IL RUOLO DOMINANTE E DECISIVO DELL’OSSERVATORE NELL’UNIVERSO

Aperto da Mario Barbella, 22 Ottobre 2016, 22:49:42 PM

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Mario Barbella

IL RUOLO DOMINANTE E DECISIVO  DELL'OSSERVATORE NELL'UNIVERSO
Chi è l'Osservatore e chi, invece, l'osservatore (quest'ultimo nel senso comunemente inteso del termine)?
            Mentre l'osservatore, quello comunemente inteso con questo termine, è semplicemente colui o colei che osserva, discute, manipola, pensa, in una parola, osserva in senso pratico e quotidiano le molteplici evoluzioni delle cose del mondo, la notazione di Osservatore, invece, allude a un'entità più astratta intesa come una specialissima sintesi dell'insieme di ciò che comunemente s'intende col termine al plurale di osservatori (cioè l'insieme degli oggetti comunemente noti, appunto, come tali e facenti inevitabilmente parte dell'universo). Con una metafora aritmetica si potrebbe dire che: "l'Osservatore sta all'osservatore come il Legislatoresta al gruppo di funzionari addetto a redigere i testi delle leggi dopo che queste vengono decise da un organo legislativo ufficiale". Da questo tentativo metaforico di definizione deriva, prima di ogni altra cosa, l'unicità dell'Osservatore col e nel suo Universo inteso, quest'ultimo, in tutta la sua complessità, totalità ed, appunto, unicità, talché il solo ipotizzare alla possibilità, non dico di un altro universo, ma di qualsiasi cosa ideale o reale che non sia inclusa nell'unico Universo,è semplicemente un banale errore logico anche perché il fatto stesso che l'Osservatore accenni o pensi ad una tale possibilità subito include quanto pensato o immaginato nell'unico Suo Universo facendone un oggetto di questo, non importa se classificabile come immaginario oppure semplice errore.
            Per quanto detto, l'Osservatore è necessariamente ente internodel Suo universo e non esterno, come si è indotti a pensare per comode motivazioni pratiche, infatti è più facile per l'Osservatore supporre di poter gestire un sistema standone il più possibile al di fuori, cioè senza coinvolgersi nei mutamenti e nelle involuzioni del sistema che osserva e che proprio l'osservazione (intesa, in senso lato, come azione attiva su qualcosa)modifica. Se si fa attenzione al senso fondamentale di ciò che stiamo dicendo, l'Osservatore non solo è parte, ma, è proprio l'Universo stesso e non si potrebbe pensarlo diversamente.
Quando dice "sistema" l'Osservatore allude automaticamente ad una qualche struttura logicamente intrecciata di "sentiti" percepiti, questi, come catene logiche di cause ed effetti. Se si pensa al sistema Universo, i sentiti non sono che i normali principi di base o di riferimento scelti in modo che la logica del sistema sia giudicata soddisfacente dall'Osservatore, giudice unico del suo universo ancorché consapevole della debolezza della sua Conoscenza, cioè del suo dominio sull'Universo. Qui qualcuno potrebbe addurre la facile obiezione classica che bandisce tassativamente, nel parlar di cose con qualche riguardo scientifico, concetti come soddisfazione, gradimento, bellezza, semplicità, facilità e così via. Ciò poteva valere prima dei tempi –non certo remoti- di Planck, W. Pauli, di W. Heisenberg ed altri notevoli geni del primo ventennio del '900, cioè dell'avvento del "quantum" energetico; oggi bisognerebbe fare attenzione su questo punto per evitare gaffe prima impensabili. Per convincersi di questo problema bisogna soprattutto abituarsi ad accettare l'inevitabile centralità ed onnipresenza dell'Osservatore in ogni passo della vita dell'Universo, il ché implica il ripensamento della storica e sacrale certezza attribuita alla "prova sperimentale" quale conferma estrema della verità di qualsiasi affermazione.
Chi potrebbe metterla in discussione? La validità di questa prova sussiste solo se convince appieno l'Osservatore, ma è limitata alla durata ed alla forza di questo convincimento (si noti, per inciso, l'uso, appena fatto, di termini come durata e forza, che sono i sentiti difficilmente definibili in senso generale e che indeboliscono le certezze formali di cui discutiamo). L'Osservatore è, dunque, consapevole delle complesse difficoltà che minano il suo già flaccido "dominio" (= Conoscenza) sull'Universo, pur parziale e flaccido.
A proposito di ciò che qui intendiamo per flaccidità valga questa metafora: immaginiamo un tale che stringe in una mano un grosso fascio di guinzagli di lunghezza da pochi centimetri a diversi chilometri, ciascuno con un cagnetto all'estremità; questi guinzagli sanciscono sicuramente l'assoluta titolarità formale del tale sui suoi cani ma pure rappresentano la incertezza del suo dominio o potere su di essi: l'incertezza ordinaria ma continua del controllo a distanza è aggravata dalla flaccidità, cioè della discontinuità del controllo stesso quando i guinzagli non vengono percepiti in tensione. Va meglio per il dominio sui pochi cani con brevissimo guinzaglio. La metafora simulerebbe, senza pretese di rigore, soprattutto l'idea della struttura Universo-Osservatore-Universo. Da precisare che nella metafora, la per la parte osservabile dell'Universo, va dal corpo del proprietario dei cani fino ai cani stessi, tramite il braccio, lo spazio, i guinzagli e i cani stessi, che però è completata e consacrato dalla mente cosciente, cioè dalla singolarità dell'IO (l'Osservatore universale unico) che è anche il centro di riferimento assoluto del sistema ma è anche come l'altra faccia della moneta Universo. La flaccidità, o conoscenza debole e discontinua dell'Osservatore, potrebbe qui anche assimilabile all'inverso della lunghezza media dei guinzagli, purché si consideri ciò ai soli fini esplicativi del concetto di "Conoscenza" (ovvero: capacità di dominio dell'Osservatore), argomento su cui insistiamo.
Il problema fondamentale della lamentata debolezza complessiva dell'Universo, quindi, dell'Osservatore universale, appare evidente proprio nel linguaggio usato in questa riflessione: nessuna parola usata, infatti, risulta rigorosamente definita nei suoi significati precisi né prima né dopo il uso stesso, ma se pure avessimo voluto farlo, a quali altri termini avremmo dovuto e potuto ricorrere se non abbondantemente agli stessi già qui usati e ad altri della stessa natura? Qualcuno potrebbe innocentemente rispondere: "alla matematica!", altri, con maggior riflessione, farebbero invece riferimento ai più vaghi contesti circostanziali in cui le stesse parole sono state o potrebbero esserlo, anche rimescolandole con altre, in nuovi contesti di difficoltà pratiche e teoriche. Se prendessimo per buona la prima risposta, "la matematica", dichiareremmo solo di non aver approfondito l'analisi di cosa sia il linguaggio matematico, infatti, pur senza entrare nei dettagli delle sue definizioni, che pure mostrerebbero qualche punto deboluccio:. definizioni e teoremi, si avvalgono di termini, idee e concetti non esprimibili solo con termini rigorosamente matematici ma, anche degli stessi termini usati in queste riflessioni (non rigorose) e in altre argomentazioni simili.
Unaconclusione importante di questa parte della riflessione ci porta direttamente alla questione centrale del come considerare abbastanza correttamente il sistema, anzi, l'auto-sistema universale unico "IO-Universo". Sistema la cui caratteristica essenziale sta nell'auto-referenza e nell'autocoscienza globali, il tutto incentrato sulla singolarità di riferimento universale assoluto che è l'Osservatore universale cioè sull'IO, unico responsabile e giudice assoluto delle scelte del suo agire (osservare). Va qui evidenziato che l'Osservatore giudica "vera" qualsiasi cosa che giudica logicamente coerente col Suo sistema.  L'Osservatore è bensì cosciente della debolezza del suo potere conoscitivo sicché rimane disponibile per possibili revisioni del Suo giudizio, revisioni che potrebbero riguardare , si, una precedente accettazione, ripudiandola o adattandola mediante variazioni opportune, ma anche adattando il sistema (universo) sicché possa ospitare quell'oggetto logico che vorrebbe "vero". Insomma l'Osservatore vuole un Universo il più possibile di suo gradimento. Forse ciò è una risposta alla meraviglia di Einstein e di altri, per la inspiegabile ottima coerenza della matematica con moltissimi fatti naturali.
La centralità dell'Osservatore si evidenzia concretamente nel quadro scientifico e matematico, e non solo, se consideriamo almeno che sono sue decisioni o scelte:
·        La scelta e la decisione dell'azione e/o della ricerca in rapporto agli scopi voluti dall'Osservatore stesso
·        La definizione di una teoria dimostrativa che dovrebbe fornire dati o segni che sono, a priori, giudicati idonei perché l'Osservatore possa stabilire il grado di successo della sua teoria, ovvero della prova sperimentale, tenuto conto dei mezzi operativi disponibili
·        Il giudizio conclusivo sul grado di soddisfazione conseguito dall'Osservatore grazie all'esito della procedura sperimentale attuata e dell'efficacia dimostrativa effettiva dei fatti e dei segni che sono derivati dal ciclo sperimentale.
Bastano queste poche note per capire che anche le così dette "scienze esatte" sono tali solo se così vengono sentite ovvero percepite dal giudice assoluto ed autocritico che è l'Osservatore. E' chiaro il valore positivo o gradimento dell'Osservatore deriva dal grado di soddisfazione delle prove stabilite e valutate sempre dall'Osservatore medesimo. L'autoreferenza circolare dell'Universo è evidente.
Va notato che il termine di "sentito", qui spesso usato, è cruciale in queste considerazioni; lo è per il fatto che, pur percezione intima e generalmente indefinibile ed indiscussa da chiunque, proprio per questo viene accettato come principio o riferimento base per l'Osservatore. I sentiti, quando sembrano non collegati l'un l'altro, possono essere assunti come principi di riferimento, sono convincenti agganci in tutti gli ambiti logici compreso il linguaggio matematico; basti, in proposito, menzionare la definizione di "retta" negli "Elementi" di Euclide dove si legge, pressappoco, che la linea retta è definita tale se permane immutata (all'Osservatore) quando viene ruotata su se stessa, anche se si sono, più tardi, cercati più "scientifici" termini per questa parte della definizione. Si capisce, comunque, che forse sarebbe valso dire che il concetto di "retta" è semplicemente un sentito e così accettato come credibile dall'Osservatore e senza tema di contro-osservazioni.
Va, per inciso notato, lasciando tuttavia a chi legge le sue interpretazioni e le sue riflessioni, che un "sentito è pure quello di "spiritualità".
Abbiamo qui pensato l'Osservatore come l'Universo nella sua totalità ma anche come l'osservatore di Sé stesso, oppure come centro nonché sistema di riferimento assoluto che compendia e, nello stesso tempo, inquadra la struttura logica quale è, appunto, l'Universo. Potremmo dilungarci in un mare, sempre incompleto, di definizioni, ciò però rafforza la convinzione che questo mostro di autoreferenzialità, che è l'Osservatore, cioè l'IO non può essere definito, ma come potrebbe esserlo se una eventuale definizione è pur essa un oggetto facente parte dell'universo? Per scrollarsi di dosso questo difficile impasse ecco che l'Osservatore conclude definendo l'Universo un sentito di Sé stesso, sulla base o riferimento del quale tutti gli altri tanti sentiti trovano sostegno, riferimento e giustificazione. Con questa conclusione abbiamo conferito autorevolezza all'Osservatore ma così lo abbiamo messo in difficoltà peggiori di quanto qui potremmo pensare. Penso immediatamente alla instabilità dell'importantissimo riferimento che è il linguaggio e segnatamente il linguaggio matematico, l'instabilità di questo particolarissimo sistema sta nel suo essere ancorato nell'interno del sistema Universo che si modifica in conseguenza del linguaggio stesso, quasi come una barchetta in mare che cambia, in modo incontrollabile, il suo assetto in conseguenza dei movimenti di chi, in piedi sul di essa,  cerca di guidarla in una precisa direzione. Questo fatto fu vissuto, forse senza una precisa consapevolezza di operare in questa sorta di difficoltà, da Einstein alle prese con la Relatività generale, problema in qualche modo brillantemente risolto grazie al concetto di tensore. Einstein era però consapevole di operare (=osservare) dal di dentro del sistema in osservazione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Un augurio di buona salute non si nega neppure a... Salvini ! :)
A tavola potrebbe pure mancare il cibo ma... mai il vino ! Si, perché una tavola senza vino è come un cimitero senza morti  ;)  (nota pro cultura (ed anche cucina) mediterranea)

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