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Il nulla come concetto

Aperto da viator, 16 Agosto 2020, 18:16:55 PM

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bobmax

La consapevolezza del Nulla viene "prima" di qualsiasi altro sapere.
Non è la conoscenza della nostra finitudine a renderci consapevoli del Nulla.

Perché la consapevolezza del Nulla è presente in noi originariamente.
Siamo infatti consapevoli, anche se non lo ammettiamo a noi stessi, che la realtà è nulla!
E questa consapevolezza non deriva da alcun ragionamento. È originaria.

L'orrore che suscita la constatazione di questa verità, è difficilmente sostenibile.
Perché non vi è in ballo la nostra vita, ma l'esistenza nella sua totalità!
È il mondo ad essere messo in forse. Perché in realtà il mondo non esiste, non c'è mai stato, né ci sarà.

Questo orrore sarebbe insuperabile se non ci fosse... la morte.

Anche se può sembrare paradossale, la morte può essere l'occasione per affrontare il Nulla.

La morte dell'amato è in grado di infrangere le difese che abbiamo eretto per non vedere il Nulla.
È lo sguardo della Medusa, che ci interroga. E adesso?

Chi, cosa amavo?
L'amato che ora non c'è più, è divenuto nulla...

L'amore può allora condurci a ricercare proprio in quella consapevolezza originaria. Affrontando l'orrore.

Perché se la verità è il Nulla, l'amato non era forse nulla anche prima?

Chi, cosa amavo allora...

E chi sono io?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

davintro

la realtà non può essere il Nulla, perché essendo il polo intenzionale a cui ogni giudizio è riferito nel mirare a rispecchiarla nella verità, allora ogni giudizio, cioè attribuzione di un predicato a un soggetto, deve necessariamente affermare qualcosa circa il soggetto a cui si riferisce le sue proprietà. Ma se l'essere è l'idea che consente di affermare in generale qualcosa di qualcuno, cioè attribuzione di presenza, allora la realtà, come complesso di soggetti a cui attribuire predicati, cioè proprietà, non può essere il "Nulla", ma qualcosa di cui si può sempre attribuire delle proprietà che la determinano in un certo modo. Nulla è la totale assenza di predicati da poter attribuire a ciò che definiamo come tale, dunque è ingiudicabile, se non derivandolo, dialetticamente e indirettamente, dal suo opposto, cioè l'Essere, questo sì, totalità di tutto ciò di cui possiamo avere una diretta esperienza. Ma se il Nulla è ingiudicabile, allora non può nemmeno essere Reale, dato che, essendo la realtà necessario oggetto di riferimento di ogni giudizio, dovrebbe essere costituita in modo da ricevere le predicazioni del giudizio, cioè costituirsi come Essere (anche se l'Essere ha un'estensione più ampia della realtà). E non vale l'obiezione per cui si cercherebbe di ammettere una contrapposizione tra il complesso delle nostre potenzialità giudicanti, necessitanti di porre come oggetto di riferimento l'Essere, e la realtà che invece, resterebbe Nulla ingiudicabile e irrazionale: tale obiezione sarebbe pur sempre un giudizio, e dunque dovrebbe rientrare nella logica entro cui è necessario riferire la propria presunta verità (corrispondenza al reale) all'Essere, soggetto delle predicazioni attribuite a un giudizio, dunque contraddirsi nel presumere di porre fuori dall'Essere, nel Nulla, il suo oggetto

Ipazia

Concordo che la morte, col suo passaggio dall'essere/esistere al non essere/non esistere, sia l'induttore originario del concetto "nulla". Ma con ciò si rimane nell'antropologico e da lì neppure la filosofia più immaginifica può evadere senza truccare i fatti.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

sapa

Scusate, ma il Nulla non può essere esperito, pena l'annulllamento stesso. Un Nulla esperito è un Nulla che conterrebbe chi lo tocca e lo vede.Anche la morte è un'esperienza, quindi qualcosa, ma un'esperienza di fine vita, non di annullamento. Dal Nulla non si torna e, se anche si tornasse, sarebbe solo dopo un reset generale che non lascia traccia del Nulla stesso. Le varie religioni, che teorizzano un aldilà, sono di fatto un baluardo contro il Nulla, eretto dall'uomo che ad esso non riesce a rassegnarsi.

niko

#34
Il nulla non è nulla, quindi non è nemmeno se stesso. Non è in modo completo un'identità, per esso non vale A=A, se non sei, non corrispondi al tuo non essere, infatti penso che l'essere sia un modo determinato di essere nulla, (e quindi non ne essere niente di niente, nemmeno se stesso), del nulla, infatti ci si può chiedere: "in che modo il nulla non è?" guardare empiricamente il mondo, questa stanza, le stelle il mare eccetera, e rispondersi:
"quantomeno in questo modo": qui c'è una stella, qui c'è un granello di sabbia, qui c'è un gatto eccetera, l'insieme dei "qui" forma una trama continua della realtà da cui il nulla non può emergere, quindi il nulla è nulla perché ci sono gli esseri e le cose, ogni cosa che posso osservare produce la nullità del nulla come effetto della sua concreta esistenza.
Il tauma, la meraviglia per l'esistenza da cui nasce la filosofia, dipende tanto dall'essere quanto dal nulla, il nulla non preferisce essere nulla piuttosto che essere l'effetto in particolare di una singola cosa che vedo come il tavolo o il gatto, ovvero ci saranno pure infiniti modi sconosciuti di essere nulla del nulla, ma almeno uno lo conosco ed è questo mondo che vedo, con tutte le sue parti costituenti.
Ma oltre ad essere effetto dell'essere, come altro farebbe il nulla a non essere se stesso, se non essendo l'essere? La dinamica essere/nulla sparisce infatti nella dinamica se/altro, l'essere è l'altro del nulla, e il nulla proprio per il suo dover essere altro, per il suo non corrispondere a se stesso (se corrispondesse a se stesso sarebbe qualcosa), per il suo essere A diverso da A, è essere. Proprio perché il nulla è nulla, esiste un "principio di conservazione", nulla può perdersi o scomparire realmente nel nulla, e, tolta la possibilità del non essere assoluto o del divenire-nulla assoluto come direzione possibile di una trasformazione, il modo residualmente possibile di non essere se stessa di una cosa è di essere altro, altroda se stessa, ovvero un'altra cosa o un'insieme di altre cose; il divenire non va verso il nulla, ma verso la trasformazione continua, il che è come dire che una volta che nego il nulla come contrario e dunque limite dell'essere, non emerge solo per effetto di questa mia negazione un essere incontrastato e illimitato, ma ogni cosa che compone l'essere trova limite e contrario in un'altra cosa e in questa danza di opposti non si accede più alla totalità se non come principio astratto.
Insomma posso negare il limite esterno dell'essere, solo mettendogliene uno interno, una rete che mi delimiti gli opposti; l'essere, solo se immagino che galleggi realmente nel nulla e anche il nulla sia qualcosa, posso pensarlo come unità: unità della dualità che costituisce col nulla, Viceversa se penso che l'essere è davvero in senso esaustivo il tutto e non galleggia, non ha limite esterno, in nulla di reale, questo tutto non ha nulla di unitario, nulla di consustanziale, se non forse il logos eracliteo, la legge del cambiamento, che mi rivela come una cosa diventi l'altra e come tutte le cose diventino tutte le cose, cioè in definitiva come il limite si sia spostato dall'esterno all'interno, di quello che doveva delimitare, e ora, tolto il nulla assoluto, ogni cosa ha il suo nulla relativo nell'altra.
Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

bobmax

Citazione di: davintro il 23 Agosto 2020, 00:16:45 AM
la realtà non può essere il Nulla, perché essendo il polo intenzionale a cui ogni giudizio è riferito nel mirare a rispecchiarla nella verità, allora ogni giudizio, cioè attribuzione di un predicato a un soggetto, deve necessariamente affermare qualcosa circa il soggetto a cui si riferisce le sue proprietà. Ma se l'essere è l'idea che consente di affermare in generale qualcosa di qualcuno, cioè attribuzione di presenza, allora la realtà, come complesso di soggetti a cui attribuire predicati, cioè proprietà, non può essere il "Nulla", ma qualcosa di cui si può sempre attribuire delle proprietà che la determinano in un certo modo. Nulla è la totale assenza di predicati da poter attribuire a ciò che definiamo come tale, dunque è ingiudicabile, se non derivandolo, dialetticamente e indirettamente, dal suo opposto, cioè l'Essere, questo sì, totalità di tutto ciò di cui possiamo avere una diretta esperienza.

Sebbene il verbo "essere" sia sovente usato come sinonimo di "esistere", l'Essere non coincide con l'esistere. In quanto l'Essere è ciò che fa sì che l'esistere sia.
L'esistere è l'esserci diveniente.

Mentre l'Essere è a monte di ogni possibile esserci e di ogni divenire. Quindi a monte dell'esistenza. A monte della scissione soggetto-oggetto.
A valle... è l'esistenza.

Quando diciamo che qualcosa è, intendiamo che quel qualcosa c'è. Ossia che esiste. Perché esserci equivale a esistere.
Ed è infatti l'esistere "l'idea che consente di affermare in generale qualcosa di qualcuno, cioè attribuzione di presenza, allora la realtà, come complesso di soggetti a cui attribuire predicati, cioè proprietà" non l'Essere.
Tutto ciò di cui possiamo fare diretta esperienza è l'esistere. Solo l'esistere.
Dovunque cerchiamo, sempre esistere troviamo, che altro mai?

L'Essere non è giudicabile, come potrebbe?
Giudicabile è sempre e solo l'esistere. Proprio perché è tutto quello che c'è.

Seppur paradossalmente, l'Essere non c'è, non esiste!
Per la semplice ragione che l'esistenza si fonda sulla negazione. Esiste infatti ciò che nega altro da sé.

Mentre l'Essere non ha altro.
Difatti Essere = Negazione della negazione.

L'Essere, non esistendo, è il Nulla.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Citazione di: sapa il 23 Agosto 2020, 10:17:44 AM
Scusate, ma il Nulla non può essere esperito, pena l'annulllamento stesso. Un Nulla esperito è un Nulla che conterrebbe chi lo tocca e lo vede.

Ottima osservazione!

Si può fare esperienza solo di ciò che c'è.
E il Nulla non c'è...

Tuttavia non si può nemmeno fare esperienza di ciò che si è.
Alla domanda (questa sì fondamentale): "Chi sono io?" è impossibile dare risposta.

Se non... scrutando in quella stessa consapevolezza del Nulla. Che non è "esperienza" di altro.
Ma consapevolezza originaria, di ciò che siamo.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

bobmax

Citazione di: niko il 23 Agosto 2020, 11:11:41 AM
Il nulla non è nulla, quindi non è nemmeno se stesso. Non è in modo completo un'identità, per esso non vale A=A, se non sei, non corrispondi al tuo non essere, infatti penso che l'essere sia un modo determinato di essere nulla,

A = A vale per l'esistere.
Infatti l'esistere è fondato sulla negazione implicita in ogni determinazione.
Negazione racchiusa in quel A = A.

Ma l'Essere non ha alcuna identità.
E' negazione della negazione.
L'A = A non ha qui alcun significato.

Per l'esistenza Essere = Nulla.

Una constatazione difficilmente accettabile.

Tuttavia, questa stessa constatazione non ci sospinge con ancor più vigore a ricercare la Verità?
Davvero possiamo arrenderci davanti a questa orribile evidenza?
E se ci mettiamo a scavare, chiedendoci cosa davvero importa, non finiremmo col chiederci se questo Essere / Nulla non sia in definitiva l'Amore?

"L'amor, che move il sole l'altre stelle"
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

sapa

Però, alla fine della fiera, mi sa che abbia ragione viator: il nulla non è nemmeno un concetto. Proprio perchè non è concepibile, se non come metodica esclusione di tutte le cose. In conclusione, affermare che per esprimere il nulla, e farne un eventuale concetto, bisogna togliere tutto, è come dire che non se ne farà mai....nulla. Un concetto inesprimibile, che concetto è?

Ipazia

Vedo che il vezzo metafisico di truccare i fatti non molla l'osso. Il nulla é un concetto tanto quanto assoluto, infinito, immortale, eterno,...

L'immaginario umano è maestro nell'inventare enti e concetti immaginari.

Non c'è nulla di inesprimibile, "nulla" compreso, se non si cade nella superstizione di trattarlo, idolatricamente, come un ente.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Lou

#40
Citazione di: viator il 16 Agosto 2020, 18:16:55 PM
Salve. Ma.......secondo voi......dando per chiaro (illuso che sono !!) che il nulla non sia una entità (dando per chiaro (illuso che sono !!) l'entità sia "ciò che è in modo non definito e non conoscibile")...................IL NULLA E' UN CONCETTO oppure no ?. Saluti.
Bello l'incipit: per "dando per chiaro" che vuoi dire? Che sappiamo che il nulla non sia una entità, nel qual caso il nulla è in ogni caso un essere saputo. O mi sbaglio? È come sappiamo, se lo sappiamo, che il nulla non è ció che è in modo non definito e non conoscibile?
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

viator

Salve Lou. "Dando per chiaro" = "Partendo dal presupposto che.......".


Se poi partiamo da altro, chiaramente giungeremo a lidi diversi. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

davintro

rispondendo a Bobmax


mi pare che "esistente" possa intendersi come sinonimo di "reale", attualizzazione dell'Essere in un ente dotato di un potere causale con cui interagire direttamente con il resto delle cose, oppure come puro sostantivo, ipostasi dell'Essere, sinonimo di ente. Nel primo caso, l'esistenza come realtà, l'attribuzione di proprietà nei giudizi non è limitata ad essa, ma si estende all'Essere nella sua generalità, comprendente anche il modo in cui si dà come Essere ideale. In questo caso, l'unicorno sarebbe nell'Essere, ma non nell'esistenza, in quanto non reale, ma ente fantastico. E la non esistenza non gli precluderebbe la possibilità di essere oggetto su cui formulare dei giudizi, in quanto, anche riconoscendolo come ente fantastico, possiamo immaginarlo attribuendo delle proprietà che lo definiscano nella sua idea, cioè dando dei giudizi su di lui (l'unicorno che mi sto mentalmente immaginando è bianco, sta correndo ecc.) Dunque l'esistenza  non è condizione necessaria della giudicabilità, la condizione necessaria è l'Essere, che rende possibile la giudicabilità circa le proprietà di enti immaginari o astratti. Se invece intendessimo l'esistenza come sinonimo di "ente", cioè ogni possibile determinazione dell'Essere, comprendente non solo cose reali, ma anche astratte-immaginarie, in questo caso, a maggior ragione troverei contraddittorio che la giudicabilità di ciò che esiste non fosse anche giudicabilità di tutto ciò che è, con l'intuizione dell'idea di Essere come condizione necessaria di ogni possibile giudizio, dato che la differenza tra Essere ed esistenza sarebbe di fatto solo grammaticale, sintattica, l'Essere come infinitivo dell'esistenza, ma tutto ciò che esiste sarebbe essere, e viceversa, ed entrambe le nozioni sarebbero allo stesso modo respingenti del Nulla e del negativo, come contrari e opposti, non ci sarebbe alcuna differenza semantica, di riferimento a diversi ambiti ontologici, come era nel primo caso, con l'esistenza comprendente solo oggetti reali, e l'Essere comprendente anche enti immaginari-astratti come l'unicorno

Lou

Citazione di: viator il 24 Agosto 2020, 18:28:28 PM
Salve Lou. "Dando per chiaro" = "Partendo dal presupposto che.......".
Perfetto, da qualcosa bisogna pur partire, sia pure un presupposto.

"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

bobmax

Per Davintro

Concordo con l'impostazione della tua analisi.
E sono convinto che l'esistenza debba essere intesa come sinonimo di ente.

Tuttavia, la questione è a mio avviso in quell'ulteriore passo che fai, in quell'ente inteso come una determinazione dell'Essere.

Perché qui si gioca tutto.
Sul significato di "determinazione".

Perché se lo si intende, come mi pare tu faccia, come la separazione di una parte dal tutto, allora l'Essere è un "qualcosa". Un qualcosa seppur indeterminato, ma sempre un qualcosa.
E in questo caso Essere = esistenza.

Ma l'Essere non può essere qualcosa.
Per la semplice ragione che lo stesso Tutto non può essere qualcosa!
Ci immaginiamo di porci fuori (!) dal Tutto per poterlo osservare e così affermare: è un qualcosa.
Ma è solo il frutto di un'allucinazione.
Che deriva dal considerare il pensiero razionale fonte di Verità.

Ai limiti del comprensibile razionale il qualcosa svanisce.
E nel nostro esserci, che è esistenza, ciò che non è qualcosa... è Nulla.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

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