Intellettualismo e anti-intellettualismo

Aperto da doxa, 10 Novembre 2019, 22:27:46 PM

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Ipazia

Il problema non è l'ipocrisia consapevole, ma quella inconsapevole dell'ignoranza indottrinata, addomesticata, omologata. E' questa il terreno su cui germoglia e prospera l'ipocrisia consapevole.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Ma l'ipocrisia non sta forse proprio in quel labile confine tra consapevolezza e inconsapevolezza?

Posso essere davvero ipocrita se ne sono del tutto consapevole?

E se non ne sono per nulla consapevole, come posso essere ipocrita?

Quando sono consapevole, per davvero... non è più una questione di "sapere" ma di "essere".


Non so di comportarmi male, sono io stesso il male.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Citazione di: bobmax il 27 Novembre 2019, 09:57:38 AM
Ma l'ipocrisia non sta forse proprio in quel labile confine tra consapevolezza e inconsapevolezza ?

Non solo e non prevalentemente. Vi è un'ipocrisia del potere consapevole e un'ipocrisia, che sarebbe più corretto definire opportunismo, più o meno pavido e pigro, di chi lo subisce. Sul confine - non proprio labile - vi sta il cortigiano ("vil razza dannata") che ha un posto privilegiato nei confronti del potere della cui ipocrisia è altrettanto consapevole, in simbiosi con un evidente opportunismo nel supportarlo. L'intelligentsia, insomma, di cui parla Sariputra.

CitazionePosso essere davvero ipocrita se ne sono del tutto consapevole?

Certamente. E Machiavelli ha fatto lezione in materia. Ad uno dei massimi gerarchi nazisti è attribuito il postulato fondamentale di tale consapevolezza: "ripetete una menzogna milioni di volte e diventerà una verità". Superfluo osservare come su questo principio si fondino anche le fortune millenarie di molte e variegate ideologie e dei media contemporanei.

CitazioneE se non ne sono per nulla consapevole, come posso essere ipocrita?

Infatti si tratta per lo più di pavido e pigro opportunismo, conformismo, tartufismo. La stessa scommessa di Pascal non ne è immune.

CitazioneQuando sono consapevole, per davvero... non è più una questione di "sapere" ma di "essere".
Non so di comportarmi male, sono io stesso il male.

Sapere l'ipocrisia è conditio sine qua non di essere potere. La coppia è indissolubile. Se vuoi, chiamalo male.  Machiavelli lo chiamava "arte di governo". Giuseppe Conte è perfetto interprete di ciò. Continuiamo a morire democristiani.
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bobmax

Sì, occorre intenderci sul termine "ipocrisia". Perché non mi riferisco al "giudizio" dato dall'esterno, verso chi ci appare appunto "ipocrita". Piuttosto nel mio intervento parlavo dell'ipocrisia di cui si è o meno consapevoli. Tu stessa avevi tirato in ballo la consapevolezza...
 
Cioè, sono ipocrita verso me stesso o no? Mi racconto falsità su me stesso, simulo a me stesso di essere diverso da quello che in realtà sono?
 
Di modo che Macchiavelli non c'entra nulla.
Perché non insegna ad essere ipocriti, tutt'altro!
Magari, il suo insegnamento può farci risultare ipocriti agli occhi degli altri. Ma non ad essere ipocriti in noi stessi! Perché insegna come comportarci, anche simulando e falsificando, ma senza alcuna falsità in noi stessi!
 
Insomma, Ipazia, un conto è il giudizio che possono dare gli altri su di me, magari considerandomi un ipocrita, un altro la mia consapevolezza di essere ipocrita.
 
E non posso essere "davvero" consapevole di essere ipocrita, perché nel momento che ne divengo consapevole... non posso più essere ipocrita!
 
Questa fine dell'ipocrisia, coincide con l'ingresso nell'inferno.
 
Stranamente, ciò che non posso assolutamente perdonare a me stesso, ha invece, più approfondisco, una completa giustificazione se lo noto nell'altro...
 
Perché, Ipazia, occorre guardare l'essere umano per quello che è, non per quello che vorremmo fosse...
Perciò evitando ogni pregiudizio, almeno per quanto possibile.
 
E lo vediamo davvero per quello che è... quando ci prende la compassione.
 
Autentica, motivata, compassione!
Che non ha niente a che vedere con il "vogliamoci bene", non è un "buonismo".
 
Perché proviene direttamente dall'Essere.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

#34
Ho trattato la dimensione sociale dell'ipocrisia perchè è in questa dimensione che si può rispondere alla giusta invettiva di Sariputra, cercando di approfondirne la meccanica nei suoi aspetti cinici da un lato e opportunistici dall'altro.

Sul piano individuale, soggettivo, anche il mafioso più efferato avrà coltivato la dose di bias (o falsa coscienza usando una prospettiva etica) necessaria a giustificare il suo operato senza sentirsi un ipocrita. Su questo concordo con te.

Infine, è proprio perchè tengo conto dell'uomo così com'è - col suo indissociabile io - che trovo impraticabile l'entrata nell'inferno, sia quella materiale del chandala o spirituale di Kierkegaard, in cambio della Verità. Se poi l'unica alternativa è il Nulla/morte, è come andar di notte. L'uomo va cercato nella sua immanenza (con tutta la compassione o empatia umanamente possibile). E' l'unico luogo in cui si ha qualche probabilità di trovarlo. La lanterna di Diogene.
.
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bobmax

Citazione di: Ipazia
Infine, è proprio perchè tengo conto dell'uomo così com'è - col suo indissociabile io - che trovo impraticabile l'entrata nell'inferno, sia quella materiale del chandala o spirituale di Kierkegaard, in cambio della Verità.

Non tieni ancora conto dell'uomo così com'è.
La tua sofferenza lo dimostra.

Quando ciò avverrà, ogni giudizio su di lui si rivelerà inopportuno, e proverai solo compassione.

Prima, però, occorre andare all'inferno.
E all'inferno si va, non tanto per il nostro giudizio sugli altri, ma per aver constatato ciò che noi stessi siamo.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Sariputra

#36
Il poeta e drammaturgo russo Majakovskij non era molto tenero con la specie degli intellettuali :

"In una nave che affonda gl'intellettuali sono i primi a fuggire, subito dopo i topi e molto prima delle puttane."

In effetti è interessante vedere come gli intellettuali che parlano di politica e di cose che gli altri dovrebbero fare siano pronti ad abbandonare la nave che imbarca velocemente acqua e, fingendosi quasi esser stati prigionieri della stessa, siano pronti a farsi 'salvare' da quella che invece veleggia col vento in poppa...
Spesso questi personaggi dall'acuto intelletto, che erano pappa e ciccia col potere avendo da questi  ricevuti fama e agiatezza, alla rovina del medesimo ne siano diventati i più fieri avversari. Mostrando inediti scritti, apparsi per miracolo, diventano pronti a rendere giustizia del loro operato di eroici oppositori e dirsi 'usati' dall'infame potere, che invece per loro, se fosse stato possibile, se...

Naturalmente ci sono anche intellettuali intellettualmente onesti...che è come dire che ci sono contadini agricolturalmente onesti o prostitute p....mente oneste. Sì...ma nel resto del tempo?
Ecco cosa dice P.P.Pasolini, uno che più intellettuale di così si muore:

Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere.

Pierpaolo parla di 'mestiere'. Usare il cervello è un mestiere e il vero intellettuale sa perché lo usa, mentre il bifolco chiaramente no. E' per questo motivo che il buzzurro segue le idee dell'intellettuale, non essendo sicuro delle proprie, non sapendo manco perché gliene vengano di proprie in testa.
Ma che succede se uno è scemo e pensa invece di essere un acuto intellettuale? Almeno uno scemo che sa di essere scemo è uno scemo puro e onesto. Ma uno scemo che si crede intellettuale mi sembra quasi scemo due volte (è vero, questa l'ho biecamente tratta da Moliere...ma è troppo vera!  :) ).
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Ipazia

Citazione di: bobmax il 27 Novembre 2019, 16:03:40 PM
Citazione di: Ipazia
Infine, è proprio perchè tengo conto dell'uomo così com'è - col suo indissociabile io - che trovo impraticabile l'entrata nell'inferno, sia quella materiale del chandala o spirituale di Kierkegaard, in cambio della Verità.

Non tieni ancora conto dell'uomo così com'è.
La tua sofferenza lo dimostra.

Quando ciò avverrà, ogni giudizio su di lui si rivelerà inopportuno, e proverai solo compassione.

Prima, però, occorre andare all'inferno.
E all'inferno si va, non tanto per il nostro giudizio sugli altri, ma per aver constatato ciò che noi stessi siamo.

Mah. Ti dirò che il primo uomo così com'è di cui tengo conto è una donna, per cui provo certamente compassione, ma sulla quale, superato l'amor dei, e assai più dell'amor fati, esercito la nobile e salutare arte dell'amor proprio e dell'autostima ad esso connessa.

Quella stessa donna che, tra l'inferno sopra menzionato e la morte, si concede un tertium che oltrepassa la sofferenza godendosi pacatamente, come insegna Lucrezio, lo spettacolo stratificato di pensiero umano di cui parla Sini, grande teatro del mondo nelle sue molteplici intersezioni col grande spettacolo della natura.
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bobmax

François de La Rochefoucauld ha descritto in maniera esemplare l'amor proprio (inteso come amore di sé):
 
"L'amor proprio è amore di sé e di ogni cosa per sé; rende gli uomini idolatri di sé stessi, e li renderebbe tiranni degli altri se la fortuna ne desse loro i mezzi; non indugia mai fuori di sé, e si sofferma su argomenti estranei come le api sui fiori, per trarne ciò che gli è necessario. Nulla è più impetuoso dei suoi desideri, nulla è più segreto dei suoi progetti, nulla più astuto della sua condotta; le sue sottigliezze non si possono descrivere, le sue trasformazioni superano quelle delle metamorfosi, le sue finezze quelle della chimica. Non si possono sondare le profondità né penetrare le tenebre dei suoi abissi. Là è al riparo dagli occhi più perspicaci; egli vi compie mille giri viziosi. Spesso è invisibile anche a se stesso, vi concepisce, vi nutre, vi alleva, senza saperlo, un gran numero di affetti e di odi; ne forgia di così mostruosi che, quando vengono alla luce, li rinnega o non può risolversi ad ammetterli. Da questa notte che lo protegge nascono le ridicole convinzioni che ha di sé; da qui derivano i suoi errori, le sue ignoranze, le sue rozzezze e le sue idiozie sul suo conto; la persuasione che i suoi sentimenti siano morti quando sono solo addormentati, l'idea di non aver più voglia di correre non appena si rilassa, e di aver perduto tutti i piaceri già appagati. Ma questa fitta oscurità che lo nasconde a se stesso, non gli impedisce di vedere perfettamente ciò che è esterno a lui, cosa che lo rende simile ai nostri occhi, che scoprono tutto, e sono ciechi solo per sé stessi. Invero, quando si tratta dei suoi maggiori interessi, dei suoi affari più importanti, allorché la violenza dei suoi desideri ridesta tutta la sua attenzione, vede, sente, capisce, immagina, sospetta, penetra, indovina tutto; si è quindi tentati di credere che ciascuna delle sue passioni abbia una specie di magia sua propria. Niente è così intimo e così forte come i suoi legami, che cerca inutilmente di rompere alla vista delle estreme sciagure che lo minacciano. Eppure talvolta, in poco tempo e senza alcuno sforzo, fa quello che non gli è riuscito di fare in parecchi anni e con tutto ciò di cui era capace; da qui si potrebbe concludere assai verosimilmente che è lui stesso ad accendere i suoi desideri, e non la bellezza e il merito delle cose che ne sono oggetto; che il suo piacere è il pregio che le fa risaltare, e il belletto che le impreziosisce; che corre dietro a sé stesso, che segue il proprio gusto quando segue le cose di suo gusto. Esso incarna tutti i contrari: è imperioso e obbediente, sincero e dissimulato, misericordioso e crudele, timido e audace. Ha inclinazioni differenti secondo la diversità dei temperamenti che lo guidano, e lo votano ora alla gloria, ora alle ricchezze, ora ai piaceri; cambia secondo il mutare dell'età, della fortuna e dell'esperienza; ma gli è indifferente averne parecchie o una sola, perché si divide tra parecchie e si concentra su una quando gli è necessario o gli piace. È incostante, e oltre ai cambiamenti che derivano da cause estranee, ve ne sono un'infinità che nascono dal suo intimo; è incostante per incostanza, per leggerezza, per amore, per novità, per stanchezza e per nausea; è capriccioso, a volte lo si vede al lavoro con la massima sollecitudine, alle prese con fatiche incredibili, per ottenere cose che non gli portano alcun vantaggio o che addirittura gli sono nocive, ma che persegue perché le desidera. È bizzarro, e spesso concentra ogni sua attenzione nelle occupazioni più frivole; trova tutto il piacere nelle più sciatte, e conserva tutta la fierezza nelle più spregevoli. È presente in tutti gli stati della vita, in tutte le condizioni; vive dappertutto, vive di tutto, vive di niente; si accontenta delle cose come della loro privazione; passa perfino dalla parte di chi lo combatte, entra nei loro disegni e, cosa ammirevole, insieme a loro odia se stesso, trama per la propria dannazione, lavora per la propria rovina. Infine si preoccupa solo di esistere, e pur di esistere accetta di essere nemico di sé stesso. Non bisogna dunque stupirsi se talora si accompagna alla più rigida austerità, se entra così audacemente in società con essa per distruggersi, dato che, nel momento stesso in cui si sgretola da una parte si ricompone dall'altra; quando si pensa che abbia rinunciato al proprio piacere, non fa che sospenderlo, o mutarlo, e anche quando è sconfitto e si crede di essersene liberati, lo si ritrova trionfante della sua stessa disfatta. Ecco il ritratto dell'amor proprio, di cui tutta la vita è soltanto una grande e lunga agitazione; il mare ne è un'immagine sensibile, e l'amor proprio trova nel flusso e nel riflusso delle sue onde continue una fedele espressione della successione turbolenta dei suoi pensieri, dei suoi eterni movimenti."
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

#39
François de La Rochefoucauld era un nobile maschio il cui amor proprio era garantito da servi e dame senza che lui se ne dovesse minimamente occupare e sul quale poteva limitarsi a sermoneggiare nella sua smisurata autostima. Per una donna, sprovvista di servitù, costretta a lavorare in un mondo ancora sostanziamente misurato sul maschile, l'amor proprio e l'autostima sono il ricettario minimo della sopravvivenza materiale, intellettuale e affettiva. Varie pillole in rete.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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InVerno

Citazione di: Sariputra il 27 Novembre 2019, 16:27:24 PMIl poeta e drammaturgo russo Majakovskij non era molto tenero con la specie degli intellettuali :
"In una nave che affonda gl'intellettuali sono i primi a fuggire, subito dopo i topi e molto prima delle puttane."
Effettivamente il suddetto si suicidò sulla affondante barca sovietica, il che lo inserisce totalmente nella sua descrizione ma non lo salva dalla propria ipocrisia. Egli stesso era un intellettuale, sempre che intellettuale sia qualcuno che sbarca il lunario solamente attraverso il suo intelletto, in quanto non mi risulta che abbia mai zappato un acro. Alla fine dell'ottocento e agli inizi del novecento di anti-intellettualisti pullulava sopratutto tra gli intellettuali, quale sarebbe la soluzione di questo cortocircuito? Chi stabilisce quali siano gli intellettuali a favore dello status quo, e quali no? Majakovskij avrà avuto più di una ragione di prendersela con gli intellettuali conservatori, salvo egli stesso trasformarsi in uno di essi subito dopo la rivoluzione. Morto un intellettuale se ne fa un altro, uno nuovo magari, è per questo che l'anti intellettualismo ha a che fare con la lotta di classe, è un pretesto per una sostituzione all'apice gerarchico, è antielitismo filosofico, populismo letterario. Una società sana e dinamica muta da se, non aspetta di incancrenirsi ed arroccarsi finchè la violenza dell' "anti-intellettualismo" non la travolge. Nel conformismo odierno, quello pruriginoso del politically correct, molti vedono un intellettualismo facile da sfondare. Ma cosa sono disposti a portare, coloro che li vogliono sostituire? C'è stata una società priva di intellettuali, si chiamava america, almeno finchè era composta solo di ex galeotti e poveracci in cerca d'oro..
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

bobmax

Citazione di: Ipazia il 27 Novembre 2019, 19:50:05 PM
François de La Rochefoucauld era un nobile maschio il cui amor proprio era garantito da servi e dame senza che lui se ne dovesse minimamente occupare e sul quale poteva limitarsi a sermoneggiare nella sua smisurata autostima. Per una donna, sprovvista di servitù, costretta a lavorare in un mondo ancora sostanziamente misurato sul maschile, l'amor proprio e l'autostima sono il ricettario minimo della sopravvivenza materiale, intellettuale e affettiva. Varie pillole in rete.

Sì, vi è ancora una diffusa mentalità maschilista. Che non ha alcuna ragion d'essere.
E lunga è ancora la strada.

Tuttavia un conto è la giustizia, l'uguaglianza, il rispetto di se stessi, un altro l'amore di sé.
Perché con "amour propre" La Rochefoucauld intende l'amore di sé stessi.

Che non ha nulla a che vedere con il rispetto di se stessi, con l'uguaglianza di genere e con il superamento  di ogni altra differenziazione. Visto che ogni differenza di valore è infatti solo un'illusione.

Differenze da annullare, proprio attraverso l'annullamento dell'io.

La psicologia, riducendo lo spirituale alla psiche, ci vuole convincere che se non amiamo noi stessi non possiamo amare gli altri.
Sembrerebbe tanto ovvio...

E invece è gravemente fuorviante, perché esalta l'io, lo rafforza, illudendoci così di avere maggior possibilità di amare.

Mentre l'amore non nasce da un io, ma dal suo annullamento:
Mi perdo in te.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

baylham

Citazione di: bobmax il 27 Novembre 2019, 21:49:16 PMDifferenze da annullare, proprio attraverso l'annullamento dell'io. La psicologia, riducendo lo spirituale alla psiche, ci vuole convincere che se non amiamo noi stessi non possiamo amare gli altri. Sembrerebbe tanto ovvio... E invece è gravemente fuorviante, perché esalta l'io, lo rafforza, illudendoci così di avere maggior possibilità di amare. Mentre l'amore non nasce da un io, ma dal suo annullamento: Mi perdo in te.

L'aspirazione, pretesa che l'io possa annullarsi mi appare una esaltazione dell'io all'ennesima potenza.
L'unico modo per annullare definitivamente l'io è la morte, sinceramente preferisco vivere.

Degli altri amo proprio le differenze, tra cui quelle intellettuali, per restare in tema.

Ipazia

Sulle molteplici sfumature dell'amor proprio ci vorrebbe una discussione a parte. Ma giustamente InVerno riporta al topic ...

Citazione di: InVerno il 27 Novembre 2019, 20:34:36 PM
Citazione di: Sariputra il 27 Novembre 2019, 16:27:24 PMIl poeta e drammaturgo russo Majakovskij non era molto tenero con la specie degli intellettuali :
"In una nave che affonda gl'intellettuali sono i primi a fuggire, subito dopo i topi e molto prima delle puttane."
Effettivamente il suddetto si suicidò sulla affondante barca sovietica, il che lo inserisce totalmente nella sua descrizione ma non lo salva dalla propria ipocrisia. Egli stesso era un intellettuale, sempre che intellettuale sia qualcuno che sbarca il lunario solamente attraverso il suo intelletto, in quanto non mi risulta che abbia mai zappato un acro. Alla fine dell'ottocento e agli inizi del novecento di anti-intellettualisti pullulava sopratutto tra gli intellettuali, quale sarebbe la soluzione di questo cortocircuito? Chi stabilisce quali siano gli intellettuali a favore dello status quo, e quali no? Majakovskij avrà avuto più di una ragione di prendersela con gli intellettuali conservatori, salvo egli stesso trasformarsi in uno di essi subito dopo la rivoluzione. Morto un intellettuale se ne fa un altro, uno nuovo magari, è per questo che l'anti intellettualismo ha a che fare con la lotta di classe, è un pretesto per una sostituzione all'apice gerarchico, è antielitismo filosofico, populismo letterario. Una società sana e dinamica muta da se, non aspetta di incancrenirsi ed arroccarsi finchè la violenza dell' "anti-intellettualismo" non la travolge. Nel conformismo odierno, quello pruriginoso del politically correct, molti vedono un intellettualismo facile da sfondare. Ma cosa sono disposti a portare, coloro che li vogliono sostituire? C'è stata una società priva di intellettuali, si chiamava america, almeno finchè era composta solo di ex galeotti e poveracci in cerca d'oro..

...e lo fa con indicazioni assai feconde che potrebbero portare al cuore della questione:

nell'epoca contemporanea ha ancora senso, e a che profondità sociale, questa supposta antitesi ?

Per rispondere bisogna andare ben più indietro del far west, prima che comparisse lo strumento che ha permesso il nascere di una casta intellettuale, la scrittura. Assenza largamente presente anche nel far west. Ma nelle primissime civiltà monumentali provviste di scrittura essa divenne l'ascensore sociale che permise ad una casta privilegiate di passare dal sudore della fronte al sudore del cervello.

Il tutto dominato da una casta aristocratica e guerriera che non necessariamente era incolta come quella cristiana medioevale, ma tanto in Grecia che a Roma esprimeva essa stessa i suoi intellettuali: filosofi e, più demi monde, artisti.

Fin dall'inizio scribi e farisei, cortigiani/funzionari e preti, si divisero il lavoro intellettuale che nelle teocrazie ebraiche, cristiane e musulmane finì con l'unificarsi intorno al Libro Unico della religione dominante che svolgeva anche le funzioni di sussidiario scolastico. Le donne escluse per definizione.

In tale contesto storico la figura dell'anti-intellettuale coincide con quella dell'analfabeta il che escluderebbe una contrapposizione di tipo ideologico, ma puramente sociologica.

Le cose iniziano a mutare con il rinascimento e l'emergere di una nobiltà borghese di estrazione mercantile; la trasformazione si completa con la rivoluzione industriale che, attraverso l'applicazione della scienza alla produzione, costringe il potere ad acculturare le masse operaie almeno al livello elementare di comprendere un'istruzione scritta e fare misure e conteggi elementari. Tale necessità si è dilatata con il progresso tecnoscientifico fino al momento fatale, denunciato nei ruggenti anni '60 da Paolo Pietrangeli in cui "oggi anche l'operaio vuole il figlio dottore...non c'è più morale, Contessa"

Che è la mia storia, combinatasi, per fortuite circostanze storiche, con la diversa morale predicata da D.Fo e don Milani: "l'operaio sa 100 parole, il padrone 1000. Per questo è lui il padrone". La qual cosa spinse me, e buona parte della mia generazione, ad approfondire oltre alle letture scolastiche dell'ascensore sociale anche una marea di titoli e fonti atte a colmare il "master gap". Facendo di noi, morale della favola, degli intellettuali. Ma intellettuali/anti-intellettuali di quel partito/non-partito che dava l'assalto al cielo (salvo scoprire poi di che materia fosse fatto il cielo della supremazia politica ineluttabilmente capitalistica).

Tutte le epoche rivoluzionarie producono questa figura di intellettuale-anti (tipo Majakovskij), che è l'unica figura capace di contrapporsi all'intellettuale organico al potere (capitalista o sovietico che sia). Oggi l'antagonista - depositario dell'alfabeto del potere - è l'hacker, l'intellettuale-anti per eccellenza. Lo scoperchiatore wikileaks delle tombe comuni della democrazia: perseguitato più che mai.

Nel frattempo il polverone di quei media che l'hacker sventra si espande nella preconfezionata contrapposizione tra funzionari del potere e curva sud, teorema ottimo per riconfermare, tautologicamente, l'asfittico cerchio ermeneutico del sempre risorto apologo di Menenio Agrippa incentrato sulla "competenza".

Temo che: "Una società sana e dinamica muta da se, non aspetta di incancrenirsi ed arroccarsi finchè la violenza dell' "anti-intellettualismo" non la travolge" sia di là da venire e non possa nemmeno rimandare ad un "arcadico", purtroppo incolto, far west, ma possa realizzarsi solo in una inedita società che superi la contrapposizione tra sudore della fronte e sudore del cervello. Una società senza classi, ma con molto intelletto. Che permetta a ciascuno di essere, come raccomandava Engels, un po' architetto e un po' carrettiere, nell'arco della sua unica e irripetibile vita.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

Citazione di: baylham il 28 Novembre 2019, 09:14:16 AM
Citazione di: bobmax il 27 Novembre 2019, 21:49:16 PMDifferenze da annullare, proprio attraverso l'annullamento dell'io. La psicologia, riducendo lo spirituale alla psiche, ci vuole convincere che se non amiamo noi stessi non possiamo amare gli altri. Sembrerebbe tanto ovvio... E invece è gravemente fuorviante, perché esalta l'io, lo rafforza, illudendoci così di avere maggior possibilità di amare. Mentre l'amore non nasce da un io, ma dal suo annullamento: Mi perdo in te.

L'aspirazione, pretesa che l'io possa annullarsi mi appare una esaltazione dell'io all'ennesima potenza.
L'unico modo per annullare definitivamente l'io è la morte, sinceramente preferisco vivere.

Degli altri amo proprio le differenze, tra cui quelle intellettuali, per restare in tema.

Baylham hai colto il cuore della questione!

L'io non può certo auto annullarsi.
Ma non perché ciò necessiterebbe un'infinita potenza... Non può perché proprio non esiste.

Per cui il suo annullarsi consiste nello svanire dell'illusione.

Chi è allora colui che decide l'annullamento?
Se io non esisto, se la mia libertà è un'illusione, chi sospinge questa mia ricerca della Verità?

Non è questa stessa domanda a qualificare l'intellettuale? A prescindere dalla sua cultura e erudizione?

Potrà egli allora percepire come le differenze, intellettuali o meno non importa, siano solo delle occasioni, necessarie affinché si manifesti l'amore.
Ma in sé stesse inesistenti.

Perché l'amore, Baylham, ama se stesso...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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