Il male morale deriva in gran parte dall'ignoranza?

Aperto da Socrate78, 19 Ottobre 2018, 15:35:48 PM

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sgiombo

Citazione di: 0xdeadbeef il 22 Ottobre 2018, 14:27:08 PM

Questo e solo questo volevo dire riportando la frase di Nietzsche (ma ciò era in risposta al tuo: "il mondo
diveniente non può dare verità senza cadere nella regola della contraddizione" - che io ho interpretato come:
nel divenire, ogni affermazione di verità è contraddittoria - cosa che l'affermazione di Nietzsche mi
sembrerebbe confermare).
Naturalmente, la logica ci dice che cercare la verità nel divenire è cosa impossibile, su questo siamo
pienamente d'accordo.


Ma quale mai pretesa "logica" ? ? ?

E perché mai (contraddittoriamente, illogicissimamente!) "nel divenire, ogni affermazione di verità" dovrebbe essere "contraddittoria" (contraddittoria può essere solo una pretesa proposizione senza senso; dunque in realtà nemmeno una "affermazione -che possa essere vera o meno-", ma solo un' insensata sequenza di caratteri tipografici o di suono vocali; che dunque non può essere né vera né falsa ma solo insensata).

sgiombo

Citazione di: Ipazia il 22 Ottobre 2018, 21:13:53 PM
Il divenire, dopo essere divenuto, è sempre dicibile. Il presente non è dicibile perchè appena lo dici non è più presente. Anche il futuro è dicibile, nell'intenzione, profezia o predizione. Quindi il problema si riduce all'ineffabilità e inafferrabilità del presente. Fortunatamente molte cose, così per vivere, sono persistenti nel tempo, e fissano il presente rendendolo dicibile. C'est la vie, Eraclitò.


Inoltre si può sempre benissimo parlare (magari, ma non necessariamente, falsamente; e comunque) sensatamente:

-Del passato.

-Del futuro.

-Del presente delle cose limitatamente persistenti nel tempo (per esempio di molti aspetti persistenti del Monte Bianco, astraibili da quelli nel frattempo mutevoli, oggi e probabilmente per parecchi millenni).

paul11

ciao Sgimbo,

Mi limito a dirti che già Bacone, tralasciando quindi i greci, e siamo all'inizio dell'Umanesimo si pose il problema di  come potesse sussistere l'identità con i passaggi di tempo.
Mi limito a dirti che il divenire è pensare che veniamo dal nulla per nascere ,vivere e infine morire e di nuovo tornare al nulla.
C'è un problema di razionalità logica, perchè ontologicamente  se una cosa "è", lo è da sempre così come non può svanire per "non essere".
Tu dici che il ragionamento, opinione, è svincolato dalla cosa (o ente filosofico)? Ti rispondo che se un fenomeno (un essente in filosofia) appare si pongono problemi di ordine ontologico ed epistemologico, e quando la stessa epistemologia popperiana accetta la falsificazione degli enunciati, postulati o meglio assiomatizzazione della conoscenza, significa che le leggi fisiche seguono gli stessi andamenti del divenire, vale a dire ,la conoscenza umana si muove, procede diveniente, quanto l'ordine naturale ci appare con  i suoi essenti e quindi nulla si può affermare razionalmente come vero.

Il relativismo per me non è una"bruttura", è semplicemente una forma di conoscenza,quanto lo è l'assolutismo che per il relativista magari è una"bruttura". Perchè accetta che non possono esservi certezze o verità assolute.

Non mi piace chiamare principi quello che sono invece regole :la regola della non contraddizione viene applicata a quella dell'identità.
Quindi :
A non può essere anche -A

Cosa vuol dire dimostrabile? Cosa vuol dire conoscere limitatamente?
Non prendiamoci per il naso, perchè antropologi, etnologi, hanno fatto soldi spacciando per vere e proprie teorie
delle cose che per Hume sono invece indimostrabili? Ma ci rendiamo i conto del circuito illogico in cui si cade, dove l e"fake"
 sono già a livello scientifico? Perchè tanto tutto è falsificabile..........Poi ci lamentiamo di un mondo culturale  di "plastica" e "liquido"?
Se si inizia dicendo per Hume le premesse sono indimostrabili, come si possono enunciare e postulare i primitivi di una qualunque  teoria? Come si è pervenuti a leggi fisiche: dimostrando come e cosa?

Dammi un fondativo della morale  e smettiamola di mischiarlo con gli istinti, perchè gli animali non hanno morali, ma regole naturali, e Nietzsche in questo ,ribadisco , è l'unico coerente a crederlo, infatti nega totalmente la morale. Non può esservi un criterio giustificativo nè di bene  e nemmeno di male. a quel punto  "i pruriti di coscienza",nell'ambito nitzscheano,  sono metafore culturali divenute inibizioni condizionanti della natura umana, così come quando addomestichiamo un animale selvatico, perdendo la sua naturalità.

Ma personalmente credo ad altro........

anthonyi

Un saluto a tutti.
Credo che bisognerebbe domandarsi se il male che intendiamo sia un male cosciente o meno. Se il male è cosciente esso non può essere ignorante.
Se il male è incosciente potremmo anche mettere in discussione il fatto che esso sia veramente male, più semplicemente potremmo definirlo un errore comportamentale.

bobmax

Citazione di: anthonyi il 23 Ottobre 2018, 14:18:02 PM
Un saluto a tutti.
Credo che bisognerebbe domandarsi se il male che intendiamo sia un male cosciente o meno. Se il male è cosciente esso non può essere ignorante.
Se il male è incosciente potremmo anche mettere in discussione il fatto che esso sia veramente male, più semplicemente potremmo definirlo un errore comportamentale.

Il nostro essere coscienti è sempre parziale. Di modo che ben difficilmente il male ci appare nella sua interezza.

Dovremmo essere la Coscienza assoluta per non ignorare nulla del male.

Il male ci appare in tutta la sua inaccettabilitá solo quando decidiamo di condannare noi stessi all'inferno.

È solo quando il Bene splende in tutto il suo fulgore che abbiamo un assaggio della consapevolezza del male.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

sgiombo

Citazione di: paul11 il 23 Ottobre 2018, 13:27:55 PM
ciao Sgimbo,

Mi limito a dirti che già Bacone, tralasciando quindi i greci, e siamo all'inizio dell'Umanesimo si pose il problema di  come potesse sussistere l'identità con i passaggi di tempo.
Mi limito a dirti che il divenire è pensare che veniamo dal nulla per nascere ,vivere e infine morire e di nuovo tornare al nulla.
C'è un problema di razionalità logica, perchè ontologicamente  se una cosa "è", lo è da sempre così come non può svanire per "non essere".
CitazioneMa quale mai problema di "razionalità logica" ? ! ? ! ? !

Ontologicamente se una cosa esiste realmente può benissimo esistere realmente da qualsivoglia intervallo di tempo precedente il presente e può benissimo cessare di esistere realmente in qualsiasi momento: nessunissima regola logica impone che debba esistere realmente da sempre e per sempre! 

Se invece per "essere" intendi l' "essere pensato come", allora ovviamente una cosa deve essere pensata come tale (come é stata arbitrariamente definita per convenzione) in qualsiasi tempo (salvo eventuali modifiche del lessico): ma si tratta di definizioni arbitrarie e di regole logiche del corretto pensare che nulla ci dicono nulla su come é/diviene o non é/non diviene la realtà, ma solo qualcosa su come si debba correttamente pensare.





Tu dici che il ragionamento, opinione, è svincolato dalla cosa (o ente filosofico)? Ti rispondo che se un fenomeno (un essente in filosofia) appare si pongono problemi di ordine ontologico ed epistemologico, e quando la stessa epistemologia popperiana accetta la falsificazione degli enunciati, postulati o meglio assiomatizzazione della conoscenza, significa che le leggi fisiche seguono gli stessi andamenti del divenire, vale a dire ,la conoscenza umana si muove, procede diveniente, quanto l'ordine naturale ci appare con  i suoi essenti e quindi nulla si può affermare razionalmente come vero.
Citazione
Credo che Popper si stia rivoltando nella tomba.

L' assiomatizzazione delle teorie scientifiche (che non é certo la stessa cosa della loro falsificazione -o meno-  empirica) non nega affatto il divenire.

Non vedo proprio come caspita si possa (pretendere di) dedurre che nulla si può affermare razionalmente come vero dal fatto che la conoscenza umana (come il resto della realtà) diviene





Il relativismo per me non è una"bruttura", è semplicemente una forma di conoscenza,quanto lo è l'assolutismo che per il relativista magari è una"bruttura". Perchè accetta che non possono esservi certezze o verità assolute.
Citazione
Quindi sei un relativista, dal momento che (se ben capisco) per te una qualsiasi (pretesa) conoscenza vale una qualsiasi altra.



Non mi piace chiamare principi quello che sono invece regole :la regola della non contraddizione viene applicata a quella dell'identità.
Quindi :
A non può essere anche -A
Citazione
Benissimo: infatti può diventare successivamente (dopo, in futuro rispetto a quando era A) non A (per esempio il ghiaccio -acqua solida- portato a temperatura maggiore di 0° diventa -successivamente a quando era ghiaccio- non ghiaccio ma invece acqua liquida).



Cosa vuol dire dimostrabile? Cosa vuol dire conoscere limitatamente?
Non prendiamoci per il naso, perchè antropologi, etnologi, hanno fatto soldi spacciando per vere e proprie teorie
delle cose che per Hume sono invece indimostrabili? Ma ci rendiamo i conto del circuito illogico in cui si cade, dove l e"fake"
sono già a livello scientifico? Perchè tanto tutto è falsificabile..........Poi ci lamentiamo di un mondo culturale  di "plastica" e "liquido"?
Se si inizia dicendo per Hume le premesse sono indimostrabili, come si possono enunciare e postulare i primitivi di una qualunque  teoria? Come si è pervenuti a leggi fisiche: dimostrando come e cosa?
Citazione
Di questa invettiva comprendo ben poco.

Che si possano fare soldi con balle o bufale -anche da parte d scienziati che le spacciano per verità scientifiche- mi pare evidente, ma non pertinente la questione gnoseologica (o epistemologica).

Non tutto é falsificabile (per esempio l' esistenza da qualche parte del Dio dei deisti).

Lo scetticismo humeiano non premette arbitrariamente ma rileva e argomenta il fatto che che conditiones sine qua non della conoscenza scientifica come la concatenazione causale degli eventi fisici sono indimostrabili.
Ma non vedo quali problemi ponga la consapevolezza di tutto ciò all' enunciazione di qualsiasi teoria scientifica, e alla sua falsificazione o meno dimostrata empiricamente (alla condizione del divenire naturale secondo concatenazioni di cause-effetti: fatto che, per non poter essere dimostrato non impedisce affatto di elaborare e sottoporre a falsificazione -infatti, non a caso non  a verifica- o meno le teorie scientifiche).



Dammi un fondativo della morale  e smettiamola di mischiarlo con gli istinti, perchè gli animali non hanno morali, ma regole naturali, e Nietzsche in questo ,ribadisco , è l'unico coerente a crederlo, infatti nega totalmente la morale. Non può esservi un criterio giustificativo nè di bene  e nemmeno di male. a quel punto  "i pruriti di coscienza",nell'ambito nitzscheano,  sono metafore culturali divenute inibizioni condizionanti della natura umana, così come quando addomestichiamo un animale selvatico, perdendo la sua naturalità.
Citazione
Ho sempre detto e ripetuto che la morale non si fonda razionalmente (non si dimostra) ma si avverte di fatto universalmente nei suoi aspetti più generali e astratti (variamente declinati culturalmente nei loro caratteri particolari e concreti) in conseguenza dell' evoluzione biologica.
Sono istinti naturali (culturalmente declinati) in ultima analisi, e questa é verità scientifica.
Se Nietzche non riconosce negli istinti comportamentali di animali non umani l' embrione dell' etica, allora (anche) a questo proposito non ha capito nulla.

Contrariamente agli anomali selvatici (forse; ma non ne sarei del tutto sicuro...) , l' uomo sviluppando la sua cultura certamente non perde (né contraddice), ma semplicemente sviluppa, "supera dialetticamente" la sua naturalità

Ma personalmente credo ad altro........
CitazioneBene: ci mancherebbe che non fosse possibile dissentire da chichessia!

Ipazia

Citazione di: paul11 il 23 Ottobre 2018, 13:27:55 PM
Dammi un fondativo della morale  e smettiamola di mischiarlo con gli istinti, perchè gli animali non hanno morali, ma regole naturali, e Nietzsche in questo ,ribadisco , è l'unico coerente a crederlo, infatti nega totalmente la morale. Non può esservi un criterio giustificativo nè di bene  e nemmeno di male. a quel punto  "i pruriti di coscienza",nell'ambito nitzscheano,  sono metafore culturali divenute inibizioni condizionanti della natura umana, così come quando addomestichiamo un animale selvatico, perdendo la sua naturalità.

Il fondativo della morale è la solidarietà del branco, e riguarda tutti gli animali sociali. FN ignorava l'etologia e aveva pruriti enormi contro la morale cristiana. Che non è l'unica possibile. Un cane non perde la sua naturalità identificando il padrone umano nel suo capobranco. La sua affettività dice molto in termini di pulsione morale radicata a livello istintivo. Così come l'abraccio torinese di FN ad un cavallo dice molto della morale del grande "immoralista". Tra istinto e coscienza non vi è soluzione di continuità, ma costante feedback.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

paul11

Citazione di: sgiombo il 23 Ottobre 2018, 21:45:37 PM
Citazione di: paul11 il 23 Ottobre 2018, 13:27:55 PM
ciao Sgimbo,

Mi limito a dirti che già Bacone, tralasciando quindi i greci, e siamo all'inizio dell'Umanesimo si pose il problema di  come potesse sussistere l'identità con i passaggi di tempo.
Mi limito a dirti che il divenire è pensare che veniamo dal nulla per nascere ,vivere e infine morire e di nuovo tornare al nulla.
C'è un problema di razionalità logica, perchè ontologicamente  se una cosa "è", lo è da sempre così come non può svanire per "non essere".
CitazioneMa quale mai problema di "razionalità logica" ? ! ? ! ? !

Ontologicamente se una cosa esiste realmente può benissimo esistere realmente da qualsivoglia intervallo di tempo precedente il presente e può benissimo cessare di esistere realmente in qualsiasi momento: nessunissima regola logica impone che debba esistere realmente da sempre e per sempre!

Se invece per "essere" intendi l' "essere pensato come", allora ovviamente una cosa deve essere pensata come tale (come é stata arbitrariamente definita per convenzione) in qualsiasi tempo (salvo eventuali modifiche del lessico): ma si tratta di definizioni arbitrarie e di regole logiche del corretto pensare che nulla ci dicono nulla su come é/diviene o non é/non diviene la realtà, ma solo qualcosa su come si debba correttamente pensare.





Tu dici che il ragionamento, opinione, è svincolato dalla cosa (o ente filosofico)? Ti rispondo che se un fenomeno (un essente in filosofia) appare si pongono problemi di ordine ontologico ed epistemologico, e quando la stessa epistemologia popperiana accetta la falsificazione degli enunciati, postulati o meglio assiomatizzazione della conoscenza, significa che le leggi fisiche seguono gli stessi andamenti del divenire, vale a dire ,la conoscenza umana si muove, procede diveniente, quanto l'ordine naturale ci appare con  i suoi essenti e quindi nulla si può affermare razionalmente come vero.
Citazione
Credo che Popper si stia rivoltando nella tomba.

L' assiomatizzazione delle teorie scientifiche (che non é certo la stessa cosa della loro falsificazione -o meno-  empirica) non nega affatto il divenire.

Non vedo proprio come caspita si possa (pretendere di) dedurre che nulla si può affermare razionalmente come vero dal fatto che la conoscenza umana (come il resto della realtà) diviene





Il relativismo per me non è una"bruttura", è semplicemente una forma di conoscenza,quanto lo è l'assolutismo che per il relativista magari è una"bruttura". Perchè accetta che non possono esservi certezze o verità assolute.
Citazione
Quindi sei un relativista, dal momento che (se ben capisco) per te una qualsiasi (pretesa) conoscenza vale una qualsiasi altra.



Non mi piace chiamare principi quello che sono invece regole :la regola della non contraddizione viene applicata a quella dell'identità.
Quindi :
A non può essere anche -A
Citazione
Benissimo: infatti può diventare successivamente (dopo, in futuro rispetto a quando era A) non A (per esempio il ghiaccio -acqua solida- portato a temperatura maggiore di 0° diventa -successivamente a quando era ghiaccio- non ghiaccio ma invece acqua liquida).



Cosa vuol dire dimostrabile? Cosa vuol dire conoscere limitatamente?
Non prendiamoci per il naso, perchè antropologi, etnologi, hanno fatto soldi spacciando per vere e proprie teorie
delle cose che per Hume sono invece indimostrabili? Ma ci rendiamo i conto del circuito illogico in cui si cade, dove l e"fake"
sono già a livello scientifico? Perchè tanto tutto è falsificabile..........Poi ci lamentiamo di un mondo culturale  di "plastica" e "liquido"?
Se si inizia dicendo per Hume le premesse sono indimostrabili, come si possono enunciare e postulare i primitivi di una qualunque  teoria? Come si è pervenuti a leggi fisiche: dimostrando come e cosa?
Citazione
Di questa invettiva comprendo ben poco.

Che si possano fare soldi con balle o bufale -anche da parte d scienziati che le spacciano per verità scientifiche- mi pare evidente, ma non pertinente la questione gnoseologica (o epistemologica).

Non tutto é falsificabile (per esempio l' esistenza da qualche parte del Dio dei deisti).

Lo scetticismo humeiano non premette arbitrariamente ma rileva e argomenta il fatto che che conditiones sine qua non della conoscenza scientifica come la concatenazione causale degli eventi fisici sono indimostrabili.
Ma non vedo quali problemi ponga la consapevolezza di tutto ciò all' enunciazione di qualsiasi teoria scientifica, e alla sua falsificazione o meno dimostrata empiricamente (alla condizione del divenire naturale secondo concatenazioni di cause-effetti: fatto che, per non poter essere dimostrato non impedisce affatto di elaborare e sottoporre a falsificazione -infatti, non a caso non  a verifica- o meno le teorie scientifiche).



Dammi un fondativo della morale  e smettiamola di mischiarlo con gli istinti, perchè gli animali non hanno morali, ma regole naturali, e Nietzsche in questo ,ribadisco , è l'unico coerente a crederlo, infatti nega totalmente la morale. Non può esservi un criterio giustificativo nè di bene  e nemmeno di male. a quel punto  "i pruriti di coscienza",nell'ambito nitzscheano,  sono metafore culturali divenute inibizioni condizionanti della natura umana, così come quando addomestichiamo un animale selvatico, perdendo la sua naturalità.
Citazione
Ho sempre detto e ripetuto che la morale non si fonda razionalmente (non si dimostra) ma si avverte di fatto universalmente nei suoi aspetti più generali e astratti (variamente declinati culturalmente nei loro caratteri particolari e concreti) in conseguenza dell' evoluzione biologica.
Sono istinti naturali (culturalmente declinati) in ultima analisi, e questa é verità scientifica.
Se Nietzche non riconosce negli istinti comportamentali di animali non umani l' embrione dell' etica, allora (anche) a questo proposito non ha capito nulla.

Contrariamente agli anomali selvatici (forse; ma non ne sarei del tutto sicuro...) , l' uomo sviluppando la sua cultura certamente non perde (né contraddice), ma semplicemente sviluppa, "supera dialetticamente" la sua naturalità

Ma personalmente credo ad altro........
CitazioneBene: ci mancherebbe che non fosse possibile dissentire da chichessia!
immaginavo che con te su questi argomenti perdevo tempo.
Hai TUOI concetti di mente, hai TUOI concetti di logica, hai una TUA concezione di scienza , hai ben poca conoscenza filosofica
Il problema ,secondariamente è che travisi le mie argomentazioni e non rispondi mai a mie osservazioni.
Adatto che non sono nel forum per imporre mie idee, attaccando senza un minimo di riflessione come tendi a fare,
Ti dico ciao

paul11

Citazione di: Ipazia il 23 Ottobre 2018, 22:04:17 PM
Citazione di: paul11 il 23 Ottobre 2018, 13:27:55 PM
Dammi un fondativo della morale  e smettiamola di mischiarlo con gli istinti, perchè gli animali non hanno morali, ma regole naturali, e Nietzsche in questo ,ribadisco , è l'unico coerente a crederlo, infatti nega totalmente la morale. Non può esservi un criterio giustificativo nè di bene  e nemmeno di male. a quel punto  "i pruriti di coscienza",nell'ambito nitzscheano,  sono metafore culturali divenute inibizioni condizionanti della natura umana, così come quando addomestichiamo un animale selvatico, perdendo la sua naturalità.

Il fondativo della morale è la solidarietà del branco, e riguarda tutti gli animali sociali. FN ignorava l'etologia e aveva pruriti enormi contro la morale cristiana. Che non è l'unica possibile. Un cane non perde la sua naturalità identificando il padrone umano nel suo capobranco. La sua affettività dice molto in termini di pulsione morale radicata a livello istintivo. Così come l'abraccio torinese di FN ad un cavallo dice molto della morale del grande "immoralista". Tra istinto e coscienza non vi è soluzione di continuità, ma costante feedback.
quindi tutti gli animali sociali  sarebbero morali?
Quindi la natura è morale?
Gli animali hanno una coscienza?

paul11

Citazione di: anthonyi il 23 Ottobre 2018, 14:18:02 PM
Un saluto a tutti.
Credo che bisognerebbe domandarsi se il male che intendiamo sia un male cosciente o meno. Se il male è cosciente esso non può essere ignorante.
Se il male è incosciente potremmo anche mettere in discussione il fatto che esso sia veramente male, più semplicemente potremmo definirlo un errore comportamentale.
dipende cosa intendiamo per coscienza, perchè a me sembra che soggettivare la coscienza vuol dire che su sette miliardi di persone coscienti ognuno ha una sua opinione di morale e non capisco (o meglio sì.....) come possano convivere se non per autorità "esterna" che gli detta le regole di convivenza.

Qualcuno disse che il male è assenza di bene,;qualcun altro che il male è tutto ciò che blocca, contrasta il fluire naturale; qualcun altro manicheista che ontologicamente c'erano sia il bene che il male e che il mondo era una lotta.............

paul11

#55
Citazione di: bobmax il 23 Ottobre 2018, 16:56:05 PM
Citazione di: anthonyi il 23 Ottobre 2018, 14:18:02 PM
Un saluto a tutti.
Credo che bisognerebbe domandarsi se il male che intendiamo sia un male cosciente o meno. Se il male è cosciente esso non può essere ignorante.
Se il male è incosciente potremmo anche mettere in discussione il fatto che esso sia veramente male, più semplicemente potremmo definirlo un errore comportamentale.

Il nostro essere coscienti è sempre parziale. Di modo che ben difficilmente il male ci appare nella sua interezza.

Dovremmo essere la Coscienza assoluta per non ignorare nulla del male.

Il male ci appare in tutta la sua inaccettabilitá solo quando decidiamo di condannare noi stessi all'inferno.

È solo quando il Bene splende in tutto il suo fulgore che abbiamo un assaggio della consapevolezza del male.
personalmente ritengo che il "conosci te stesso" siano belle parole senza frutto,se.......
Quindi sono d'accordo, la nostra coscienza è parziale,non è solo dentro noi stessi che dobbiamo cercare la risposta in quanto la nostra coscienza può "tradirci".
Il problema è che se esiste il male nel mondo è stato accettato dalla stessa Coscienza Assoluta e se si accetta ontologicamente quet'ultima allora bisognerebbe capire il perchè vi sia il male in quanto noi stessi possiamo produrlo

Quindi rispondendo alla domanda dell'anfitrione della discussione"Sì, la coscienza può essere relazionata alla conoscenza e consapevolezza che la nostra volontà può produrre bene o male,quindi il male morale è parzialmente riconducibile all'ignoranza
qualitativa dell'essenza dell'essere.La "presa di coscienza" è quindi trovare la via di armonizzazione fra il proprio essere e il principio originario.
Mia personale convinzione è che il significato dell'esistenza è proprio saper cogliere le essenze e non le ridondanze quantitative che stordiscono l'uomo che continuamente le rincorre  quelle apparenze.
Le essenze sono le forme, il distillato delle sostanze esperite nella propria esistenza  e le portiamo dentro l'essere.
La coscienza morale è quindi un''evoluzione interiore ed esteriore, lo stesso percorso parallelo della conoscenza

bobmax

@Paul11

Sono convinto che il "conosci te stesso" sia un'esortazione fondamentale.
Seguendola, infatti, la stessa "conoscenza" è destinata a svanire nell'Essere.
Ossia "essere" e "conoscere" finiscono per coincidere.

Secondo me, il male ha l'unico scopo di farci tornare ad essere ciò che siamo. È il male che ci sprona a conoscere noi stessi.

Dioniso si guarda allo specchio e vede... il mondo!
Lì vi si perde, dimentico di chi realmente è.
Ma il male lo costringe a ricercare ciò che davvero vale, ossia il Bene.
Fino a farlo ritornare a se stesso.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

anthonyi

Citazione di: paul11 il 23 Ottobre 2018, 23:14:27 PM
soggettivare la coscienza ?

paul11 la coscienza è soggettiva, questo non esclude la possibilità di concepire, o postulare, la morale come qualcosa di oggettivo. Se non definissimo la morale oggettiva che senso avrebbe parlare di conoscenza o ignoranza? La morale si definisce sulla base della realtà concreta, degli effetti concreti prodotti da ogni azione umana. L'individuo ignorante non conosce la morale, il sapiente invece la conosce, sa cosa è bene, e cosa è male, ed è solo lui che può realmente scegliere tra i due.

sgiombo

Citazione di: paul11 il 23 Ottobre 2018, 22:49:28 PM
Citazione di: sgiombo il 23 Ottobre 2018, 21:45:37 PM
Citazione di: paul11 il 23 Ottobre 2018, 13:27:55 PM
Citazioneimmaginavo che con te su questi argomenti perdevo tempo.
Hai TUOI concetti di mente, hai TUOI concetti di logica, hai una TUA concezione di scienza , hai ben poca conoscenza filosofica
Il problema ,secondariamente è che travisi le mie argomentazioni e non rispondi mai a mie osservazioni.
Adatto che non sono nel forum per imporre mie idee, attaccando senza un minimo di riflessione come tendi a fare,
Ti dico ciao

Ricambio cordialmente il saluto non senza respingere le valutazioni circa la mia pretesa "scarsa conoscenza filosofica", il mio preteso "non rispondere mai alle tue osservazioni" e "tendere ad attaccare senza un minimo si riflessione", del tutto infondate come chiunque frequentando il forum può constatare.

paul11

Citazione di: bobmax il 24 Ottobre 2018, 06:07:56 AM
@Paul11

Sono convinto che il "conosci te stesso" sia un'esortazione fondamentale.
Seguendola, infatti, la stessa "conoscenza" è destinata a svanire nell'Essere.
Ossia "essere" e "conoscere" finiscono per coincidere.

Secondo me, il male ha l'unico scopo di farci tornare ad essere ciò che siamo. È il male che ci sprona a conoscere noi stessi.

Dioniso si guarda allo specchio e vede... il mondo!
Lì vi si perde, dimentico di chi realmente è.
Ma il male lo costringe a ricercare ciò che davvero vale, ossia il Bene.
Fino a farlo ritornare a se stesso.
Il conosci te stesso è importante ,ma non basta.
Diversamente non si capisce perchè esistano serial killer e "santi".
Diversamente non si capisce perchè troppo spesso vince l'ipocrisia di chi alla domenica va a messa per passare il resto della settimana
magari a sfruttare la gente.
Il conoscere è un termine ambiguo, come amare.Non è che l'acculturamento è direttamente proporzionale ad una coscienza morale, vale a dire non è vero che l'analfabeta sia privo di coscienza morale e sia un "santo" chi vince il Nobel .
Il processo di"presa di coscienza è un metodo del "saper scegliere" è una scelta di vita oggi più che mai dove tutti(generalizzo)
corrono dietro alle apparenze, si mostrano, per non essere quello che sono.E' la mortificazione dell'umanità in tesa come peculiarità qualitativa, che soggiace ai piani dei sentimenti, della razionalità, dell'intuizione, della deduzione e direi anche del la dedizione intesa propri o come scelta qualitativa.
Non credo al progresso umano inteso appunto come quelle qualità umane che ti portano a essere convinto e non perchè ce  lo hanno imposto, che amare gli altri ci fa "stare bene" con la propria coscienza.
Ma quel "stare bene con la propria coscienza" a sua volta è ancora ambiguo, perchè può rispondere a semplici regole educative che ci hanno ammaestrati ad essere mansueti per fregarci meglio, oppure è davvero un "sentito" che non può che essere una ricerca
nel dentro di sè, nella propria natura e consapevolezza che possiamo fare bene o male e osservando il mondo.
Quindi, in sintesi , se si sceglie la strada della conoscenza bisogna sapere trovare le essenze nel mondo, così come le essenze delle piante medicinali metaforicamente,ma sapendo che vi sono anche piante velenose.
Così come sappiamo ciò che nutre il corpo, dovremmo sapere ciò che nutre i significati dell'esistenza, della vita.
Ma ciò implica filosoficamente che il sistema universo abbia questa regola implicita, che noi veniamo da un principio originario e ci torniamo.

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