Menu principale

il senso della vita

Aperto da Aspirante Filosofo58, 16 Febbraio 2023, 08:49:19 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Aspirante Filosofo58

Buongiorno, forse perché sono in pensione, o forse perché la mia vita non è stata "normale" nel senso che oltre alla nascita, scuola, al lavoro, ai sentimenti, ai successi e ai fiaschi che rientrano nella vita della maggior parte degli esseri umani, io ho fatto i conti con una paralisi cerebrale, un istituto di riabilitazione motoria nel periodo delle elementari, mentre a casa nacque e crebbe mio fratello (che mi è sempre parso sentirsi figlio unico); gli interventi chirurgici per raggiungere la posizione eretta e per sistemare i danni alle varie parti del corpo, causati dall'uso improprio delle braccia che dovevano compensare ciò che mancava alle gambe, ecc... ecc... 

Finché lavoravo avevo la testa occupata dai turni di lavoro, dalle incombenze varie (avendo lavorato come telelavoratore, da casa quindi) per la quasi totalità delle ore lavorative degli ultimi 16 anni (a parte i rientri per riunioni o altro), mi trasformavo da lavoratore a casalingo e viceversa, a seconda dei turni di lavoro (diversi ogni giorno della settimana): insomma ero impegnato praticamente dalla mattina presto alla cena. Dopodiché sistemava la cucina mia moglie (che aveva e ha tuttora il brutto vizio di lavorare  :D ). 

Oltre alla paralisi cerebrale a meno di un anno di vita ho "collezionato" un ictus ischemico a 48 anni! Fino a quel momento non sapevo cosa fosse un medicinale diverso da quelli da banco, per raffreddore, mal di testa, influenza ecc... Ora ne assumo regolarmente cinque ogni giorno!

Già prima di andare in pensione ho cercato di capire il perché di questa mia vita così fuori dal comune. Una volta andato in pensione e avendo quindi, almeno in teoria, molto tempo libero ho avuto modo di chiedermi il perché di questa mia vita martoriata, e di cercare sui vari libri che ho letto, la risposta.

Quindi sono giunto alla conclusione che,  come il mio corpo non è mai riuscito a funzionare correttamente, come avviene per la maggioranza delle persone, a causa della mancanza di collaborazione tra le varie parti del mio corpo, così la società non può funzionare correttamente, a causa della mancanza di collaborazione tra i vari individui che la compongono. Per me anche solamente il movimento apparentemente più semplice (alzare un piede da terra, per esempio) rappresenta uno sforzo sconosciuto ai più, perché, oltre a vincere la forza di gravità, il movimento in questione deve vincere la resistenza dei muscoli che, partendo contemporaneamente a quelli antagonisti deputati al movimento, li frenano. In pratica è come se io, in auto, accelerassi tenendo il freno a mano inserito. Allo stesso modo (mal)funziona l'umanità, i cui componenti son ognuno vittima dei propri egoismi.

Quindi, partendo dalla mia situazione fisica, e dalle conseguenze cui porta la mancanza di collaborazione tra le parti del mio corpo, io sono arrivato alla conclusione che, nell'universo:

  • Ogni parte influenza il tutto;
  • il tutto influenza ogni parte;
  • ogni parte influenza le altre parti.

Quindi, tutto influenza tutto: anche gli astri influenzano ognuno di noi, così come ognuno influenza gli astri. 

Probabilmente ognuno di noi dovrebbe vincere il proprio egoismo e dovrebbe collaborare col prossimo, alla ricerca del bene comune, condiviso tra tutti. 
Questo concetto mi pare antico come le montagne, ma ignorato dall'umanità, salvo qualche rara eccezione: in genere si fa qualcosa se da ciò che si fa si ha un tornaconto economico, mentre forse bisognerebbe imparare ad agire per il gusto di farlo, a prescindere dal tornaconto economico che può anche esserci ma che sarebbe una conseguenza, non il fine cui puntare. 

Io credo che, se ogni essere umano abbandonasse ogni egoismo, arriveremmo a costruire un'umanità perfetta, non perché costituita da esseri perfetti, ma perché ogni essere imperfetto può essere compensato e compensare altri esseri imperfetti. Probabilmente, una volta capito questo concetto e raggiunta la perfezione dell'umanità, potremo entrare tutti insieme nell'eternità e nell'infinito, dove ogni riferimento a tempo e spazio cessano, dove ogni etichetta che siamo abituati ad usare oggi perché la mente umana ha bisogno di sezionare, suddividere, distinguere, a seconda della lingua, del colore della pelle, delle ricchezze materiali che si possiedono (o dalle quali si è posseduti), ecc... ecc... 

Anziché rincorrere: ricchezze materiali, fama e successo, forse bisognerebbe guardare chi soffre, non tanto perché come ci raccontano le pagine dei Vangeli "di essi è regno dei cieli", quanto semmai perché chi ha sofferto e ha affrontato e superato gli ostacoli che la vita gli ha posto dinnanzi, è sicuramente più forte di chi occupa spazi nei media perché guadagna cifre astronomiche, oppure può premere il tasto che scatenerebbe la terza guerra mondiale. Questi sono solamente dei poverini che hanno bisogno di sentirsi famosi e potenti, che dipendono dai consensi. Chi soffre non ha tempo per dipendere da alcunché o da chicchessia: ha dei problemi da affrontare e si impegna al riguardo.
La teoria della reincarnazione mi ha dato e mi dà risposte che altre teorie, fedi o religioni non possono, non sanno o non vogliono darmi. Grazie alle risposte ottenute dalla reincarnazione oggi sono sereno e sono sulla mia strada che porterà a casa mia!

green demetr

Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 16 Febbraio 2023, 08:49:19 AMChi soffre non ha tempo per dipendere da alcunché o da chicchessia: ha dei problemi da affrontare e si impegna al riguardo.

Vi sono differenti sofferenze, voler piegare gli altri alle proprie, mi pare la giusta via per arrivare alle aberrazioni della Cina.

Questa idea della fratellanza universale non l'ho mai digerita.
Mi pare che si sia sempre usata per tornaconti personali contro altri tornaconti, un gorgo che finisce con la fine delle libertà elementari.
Se era vero prima, oggi questa verità è diventata addirittura smaccatamente grottesca.

La filosofia da quel poco che ho capito parla d'altro.
La comunità è la comunità dove circola la parola, non le azioni.
La parola si fa tradizione, saggezza e segnavia (come direbbe Heidegger).

C'è molto da pensare, diamoci una mano insieme  ;)

PS La sensibilità umana non è una cosa che si possa insegnare, quando lasciai il corso di OSS in molti si dispiacquero.
Non posso sopportare la cura delle persone come una mera tabella di marcia, una mera azione che si possa fare solo a certe condizioni di lavoro, di orario, di comportamento.
Con le regole costantemente calpestate, ignorate, con la BIG PHARMA che ti dice cosa devi prendere e cosa no.
Ma dove è la libertà di espressione e di industria?
Non c'è, al suo posto ci sono tutti questi pensieri belli e insieme falsi a perorare la vita della macchina robot detta uomo.
Come tu stesso ammetti in fin dei conti.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

Discussioni simili (5)