Il mondo come volontà e rappresentazione

Aperto da sileno, 26 Gennaio 2019, 12:28:57 PM

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sileno

Il mondo come volontà e rappresentazione

Schopenhauer, che ammirò Leopardi e fu un maestro per Nietzsche, è attuale nel descrivere il dolore di esistere. 
Gettati nell'infinito viviamo nel presente che fugge morendo in un passato chiuso e privo di senso. 


Vivere è differire la morte contrastando la noia e ogni volere è un doloroso bisogno che una volta soddifatto spegne il desiderio facendo precipitare nella noia. 


Si persevera non tanto per amore della vita quanto per paura della morte veleggiando tra gli scogli verso il naufragio. 
Le pause dalla sofferenza sono segnate dalla noia che costringe ad ammazzare il tempo pur ritenuto prezioso. 


La conoscenza, il bello, l'arte, richiedono una disposizione naturale e l'intelligenza reca più dolore e solitudine tra gli altri che " vogliono" perdendosi in azioni insignificanti e sciocche. 
Il dolore inestirpabile si presenta come privazione, bisogno, ansia , odio, angoscia, ambizione, avarizia, malattia, disgusto, noia, ecc. 


Ogni inquietudine che cessa viene subito sostituita da un'altra e persuadendosi che ogni dolore riempie un posto che in sua assenza sarebbe stato occupato da un altro dolore, si può raggiungere un'imperturbabilità stoica. 


I mali hanno origine non da fattori esterni ma da una predisposizione interiore, ad es. i grandi dolori ci rendono insensibili ai piccoli e viceversa. 


La felicità è liberazione da un dolore-bisogno, noia compresa. 
Dolce è il ricordo di mali superati o evitati; l'egoismo è volontà di vivere. 


Futile e insignificante, stupida e irriflessa è la vita della maggior parte degli uomini : "orologi che camminano senza sapere perchè". 


La vita è tragica, ma considerata nei particolari è comica : siamo buffoni senza la dignità di personaggi tragici. 
Nè i tormenti rimediano all'inconsistenza, al vuoto, alla noia : perciò l'uomo crea demoni, dei e santi anche trascurando di combattere il male reale, soddisfacendo così il bisogno di sogni e spiriti. 


Attraverso la santità si nega il volere liberandosi dal mondo e dai suoi dolori, passando nel vuoto del nulla. 
Ciò che chiamiamo ente contrapposto al nulla è la rappresentazione-volontà : noi stessi. 
A chi è animato dal volere, sopprimendo la volontà resta il nulla vero e assoluto. 
Ma per chi annulla la volontà-desiderio, è il mondo reale e doloroso a esser nulla.


La noia è l'indefinibile inquietudine di un'attesa da cui non si attende più niente.
Ma anche le attività ripetitive, ammazzatempo e demotivate possono recare noia. 

Invito alla lettura di tale classico filosofico, a rintracciarne gl'influssi nella cultura moderna e postmoderna, a vederne sotto certi aspetti un'interpretazione della vita che viviamo

sgiombo

Mammamia che pessimismo!

Capisco il saper rinunciare a ciò che non si può conseguire, l' intento stoico ed epicureo (ma credo anche buddista, per quel poco che ne ho finalmente letto) di riuscire a moderare e dominare aspirazioni e desideri, ma credo anche che se si é in salute e se la propria vita materiale non é troppo misera qualcosa di buono da godersi serenamente nella vita lo si possa pur trovare.

sileno

Citazione di: sgiombo il 26 Gennaio 2019, 23:04:51 PM
Mammamia che pessimismo!

Capisco il saper rinunciare a ciò che non si può conseguire, l' intento stoico ed epicureo (ma credo anche buddista, per quel poco che ne ho finalmente letto) di riuscire a moderare e dominare aspirazioni e desideri, ma credo anche che se si é in salute e se la propria vita materiale non é troppo misera qualcosa di buono da godersi serenamente nella vita lo si possa pur trovare.




E' vero, Leopardi perlomeno nota qualche barlume di felicità, nel sabato, nella vigilia, Nietzsche presenta l'uomo dionisiaco che saltella gioioso tra i fossati.
Schopenhauer incontrò l'Oriente da giovane, restandone affascinato.Si dedicò con passione allo studio del pensiero indiano. Si confrontò con la filosofia e religione indiana.
Credo,anche a prescindere dalla qualità della propria vita, che il superamento delle avversità,mantenendosii sereni, dipenda da quello che pensiamo. E' un tratto di personalità molto difficile da contrastare. Comunque Schopenhauer pare che non condusse una vita infelice,, le sue teorie non lo resero un depresso.

saluti

sgiombo

...Si dice persino che una volta i suoi allievi lo sorprendessero in un bordello.

(Tanto per riderci su, che fa sempre bene)

Ciao!

sileno

Citazione di: sgiombo il 27 Gennaio 2019, 10:04:14 AM
...Si dice persino che una volta i suoi allievi lo sorprendessero in un bordello.

(Tanto per riderci su, che fa sempre bene)

Ciao!




Questo cantore del pessimismo ci sapeva fare con le donne. Fu un gaudente!

Ciao

Sariputra

Il livello d'incoerenza (HINC-human incoerency) e quindi d'"inconsistenza" di Arthur era elevatissimo.  Scaraventò per le scale un'anziana signora perché la sua voce lo infastidiva, provocandole lesioni (ovviamente essendo lui ricco e popolare e l'altra una poveraccia tutto si risolse in un lauto risarcimento e messo a tacere...). Veramente notevole per uno che parlava di 'noluntas' e d'ascetismo...Bisogna però dire che lui stesso era ben consapevole di questa sua incoerenza, questo stacco netto tra il dire e il fare. Infatti gli è attribuita la famosa frase. "la bontà di una filosofia prescinde dalla coerenza verso di essa del suo ideatore", vado a memoria... ( assai opinabile come concetto...). Consapevolezza  che difettava invece in Nietzsche (anche per la patologia psichica sottostante...) che professava "the power and the glory" nel mentre che era totalmente sottomesso alla madre...

"Un giorno, disturbato dalla stridula conversazione di un'anziana ricamatrice che chiacchierava con un'amica fuori dalla porta del suo appartamento, Arthur si scagliò sulla poveretta, gettandola dalle scale e provocandole lesioni permanenti. La donna gli fece causa e ottenne una sentenza favorevole che costringeva il filosofo a risarcirla con la somma di 15 talleri per ogni trimestre, a titolo di vitalizio. Dopo vent'anni, la donna morì e Schopenhauer, con cinica soddisfazione, annotava sul suo registro contabile: «Obit anus, abit onus (la vecchia muore, il debito cessa)».  :(
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

sileno

Citazione di: Sariputra il 27 Gennaio 2019, 11:54:41 AM
Il livello d'incoerenza (HINC-human incoerency) e quindi d'"inconsistenza" di Arthur era elevatissimo.  Scaraventò per le scale un'anziana signora perché la sua voce lo infastidiva, provocandole lesioni (ovviamente essendo lui ricco e popolare e l'altra una poveraccia tutto si risolse in un lauto risarcimento e messo a tacere...). Veramente notevole per uno che parlava di 'noluntas' e d'ascetismo...Bisogna però dire che lui stesso era ben consapevole di questa sua incoerenza, questo stacco netto tra il dire e il fare. Infatti gli è attribuita la famosa frase. "la bontà di una filosofia prescinde dalla coerenza verso di essa del suo ideatore", vado a memoria... ( assai opinabile come concetto...). Consapevolezza  che difettava invece in Nietzsche (anche per la patologia psichica sottostante...) che professava "the power and the glory" nel mentre che era totalmente sottomesso alla madre...

"Un giorno, disturbato dalla stridula conversazione di un'anziana ricamatrice che chiacchierava con un'amica fuori dalla porta del suo appartamento, Arthur si scagliò sulla poveretta, gettandola dalle scale e provocandole lesioni permanenti. La donna gli fece causa e ottenne una sentenza favorevole che costringeva il filosofo a risarcirla con la somma di 15 talleri per ogni trimestre, a titolo di vitalizio. Dopo vent'anni, la donna morì e Schopenhauer, con cinica soddisfazione, annotava sul suo registro contabile: «Obit anus, abit onus (la vecchia muore, il debito cessa)».  :(




Conoscevo la vicenda della ricamatrice, letta su" Storia della filosoffia occidentale" di Russel. Dove si dice ancora :"pranzava bene ad un buon ristorante;ebbe molti amorazzi triviali, sensuali, ma non appassionati; era eccezionalmente litigioso e avaro fuori dal comune".

Comunque rimane tra i miei filosofi preferiti,, soprattutto per Parerga paralipomena da cui sono stati tratti quei volumetti di successo della Adelphi: L'arte di ottenere ragione,l'arte di insultare, l'arte di trattare le donne, l'arte di farsi rispettare, l'arte di essere felici, ecc. Anche Il mondo come volontà e rappresentazione , nonostante il deprimente pessimismo, rimane uno dei miei testi filosofici prediletti

saluti

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