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Il "vuoto" ed il "nulla"

Aperto da Eutidemo, 09 Ottobre 2024, 12:29:44 PM

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iano

#105
Citazione di: Alberto Knox il 16 Ottobre 2024, 12:51:20 PMPerchè le leggi hanno la forma che hanno? avrebbero potuto essere diverse? da dove hanno origine ? esistono indipendentemente dall universo fisico?
Perchè fra le diverse forme possibili noi scegliamo ''la nostra''.
Ma se diverse sono le forme possibili nessuna di esse è la forma dell'universo, ma ogni possibile forma è una sua manifestazione.
Che si possa considerarsi il succedersi di una forma all'altra come  un processo che tende a una conoscenza perfetta però lo escluderei, finché questa conoscenza, dipendendo da noi , dal modo in cui noi si manifesta l'universo a noi, intesi come specie, e  non ad altri, non può essere assoluta.
A prima vista la nuova teoria smentisce la precedente, però perchè ciò sia dimostrabile occorrerebbe che le due versioni parlassero ''la stessa lingua'', perchè diversamente la crescita sta nel linguaggio col quale descriviamo la realtà.
Non esistono teorie rivoluzionarie dietro alle quali a priori non vi sia una rivoluzione del linguaggio.
Non conta l'osservazione in se in assoluto, se dipende dalle nostre relative capacita osservative che nel tempo mutano.
Essere giunti alla legge finale equivale a dire che noi siamo giunti alla fine dell'evoluzione osservativa, e nella misura in cui la vita è mutazione, potremmo dirci defunti o, il che è lo stesso, trasferiti in un paradiso dove altro non potremo fare che rimirare l'eterna verità.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Bruno P

Citazione di: iano il 16 Ottobre 2024, 11:54:07 AMse la maggior complessità comportando maggior coscienza
Sicuramente mi sono espresso male e me ne scuso.
A mio avviso la maggior complessità non implica una maggior coscienza bensì una maggior conoscenza, intesa questa come capacità di miglior adattamento all'ambiente. Una forma di vita unicellulare ha indubbiamente una capacità di adattamento inferiore rispetto ad una forma di vita pluricellulare.
Grazie poi alle Tue parole mi sono reso conto che forse al termine "diversità" attribuisco un significato limitato, riduttivo, quasi meccanicistico se paragonato al tuo. Per come la vedo io la diversità origina nel momento in cui una forma di vita unicellulare, la più "semplice", inizia a riprodursi. La cellula "figlia", per i processi di mitosi/meiosi così come li conosciamo oggi, sarà necessariamente diversa in quanto c'è stato un rimescolamento del DNA. E questo senza che l'ambiente circostante sia intervenuto. A maggior ragione in un organismo pluricellulare dove sussiste una diversificazione tra le cellule a seconda del compito che sono chiamate a svolgere per garantire un miglior adattamento all'ambiente dell'organismo stesso. C'è poi l'autopoiesi che è in grado di correggere, limitatamente, non tutti, gli errori che si verificano nell'organismo a seguito delle reazioni chimiche che si succedono al suo interno o conseguentemente ai fattori mutageni che provengono dall'ambiente circostante. L'errore residuo farà si che l'organismo continui a svolgere una determinata funzione ma magari in maniera diversa (ad es. una diversa pigmentazione delle piume di un uccello in una determinata parte del corpo), oppure sarà comunque devastante per l'intero organismo. Solo la tecnica CRISPR consentirà, mi auguro a breve termine, di correggere la singola base azotata del DNA anziché una porzione dello stesso grazie all'autopoiesi. Ma il primo caso, la diversa funzionalità dell'organismo, ingenera la diversità. E' un'ingegneria genetica endemica.
Citazione di: iano il 16 Ottobre 2024, 11:54:07 AMMa alla fine a cosa porta di fatto la coscienza?
A un libero arbitrio che comporta scelte imprevedibili allo stesso individuo che le fà
A mio modestissimo avviso la maggior coscienza di se stesso e dell'ambiente da cui lo stesso non può mai prescindere, dovrebbe portare l'organismo complesso ad una maggior capacità di scegliere le azioni da intraprendere o meno in senso adattivo, quindi meglio ponderate anche se le cronache quotidiane sembrano dirci che accade il contrario.
Citazione di: iano il 16 Ottobre 2024, 11:54:07 AMIl dado obbedisce a determinate cause che noi vogliamo ignorare, o che ci siamo messi nella condizione di non poter determinare volutamente, per simulare il caso, il quale anche quando non volutamente simulato, non esiste comunque in forma pura.
O quantomeno non credo sia saggio basare una teoria su qualcosa la cui esistenza è indimostrabile, se comunque possediamo in subordine qualcosa che avendo lo stesso effetto possa dimostrarsi, ciò che ho chiamato simulazione del caso.
Sono assolutamente d'accordo. Come ho provato a dire sopra, è di fatto impossibile individuare e isolare tutte le variabili indipendenti che intervengono nel lancio di un dado (imperfezione dello stesso, temperatura e umidità dell'ambiente, presenza dell'osservatore, ecc.). Non per questo ci si esime dal generalizzare la previsione (teoria) ricavata dalle osservazioni eseguite (ma se non lo facessimo saremmo ancora "al palo"). Come giustamente asseriva Severino la situazione di laboratorio non potrà mai replicare quella esistente in natura. Quindi esisterà sempre un certo grado di imperfezione: da capire se accettabile o meno. Peraltro una qualsiasi branca della Scienza pone le sue basi su assiomi e postulati che, per definizione, non sono dimostrabili ma immanentemente considerati veri a priori.

Alberto Knox

Citazione di: iano il 16 Ottobre 2024, 13:35:00 PMPerchè fra le diverse forme possibili noi scegliamo ''la nostra''.
Ma se diverse sono le forme possibili nessuna di esse è la forma dell'universo, ma ogni possibile forma è una sua manifestazione.
Che si possa considerarsi il succedersi di una forma all'altra come  un processo che tende a una conoscenza perfetta però lo escluderei, finché questa conoscenza, dipendendo da noi , dal modo in cui noi si manifesta l'universo a noi, intesi come specie, e  non ad altri, non può essere assoluta.
A prima vista la nuova teoria smentisce la precedente, però perchè ciò sia dimostrabile occorrerebbe che le due versioni parlassero ''la stessa lingua'', perchè diversamente la crescita sta nel linguaggio col quale descriviamo la realtà.
Non esistono teorie rivoluzionarie dietro alle quali a priori non vi sia una rivoluzione del linguaggio.
Non conta l'osservazione in se in assoluto, se dipende dalle nostre relative capacita osservative che nel tempo mutano.
Essere giunti alla legge finale equivale a dire che noi siamo giunti alla fine dell'evoluzione osservativa, e nella misura in cui la vita è mutazione, potremmo dirci defunti o, il che è lo stesso, trasferiti in un paradiso dove altro non potremo fare che rimirare l'eterna verità.

Ho già espresso molte volte la mia opinione secondo cui le leggi della natura siano reali , verità oggettive sull universo , e che noi più che inventarle le scopriamo. Ma tutte le leggi fondamentali hanno una forma matematica. Capire perchè le cose stanno così è una questione importante e sottile che richiede un indagine sulla natura della matematica.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

iano

#108
Citazione di: Bruno P il 16 Ottobre 2024, 17:17:32 PMA mio modestissimo avviso la maggior coscienza di se stesso e dell'ambiente da cui lo stesso non può mai prescindere, dovrebbe portare l'organismo complesso ad una maggior capacità di scegliere le azioni da intraprendere o meno in senso adattivo, quindi meglio ponderate anche se le cronache quotidiane sembrano dirci che accade il contrario.
La conoscenza è causa del nostro agire che produce diversi effetti, finché sussiste il libero arbitrio degli individui.
L'imprevedibilità dell'individuo rimane comunque la sua carta d'identità, se non addirittura ciò che ne giustifica l'esistenza.
Per produrre gli stessi effetti sempre la conoscenza dovrebbe essere un programma innestato dentro automi identici.
L'automa non ha coscienza , ma l'individuo si, però è vero che l'individuo non è solo coscienza, e quindi è in parte automa.
Un azione istintiva non è irrazionale, ma una azione di cui non conosciamo le ragioni, così come non le conosce un automa.
la coscienza non ha un valore in sè, ma è solo il modo che hanno gli individui di dare effetto alla conoscenza, la quale però può agire a nostra insaputa, sedimentata nel nostro essere come il programma di un computer.
Coscienza e incoscienza si alternano in modo funzionale.
La ''conoscenza cosciente'' implica quel controllo sulla realtà che ci ha permesso di sviluppare quella intelligenza artificiale che non controlliamo, al apri della nostra.
L'intelligenza, naturale o artificiale è fuori dal nostro controllo cosciente.
Prendere coscienza di se significa innescare un cambiamento, perchè non si può cambiare ciò che non essendo esplicito non può essere negato, noi siamo fatti di queste innegabili verità, che restano tali finché non le tiriamo fuori. Il nostro mondo è fatto di cose in se che esistono e resistono finché non le nominiamo, perchè nominarle equivale a negarle.
La filosofia affermando la cosa in se la espone a critica.
Noi siamo fondamentalmente quella cosa che non si espone, ma che può pure salire alla nostra coscienza, ma solo per essere ridefinita.
La coscienza di se è coscienza di quella parte di noi che muta.
La conoscenza ci muta, ma la mutazione avviene solo quando divenendo parte di noi, in noi si ecclissa. E' il verbo che si fa carne e quando ciò avviene, essa condiziona allo stesso modo le nostre azioni, svincolata dal libero arbitrio.
(Mi sono inventato un pò tutto al momento. Come avrai capito non sono un esperto in nulla. Lo stesso termine ''automa'' che ho usato, non so se si appropriato, ma spero se ne sia compreso il senso dal contesto).

Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
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iano

#109
Citazione di: Alberto Knox il 16 Ottobre 2024, 23:32:36 PMHo già espresso molte volte la mia opinione secondo cui le leggi della natura siano reali , verità oggettive sull universo , e che noi più che inventarle le scopriamo. Ma tutte le leggi fondamentali hanno una forma matematica. Capire perchè le cose stanno così è una questione importante e sottile che richiede un indagine sulla natura della matematica.
Si lo sò, e ti sembrerà strano, ma apprezzo maggiormente le opinioni contrarie che quelle concordi alla mia.
Infatti speso mi chiedo se sarei cosi ardito nelle mie speculazioni, come un aquilone che vola troppo vicino al sole, se non fossi legato da un filo alle opinioni contrarie alle mie.
Io però continuerò ad esprimere le mie opinioni, le quali credo sia inutile ribadire danno una risposta alla domanda che ti poni, del perchè le leggi di natura abbiano forma matematica, non sembrando ciò cosa necessaria.
Ma il fatto che cambiando opinione tu daresti risposta alle tue domande, non è certo condizione sufficiente perchè tu la cambi.
E anzi spero che tu non le cambi, perchè se  la cambi poi dove lo attacco io il filo?  :)
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Bruno P

Citazione di: Alberto Knox il 16 Ottobre 2024, 23:32:36 PMHo già espresso molte volte la mia opinione secondo cui le leggi della natura siano reali , verità oggettive sull universo , e che noi più che inventarle le scopriamo. Ma tutte le leggi fondamentali hanno una forma matematica. Capire perchè le cose stanno così è una questione importante e sottile che richiede un indagine sulla natura della matematica.
Gentile Alberto
se è vero che l'Universo funziona secondo delle leggi allora nulla è lasciato al Caos ed al caso che ne è figlio. Tali leggi diventano di fatto degli assiomi che a loro volta non necessitano di altre leggi che le regolino altrimenti non sarebbero più delle leggi. La domanda che mi pongo è: chi o cosa ha dato luogo a tali leggi? Perché le leggi sono queste e non altre?
Riguardo la matematica poi ho una mia personale visione. Considero la matematica nulla più che un linguaggio che l'Uomo utilizza per descrivere i fenomeni che osserva o ipotizza. La matematica possiede una sua grammatica, in taluni ambiti denominata regole di composizione (penso ad es. ai campi abeliani), che ci consentono di comporre "frasi" e "locuzioni". Ed essendo un linguaggio potente, in alcuni casi le "frasi" e "locuzioni" che si riescono a formulare anticipano osservazioni e anche ipotesi prima mai formulate; penso ad esempio alle equazioni della teoria della relatività che hanno ipotizzato (vedi ad es. i buchi neri) e continuano ancor oggi ad ipotizzare scenari mai concepiti.
Sono assolutamente d'accordo con te che le leggi di cui sopra sono già scritte e spetta all'Uomo andarle a scoprire. Con quali mezzi? La matematica è propria della Scienza, la Ragione quella della Filosofia. Se è vero che senza la prima saremmo ancora a "giocare con i sassolini", la seconda - ahimè troppo spesso sbeffeggiata dalla prima negli ultimi secoli - o una sua branca dovrebbe guidarci nell'applicazione delle scoperte scientifiche e delle relative implicazione come ad es. l'IA o l'ingegneria genetica.

Bruno P

Citazione di: iano il 17 Ottobre 2024, 00:29:26 AMLa conoscenza è causa del nostro agire che produce diversi effetti, finché sussiste il libero arbitrio degli individui.
L'imprevedibilità dell'individuo rimane comunque la sua carta d'identità, se non addirittura ciò che ne giustifica l'esistenza.
Per produrre gli stessi effetti sempre la conoscenza dovrebbe essere un programma innestato dentro automi identici.
L'automa non ha coscienza , ma l'individuo si, però è vero che l'individuo non è solo coscienza, e quindi è in parte automa.
Un azione istintiva non è irrazionale, ma una azione di cui non conosciamo le ragioni, così come non le conosce un automa.
la coscienza non ha un valore in sè, ma è solo il modo che hanno gli individui di dare effetto alla conoscenza, la quale però può agire a nostra insaputa, sedimentata nel nostro essere come il programma di un computer.
Coscienza e incoscienza si alternano in modo funzionale.
La ''conoscenza cosciente'' implica quel controllo sulla realtà che ci ha permesso di sviluppare quella intelligenza artificiale che non controlliamo, al apri della nostra.
L'intelligenza, naturale o artificiale è fuori dal nostro controllo cosciente.
Prendere coscienza di se significa innescare un cambiamento, perchè non si può cambiare ciò che non essendo esplicito non può essere negato, noi siamo fatti di queste innegabili verità, che restano tali finché non le tiriamo fuori. Il nostro mondo è fatto di cose in se che esistono e resistono finché non le nominiamo, perchè nominarle equivale a negarle.
La filosofia affermando la cosa in se la espone a critica.
Noi siamo fondamentalmente quella cosa che non si espone, ma che può pure salire alla nostra coscienza, ma solo per essere ridefinita.
La coscienza di se è coscienza di quella parte di noi che muta.
La conoscenza ci muta, ma la mutazione avviene solo quando divenendo parte di noi, in noi si ecclissa. E' il verbo che si fa carne e quando ciò avviene, essa condiziona allo stesso modo le nostre azioni, svincolata dal libero arbitrio.
(Mi sono inventato un pò tutto al momento. Come avrai capito non sono un esperto in nulla. Lo stesso termine ''automa'' che ho usato, non so se si appropriato, ma spero se ne sia compreso il senso dal contesto).


Gentile iano
concordo sostanzialmente con quanto affermi e ti ringrazio perché mi schiudi nella mente delle porte che si erano chiuse (ma forse solo in parte).
Con l'avvento dell'informatica (software) chiamata a gestire l'elettronica (hardware) nacque spontaneo in Psicologia applicata l'Human Information Processing (HIP) che assimilava il funzionamento della mente umana a quello di un computer. Se considero un neurone, esso è dotato di dendriti, terminali riceventi degli stimoli, un soma, corpo del neurone che media tali stimoli, e di assoni, terminali che attuano il risultato della mediazione. L'analogia con un transistor incredibilmente complesso fu immediata. Più genericamente, ancor prima che dal punto di vista neurobiologico, il neurone venne considerato come un'unità che riceve degli input, li elabora e fornisce un output. Il modo in cui le informazioni vengono elaborate, cioè il modo in cui il neurone risponde in un determinato modo piuttosto che in un altro ad uno stimolo, dipende in ultima analisi da come è strutturato il neurone e da quali e quante sinapsi esso è in grado di sostenere e mantenere con altri neuroni. In altri termini il software che regola il funzionamento del neurone è scritto da due mani: la prima è quella che risiede nel DNA della cellula neurone e la seconda è l'esperienza che il neurone conosce nel corso del suo sviluppo (e per sviluppo intendo il suo funzionamento fino al suo ultimo attimo di vita). L'HIP consentì di schiudere le porte all'Intelligenza Artificiale (e di far ritenere all'Uomo di essere diventato Dio solo perché era in grado di scrivere un programma informatico).
L'Uomo, fin circa il venticinquesimo anno di età è in pieno sviluppo (e qui per sviluppo intendo proprio lo sviluppo fisico), fintantoché, in pratica, non termina il processo di mielinizzazione che ottimizza il funzionamento del neurone consentendogli di svolgere alla massima potenza le sue sinapsi. Assieme alla crescita e ottimizzazione di altre strutture encefaliche, la rete neuronale viene in pratica "scolpita" come fosse una scultura. Certo, l'esperienza della vita a venire consente ulteriormente di modellare il sistema encefalico: nulla impedisce di apprendere ad es. una nuova lingua a quarant'anni, ma la base su cui si continua a costruire ed a modellare è quella che è stata scolpita in gioventù.
Mi scuso per questo lungo e noioso esercizio descrittivo riguardante lo sviluppo del nostro sistema neurobiologico ma ho voluto dare un correlato anatomico a termini quali coscienza e conoscenza. L'intelligenza la lascio da parte perché per me è tutt'altra cosa.
Non senza una certa approssimazione, la conoscenza è dunque data dall'insieme delle possibili modalità di funzionamento del nostro cervello che andiamo arricchendo e ottimizzando nel corso della nostra vita. La coscienza invece è quella particolare e singola modalità di funzionamento.
Provo a spiegarmi con un'analogia che mi auguro sia sufficientemente calzante.
Tutti abbiamo un'età che ci consente di ricordare gli schermi di quei televisori in cui i pixel erano visibili a occhio nudo: per ogni "punto" c'erano tre pixel di tre colori diversi (blu, verde e rosso); l'opportuna combinazione di illuminazione dei tre pixel per ogni punto dello schermo consentiva di visualizzare un'immagine e la velocità con cui variava questa combinazione di illuminazione consentiva di percepire il movimento. Ora, il numero di punti e pixel sullo schermo era finito, così come lo è il numero di neuroni che ciascuno possiede nel suo cervello, ma il numero di immagini proiettabili non era necessariamente infinito ma elevatissimo. La nostra coscienza, in un dato istante, corrisponde, in questa analogia, ad un'immagine sullo schermo. E la meta-coscienza è la coscienza di avere coscienza.

Alberto Knox

Citazione di: Bruno P il 17 Ottobre 2024, 08:28:10 AMse è vero che l'Universo funziona secondo delle leggi allora nulla è lasciato al Caos ed al caso che ne è figlio.
è importante rendersi conto che le leggi da sole non descrivono completamente il mondo . Lo scopo per il quale si formulano leggi in fisica e astrofisica è quello di collegare diversi eventi fisici. In che modo si può stabilire l'esistenza separata , trascendente delle leggi? se le leggi si manifestano soltanto attraverso i sistemi fisici , nel modo, cioè, in cui tali sistemi si comportano. E se le leggi risiedono nel comportamento degli oggetti fisici noi osserviamo gli oggetti , non le leggi. Ma se non abbiamo mai possibilità di conoscere le leggi salvo che attraverso la loro manifestazione nei fenomeni fisici , che diritto abbiamo di attribuir loro un esistenza indipendente? L idea di leggi trascendenti della fisica è la controparte moderna del regno Platonico delle forme perfette che agiscono come modelli per la costruzione dell effimero mondo/ombra delle nostre percezioni. In pratica le leggi della fisica sono formulate come relazioni matematiche , così nella nostra ricerca del fondamento della realtà dobbiamo rivolgerci alla natura della matematica , e all antico problema di stabilire se la matematica esista in un regno platonico indipendente ; consideriamo l'enunciato "il 23 è il più piccolo numero primo maggiore di 20" è vero o falso? è di fatto vero. Il problema è se lo sia in un senso atemporale e assoluto .Era vero prima dell invenzione/scoperta dei numeri primi? un platonico risponderebbe di sì, perchè i numeri primi esistono, in modo astratto, sia che gli esseri umani li conoscano o no; un formalista dichiarerebbe insensata la domanda.
Tu invece come rispondi.
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Alberto Knox

Talvolta si sente dire che le leggi della fisica hanno avuto origine con l universo. Se così fosse , allora tali leggi non potrebbero spiegare l origine dell universo , perchè le leggi non sarebbero esistite finchè non è esistito l universo. Ciò risulta ancora più evidente quando abbiamo a che fare con leggi delle condizioni inziali , perchè una tale legge si propone di spiegare in modo preciso come l'universo ha avuto origine fino alla forma attuale. In che modo possono farlo se hanno origine con l universo e non da prima?

Non è possibile, invece, che vi siano altri principi più generali in una struttura a sua volta più generale che determinano sia le condizioni iniziali che la dinamica?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Bruno P

Citazione di: Alberto Knox il 17 Ottobre 2024, 11:07:19 AMè importante rendersi conto che le leggi da sole non descrivono completamente il mondo . Lo scopo per il quale si formulano leggi in fisica e astrofisica è quello di collegare diversi eventi fisici. In che modo si può stabilire l'esistenza separata , trascendente delle leggi? se le leggi si manifestano soltanto attraverso i sistemi fisici , nel modo, cioè, in cui tali sistemi si comportano. E se le leggi risiedono nel comportamento degli oggetti fisici noi osserviamo gli oggetti , non le leggi. Ma se non abbiamo mai possibilità di conoscere le leggi salvo che attraverso la loro manifestazione nei fenomeni fisici , che diritto abbiamo di attribuir loro un esistenza indipendente? L idea di leggi trascendenti della fisica è la controparte moderna del regno Platonico delle forme perfette che agiscono come modelli per la costruzione dell effimero mondo/ombra delle nostre percezioni. In pratica le leggi della fisica sono formulate come relazioni matematiche , così nella nostra ricerca del fondamento della realtà dobbiamo rivolgerci alla natura della matematica , e all antico problema di stabilire se la matematica esista in un regno platonico indipendente ; consideriamo l'enunciato "il 23 è il più piccolo numero primo maggiore di 20" è vero o falso? è di fatto vero. Il problema è se lo sia in un senso atemporale e assoluto .Era vero prima dell invenzione/scoperta dei numeri primi? un platonico risponderebbe di sì, perchè i numeri primi esistono, in modo astratto, sia che gli esseri umani li conoscano o no; un formalista dichiarerebbe insensata la domanda.
Tu invece come rispondi.
In questo senso sono lontano dal pensiero platonico e pitagorico in quanto continuo a ritenere la matematica e le regole che ne stanno alla base, come detto, un linguaggio. E' appunto un linguaggio e non IL linguaggio. E in esso ha senso dichiarare vero l'enunciato che hai proposto ma ciò solo grazie alla grammatica che lo regola.

Bruno P

Citazione di: Alberto Knox il 17 Ottobre 2024, 11:20:43 AMTalvolta si sente dire che le leggi della fisica hanno avuto origine con l universo. Se così fosse , allora tali leggi non potrebbero spiegare l origine dell universo , perchè le leggi non sarebbero esistite finchè non è esistito l universo. Ciò risulta ancora più evidente quando abbiamo a che fare con leggi delle condizioni inziali , perchè una tale legge si propone di spiegare in modo preciso come l'universo ha avuto origine fino alla forma attuale. In che modo possono farlo se hanno origine con l universo e non da prima?

Non è possibile, invece, che vi siano altri principi più generali in una struttura a sua volta più generale che determinano sia le condizioni iniziali che la dinamica?

In linea teorica assolutamente si. Il fatto che non si conosca ancora un qualcosa non significa che esso non esista. In tal senso sono ben lontano dal Realismo.

iano

#116
Citazione di: Alberto Knox il 17 Ottobre 2024, 11:07:19 AM"il 23 è il più piccolo numero primo maggiore di 20" è vero o falso? è di fatto vero. Il problema è se lo sia in un senso atemporale e assoluto .
Questa è una verità sui numeri primi atemporale e assoluta.
Sono i numeri primi in un certo senso a non esserlo, in quanto nascono da una definizione.
la cosa notevole è che non c'è un modo solo di dare una definizione, e che cioè ci sono definizioni che sono fra loro equivalenti, per cui l'unica verità che possiamo affermare è che una data definizione equivale ad un altra data definizione.
Quando dimostriamo un teorema a partire dalle ipotesi stiamo semplicemente esprimendo le ipotesi di partenza in un altra forma equivalente.

Noi possiamo anche affermare che ogni possibilità attuabile in questo mondo, come il dare una precisa definizione, sia già attuale in un altro mondo.
A priori pero tutte queste possibilità/ attualità partono alla pari, quindi perchè dovremmo privilegiarne una sulle altre, fondando su di essa la realtà?
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Alberto Knox

Citazione di: Bruno P il 17 Ottobre 2024, 12:15:49 PMIn questo senso sono lontano dal pensiero platonico e pitagorico in quanto continuo a ritenere la matematica e le regole che ne stanno alla base, come detto, un linguaggio. E' appunto un linguaggio e non IL linguaggio. E in esso ha senso dichiarare vero l'enunciato che hai proposto ma ciò solo grazie alla grammatica che lo regola.
che legame vi è,  dunque, fra matematica e realtà fisica? è indubbio che il semplice calcolo aritmetico ebbe origine da concrete esigenze quotidiane , come amministrare il bestiame e tenere la contabilità . Ma le operazioni elementari dell addizione , della sottrazione e della moltiplicazione innescarono una crescita esplosiva di idee matematiche che alla fine divenne così complessa da far perdere di vista le umili ragioni pratiche della sua origine . In altre parole la matematica cominciò a condurre un esistenza propia. Chi prosegue gli studi fino alla matematica avanzata imaprano altri tipi di numeri, a sostituire i numeri con x e y al posto di numeri specifici o ad esempio il calcolo dei numeri complessi e di operazioni quali la moltiplicazione di matrici che obbediscono a regole strane le quali non corrispondono in modo ovvio ad alcunchè di familiare nel mondo reale. Tuttavia, allo stesso modo di una lingua, lo studente può imparare a manipolare questi simboli astratti senza preoccuparsi del loro significato, ammesso che ne abbiano. Tuttavia ritengo che la matematica sia qualcosa di diverso che da un semplice linguaggio che noi abbiamo inventato. L'eseguibilità dei calcoli dipende fondamentalmente dalla natura del mondo fisico. Che senso avrebbe contare se non eseistessero oggetti fisici discreti come le monete e le pecore? non è notevole il fatto oggettivo che 6 pecore più 7 pecore facciano 13 pecore? e non è degno di nota che l'universo sia costruito in modo tale da rendere possibile una semplice astrazione come il numero?  il mondo fisico riflette le propietà computazionali dell aritmetica. E questo non può essere in alcun modo un dettaglio banale. Anzi, ha una profonda conseguenza ; significa che, in un certo senso, il mondo fisico è un computer .
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iano

Il fatto di poter fare affermazioni vere sui numeri primi, non comporta che i numeri primi siano ''veri''.
Posso fare affermazioni vere su qualsiasi possibile cosa, ma ciò non comporta che qualsiasi possibile cosa sia ''vera''.
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Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Alberto Knox

Citazione di: iano il 17 Ottobre 2024, 12:34:07 PMla cosa notevole è che non c'è un modo solo di dare una definizione,
ok, quante definizioni diverse conosci riguardanti i numeri primi?
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.