderla anche nel mondo occidentale..Permane per inerzia, ma non per colpa degli intellettuali onestamente.

La citazione del nativo americano non è riducibile al consumismo, ma riguarda una cultura in cui si producono dieci paia di scarpe, cellulari, vestiti, auto,...dove ne basterebbe uno. Il motore di tale processo non è il nano consumatore ma il gigante Capitale che solo così può valorizzarsi in profitto. Un profitto che ignora del tutto le leggi naturali e conosce solo il loro prezzo di mercato. E' questo il fondamento della cultura moderna in cui si gioca anche il Kulturkampf tra intellettuali e antiintellettuali o, meglio, intellettuali-anti. Ben più a fondo della partita tra competenti e incompetenti.
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simplex sigillum veri

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