Il paradigma di Laplace.

Aperto da iano, 22 Gennaio 2025, 16:17:57 PM

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iano

Secondo Laplace per determinare il futuro è sufficiente conoscere il presente, o meglio i parametri che lo caratterizzano, perchè rimane da vedere se il presente si possa assimilare ad essi.
Quindi se la realtà si può descrivere come un meccanismo, ciò non vuol dire che sia un meccanismo.
La verità muore quando si smette di far coincidere la realtà con le sue descrizioni, ed è la descrizione della realtà che a turno diventa meccanicistica al tempo delle macchine, o virtuale al tempo del digitale,  non la realtà.
Il punto è se noi abbiamo un accesso diretto alla realtà, o se ciò che diciamo realtà è solo un delle sue possibili descrizione, della cui costruzione non abbiamo coscienza, in quanto prodotto dell'evoluzione.
In sostanza Laplace ci dice, se caratterizziamo il presente in un certo modo, non occorre ripetere la stessa operazione per il futuro, potendo ricavare simile caratterizzazione futura calcolandola.
Se la descrizione non può coincidere con la realtà, allora non si può esprimere la verità in parole, o simboli matematici, ma questi sono utili strumenti.

Credere che la realtà possa coincidere con una sua descrizione significa secondo me  trascinarso dietro ancora il pensiero magico, come non fosse possibile liberarsene, forse perché non è davvero possibile liberarsene, per cui dovremo solo prendere coscienza delle nostre bacchette matematiche.
A volte si pensa di essersi liberati della polvere del passato solo perchè vi si è steso sopra un  pietoso tappeto. :))
Se la verità è morta a causa del moltiplicarsi delle descrizioni, posto che ad ognuna possa darsi pari dignità, senza perciò poter decidere fra l'una e l'altra in modo definitivo, Il Dio metafisico sopravvive, ma sempre più nascosto, perché la descrizione della realtà è in effetti la descrizione cosciente di una descrizione incosciente, cioè una metadescrizione.
Se la verità è morta, la metafisica e viva e vegeta e si prepara a figliare.
La scienza ha diminuito la filosofia naturale, e quando le macchine a loro volta diminuiranno del tutto la scienza, a noi, oltre alle macchine, resterà solo la filosofia, perchè pensare è l'unica cosa che le macchine non sanno fare.
La scienza alla fine apparirà come il mezzo col quale la filosofia si è liberata di tutto ciò di cui si poteva liberare, affidandolo alle macchine, trattenendo  solo la sua essenza, il pensiero.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

iano

#1
Alla fine realizzeremo di averla scampata bella, rendendoci conto che la verità, cui credevamo tendesse il pensiero, sarebbe stata la sua fine, cioè proprio ciò che nessun filosofo dovrebbe augurarsi, constatando invece la coincidenza fra pensiero e metafisica, una volta dato alla macchina, per tramite della scienza, ciò che è della macchina, e trattenuto per noi solo il puro pensiero.
Nella misura in cui siamo distinti dalla restante realtà, siamo noi a stare oltre ad essa.
La metafisica c'est moi, e Dio sta ben oltre, nominabile in qualunque modo, non avendo nome. E' la realtà a stare oltre le parole,  e ciò che finora abbiamo detto Dio era solo un idolo fatto di parole.
Non è Dio ad essere morto, ma l'illusione di poterlo nominare.
Dio è tutt'altro che verbo, ma ciò che vi si nasconde dietro .
Dio è vivo; morta è la pretesa di poterlo nominare.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

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