Menu principale

Imparare a vivere

Aperto da doxa, 18 Marzo 2024, 14:31:03 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

green demetr

Citazione di: doxa il 19 Marzo 2024, 08:10:31 AMcliccare sul link

https://www.instagram.com/reel/C3zve...kxNWN4Yg%3D%3D


da una parte il concetto è tempo in quanto è nell'elemento dell'esser là, e il tempo è il concetto in quanto essere determinato, ma d'altra parte il concetto toglie il tempo, ovvero realizzandosi elimina il tempo. Allora cosa è il tempo per Hegel?

Il tempo non ha essere perché il futuro non è ancora, il passato non è più e il presente non permane. Ma c'è un essere del tempo e qual è? Proprio questa dimensione di profonda negatività del tempo è quella che ha più profondamente ispirato la meditazione filosofica sul tempo. Perché da un lato avvertiamo questo scorrere, dall'altro però noi parliamo del tempo come qualcosa che appartiene all'essere (diciamo "le cose a venire verranno", "le cose passate sono state", "quelle presenti passano"), cioè il passare non è un nulla. Alla base di questa interrogazione c'è una percezione più profonda della temporalità che è articolata in due momenti essenziali.

Voi avete capito qualcosa di ciò che vuol significare il sor Hegel ?

Io no ! Ma è notorio che ho dei pregiudizi verso i filosofi: astrusi, confusionari, si perdono nei meandri e non capiscono nemmeno loro ciò che vogliono dire.

Per consolarmi e consolarvi  famose du risate co Gigi Proietti

cliccare sul link

https://www.instagram.com/reel/C22mn...NyeWFweTFsdWJy
Su instagram non ci vado.
Comunque se vai sul mio thread su Hegel, l'abbiamo già trattato.
Il tempo non esiste in sè, ma è invece attribuito agli altri.
Ossia il fatto che vi siano altri soggetti a dirmi che effettivamente dietro di me, esiste ancora quell'albero che io voltandomi non vedo più.
Questo vuol dire che per Hegel il tempo è una attribuzione sociale.
Per quanto riguarda invece il tempo interiore, il soggetto ammette che essendo che il tempo si consuma nell'attimo del qui e ora, quel qualcosa che resta di sè soggetto, altro non è che il vero sè. Ossia l'io penso.
L'io penso è cioè fuori dal tempo.
L'autocoscienza è invece dentro il tempo, ma è sempre l'io penso che ne decide la validità, ovvero la sussistenza.
Certo non sono concetti semplici, Hegel è tosto, però una volta capito il sistema di riferimento che egli ha costruito, ossia come sistema di concetti, tutto poi diventa molto semplice e banale.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Pio il 19 Marzo 2024, 23:48:22 PMCome si impara a vivere?  Non lo so. Arrivi ad una certa età pensando di aver imparato qualcosa e invece ti accorgi che quello che hai imparato è ormai superato, fa parte di quel mondo che, mentre ti dannavi a conoscerlo, già era cambiato. Come puoi imparare a vivere se tutto attorno a te cambia in continuazione? Ti dicono che bisogna adattarsi al mondo che cambia, che imparare a vivere consiste proprio nell'imparare ad adattarsi. Immaginate di tornare piccoli e sui banchi di scuola e di dover adattarsi a cambiare continuamente insegnanti. Difficile imparare in questo modo, vero? Così mi pare la vita. Crea anche parecchio stress questo nostro modo di vivere. Ti dicono che bisogna adattarsi anche allo stress, che è pure utile, ti rende più produttivo, più vincente, più... più...mai meno, sempre più.
Insomma non si impara mai a vivere. Non te ne lasciano il tempo!
Ecco per esempio riallacciandomi al mio post precedente, un buon esempio di come il sistema concettuale di Hegel possa aiutare.
Pio chiude la frase giustamente additando la sottrazione del tempo.
Ma questo tempo, è un tempo sociale, infatti come fattoci notare da Hegel è una attribuzione degli altri.
L'identità contemporanea nasce da questo vis a vis con le forze concrete sociali dirà poi il marxismo storicista (mi pare, credo, debbo ancora studiare).
Marxismo che parte proprio da Hegel (anche qui debbo ancora studiare e mi fido, anche se ad oggi ogni cosa di cui mi sono fidato poi è andasta male).
Ma queste forze concrete sono il nostro modo di occupare gli spazi, niente di più.
Basti pensare al complesso tema della città, da reminiscenze liceali la città come punto comune delle diverse monadi.
Apertura condivisa sul mondo.
Apertura non del soggetto-io ma del soggetto autocosciente ossia dell'attibuzione ontologica del sè rispetto alle cose, agli oggetti.
La polis che nasce invece nell'antichità era fondata su ben altri valori.
Anzitutto appunto su valori, e non su misure.
La giustizia era una questione che riguardava gli Dei, oggi, come scaltramente ci svia ferraris dal quel mondo antico, sui documenti, sulla burocrazia.
Il valore non è più riguardo la virtù bensì la moneta.
C'è stato un progressivo oscuramento di ogni cosa il mondo antico aveva pensato.
Quale è il rapporto tra Dei e moneta?
Nessuno appunto.
Il capovolgimento è totale.
Ora ascoltiamo i filosofi contemporanei, parlano in maniera sconnessa, indicano l'antichità ma parlano solo di soldi.
La domanda vera di Seneca oggi nemmeno la intendiamo più.
Sarebbe gran cosa tornare a studiare sui testi, sulle idee, sui concetti.
Almeno per tenerci lontani dai filosofi contemporanei e dal loro continuo tradimento.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Discussioni simili (3)