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Una bellissima domanda.

Aperto da iano, 10 Gennaio 2020, 01:54:41 AM

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iano

Traggo questo pensiero dal libro " Una bellissima domanda" di Frank Wilczek .

Pitagora e Platone cercarono di armonizzare la Mente con la Materia mostrando che la Materia è costituita dai prodotti più puri della mente.

Questa ed altre frasi di questo libro  sembrano a me scritte dal più grande dei "divulgatori" di Filosofia , che però purtroppo è soltanto un premio Nobel per la fisica.
Vi consiglio vivamente di non perdervi questo libro.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

viator

Salve Lou. L'utilità è categoria e concetto relativo ANCHE umano. Al di fuori dell'ambito speculativo umano l'utilità è un semplice sinonimo di "necessità".

Proviamo a definirla (perdona la mia immarcescibilie mania per le definizioni che è quasi impossibile contestarmi (le definizioni, non la mania)) come "Ciò che funge al conseguimento di uno scopo o quantomeno di un effetto".
Naturalmente scopo ed effetto possono essere i più umanamente malefici che possiamo immaginare, ma fuori della nostra valutazione il senso di utilità strumentale o di necessarietà potrà restare intatto.

Se in una notte serena alziamo lo sguardo e cogliamo la visione della volta stellata, sai perchè la troveremo bella senza tuttavia capire una mazza di astronomia ?

Perchè percepiremo (sentiremo senza capire, godremo senza curarci di capire) sia l'UTILITA' dell'esistenza fuori di noi di qualcosa che ci permette di esistere dentro di noi, sia la NECESSITA' cosmica del mondo di continuare ad esistere per sè e per noi. Saluti..
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

davintro

utilità e necessità non sono sinonimi. Sulla base della definizione riportata ""Ciò che funge al conseguimento di uno scopo o quantomeno di un effetto", non se ne deduce la necessità di quello che funge, l'utile, in relazione al conseguimento dello scopo/effetto. Ci si dovrebbe limitare ad ammettere che l'utile contribuisce al raggiungimento dello scopo, ma non che in assenza di ciò a cui la categoria di "utile" è attribuita, lo scopo non potrebbe essere raggiunto. Mentre la necessità indica l'insostituibilità di qualcosa in relazione ad uno scopo, cioè l'impossibilità assoluta di poter prescindere da questo "qualcosa", l'utile indica un supporto allo scopo, ma non tale da escludere la possibilità che anche senza tale supporto lo scopo non potrebbe realizzarsi. Ad esempio, uno studente che mira allo scopo di avere COME MINIMO, nel complesso dei voti scolastici la media del 6,troverebbe certamente "utile" prendere un 10 in un singolo compito in classe, ma non "necessario": anche senza ottenere questo risultato particolare, la media del 6 potrebbe essere ugualmente raggiunta e anche superata se ci sono voti buoni in altre verifiche.

Il passaggio logico per cui collego il cielo stellato all'esistenza del mondo e di me stesso, soggetto osservatore, è una mediazione, un ragionamento atto a formulare una tesi fattuale, mentre la bellezza non è mai il prodotto di un ragionamento, ma è invece il contenuto di un sentimento, un'intuizione immediata direttamente riferibile a un oggetto colto nella sua autoreferenzialità, in ciò che è in se stesso, al di là delle relazioni con altri oggetti (difatti "intuizione" indica proprio questo "entrare dentro", penetrare l'essenza intrinseca di qualcosa, le sue proprietà peculiari, e non le relazioni con altro). Dalla constatazione dell'utilità, o necessità, del cielo stellato all'esistenza del mondo o dell'uomo, non se ne deduce alcuna motivazione oggettiva per cui dover considerare "bello" il cielo stellato. La semplice possibilità teorica di considerare un qualcosa funzionale allo scopo come non avente in se alcun valore positivo, al di là del contribuire allo scopo, che invece avrebbe in se stesso tale valore, indica come la bellezza possa essere goduta solo per la realtà che costiuisce lo scopo, ma non ciò che permette il suo realizzarsi. Il giudizio sull'utilità di un mezzo in funzione di uno scopo è la conseguenza di una riflessione, e la riflessione (a prescindere dal livello di automaticità con cui viene operata, per cui a volte sembra che la riflessione sia qualcosa di immediato, ma in realtà esprime sempre uno sforzo, anche se risulta più o meno facile in base all'abitudine con cui lo operiamo) è sempre un'azione di una volontà che decide di riflettere. La bellezza, invece, essendo un valore estetico, attiene all'ambito del sentimento immediato, non decidiamo volontariamente e razionalmente di provare bellezza per qualcosa, la bellezza è l'effetto dell'influsso diretto di un oggetto su una psiche assiologicamente, oltre che esteticamente, predisposta a percepire come "belle" le sue proprietà, ed essendo questo influsso diretto, non c'è spazio per ragionare sul modo in cui questo oggetto si inserisca in una relazione di utilità o necessità con un altro, per arrivare a questo occorre la razionalità mediatrice, cioè trascendere il livello estetico

viator

#33
Salve davintro. Grazie per il tuo convincente intervento. Avevo precisato : "Al di fuori dell'ambito speculativo umano l'utilità è un semplice sinonimo di "necessità".

Circa poi "La bellezza, invece, essendo un valore estetico, attiene all'ambito del sentimento immediato, non decidiamo volontariamente e razionalmente di provare bellezza per qualcosa", mi sembra tu abbia voluto confermare quanto ho affermato scrivendo appunto : "...........Perchè percepiremo (sentiremo senza capire, godremo senza curarci di capire)". Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

iano

#34
@Viator
Sentire senza capire.

mi sembra un ottima sintesi, anche se poi a posteriori si sente il bisogno di giustificare il sentimento.
Infatti la critica d'arte è il campo dove si tollerano gli sproloqui più strampalati , al punto che qualche critico si è sentito autorizzato a farne un arte ... a parte .
L'effetto è ridicolo quando si pretende di star usando razionalità, ma può essere sublime se si vuole fare poesia.
In effetti il modo più ragionevole di commentare un arte è quello di usare un altra arte e , se funziona l'effetto estetico diventa moltiplicativo .
Il miglior film non è un film , ma una poesia , una fotografia , una danza , una musica.
E la migliore musica ti proietta un film ...etc....
È perché no ,la migliore scienza non è scienza , ma arte matematica , anche se la scienza in se' non è matematica , come una poesia non è un film.
Ai tempi di Platone e Pitagora magari era vero il contrario , e l'estetica matematica si giovava di eventuali analoghi riscontri in natura.
Se l'arte è divisibile in categorie  , cioè nelle diverse arti, l'esercizio di spiegare una categoria inesplicabile con una diversa categoria parimenti inesplicabile in se' , è l'arte delle arti , quando l'esercizio riesce.
La scienza un po' somiglia a ciò indebitamente.
Ma non sempre , perché non tutte le teorie sembrano parimenti belle.
Le teorie in se' devono essere utili e applicabili , prima che essere comprese.
Ma quando sono belle ci sembra anche di comprenderle.
La bellezza pero' in se' non è cosa immediata , come può apparire a prima vista.
Il senso estetico cresce con l'esercizio delle arti.
La bellezza più durevole è quella più nascosta , perché
anche la bellezza ha una scadenza.
La bellezza di un artefatto resiste finché non appare l'artefatto.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
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Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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