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Il populismo filosofico

Aperto da sileno, 15 Aprile 2018, 08:40:50 AM

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sileno

mi spiace, per inesperienza ho creato un po' di confusione nel precedente argomento, non sono riuscito a rispondere a tutti,Ritento con questo.
Il populismo filosofico

Ho partecipato a una serie di seminari filosofici". Relatori noti filosofi, saggisti, docenti, ecc. tra cui Rovatti.
Si discute sulla filosofia nell'epoca dei media. Può ancora esercitare un ruolo nel rumore di fondo dei discorsi mediatizzati? Deve farsi populista per sopravvivere? E' finito un discorso emancipatore con il predominio di quello mediatico?
Populismo che può intendersi anche come "popolarismo" da banalizzante cultura di massa che coinvolge ogni tipo di sapere. Esempio ne può essere il populista Benigni, dantista che piace proprio perché con la letteratura zoppica. Ma è il ventennio di Berlusconi che ha improntato la sottocultura espressa anche dalle connessioni, telefonini, fotocamere, ecc. : un liquame in cui nuotiamo e nello stesso tempo alimentiamo. Tutto questo porta a catastrofi cognitive. Come tirarci fuori? Impossibile, se attrae unicamente ciò che rappresenta l'"uomo qualunque", il dilettantismo di chi inciampa e commette errori apposta per ottenere consensi.

I festival di filosofia pret à porter non incidono sul modo di vedere, non cambia nulla, non inducono a dialoghi costruttivi, a nessuna concretezza. Non influiscono sulla vita, le coscienze non mutano, non c'è alcun movimento d'idee.

A tal proposito Boncinelli dice: "l'uomo non ama conoscere la verità, preferisce le nozioni confuse e inverificabili, che conducono alle mitologie. Le parole nebulose delle frasi fatte, pregiudizi che attivano in noi reazioni immediate e irrazionali. Si richiede una pulizia semantica per non ostinarsi sul riferirsi sempre su un'Immaterialità Suprema, prediletta e riposante. Dimensione prelogica, ambigua, mistica, confusa. Complessa è la strada per ripulire termini e concetti rifiutando il magico e il religioso.

Viviamo in un periodo che considera filosofia ogni cosa, tanto da riuscire a scoprirla ovunque: filosofo è chi s'interessa di qualsiasi cosa: pubblicitario, romanziere, organizzatore di eventi. Consulente, manager, politico, sarto, sportivo, informatico, il religioso, cuoco, malavitoso. Necessita festivalizzare la cultura?Ma in realtà è chiedersi senza dar nulla per scontato, non arrendersi, ascoltare, allenare la mente. ( A. Torno)

Siamo tutti soggetti alla nostra storia plasmata da famiglia, cultura, il sociale, la politica, ecc. Oltre al non saper prender distanza dal nostro narcisismo.
Si devono riconoscere i luoghi comuni che c'impediscono di ragionare. Il termine "filosofia" s'è svuotato, così il senso delle parole, sganciate dal contesto concreto. Cadono dall'alto solo le parole che escono da uno schermo, "vere" e assiomatiche.
I festival hanno successo, ma essi stessi dipendono da una rapida mercificazione del sapere, con nessun percorso di ricerca. Allenamento e fatica contrastano col nostro tempo di corsa, rari leggono oltre la metà di un articolo da quotidiano, si sa per approssimazione. Impossibile andare contro i gusti d'un pubblico cambiato e che cambia. Nessun interesse c'è per gli approcci di tipo filosofico, come chiarezza mentale, soprattutto educazione al rapporto con se stessi, in contrasto con l'incuria mentale. C'è urgenza di pensieri nuovi.
Rovatti definisce "fascista" il tipo di lingua propagandistica: nazismo, fascismo, berlusconismo, con linguaggi simili all'"ocoparlare" di Orwell. Tutti siamo imbevuti d'internet, TV; parliamo per semplificazioni, svuotamento di senso, come per "amore", l"libertà", ecc.

Il filosofo è scomodo, irritante, rischia la faccia se ha il coraggio di sfidare le idee prevalenti. Occorre ironia per spiazzare i problemi e farli vedere in una luce non abituale, o si resta grigi funzionari del pensiero.

sgiombo

#1
Da marxista credo che in ogni epoca le idee dominanti tendano ad essere le idee delle classi dominanti.

E dunque in questa epoca di reazione e decadenza, di strapotere della borghesia capitalistica monopolistica transnazionale oggettivamente di gran lunga  superato dallo sviluppo delle forze produttive sociali (di "capitalismo in avanzato stato di putrefazione") é ovvio che dominino le peggiori banalità pseudoculturali (questa é la mia spiegazione dei fatti; che ovviamente non pretendo sia condivisa da altri nel forum).

Questo spiega fra l' altro a mio avviso come tutta l' informazione ufficiale possa non vergognarsi e non sentirsi a disagio nel ripetere per la centocinquantesima volta (almeno), con assoluta nochalance, la solita balla mal raccontata e abbondantissimamente plurisputtanata delle tragicomiche "stragi di civili compiute con armi vietate dal neoHitler di turno" onde giustificare di fronte all' opinione pubblica occidentale l' ennesima autentica strage terroristica* condotta nel più totale disprezzo della legalità internazionale e delle convenzioni internazionali sulla guerra e l' uso delle armi.
Se così non fosse per lo meno i giornalisti -sotto dettatura dei governi, more solito- avrebbero cercato qualche nuovo pretesto meno abbondantemente plurisputtanato, almeno per un minimo di rispetto verso l' intelligenza dei loro lettori o ascoltatori.

Perchè il corso della storia muti (in meglio; a meno che nel frattempo il capitalismo non abbia già condotto all' "estinzione prematura e di sua propria mano dell' umanità" - Sebastiano Timpanato) secondo me occorre che si compiano processi estremamente lunghi e complessi (necessitanti fra l' altro - a renderli ancor più lunghi e complessi- dell' attivo intervento di soggetti umani coscienti).

Non ci resta a mio parere che coltivare minuscole oasi o aiuole di cultura filosofica in uno sterminato deserto, come quest forum.

_______________________
* Per fortuna non é stata di fatto tale nel l' ultima -per ora- proterva e ignominiosa violazione della legalità internazionale contro la Siria solo perchè in tal caso la Russia avrebbe risposto affondando una qualche porterei americana nel Mediterraneo (R D di Corea docet), e si trattava solo, per i governi imperialisti,  di salvare la faccia di fronte alle loro opinioni pubbliche dopo le loro fanafronesche minacce)

sileno

Citazione di: sgiombo il 15 Aprile 2018, 08:59:16 AM
Da marxista credo che in ogni epoca le idee dominanti tendano ad essere le idee delle classi dominanti.

E dunque in questa epoca di reazione e decadenza, di strapotere della borghesia capitalistica monopolistica transnazionale oggettivamente di gran lunga  superato dallo sviluppo delle forze produttive sociali (di "capitalismo in avanzato stato di putrefazione") é ovvio che dominino le peggiori banalità pseudoculturali (questa é la mia spiegazione dei fatti; che ovviamente non pretendo sia condivisa da altri nel forum).

Questo spiega fra l' altro a mio avviso come tutta l' informazione ufficiale possa non vergognarsi e non sentirsi a disagio nel ripetere per la centocinquantesima volta (almeno), con assoluta nochalance, la solita balla mal raccontata e abbondantissimamente plurisputtanata delle tragicomiche "stragi di civili compiute con armi vietate dal neoHitler di turno" onde giustificare di fronte all' opinione pubblica occidentale l' ennesima autentica strage terroristica* condotta nel più totale disprezzo della legalità internazionale e delle convenzioni internazionali sulla guerra e l' uso delle armi.
Se così non fosse per lo meno i giornalisti -sotto dettatura dei governi, more solito- avrebbero cercato qualche nuovo pretesto meno abbondantemente plurisputtanato, almeno per un minimo di rispetto verso l' intelligenza dei loro lettori o ascoltatori.

Perchè il corso della storia muti (in meglio; a meno che nel frattempo il capitalismo non abbia già condotto all' "estinzione prematura e di sua propria mano dell' umanità" - Sebastiano Timpanato) secondo me occorre che si compiano processi estremamente lunghi e complessi (necessitanti fra l' altro - a renderli ancor più lunghi e complessi- dell' attivo intervento di soggetti umani coscienti).

Non ci resta a mio parere che coltivare minuscole oasi o aiuole di cultura filosofica in uno sterminato deserto, come quest forum.

_______________________
* Per fortuna non é stata di fatto tale nel l' ultima -per ora- proterva e ignominiosa violazione della legalità internazionale contro la Siria solo perchè in tal caso la Russia avrebbe risposto affondando una qualche porterei americana nel Mediterraneo (R D di Corea docet), e si trattava solo, per i governi imperialisti,  di salvare la faccia di fronte alle loro opinioni pubbliche dopo le loro fanafronesche minacce)


La filosofia è sempre una forma di dilettantismo in cui qualcuno,, per quanto abbia letto, parla sempre di cose in cui non si è preparato abbastanza ( U. Eco)

I politici ben rappresentano la povertà etica,, estetica, culturale di vent'anni del governo della libertà. Ma la maggior influenza sul popolo hanno le dipendenze massmediatiche,, televisiva, internettiane.
Oggi la deriva dell'ignoranza è ben rappresentata da alcune chat virtuali. Disprezzo per i libri di cultura, i miglioro studiosi sarebbero intelletti miserabili o cattivi maestri (clero).detestano i libri certi bighelloni internettiano che sparano chiacchiere strambe. Facile accorgersi delle loro futilità adornate da sapienza.

Il_Dubbio

Il populismo nasce come una forma di empacipazione. Tutte le forme che prendono spunto da elucrubazioni di nicchia sono sotto processo populista.
Questo è dovuto al fatto che il populista non è più ignorante. Le idee di nicchia potevano continuare a funzionare quando esisteva (esiste ancora...ora molto di meno) una differenza sostanziale fra chi doveva trovare le soluzioni e chi doveva soltanto subirle.

Il populismo filosofico è l'idea, non insensata, di chi prende coscienza che per fare oggi il filosofo devi essere un superuomo superdotatissimo di inventiva e di nuove idee. Ora che il livello di istruzione si è livellato (è difficile andare piu sotto di un certo liv.) e si è diversificato rendendosi estremamente tecnicistico, è piu difficile prendere in giro qualcuno con i soliti insensati giri di parole che non arrivano da nessuna parte. Perchè se parli con parole semplici ti bastonano dal basso, se cerchi di trovare concetti piu difficili ti bastonano dall'alto. 

Un tempo continuavo a sentire (senza capire) che la globalizzazione ci avrebbe rovinati. Non sapevo nemmeno cosa fosse tant'è che andavo a fare la spesa direttamente dal pescatore o direttamente dal contadino. Ora non so piu cosa mangio o cosa bevo... mi dicono anzi che devo cercare di competere con tutti gli abitanti del mondo se voglio sopravvivere, per cui devi abituarti a mangiare e bere da schifo se vuoi campare dallo stipendio.
Il filosofo che dice? Che può dire...solo un pazzo come Tramp può reagire alla globalizzazione introducendo i dazi.
Il filosofo se ne infischia, o meglio altro non può fare primo perche è quasi sempre un incompetente.
Del resto Boncinelli è un biologo, cosa ne può sapere di cosa fanno gli uomini globalizzati? Non vorremmo conoscere la verità noi (dice lui?)? Noi la conosciamo la verità ed è questo il problema. Il fatto che lui non ha nemmeno mezza idea in piu di quella che ognuno di noi può mettere sul piatto. Del resto l'idea della competizione l'hanno introdotta loro attraverso la teoria darviana...quindi se ora ti devi mangiare lo schifo lo dobbiamo all'idea scientifica di cui lui ne è solitamente il promotore. Ora noi populisti siamo il marcio e loro invece vanno a parlare da nicchia nei caffè... sostenendo che non vogliamo conoscere la verità.
Ce ne vuole di coraggio... :(

viator

#4
Salve. Per il Dubbio: scusa ma non ho capito se secondo te (o secondo chi lo diceva) la globalizzazione avrebbe rovinato il mondo od avrebbe rovinato - ad esempio - l'Italia.
La globalizzazione avvantaggia una precisa parte del mondo e danneggia una certa altra parte, Italia inclusa.
Non credo affatto che la globalizzazione sia la conseguenza di una precisa strategia stesa a tavolino da qualcuno, sia esso individuo, gruppo di interessi, classe sociale,  o nazione.
Secondo me essa è la prevedibile (in termini generali e non particolari) conseguenza dell'accresciuta produttività del "primo mondo" combinata con la diffusione degli strumenti di trasporto e di comunicazione. Un'impennata del cosiddetto "progresso".
Teniamo presente che il fenomeno si è reso evidente negli ultimi trent'anni, quindi all'interno del periodo che ha visto :
- Crollo del comunismo (fine della guerra fredda e quindi notevole taglio degli investimenti strategico-militari dell'Occidente a favore di quelli industriali).
- Diffusione di Internet ed universalizzazione dello strumento televisivo.
- Svolta cinese verso la società di mercato.
- Miglioramento dei trasporti terra-acqua-cielo.
- Espansione demografica che ha aumentato la domanda in alcune regioni del pianeta.

Naturalmente, come dico sopra, c'è ne è uscito o ne uscirà avvantaggiato, chi dovrà semplicemente cambiare modo di vita e chi ne sarà svantaggiato o rovinato. Come per tutti i grandi cambiamenti.

Le categorie di Paesi che ne sono o saranno avvantaggiati sono le seguenti:
- Potenze economiche e tecnologiche (USA, Canada, Giappone, Cina, Germania, Inghilterra, Francia.....)
- Paesi dotati di grandi risorse naturali ma non eccessivamente popolosi (Brasile, Australia, Congo RD, Russia, Cile, ancora Canada.....)
- Paesi a reddito medio-basso ma dotati di numerosa mano d'opera a qualificazione o qualificabilità medio-alta (Rep.Ceca, Polonia, Ungheria, Romania, ex Jugoslavia.....)
- Paesi con eccedenza di produzione agricola (pochissimi)

Le categorie di Paesi che dovranno cambiare un poco la loro vita, senza speciali vantaggi o svantaggi sono le seguenti:
- Paesi "anomali" od assai piccoli (Svizzera, Israele, Lietchenstein, Islanda, Lussemburgo, Vaticano, Burundi, Bahamas, Oceania.....)
- Paesi "geneticamente instabili" (Medio Oriente, Balcani, alcune regioni africane.....)
- Paesi "assestati" (Scandinavia, Nuova Zelanda.....)

Tutti gli altri Paesi, Italia inclusa, tenderanno a patire, quale più quale meno, gli effetti della globalizzazione. Che per l'Italia potranno arrivare alla destabilizzazione.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Il_Dubbio

@viator

tu parli di chi si avvantaggia. Questo è un discorso "darviniano" che io non accetto. A me non interessa chi si avvantaggia, a me interessa il fatto che secoli di storia e di battaglie per diritti civili ecc. sono state opportunamente nascoste sotto il tappeto. Competere con chi usa la forza lavoro in modalità schiavitù vuol dire far regredire a uno stato brado tutta una civiltà in pochi anni. Questa è la globalizzazione.

Quando Massimo D'Azeglio disse (o per lo meno a lui è associata) la frase: fatta l'italia ora dobbiamo fare gli italiani,  voleva dire che non basta creare un contenitore per sostenere che esiste un solo ingrediente. La globalizzazione non è solo un fatto economico, abbiamo in questo modo messo nello stesso contenitore diversi modi di intendere il significato stesso di civiltà.
Di questo problema cosa ne potrebbe dire uno come Boncinelli? E' giusto rivedere a ribasso i principi che ci hanno contraddistinto? Manderesti tuo figlio a 5 anni a lavorare in una fabbrica? Faresti lavorare una persona per 12 ore consecutive? Sappi che loro fanno le cose che ora mangi o che usi... e non puoi fare altrimenti perche il costo della tua vita è troppo basso per cercare di rimediare a questa situazione.

green demetr

#6
Citazione di: sileno il 15 Aprile 2018, 08:40:50 AM
mi spiace, per inesperienza ho creato un po' di confusione nel precedente argomento, non sono riuscito a rispondere a tutti,Ritento con questo.
Il populismo filosofico

Ho partecipato a una serie di seminari filosofici". Relatori noti filosofi, saggisti, docenti, ecc. tra cui Rovatti.
Si discute sulla filosofia nell'epoca dei media. Può ancora esercitare un ruolo nel rumore di fondo dei discorsi mediatizzati? Deve farsi populista per sopravvivere? E' finito un discorso emancipatore con il predominio di quello mediatico?
Populismo che può intendersi anche come "popolarismo" da banalizzante cultura di massa che coinvolge ogni tipo di sapere. Esempio ne può essere il populista Benigni, dantista che piace proprio perché con la letteratura zoppica. Ma è il ventennio di Berlusconi che ha improntato la sottocultura espressa anche dalle connessioni, telefonini, fotocamere, ecc. : un liquame in cui nuotiamo e nello stesso tempo alimentiamo. Tutto questo porta a catastrofi cognitive. Come tirarci fuori? Impossibile, se attrae unicamente ciò che rappresenta l'"uomo qualunque", il dilettantismo di chi inciampa e commette errori apposta per ottenere consensi.

I festival di filosofia pret à porter non incidono sul modo di vedere, non cambia nulla, non inducono a dialoghi costruttivi, a nessuna concretezza. Non influiscono sulla vita, le coscienze non mutano, non c'è alcun movimento d'idee.

A tal proposito Boncinelli dice: "l'uomo non ama conoscere la verità, preferisce le nozioni confuse e inverificabili, che conducono alle mitologie. Le parole nebulose delle frasi fatte, pregiudizi che attivano in noi reazioni immediate e irrazionali. Si richiede una pulizia semantica per non ostinarsi sul riferirsi sempre su un'Immaterialità Suprema, prediletta e riposante. Dimensione prelogica, ambigua, mistica, confusa. Complessa è la strada per ripulire termini e concetti rifiutando il magico e il religioso.

Viviamo in un periodo che considera filosofia ogni cosa, tanto da riuscire a scoprirla ovunque: filosofo è chi s'interessa di qualsiasi cosa:pubblicitario, romanziere, organizzatore di eventi. Consulente, manager, politico, sarto, sportivo, informatico, il religioso, cuoco, malavitoso. Necessita festivalizzare la cultura?Ma in realtà è chiedersi senza dar nulla per scontato, non arrendersi, ascoltare, allenare la mente. ( A. Torno)

Siamo tutti soggetti alla nostra storia plasmata da famiglia, cultura, il sociale, la politica, ecc. Oltre al non saper prender distanza dal nostro narcisismo.
Si devono riconoscere i luoghi comuni che c'impediscono di ragionare. Il termine "filosofia" s'è svuotato, così il senso delle parole, sganciate dal contesto concreto. Cadono dall'alto solo le parole che escono da uno schermo, "vere" e assiomatiche.
I festival hanno successo, ma essi stessi dipendono da una rapida mercificazione del sapere, con nessun percorso di ricerca. Allenamento e fatica contrastano col nostro tempo di corsa, rari leggono oltre la metà di un articolo da quotidiano, si sa per approssimazione. Impossibile andare contro i gusti d'un pubblico cambiato e che cambia. Nessun interesse c'è per gli approcci di tipo filosofico, come chiarezza mentale, soprattutto educazione al rapporto con se stessi, in contrasto con l'incuria mentale. C'è urgenza di pensieri nuovi.
Rovatti definisce "fascista" il tipo di lingua propagandistica: nazismo, fascismo, berlusconismo, con linguaggi simili all'"ocoparlare" di Orwell. Tutti siamo imbevuti d'internet, TV; parliamo per semplificazioni, svuotamento di senso, come per "amore", l"libertà", ecc.

Il filosofo è scomodo, irritante, rischia la faccia se ha il coraggio di sfidare le idee prevalenti. Occorre ironia per spiazzare i problemi e farli vedere in una luce non abituale, o si resta grigi funzionari del pensiero.

Sarei pure d'accordo se queste cose non fossero dette da Boncinelli, il tipico esempio di cosa succede quando si lascia che a fare filosofia sia uno scienziato e non un filosofo.
Dimodo che la tesi di fondo, non è tanto che la questione sia sul senso dell'esistere, e di cui l'irrazionalismo contemporaneo, e di tutti i tempi, è solo una delle possibili risposte, quanto piuttosto che NON ESISTE SENSO, e che l'unico cosa sia la conoscenza del vero.

Il quale vero per tale essere, sono le teorie della neuroscienza.....

E meno male che aveva appena finito di dire che siamo tutti all'interno di fenomeni storici!!!!
Vai avanti tu che mi vien da ridere

viator

Salve. Per il Dubbio: Capisco. Non ti interessa il discorso darwiniano, che d'altra parte io non ho neppure sfiorato all'interno del mio intervento.
A te interessa il discorso ideologico, sociologico, etico (anche questi sono aspetti che non mi son sognato di trattare).
Quindi non ti interessa capire i meccanismi che hanno generato le situazioni attuali, ma sei unicamente preoccupato per lo stato attuale e futuro di una situazione che a te ed a molti non piace. Non ci resta che costruire una qualche nuova ideologia e fare in modo che trionfi. In mancanza, possiamo solo confidare nello "io speriamo che me la cavo".
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

green demetr

Citazione di: viator il 18 Aprile 2018, 17:47:07 PM
Salve. Per il Dubbio: Capisco. Non ti interessa il discorso darwiniano, che d'altra parte io non ho neppure sfiorato all'interno del mio intervento.
A te interessa il discorso ideologico, sociologico, etico (anche questi sono aspetti che non mi son sognato di trattare).
Quindi non ti interessa capire i meccanismi che hanno generato le situazioni attuali, ma sei unicamente preoccupato per lo stato attuale e futuro di una situazione che a te ed a molti non piace. Non ci resta che costruire una qualche nuova ideologia e fare in modo che trionfi. In mancanza, possiamo solo confidare nello "io speriamo che me la cavo".

Il problema viator è che le ideologie sono frutto di preconcetti. E bisogna stare attenti a mettere bene a fuoco quello di cui si vuol parlare.
Il populismo non mi sembra vada in quella direzione.

Anche se poi esiste un filosofo spagnolo, che ovviamente è ritornato di moda, che nella quarta di copertina, si interroga proprio sul populismo, e invece di fare la solita critica negativa, si concentra sul suo valore positivo.

Ossia se il populismo ha ragione, le sue ragioni devono essere indagate in maniera approfondita, nelle esigenze di chi lo chiede.

A ben vedere anche qui in Italia, le esigenze sono tutte molto materiali e urgenti.

Dunque l'ideologia (di cui i 5stelle sono stati subito catturati, senza opporre alcuna resistenza intellettuale, e di questo mi sorprendo!) è addirittura nemica del populismo, laddove pienamente inteso, come emergenza.




Vai avanti tu che mi vien da ridere

Donalduck

#9
A mio avviso la questione è mal posta. Considero un sacrosanto diritto di chiunque definirsi filosofo e porsi su un piano di parità con coloro che lo sono in un modo o nell'altro "di professione". Il "grande filosofo" può dire emerite fesserie e il "pizzicagnolo sotto casa" può avere illuminanti intuizioni. Ognuno dovrebbe giudicare in base ai propri mezzi intellettuali e non in base ai titoli o al prestigio di chi parla.
Ovviamente ci sono pensieri e pensieri, profondità e superficialità, ma questi attributi vanno assegnati a ragion veduta e non per fede o simpatia o deferenza o fascinazione. E finire con esporre "nozioni confuse e inverificabili", perdersi nei meandri dei propri stessi pensieri credo che sia in qualche misura inevitabile per chiunque, compresi i "grandi filosofi", affronti temi al limite delle capacità della mente umana, come si finisce per fare andando sempre più a fondo nelle speculazioni.
In sostanza, giusto cercare il massimo rigore possibile nell'uso della ragione, ma sbagliato pensare che questo sia patrimonio dei "pensatori accreditati" e non delle persone comuni. Sono nettamente contrario a questa tendenza a dare per scontata la "competenza" in campi non strettamente tecnici (e anche in quei campi la fiducia va accordata con molta cautela). Se dovessimo dar retta alle attuali tendenze, abbiamo "esperti" di qualunque cosa, pronti a riempirci la testa con le loro idee che a volte sono autentiche baggianate. Non lasciamoci plagiare da titoli, fama e carisma. Buyer beware!

CitazioneComplessa è la strada per ripulire termini e concetti rifiutando il magico e il religioso.
Per quanto sia personalmente nettamente contrario alle religioni, non si può negare che il "settore di coscienza" su cui le religioni pretendono di dettar legge, sia qualcosa di ben reale e ineludibile. Viviamo immersi nel mistero. E la magia in quanto sensazione (quella sensazione che si prova ascoltando o leggendo o guardando certi prodotti dell'immaginazione umana, anche semplici favole, o certi spettacoli della natura) ha sicuramente un significato che si sottrae alle indagini razionali. Mai dimenticare i limiti del nostro pensare.
Quindi giusto guardarsi dal "credere", tanto più con leggerezza, ma nient'affatto giusto rifiutare tutta una dimensione dell'esperienza umana perché resiste a qualunque indagine razionale. E' un'altra forma di superstizione e conduce a sistemi di pensiero monchi e saturi di preconcetti come il riduzionismo materialista.

viator

Salve. Per Green Demetr: Penso che dovrei frenare la mia propensione all'ironia poiché due volte su tre non vengo capito. Il mio "non ci resta che....." ironizzava appunto sulla capacità delle ideologie di affrontare i problemi di cui stiam discutendo.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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